Calcio
Il Supercommento della 25ª giornata di Serie A
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Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della venticinquesima giornata di Serie A.
Bologna- Torino (A cura di Tommaso Patti)
Gol e spettacolo tra Bologna e Fiorentina. Al Dall’Ara la decide un autogol di Biraghi
L’anticipo della 25’ giornata di Serie A tra Bologna e Torino, regala spettacolo sin dalle prime battute dell’incontro. Dopo soli undici minuti, i padroni di casa reclamano un calcio di rigore per un presunto fallo di Linetty ai danni di Ndoye, successivamente revocato dal VAR a causa di un fallo in attacco dello svizzero sul calciatore granata. Il Bologna, e principalmente Ndoye, si dimostrano in serata, infatti dieci minuti più tardi, i rossoblu passano in vantaggio con un’azione nata da un filtrante di Pobega che pesca lo scatto in profondità di Ndoye, agile nella corsa e nel beffare l’uscita maldestra e indecisa di Milinkovic-Savic.
La reazione degli uomini di Vanoli arriva qualche minuto più tardi ma, le imprecisione di Che Adams e Coco, non rimettono il risultato in parità. Nonostante un paio di occasioni divorate dai granata, al 37º gli uomini di Vanoli prima sbagliano clamorosamente sotto porta, ma poi si rifanno qualche istante più avanti con Vlasic che rimedia all’errore di Karamoh e ristabilisce la parità al Dall’Ara. Tra il finale di primo tempo e i primi quindici minuti della ripresa la partita è piatta, con poche occasioni e con un’intensità che cala drasticamente. Nell’ultimo terzo di gara, però, l’ingresso e la successiva rete di Elmas riporta la gara ad un livello spettacolare. Il tunnel e il successivo pallonetto di Elmas porta il Torino in vantaggio, occasione che però non fa pendere l’ago della bilancia dalla parte dei granata infatti, dopo una manciata di minuti, l’intervento irregolare in area di rigore di Casadei ai danni di Pobega, viene giudicato dal direttore di gara falloso e viene concesso il calcio di rigore. Dagli undici metri si ripresenta Ndoye che batte Milinković-Savić e segna la rete del 2-2. A decidere la gara però è un altro subentrante del Torino: al 90º, il tiro da lontano di Castro viene accidentalmente deviato da Biraghi, che termina nella propria porta e sancisce la fine di una partita bella, equilibrata e piena di spettacolo da entrambe le parti. Con questi tre punti, il Bologna rimane nelle zone nobili della classifica, confermandosi una squadra solida e capace di replicare la grandissima stagione di un anno fa, partendo dal puntellare tasselli importanti come il DS Giovanni Sartori, rinnovato fino al 2027. Per il Torino arriva una sconfitta pesante, che però non condanna i granata a nessuna posizione di classifica scomoda.
Atalanta-Cagliari (A cura di Dennis Rusignuolo)
Poco ritmo e nessun gol. Continuano le difficoltà della Dea
Avvio coraggioso ed equilibrato del Cagliari, l’Atalanta cerca sbocchi sulla sinistra con Ruggeri e il movimento esterno di Brescianini. Il Cagliari attende l’avanzata degli uomini di Gasperini, e riesce a giostrare bene le marcature e soprattutto il possesso una volta recuperato il pallone. Così come mostrato a Bruges, l’Atalanta non riesce a sfondare e comincia a commettere una serie di errori nella transizione e nel fraseggio. Con il passare dei minuti il gioco si orienta stabilmente verso destra, con un Cuadrado molto attivo nella ricezione e nella ricerca costante del riferimento avanzato, ovviamente Mateo Retegui. Anche il Cagliari cerca di muovere le proprie pedine verso quella zona del campo, il fraseggio parte da Augello e con i movimenti di Piccoli e Adopo cercano la velocità di Felici. Gasperini cerca di ribaltare l’inerzia con una mossa decisamente atipica: Brescianini dirottato nella fascia destra e Cuadrado e Ruggeri accoppiati nella stessa fascia. Una correzione curiosa, ma che mostra la voglia dell’Atalanta di orientare il pressing dei rossoblù verso quella zona del campo, per poi attaccare l’area dalla parte opposta con incursori come Brescianini e Pasalic. Nessun tiro in porta nella prima mezz’ora e per registrare una conclusione a referto bisogna attendere un errore di Caprile in fase di impostazione, Samardzic riceve la sfera e calcia sul primo palo, intervento plastico dell’estremo difensore rossoblù. Poca precisione nella rifinitura e soprattutto nella costruzione dell’ultimo passaggio, poche emozioni ma un ritmo sempre più crescente. Subito un cambio all’intervallo per Gasp: fuori un evanescente Samardzic e dentro De Ketaelere, brutta prestazione del serbo che non è riuscito a dare quella qualità che serviva all’attacco orobico. La correzione tattica attuata alla mezz’ora rimane stabile anche nella ripresa, entrambi gli esterni dell’Atalanta giocano nella stessa fascia, Cuadrado nella linea dei trequartisti e Ruggeri in supporto nella fascia. Gasperini sorprende subito con due sostituzioni dalla spiccata linea verde, fuori Retegui e Cuadrado e dentro i giovani Palestra e Vanja Vlahovic (capocannoniere con la squadra B della Dea in Serie C), fari decisamente puntati al match di ritorno contro il Brugge in Champions. All’ora di gioco l’Atalanta va in vantaggio su corner con Brescianini, rete prontamente annullata dall’arbitro per una carica di Posch su Caprile. L’episodio accende la miccia e porta a una serie di mosse tattiche attuate da entrambi gli allenatori: Nicola inserisce Coman, che si è presentato in maniera eccellente ai riflettori del nostro campionato (grandissimo gol dopo meno di due minuti contro il Parma) al posto di Felici; Gasperini avanza Pasalic e sostituisce Brescianini con Ederson. Il Cagliari sembra averne di più nella fase centrale della ripresa, l’Atalanta paga la poca lucidità e una condizione atletica stranamente in difficoltà. Gasperini chiude subito le sostituzioni con De Roon al posto di uno stremato Sulemana, mentre i sardi cercano di mantenere il possesso per evitare una crescita di ritmo dei padroni di casa. All’84’ l’occasione più nitida della partita: cross in mezzo verso Vlahovic, la difesa respinge e De Ketelaere arriva in corsa e calcia, deviazione di Yerry Mina che allarga la traiettoria del pallone, conclusione che sfiora il palo. Sono tutte bergamasche le occasioni nel finale, all’88’ gran filtrante di Ederson verso Vlahovic, il serbo incrocia e Caprile riesce a rispondere e alzare la traiettoria del pallone fin sopra la traversa. Un minuto dopo Pasalic scambia con Vlahovic e sfiora l’incrocio dei pali con il destro a giro. Sono le ultime, e forse le uniche, scintille di una gara che termina a reti bianche. Una settimana complicata per la squadra di Gasperini, dopo la sconfitta in Champions la Dea non sfonda nemmeno contro il Cagliari. Tante rotazioni e assenze, gli occhi puntati sul ritorno al Gewiss di martedì. Tutti fattori che hanno determinato un pareggio che sancisce una crisi interna per la Dea. In questo 2025 i bergamaschi non hanno ancora vinto tra le mura amiche del Gewiss Stadium, e adesso l’Atalanta rischia di defilarsi dalla lotta scudetto. Prosegue la cavalcata salvezza del Cagliari di Nicola. Prestazione solida e lucida dei sardi che aggiungono un mattoncino verso l’obiettivo finale, conquistando un ottimo punto in casa di una delle big di questo campionato. Appuntamento alla prossima giornata, dove i sardi devono confermare l’ottimo periodo contro la Juventus.
Lazio-Napoli (A cura di Dennis Rusignuolo)
Lazio e Napoli si annullano. I biancocelesti fermano la capolista, mentre gli azzurri trovano il terzo pareggio consecutivo ma tirano comunque un sospiro di sollievo per la sconfitta dell’Inter in casa della Juventus.
Milan-Verona
Nel segno di Giménez, Milan-Verona 1-0
A San Siro il Milan batte il Verona di misura e rimane attaccato alla Zona Europa. La sfera comincia a girare e il Verona prova subito a mostrarsi offensivo, con un tiro di Duda che Maignan si lascia goffamente sfuggire in calcio d’angolo. Risponde venti minuti più tardi il Milan, con un tiro insidioso di Reijnders spedito in corner da Montipò, protagonista anche due minuti più tardi nel parare abilmente il tiro-cross di Joao Felix. Pochi minuti dopo arriva il gol del vantaggio rossonero, con Giménez che si trovava però in posizione di offside. Sullo scadere del primo tempo, Musah spara altissimo un tiro abbastanza semplice, che a tu per tu con Montipò non riesce a ferire gli Scaligeri. Nel secondo tempo i ranghi sono abbastanza serrati, e il Milan tenta più volte la conclusione dalla distanza, non riuscendo ad entrare in area. A quindici minuti dal termine, però, uno scambio repentino e geniale tra Leao e Jiménez porta al passaggio in mezzo del portoghese, dove si trova tutto solo Santiago Giménez, che a porta praticamente vuota sigla il gol dell’1-0, sufficiente per portàre nelle tasche del Milan i tre punti. Di contro, però, il Verona continua a sprofondare, trovandosi adesso a soli tre punti dalla zona retrocessione.
Fiorentina-Como (A cura di Tommaso Patti)
Il Como espugna il Franchi. Diao e Nico Paz frenano la Fiorentina
La scelta di Palladino nello schierare dal primo minuto Zaniolo da prima punta, ripaga subito la scelta del tecnico viola infatti, l’ex giocatore di Atalanta e Roma, si dimostra subito attento a rispettare questo ruolo riuscendo a rendersi pericoloso due volte nei primi cinque minuti di gara. La titolarità di Fagioli nella posizione di trequartista nell’undici titolare, dà alla viola quel tocco di classe in più che serviva, nella speranza di ritrovarlo totalmente dopo il brutto periodo che lo ha visto lontano dai campi per sette mesi. Seppur in “ritardo”, il Como entra in partita al ventesimo minuto con Diao, protagonista di un ottimo inserimento tra Ranieri e Dodò concluso con il tiro deviato in corner da De Gea. Nei minuti successivi, Diao e Nico Paz sono protagonisti di una serie di giocate ed azioni offensive che mettono la squadra di casa in difficoltà, costretta a reagire ma con scarsi risultati, soprattutto a causa della mancanza di Kean, assente per un turno di squalifica. Al 40’, un’azione in solitaria verso la porta di Diao si trasforma nell’azione che porta avanti il Como in vantaggio al Franchi, rete che arriva nel miglior momento dei comaschi. Nella ripresa i ritmi calano, con la Fiorentina che prova a difendere le brillanti accelerate del tridente Diao-Paz-Strefezza, mentre il Como prova ad affacciarsi più volte nell’area di rigore avversaria alla ricerca della rete del raddoppio. L’aggressività degli uomini di Fabregas nel recuperare il possesso della sfera ripaga al 65’, quando dopo un recupero di Alex Valle su Colpani, Da Cunha contrattacca e serve Nico Paz, che controlla il pallone spostandolo sul sinistro e spedendolo in un punto così angolato che De Gea non può far altro che guardare senza possibilità di agire. Qualche minuto dopo la rete del raddoppio, Diao avanza palla al piede in ripartenza calciando di potenza contro la porta avversaria, conclusione deviata nuovamente da De Gea in corner e che evita il possibile terzo gol comasco. Dal secondo gol del Como, la Fiorentina non riesce più arrendersi pericolosa, sprecando un’opportunità di avvicinarsi significativamente alla zona Champions. Per il Como arrivano tre punti d’oro in ottica salvezza: il quarto goal in sette presenze di Diao e la rete dell’astro nascente Nico Paz, regalano al Como la possibilità e la fiducia di riscattare una parte di stagione in cui le prestazioni spesso non coincidevano con i risultati finale.
Monza-Lecce (A cura di Marco Rizzuto)
Il match salvezza dell’U-Power Stadium termina a reti bianche
Monza e Lecce si dividono la posta, un punto a testa e nessun centro. Il Lecce approccia bene la gara sin dai primi minuti, Helgason spacca la traversa calciando direttamente da 30 metri,facendo prendere un bello spavento a Turati. Nel primo tempo è il Lecce l’unica squadra a spingere per il vantaggio: al 25’ Pierotti non inquadra la porta di testa mandando la sfera sopra la traversa sul cross di Gallo, dopo cinque minuti Krstovic con un destro serrato scalda le mani a Turati che risponde presente. Sul finale della prima frazione il Monza bussa in zona gol con la conclusione fuori misura di Pedro Pereira. Il secondo tempo si apre con un Monza più propositivo, spronato anche dal tifo casalingo. Tuttavia, le occasioni da gol sono poche e i ritmi sono bassi. A venti dalla fine, Caprari calcia dal limite praticamente da fermo, col pallone che viene smanacciato dal prodigioso intervento in tuffo di Falcone. Al tramonto del match è il Lecce a sbilanciarsi per cercare la vittoria, prima con Helgason: il trequartista islandese conclude violentemente in porta dal limite dopo lo scarico all’indietro di Pierotti, ma Turati si oppone vincendo il duello, successivamente Helgason prova a restituire l’assist a Pierotti, ma anche in questo caso l’estremo difensore si oppone blindando la sua porta. Pareggio che mete fine al ciclo di sconfitte dei brianzoli, tuttavia serve qualcosa di più per accendere questa lotta salvezza, che al momento, sembra destinata ad un finale cupo.
Udinese-Empoli
Super Ekkelenkamp, debacle Empoli ad Udine
In casa sua, l’Udinese fa la voce grossa e batte l’Empoli con un convincente 3-0. I friulani partono subito forte, con Lucca che al quinto minuto manda alto un pallone abbastanza insidioso. Al decimo minuti invece è Thauvin a rendersi pericoloso, con un tiro dalla distanza che costringe Silvestri ad intervenire per sventare il pericolo. Pochi istanti dopo è l’Empoli a farsi vedere, con un tiro del neo-acquisto Kouamè che sfiora il palo e va sul fondo. Al 17’ l’Udinese va molto vicina al vantaggio, con Lovric, che da dentro l’area spara un missile diretto verso l’incrocio dei pali che Silvestri riesce miracolosamente a salvare. Sugli sviluppi del corner, Arthur Atta tenta la conclusione da fuori area, che viene deviata in porta dal compagno Ekkelenkamp. Il secondo tempo è solo bianconero: prima con un tiro da Thauvin salvato sulla linea dalla difesa azzurra, e poi con una conclusione di Lucca che scheggia il palo esterno, spegnendosi sul fondo. Al 64’ arriva il raddoppio dell’Udinese, con Ekkelenkamp che raccoglie la respinta di Silvestri sul tiro di Lucca e sigla il 2-0, confermando il suo grande momento di forma. Al 90’ arriva la grande gioia anche per Thauvin, che colpisce di testa sul cross di Payero e fa gioire il Bluenergy Stadium. L’Udinese si consolida così al decimo posto, mentre l’Empoli scende addirittura al diciassettesimo.
Parma-Roma (A cura di Marco Rizzuto)
La perla di Soulé regala i tre punti ai giallorossi
Alla Roma basta la magia di Soulé per blindare la vittoria, il Parma prosegue la striscia negativa. Al Tardini è il Parma a creare la prima vera occasione della gara, Cancellieri scappa via da ben tre calciatori giallorossi, il pallone arriva in zona Bonny che in girata non trova la porta per centimetri. L’episodio chiave del match arriva alla mezz’ora: Shomurodov verticalizza benissimo verso Soulé con un pallone che affonda come una lama nel burro la difesa crociata, l’argentino viene fermato ad un passo dal tiro in maniera irregolare da Leoni al limite dell’area, azione che gli costa il rosso diretto. Soulé pennella dolcemente il pallone che, si insacca all’incrocio facendo esplodere il settore ospiti. La prima frazione si chiude a favore dei giallorossi, dopo un avvio in cui il Parma ha spaventato con l’occasione del francese. Alla ripresa la Roma manca clamorosamente l’appuntamento col raddoppio grazie al doppio intervento di Suzuki, prima su Soulè, poi con un miracolo su Salah Eddine. I crociati cercano di raddrizzare il risultato nel corso del secondo tempo, senza però trovare lo specchio della porta, arrendendosi alla quarta sconfitta consecutiva. Anche senza Dybala, la Roma trova la vittoria che la rilancia all’inseguimento disperato di un posto in Champions. Per il Parma la musica è ben diversa, le quattro sconfitte di fila sono sintomo di una crisi preannunciata da prima del termine del giro di boa. I crociati sono terzultimi, a -1 dalla salvezza e con la peggior difesa del campionato. Situazione complessa che ha portato la società a sollevare dalla guida della squadra Fabio Pecchia.
Juventus-Inter (A cura di Dennis Rusignuolo)
La Vecchia Signora beffa l’Inter e all’Allianz Stadium la vince grazie al gol in extremis di Conceicao, in un match che scombussola gli equilibri del campionato e fa un regalone al Napoli.
Genoa-Venezia
Dieci minuti per la gloria, nel finale il Genoa la vince
Dopo una partita abbastanza monotona, il Genoa si sveglia nel finale e ipoteca i tre punti contro un Venezia sempre più in crisi. Nel primo tempo le occasioni sono pochissime, la prima arriva per il Venezia al 26’, con Oristanio che si gira in un fazzoletto e calcia in porta, trovando però la presa sicura di Leali. Sullo scadere della prima metà di gara, il Venezia prova a forzare la difesa rossoblu, con un tiro da lontanissimo di Nicolussi-Caviglia che impegna seriamente Leali, costretto ad un bell’intervento. Nella seconda metà di gara il Genoa si sveglia e inizia ad arrembare. Al 55’ Pinamonti calcia al volo e Radu risponde prontamente scampando il pericolo. Quindici minuti più tardi il portiere rumeno si rende protagonista nuovamente, parando plasticamente il tiro di Martin. Al”80’ Ekuban, entrato venti minuti prima, parte in contropiede e a tu per tu con Radu spedisce alto il pallone. Appena due minuti più tardi, però, il Genoa trova il meritato gol del vantaggio, con Pinamonti che apre il piatto destro e insacca il pallone sul secondo palo, con Radu che può solo guardare. I rossoblu finalmente si sbloccano, e a cinque minuti dal termine arriva il raddoppio di Cornet, che sfrutta la situazione sbilanciata del Venezia e piazza il pallone con il sinistro, chiudendo definitivamente la partita. Con questa vittoria, la squadra di Vieira allunga a più dieci sulla zona retrocessione e può prendere un po’ di respiro, mentre il Venezia deve lavorare duro per uscire da una situazione pessima, con la salvezza a più quattro punti.
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Grafica: Julya Marsala
Calcio
Billing risponde alla perla di Dimarco. Lo scontro scudetto termina in parità
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Il tanto atteso match scudetto termina tra applausi e sciarpate. Una gara intensa dal primo all’ultimo minuto, con l’Inter che aveva trovato il vantaggio con una magia di Federico Dimarco da calcio piazzato. Nella ripresa il Napoli riesce a reagire, approfitta di una serie di incomprensioni dei nerazzurri e nel finale Billing rimette in equilibrio la gara.
Conte sceglie Gilmour al posto dell’infortunato Anguissa. Una scelta diversa rispetto al match di Como, in cui il tecnico scelse Billing (che disputò comunque una buona prestazione), per avere maggior palleggio contro una delle squadre più dominanti in mezzo al campo. Confermato Raspadori al fianco di Lukaku, senza dubbio l’uomo più in forma delle ultime gare del Napoli -nonostante i tre pareggi e una sconfitta. Scelte obbligate anche per l’Inter, con Inzaghi che si presenta al Maradona con i soli Dumfries e Dimarco come quinti a centrocampo.
Buon ritmo fin dai primi minuti, il peso della gara non bisogna nemmeno sottolinearlo. L’Inter cerca di non farsi intimorire dai fischi assordanti del Maradona, la manovra dei nerazzurri si sviluppa con la solita pulizia tecnica e la consueta rotazione delle pedine, questa l’idea di Inzaghi per eludere il pressing a uomo attuato da Conte. Gilmour e Di Lorenzo sono i due aghi della bilancia con cui il Napoli cerca di mandare in tilt la manovra dell’Inter, che di consueto comincia da sinistra per svilupparsi in un secondo momento sulla destra. I primi squilli della gara sono di marca partenopea, grazie al lavoro armonico della catena di destra. Al 18′ McTominay prova ad anticipare Bisseck sul primo palo, ma il tedesco arriva in anticipo e riesce a smorzare il pallone tra le mani di Martinez. Due giri d’orologio più tardi l’Inter si riaffaccia nella trequarti offensiva, conquistando un calcio di punizione dai venti metri. La punizione di Dimarco è un arcobaleno perfetto che si insacca all’incrocio dei pali, Meret non azzarda nemmeno un qualsiasi intervento e l’Inter si porta avanti. Splendida l’esecuzione dell’esterno nerazzurro, un mancino sotto il sette che rispolvera agli occhi dei più romantici le perle di Diego Armando Maradona, proprio in casa dell’eterno Diez. Alla mezz’ora Lukaku prova a rimettere subito in equilibrio la gara, conclusione al volo dell’attaccante belga, che riceve il lancio di McTominay e prova a coordinarsi in scivolata. La palla termina fuori di poco, ma è la miccia che riaccende la squadra di Conte e aizza nuovamente il Maradona. Raspadori riceve palla in profondità, Martinez sbaglia l’uscita ma è fortunato perché l’attaccante del Napoli incespica nel controllo del pallone. Sempre vivo e frizzante nel pressing e nel fraseggio, Raspadori è l’uomo che permette agli azzurri di costruire le occasioni principali del primo tempo, come quella che porta alla conclusione Lukaku. Minuto 42, Dumfries sbaglia l’appoggio verso Bisseck, Raspadori si inserisce di rapina e crossa subito verso il centro, Lukaku va in anticipo sul primo palo e calcia con il sinistro, intervento difensivo incredibile di Bastoni, che segue il movimento del belga e con la coscia devia il pallone in angolo. A trenta secondi dall’intervallo Buongiorno salva su Dimarco, conclusione a botta sicura dell’esterno dell’Inter chiusa dalla scivolata provvidenziale dell’ex giocatore del Torino.
Nessuna sostituzione all’intervallo e ritmo subito alto anche al rientro dagli spogliatoi. Il Napoli cerca di approcciare il secondo tempo nello stesso modo in cui ha concluso il primo, l’Inter mantiene le linee unite e cerca di non concedere troppo spazio alle avance del Napoli. Dopo meno di cinque minuti Dimarco è costretto ad abbandonare il campo a causa di un problema muscolare. Senza nessun giocatore di ruolo, Inzaghi sostituisce l’esterno con Pavard e Calhanoglu con l’ex Zielinski. Fase molto confusa della gara, da una parte l’Inter cerca di riorganizzarsi dopo l’uscita di Dimarco mentre il Napoli attacca a testa bassa per ribaltare l’inerzia della gara. Inzaghi scambia continuamente la posizione dei giocatori, nella fascia sinistra si alternano in pochi minuti Mikitharyan, Bastoni e poi Dumfries. La soluzione “definitiva” è una doppia linea da quattro, con Dumfries dirottato sull’out di sinistra e Barella largo a destra. Al 64′ il Napoli sfiora il pari, serie di conclusioni al limite dell’area nerazzurra, tutte respinte dal folto muro eretto dalla difesa, la palla arriva verso McTominay che lascia partire un siluro, grande respinta di Martinez. Inzaghi capisce il momento di completa difficoltà e prova a restituire smalto e brillantezza in avanti: fuori Thuram e dentro Correa. Conte insiste sulla sponda verso Lukaku, che trova sempre più spazio dalla marcatura asfissiante di Acerbi. Tanti i calci d’angolo battuti dai partenopei nella fase centrale della ripresa, frutto di una serie di errori da parte dei giocatori dell’Inter in fase di riconquista del pallone. Per l’ultimo quarto d’ora Conte punta sulla fisicità di Okafor al posto di Raspadori, prestazione dai due volti quella del numero 81 azzurro, sempre pimpante e vivace ma spesso impreciso nell’ultimo passaggio. Dentro anche Billing al posto di Gilmour, ulteriori centimetri per la trequarti del Napoli. Inzaghi chiude le sue sostituzioni con Frattesi e De Vrij al posto di Mikitharyan e Bastoni. Forze fresche anche nelle fasce azzurre, con Ngonge e Olivera (al rientro dal lungo infortunio). All’86’ il Napoli trova il pareggio: Lobotka sfrutta il blocco di McTominay, che nega l’intervento a Bisseck, lo slovacco si inserisce tra le linee, appoggia per Billing al centro dell’area. Il centrocampista danese calcia con il sinistro ma trova la grande opposizione di Martinez, che non può nulla sulla seconda conclusione del numero 15 del Napoli. Nei minuti di recupero l’unica occasione è del Napoli, con una conclusione di McTominay, stoppata dalla difesa, e di Ngonge, smorzata da Dumfries tra le braccia di Martinez.
Applausi del Maradona al termine della gara, per un Napoli che continua a non vincere ma reagisce bene alla ventata negativa delle ultime partite. A Como era mancata la reazione e la grinta nel secondo tempo, fattore determinante nel pareggio ottenuto dalla squadra di Conte con il gol di Billing. Altro fattore determinante per il risultato finale è la sistemazione molto provvisoria e improvvisata dell’Inter. Inzaghi aveva presentato l’emergenza nelle fasce, ma fino all’infortunio di Dimarco la situazione sembra ampiamente sotto controllo. Il problema muscolare dell’esterno nerazzurro, che aveva aperto le danze con una punizione meravigliosa, ha presentato una serie di incomprensioni tattiche all’interno della formazione dell’Inter, oltre che una mancanza di lucidità nella gestione della gara. La spinta del Maradona ha rimesso in corsa il Napoli, Billing e Lobotka hanno fatto il resto.
Un punto a testa per le due squadre che si contenderanno lo scudetto giornata dopo giornata. Conte continua a non vincere (per la prima volta non riesce a vincere per cinque gare consecutive), ma il pareggio mantiene stabile il distacco dal primo posto, e nelle prossime gare il Napoli ha l’obbligo di rialzare la testa per mettere pressione all’Inter, che comincerà il suo percorso nella fase finale della Champions League.
Non sorride nessuno al termine dello scontro scudetto, ma dopo il pareggio dell’Atalanta contro il Venezia, attenzione alla Juventus! La distanza è ancora elevata, ma una vittoria può riavvicinare i bianconeri nei piani alti della classifica.
Calcio
Il Supercommento della 26ª giornata di Serie A
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Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della ventiseiesima giornata di Serie A.
Lecce-Udinese (A cura di Dennis Rusignuolo)
I friulani passano di misura a Lecce grazie al rigore di Lucca, che farà discutere
Scelte pressoché obbligate da una parte e dall’altra: Runjaic che schiera dal 1′ Sanchez, che al Via Del Mare trovò il primo gol in Serie A; Giampaolo schiera il tridente con Morente, Krstovic e Pierotti. La prima palla gol è friulana: gran filtrante di Lovric che mette Lucca davanti a Falcone, bravo a chiudergli lo specchio e a respingere. I primi minuti sono tutti dell’Udinese che attacca e cerca il gol da fuori con Ekkelenkamp e Sanchez, senza trovare però lo specchio. Il Lecce fatica a imbastire un’azione degna di nota, soffrendo il pressing avversario, col pubblico che si innervosisce per i troppi passaggi all’indietro. Attorno al 25′ si vedono i salentini in area ospite, con una doppia conclusione di Pierotti alla quale si oppone la difesa con salvataggio finale di Kristensen in corner. Alla mezz’ora l’evento che decide, e condiziona, la partita: contatto tra Jean e Lovric in area, col braccio del difensore che colpisce il volto del giocatore ospite, senza vederlo arrivare. Sembra essere un normalissimo contatto di gioco ma Bonacina viene richiamato dal Var e concede il penalty. A quel punto va in scena un imbarazzante teatrino con i giocatori dell’Udinese che litigano per battere il rigore. In molti cercano di strappare il pallone dalle mani di Lucca, che non lo molla. Il numero 17 trasforma il penalty ma nessun compagno va a festeggiare con lui. Passano quattro minuti e Runjaic toglie Lucca e mette Iker Bravo, l’impressione è che la scelta sia punitiva per la sceneggiata del rigore. Nella ripresa pochissime emozioni fin dall’inizio. Il piano gara dell’Udinese è quello di mantenere il risultato senza correre alcun rischio, mentre il Lecce cerca più una scossa emotiva che tattica. Le occasioni principali sono tutte di marca bianconera, con i friulani che sfiorano ripetutamente il raddoppio. Falcone evita il raddoppio al 53′ alzando in angolo un gran tiro di Bravo da fuori area. Sanchez mette Kamara davanti a Falcone, ma l’ivoriano spreca con un tiro cross che non trova nessuno. Fioccano i gialli in una gara da nervi tesissimi: nell’arco di 3′ se li beccano Berisha, Lovric e Payero. Quest’ultimo rischia il secondo con un’entrata a piede alto che Bonacina non sanziona. Giampaolo prova ad aumentare il potenziale offensivo con Rebic al posto di Pierret per gli ultimi 20′. Runjaic compatta le due linee e difende il risultato fino al fischio finale. Successo prezioso per l’Udinese, adesso stabilmente al decimo posto con un buon vantaggio sul Torino undicesimo. La squadra di Runjaic deve risolvere l’enigma legato al calcio di rigore di Lucca, e ricompattare subito il gruppo in vista dei prossimi match, che diranno definitivamente dove può arrivare questa Udinese. Amaro in bocca per il Lecce, che adesso cerca di riattivare la macchina da gol che si è vista nelle precedenti gare con Giampaolo, dato che i salentini non trovano la rete da ormai tre partite.
Parma-Bologna (A cura di Tommaso Patti)
Esordio vincente per Chivu. Il Bologna cade al Tardini contro il Parma
In una partita che vede protagoniste due squadre con obiettivi e mentalità diverse, l’avvio di gara è abbastanza equilibrato da regalare buone occasioni da entrambe le parti. Se il Bologna è chiamato alla conferma di una stagione fin qui eccellente, il nuovo Parma dell’esordiente Christian Chivu è chiamato ad una vittoria per riscattare il morale di una squadra che negli ultimi mesi ha vissuto più bassi gli alti. Dopo aver deciso con una doppietta, la sfida contro il Torino, Ndoye si rende protagonista nei primi minuti di gara con una conclusione sul primo palo bloccata da Suzuki, e con un cross teso che attraversa tutta l’aria di rigore, che però viene sprecato dal colpo di testa di Cambiaghi terminato largo. A ridosso della mezz’ora, il Parma entra definitivamente in partita reclamando un calcio di rigore per un fallo di mano di Beukema, che viene giudicato irregolare dal direttore di gara. Dagli undici metri si presenta Bonny che, spiazza Ravaglia, e porta avanti i padroni di casa con un gol che mancava da 105 giorni. Dal gol del centravanti francese, un paio di ammonizioni e una serie di cambi caratterizzano il finale di partita. Con l’ingresso di Dennis Man, il Parma trova la freschezza giusta trovare il gol del raddoppio al minuto settantanove, rete portata avanti proprio da un’azione nata dai piedi dall’esterno rumeno, che dopo essersi fatto una trentina di metri palla al piede riesce a servire Sohm, bravo ad incrociare il suo sinistro e a battere Ravaglia per indirizzare la gara verso i ducali. I due gol di svantaggio non scoraggiano del tutto gli uomini di Vincenzo italiano, che non mollano e provano ad accorciare le distanze con Orsolini ma, la sua punizione da zona defilata termina di poco alta sopra la traversa. Con il Bologna riversato nell’area di riva avversaria, Dennis Man è agile nel creare e finire un contropiede che poteva regalare il tris alla propria squadra, rete negata dall’uscita provvidenziale dell’estremo difensore felsineo. Prima del triplice fischio, un’altra occasione finalizzata dal tiro di Orsolini fa rimanere sulle spine tutto il Tardini ma, anche questa conclusione del numero sette rossoblu non termina nello specchio della porta. Questo successo per 2-0 contro una delle più forti potenze della serie A, regala al nuovo Parma di Chivu tre punti fondamentali per la zona salvezza e un’iniezione di fiducia per affrontare le successive partite. Il pareggio della Lazio e la sconfitta del Milan a Torino, attutisce questa pesante sconfitta in ottica Champions League per il Bologna, che è chiamato al riscatto già dalla prossima sfida in casa contro il Cagliari.
Venezia-Lazio (A cura di Marco Rizzuto)
La Lazio spreca prima e rischia poi, col Venezia termina 0-0
Al Penzo si assiste ad un avvio molto equilibrato, la più grande occasione del primo tempo arriva intorno al ventesimo Zaccagni dal limite riesce ad imbucare per Dia, ma il senegalese fallisce clamorosamente da pochi metri calciando fuori dallo specchio della porta da pochi metri. A flirtare col vantaggio rimane sempre e solo la Lazio. Agli sgoccioli del primo tempo Dele-Bashiru calcia forte dalla distanza col pallone che termina a fil di palo, ma il problema alla caviglia rimediato qualche minuto prima lo costringe ad abbandonare la gara. Il secondo tempo segue lo stesso copione, la Lazio mantiene il possesso del pallone mentre il Venezia tenta diferire in contropiede -fin’ora senza successo-. Al 53′ Isaksen riesce a liberarsi e calciare dalla distanza, il tiro è potente ma centrale e Radu si rifughia in calcio d’angolo. Il primo squillo dei Lagunari arriva superata l’ora di gioco: calcio piazzato calciato a rientrare di Zerbin, Maric riesce ad anticipare Mandas ma la palla esce di qualche millimetro graziando la Lazio. Nella fase finale del match il Venezia riesce a venire fuori in ripartenza, Oristanio spezza la retroguardia biancoceleste saltando Romagnoli e calciando col mancino, Mandas in allungo riesce a negare il gol. All’89’ una lunga manovra dei Leoni alati si conclude con la conclusione di Zerbin, deviata in corner da Marusic. Sul finale La Lazio rischia di perderla con la conclusione centrale di Yeboah, neutralizzata facilmente da Mandas. Il passo falso dei biancocelesti costa il quarto posto, occupato adesso dalla Juventus. Il Venezia soffre per gran parte della gara ma rammarica la vittoria sul finale, si deve accontentare di un punto, comunque importante per la lotta salvezza.
Torino-Milan (A cura di Marco Rizzuto)
Milinkovic-Show all’Olimpico Grande Torino, Milan sconfitto
La prestazione monstre di Milinkovic–Savic regala la vittoria al Torino. Inizio da dimenticare per i rossoneri, al 4’ Maignan nel tentativo di spazzare il pallone colpisce in pieno Malick Thiaw, causando l’autorete che sblocca il match a favore dei granata. Il Torino si dimostra la ‘bestia nera’ per il difensore tedesco: è il secondo autogol contro il Torino in questa stagione. Il Milan prova a reagire al 20’: uno-due perfetto tra Joao Felix e Reinjders col portoghese che manda in porta Gimenez, ma Milinkovic-Savic è bravissimo a rimanere in piedi e sventare la conclusione del numero sette. Alla mezz’ora il Milan fallisce dal dischetto l’occasione del pareggio. Milinkovic-Savic in tuffo nega il penalty a Pulisic, costringendolo al primo errore in carriera e confermandosi un pararigori eccezionale (quarto rigore parato della stagione). Sugli sgoccioli del primo tempo il Torino torna a spaventare i rossoneri: Vlasic attacca l’area da posizione arretrata e servito in corsa da Ricci calcia in porta, Maignan con la mano di richiamo riesce a deviare in corner. Il secondo tempo riprende con una grande assenza, quella di Rafael Leao. La sostituzione del portoghese a metà gara fa riflettere, ma la scelta è necessaria per ristabilire equilibrio in mezzo al campo, al suo posto Fofana. Con la presenza di un centrocampista in più Reinjders può tornare ad attaccare l’area con più libertà e all’ora di gioco: Pulisic manda in porta proprio l’olandese che deve arrendersi ad un’altra parata fenomenale di Milinkovic-Savic. Superato il sessantesimo il Milan assedia l’area di rigore avversaria, prima Jimenez fa la barba al palo calciando dalla distanza, poi Joao Felix colpendo il legno in pieno. Nell’ultimo quarto d’ora i rossoneri spezzano l’imbattibilità del Toro, pareggiando grazie alla deviazione non perfetta di Walukiewicz e la conclusione sotto al sette da parte di Reinjders, protagonista assoluto di questo secondo tempo. Dopo due minuti, il Toro torna avanti con Gineitis: la difesa del Milan, colta completamente di sorpresa sul calcio di punizione dei granata, si perde ingenuamente l’inserimento del lituano servito da Sanabria con una palla molto furba, il centrocampista calcia sul secondo palo facendo fuori Maignan e tagliando le gambe al Milan. L’incontro termina con la caduta dei rossoneri e la vittoria sofferta ma voluta fortemente del Torino. La squadra di Vanoli scavalca il Genoa piazzandosi all’undicesimo posto della classifica. Dopo l’eliminazione in Champions League, il Milan crolla anche in campionato, una sconfitta pesantissima che rischia di compromettere la lotta per un posto tra le prime quattro.
Inter-Genoa (A cura di Tommaso Patti)
Vittoria da primato. All’Inter basta un gol di Lautaro per prendersi la vetta
Nella sfida che vede la possibilità di prendersi la vetta, Inzaghi è costretto a fare un leggero turnover per riuscire a frenare tutti i problemi relativi agli infortuni di Thuram, Sommer e Carlos Augusto, schierando dal primo minuto Joseph Martinez, Asllani e Correa. Con questi cambi forzati, il gioco dell’Inter si dimostra sin da subito meno funzionale ed efficace rispetto alle partite precedenti, complice anche un’ottima lettura di gioco della squadra di Vieira. Dopo un avvio in cui nerazzurri, provano insistentemente a trovare la rete del vantaggio con protagonisti Dumfries e Mkhitaryan, il Genoa comincia ad entrare in partita, sfruttando la fisicità di Pinamonti e la velocità di Ekhator. Nonostante i ritmi non siano per nulla bassi, la partita si accende soltanto nei primi minuti della ripresa, quando sulla corsa verso la porta di Miretti, Acerbi riesce a fare un recupero importante, neutralizzando la conclusione del centrocampista genoano che termina in corner. Due minuti più tardi sul lancio di Dimarco e sulla spizzata di Lautaro, Barella prova a sbloccare la gara con un tiro al volo da lunghissima distanza che però termina di poco lontano dallo specchio dalla porta e viene anticipatamente recuperato da Leali. Sugli sviluppi di un calcio d’angolo, l’Inter sfiora il gol del vantaggio con la rovesciata di Pavard respinta da Leali. L’ingresso di Çalhanoğlu permette all’Inter di manovrare le azioni offensive con più sicurezza, come nell’occasione che vede il centrocampista turco servire barella, autore di un’altra conclusione dalla distanza che termina all’incrocio dei pali. Nel momento migliore dei nerazzurri, il Genoa va ad un passo dall’1-0 con un’occasione nata da un calcio d’angolo battuto ad uscire da Aaron Martin, che arriva sulla testa di Ekuban dopo un rimpallo, ma che viene allontanato dallo specchio dalla porta da un’uscita miracolosa dell’ex Josep Martinez, all’esordio in Serie A con la maglia dell’Inter. Sempre da calcio d’angolo, l’Inter trova dopo tanta insistenza la rete del vantaggio, sancita dalla decima firma stagionale di Lautaro Martínez, rete che arriva grazie all’anticipo di testa sul primo palo da parte dell’argentino, aiutato da una deviazione di Masini. La reazione del Genoa arriva principalmente con i nuovi entrati, in particolare con Venturino e Onana, quest’ultimo protagonista di un tiro che termina di poco alto sopra la traversa. Nei minuti finali il Genoa prova un disperato assalto alla ricerca del pareggio, lasciando troppo spazio all’Inter di ripartire e di far male. Tutti i successivi contropiedi dell’Inter però vengono sciupati da Taremi e da Lautaro nel momento della conclusione. A ridosso del triplice fischio, il Genoa si vede annullare il goal dell’1-1 per un fallo in attacco di Ekuban ai danni di Josep Martinez, decisione arbitrale che viene compresa totalmente e senza particolari proteste dagli uomini di Vieira. Il successo dei nerazzurri contro il Genoa regala all’Inter la possibilità di affrontare con un morale differente la sfida di Coppa Italia contro la Lazio e la possibile sfida scudetto della 27ª giornata al Maradona contro il Napoli. Nonostante la sconfitta, il Genoa può vantare di aver disputato una partita al di sopra delle aspettative, riuscendo a mantenere un ritmo elevato e una tipologia di gioco che soddisfa tifosi e allenatore.
Como-Napoli (A cura di Dennis Rusignuolo)
Febbraio stregato per il Napoli. Conte perde la vetta del campionato contro il suo allievo Fabregas
Una linea alta di pressione e il possesso stabilmente tra i piedi. Contro il suo “allievo” Fabregas, Antonio Conte cerca di tarpare subito le ali ai lariani, per mettere subito la partita in discesa. Come un fulmine a ciel sereno i partenopei si colpiscono da soli, perché al quarto minuto Rrahmani si rifugia indietro verso Meret, che intanto si era allargato per ricevere il passaggio, ma il filtrante del kosovaro è diretto verso la porta e la palla entra in porta. Il clamoroso svantaggio del Napoli dura una manciata di minuti, perché fin da subito la squadra di Conte mantiene alto il baricentro e la linea di pressione. Il Como cerca di controllare stabilmente il possesso palla, considerando la scelta di Fabregas di schierare un roster di trequartisti al posto di una punta di ruolo. Al minuto 18 il Como cerca di sviluppare nella zona centrale del campo, Lobotka pressa forte Da Cunha, costretto a scaricare subito verso Kempf, il tedesco sbaglia il controllo e spiana la strada a Raspadori, freddo e lucido nell’aprire il piatto e mandare fuori tempo Butez. Secondo gol in due partite da titolare per l’attaccante azzurro, che sembra l’unico giocatore in grado di dare una scossa a questo Napoli rimaneggiato. Al 26’ Como pericoloso dopo una palla riconquistata da Caqueret che innesca Paz, scarico all’indietro su Perrone che calcia di piatto ma centrale. Sul capovolgimento di fronte, Spinazzola da sinistra crossa sul secondo palo, sponda di piede di Politano a centro area per il gigante Billing, che però viene anticipato da una smanacciata di Butez. Meglio il Napoli nella seconda parte di tempo, il Como soffre soprattutto la fisicità a centrocampo di McTominay e Billing (schierato al posto di Anguissa, diffidato, preservato per la gara scudetto contro l’Inter di sabato prossimo). Nessun cambio all’intervallo, ma le prime mosse della gara non tardano ad arrivare. Il Como approccio meglio la ripresa, cerca di ribaltare il canovaccio tattico della prima frazione, in cui il Napoli è riuscito a dominare in mezzo al campo con una linea di pressione alta e intensa. All’ora di gioco Conte richiama Lukaku e Billing in panchina, dentro Simeone e Anguissa. Al 66′ il Como deve ringraziare il suo estremo difensore, perché Butez è prodigioso nella respinta su McTominay, lo scozzese riceve un filtrante, si costituisce la conclusione nel migliore dei modi e spara un missile centrale, bravo l’estremo difensore francese nel rimanere in piedi fino all’ultimo. Nell’ultimo quarto di gara Fabregas muove lo scacchiere nel migliore dei modi: dentro Cutrone al posto di un ottimo Caqueret, e dopo meno di cinque minuti l’attaccante innesca Nico Paz in mezzo al campo, il Napoli è spaccato in due e il filtrante dell’argentino sorprende Rrahmani alle spalle. Il passaggio viene ricevuto da Diao, movimento verso destra e rasoiata sul palo opposto, laddove Meret non può arrivare. Impatto devastante dello spagnolo con il nostro campionato, al quinto centro in appena otto gare. Nel finale Conte inserisce tutti i giocatori offensivi di cui dispone e la gara si conclude con il Como barricato nella propria area per difendere un risultato d’oro, che arriva al termine di cinque minuti di recupero. A una settimana dallo scontro diretto, il Napoli cede momentaneamente il primo posto all’Inter. Febbraio stregato per la squadra di Conte, che colleziona solo tre pareggi e una sconfitta in quattro gare. La gara di sabato del Maradona diventa un cruccio per la stagione dei partenopei. Impresa riuscita ai ragazzi di Fabregas, che sembra aver trovato il suo cerchio magico attorno al continuo movimento dei giocatori offensivi utilizzati dallo spagnolo. Al cospetto del suo vecchio allenatore, Fabregas adesso si gode un gioco sempre più bello e incisivo, e tre punti che allontanano il Como dalla zona calda della classifica. E adesso l’obiettivo principale è la continuità…
Hellas Verona-Fiorentina (A cura di Marco Rizzuto)
Bernede all’ultimo stende la Viola. Al Bentegodi festeggia l’Hellas
La Fiorentina fa il primo squillo del match con il solito Moise Kean, ma Montipò in tuffo ci arriva mantenendo il risultato sullo 0-0. Il primo tempo si gioca mantenendo l’equilibrio in mezzo al campo, lasciando poco spazio alle occasioni da gol. A pochi minuti dalla fine Moise Kean prova la girata al volo sul cross basso di Zaniolo, la conclusione però non è irresistibile ed è facilmente neutralizzabile per Montipò. La vera occasione sfumata per i viola arriva agli sgoccioli della prima frazione: Folorunsho disegna un assist meraviglioso in acrobazia per Zaniolo, che fallisce clamorosamente a due passi dalla riga di porta. Quasi all’ora di gioco Moise Kean rimane a terra per un colpo al volto, che lo costringe al cambio in barella. A venti dalla fine il Verona sfiora il vantaggio, Dawidovicz di testa non trova la porta sul cross di Faraoni. Gli scaligeri a sorpresa la sbloccano allo scadere: sul filtrante di Mosquera deviato dalla difesa, si avventa Bernede, prima vince un rimpallo con Pablo Marì, poi manda a vuoto Comuzzo e spiazza De Gea, mandando in estasi il Bentegodi. La corsa all’Europa si fa sempre più entusiasmante, i viola cadono per la terza volta consecutiva e la vittoria netta contro l’Inter rimane un vecchio ricordo. Il Verona conquista tre punti fondamentali per la salvezza, che li rilanciano in classifica.
Empoli-Atalanta (A cura di Tommaso Patti)
La Dea non si ferma ad Empoli. Poker da sogno dell’Atalanta.
L’inizio di gara per gli uomini di Gasperini è caratterizzato da una serie di occasioni manovrate all’interno dell’area di rigore avversaria con Zappacosta e Djimsiti, quest’ultimo autore di una rovesciata avvenuta dopo un forcing nerazzurro che però termina alta sopra la traversa. Al quindicesimo minuto, l’Empoli sfrutta l’attacco della profondità del nuovo acquisto Kouamé e mette in pericolo la difesa avversaria con una conclusione potente deviata dall’intervento di Carnesecchi. Il momento che svolta notevolmente la gara arriva al ventisettesimo, quando su un cross di Zappacosta, il pallone viene deviato accidentalmente nella propria porta da Gyasi. Nei minuti successivi, l’Atalanta prima sfiora il raddoppio con il colpo di testa di Posch deviato in angolo da Silvestri, per poi trovarlo qualche minuto più avanti con l’inserimento sul secondo palo di Retegui, che raccoglie il cross di Lookman e firma la sua ventunesima rete in campionato. La Dea, ferita dalla recente eliminazione in Champions League, non fa sconti e trova il tris due minuti prima della fine del primo tempo, grazie alla rete dell’uomo più discusso dell’ambiente bergamasco negli ultimi giorni: il filtrante di Retegui, trova all’interno dell’area di rigore l’inserimento di Lookman che, salta con una finta sopraffina Silvestri, ed entra in porta col pallone segnando la terza rete nel primo tempo per l’Atalanta. Nonostante il netto divario fra i due formazioni, l’Empoli dimostrano i primi minuti della ripresa di essere ancora in partita, andando vicino al goal che avrebbe riaperto la gara con la conclusione velenosa di Henderson. Su un altro pallone in verticale di De Roon, Lookman scatta e si dirige verso la porta avversaria riuscendo a spostarsi il pallone sul sinistro per poi scaricarlo verso la porta con un tiro a incrociare, firmando l’ennesima doppietta e salendo a quota dodici gol in venti presenze in questa serie A. A mettere le ciliegina sulla torta ci pensa Zappacosta che, dopo essere stato protagonista al terzo minuto con una conclusione insidiosa, segna la rete del definitivo cinque a zero che spedisce l’Atalanta a -2 dal Napoli e a -3 dell’Inter capolista, candidandosi definitivamente per la lotta scudetto. Il 18º posto dell’Empoli va stretto agli uomini di d’Aversa, che adesso sono chiamati ad un cambio di marcia per riuscire ad uscire dalla zona retrocessione.
Cagliari-Juventus (A cura di Dennis Rusignuolo)
Juventus corsara in Sardegna. Il graffio di Vlahovic blinda il quarto posto bianconero
Interpretare la gara con sfacciataggine, questo l’obiettivo del Cagliari contro una Juventus che deve proseguire la striscia di vittorie e reagire all’eliminazione in Champions contro il PSV. Tornano dal primo minuto Yildiz e soprattutto Vlahovic, dopo una serie di cinque panchine consecutive. Il possesso palla è stabilmente in mano ai bianconeri, alla costante ricerca di un varco in cui colpire la difesa rossoblù. Tutte le manovre della Juve sono fatte da passaggi corti e precisi, per mantenere stabile il ritmo e la fluidità dei movimenti. Il Cagliari non riesce ad alzare il baricentro a causa di una pressione forsennata apportata dagli uomini di Thiago Motta, con il chiaro obiettivo di ostruire le linee di passaggio e i portatori di palla. All’undicesimo minuto il pressing costante e intenso dei bianconeri porta i suoi frutti: Yerry Mina perde palla a causa della pressione di Vlahovic, il serbo porta palla in avanti, salta Caprile in uscita e insacca a porta vuota. Una rete pesante per Vlahovic, che cerca di mettersi alle spalle un periodo incolore sotto tutti i punti di vista. Tra le fila bianconere la posizione di Locatelli è fondamentale nella lettura del gioco, perché il playmaker italiano è spesso libero di impostare e giostrare il gioco, mentre in fase di non possesso tutti gli attaccanti guidano la pressione verso Caprile e i difensori, costretti a buttare il pallone il più lontano possibile. La Juve gioca sul velluto, approfitta di un momento di totale condusione dei sardi e sfiora il raddoppio al 21′, con Yildiz che taglia alle spalle della difesa rossoblù, chiusura preziosa di Caprile, che risponde con un’uscita a forbice sbarrando la strada al turco. Le due squadre cominciano a sbilanciarsi da una parte e dall’altra, la Juve riparte con una facilità disarmante e i bianconeri trovano spesso buone transizioni per colpire verso la porta. Al 27′ Vlahovic serve centralmente Yildiz, il turco si costruisce la conclusione e incrocia sul palo opposto, bravo Caprile a intervenire con i piedi. L’estremo difensore del Cagliari è il migliore in campo dei rossoblù nella prima mezz’ora, e le sue parate evitano fin da subito un passivo ben superiore. Il primo lampo, la prima vera occasione, dei padroni di casa è un mancino al volo di Zortea, conclusione forte ma centrale, Di Gregorio blocca senza troppa difficoltà. All’intervallo Nicola cambia subito nelle fasce, fuori Felici e dentro Zito Luvumbo. La Juve non cambia interpreti e ricomincia con gli stessi uomini che hanno chiuso -alla grande- il primo tempo. Nonostante un avvio diverso, più vivace e dentro al gioco, il Cagliari continua a non sfondare sulle fasce, anche se l’ingresso frizzante di Luvumbo crea qualche grattacapo in più alla difesa bianconera. Nicola decide di cambiare assetto inserendo Coman al posto di Deiola, un chiaro passaggio al doppio centravanti, con il rumeno che si affianca a Piccoli. Motta risponde subito con Kolo Muani e Douglas Luiz, fuori Conceicao e Koopmeiners. Schieramenti a specchio con la Juve che cerca conferme positive nell’ultima mezz’ora dalla coppia Kolo Muani-Vlahovic. Al 77′ la Juve esce con qualità da un disimpegno al limite dell’area, Douglas Luiz cerca subito Vlahovic in profondità, il serbo porta palla in avanti e al limite dell’area calcia addosso a Caprile, proteste bianconere per una spinta a due mani di Luperto al momento della conclusione di Vlahovic, per Colombo non è calcio di rigore. Il Cagliari alza il raggio d’azione nel finale, sfruttando un calo fisiologico della Juve, e si affaccia alla porta di Di Gregorio con un mancino di Coman che termina di poco a lato. Nicola si gioca l’ultima carta con Pavoletti, chiaro messaggio di attacco totale verso la porta bianconera. Nel recupero la Juve trova spazi incontaminati per alzare il baricentro e tenere lontano il Cagliari, che nel frattempo non riesce a impensierire la difesa bianconera. Dopo cinque minuti di recupero Thiago Motta può festeggiare la quarta vittoria consecutiva in campionato. Serviva una reazione dopo la brutta battuta d’arresto contro il PSV e la reazione è arrivata. Non tanto nel risultato, ma nella prestazione coraggiosa e lucida che la Juve ha attuato nel primo tempo. Nel secondo tempo un canovaccio più dedito alla gestione del risultato che non ha lasciato grandi spazi al Cagliari, che adesso deve ripartire subito per seguire il passo delle inseguitrici alla salvezza, tutte -o quasi- in un buon momento di forma.
Roma-Monza (A cura di Marco Rizzuto)
Poker giallorosso, Ranieri aggancia la zona Europa
La Roma passeggia nell’ultimo incontro della 26^ giornata, Saelemaekers apre i giochi e Cristante li chiude. All’Olimpico la Roma non perde tempo e sfiora il vantaggio dopo appena cinque minuti con Nicolò Pisilli, che manca la porta da ottima posizione. Al 10′ Saelemaekers sblocca la gara con una magia tirata fuori dal suo mancino: il belga rientra sul mancino al limite dell’area e segna un gol -alla Dybala-. Il dominio giallorosso prosegue fino alla mezz’ora dove Shomurodov con uno stacco di testa firma il raddoppio su assist di un rinato Soulé. Il Monza prova a riaprire i giochi al tramonto del primo tempo con Ganvoula, ma Svilar si impone con una super parata che impedisce alla sfera di entrare. La ripresa si gioca a ritmi più bassi ma sono sempre i giallorossi a gestire il possesso, lasciando le briciole al Monza. Dopo una ghiottissima occasione per Baldanzi sventata da Turati all’ora di gioco, la Roma trova la rete del tris al 72′ con Angelino, che incrocia benissimo da centro area. Il monologo giallorosso si chiude con un sonoro e pesante poker, firmato dalla girata di testa di Bryan Cristante su calcio d’angolo. La vittoria sul Monza sancisce il decimo risultato utile consecutivo, effetto importantissimo della ‘cura Ranieri’, che rilancia i giallorossi in zona Europa a -1 da Bologna e Milan. Il Monza torna a perdere dopo 0-0 dell’ultima giornata, ormai la retrocessione sembra inevitabile.
LA TOP11 DELLA 26ª GIORNATA:
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Grafica: Julya Marsala
Calcio
Massacro tricolore in Champions League: Il PSV vince ai supplementari, fuori anche la Juventus
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Dopo l’eliminazione del Milan e dell’Atalanta nella giornata di ieri, viene eliminata anche la Juventus. Weah risponde a Perisic, poi Saibari prolunga i tempi regolamentari e Flamingo condanna i bianconeri.
La bolgia del Philips Stadion alza il sipario sul match di ritorno dei playoff di Champions League che vede la Juventus battagliare contro un agguerrito PSV dopo la vittoria casalinga per 2-1. L’atmosfera caldissima accompagna l’altissima intensità messa in campo dagli olandesi, che sin dai primi minuti aggrediscono i bianconeri nella propria metà campo. La titolarità di Conceiçao potrebbe rivelarsi una possibile soluzione per ripartire in modo fulmineo sfruttando l’arrembante avanzata del PSV. Dopo appena nove minuti di gioco Renato Veiga è costretto ad un cambio forzato per un infortunio, al suo posto Cambiaso entra in campo occupando la fascia sinistra facendo scalare Kelly al fianco di Gatti. I bianconeri riescono a tenere botta al feroce pressing olandese riuscendo ad uscire rapidamente dalla fascia destra, in cui Weah e Conceiçao cercano il fondo del campo per crossare verso le torri, che rapidamente attaccano il centro dell’area. Arrivati alla mezz’ora, la Juventus sembra aver guadagnato terreno, riuscendo a palleggiare nonostante l’aggressività del PSV. Poco dopo Koopmeiners con una palla intelligentissima riesce a servire Kolo Muani in area, il francese per un momento salta Benitez ma poi non riesce a concludere verso la porta. Il primo tempo termina a reti bianche ma con una buon approccio alla gara da parte dei bianconeri. Conceiçao si dimostra l’uomo in più, illuminando la prestazione opaca in zona offensiva di Nico Gonzalez, tuttavia fondamentale nei raddoppi in fase difensiva. La ripresa riprende senza ulteriori cambi. Come ad inizio gara, il PSV alza i ritmi rischiando il vantaggio nei primi minuti di gioco, la Juventus non si lascia intimidire, rispondendo con il lampo di Kolo Muani, oscurato dalla chiusura di Benitez. Al 52′ il PSV passa inaspettatamente avanti con Perisic (che sigla il suo sesto gol in carriera contro la Juventus), il croato controlla in modo magistrale il filtrante tagliente di Lang per poi incrociare e battere Di Gregorio. Il Philips Stadium torna ad essere una bolgia, il risultato complessivo di 2-2 spinge gli olandesi a sfruttare il momento di confusione bianconero. Al 64′ Weah riporta -avanti- la Juventus con un CAPOLAVORO al volo, l’americano calcia di collo pieno la palla respinta sul cross di Koopmeiners, insaccandola alle spalle di Benitez. La partita prosegue a ritmi elevati e ad un quarto d’ora dalla fine il PSV trova la rete del 2-1 con Saibari, che è il primo ad aver ribattuto a rete dopo il controllo di petto di De Jong. Thiago Motta capisce l’urgenza di introdurre forze fresche ed inserisce Thuram, Savona e Yildiz, ridisegnando totalmente il centrocampo bianconero. Adesso ad occupare la zona centrale del campo ci sono Cambiaso e Thuram, mentre il turco sostituisce Conceiçao che ha esaurito le energie. Il Philips Stadium si dimostra un’autentica fortezza, al suo interno, il PSV non esce sconfitto dal 12 novembre 2022. Nonostante i cambi la Juventus rimane passiva alla grande foga agonistica del PSV, che assedia l’area di rigore avversaria, alla ricerca della rete che li porterebbe in vantaggio. Nell’ultimo minuto di gioco arriva il momento di Dusan Vlahovic, che deve fare il più possibile nei sette minuti di recupero assegnati dall’arbitro. Non bastano i tempi regolamentari. Il PSV grazie ad un secondo tempo giocato a grandi ritmi si gioca il tutto per tutto ai supplementari con una Juventus ‘ferita’ e senza cambi a disposizione.
Dopo appena due minuti dall’inizio dei supplementari Di Gregorio si rende protagonista di un gran salvataggio su Saibari, innescato da Til. I postumi del derby d’Italia sembrano farsi sentire, in questo momento il PSV domina mentalmente e fisicamente. Gli olandesi trovano la rete che strappa il biglietto per gli ottavi grazie ad un rocambolesco e sfortunato rimpallo tra Gatti e Di Gregorio, sul pallone poi arriva Flamingo che da posizione ravvicinata ‘trafigge’ i bianconeri. Agli sgoccioli del primo tempo supplementare Savona crossa in mezzo verso Vlahovic, che in scivolata colpisce sfortunatamente il palo. Nell’ultimo quarto d’ora disponibile i bianconeri si scagliano in avanti alla ricerca disperata del gol, l’occasione passa dai piedi di Thuram che però spreca. Al 119′ Di Gregorio con un miracolo su Til regala gli ultimi tre minuti di speranza ai bianconeri che non concretizzano e si arrendono agli olandesi.
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