Calcio
Notti europee: trionfi, cadute e sorprese tra le italiane

Si chiude con una serata ricca di gol, emozioni, sorprese la prima League Phase di questa nuova Champions League. Una serata dai due volti per le italiane, con l’Inter che stravince in casa e chiude al terzo posto. Milan e Juventus perdono malamente e giocheranno i play-off. L’Atalanta gioca una gran partita a Barcellona, ma non riesce a entrare tra le prime otto.
Barcellona-Atalanta
L’ennesima grande prestazione della Dea non basta. A Montjuic l’Atalanta pareggia con il Barcellona e conclude al nono posto
Approccio coraggioso e volenteroso da parte dell’Atalanta dinanzi a una delle corazzate di questa Champions. La risposta degli uomini di Flick è la consueta: linea alta, pressing alto e possesso palla costante. In fase di pressione l’Atalanta riesce a mettere in apprensione la difesa catalana, merito soprattutto del pressing isolato di Pasalic sui riferimenti. Al decimo minuto Balde e Szczesny sventano un potenziale autogol, percussione laterale di Zappacosta e cross teso dentro l’area piccola, chiusura dei due giocatori blaugrana. Il primo squillo del Barcellona porta la firma di Yamal, mancino a giro che spaventa la porta di Carnesecchi. Sono i due sussulti che stappano definitivamente il match: due giri d’orologio e Retegui si getta in profondità, calcia subito in diagonale e costringe Szczesny all’intervento in tuffo. Il canovaccio tattico dell’Atalanta è chiaro: non lasciare troppo spazio alla squadra di Flick, e cercare di allargare le maglie dei difensori blaugrana per attaccare ferocemente lo spazio con Retegui e De Ketelaere. Tutte le occasioni della prima frazione portano il sigillo dell’Atalanta, il Barcellona non forza la mano, se non con qualche sussulto di Yamal, e gioca di rimessa. Al 35′ Zappacosta trova il vantaggio con il destro, conclusione a giro dopo un rimpallo scaturito da De Ketelaere e Eric Garcia, rete annullata per un leggero fuorigioco dell’esterno italiano. Al rientro dagli spogliatoi il Barcellona trova il vantaggio: in contropiede Yamal supera Carnesecchi in uscita, mantiene a distanza Kolasinac e insacca a porta vuota. La risposta della Dea non tarda ad arrivare, anch’essa in contropiede: Pasalic porta palla, si allarga verso sinistra e incrocia verso destra, conclusione debole ma che Szczesny è bravo a sventare perché con le mani allontana la palla dai piedi di Retegui, pronto a colpire in ribattuta. Gasperini è costretto a inserire Scalvini al posto di Kolasinac, uscito malconcio dopo i dieci minuti di fuoco di Lamine Yamal. In contropiede l’Atalanta si scopre vistosamente, all’ora di gioco Lewandowski in scivolata non riesce a spingere il pallone dentro la porta. Carnesecchi nega la doppietta a uno scatenato Yamal, che cerca la soluzione con l’esterno -suo marchio di fabbrica. A rimettere -meritatamente- la gara in equilibrio ci pensa Ederson. Al 66′ il brasiliano riceve l‘assist al limite dell’area di Zappacosta, destro-sinistro per saltare Gavi e conclusione potente dove Szczesny non può arrivare. Flick adopera un triplo cambio, regalando minuti preziosi per Fermin Lopez, Cubarsi e Ferran Torres. Al 71′ i catalani si riportano avanti su calcio d’angolo: dalla bandierina Yamal cerca il secondo palo, Araujo viene lasciato solo dai difensori bergamaschi e di testa batte un incolpevole Carnesecchi. Gasperini risponde a tono con le staffette sugli esterni (Cuadrado e Ruggeri per Bellanova e Zappacosta) e il cambio tra Retegui e Zaniolo. Ancora una volta le sostituzioni portano una linfa nuova, che la Dea sfrutta subito per pareggiare la partita: cross bellissimo di De Roon in avvitamento, Pasalic toglie il pallone dalla disponibilità di Koundé e in scivolata trova il gol del meritato 2-2. Un pareggio che dimostra ancora una volta la consapevolezza della squadra di Gasperini. Al cospetto della corazzata Barcellona, la Dea non sfigura e torna a Bergamo con un’altra grande prestazione, ma con il rammarico di non esser riuscita a consolidare la settima posizione. La nona posizione nella classifica generale costringe l’Atalanta ai play-off, e l’avversaria verrà scoperta venerdì dal sorteggio. Il Barcellona conclude con il miglior attacco la sua League Phase, e manda un segnale forte alle avversarie per la vittoria finale.
Juventus-Benfica (A cura di Marco Rizzuto)
I bianconeri deludono e crollano in casa col Benfica
L’avvio allo Stadium è di fuoco, al primo minuto Di Maria salta secco McKennie per poi crossare verso Pavlidis che, non arriva alla conclusione per pochi millimetri. La Juventus risponde subito sfiorando il gol con Mbangula, il belga di testa trova la porta sul traversone di Conceicao ma risponde attentamente Trubin. Al 13′, Thiago Motta è costretto a mettere subito mano alla panchina, Kalulu dà forfait a causa di un problema muscolare, al suo posto Locatelli che torna a ricoprire il ruolo di difensore centrale dopo la sfida in Coppa Italia. Per la Juve il cammino si complica ulteriormente dopo pochi minuti, Pavlidis sigla la rete del vantaggio a favore dei portoghesi, battendo Perin da pochi metri dopo aver ricevuto l’assist di Bah all’interno dell’area di rigore. Dopo i primi caotici venti minuti i ritmi calano, ma bianconeri faticano a trovare la fluidità necessaria in mezzo al campo, iniziano ad essere tanti i palloni persi e lo Stadium inizia a rumoreggiare. Sul finale Gatti perde un pallone sanguinoso in area e rischia di causare il 2-0 per i portoghesi, Perin riesce a compiere un miracolo da pochi metri, deviando in calcio d’angolo la conclusione di Pavlidis. Il primo tempo racchiude la sofferenza bianconera nella gestione del pallone, serve un cambio di rotta radicale nella ripresa per riprendere in mano le redini del match. La seconda frazione vede una Juventus molto più determinata e decisa alla ricerca del pareggio. All’ora di gioco Yildiz sfiora il gol calciando sull’esterno della rete dopo aver raccolto la sfera da Vlahovic. Per riaprirla Motta inserisce Koopmeiners e Nico Gonzalez, con la speranza di dare la scossa necessaria. Col passare dei minuti il secondo tempo diventa un monologo bianconero, ma continuano a mancare le occasioni nitide per mettere in discussione la porta inviolata di Trubin. Al 76′ l’estremo difensore ucraino compie un miracolo sulla girata di testa di Douglas Luiz sul cross di McKennie. Sebbene l’atteggiamento più propositivo, la Juventus continua ad essere inefficace sotto porta. All’82’ il Benfica raddoppia con Kokcu: il fantasista, dopo il velo di Akturkoglu, calcia dal limite bucando Perin. Dopo la rete dello 0-2 la Juventus getta la spugna. La gara volge al termine tra i fischi dello Stadium, con la Juve che termina ventesima nella classifica unica entrando ai playoff per gli ottavi di finale. L’avversaria dei bianconeri verrà svelata dal sorteggio di venerdì prossimo.
Inter-Monaco (A cura di Tommaso Patti)
Un super Lautaro sigilla il quarto posto. Che Inter a San Siro!
Per continuare la striscia di dodici vittorie di fila in Champions League e consolidare la posizione in classifica, Inzaghi decide di schierare i migliori undici per fronteggiare il Monaco, nonostante la sfida di domenica contro il Milan. Malgrado la netta differenza sulla carta tra le due squadre, Hütter e i suoi uomini iniziano la gara in maniera arrembante, lottando su ogni pallone e tenendo alta la linea difensiva, calando però di ritmo e personalità già dal terzo minuto di gara. Durante la prima azione manovrata dai nerazzurri nella trequarti avversaria, Thuram si procura un calcio di rigore sul contatto falloso di Zakaria ai danni del francese, successivamente punito dal direttore di gara con il cartellino giallo. Dal dischetto Lautaro Martinez sceglie la potenza piuttosto che la precisione, scelta che ripaga il capitano nerazzurro nonostante il tocco da parte dell’estremo portiere monegasco. Successivamente, i biancorossi non riescono a reagire al gol subito, uscendo subito dalla partita, i francesi commettono errori di marcatura e interventi fallosi, uno di questi fatali ai fini del risultato, a causa dell’espulsione di Mawissa per un fallo da ultimo uomo su Thuram, lanciato in solitaria verso la porta avversaria. Sul punto di battuta si presenta Dimarco, che calcia benissimo ma trova l’opposizione di Majecki, che si rifugia in calcio d’angolo. Il momento superlativo dell’Inter si riflette nella grinta dei singoli e nella bellezza del gioco collettivo, che trova il suo massimo splendore nell’occasione che porta la squadra di Inzaghi sul 2-0, rete nata dall’allontanamento del pallone da parte di Majecki, raccolto da Barella che successivamente innesca Lautaro al limite dell’area, la cui conclusione di prima termina in rete, sottolineando ancora di più il proprio stato di grazia dopo un periodo ricco di difficoltà. L’inferiorità numerica e il doppio svantaggio, costringe il Monaco ad effettuare un cambio immediato: l’uscita di Akliouche per Caio Henrique risuona come un tentativo disperato di Hütter per provare ad arginare (le finora) irrefrenabili avance nerazzurre. Dopo quarantacinque minuti di dominio nerazzurro, il ritmo si abbassa inevitabilmente ma la formazione di casa rimane sempre in possesso del pallino del gioco. Nei primi minuti del secondo tempo, l’Inter sfiora due volte la terza rete, con protagonisti Pavard e Barella, facendo i conti però con parecchia imprecisione e bravura da parte di Majecki. Con il risultato e il piazzamento sempre più sicuro, Inzaghi decide di inserire Arnautovic, Frattesi, Carlos Augusto e Darmian, cambi effettuati per far rifiatare i propri giocatori in vista del derby. Al 67′ minuto, sul tiro respinto ai danni di Mkhitaryan, Lautaro chiude definitivamente la partita, firmando con un tap-in, la sua prima tripletta nerazzurra in Champions League. Prima del triplice fischio, il Monaco oltre alla partita perde per infortunio Teze, mentre Inzaghi butta nella mischia il giovanissimo Giacomo De Pieri, all’esordio in prima squadra. Con il successo totale sul Monaco, l’Inter evita i play-off e accede direttamente e meritatamente agli ottavi di finale, concludendo il girone al quarto posto a quota 19 punti. Sconfitta pesante per il club monegasco, che chiude la Phase League in zona play-off.
Dinamo Zagabria-Milan
Nervosismo e tanta confusione. Un brutto Milan perde a Zagabria
La catena di sinistra rossonera è quella più attiva in avvio di gara. Theo Hernandez si spinge spesso in avanti e tutti i cross sono indirizzati sul primo palo, dove Morata tenta l’anticipo sulla difesa schierata, e rocciosa, della Dinamo. I croati cercano di non sbilanciarsi nelle due linee, l’equilibrio e ciò che viene richiesto maggiormente da Cannavaro. Al 9′ Maignan blocca una conclusione debole di Ademi, destro al volo da posizione molto ravvicinata. L’occasione del centrocampista macedone è solo l’antipasto, poiché il piatto viene servito al 18′: Gabbia incespica nel controllare un passaggio di Pavlovic, spiana la strada a Baturina che porta palla e con freddezza batte Maignan. Il Milan è visibilmente frastornato, cerca di appoggiarsi alle sgasate di Leao, spesso ingabbiato dai difensori croati, o maldestro e poco lucido nella transizione. Dall’altra parte il vantaggio non fa che favorire la gara voluta dalla squadra di Cannavaro, che cerca di mantenere il pallone nella maniera più lucida possibile, giocando in verticale per sfruttare una linea altissima voluta da Conceicao. Le difficoltà principali del Milan sono in fase di impostazione, dove Tomori (nell’insolita posizione di terzino destro, a causa dell’infortunio di Emerson Royal e la squalifica di Calabria) non riesce a essere pulito nelle giocate. L’unica conclusione del primo tempo rossonero arriva dai trenta metri, un mancino di Fofana con tanta forza ma nessuna precisione. La serata dei rossoneri si complica ulteriormente quando Musah commette una vera e propria ingenuità al 39′, l’americano ferma in maniera irregolare Stojkovic e riceve il secondo giallo della sua gara. Dopo un diverbio molto acceso con l’arbitro abbandona il campo, lasciando i rossoneri in dieci e sotto di un gol. La Dinamo gioca sul velluto, si divora un’occasionissima a due dall’intervallo: Kulenovic riceve palla in area, lasciato completamente da solo dai difensori rossoneri, vede l’uscita di Maignan ma non riesce a inquadrare lo specchio della porta. Conceicao decide di cambiare subito all’intervallo: Terracciano e Chukwueze al posto di Morata e Gabbia. Al 52′ il Milan rimette in equilibrio la gara, con il solito Pulisic: l’americano riceve palla, si allarga e calcia bene sul primo palo, la papera di Nevistic permette ai rossoneri di ritornare in partita, quarto gol in sette gare per Pulisic, sempre più trascinatore di questo Milan. L’equilibrio della squadra di Conceicao rimane sempre sottile, tre minuti dopo solo il fuorigioco nega alla Dinamo il nuovo vantaggio, firmato da Kulenovic. Anche nella ripresa i croati rimettono il muso avanti, all’ora di gioco Pjaca controlla il pallone con il destro, si porta la sfera sul mancino e incrocia benissimo sul secondo palo, gran gol per una delle vecchie conoscenze della Serie A. È un match folle quello del Maksimir di Zagabria, due minuti dopo Leao sguscia in mezzo ai difensori croati, viene steso da Nevistic e conquista il calcio di rigore. Dopo una revisione al VAR Letexier revoca il penalty a causa di una sbracciata di Leao nel corso dell’azione. Leao ci prova da fuori area con una rasoiata sul primo palo, attento Nevistic in tuffo. Okafor e Abraham entrano nel finale per cercare di pareggiare la gara, e lo svizzero sciupa una buona occasione da distanza ravvicinata, conclusione pessima del numero 17 rossonero. Nel finale la squadra di Cannavaro riesce a mantenere il risultato fino al termine. Un successo amaro per entrambe, poiché la Dinamo Zagabria conclude la propria League Phase al 25° posto, a una posizione dalla qualificazione ai play-off; Dall’altra parte il Milan gioca una gara nervosa, disordinata e con pochissime idee. L’ingenua espulsione di Musah ha messo ulteriormente in salita la gara e nemmeno il sigillo del solito Pulisic ha potuto evitare la seconda sconfitta “dell’era Conceicao”. La sconfitta del Maksimir getta fuori il Milan dalle prime otto, e adesso l’avversaria dei rossoneri verrà fuori dal sorteggio di venerdì.
Il Bologna conclude la sua esperienza europea con un pareggio in casa dello Sporting Lisbona. Apre la gara Tommaso Pobega, mentre nel secondo tempo i campioni di Portogallo rimettono in equilibrio la gara con il gol di Harder. Un percorso concluso in crescendo per la squadra di Italiano, che però non è riuscita a conquistarsi un posto tra le prime 24.
TUTTE LE SQUADRE QUALIFICATE
(Le prime otto passano direttamente agli ottavi)
- Liverpool
- Barcellona
- Arsenal
- Inter
- Atletico Madrid
- Bayer Leverkusen
- Lille
- Aston Villa
- Atalanta
- Borussia Dortmund
- Real Madrid
- Bayern Monaco
- Milan
- PSV
- PSG
- Benfica
- Monaco
- Brest
- Feyenoord
- Juventus
- Celtic
- Manchester City
- Sporting Lisbona
- Club Brugge
Calcio
Un sinfonia dalla panchina per indirizzare la qualificazione. Mbangula decide il primo atto dei play-off

Comincia dal successo dello Stadium il Festival della Champions League. Nella serata d’apertura del festival di Sanremo, la Juventus prova a prendersi la scena con un successo importante sul PSV grazie alla rete del belga nei minuti finali.
Per mettersi alle spalle un momento tutt’altro che roseo, l’avvio fiorente dei bianconeri mette subito in difficoltà il PSV, con un pressing molto alto e soprattutto intenso sui difensori olandesi. Lo sviluppo dei bianconeri cerca un corridoio fertile nella fascia sinistra, con Yildiz, ma la squadra di Bosz chiude ogni corridoio per evitare un replay di ciò che successe nella prima gara di questa nuova Champions League. I maggiori pericoli allora provengono da destra, e non con Nico Gonzalez ma con Weah (terzino anche oggi), le cui sovrapposizioni non sono seguite da Lang e creano pericoli alla difesa di Benitez, che al quinto minuto smanaccia un tiro cross dello statunitense. Il PSV viene fuori con il passare dei minuti, anche perché la pressione bianconera non riesce ad avere continuità e intensità nel corso della prima frazione. Tante le offensive degli olandesi nella fase centrale della prima frazione, tutte con un denominatore comune: la ricerca della sponda delle torri sul palo opposto, dove la Juve ostenta una poca attenzione nella marcatura. Cambia il maestro, ma la musica rimane la stessa. No, non è solo retorica sanremese, ma l’azione che sblocca la gara: minuto 34, Yildiz trova sempre meno spazio per colpire sulla sinistra, allora Gatti si getta in maniera feroce in avanti, vince una serie di rimpalli, anticipa Mauro Junior e apparecchia di petto per McKennie, lo statunitense si coordina benissimo e spara un missile che buca Benitez. Juventus in vantaggio con merito, per il coraggio e l’agonismo messo in campo dai ragazzi di Thiago Motta. Negli ultimi minuti del primo tempo i padroni di casa cercano un fraseggio più ragionato e pulito, mentre il PSV sembra più ferito che domato.
Al rientro dagli spogliatoi Yildiz rientra con il giaccone, sostituto da Mbangula, primo tempo sottotono del turco, anche per merito della gabbia costruita da Bosz. Il PSV cerca di rimanere attivamente in partita, alla ricerca di una scossa che riequilibri il discorso qualificazione, al momento pendente verso la Mole. Il primo squillo della ripresa è proprio di Mbangula, anche se gran merito è di Weah, abile nel leggere un passaggio sbagliato di Schouten e gettarsi in avanti, il belga si getta sul secondo palo, laddove arriva il cross dello statunitense, e calcia di prima con il mancino, salvataggio provvidenziale di Flamingo perché la conclusione di Mbangula era destinata in fondo al sacco. Pochi minuti dopo l’occasione per i bianconeri e il PSV ritrova il pareggio: Perisic carica la conclusione con il destro, si porta la palla sul mancino e calcia forte sul primo palo, Di Gregorio viene sorpreso dalla potenza della conclusione dell’ex Inter e gli olandesi ritornano in partita. Proteste bianconere per un fallo di mano di Lang nel corso dell’azione, ma il VAR non ravvisa nessun tocco e convalida la rete. Thiago cambia subito in avanti, fuori Nico Gonzalez e dentro “Chico” Conceição. Rispetto alla prima frazione, l’offensiva della Juve è più orgogliosa che ragionata, Kolo Muani cerca di rompere i blocchi con i suoi inserimenti tra le linee, ma la difesa olandese riesce a contenere la spinta del francese senza particolari rischi. La gara si innervosisce perché la lucidità dei bianconeri sembra venire meno nel frangente successivo al pareggio di Perisic, Thiago Motta allora cerca di scuotere la mediana con Koopmeiners e Thuram al posto di Locatelli e McKennie. Interessante la scelta di tenere in campo sia Douglas Luiz che Koopmeiners, un chiaro segnale di una ricerca di imprevedibilità e soprattutto qualità nella trequarti. Bosz risponde a tono: fuori due attaccanti e dentro due attaccanti, una scelta tutt’altro che conservativa. Lo Stadium si riaccende all’ingresso di Dusan Vlahovic, staffetta con Kolo Muani, nell’ultimo quarto d’ora. Con il risultato in bilico il serbo cerca di riprendere quota all’interno dell’attacco bianconero. L’unica scintilla della Juventus la porta Mbangula, che cerca sempre il dribbling e la giocata; il PSV attende compatto e cerca di sfruttare il baricentro alto dei bianconeri. Forze fresche, coraggio nelle giocate e un nuovo vantaggio: All’82′ Conceição punta Mauro Junior, arriva sul fondo e crossa basso, Benitez non trattiene e Mbangula insacca a porta vuota. Il PSV attacca a testa bassa, Perisic è il pericolo maggiore per la difesa bianconera, anche perché Weah comincia ad accusare crampi. Nel recupero Veiga e Di Gregorio sbarrano la strada a Til, chiudendo in calcio d’angolo un’occasione ghiotta per gli olandesi. Il match si conclude con la gestione, non troppo lucida, della Juventus.
Coraggio e spregiudicatezza, queste le armi che hanno permesso a Thiago Motta di chiudere il primo atto dei play-off in vantaggio. Nella serata d’apertura, dirige l’orchestra il maestro Conceição con la voce di Samuel Mbangula, e la canzone risulta un successo per indirizzare la qualificazione dalla parte dei bianconeri. Il pareggio di Perisic sembrava l’ennesimo fantasma di una stagione che non sta procedendo sugli stessi ritmi delle prime battute, dopo il vantaggio firmato da McKennie ma con un contributo più che rilevante di Gatti, ma gli ingressi frizzanti e brillanti dei due giovani bianconeri hanno permesso alla Vecchia signora di rimettersi avanti. Un vantaggio importante per la Juventus, che andrà in Olanda prossimo mercoledì con due risultati su tre disponibili. Occhio però a sottovalutare questo PSV, squadra cinica e frizzante.
Calcio
Il Supercommento della 24ª giornata di Serie A

Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della ventiquattresima giornata di Serie A.
Como-Juventus (A cura di Tommaso Patti)
Motta batte Fabregas. La doppietta di Kolo Muani regala altri tre punti alla Juve
La sfida del Sinigaglia, come dalle aspettative, si dimostra piacevole e piena di belle giocate. Nonostante i diversi obiettivi e i tanti punti di differenza, il Como gioca a viso aperto, guidato da Fabregas e da due fantasisti insostituibili come Nico Paz e Strefezza, protagonisti di un’azione da manuale, formata da diversi scambi e culminata con un tiro velenoso del gioiellino argentino, deviato in angolo dall’intervento di Di Gregorio. Esattamente come Nico Paz, anche Da Cunha prova a dimostrare il proprio livello e il proprio valore, mettendo in pericolo la Juventus con un tiro mancino da lunga distanza, conclusione nuovamente salvata dal portiere bianconero in angolo. Dopo l’inizio di personalità dei comaschi, la Juventus recupera palla a metà campo con Nico Gonzalez, affacciandosi per la prima volta in area avversaria alla mezz’ora. Minuto 33, Kolo Muani vince l’uno contro uno con Dossena e realizza un gol bellissimo e importantissimo, rete che infiamma ancora di più l’atmosfera di un Sinigaglia gremito da entrambe le tifoserie. La partita prosegue con tanto equilibrio ma, sul finale di primo tempo, il Como ingrana la marcia e trova il meritato gol del pareggio con Diao, su un’azione nata da un recupero di Cutrone su Koopmeiners, che successivamente immette il cross perfetto per il colpo di testa vincente dell’attaccante spagnolo. Nella ripresa, Di Gregorio si rende nuovamente protagonista con un altro intervento che salva la Juventus su uno scambio sotto porta di Diao e Nico Paz, concluso con il tiro del classe 2004 e la respinta con i piedi del portiere ex Monza. La parte finale di gara è caratterizzata da due episodi chiave: all’80 il Como protesta per un fallo di mano di Gatti nel tentativo di mettersi davanti a Douvikas con il corpo, mentre la Juventus, successivamente protesta e ottiene un rigore a due minuti dal novantesimo, quando sull’uscita irregolare e in ritardo di Butez su Gatti, il difensore bianconero finisce a terra per un colpo al volto. Dal dischetto si presenta Kolo Muani che, spiazza Butez, e regala la vittoria alla Juventus. Per la squadra di Motta arriva la seconda vittoria convincente di fila, segnata nuovamente dalle reti di Kolo Muani, alla terza partita di fila in gol e già a quota cinque reti in campionato. La rabbia e la delusione sul rigore non concesso alimenta ancor di più il rimorso di Fabregas, che adesso è costretto a invertire la marcia per ottenere una salvezza che adesso non è più certa dopo le ultime tre sconfitte di fila.
Hellas Verona-Atalanta
Re(mida)tegui si prende il Bentegodi. Atalanta DeAbordante a Verona
Nel match d’andata gli scaligeri pagarono l’approccio troppo passivo e impaurito, scatenando la furia agonistica dei bergamaschi. Per evitare un replay al Bentegodi, in avvio l’Hellas cerca di alzare fin da subito i giri del motore. L’Atalanta è reduce da un periodo piuttosto difficile, con tanti infortuni e una forma poco smagliante (specialmente per i ritmi forsennati a cui la squadra di Gasperini ci ha abituati), ma il primo brivido della gara è nerazzurro: Retegui attacca il primo palo, riceve il cross di De Ketelaere e per fortuna della difesa gialloblù l’attaccante italiano sfiora il pallone senza colpirlo. La difesa della squadra di Zanetti è uomo su uomo e per scardinare il blocco scaligero Ederson si getta in avanti per non dare riferimenti. Al quarto d’ora il Verona sfiora il vantaggio da calcio piazzato, il corner di Bernede è morbido sul primo palo, ed è altrettanto morbida la parabola alzata di testa da Danilluc, bravo Rui Patricio a risputare il pallone fuori dalla porta. Un buon primo quarto dei gialloblù, ma al primo vero affondo l’Atalanta colpisce. L’azione parte e sviluppa sempre sulla sinistra, De Ketelaere -particolarmente ispirato- riceve un lancio lungo di De Roon, si costruisce da solo l’occasione e calcia forte con il destro, la palla sbatte sul palo e nella ribattuta Retegui non può proprio sbagliare. L’attaccante italiano ci mette poco a presentarsi al Bentegodi, e cinque minuti dopo mette il secondo sigillo alla partita: assist di Djimsiti, finta con il destro e rasoiata mancina sul secondo palo. Diciotto firme in campionato, semplicemente devastante! Mentalmente il Verona si comincia a sciogliere sempre di più. Il baricentro sempre più alto squilibra la squadra scaligera, e al 36′ la Dea recupera palla e riparte verso la porta. In questo campionato nessuno domina il ritmo, e il gioco, a centrocampo come Ederson, il brasiliano recupera palla su Niasse, guida la ripartenza nerazzurra e dopo aver mandato in tilt Ghilardi e Coppola si porta la palla sul destro e piazza il 3-0. Un’Atalanta sempre più dominante, al cospetto di un Verona sempre più debole. A due dall’intervallo Retegui aggiorna il suo score, ribadendo in rete un pallone arrivato ai suoi piedi dopo una serie di rimpalli, scaturiti dall’ormai solito calcio di punizione forte e teso di De Roon, la conclusione è forte e Montipò non può fare altro che raccogliere, per la quarta volta, la sfera dal sacco. 0-4 all’intervallo, sotto i fischi assordanti del Bentegodi verso un Verona che continua a imbarcare acqua (Ottava gara in campionato in cui gli scaligeri subiscono almeno tre gol). Con i fari puntati sul play-off contro il Brugge, Gasperini richiama De Ketelaere in panchina per inserire Brescianini. Bastano dieci minuti a Retegui per regalarsi il gol numero 20 in campionato, palla bassa di De Roon, movimento sul primo palo e zampata mancina verso il secondo. La girandola di cambi rallenta il ritmo della partita, il Verona attende soltanto il fischio finale e intanto regala i primi minuti in maglia gialloblù a Valentini e Oyegoke, arrivati nel mercato di gennaio. Per rendere meno amaro il passivo l’unico giocatore a dare un impulso negli scaligeri è Tchatchoua, che sfiora il gol della bandiera con uno scatto fulmineo su Toloi, attento Rui Patricio in uscita. Nel finale anche la Dea comincia a rilassarsi, e regala qualche occasione in più alla squadra di Zanetti, ma anche Rui Patricio è sul pezzo ed è bravo nel rispondere presente alle avanzate gialloblù. Nel finale completa gestione della squadra di Gasperini, che supera quota 50 e si rimette a caccia del primo posto. Prova di forza assoluta della Dea, al cospetto di un Verona che continua a dimostrare una solidità difensiva inesistente. Nonostante l’emergenze, e l’errore dal dischetto della scorsa giornata, Mateo Retegui continua a caricarsi la squadra sulle spalle e adesso cerca di prendere il largo in cima alla classifica marcatori. Il Verona adesso deve ripartire dagli impulsi visti nella seconda parte della ripresa e rialzare la testa per non rimanere incastrata in zona retrocessione.
Empoli-Milan (A cura di Tommaso Patti)
Conceição la decide con i cambi: Leao e Gimenez stendono l’Empoli
La gara viene vissuta da entrambe le squadre sin dai primi minuti in maniera infiammata. Seppur con obiettivi diversi, i padroni di casa riescono a fronteggiare nei primi istanti le giocate del Milan, che si rivelano subito spumeggiante grazie soprattutto a Joao Felix, subito buttato nella mischia da Conceição e subito protagonista di belle giocate, come nell’occasione del tiro in porta del portoghese terminato di poco a lato dalla porta di Vasquez. Superata di poco la mezz’ora, l’Empoli entra definitivamente in partita con il palo colpito da Colombo, che fa tremare la porta e tutti i suoi ex tifosi con una conclusione potente e ben angolata. Il momento che accende la gara dal punto di vista del nervosismo arriva al 54’, quando, con l’intervento in ritardo di Tomori, il Milan rimane in dieci uomini. Tra le proteste dei milanisti l’espulsione del proprio difensore seguono quelle dei giocatori toscani per l’espulsione di Marianucci a causa di un intervento antisportivo e violento nei confronti di Gimenez, quest’ultimo schierato nella ripresa da Conceição per provare a sbloccare la partita. Con l’espulsione di Marianucci, il Milan ha l’opportunità di attaccare più liberamente, riuscendo a far male con Leao, protagonista di un colpo di testa vincente nato da un cross del solito Pulisic. Qualche minuto più tardi, lo stesso Pulisic pesca perfettamente l’inserimento di Gimenez, che trova la rete del raddoppio rossonero a quindici dalla fine, trovando il primo gol in seria A con la maglia del diavolo. Prima del triplice fischio, Joao Felix viene servito dal lancio di Terracciano, sciupando però l’opportunità di replicare un gol che sarebbe stato identico a quello fatto qualche giorno prima nella sfida di coppa Italia vinta contro la Roma. La conclusione terminata da poco fuori di Konate su assist del neo acquisto Kouame, segna la fine di una gara bella, piena di intensità e che da al Milan le certezze che gli servono per effettuare un girone di ritorno da protagonista, lasciando nel passato tutti i passi falsi, le problematiche di spogliatoio e dirigenziale che abbiamo visto nella prima parte di stagione. Le scelte di Conceição ripagano i rossoneri, i gol dei diventati regalano al Milan tre punti importanti per avvicinarsi alla zona Europa. Sconfitta che pesa e peserà tanto per la squadra di D’Aversa che, seppur giocando una partita al di sopra delle aspettative, escono dal Castellani senza punti e con un rischio elevato di rimanere imbrigliati nella zona retrocessione.
Torino-Genoa (A cura di Simone Scafidi)
Torino e Genoa si annullano, pareggio sotto la Mole
Nel match del sabato sera, Torino e Genoa si trovano faccia a faccia, entrambe per provare ad avvicinarsi alle zone alte della classifica. Il Toro prova a partire più forte, con la conclusione di Vkasic che viene respinta da Leali già al quinto minuto. Sul risultato di 0-0, il primo tempo scorre quasi interamente senza chiare occasioni da gol, almeno fino alla conclusione di Karamoh al 42’, che dopo una lunga discesa sulla sinistra non arriva lucido al tiro e spedisce alto. Nel recupero della prima frazione, su situazione di corner, arriva il gol del vantaggio dei granata, favoriti dall’autogol di Thorsby in seguito al tocco di Maripan. La seconda metà di gara riprende con i granata che spingono sin da subito. Al 54’ Che Adams prova la conclusione defilata, che però si spegne sull’esterno della rete. Il Genoa però non si scompone, e anzi propone un pressing abbastanza alto, dal quale nasce l’occasione del gol di Pinamonti, che buca Milinkovic-Savic e trova il gol del pareggio, anche grazie alla deviazione di Maripan. All’inizio del recupero il neo-entrato Casadei va vicino ad un clamoroso gol del nuovo vantaggio. La partita si conclude così con un pareggio che non lascia contenta nessuna delle due squadre, autrici di una prestazione solida ma che dovranno fare di più.
Venezia-Roma
Una Joya per Ranieri in laguna. Dybala dal dischetto per battere il Venezia
Sei nuove facce al cospetto di una Roma proiettata verso il play-off di Europa League. Nei primi minuti al Penzo il Venezia va alla ricerca di una nuova identità, più cinica e compatta rispetto all’approccio troppo teorico e spesso poco pratico, marchio di fabbrica in negativo del girone d’andata dei lagunari. L’esordio del nuovo arrivato Daniel Fila da una parte (arrivato per sostituire un pilastro come Pohajnpalo), e quello di Gourna-Douath dall’altro accendono notevolmente l’agonismo della gara, con il direttore di gara Zufferli che estrae subito due cartellini gialli, proprio a favore dei due giocatori sopracitati. Il match non è particolarmente spettacolare anche perché la Roma riesce a prendere le misure in mezzo al campo, e in transizione cerca di scardinare il blocco lagunare con l’appoggio di Dovbyk. Il centravanti ucraino, insieme a Mancini, sono i più attivi della prima frazione e sono anche gli unici giocatori a costruire delle occasioni concrete: al 17′ i giallorossi sviluppano bene sulla destra, si appoggiano a Dovbyk che è lesto nel costruirsi l’angolo di tiro e calciare verso la porta, risposta attenta e sicura di Ionut Radu (arrivato nelle ultime ore di mercato in prestito dall’Inter). Alla mezz’ora Mancini sfiora il vantaggio su palla inattiva, il cross di Dybala è forte e teso verso l’area piccola, il difensore italiano anticipa Radu in uscita ma sulla linea Nicolussi Caviglia salva con il piede. La catena di destra sembra la zona in cui i giallorossi possono colpire con più incisività, poiché Candè si fa ammonire nel corso della gara e Zerbin non riesce a contenere le folate di Celik e Rensch. L’ultima grande occasione del primo tempo è un colpo di testa in avvitamento di Dovbyk, bravo a prendere il tempo a Idzes e girare sul palo opposto, grande risposta del portiere rumeno. Ranieri cambia subito all’intervallo, Saelemekers rileva Rensch e aumenta il peso offensivo nella catena di destra. il Venezia prova a mantenere alto il ritmo e la concentrazione, e rispetto alla prima frazione sembra avere un’intensità diversa. L’inerzia della gara comincia a pendere dalla parte dei giallorossi al minuto 54, quando Angelino si avventa sul pallone, arriva prima di Marcandalli che lo colpisce e causa il calcio di rigore. Dal dischetto Dybala incrocia il mancino, spiazza Radu e realizza il primo gol del suo 2025. L’argentino quando veste giallorosso è una sentenza dal dischetto, 17 gol su 17 rigori calciati. Di Francesco muove subito la panchina, e l’impulso portato da Oristanio mantiene alto il baricentro e la concentrazione del Venezia. La Roma dall’altra parte si compatta e cerca di sfruttare gli spazi lasciati dai lagunari per attaccare con qualità e cinismo. La pioggia sempre più battente rende sempre meno pulita la gara, molto spezzettata anche per volere della squadra di Ranieri, che nel frattempo rinforza la difesa con l’esordio in Serie A di Nelsson. Di Francesco nel finale presenta tutta l’artiglieria del suo inventario, chiudendo la gara con il doppio centravanti (Gytkjaer e Maric), ma non basta per riacciuffare la gara. Dopo il derby contro il Napoli, dove già si era vista una reazione di puro cuore, la Roma torna a vincere e cura definitivamente il mal di trasferta. Con i tre punti al Penzo, la squadra di Ranieri conquista la seconda vittoria consecutiva lontana dall’Olimpico e adesso si prepara la play-off di giovedì contro il Porto. Dall’altra parte il Venezia ne esce sconfitto, ma al termine di una prestazione nel complesso positiva. I tanti acquisti non hanno dato subito la scossa che DiFra aspettava, ma hanno mostrato un’ottima forma fisica, e solo il tempo potrà mostrare in che modo potranno adattarsi al campionato, per uscire dall’acqua alta…
Lazio-Monza (A cura di Marco Rizzuto)
La Lazio riprende a volare, il Monza affonda
Il primo tempo fa da cornice ad un dominio biancoceleste che, segrega il Monza nella propria metà campo incapace di reagire. L’andamento del match è costante fino alla mezz’ora, quando Marusic insacca sotto porta di testa dopo la sponda di Castellanos sul cross morbido di Guendouzi, siglando la rete del vantaggio. Nel primo tempo non sono molte le occasioni da gol, ma il monologo dei padroni di casa basta per sottolineare l’inefficacia del Monza in questa stagione. La ripresa non cambia l’andazzo e la Lazio sfiora il raddoppio dopo appena cinque minuti, con una rasoiata di Isaksen da posizione defilata che termina di poco al lato. Al 56′ Castellanos s’inventa un assist senza senso: imbuca Pedro con un pallone dato in verticale che taglia il centrocampo e la difesa dei brianzoli, lo spagnolo in corsa buca Pizzignacco sul suo palo. Superata l’ora di gioco la Lazio dilaga con Castellanos che, dopo aver servito due assist, firma il gol del tris delegando a Zaccagni il compito. Neanche con i cambi i brianzoli riescono ad entrare in partita, lasciando totalmente ala Lazio il pallino del gioco. Al 76′ Baroni inserisce Tchaouna e Noslin che si rendono subito protagonisti costruendo il gol del 4-0 messo a segno da Pedro. A nove minuti dalla fine con quel briciolo di orgoglio rimasto, Pedro Pereira cerca sul secondo palo Ganvoula che, viene fermato dall’intervento a braccia larghe di Lazzari, che costa il penalty. Dal dischetto Sensi sigla il gol della bandierabattendo Provedel, con l’estremo difensore che aveva intuito la traiettoria non irresistibile del calcio di rigore. Il Monza non ha nemmeno il tempo di ‘esultare’ che la Lazio torna alla carica, Rovella imbuca per Dele-Bashiru, il numero sette di mancino spacca la porta difesa da Pizzignacco siglando la rete del k.o. dei brianzoli. Il ritorno alla vittoria in casa rilancia i biancocelesti al quarto posto a quota 45 punti, per un piazzamento in Champions è guerra con Juventus e Fiorentina, che seguono a ruota con 43 e 42 lunghezze. Per il Monza arriva la quarta sconfitta consecutiva, l’ultimo posto sembra ormai una formalità, ed il risultato pesante e decisivo costringe la società a sollevare Bocchetti dalla guida della squadra, a favore del ritorno di Alessandro Nesta.
Cagliari-Parma (A cura di Marco Rizzuto)
Coman esordisce con una magia, Parma sconfitto in Sardegna
L’Unipol Domus è strapieno per supportare il Cagliari in questo incontro fondamentale per la stagione. Si assiste ad un avvio molto acceso, dopo un primo squillo rossoblù il Parma spaventa con la giocata personale e la conclusione di Camara, sventata da una deviazione della difesa. Al 23′ Mina da calcio d’angolo prende il tempo a Suzuki e indirizza di testa, ma la sfera impatta sul palo salvando i crociati. Alla mezz’ora un problema al ginocchio costringe Djuric ad abbandonare il campo, con Bonny che subentra al suo posto. Al 53′ il francese raccoglie la sfera persa da Camara, si fionda in area saltando quattro difensori rossoblù e conclude sul palo esterno, facendo rabbrividire tutto lo stadio. Dopo una manciata di minuti, il Cagliari trova la rete del vantaggio, accendendo definitivamente lo scontro salvezza: Augello crossa in mezzo per Adopo che, di testa insacca sul primo palo aiutato anche dalla deviazione di Vogliacco. Al 69′ Nicola fa esordire Coman e dopo neanche un minuto, il rumeno con una bordata da fuori area spacca la porta facendo esplodere tutto lo stadio. A quasi dieci minuti dalla fine, il Parma accorcia le distanze con il colpo di testa vincente di Leoni sul cross di Bonny che accende le speranze vanamente. Il fischio finale decreta la vittoria del Cagliari di Nicola, che manda un segnale importantissimo per la lotta salvezza, inguaiando il Parma che ora si ritrova al diciottesimo posto.
Lecce-Bologna
San Skorupski chiude la porta al Via Del Mare. Reti bianche tra salentini e felsinei
La sfida del Via del Mare parte fortissimo, con il Lecce che ha la prima palla gol quando ancora deve completarsi il minuto numero uno sul cronometro: provvidenziale il salvataggio di Pobega sul tiro a botta sicura di Tete Morente. La partita osserva qualche istante di interruzione per un problema al VAR, ma riprende subito con ritmi alti e intensi. E se il Bologna risponde con un Castro vivace ma impreciso, il Lecce va ancora vicino alla rete a metà del primo tempo: Lykogiannis perde palla sulla trequarti, Lykogiannis perde palla sulla trequarti, Pierotti deve solo saltare Skorupski ma il portiere polacco (17’) fa il primo miracolo per poi ripetersi su Helgason nella stessa azione. Il Lecce recrimina, il Bologna si salva col suo portiere polacco, già decisivo in Coppa Italia. deve solo saltare Skorupski ma il portiere polacco (17’) fa il primo miracolo per poi ripetersi su Helgason nella stessa azione. Il Lecce recrimina, il Bologna si salva col suo portiere polacco, già decisivo in Coppa Italia.. Il Bologna inizia lentamente a venir fuori, ma senza troppa precisione o pericoli creati dalle parti di Falcone. Al termine del primo tempo risultato non si schioda e si cerca una scossa emotiva nella ripresa. Come da tradizione “Italiana” ci si aspetta un Bologna famelico e ben diverso da quello visto nella prima frazione. Sia da una parte che dall’altra, però, troppo a lungo, manca la pulizia tecnica nelle giocate necessaria per sviluppare pericoli degni di essere chiamati tali. Qualche conclusione fuori misura rispetto allo specchio nella consueta girandola dei cambi. All’87’ il neo entrato Dallinga corregge di testa in rete la spizzata di Castro, ma lo fa partendo in posizione di fuorigioco ravvisata dal guardalinee e confermata dal VAR. Nel finale il Lecce attacca confusamente, Giampaolo cerca sempre la traiettoria buona che non arriva anche per il “protezionismo” del Bologna. Pari che ci sta, ma a volare è ancora lui, San Lukasz Skorupski. Pareggio che sorride più ai salentini, adesso distanti quattro punti dalla zona retrocessione. Dall’altra parte il Bologna rimane a ridosso del Milan, ma questo pareggio puzza di sconfitta per quella che è stata l’inerzia della gara e soprattutto l’occasione sfumata.
Napoli-Udinese (A cura di Simone Scafidi)
Runjaic ferma Conte, Napoli-Udinese 1-1
Nel posticipo della domenica sera, il Napoli inciampa anche nell’Udinese e non riesce a trovare i tre punti, pareggiando per 1-1. I friulani partono a razzo già al secondo minuto, con Thauvin che cerca la soluzione dalla distanza, trovando però un’ottima risposta di Meret. La risposta partenopea non si fa attendere, e McTominay si rende pericoloso con un colpo di testa che si spegne tra le braccia di Sava. Appena trenta secondi più tardi la squadra di Conte continua a rendersi pericolosa, stavolta con Politano, che si vede negare la gioia del gol da un’altra grande risposta di Sava. Al 17’, su situazione di corner a favore dell’Udinese, l’incornata di Bijol sfiora il palo, intimorendo il Maradona. A pochi minuti dalla fine della prima metà di gara, il Napoli riesce a sbloccare il match, con il colpo di testa di McTominay, che su calcio d’angolo svetta e buca la difesa bianconera, portando così in vantaggio il Napoli e dando continuità ad una stagione finora spettacolare. Passano due minuti, e arriva il clamoroso pareggio dell’Udinese: da lontano, quando nessuno se lo aspettava, Ekkelenkamp fa partire una conclusione strana ma insidiosa, che ribalza quasi sulla linea di porta e si insacca battendo un incredulo Meret. In un secondo tempo praticamente privo di emozioni, i blandi tentativi di Lovric, Anguissa e McTominay provano a sbloccare un match che però si chiude inevitabilmente con un pareggio. Il Napoli frena ancora, trovando un altro pareggio, arrivato con una partita, almeno sulla carta, abbordabile, mentre l’Udinese esce con un ottimo risultato dal Maradona.
Inter-Fiorentina (A cura di Tommaso Patti)
Reagisce subito l’Inter di Simone Inzaghi. Dopo il pesante k.o subito giovedì a Firenze, i nerazzurri riescono a superare l’ostacolo Fiorentina con una rete per tempo, riuscendo a portare a casa tre punti preziosi per la rincorsa al Napoli.
LA TOP11 DELLA 24ª GIORNATA

Grafica: Julya Marsala
Calcio
Sofferenza e carattere per reagire subito. L’Inter batte la Fiorentina e va a caccia del Napoli

A distanza di quattro giorni, l’Inter soffre ma batte la Fiorentina, portandosi a -1 dal Napoli e alimentando le attese per il derby d’Italia della prossima giornata.
Inzaghi decide di cambiare tre uomini rispetto alla sfida di giovedì, nel tentativo di non ricadere nella trappola tattica di Palladino che, a sua volta, schiera nuovamente Parisi e Dodô come esterni alti per provare a cogliere impreparata la difesa di casa. A San Siro, l’Inter già dai primi minuti si dimostra più propositiva, riuscendo a calciare tre volte nel giro di sette minuti nello specchio porta, frutto di un segnale positivo dato che nell’ultima sfida, i tiri in porta dei nerazzurri sono stati solamente due. L’occasione sciupata da Lautaro Martinez, e il tiro di Mkhitaryan bloccato da De Gea, sono i primi spunti di un’Inter arrembante ed in cerca di riscatto. Al 14′, sul cross di Carlos Augusto, Barella prova a sbloccare la gara con una rovesciata, non riuscendo però a centrare la porta con il pallone che termina di poco fuori, giocata che infiamma comunque il pubblico il pubblico nerazzurro. Il primo squillo viola arriva sulla conclusione da buona posizione di Richardson che, mette paura alla retroguardia nerazzurra, ma non impensierisce più di tanto Sommer, che successivamente richiama il proprio reparto difensivo invitandolo ad aggredire l’avversario quando è in procinto di tiro. Successivamente all’occasione del franco-marocchino, l’Inter prende il totale possesso dell’area di rigore avversaria, costringendo gli avversari a rifugiarsi due volte in calcio d’angolo. Dai rispettivi corner, Carlos Augusto e Lautaro centrano la porta ma, in entrambe le occasioni, le conclusioni del brasiliano e dell’argentino sbattono su palo e traversa, negando loro la gioia del gol . Alla mezz’ora, Inzaghi è già obbligato ad effettuare un cambio non programmato, a causa di un infortunio subito da Thuram, al suo posto dentro Marko Arnautović. Sempre sugli sviluppi di un calcio d’angolo battuto da Çalhanoğlu, l’Inter trova il gol del vantaggio grazie ad un’autorete di Pongračić, sfortunato nel tentativo di allontanare il pallone che accidentalmente termina all’interno della porta difesa da De Gea. Proteste furenti della Fiorentina per la concessione del calcio d’angolo da cui è nato il vantaggio nerazzurro, come si nota dalle immagini il cross di Bastoni avviene dopo che il pallone ha interamente oltrepassato la linea, ma VAR e guardalinee non intervengono. Forti del gol del vantaggio, arrivato dopo un inizio primo tempo giocato ad altissimo livelli, i nerazzurri vanno vicini al secondo gol con Arnautovic: l’attaccante austriaco calcia in porta da buona posizione trovando però l’opposizione del portiere spagnolo. Sul tramonto del primo tempo, la Fiorentina conquista un calcio di rigore per un fallo di mano di Darmian, giudicato dall’arbitro irregolare dopo un check al VAR. Sul dischetto si presenta Mandragora che, spiazza Sommer, e ristabilisce la parità in una sfida governata dal nervosismo e da proteste avanzate da parte di entrambe le squadre. Proteste da una parte e proteste dall’altra, con la classe arbitrale che aggiunge notevole pepe alla sfida, già intensa di suo e certificato dai tanti cartellini gialli estratti nel corso della prima frazione
La scelta di Inzaghi di inserire Arnautovic per sostituire l’infortunato Thuram ripaga subito, infatti al settimo minuto della ripresa, l’austriaco trova la prima rete in questo campionato con un colpo di testa efficace, grazie all’assist di un ispiratissimo Carlos Augusto. Le successive occasioni dei nerazzurri arrivano dagli altri due protagonisti di giornata: la punizione di Barella e il colpo di testa di Lautaro terminano di poco fuori, lasciando immobile De Gea in entrambe le occasioni. I cambi di Palladino non migliorano la situazione, che vede la Fiorentina attaccare ma senza riuscire a graffiare la difesa avversaria, che a sua volta prova a difendere il gol del vantaggio inserendo forze fresche. Nel momento in cui la Fiorentina sembrava aver capito in che modo far male ai nerazzurri, il neo entrato Zalewski si mette in mostra con un’azione solitaria terminata con un diagonale che non trova lo specchio della porta. Nel finale di gara, la Fiorentina ci prova a pareggiare la sfida con il calcio di punizione di Zaniolo, mente l’Inter prova chiuderla attaccando e mandando alla conclusione nuovamente Carlos Augusto e Barella, ma in entrambi casi l’ottimo posizionamento di De Gea impedisce ai nerazzurri di chiudere la pratica. All’interno dei quattro minuti di recupero, l’Inter difende il risultato facendo girare il pallone e tenendo la Fiorentina lontana dalla propria area avversaria, riuscendo a conquistare tre punti importantissimi per la lotta scudetto.
A dimostrazione che la sfida del Franchi è già stata archiviata dagli uomini di Simone Inzaghi lo si è visto dall’approccio della gara, che ripaga i nerazzurri con una vittoria che li proietta a meno un punto dal Napoli capolista. Dopo un periodo condito da tre vittorie di fila, torna a perdere la squadra di Palladino, che sciupa l’opportunità di superare la Juventus e di rimanere attaccata alla Lazio al quarto posto.
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