Calcio
Il Supercommento della 22ª giornata di Serie A

Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della ventiduesima giornata di Serie A.
Torino-Cagliari
La prima doppietta di Che Adams regala i tre punti al Torino
A Torino, la squadra di Vanoli parte fortissimo. Al quarto minuto, i granata sfiorano il primo gol dell’incontro con Karamoh, raggiunto dopo centoventi secondi grazie alla girata di Adams che, dopo essere stato servito alla perfezione da Ricci, si gira spalle alla porta e sblocca la gara. Al 29’, i granata si affacciano nuovamente nell’area di rigore avversaria con il lancio che taglia tutto il campo di Maripan, ricevuto da Karamoh che però non trova successo grazie all’opposizione di Caprile, che spedisce il pallone in una zona sicura. Prima della fine del primo tempo, il Torino continua ad attaccare alla ricerca del secondo gol, sfiorato in due occasioni e negato in altrettante volte da due interventi di Caprile, che nonostante i tantissimi tiri subiti, si dimostra un portiere affidabile e con forte potenzialità. Dai piedi di un ispiratissimo Karamoh, il Torino trova la seconda rete con Lazaro, annullata successivamente per un fuorigioco dello stesso francese. La fiducia che porta al secondo gol (seppure annullato), trascina il Torino ad attaccare in maniera continua e convinta. Un mix di sfortuna e bravura dell’estremo difensore sardo nega al Torino il tanto atteso secondo gol: sul colpo di testa di Tameze, avvenuto dopo un’azione da manuale, il miracolo di Caprile salva ancora il risultato, mentre due minuti dopo, sugli sviluppi di un calcio d’angolo, Che Adams colpisce il palo a porta vuota dopo essere stato servito dalla spizzata di Tameze. A riassumere una serata perfetta dal punto di vista del gioco e sintomo di una serenità “ritrovata”, il Torino raddoppia nuovamente con Che Adams che coglie il pallone carambolato in area di rigore dopo la traversa di Karamoh e dopo un paio di finte e una deviazione trova il suo settimo goal in serie A.
Il Torino torna a vincere dopo quattro pareggi di fila, salendo a quota 26 punti. Arriva una sconfitta pesante per il Cagliari, che più che danneggiare la classifica, danneggia il morale degli uomini di Nicola, dopo la grandissima vittoria avvenuta per quattro a uno contro il Lecce.
Como-Atalanta (A cura di Dennis Rusignuolo)
Retegui guida la rimonta bergamasca sulle sponde del Lago
La fiducia degli uomini di Fabregas si evince anche dal modo in cui i lariani approcciano la gara, subito molto vivaci nella pressione e nella gestione del possesso. In risposta a un avvio poco intenso dell’Atalanta il Como cerca rapidamente la giocata in verticale verso Diao, schierato come riferimento centrale per non lasciare riferimenti alla difesa bergamasca. Le difficoltà della prima fase di gara si evidenziano nei pochi palloni giocati e gestiti da Lookman e Retegui, rinchiusi dalla gabbia costruita da Fabregas. Lo scacchiere del tecnico spagnolo perde una pedina fondamentale al 25′ con Alberto Moreno che alza bandiera bianca per un problema muscolare, al suo posto Felipe Jack. Alla mezz’ora il Como trova il vantaggio: riaggressione alta sui difensori della Dea, Da Cunha scippa il pallone a Kolasinac, Fadera si prende il pallone, lo serve all’indietro per Nico Paz che non ci pensa su e scarica un mancino sotto la traversa che manda fuori tempo Carnesecchi. Lo show di Nico Paz continua nel corso del primo tempo, e il sesto centro in campionato dell’argentino non fa altro che enfatizzare l’armonia e la qualità della manovra del Como, e dall’altra parte dimostra le difficoltà nella prima frazione degli uomini di Gasperini, completamente fuori partita e incapaci di accennare una reazione. Al pomeriggio nero dell’Atalanta si aggiunge l’uscita anticipata di Marten De Roon, costretto al cambio per un problema alla testa scaturito da uno scontro di gioco con Perrone. Gasperini inizialmente sceglie Pasalic ma al rientro dagli spogliatoi a rilevare l’olandese è De Ketelaere, oltre alla staffetta tra Bellanova e Zappacosta, due mosse che hanno l’obiettivo di accendere la miccia. La scossa inizialmente non arriva, merito del baricentro alto voluto da Fabregas, e le prime conclusioni della ripresa sono tutte dei lariani, prima con Strefezza e poi con Perrone. A sobbalzare il copione della gara ci pensa Gasperini, che inserisce Ruggeri e Brescianini. Il numero 44 è subito decisivo nella percussione laterale che porta al cross in area, Retegui prende il tempo su Kempf e timbra il cartellino per la quindicesima volta in Serie A, la quarta gara consecutiva tra campionato e Champions League. Nel Como sembra rompersi qualcosa, l’intensità del pressing lariano cala vistosamente e Fabregas ripesca Cutrone e Caqueret per rinforzare la presenza in avanti. Nei successivi due minuti l’Atalanta ribalta il risultato: prima Lookman trova il mancino vincente, rete annullata per fuorigioco, poi Mateo Retegui riceve un altro assist di Brescianini, apre il piatto sul primo palo e aggiorna il suo score, che adesso cita 16 gol in 20 partite. Fabregas ricerca una reazione affidandosi al doppio centravanti. Belotti aggiunge perso all’attacco lariano, Cutrone trova anche il pareggio ma in posizione di fuorigioco. L’Atalanta pressa forte su Belotti e trova il 3-1 in contropiede, De Ketelaere vince una serie di rimpalli e in tre tentativi chiude la partita. A regalare un barlume di speranza ci pensa il VAR, che revoca la rete al belga per un tocco di braccio dello stesso CDK in uno dei rimpalli. L’assalto finale del Como arriva, l’Atalanta comincia a palesare segni di stanchezza, il gioco lariano si sviluppa sugli esterni ma è al centro dell’area che l’Atalanta riesce a chiudere ogni spazio, issando la barricata attorno a Carnesecchi. Una vittoria sporca, l’ennesima di questa fase del campionato, per la squadra di Gasperini. Un successo che mancava in campionato da quasi un mese, tre punti che arrivano ancora una volta arriva grazie agli impulsi portati dalla panchina, ma soprattutto nel destro, e nel sinistro, di Mateo Retegui. Due firme che sanciscono un nuovo allungo in vetta per quanto riguarda la classifica marcatori, mentre la Dea si mantiene in scia di Inter e Napoli e sale a quota 47 punti. Dall’altra sponda del lago, il rammarico del Como è quello di non essere riuscito a indirizzare la gara nel primo tempo, in cui i lariani erano in netto controllo del gioco. Se da un lato il Como si dimostra sempre più a suo agio con il pallone tra i piedi, lo stesso non si può dire quando bisogna fare muso duro. La classifica della squadra di Fabregas rimane bollente, ma nel bollore generale i lariani si stanno confermando un’autentica mina vagante.
Napoli-Juventus
La testata di Anguissa e il penalty di Lukaku rispondono alla prima gioia bianconera di Kolo Muani. Al Maradona, il Napoli batte 2-1 la Juventus. Antonio Conte vince contro il suo passato, infligge la prima sconfitta in campionato ai bianconeri e allunga momentaneamente sull’Inter.
Empoli-Bologna (A cura di Simone Scafidi)
Muro Castellani, il Bologna frena ad Empoli
Nell’anticipo del sabato sera si affrontano le compagini di Zanetti e Italiano, con i rossoblu reduci dal turno infrasettimanale di Champions. Dopo un inizio di primo tempo abbastanza monotono, gli azzurri passano in vantaggio al 23’, con il cross di Pezzella che trova al centro dell’area di rigore Lorenzo Colombo, il cui gol da rapace d’area porta in vantaggio l’Empoli. A poco istanti dal duplice fischio, un’uscita a vuoto di Vasquez fa tremare il Castellani, che tira un sospiro di sollievo dopo il pallone gettato via da Goglichidze. Sulla rimessa laterale che ne scaturisce, Benjamin Dominguez colpisce al volo il pallone servitogli da Lykogiannis e insacca il gol del pareggio, cogliendo Vasquez impreparato. Al 55’ un tiro-cross di Fazzini impensierisce Skorupski, che viene aiutato dalla sua difesa a spazzare il pallone. Il secondo tempo è quasi totalmente privo di occasioni, con Vasquez e Skorupski che seguono la partita da spettatori non paganti, almeno fino al 73’, quando il Bologna aumenta l’aggressività e Vasquez viene chiamato in causa un paio di volte, senza commettere però interventi particolarmente decisivi. Al Castellani arriva, al 95’, il triplice fischio, che sancisce la fine di un match aperto e chiuso tutto nel primo tempo.
Milan-Parma (A cura di Simone Scafidi)
Milan carismatico, Parma pessimo, clamoroso 3-2 a San Siro
Nel lunch match della domenica, il Milan rischia molto, ma esce con tre punti contro un Parma più che rivedibile, al termine di un match clamoroso. Dopo un’iniziale fase di studio, la lancia che trapassa lo scudo arriva dai ducali, con Cancellieri che al 23’, buca la difesa rossonera, a seguito di un’ottima discesa sull’out di destra, insaccando il pallone sul secondo palo con il sinistro. La reazione del Milan non si fa attendere, e appena dieci minuti dopo la squadra di Conceicao approfitta di un fallo totalmente inutile di Suzuki e si guadagna un calcio di rigore, realizzato dal solito, infallibile, Christian Pulisic. A inizio secondo tempo l’allenatore portoghese stravolge tutto in maniera clamorosa: fuori Theo e Leao, per Bartesaghi e Bennacer. Il secondo tempo inizia e prosegue con ritmi bassissimi, ma la partita assume un finale elettrizzante dal 78’ in poi. Prima, sulla costruzione non perfetta del Milan, il Parma ne approfitta e Delprato porta in vantaggio i suoi sulla sinistra respinta di Maignan al tiro di Kamara. All’88’ il Milan pareggia con Pavlovic, che però si vede annullare la gioia del gol per una posizione irregolare. Sembra finita per i rossoneri, che però con cuore e grinta non mollano mai la presa. Al 92’ il solito Reijnders scaccia via gli incubi del Milan, siglando il gol del 2-2 che rialzerebbe una partita fino a questo momento pessima. Pochi secondi dopo Jovic spedisce alto un pallone complicatissimo che avrebbe portato i tre punti, successivamente ipotecati dal gol allo scadere di Chukwueze, che con la coscia batte Suzuki e fa impazzire di gioia San Siro. Forte di questa vittoria, il Milan può andare ad affrontare un fondamentale ultimo turno di Champions, che può significare il raggiungimento di importanti traguardi, mentre il Parma sprofonda sempre di più, e deve cercare una soluzione per rialzarsi.
Udinese-Roma (A cura di Marco Rizzuto)
I giallorossi tornano a vincere in trasferta, Pellegrini e Dovbyk ribaltano tutto al Bluenergy
L’avvio tra Udinese e Roma non regala particolari emozioni, l’infortunio al sesto minuto di Isaak Tourè costringe Runjaic a mettere mano alla panchina prima del previsto, mandando in campo Kabasele. Il primo squillo del match è della Roma, il neoarrivato Renshc riceve palla dalla sponda di Dovbyk e calcia col mancino da fuori area, impegnando Sava in tuffo. A sorpresa l’Udinese passa in vantaggio al 38′ con Lorenzo Lucca, la punta bianconera controlla il lancio di Lovric, calciando forte sotto la traversa. L’ex Pisa si dimostra ancora una volta fondamentale per l’offensiva bianconera, andando a segno per l‘ottava volta in campionato. Alla ripresa assistiamo ad una Roma più vivace e decisa alla ricerca del pareggio. Al 48′ il tentativo di sombrero di Pellegrini viene contrastato con il braccio largo di Kabasele e l’arbitro assegna il penalty a favore dei giallorossi. Il capitano giallorosso dal dischetto non sbaglia, rimettendo tutto in parità. Galvanizzata dal gol e dalla spinta dei tifosi, la Roma spinge per la rimonta e all’ora di gioco, viene fischiato un secondo calcio di rigore a favore degli ospiti, stavolta l’errore è di Sava che in uscita sul lancio lungo di Shomurodov manca il pallone travolgendo El Shaarawy. Dagli undici metri non si ripresenta Pellegrini, bensì Dovbyk dimostrandosi anch’esso uno specialista, spiazzando Sava e ribaltando il risultato. Nonostante il ribaltone e mezz’ora piena da giocare, l’Udinese non mostra cenni di ripresa e la Roma domina per tutto il secondo tempo. Sul finale ci prova Zalewski da fuori area ma il pallone termina al lato. L’ultima occasione del match passa sempre dai piedi dei giocatori giallorossi: il traversone di Dybala spiove in area per la testata di Shomurodov sventata da Sava, in successione ci prova Mancini sottoporta ma l’Udinese si salva in qualche modo. Il triplice fischio sancisce il ritorno alla vittoria in trasferta dei giallorossi, l’ultima volta proprio al Bluenergy Stadium lo scorso aprile. La Roma si porta al nono posto a trenta lunghezze, distanziando Torino e Udinese di quattro punti.
Lecce-Inter
Poker nerazzurro al Via del Mare
In una a gara in cui i nerazzurri non possono sbagliare, gli uomini di Inzaghi entrano in campo con il piede giusto: il ritorno dal primo minuto di Frattesi allontana definitivamente le voci di mercato e aggiunge quel brio attorno al centrocampo nerazzurro che mancava da un po’ di tempo. Non è una novità infatti la che la prima rete dell’incontro, arriva proprio grazie al tap-in di Frattesi che, attacca la profondità, e riceve l’assist da Thuram, protagonista di un’azione in solitaria che ha mandato in confusione tutta la difesa giallorossa. Nei successivi minuti, complice una serie di dormite della difesa di Giampaolo, l’Inter si divora una grossa canche con un errore da matita blu di Thuram, e si vede annullare subito dopo, (e nel giro di due minuti), due occasioni importantissime concluse con i gol di Carlos Augusto e Frattesi, reti entrambe annullate per fuorigioco. Su un passaggio errato del Lecce, l’Inter trova il secondo goal con il suo ritrovato Lautaro Martínez che, riceve palla, e dopo un dribbling mira all’angolino e beffa Falcone con un tiro potentissimo, gol che manda il capitano nerazzurro a quota nove gol in campionato. Il tiro di Dorgu tra i due goal nerazzurri, e la conclusione di Krstovic al 54º, sono le uniche due azioni di un Lecce privo di immaginazione nell’attaccare la difesa avversaria. Il terzo gol della gara arriva qualche minuto più avanti quando il colpo di tacco di Lautaro, innesca Dumfries sottoporta che, con il mancino, scarica il pallone sul secondo palo e firma il tris nerazzurro. A mezz’ora dalla fine, l’intervento in ritardo di Falcone su Frattesi regala l’Inter la possibilità di chiudere definitivamente la gara, dagli undici metri si presenta Taremi che rimane freddo e segna la quarta rete per l’Inter, trovando il gol che ipoteca la vittoria, che equivale alla 200ª vittoria in serie A da allenatore per Simone Inzaghi, il più veloce di sempre a raggiungere tale traguardo.
Lazio-Fiorentina
La Viola supera la Lazio all’Olimpico
Dopo soli dieci minuti, la Fiorentina trova il gol del vantaggio con Adli: dopo essere stato servito da un cross di Gosens, l’ex centrocampista del Milan, trova la sua terza rete in Serie A con un tiro al volo. A complicare maggiormente la situazione in in casa Lazio, si ci mette Marusic, che perde la marcatura di Beltran e lo lascia libero di colpire in solitaria e trovare la rete del raddoppio viola. Dopo aver trovato due gol in due azioni, la viola sfiora la terza rete con la rovesciata di Guðmundsson che si stampa sul palo dopo la sponda di testa di Kean. Nella ripresa la gara il ritmo cala, con Fiorentina che si limita a difendere il risultato, e con la Lazio che prova imperterrita a trovare la rete che riapre la partita, sfiorata al 67º nell’occasione della mischia tra De Gea e Castellanos. L’ultima occasione della Fiorentina arriva a dieci dalla fine, con la conclusione di Kean che termina alta. Baroni e i suoi riaprono la gara nel primo dei sei minuti di recupero con Marusic, gol che arriva dopo un calcio di punizione battuto da Zaccagni e un contro cross di Hysaj. Le occasioni più nitide della Lazio però arrivano nei successivi minuti, quando il tiro di Marusic viene miracolosamente salvato da De Gea, e la conclusione di Pedro a recupero scaduto termina sul palo. Dopo 6 turni di stop e senza successo, torna a vincere la Fiorentina di Palladino, mentre la Lazio perde non solo una sfida importantissima per il morale, ma perde anche la possibilità di salire a +5 dalla Juventus
Venezia-Hellas Verona (A cura di Marco Rizzuto)
Al Penzo vince la paura, 1-1 tra poche emozioni e aria di addio
Il match salvezza si apre con un brivido dopo dieci minuti per il Venezia, Serdar recupera palla in zona pericolosa e con un’azione personale si libera in area calciando forte sul primo palo, Stankovic è reattivo e respinge col piede. Dopo i primi minuti giocati a ritmi molto alti, regna l’equilibrio fino alla mezz’ora dove, il Venezia passa in vantaggio con Zerbin: l’ex Napoli dopo la conclusione murata di Pohjanpalo si avventa sul pallone vagante e batte Montipò di sinistro, trovando il suo primo gol in Serie A. Per il Verona calano le tenebre, poco dopo lo svantaggio Tengstedt è costretto a dare forfait per una botta alla caviglia, al suo posto Kastanos. Il primo tempo termina senza altre occasioni, con gli scaligeri che devono assolutamente reagire per non uscire sconfitti da questo scontro salvezza. La ripresa inizia senza particolari occasioni, perciò Zanetti provvede a mandare in campo Mosquera, punta di spessore, al posto di Bradaric. Al 76′ il Verona trova la rete del pareggio sfruttando al meglio un contropiede avviato dalla propria area di rigore: lancio lungo per la corsa di Mosquera che scarica in area per il tiro di Sarr, la cui conclusione diventa un assist perfetto per Tchatchoua che, appoggia in rete e riporta la luce al Verona. A cinque dalla fine Busio sfiora il gol calciando dal limite sulla sponda di Zampano ma, Montipò in allungo nega la rete deviando in calcio d’angolo. Il derby del veneto si chiude in parità, un punto a testa che non smuove più di tanto la classifica. Verona che arriva a quota venti punti scavalcando il Lecce per differenza reti, uscendo così dalla zona rossa della classifica. Discorso più complicato per il Venezia, sedici punti e diciannovesima posizione, a meno quattro dalla salvezza, con il Monza alle calcagna. Per i lagunari la sfida si fa sempre più ardua, e l’addio imminente di Pohjanpalo, direzione Palermo, rischia di diventare determinante.
Genoa-Monza (A cura di Marco Rizzuto)
Il Grifone rialza la testa, in alto mare il Monza che non riesce trovare una cura.
L’ultimo match della ventiduesima giornata si chiude al Ferraris dove il Monza sfiora il vantaggio al primo quarto d’ora, manovra avvolgente dei brianzoli che liberano Kyriakopulos sulla sinistra, il terzino da dentro l’area ma la sfera esce di poco a lato. Alla mezz’ora il Genoa risponde con Pinamonti che di testa centra la porta su assist di Miretti ma, Turati smanaccia rifugiandosi in calcio d’angolo. Nel corner successivo Kyriakopulos trattiene Vasquez con entrambe le mani e l’arbitro assegna il calcio di rigore a favore dei padroni di casa. Dal dischetto Pinamonti si fa ipnotizzare da Turati, che nega in tuffo e incendia il duello con l’attaccante. La prima frazione si chiude con uno 0-0 bugiardo, date le tante emozioni. La ripresa segue lo stesso copione del primo tempo, il Genoa attacca ma non finalizza. Stavolta è Miretti a colpire di testa sul cross di Pinamonti ma, l’ex Juve colpisce in pieno la traversa salvando il Monza. All’ora di gioco il Grifone passa meritatamente in vantaggio con De Winter: traversone al bacio di Martin perfetto per l’incornata vincente del belga che di testa buca Turati facendo esplodere il Ferraris, dopo una partita in cui la porta sembrava stregata. Il monologo rossoblù prosegue incessante e, all’84’ il Genoa raddoppia con Vasquez nuovamente di testa, specialità della gestione Vieira. Allo scadere il grifone sfiora il tris ma Turati si dimostra ancora una volta fondamentale, alzando in corner l’incornata di De Winter. Il match si chiude col trionfo dei padroni di casa, raggiunti Udinese e Torino a ventisei lunghezze. Notte fonda per il Monza che, nonostante il cambio al timone non riescono a correggere la rotta, brianzoli condannati all’ultimo posto della classifica a quota tredici punti.
LA TOP11 DELLA 22ª GIORNATA

Grafica: Julya Marsala
Calcio
Un sinfonia dalla panchina per indirizzare la qualificazione. Mbangula decide il primo atto dei play-off

Comincia dal successo dello Stadium il Festival della Champions League. Nella serata d’apertura del festival di Sanremo, la Juventus prova a prendersi la scena con un successo importante sul PSV grazie alla rete del belga nei minuti finali.
Per mettersi alle spalle un momento tutt’altro che roseo, l’avvio fiorente dei bianconeri mette subito in difficoltà il PSV, con un pressing molto alto e soprattutto intenso sui difensori olandesi. Lo sviluppo dei bianconeri cerca un corridoio fertile nella fascia sinistra, con Yildiz, ma la squadra di Bosz chiude ogni corridoio per evitare un replay di ciò che successe nella prima gara di questa nuova Champions League. I maggiori pericoli allora provengono da destra, e non con Nico Gonzalez ma con Weah (terzino anche oggi), le cui sovrapposizioni non sono seguite da Lang e creano pericoli alla difesa di Benitez, che al quinto minuto smanaccia un tiro cross dello statunitense. Il PSV viene fuori con il passare dei minuti, anche perché la pressione bianconera non riesce ad avere continuità e intensità nel corso della prima frazione. Tante le offensive degli olandesi nella fase centrale della prima frazione, tutte con un denominatore comune: la ricerca della sponda delle torri sul palo opposto, dove la Juve ostenta una poca attenzione nella marcatura. Cambia il maestro, ma la musica rimane la stessa. No, non è solo retorica sanremese, ma l’azione che sblocca la gara: minuto 34, Yildiz trova sempre meno spazio per colpire sulla sinistra, allora Gatti si getta in maniera feroce in avanti, vince una serie di rimpalli, anticipa Mauro Junior e apparecchia di petto per McKennie, lo statunitense si coordina benissimo e spara un missile che buca Benitez. Juventus in vantaggio con merito, per il coraggio e l’agonismo messo in campo dai ragazzi di Thiago Motta. Negli ultimi minuti del primo tempo i padroni di casa cercano un fraseggio più ragionato e pulito, mentre il PSV sembra più ferito che domato.
Al rientro dagli spogliatoi Yildiz rientra con il giaccone, sostituto da Mbangula, primo tempo sottotono del turco, anche per merito della gabbia costruita da Bosz. Il PSV cerca di rimanere attivamente in partita, alla ricerca di una scossa che riequilibri il discorso qualificazione, al momento pendente verso la Mole. Il primo squillo della ripresa è proprio di Mbangula, anche se gran merito è di Weah, abile nel leggere un passaggio sbagliato di Schouten e gettarsi in avanti, il belga si getta sul secondo palo, laddove arriva il cross dello statunitense, e calcia di prima con il mancino, salvataggio provvidenziale di Flamingo perché la conclusione di Mbangula era destinata in fondo al sacco. Pochi minuti dopo l’occasione per i bianconeri e il PSV ritrova il pareggio: Perisic carica la conclusione con il destro, si porta la palla sul mancino e calcia forte sul primo palo, Di Gregorio viene sorpreso dalla potenza della conclusione dell’ex Inter e gli olandesi ritornano in partita. Proteste bianconere per un fallo di mano di Lang nel corso dell’azione, ma il VAR non ravvisa nessun tocco e convalida la rete. Thiago cambia subito in avanti, fuori Nico Gonzalez e dentro “Chico” Conceição. Rispetto alla prima frazione, l’offensiva della Juve è più orgogliosa che ragionata, Kolo Muani cerca di rompere i blocchi con i suoi inserimenti tra le linee, ma la difesa olandese riesce a contenere la spinta del francese senza particolari rischi. La gara si innervosisce perché la lucidità dei bianconeri sembra venire meno nel frangente successivo al pareggio di Perisic, Thiago Motta allora cerca di scuotere la mediana con Koopmeiners e Thuram al posto di Locatelli e McKennie. Interessante la scelta di tenere in campo sia Douglas Luiz che Koopmeiners, un chiaro segnale di una ricerca di imprevedibilità e soprattutto qualità nella trequarti. Bosz risponde a tono: fuori due attaccanti e dentro due attaccanti, una scelta tutt’altro che conservativa. Lo Stadium si riaccende all’ingresso di Dusan Vlahovic, staffetta con Kolo Muani, nell’ultimo quarto d’ora. Con il risultato in bilico il serbo cerca di riprendere quota all’interno dell’attacco bianconero. L’unica scintilla della Juventus la porta Mbangula, che cerca sempre il dribbling e la giocata; il PSV attende compatto e cerca di sfruttare il baricentro alto dei bianconeri. Forze fresche, coraggio nelle giocate e un nuovo vantaggio: All’82′ Conceição punta Mauro Junior, arriva sul fondo e crossa basso, Benitez non trattiene e Mbangula insacca a porta vuota. Il PSV attacca a testa bassa, Perisic è il pericolo maggiore per la difesa bianconera, anche perché Weah comincia ad accusare crampi. Nel recupero Veiga e Di Gregorio sbarrano la strada a Til, chiudendo in calcio d’angolo un’occasione ghiotta per gli olandesi. Il match si conclude con la gestione, non troppo lucida, della Juventus.
Coraggio e spregiudicatezza, queste le armi che hanno permesso a Thiago Motta di chiudere il primo atto dei play-off in vantaggio. Nella serata d’apertura, dirige l’orchestra il maestro Conceição con la voce di Samuel Mbangula, e la canzone risulta un successo per indirizzare la qualificazione dalla parte dei bianconeri. Il pareggio di Perisic sembrava l’ennesimo fantasma di una stagione che non sta procedendo sugli stessi ritmi delle prime battute, dopo il vantaggio firmato da McKennie ma con un contributo più che rilevante di Gatti, ma gli ingressi frizzanti e brillanti dei due giovani bianconeri hanno permesso alla Vecchia signora di rimettersi avanti. Un vantaggio importante per la Juventus, che andrà in Olanda prossimo mercoledì con due risultati su tre disponibili. Occhio però a sottovalutare questo PSV, squadra cinica e frizzante.
Calcio
Il Supercommento della 24ª giornata di Serie A

Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della ventiquattresima giornata di Serie A.
Como-Juventus (A cura di Tommaso Patti)
Motta batte Fabregas. La doppietta di Kolo Muani regala altri tre punti alla Juve
La sfida del Sinigaglia, come dalle aspettative, si dimostra piacevole e piena di belle giocate. Nonostante i diversi obiettivi e i tanti punti di differenza, il Como gioca a viso aperto, guidato da Fabregas e da due fantasisti insostituibili come Nico Paz e Strefezza, protagonisti di un’azione da manuale, formata da diversi scambi e culminata con un tiro velenoso del gioiellino argentino, deviato in angolo dall’intervento di Di Gregorio. Esattamente come Nico Paz, anche Da Cunha prova a dimostrare il proprio livello e il proprio valore, mettendo in pericolo la Juventus con un tiro mancino da lunga distanza, conclusione nuovamente salvata dal portiere bianconero in angolo. Dopo l’inizio di personalità dei comaschi, la Juventus recupera palla a metà campo con Nico Gonzalez, affacciandosi per la prima volta in area avversaria alla mezz’ora. Minuto 33, Kolo Muani vince l’uno contro uno con Dossena e realizza un gol bellissimo e importantissimo, rete che infiamma ancora di più l’atmosfera di un Sinigaglia gremito da entrambe le tifoserie. La partita prosegue con tanto equilibrio ma, sul finale di primo tempo, il Como ingrana la marcia e trova il meritato gol del pareggio con Diao, su un’azione nata da un recupero di Cutrone su Koopmeiners, che successivamente immette il cross perfetto per il colpo di testa vincente dell’attaccante spagnolo. Nella ripresa, Di Gregorio si rende nuovamente protagonista con un altro intervento che salva la Juventus su uno scambio sotto porta di Diao e Nico Paz, concluso con il tiro del classe 2004 e la respinta con i piedi del portiere ex Monza. La parte finale di gara è caratterizzata da due episodi chiave: all’80 il Como protesta per un fallo di mano di Gatti nel tentativo di mettersi davanti a Douvikas con il corpo, mentre la Juventus, successivamente protesta e ottiene un rigore a due minuti dal novantesimo, quando sull’uscita irregolare e in ritardo di Butez su Gatti, il difensore bianconero finisce a terra per un colpo al volto. Dal dischetto si presenta Kolo Muani che, spiazza Butez, e regala la vittoria alla Juventus. Per la squadra di Motta arriva la seconda vittoria convincente di fila, segnata nuovamente dalle reti di Kolo Muani, alla terza partita di fila in gol e già a quota cinque reti in campionato. La rabbia e la delusione sul rigore non concesso alimenta ancor di più il rimorso di Fabregas, che adesso è costretto a invertire la marcia per ottenere una salvezza che adesso non è più certa dopo le ultime tre sconfitte di fila.
Hellas Verona-Atalanta
Re(mida)tegui si prende il Bentegodi. Atalanta DeAbordante a Verona
Nel match d’andata gli scaligeri pagarono l’approccio troppo passivo e impaurito, scatenando la furia agonistica dei bergamaschi. Per evitare un replay al Bentegodi, in avvio l’Hellas cerca di alzare fin da subito i giri del motore. L’Atalanta è reduce da un periodo piuttosto difficile, con tanti infortuni e una forma poco smagliante (specialmente per i ritmi forsennati a cui la squadra di Gasperini ci ha abituati), ma il primo brivido della gara è nerazzurro: Retegui attacca il primo palo, riceve il cross di De Ketelaere e per fortuna della difesa gialloblù l’attaccante italiano sfiora il pallone senza colpirlo. La difesa della squadra di Zanetti è uomo su uomo e per scardinare il blocco scaligero Ederson si getta in avanti per non dare riferimenti. Al quarto d’ora il Verona sfiora il vantaggio da calcio piazzato, il corner di Bernede è morbido sul primo palo, ed è altrettanto morbida la parabola alzata di testa da Danilluc, bravo Rui Patricio a risputare il pallone fuori dalla porta. Un buon primo quarto dei gialloblù, ma al primo vero affondo l’Atalanta colpisce. L’azione parte e sviluppa sempre sulla sinistra, De Ketelaere -particolarmente ispirato- riceve un lancio lungo di De Roon, si costruisce da solo l’occasione e calcia forte con il destro, la palla sbatte sul palo e nella ribattuta Retegui non può proprio sbagliare. L’attaccante italiano ci mette poco a presentarsi al Bentegodi, e cinque minuti dopo mette il secondo sigillo alla partita: assist di Djimsiti, finta con il destro e rasoiata mancina sul secondo palo. Diciotto firme in campionato, semplicemente devastante! Mentalmente il Verona si comincia a sciogliere sempre di più. Il baricentro sempre più alto squilibra la squadra scaligera, e al 36′ la Dea recupera palla e riparte verso la porta. In questo campionato nessuno domina il ritmo, e il gioco, a centrocampo come Ederson, il brasiliano recupera palla su Niasse, guida la ripartenza nerazzurra e dopo aver mandato in tilt Ghilardi e Coppola si porta la palla sul destro e piazza il 3-0. Un’Atalanta sempre più dominante, al cospetto di un Verona sempre più debole. A due dall’intervallo Retegui aggiorna il suo score, ribadendo in rete un pallone arrivato ai suoi piedi dopo una serie di rimpalli, scaturiti dall’ormai solito calcio di punizione forte e teso di De Roon, la conclusione è forte e Montipò non può fare altro che raccogliere, per la quarta volta, la sfera dal sacco. 0-4 all’intervallo, sotto i fischi assordanti del Bentegodi verso un Verona che continua a imbarcare acqua (Ottava gara in campionato in cui gli scaligeri subiscono almeno tre gol). Con i fari puntati sul play-off contro il Brugge, Gasperini richiama De Ketelaere in panchina per inserire Brescianini. Bastano dieci minuti a Retegui per regalarsi il gol numero 20 in campionato, palla bassa di De Roon, movimento sul primo palo e zampata mancina verso il secondo. La girandola di cambi rallenta il ritmo della partita, il Verona attende soltanto il fischio finale e intanto regala i primi minuti in maglia gialloblù a Valentini e Oyegoke, arrivati nel mercato di gennaio. Per rendere meno amaro il passivo l’unico giocatore a dare un impulso negli scaligeri è Tchatchoua, che sfiora il gol della bandiera con uno scatto fulmineo su Toloi, attento Rui Patricio in uscita. Nel finale anche la Dea comincia a rilassarsi, e regala qualche occasione in più alla squadra di Zanetti, ma anche Rui Patricio è sul pezzo ed è bravo nel rispondere presente alle avanzate gialloblù. Nel finale completa gestione della squadra di Gasperini, che supera quota 50 e si rimette a caccia del primo posto. Prova di forza assoluta della Dea, al cospetto di un Verona che continua a dimostrare una solidità difensiva inesistente. Nonostante l’emergenze, e l’errore dal dischetto della scorsa giornata, Mateo Retegui continua a caricarsi la squadra sulle spalle e adesso cerca di prendere il largo in cima alla classifica marcatori. Il Verona adesso deve ripartire dagli impulsi visti nella seconda parte della ripresa e rialzare la testa per non rimanere incastrata in zona retrocessione.
Empoli-Milan (A cura di Tommaso Patti)
Conceição la decide con i cambi: Leao e Gimenez stendono l’Empoli
La gara viene vissuta da entrambe le squadre sin dai primi minuti in maniera infiammata. Seppur con obiettivi diversi, i padroni di casa riescono a fronteggiare nei primi istanti le giocate del Milan, che si rivelano subito spumeggiante grazie soprattutto a Joao Felix, subito buttato nella mischia da Conceição e subito protagonista di belle giocate, come nell’occasione del tiro in porta del portoghese terminato di poco a lato dalla porta di Vasquez. Superata di poco la mezz’ora, l’Empoli entra definitivamente in partita con il palo colpito da Colombo, che fa tremare la porta e tutti i suoi ex tifosi con una conclusione potente e ben angolata. Il momento che accende la gara dal punto di vista del nervosismo arriva al 54’, quando, con l’intervento in ritardo di Tomori, il Milan rimane in dieci uomini. Tra le proteste dei milanisti l’espulsione del proprio difensore seguono quelle dei giocatori toscani per l’espulsione di Marianucci a causa di un intervento antisportivo e violento nei confronti di Gimenez, quest’ultimo schierato nella ripresa da Conceição per provare a sbloccare la partita. Con l’espulsione di Marianucci, il Milan ha l’opportunità di attaccare più liberamente, riuscendo a far male con Leao, protagonista di un colpo di testa vincente nato da un cross del solito Pulisic. Qualche minuto più tardi, lo stesso Pulisic pesca perfettamente l’inserimento di Gimenez, che trova la rete del raddoppio rossonero a quindici dalla fine, trovando il primo gol in seria A con la maglia del diavolo. Prima del triplice fischio, Joao Felix viene servito dal lancio di Terracciano, sciupando però l’opportunità di replicare un gol che sarebbe stato identico a quello fatto qualche giorno prima nella sfida di coppa Italia vinta contro la Roma. La conclusione terminata da poco fuori di Konate su assist del neo acquisto Kouame, segna la fine di una gara bella, piena di intensità e che da al Milan le certezze che gli servono per effettuare un girone di ritorno da protagonista, lasciando nel passato tutti i passi falsi, le problematiche di spogliatoio e dirigenziale che abbiamo visto nella prima parte di stagione. Le scelte di Conceição ripagano i rossoneri, i gol dei diventati regalano al Milan tre punti importanti per avvicinarsi alla zona Europa. Sconfitta che pesa e peserà tanto per la squadra di D’Aversa che, seppur giocando una partita al di sopra delle aspettative, escono dal Castellani senza punti e con un rischio elevato di rimanere imbrigliati nella zona retrocessione.
Torino-Genoa (A cura di Simone Scafidi)
Torino e Genoa si annullano, pareggio sotto la Mole
Nel match del sabato sera, Torino e Genoa si trovano faccia a faccia, entrambe per provare ad avvicinarsi alle zone alte della classifica. Il Toro prova a partire più forte, con la conclusione di Vkasic che viene respinta da Leali già al quinto minuto. Sul risultato di 0-0, il primo tempo scorre quasi interamente senza chiare occasioni da gol, almeno fino alla conclusione di Karamoh al 42’, che dopo una lunga discesa sulla sinistra non arriva lucido al tiro e spedisce alto. Nel recupero della prima frazione, su situazione di corner, arriva il gol del vantaggio dei granata, favoriti dall’autogol di Thorsby in seguito al tocco di Maripan. La seconda metà di gara riprende con i granata che spingono sin da subito. Al 54’ Che Adams prova la conclusione defilata, che però si spegne sull’esterno della rete. Il Genoa però non si scompone, e anzi propone un pressing abbastanza alto, dal quale nasce l’occasione del gol di Pinamonti, che buca Milinkovic-Savic e trova il gol del pareggio, anche grazie alla deviazione di Maripan. All’inizio del recupero il neo-entrato Casadei va vicino ad un clamoroso gol del nuovo vantaggio. La partita si conclude così con un pareggio che non lascia contenta nessuna delle due squadre, autrici di una prestazione solida ma che dovranno fare di più.
Venezia-Roma
Una Joya per Ranieri in laguna. Dybala dal dischetto per battere il Venezia
Sei nuove facce al cospetto di una Roma proiettata verso il play-off di Europa League. Nei primi minuti al Penzo il Venezia va alla ricerca di una nuova identità, più cinica e compatta rispetto all’approccio troppo teorico e spesso poco pratico, marchio di fabbrica in negativo del girone d’andata dei lagunari. L’esordio del nuovo arrivato Daniel Fila da una parte (arrivato per sostituire un pilastro come Pohajnpalo), e quello di Gourna-Douath dall’altro accendono notevolmente l’agonismo della gara, con il direttore di gara Zufferli che estrae subito due cartellini gialli, proprio a favore dei due giocatori sopracitati. Il match non è particolarmente spettacolare anche perché la Roma riesce a prendere le misure in mezzo al campo, e in transizione cerca di scardinare il blocco lagunare con l’appoggio di Dovbyk. Il centravanti ucraino, insieme a Mancini, sono i più attivi della prima frazione e sono anche gli unici giocatori a costruire delle occasioni concrete: al 17′ i giallorossi sviluppano bene sulla destra, si appoggiano a Dovbyk che è lesto nel costruirsi l’angolo di tiro e calciare verso la porta, risposta attenta e sicura di Ionut Radu (arrivato nelle ultime ore di mercato in prestito dall’Inter). Alla mezz’ora Mancini sfiora il vantaggio su palla inattiva, il cross di Dybala è forte e teso verso l’area piccola, il difensore italiano anticipa Radu in uscita ma sulla linea Nicolussi Caviglia salva con il piede. La catena di destra sembra la zona in cui i giallorossi possono colpire con più incisività, poiché Candè si fa ammonire nel corso della gara e Zerbin non riesce a contenere le folate di Celik e Rensch. L’ultima grande occasione del primo tempo è un colpo di testa in avvitamento di Dovbyk, bravo a prendere il tempo a Idzes e girare sul palo opposto, grande risposta del portiere rumeno. Ranieri cambia subito all’intervallo, Saelemekers rileva Rensch e aumenta il peso offensivo nella catena di destra. il Venezia prova a mantenere alto il ritmo e la concentrazione, e rispetto alla prima frazione sembra avere un’intensità diversa. L’inerzia della gara comincia a pendere dalla parte dei giallorossi al minuto 54, quando Angelino si avventa sul pallone, arriva prima di Marcandalli che lo colpisce e causa il calcio di rigore. Dal dischetto Dybala incrocia il mancino, spiazza Radu e realizza il primo gol del suo 2025. L’argentino quando veste giallorosso è una sentenza dal dischetto, 17 gol su 17 rigori calciati. Di Francesco muove subito la panchina, e l’impulso portato da Oristanio mantiene alto il baricentro e la concentrazione del Venezia. La Roma dall’altra parte si compatta e cerca di sfruttare gli spazi lasciati dai lagunari per attaccare con qualità e cinismo. La pioggia sempre più battente rende sempre meno pulita la gara, molto spezzettata anche per volere della squadra di Ranieri, che nel frattempo rinforza la difesa con l’esordio in Serie A di Nelsson. Di Francesco nel finale presenta tutta l’artiglieria del suo inventario, chiudendo la gara con il doppio centravanti (Gytkjaer e Maric), ma non basta per riacciuffare la gara. Dopo il derby contro il Napoli, dove già si era vista una reazione di puro cuore, la Roma torna a vincere e cura definitivamente il mal di trasferta. Con i tre punti al Penzo, la squadra di Ranieri conquista la seconda vittoria consecutiva lontana dall’Olimpico e adesso si prepara la play-off di giovedì contro il Porto. Dall’altra parte il Venezia ne esce sconfitto, ma al termine di una prestazione nel complesso positiva. I tanti acquisti non hanno dato subito la scossa che DiFra aspettava, ma hanno mostrato un’ottima forma fisica, e solo il tempo potrà mostrare in che modo potranno adattarsi al campionato, per uscire dall’acqua alta…
Lazio-Monza (A cura di Marco Rizzuto)
La Lazio riprende a volare, il Monza affonda
Il primo tempo fa da cornice ad un dominio biancoceleste che, segrega il Monza nella propria metà campo incapace di reagire. L’andamento del match è costante fino alla mezz’ora, quando Marusic insacca sotto porta di testa dopo la sponda di Castellanos sul cross morbido di Guendouzi, siglando la rete del vantaggio. Nel primo tempo non sono molte le occasioni da gol, ma il monologo dei padroni di casa basta per sottolineare l’inefficacia del Monza in questa stagione. La ripresa non cambia l’andazzo e la Lazio sfiora il raddoppio dopo appena cinque minuti, con una rasoiata di Isaksen da posizione defilata che termina di poco al lato. Al 56′ Castellanos s’inventa un assist senza senso: imbuca Pedro con un pallone dato in verticale che taglia il centrocampo e la difesa dei brianzoli, lo spagnolo in corsa buca Pizzignacco sul suo palo. Superata l’ora di gioco la Lazio dilaga con Castellanos che, dopo aver servito due assist, firma il gol del tris delegando a Zaccagni il compito. Neanche con i cambi i brianzoli riescono ad entrare in partita, lasciando totalmente ala Lazio il pallino del gioco. Al 76′ Baroni inserisce Tchaouna e Noslin che si rendono subito protagonisti costruendo il gol del 4-0 messo a segno da Pedro. A nove minuti dalla fine con quel briciolo di orgoglio rimasto, Pedro Pereira cerca sul secondo palo Ganvoula che, viene fermato dall’intervento a braccia larghe di Lazzari, che costa il penalty. Dal dischetto Sensi sigla il gol della bandierabattendo Provedel, con l’estremo difensore che aveva intuito la traiettoria non irresistibile del calcio di rigore. Il Monza non ha nemmeno il tempo di ‘esultare’ che la Lazio torna alla carica, Rovella imbuca per Dele-Bashiru, il numero sette di mancino spacca la porta difesa da Pizzignacco siglando la rete del k.o. dei brianzoli. Il ritorno alla vittoria in casa rilancia i biancocelesti al quarto posto a quota 45 punti, per un piazzamento in Champions è guerra con Juventus e Fiorentina, che seguono a ruota con 43 e 42 lunghezze. Per il Monza arriva la quarta sconfitta consecutiva, l’ultimo posto sembra ormai una formalità, ed il risultato pesante e decisivo costringe la società a sollevare Bocchetti dalla guida della squadra, a favore del ritorno di Alessandro Nesta.
Cagliari-Parma (A cura di Marco Rizzuto)
Coman esordisce con una magia, Parma sconfitto in Sardegna
L’Unipol Domus è strapieno per supportare il Cagliari in questo incontro fondamentale per la stagione. Si assiste ad un avvio molto acceso, dopo un primo squillo rossoblù il Parma spaventa con la giocata personale e la conclusione di Camara, sventata da una deviazione della difesa. Al 23′ Mina da calcio d’angolo prende il tempo a Suzuki e indirizza di testa, ma la sfera impatta sul palo salvando i crociati. Alla mezz’ora un problema al ginocchio costringe Djuric ad abbandonare il campo, con Bonny che subentra al suo posto. Al 53′ il francese raccoglie la sfera persa da Camara, si fionda in area saltando quattro difensori rossoblù e conclude sul palo esterno, facendo rabbrividire tutto lo stadio. Dopo una manciata di minuti, il Cagliari trova la rete del vantaggio, accendendo definitivamente lo scontro salvezza: Augello crossa in mezzo per Adopo che, di testa insacca sul primo palo aiutato anche dalla deviazione di Vogliacco. Al 69′ Nicola fa esordire Coman e dopo neanche un minuto, il rumeno con una bordata da fuori area spacca la porta facendo esplodere tutto lo stadio. A quasi dieci minuti dalla fine, il Parma accorcia le distanze con il colpo di testa vincente di Leoni sul cross di Bonny che accende le speranze vanamente. Il fischio finale decreta la vittoria del Cagliari di Nicola, che manda un segnale importantissimo per la lotta salvezza, inguaiando il Parma che ora si ritrova al diciottesimo posto.
Lecce-Bologna
San Skorupski chiude la porta al Via Del Mare. Reti bianche tra salentini e felsinei
La sfida del Via del Mare parte fortissimo, con il Lecce che ha la prima palla gol quando ancora deve completarsi il minuto numero uno sul cronometro: provvidenziale il salvataggio di Pobega sul tiro a botta sicura di Tete Morente. La partita osserva qualche istante di interruzione per un problema al VAR, ma riprende subito con ritmi alti e intensi. E se il Bologna risponde con un Castro vivace ma impreciso, il Lecce va ancora vicino alla rete a metà del primo tempo: Lykogiannis perde palla sulla trequarti, Lykogiannis perde palla sulla trequarti, Pierotti deve solo saltare Skorupski ma il portiere polacco (17’) fa il primo miracolo per poi ripetersi su Helgason nella stessa azione. Il Lecce recrimina, il Bologna si salva col suo portiere polacco, già decisivo in Coppa Italia. deve solo saltare Skorupski ma il portiere polacco (17’) fa il primo miracolo per poi ripetersi su Helgason nella stessa azione. Il Lecce recrimina, il Bologna si salva col suo portiere polacco, già decisivo in Coppa Italia.. Il Bologna inizia lentamente a venir fuori, ma senza troppa precisione o pericoli creati dalle parti di Falcone. Al termine del primo tempo risultato non si schioda e si cerca una scossa emotiva nella ripresa. Come da tradizione “Italiana” ci si aspetta un Bologna famelico e ben diverso da quello visto nella prima frazione. Sia da una parte che dall’altra, però, troppo a lungo, manca la pulizia tecnica nelle giocate necessaria per sviluppare pericoli degni di essere chiamati tali. Qualche conclusione fuori misura rispetto allo specchio nella consueta girandola dei cambi. All’87’ il neo entrato Dallinga corregge di testa in rete la spizzata di Castro, ma lo fa partendo in posizione di fuorigioco ravvisata dal guardalinee e confermata dal VAR. Nel finale il Lecce attacca confusamente, Giampaolo cerca sempre la traiettoria buona che non arriva anche per il “protezionismo” del Bologna. Pari che ci sta, ma a volare è ancora lui, San Lukasz Skorupski. Pareggio che sorride più ai salentini, adesso distanti quattro punti dalla zona retrocessione. Dall’altra parte il Bologna rimane a ridosso del Milan, ma questo pareggio puzza di sconfitta per quella che è stata l’inerzia della gara e soprattutto l’occasione sfumata.
Napoli-Udinese (A cura di Simone Scafidi)
Runjaic ferma Conte, Napoli-Udinese 1-1
Nel posticipo della domenica sera, il Napoli inciampa anche nell’Udinese e non riesce a trovare i tre punti, pareggiando per 1-1. I friulani partono a razzo già al secondo minuto, con Thauvin che cerca la soluzione dalla distanza, trovando però un’ottima risposta di Meret. La risposta partenopea non si fa attendere, e McTominay si rende pericoloso con un colpo di testa che si spegne tra le braccia di Sava. Appena trenta secondi più tardi la squadra di Conte continua a rendersi pericolosa, stavolta con Politano, che si vede negare la gioia del gol da un’altra grande risposta di Sava. Al 17’, su situazione di corner a favore dell’Udinese, l’incornata di Bijol sfiora il palo, intimorendo il Maradona. A pochi minuti dalla fine della prima metà di gara, il Napoli riesce a sbloccare il match, con il colpo di testa di McTominay, che su calcio d’angolo svetta e buca la difesa bianconera, portando così in vantaggio il Napoli e dando continuità ad una stagione finora spettacolare. Passano due minuti, e arriva il clamoroso pareggio dell’Udinese: da lontano, quando nessuno se lo aspettava, Ekkelenkamp fa partire una conclusione strana ma insidiosa, che ribalza quasi sulla linea di porta e si insacca battendo un incredulo Meret. In un secondo tempo praticamente privo di emozioni, i blandi tentativi di Lovric, Anguissa e McTominay provano a sbloccare un match che però si chiude inevitabilmente con un pareggio. Il Napoli frena ancora, trovando un altro pareggio, arrivato con una partita, almeno sulla carta, abbordabile, mentre l’Udinese esce con un ottimo risultato dal Maradona.
Inter-Fiorentina (A cura di Tommaso Patti)
Reagisce subito l’Inter di Simone Inzaghi. Dopo il pesante k.o subito giovedì a Firenze, i nerazzurri riescono a superare l’ostacolo Fiorentina con una rete per tempo, riuscendo a portare a casa tre punti preziosi per la rincorsa al Napoli.
LA TOP11 DELLA 24ª GIORNATA

Grafica: Julya Marsala
Calcio
Sofferenza e carattere per reagire subito. L’Inter batte la Fiorentina e va a caccia del Napoli

A distanza di quattro giorni, l’Inter soffre ma batte la Fiorentina, portandosi a -1 dal Napoli e alimentando le attese per il derby d’Italia della prossima giornata.
Inzaghi decide di cambiare tre uomini rispetto alla sfida di giovedì, nel tentativo di non ricadere nella trappola tattica di Palladino che, a sua volta, schiera nuovamente Parisi e Dodô come esterni alti per provare a cogliere impreparata la difesa di casa. A San Siro, l’Inter già dai primi minuti si dimostra più propositiva, riuscendo a calciare tre volte nel giro di sette minuti nello specchio porta, frutto di un segnale positivo dato che nell’ultima sfida, i tiri in porta dei nerazzurri sono stati solamente due. L’occasione sciupata da Lautaro Martinez, e il tiro di Mkhitaryan bloccato da De Gea, sono i primi spunti di un’Inter arrembante ed in cerca di riscatto. Al 14′, sul cross di Carlos Augusto, Barella prova a sbloccare la gara con una rovesciata, non riuscendo però a centrare la porta con il pallone che termina di poco fuori, giocata che infiamma comunque il pubblico il pubblico nerazzurro. Il primo squillo viola arriva sulla conclusione da buona posizione di Richardson che, mette paura alla retroguardia nerazzurra, ma non impensierisce più di tanto Sommer, che successivamente richiama il proprio reparto difensivo invitandolo ad aggredire l’avversario quando è in procinto di tiro. Successivamente all’occasione del franco-marocchino, l’Inter prende il totale possesso dell’area di rigore avversaria, costringendo gli avversari a rifugiarsi due volte in calcio d’angolo. Dai rispettivi corner, Carlos Augusto e Lautaro centrano la porta ma, in entrambe le occasioni, le conclusioni del brasiliano e dell’argentino sbattono su palo e traversa, negando loro la gioia del gol . Alla mezz’ora, Inzaghi è già obbligato ad effettuare un cambio non programmato, a causa di un infortunio subito da Thuram, al suo posto dentro Marko Arnautović. Sempre sugli sviluppi di un calcio d’angolo battuto da Çalhanoğlu, l’Inter trova il gol del vantaggio grazie ad un’autorete di Pongračić, sfortunato nel tentativo di allontanare il pallone che accidentalmente termina all’interno della porta difesa da De Gea. Proteste furenti della Fiorentina per la concessione del calcio d’angolo da cui è nato il vantaggio nerazzurro, come si nota dalle immagini il cross di Bastoni avviene dopo che il pallone ha interamente oltrepassato la linea, ma VAR e guardalinee non intervengono. Forti del gol del vantaggio, arrivato dopo un inizio primo tempo giocato ad altissimo livelli, i nerazzurri vanno vicini al secondo gol con Arnautovic: l’attaccante austriaco calcia in porta da buona posizione trovando però l’opposizione del portiere spagnolo. Sul tramonto del primo tempo, la Fiorentina conquista un calcio di rigore per un fallo di mano di Darmian, giudicato dall’arbitro irregolare dopo un check al VAR. Sul dischetto si presenta Mandragora che, spiazza Sommer, e ristabilisce la parità in una sfida governata dal nervosismo e da proteste avanzate da parte di entrambe le squadre. Proteste da una parte e proteste dall’altra, con la classe arbitrale che aggiunge notevole pepe alla sfida, già intensa di suo e certificato dai tanti cartellini gialli estratti nel corso della prima frazione
La scelta di Inzaghi di inserire Arnautovic per sostituire l’infortunato Thuram ripaga subito, infatti al settimo minuto della ripresa, l’austriaco trova la prima rete in questo campionato con un colpo di testa efficace, grazie all’assist di un ispiratissimo Carlos Augusto. Le successive occasioni dei nerazzurri arrivano dagli altri due protagonisti di giornata: la punizione di Barella e il colpo di testa di Lautaro terminano di poco fuori, lasciando immobile De Gea in entrambe le occasioni. I cambi di Palladino non migliorano la situazione, che vede la Fiorentina attaccare ma senza riuscire a graffiare la difesa avversaria, che a sua volta prova a difendere il gol del vantaggio inserendo forze fresche. Nel momento in cui la Fiorentina sembrava aver capito in che modo far male ai nerazzurri, il neo entrato Zalewski si mette in mostra con un’azione solitaria terminata con un diagonale che non trova lo specchio della porta. Nel finale di gara, la Fiorentina ci prova a pareggiare la sfida con il calcio di punizione di Zaniolo, mente l’Inter prova chiuderla attaccando e mandando alla conclusione nuovamente Carlos Augusto e Barella, ma in entrambi casi l’ottimo posizionamento di De Gea impedisce ai nerazzurri di chiudere la pratica. All’interno dei quattro minuti di recupero, l’Inter difende il risultato facendo girare il pallone e tenendo la Fiorentina lontana dalla propria area avversaria, riuscendo a conquistare tre punti importantissimi per la lotta scudetto.
A dimostrazione che la sfida del Franchi è già stata archiviata dagli uomini di Simone Inzaghi lo si è visto dall’approccio della gara, che ripaga i nerazzurri con una vittoria che li proietta a meno un punto dal Napoli capolista. Dopo un periodo condito da tre vittorie di fila, torna a perdere la squadra di Palladino, che sciupa l’opportunità di superare la Juventus e di rimanere attaccata alla Lazio al quarto posto.
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