Calcio
Il Supercommento della 25ª giornata di Serie A

Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della venticinquesima giornata di Serie A.
Bologna- Torino (A cura di Tommaso Patti)
Gol e spettacolo tra Bologna e Fiorentina. Al Dall’Ara la decide un autogol di Biraghi
L’anticipo della 25’ giornata di Serie A tra Bologna e Torino, regala spettacolo sin dalle prime battute dell’incontro. Dopo soli undici minuti, i padroni di casa reclamano un calcio di rigore per un presunto fallo di Linetty ai danni di Ndoye, successivamente revocato dal VAR a causa di un fallo in attacco dello svizzero sul calciatore granata. Il Bologna, e principalmente Ndoye, si dimostrano in serata, infatti dieci minuti più tardi, i rossoblu passano in vantaggio con un’azione nata da un filtrante di Pobega che pesca lo scatto in profondità di Ndoye, agile nella corsa e nel beffare l’uscita maldestra e indecisa di Milinkovic-Savic.
La reazione degli uomini di Vanoli arriva qualche minuto più tardi ma, le imprecisione di Che Adams e Coco, non rimettono il risultato in parità. Nonostante un paio di occasioni divorate dai granata, al 37º gli uomini di Vanoli prima sbagliano clamorosamente sotto porta, ma poi si rifanno qualche istante più avanti con Vlasic che rimedia all’errore di Karamoh e ristabilisce la parità al Dall’Ara. Tra il finale di primo tempo e i primi quindici minuti della ripresa la partita è piatta, con poche occasioni e con un’intensità che cala drasticamente. Nell’ultimo terzo di gara, però, l’ingresso e la successiva rete di Elmas riporta la gara ad un livello spettacolare. Il tunnel e il successivo pallonetto di Elmas porta il Torino in vantaggio, occasione che però non fa pendere l’ago della bilancia dalla parte dei granata infatti, dopo una manciata di minuti, l’intervento irregolare in area di rigore di Casadei ai danni di Pobega, viene giudicato dal direttore di gara falloso e viene concesso il calcio di rigore. Dagli undici metri si ripresenta Ndoye che batte Milinković-Savić e segna la rete del 2-2. A decidere la gara però è un altro subentrante del Torino: al 90º, il tiro da lontano di Castro viene accidentalmente deviato da Biraghi, che termina nella propria porta e sancisce la fine di una partita bella, equilibrata e piena di spettacolo da entrambe le parti. Con questi tre punti, il Bologna rimane nelle zone nobili della classifica, confermandosi una squadra solida e capace di replicare la grandissima stagione di un anno fa, partendo dal puntellare tasselli importanti come il DS Giovanni Sartori, rinnovato fino al 2027. Per il Torino arriva una sconfitta pesante, che però non condanna i granata a nessuna posizione di classifica scomoda.
Atalanta-Cagliari (A cura di Dennis Rusignuolo)
Poco ritmo e nessun gol. Continuano le difficoltà della Dea
Avvio coraggioso ed equilibrato del Cagliari, l’Atalanta cerca sbocchi sulla sinistra con Ruggeri e il movimento esterno di Brescianini. Il Cagliari attende l’avanzata degli uomini di Gasperini, e riesce a giostrare bene le marcature e soprattutto il possesso una volta recuperato il pallone. Così come mostrato a Bruges, l’Atalanta non riesce a sfondare e comincia a commettere una serie di errori nella transizione e nel fraseggio. Con il passare dei minuti il gioco si orienta stabilmente verso destra, con un Cuadrado molto attivo nella ricezione e nella ricerca costante del riferimento avanzato, ovviamente Mateo Retegui. Anche il Cagliari cerca di muovere le proprie pedine verso quella zona del campo, il fraseggio parte da Augello e con i movimenti di Piccoli e Adopo cercano la velocità di Felici. Gasperini cerca di ribaltare l’inerzia con una mossa decisamente atipica: Brescianini dirottato nella fascia destra e Cuadrado e Ruggeri accoppiati nella stessa fascia. Una correzione curiosa, ma che mostra la voglia dell’Atalanta di orientare il pressing dei rossoblù verso quella zona del campo, per poi attaccare l’area dalla parte opposta con incursori come Brescianini e Pasalic. Nessun tiro in porta nella prima mezz’ora e per registrare una conclusione a referto bisogna attendere un errore di Caprile in fase di impostazione, Samardzic riceve la sfera e calcia sul primo palo, intervento plastico dell’estremo difensore rossoblù. Poca precisione nella rifinitura e soprattutto nella costruzione dell’ultimo passaggio, poche emozioni ma un ritmo sempre più crescente. Subito un cambio all’intervallo per Gasp: fuori un evanescente Samardzic e dentro De Ketaelere, brutta prestazione del serbo che non è riuscito a dare quella qualità che serviva all’attacco orobico. La correzione tattica attuata alla mezz’ora rimane stabile anche nella ripresa, entrambi gli esterni dell’Atalanta giocano nella stessa fascia, Cuadrado nella linea dei trequartisti e Ruggeri in supporto nella fascia. Gasperini sorprende subito con due sostituzioni dalla spiccata linea verde, fuori Retegui e Cuadrado e dentro i giovani Palestra e Vanja Vlahovic (capocannoniere con la squadra B della Dea in Serie C), fari decisamente puntati al match di ritorno contro il Brugge in Champions. All’ora di gioco l’Atalanta va in vantaggio su corner con Brescianini, rete prontamente annullata dall’arbitro per una carica di Posch su Caprile. L’episodio accende la miccia e porta a una serie di mosse tattiche attuate da entrambi gli allenatori: Nicola inserisce Coman, che si è presentato in maniera eccellente ai riflettori del nostro campionato (grandissimo gol dopo meno di due minuti contro il Parma) al posto di Felici; Gasperini avanza Pasalic e sostituisce Brescianini con Ederson. Il Cagliari sembra averne di più nella fase centrale della ripresa, l’Atalanta paga la poca lucidità e una condizione atletica stranamente in difficoltà. Gasperini chiude subito le sostituzioni con De Roon al posto di uno stremato Sulemana, mentre i sardi cercano di mantenere il possesso per evitare una crescita di ritmo dei padroni di casa. All’84’ l’occasione più nitida della partita: cross in mezzo verso Vlahovic, la difesa respinge e De Ketelaere arriva in corsa e calcia, deviazione di Yerry Mina che allarga la traiettoria del pallone, conclusione che sfiora il palo. Sono tutte bergamasche le occasioni nel finale, all’88’ gran filtrante di Ederson verso Vlahovic, il serbo incrocia e Caprile riesce a rispondere e alzare la traiettoria del pallone fin sopra la traversa. Un minuto dopo Pasalic scambia con Vlahovic e sfiora l’incrocio dei pali con il destro a giro. Sono le ultime, e forse le uniche, scintille di una gara che termina a reti bianche. Una settimana complicata per la squadra di Gasperini, dopo la sconfitta in Champions la Dea non sfonda nemmeno contro il Cagliari. Tante rotazioni e assenze, gli occhi puntati sul ritorno al Gewiss di martedì. Tutti fattori che hanno determinato un pareggio che sancisce una crisi interna per la Dea. In questo 2025 i bergamaschi non hanno ancora vinto tra le mura amiche del Gewiss Stadium, e adesso l’Atalanta rischia di defilarsi dalla lotta scudetto. Prosegue la cavalcata salvezza del Cagliari di Nicola. Prestazione solida e lucida dei sardi che aggiungono un mattoncino verso l’obiettivo finale, conquistando un ottimo punto in casa di una delle big di questo campionato. Appuntamento alla prossima giornata, dove i sardi devono confermare l’ottimo periodo contro la Juventus.
Lazio-Napoli (A cura di Dennis Rusignuolo)
Lazio e Napoli si annullano. I biancocelesti fermano la capolista, mentre gli azzurri trovano il terzo pareggio consecutivo ma tirano comunque un sospiro di sollievo per la sconfitta dell’Inter in casa della Juventus.
Milan-Verona
Nel segno di Giménez, Milan-Verona 1-0
A San Siro il Milan batte il Verona di misura e rimane attaccato alla Zona Europa. La sfera comincia a girare e il Verona prova subito a mostrarsi offensivo, con un tiro di Duda che Maignan si lascia goffamente sfuggire in calcio d’angolo. Risponde venti minuti più tardi il Milan, con un tiro insidioso di Reijnders spedito in corner da Montipò, protagonista anche due minuti più tardi nel parare abilmente il tiro-cross di Joao Felix. Pochi minuti dopo arriva il gol del vantaggio rossonero, con Giménez che si trovava però in posizione di offside. Sullo scadere del primo tempo, Musah spara altissimo un tiro abbastanza semplice, che a tu per tu con Montipò non riesce a ferire gli Scaligeri. Nel secondo tempo i ranghi sono abbastanza serrati, e il Milan tenta più volte la conclusione dalla distanza, non riuscendo ad entrare in area. A quindici minuti dal termine, però, uno scambio repentino e geniale tra Leao e Jiménez porta al passaggio in mezzo del portoghese, dove si trova tutto solo Santiago Giménez, che a porta praticamente vuota sigla il gol dell’1-0, sufficiente per portàre nelle tasche del Milan i tre punti. Di contro, però, il Verona continua a sprofondare, trovandosi adesso a soli tre punti dalla zona retrocessione.
Fiorentina-Como (A cura di Tommaso Patti)
Il Como espugna il Franchi. Diao e Nico Paz frenano la Fiorentina
La scelta di Palladino nello schierare dal primo minuto Zaniolo da prima punta, ripaga subito la scelta del tecnico viola infatti, l’ex giocatore di Atalanta e Roma, si dimostra subito attento a rispettare questo ruolo riuscendo a rendersi pericoloso due volte nei primi cinque minuti di gara. La titolarità di Fagioli nella posizione di trequartista nell’undici titolare, dà alla viola quel tocco di classe in più che serviva, nella speranza di ritrovarlo totalmente dopo il brutto periodo che lo ha visto lontano dai campi per sette mesi. Seppur in “ritardo”, il Como entra in partita al ventesimo minuto con Diao, protagonista di un ottimo inserimento tra Ranieri e Dodò concluso con il tiro deviato in corner da De Gea. Nei minuti successivi, Diao e Nico Paz sono protagonisti di una serie di giocate ed azioni offensive che mettono la squadra di casa in difficoltà, costretta a reagire ma con scarsi risultati, soprattutto a causa della mancanza di Kean, assente per un turno di squalifica. Al 40’, un’azione in solitaria verso la porta di Diao si trasforma nell’azione che porta avanti il Como in vantaggio al Franchi, rete che arriva nel miglior momento dei comaschi. Nella ripresa i ritmi calano, con la Fiorentina che prova a difendere le brillanti accelerate del tridente Diao-Paz-Strefezza, mentre il Como prova ad affacciarsi più volte nell’area di rigore avversaria alla ricerca della rete del raddoppio. L’aggressività degli uomini di Fabregas nel recuperare il possesso della sfera ripaga al 65’, quando dopo un recupero di Alex Valle su Colpani, Da Cunha contrattacca e serve Nico Paz, che controlla il pallone spostandolo sul sinistro e spedendolo in un punto così angolato che De Gea non può far altro che guardare senza possibilità di agire. Qualche minuto dopo la rete del raddoppio, Diao avanza palla al piede in ripartenza calciando di potenza contro la porta avversaria, conclusione deviata nuovamente da De Gea in corner e che evita il possibile terzo gol comasco. Dal secondo gol del Como, la Fiorentina non riesce più arrendersi pericolosa, sprecando un’opportunità di avvicinarsi significativamente alla zona Champions. Per il Como arrivano tre punti d’oro in ottica salvezza: il quarto goal in sette presenze di Diao e la rete dell’astro nascente Nico Paz, regalano al Como la possibilità e la fiducia di riscattare una parte di stagione in cui le prestazioni spesso non coincidevano con i risultati finale.
Monza-Lecce (A cura di Marco Rizzuto)
Il match salvezza dell’U-Power Stadium termina a reti bianche
Monza e Lecce si dividono la posta, un punto a testa e nessun centro. Il Lecce approccia bene la gara sin dai primi minuti, Helgason spacca la traversa calciando direttamente da 30 metri,facendo prendere un bello spavento a Turati. Nel primo tempo è il Lecce l’unica squadra a spingere per il vantaggio: al 25’ Pierotti non inquadra la porta di testa mandando la sfera sopra la traversa sul cross di Gallo, dopo cinque minuti Krstovic con un destro serrato scalda le mani a Turati che risponde presente. Sul finale della prima frazione il Monza bussa in zona gol con la conclusione fuori misura di Pedro Pereira. Il secondo tempo si apre con un Monza più propositivo, spronato anche dal tifo casalingo. Tuttavia, le occasioni da gol sono poche e i ritmi sono bassi. A venti dalla fine, Caprari calcia dal limite praticamente da fermo, col pallone che viene smanacciato dal prodigioso intervento in tuffo di Falcone. Al tramonto del match è il Lecce a sbilanciarsi per cercare la vittoria, prima con Helgason: il trequartista islandese conclude violentemente in porta dal limite dopo lo scarico all’indietro di Pierotti, ma Turati si oppone vincendo il duello, successivamente Helgason prova a restituire l’assist a Pierotti, ma anche in questo caso l’estremo difensore si oppone blindando la sua porta. Pareggio che mete fine al ciclo di sconfitte dei brianzoli, tuttavia serve qualcosa di più per accendere questa lotta salvezza, che al momento, sembra destinata ad un finale cupo.
Udinese-Empoli
Super Ekkelenkamp, debacle Empoli ad Udine
In casa sua, l’Udinese fa la voce grossa e batte l’Empoli con un convincente 3-0. I friulani partono subito forte, con Lucca che al quinto minuto manda alto un pallone abbastanza insidioso. Al decimo minuti invece è Thauvin a rendersi pericoloso, con un tiro dalla distanza che costringe Silvestri ad intervenire per sventare il pericolo. Pochi istanti dopo è l’Empoli a farsi vedere, con un tiro del neo-acquisto Kouamè che sfiora il palo e va sul fondo. Al 17’ l’Udinese va molto vicina al vantaggio, con Lovric, che da dentro l’area spara un missile diretto verso l’incrocio dei pali che Silvestri riesce miracolosamente a salvare. Sugli sviluppi del corner, Arthur Atta tenta la conclusione da fuori area, che viene deviata in porta dal compagno Ekkelenkamp. Il secondo tempo è solo bianconero: prima con un tiro da Thauvin salvato sulla linea dalla difesa azzurra, e poi con una conclusione di Lucca che scheggia il palo esterno, spegnendosi sul fondo. Al 64’ arriva il raddoppio dell’Udinese, con Ekkelenkamp che raccoglie la respinta di Silvestri sul tiro di Lucca e sigla il 2-0, confermando il suo grande momento di forma. Al 90’ arriva la grande gioia anche per Thauvin, che colpisce di testa sul cross di Payero e fa gioire il Bluenergy Stadium. L’Udinese si consolida così al decimo posto, mentre l’Empoli scende addirittura al diciassettesimo.
Parma-Roma (A cura di Marco Rizzuto)
La perla di Soulé regala i tre punti ai giallorossi
Alla Roma basta la magia di Soulé per blindare la vittoria, il Parma prosegue la striscia negativa. Al Tardini è il Parma a creare la prima vera occasione della gara, Cancellieri scappa via da ben tre calciatori giallorossi, il pallone arriva in zona Bonny che in girata non trova la porta per centimetri. L’episodio chiave del match arriva alla mezz’ora: Shomurodov verticalizza benissimo verso Soulé con un pallone che affonda come una lama nel burro la difesa crociata, l’argentino viene fermato ad un passo dal tiro in maniera irregolare da Leoni al limite dell’area, azione che gli costa il rosso diretto. Soulé pennella dolcemente il pallone che, si insacca all’incrocio facendo esplodere il settore ospiti. La prima frazione si chiude a favore dei giallorossi, dopo un avvio in cui il Parma ha spaventato con l’occasione del francese. Alla ripresa la Roma manca clamorosamente l’appuntamento col raddoppio grazie al doppio intervento di Suzuki, prima su Soulè, poi con un miracolo su Salah Eddine. I crociati cercano di raddrizzare il risultato nel corso del secondo tempo, senza però trovare lo specchio della porta, arrendendosi alla quarta sconfitta consecutiva. Anche senza Dybala, la Roma trova la vittoria che la rilancia all’inseguimento disperato di un posto in Champions. Per il Parma la musica è ben diversa, le quattro sconfitte di fila sono sintomo di una crisi preannunciata da prima del termine del giro di boa. I crociati sono terzultimi, a -1 dalla salvezza e con la peggior difesa del campionato. Situazione complessa che ha portato la società a sollevare dalla guida della squadra Fabio Pecchia.
Juventus-Inter (A cura di Dennis Rusignuolo)
La Vecchia Signora beffa l’Inter e all’Allianz Stadium la vince grazie al gol in extremis di Conceicao, in un match che scombussola gli equilibri del campionato e fa un regalone al Napoli.
Genoa-Venezia
Dieci minuti per la gloria, nel finale il Genoa la vince
Dopo una partita abbastanza monotona, il Genoa si sveglia nel finale e ipoteca i tre punti contro un Venezia sempre più in crisi. Nel primo tempo le occasioni sono pochissime, la prima arriva per il Venezia al 26’, con Oristanio che si gira in un fazzoletto e calcia in porta, trovando però la presa sicura di Leali. Sullo scadere della prima metà di gara, il Venezia prova a forzare la difesa rossoblu, con un tiro da lontanissimo di Nicolussi-Caviglia che impegna seriamente Leali, costretto ad un bell’intervento. Nella seconda metà di gara il Genoa si sveglia e inizia ad arrembare. Al 55’ Pinamonti calcia al volo e Radu risponde prontamente scampando il pericolo. Quindici minuti più tardi il portiere rumeno si rende protagonista nuovamente, parando plasticamente il tiro di Martin. Al”80’ Ekuban, entrato venti minuti prima, parte in contropiede e a tu per tu con Radu spedisce alto il pallone. Appena due minuti più tardi, però, il Genoa trova il meritato gol del vantaggio, con Pinamonti che apre il piatto destro e insacca il pallone sul secondo palo, con Radu che può solo guardare. I rossoblu finalmente si sbloccano, e a cinque minuti dal termine arriva il raddoppio di Cornet, che sfrutta la situazione sbilanciata del Venezia e piazza il pallone con il sinistro, chiudendo definitivamente la partita. Con questa vittoria, la squadra di Vieira allunga a più dieci sulla zona retrocessione e può prendere un po’ di respiro, mentre il Venezia deve lavorare duro per uscire da una situazione pessima, con la salvezza a più quattro punti.

Grafica: Julya Marsala
Calcio
Mondiale per Club, il resoconto della prima giornata (Seconda parte)

Dopo i primi quattro gironi, che sono già tornati in campo per la seconda giornata del torneo, ecco gli altri quattro gironi che hanno fatto il loro esordio negli scorsi giorni. Figurano tante big, oltre alle due italiane in azione, Juventus e Inter.
GIRONE E
Inter, Monterrey, River Plate, Urawa Reds
La prima gara del girone è quella tra il River Plate e i giapponesi dell’Urawa Reds. A Seattle le temperature sono più adatte per una grigliata di asado con gli amici piuttosto che una partita di calcio, ma nonostante il caldo torrido alle 12.00 (ore americane) al Lumen Field ci sono un buon numero di tifosi dei Millionarios, che assistono all’esordio vincente della squadra di Gallardo. Un successo che mette ulteriormente in mostra tutte le qualità del gioco del River Plate: gestione lucida del possesso, una buona dose di ‘garra’ e un Mastantuono pronto a prendersi la scena prima di passare al Real Madrid a fine mondiale. Il vantaggio parte proprio da una giocata del classe 2007, proseguita dal solito cross tagliente di Acuna, e da un inserimento brutale di Colidio in mezzo ai difensori. Nella ripresa il raddoppio porta la firma di Driussi, anche se gran parte del gol è regalato dal terrificante retropassaggio del difensore Hoibraten. Driussi si fa anche male nella ricaduta, nel frattempo l’Urawa accorcia le distanze dagli undici metri con Matsuo e comincia a pregustare il sapore della rimonta, subito interrotta dalla zuccata di Meza a dieci dalla fine. Un River che gioca bene e che usa…la testa, viste le tre zuccate che hanno regalato alla banda Gallardo i primi tre punti, e adesso il “set point” contro il Monterrey può regalare già il primo posto aritmetico al River Plate.

Foto: X Inter
Nell’altra gara del girone l’Inter fa il suo esordio contro il Monterrey. Dalla finale di Champions League di venti giorni fa l’Inter ha cambiato molto, ridimensionato dopo la batosta subita dal PSG. In panchina non siede più Simone Inzaghi, che è rimasto comunque nel giro del Mondiale per Club, ma Christian Chivu. Il tecnico romeno arriva da Parma e nel suo primo match cerca di non effettuare particolari rivoluzioni tecnico/tattiche. Si riparte dal 3-5-2 con Seba Esposito che affianca Lautaro Martinez. L’approccio della gara da parte dell’Inter non è prorompente come avevano abituati i nerazzurri in questi anni, ma la pressione e il fraseggio sono comunque apprezzabili. Si cerca di catturare qualsiasi strategia attuata da Chivu rispetto al precedente ciclo di Inzaghi, ma l’unica vera soluzione che si nota è la marcatura a zona nelle palle inattive, e la dimostrazione porta al vantaggio il Monterrey: la difesa dell’Inter cerca di ostruire il centro dell’area di rigore da potenziali attacchi, ma nessuno segue il taglio dell’eterno Sergio Ramos, lo spagnolo è micidiale sotto pressione, figuriamoci senza marcatura… incornata che sbatte sul terreno e beffa Sommer, non proprio impeccabile. L’Inter ci mette qualche minuto a pareggiare, e lo fa con uno schema su punizione che culmina con il tap-in vincente di Lautaro Martinez. Nel secondo tempo si vedono le cose interessanti, perché il Monterrey traccia un solco a metà campo e non lo oltrepassa quasi mai, ma soprattutto Chivu decide di inserire i nuovi arrivati Luis Henrique e Sucic, oltre a Thuram per Esposito. Il tecnico nerazzurro cambia modulo e alza il raggio d’azione di Mkhitaryan, anche se i messicani non soffrono particolarmente, merito di una gestione della linea difensiva da generale romano da parte di Sergio Ramos. Tra luci e ombre Chivu marchia il suo esordio con un pari, e adesso la gara contro l’Urawa diventa un passaggio decisivo per le sorti dell’Inter nel Mondiale per Club, in attesa di una crescita generale dell’ambiente nerazzurro, ancora troppo arrugginito dopo le fatiche di fine stagione.
- Inter-Urawa Reds
- River Plate-Monterrey
GIRONE F
Borussia Dortmund, Fluminense, Mamelodi Sundowns, Ulsan HD

Foto: X Fifa Club World Cup
Il calendario mette a confronto subito Borussia Dortmund e Fluminense, le due squadre favorite per il passaggio del turno. Il Fluminense si presenta con una squadra di figure pittoresche per molteplici motivi: spicca il giovanissimo portiere Fabio, 44 anni e 171 giorni, e il centrocampista Hercules, infaticabile mezzala, oltre all’ancora frizzante Thiago Silva. Il Borussia Dortmund si ricorda di scendere in campo solo a tratti, perché per il resto la partita è un dominio costante del Fluminense. I brasiliani attaccano la porta di Kobel da qualsiasi angolazione possibile, poi però devono fare i conti con il portiere svizzero, che francamente ha deciso che la partita debba finire in parità. Dell’attacco del Borussia non c’è alcuna traccia, e quando i gialloneri si affacciano in avanti, Fabio e Thiago Silva non hanno nemmeno bisogno di calare a referto qualche gemma gloriosa del loro passato, perché pericoli concreti non ne arrivano. Nella ripresa l’occasione più grossa capita nei piedi dei giocatori del Fluminense, ma Kobel risponde alla grande su un primo tiro di Everaldo, e alla grandissima sulla ribattuta di Nonato, che già stava per correre sotto la curva occupata dai tifosi brasiliani. Nel frattempo il Borussia accoglie un altro Bellingham in mezzo al campo, non più Jude ma il fratello minore Jobe, ma quasi nessuno se ne accorge perché il Dortmund non riesce nemmeno a costruire un’azione degna di nota. Termina 0-0, come aveva deciso Kobel, ma il Borussia Dortmund adesso deve accendersi per evitare brutte sorprese in corso d’opera. Altra grande prestazione per una sudamericana, con il Fluminense che ai punti meritava più di un gol e la vittoria finale, ma la dea bendata -e Kobel- riescono a mantenere il punteggio fermo sul pari. Altra menzione per Hercules, che non sembra nemmeno male in mezzo al campo, ma il suo nome lo precede, e onestamente è clamoroso.
L’altro match del girone è l’emblema del mistero e dell’incertezza che veleggia attorno ad alcune realtà del mondo calcistico. La gara tra Ulsan HD e Mamelodi Sundowns comincia in ritardo a causa della pioggia, e se già era difficile registrare un sold out per questa gara, le condizioni meteo decimano ulteriormente gli spettatori di questo match che può nascondere la magia di una finale dei mondiali, o la sonnolenza di uno spareggio di metà agosto in Lituania. I sudafricani (Mamelodi) giocano bene e sostanzialmente dominano, Rayners ne segnerebbe anche tre, ma due di questi vengono annullati dal VAR, con tanto di decisione spiegata a tutto lo stadio dall’arbitro, una delle tante novità sperimentate in questo torneo dalla FIFA -al momento ampiamente promossa. Finisce soltanto 1-0, anche perché il centrocampista dell’Ulsan Bojanic va a calciare due volte e tira fuori dal cilindro due tiri orribili, incredibilmente per motivi opposti: uno altissimo, uno molle e centrale. Occasionissima per il Mamelodi, che adesso può sognare in grande visto l’ottimo esordio, anche se adesso arrivano le “big”.
- Mamelodi-Borussia Dortmund
- Fluminense-Ulsan HD
GIRONE G
Al-Ain, Juventus, Manchester City, Wydad Casablanca
A Philadelphia il Manchester City comincia il suo mondiale contro il Wydad Casablanca. Guardiola ha accolto tra le sue braccia altri due gioielli provenienti dal mercato, tali Reijnders e Cherki -non proprio sconosciuti- e non perde tempo a gettarli in campo, a costo di rinunciare ad Haaland e il pallone d’oro Rodri. Non c’è bisogno di spiegare le motivazioni su questa scelta, perché bastano i primi due minuti per capire che il Manchester City potrebbe dominare il palleggio anche con Liam e Noah Gallagher degli Oasis. Al secondo minuto Foden la schiaffa in porta, tornando ad assaporare la gioia del gol che gli mancava da quasi sei mesi. Il Wydad prova anche a spingersi in avanti, ma a parte una serie di giocate del fantasista Lorch -che va menzionato solo per la quantità innumerevole di sombreri e la quattro sulle spalle- non si registrano particolari pericoli per Ederson. Prima dell’intervallo i marocchini riescono a far passare Doku come un predatore d’area, lasciandolo completamente da solo in mezzo all’area al momento del corner di Foden. Di fatto, la partita termina nella prima frazione, e gli ingressi di Haaland e Rodri -insieme ad altre figure- non fanno altro che accentuare il dominio dei Citizens, che hanno talmente tanto la situazione sotto controllo che trovano il tempo per sborsare 20 mila euro di multa (la FIFA ha introdotto una penale per ogni sanzione, e l’espulsione corrisponde a circa 20 mila franchi svizzeri) per una tacchettata in faccia a un avversario da parte di Rico Lewis.

Foto: X Juventus FC
La gara che chiude la prima giornata è l’esordio della Juventus di Igor Tudor. L’avversario dei bianconeri è l’Al-Ain, che presenta il 5-3-2 delle grandi occasioni, con un sempreverde Rui Patricio in porta. I bianconeri sono reduci dalla visita alla Casa Bianca, dove sono stati costretti ad ascoltare Trump mentre parlava ai giornalisti della guerra e del calcio femminile, in uno dei momenti più surreali della storia recente del calcio, ma in campo mettono subito le cose in chiaro, come fa l’America quando subentra nei grandi conflitti: all’intervallo il risultato è sul 4-0 per la squadra di Tudor, con la doppietta di Kolo Muani, il gol di Conceição e la gemma di Yildiz (che ancora una volta segna all’esordio in qualche torneo), nel secondo tempo arriverà anche il quinto gol di Chico Conceição. Se nel corso della stagione i giocatori della Juve sembravano spaventati anche da un fiammifero, a Washington i ragazzi di Tudor sembrano una banda di potenziali piromani: vanno a duemila, recuperano il pallone velocemente, si cercano e si trovano anche a occhi chiusi. In attesa dei recuperi di alcune pedine fondamentali (contro l’Al-Ain hanno riassaporato il campo Gatti e Koopmeiners), Tudor spinge sul blocco visto nel rush finale, con un Kelly in netto miglioramento con l’approccio al ruolo, e Alberto Costa in versione treno merci. Il portoghese è un’iradiddio sulla fascia destra e confeziona anche due assist, mentre l’enigma principale riguarda Conceição e Kolo Muani, entrambi in prestito ma sempre più incisivi nell’ecosistema bianconero. Sorrisi e sacrificio, il primo posto in classifica e la voglia di spingersi oltre. La Juventus di Tudor parte alla grande in America, e già nel prossimo turno può ipotecare il passaggio del turno.
Seconda giornata:
- Juventus-Wydad Casablanca
- Manchester City-Al Ain
GIRONE H
Al-Hilal, Pachuca, Real Madrid, Salisburgo
Esordio a tutto tondo per Real e Al-Hilal, che accolgono nelle loro rispettive panchine Xabi Alonso e Simone Inzaghi. Ne viene fuori un match spettacolare, soprattutto per merito del coraggio e del dinamismo del club saudita. Senza Mbappé, Xabi Alonso sceglie il giovane Gonzalo Garcia, mentre dietro giocano subito i nuovi arrivati, Huijsen e Alexander-Arnold. Inzaghi ci ha messo poco a dare un’impronta decisa all’Al-Hilal, e la mezz’ora iniziale è quasi un monologo dei sauditi, più vivi e spigliati rispetto a un Madrid alla ricerca di geometrie. A Renan Lodi viene anche annullato un gol per fuorigioco, Inzaghi comincia a dispensare urla a qualsiasi oggetto vestito di blu, e nel frattempo il Real Madrid rispolvera la ripartenza all’italiana, finalizzata da Gonzalo Garcia su assist di Rodrygo. L’Al-Hilal ci mette poco a pareggiare la gara, grazie al calcio di rigore realizzato da Ruben Neves. Xabi Alonso non stravolge i suoi Blancos rispetto a quanto visto lo scorso anno, e sceglie la via della continuità anche nelle sostituzioni, con Tchouameni che continua il suo viaggio da nomade nella parte arretrata del campo mentre Asencio lascia il posto a Guler. Il turco da quella marcia in più al Madrid, e nel frattempo il ritmo dei sauditi è calato notevolmente, prevedibile considerando il dispendio enorme di energie del primo tempo e il caldo asfissiante di Miami. Nel finale il VAR assegna un rigore al Real Madrid per una manata di Al-Qahtani su Fran Garcia. Dal dischetto Valverde incrocia il destro ma Bonou azzecca l’angolo e mette il sigillo finale al pareggio. Due cantieri ancora in fase di avvio, ma arrivano già i primi segnali da una parte e dall’altra. Se Inzaghi può ritenersi soddisfatto per qualità e ritmo messo in campo, Xabi Alonso attende il ritorno di Mbappé per cercare di nascondere le difficoltà evidenziate in questo primo match, fotocopie dell’ultima stagione blanca.

Foto: fifa.com
Altrettanto divertente è la gara tra Pachuca e Red Bull Salisburgo. A Cincinnati trionfano gli austriaci dopo un match durato quattro ore (sospeso per un’ora e quaranta per l’acquazzone che ha colpito la città durante il secondo tempo). Gara divertente e frizzante fin dai primi minuti, con i messicani che rispolverano un centravanti d’area di rigore come Salomon Rondon, stranamente poco freddo e lucido contro l’estremo difensore del Salisburgo, l’impronunciabile Zawieschitzky. A ridosso dell’intervallo gli austriaci trovano il vantaggio grazie alla perla di Oscar Gloukh, l’israeliano lascia a terra Pedraza e batte Moreno con un destro a giro di pregevole fattura. Nella ripresa la gara si interrompe per quasi due ore per il temporale, poi riparte e i fulmini lasciano spazio ai fuochi d’artificio. Il Pachuca trova il pareggio grazie a una punizione di Gonzalez, su cui barriera e portiere non fanno una bella figura; Rondon continua la sua ricerca spasmodica del gol ma non riesce a segnare. Chi riesce a gonfiare la rete è l’altro centravanti, il neo-entrato Onisiwo, che sale in cielo e riesce a indirizzare e colpire forte il pallone, per un vantaggio che spedisce il Salisburgo in vetta alla classifica. In attesa della gara contro l’Al-Hilal gli austriaci provano a inserirsi di soppiatto in alto alla classifica.
Seconda giornata:
- Salisburgo-Al-Hilal
- Real Madrid-Pachuca
Calcio
Mondiale per Club, il resoconto della prima giornata (Prima parte)

Polemico, esagerato e curioso, proprio come sa essere l’America. Il nuovo Mondiale per Club voluto dalla FIFA rispecchia i canoni degli Stati Uniti, che si preparano al mondiale tra nazionali (in programma il prossimo anno) con una parata di stelle e altri elementi celesti più misteriosi, ma intensi e curiosi. Tante le novità in esperimento, numerosi argomenti di valutazione, ma nel frattempo la prima giornata è terminata nella notte, e tra poco il mondiale riparte con la seconda giornata. Allora ecco la prima parte dell’analisi delle prime gare del Mondiale per Club, girone per girone.
GIRONE A
Al-Ahly, Inter Miami, Porto, Palmeiras
Uno dei raggruppamenti più intriganti dell’intero mondiale, non tanto per la quantità elevata di “big” al suo interno, ma per l’alone di mistero e curiosità che circola attorno a Messi e avversari. Dopo le prime due partite la classifica è rimasta la stessa dello scorso venerdì, quando ancora il torneo non era cominciato. L’ordine rimane quello alfabetico, la differenza reti pari ai gol realizzati dalle quattro squadre, ossia zero, ma le due gare sono state tutt’altro che noiose.

Foto: fifa.com
La gara tra Al–Ahly e l‘Inter Miami apre il mondiale. Nel primo tempo gli egiziani dominano in lungo e in largo, come non si vedeva probabilmente da Cleopatra e family. La retorica storica però non è casuale, perché nell’assedio costante dell’Al-Ahly verso la porta avversaria emerge un altro reperto di notevole importanza nella gara: il portiere dell’Inter Miami, tale Oscar Ustari, 38 anni compiuti. Il portiere argentino è il protagonista della prima frazione perché mette a referto una serie di parate sensazionali, e mette la ciliegina al minuto 43 quando ipnotizza Trezeguet dal dischetto. Nel secondo tempo l’Inter Miami prova a giocare con maggior qualità, e la modalità è quella nota a tutti: palla a Messi e poi si vede. Al minuto 63 tutto lo stadio trattiene il fiato per la punizione di Messi, l’argentino cerca la soluzione a effetto e spedisce la palla in rete. Peccato che la palla non giri abbastanza e si vada a incastrare nella parte esterna della porta, regalando soltanto l’illusione ottica di un grande gol. Nel finale emerge anche l’altro estremo difensore, l’egiziano El-Sheenawy, anche lui ben navigato grazie alle sue 36 primavere. Le sue parate chiudono la porta, e dove non arriva El-Sheenawy ci pensano i legni, come quello colpito all’ultimo istante da un tiro-cross di Messi. Finisce 0-0.
Nell’altra gara del girone Porto e Palmeiras giocano talmente a viso aperto che si devono arrendere a uno 0-0 che suona come un oltraggio al calcio, per la mole di occasioni avute da entrambe le squadre. Due gemme per parte, Estêvão per i brasiliani e Rodrigo Mora per i portoghesi, ma le due squadre presentano un parco giocatori talmente completo da poter andare in guerra e a una sfilata a Hollywood allo stesso tempo. Tante, tantissime, troppe, occasioni e in questo teatro emergono artisti incompresi, o magari talmente sconosciuti a sé stessi da essere perfetti per dominare la scena. È il caso del portiere del Porto, Claudio Ramos, provvidenziale con una serie di parate tanto efficaci quanto qualitativamente orrende. Il Palmeiras ai punti meriterebbe almeno un gol, ma il palo e le parate sconsiderate di un Ramos in giornata di grazia non cambiano il risultato. Anche l’altra gara finisce 0-0.
Seconda giornata:
- Palmeiras-Al-Ahly
- Inter Miami-Porto
GIRONE B
Atletico Madrid, Botafogo, PSG, Seattle Sounders
Dopo aver schiantato l’Inter in finale di Champions League, il Paris Saint-Germain arriva al Mondiale per Club con i favori del pronostico. L’armata di Luis Enrique fa il suo esordio a Pasadena contro l’Atletico Madrid, al cospetto di un caldo torrido e ottantamila persone, a cui vanno aggiungi i sedici giocatori impiegati da Simeone nel corso della gara. Si prospettava come il match di cartello di questa prima giornata, e invece termina con un PSG che passeggia e domina per 4-0. Al momento i parigini viaggiano a una cilindrata nettamente superiore rispetto alla concorrenza, e anche senza due pilastri offensivi fondamentali, come Dembelé e Barcola, ci pensano gli altri diamanti che Parigi sta conservando, Fabian Ruiz e soprattutto Vitinha. Il centrocampista portoghese continua il suo mostruoso dominio del gioco e adesso si comincia a comprendere al meglio la sua leadership. Le altre due firme sono di Kang-In Lee e Mayulu, che in questo ultimo mese sta cercando di rinominare la celebre zona Cesarini. Per la banda del Cholo si mette subito in salita, anche se la qualificazione non sembra in discussione.

Foto: fifa.com
Nell’altro match i meno quotati Botafogo e Seattle Sounders regalano comunque un match intenso e spettacolare, vinto dai brasiliani grazie a due sigilli nel primo tempo. Il Botafogo va in vantaggio grazie a un colpo di testa dell’altissimo Jair Cunha (1.98m), poi raddoppia con un’altra incornata, questa volta del centravanti Igor Jesus. Nel secondo tempo gli statunitensi accorciano le distanze con Roldan, e nel rush finale sfiorano più volte il pareggio, ma il Botafogo decide di affidarsi a due, non troppo vecchie, meteore della nostra Serie A come Arthur Cabral e Joaquin Correa. Il risultato non cambia, anche se il Tucu sfiora subito il primo gol con la maglia del Fogão, stoppato da un grande intervento del portiere Frei. Successo che può rilanciare il Botafogo, che può approfittare della pesante sconfitta dell’Atletico Madrid, a patto che non si arrendano anche loro a un’imbarcata dai parigini, che negli ultimi tempi sembra l’unica soluzione percorribile.
Seconda giornata:
- Paris Saint-Germain-Botafogo
- Seattle Sounders-Atletico Madrid
GIRONE C
Auckland City, Bayern Monaco, Benfica, Boca Juniors
Sulla carta sarebbe il girone più equilibrato del Mondiale, ma dopo la gara del Bayern Monaco ovviamente questa analisi va rivisitata. Contro i dilettanti dell’Auckland City i bavaresi non vanno per il sottile, confermando la freddezza e il cinismo che distingue il tedesco medio: termina 10-0, sei a zero all’intervallo. Troppa la differenza tra le due squadre per buttare giù una qualsiasi cronaca, anche se le storie extra-calcistiche dei dilettanti di Auckland sono manna dal cielo per le pagine romantiche di calcio. Il campo però non lascia spazio a interpretazioni: neozelandesi con un 5-5-0 non troppo compatto, i bavaresi lasciano Neuer in mezzo al campo a riscaldarsi seduto sul prato di Cincinnati e nel frattempo disintegrano la porta di Tracey, che nella vita fa il magazziniere. Qualificazione praticamente ipotecata, anche se adesso comincia a tutti gli effetti il mondiale di Kompany e…company;

Foto: fifa.com
L’equilibrio del gruppo C è rappresentato da Boca Juniors e Benfica, che scendono in campo all’Hard Rock Stadium di Miami. Senza troppi indugi è una delle partite più belle del primo turno di match. Ruvido, qualitativamente entusiasmante e ricco di calcio e calci, come impone la tradizione. Il Benfica sembra essere favorito dopo i primi minuti, ma gli argentini in dieci minuti mettono in scena tutto il loro calcio: vantaggio di Merentiel su assist di Blanco, che si concede il lusso di un tunnel prima del pallone per l’attaccante argentino, e raddoppio su palla inattiva con la testata vincente di Battaglia. Prima dell’intervallo il Boca completa il proprio manifesto sudamericano, quando a ridosso dell’intervallo il Benfica conquista un rigore per un calcio di Palacios su Otamendi. L’arbitro va al VAR e Ander Herrera -uscito anzitempo per infortunio- decide di farsi espellere per proteste. Di Maria accorcia le distanze dal dischetto e al rientro dagli spogliatoi Bruno Lage alza i toni dell’attacco con Belotti. L’ingresso del “Gallo” è agonisticamente impattante, forse troppo, perché al minuto 72 Belotti viene espulso per un calcio alla nuca di un avversario. La partita è tesa come una corda di violino, lo spettacolo ha lasciato spazio a un’intensità che sembra più da finale dei mondiali, che da fase a gironi, e parlando di mondiali non può che emergere un argentino, anche se veste la maglia del Benfica. Otamendi si stacca sul primo palo, impatta violentemente la sfera e pareggia la partita. Prima del triplice fischio c’è ancora tempo per un ultimo assaggio di calcio selvaggio, offerto da Figal: pestone da ergastolo sullo stinco di Florentino e cartellino rosso diretto. Finisce in parità, e il cammino di Boca e Benfica passerà dalla gara contro Auckland, in cui servono tanti gol per la differenza reti.
Seconda giornata:
- Bayern Monaco-Boca Juniors
- Benfica-Auckland City
GIRONE D
Chelsea, Esperance Tunis, Flamengo, Los Angeles FC
Il gruppo D diventa subito di dominio di Chelsea e Flamengo, come da pronostico. I londinesi cominciano la propria competizione contro il Los Angeles Fc di Giroud (inizialmente in panchina) e Lloris, e vincono con qualche difficoltà grazie a un gol per tempo. Forti del successo in Conference League, Maresca schiera la miglior formazione per evitare di incappare in qualche inconveniente in stile Italia a USA94′. La gara comincia con un colpo d’occhio agghiacciante, con le tribune dello stadio di Atlanta semi-vuote. Per fortuna gli spalti si riempiono leggermente nel corso della gara, e il Chelsea ingrana anch’esso alla distanza, per poi vincere senza evidenti fatiche. Il vantaggio è siglato da un ottimo Pedro Neto, frizzante nella fascia destra fin dall’inizio, incontenibile per il lussemburghese Chanot. Nel secondo tempo fanno il loro esordio in maglia Blues i due nuovi acquisti, Essugo e Delap, mentre sponda L.A. entra Giroud. L’ingresso del francese alza notevolmente il peso dell’attacco statunitense, e la difesa del Chelsea comincia a concedere qualche occasione, poi però viene fuori nuovamente il livello tecnico della banda Maresca, che chiude i discorsi a dieci dal termine. Delap pennella un ottimo cross in mezzo, Enzo Fernandez si avventa sulla sfera e mette il sigillo finale. Non un esordio da sogno per il Chelsea, che riesce comunque a conquistare i tre punti che gli servivano. La qualificazione è un duello con il Flamengo, prossimo avversario dei Blues. Occhio però a considerare fuori dai giochi il Los Angeles FC.

Foto: fifa.com
Nell’altro match il Flamengo fa il suo esordio in grande stile contro l’Esperance Tunisi. La differenza tecnica tra le due squadre è evidente, ma i brasiliani giocano un gran match sotto ogni punto di vista. Sigla il vantaggio uno dei simboli del Fla, il fantasista uruguaiano De Arrascaeta. L’ex Fiorentina Pedro ha l’occasione per raddoppiare, ma decide che per il momento non è il caso di segnare. La formazione del Flamengo è un’ode alla nostalgia calcistica, data la vasta presenza di ex Serie A come Pulgar, Gerson, Pedro e il nuovo arrivato Jorginho. Nel secondo tempo è proprio Jorginho a mettersi in mostra, grazie a un filtrante no-look verso Luiz Araujo, che aggiunge il suo tocco di classe con un mancino a giro che si insacca alle spalle del portiere Ben Said. Nell’Esperance Tunisi, a parte un’ottima presenza di tifosi nelle tribune, da segnalare una delle figure più pittoresche di questo mondiale, l’attaccante Rodrigo Rodrigues.
Seconda giornata:
- Flamengo-Chelsea
- Los Angeles FC-Esperance Tunisi
Calcio
Spalletti saluta con una vittoria, ma l’Italia non gira. 2-0 a Reggio Emilia tra mugugni e difficoltà

L’Italia vince in casa contro la Moldova e cerca di recuperare il gap con la Norvegia. La pesante sconfitta di Oslo lascia i propri strascichi, con Luciano Spalletti che lascia la panchina della nazionale con una vittoria troppo stretta e ostica, sigillata dai due gol di Raspadori e Dimarco.
Le scelte per l’ultima di Spalletti
Dopo la figuraccia di Oslo, Luciano Spalletti è stato sollevato dall’incarico di commissario tecnico. Ha del surreale l’annuncio di tale notizia, comunicata proprio dallo stesso Spalletti in conferenza stampa, seguita dall’annuncio della sua presenza in panchina per questa gara. Per la sua ultima panchina in Azzurro, Spalletti non stravolge la formazione, ma si limita a qualche cambio. Tornano Cambiaso e Dimarco negli esterni, mentre in difesa fa il suo esordio assoluto il capitano della Fiorentina, Luca Ranieri.
ITALIA: Donnarumma, Di Lorenzo, Bastoni, Ranieri, Cambiaso, Frattesi, Ricci, Tonali, Dimarco, Raspadori, Retegui.
Il Mapei Stadium cerca di mascherare questa cornice surreale, e fin dai primi minuti il tifo azzurro è attivo e caloroso. L’Italia cerca di rispondere con una maggiore incisività nel possesso e nel palleggio, anche se tutta la Moldova si muove seguendo un blocco compatto e unito. Al decimo minuto gli ospiti trovano addirittura il vantaggio, ancora una volta l’Italia è troppo leggera nel ripiegamento, le marcature sono leggere, a tal punto che il numero 9 Nicolaescu trova di testa il vantaggio. Il Mapei rimane in assoluto silenzio, ma a rianimare il pubblico ci pensa -per nostra fortuna- il VAR, che annulla la rete per un fuorigioco quasi millimetrico dell’attaccante moldavo. Il primo ruggito verso la porta è un tiraccio di Tonali, il centrocampista del Newcastle cerca il palo lontano, ma trova la parte centrale della Tribuna Sud. Pochi minuti più tardi gli Azzurri sfiorano il vantaggio su calcio piazzato: Retegui viene randellato al suolo da un difensore moldavo, Raspadori disegna un ottimo cross al centro, ed è anche pregevole la girata di testa di Ranieri, sfortunato nell’esito perché il pallone impatta sulla traversa. Vicino al gol all’esordio il capitano della Fiorentina, che continua a confermarsi pericoloso nel gioco aereo. La linea di pressione degli azzurri è alta, ma continua a mancare la giocata tra le linee. Non è una pressione incisiva e precisa, e la Moldova quando riparte fa sempre paura, non tanto per la qualità dei singoli ma per le voragini che la difesa dell’Italia concede. A ridosso della mezz’ora i moldavi protestano per un fallo in area di rigore di Dimarco, ma l’arbitro giudica regolare il recupero, rischiosissimo, dell’esterno dell’Inter. Al 31′ Retegui si trova per la prima volta dentro l’area senza un moldavo attaccato, il centravanti dell’Atalanta riceve un pallone sporcato da Frattesi e cerca la soluzione mancina di prima intenzione, il portiere Avram si tuffa in anticipo e respinge senza troppi problemi. Il ritmo degli Azzurri comincia a crescere, e le occasioni cominciano ad arrivare con più regolarità. Al 36′ Dimarco si getta in area ma il suo diagonale non trova la porta di Avram. Da sinistra si comincia a sfilacciare la difesa moldava, e su quel versante Dimarco arriva al cross sul primo palo, Retegui va in anticipo ma ci va di stinco, palla fuori di poco. Il muro moldavo crolla al minuto 40: Ranieri chiede, e ottiene, il triangolo da Dimarco, mette in mezzo un buon cross respinto di testa da Ionita, in anticipo su Tonali, e sulla respinta Raspadori calcia di prima intenzione, destro potente e preciso sul primo palo, Avram non accenna nemmeno l’intervento e siamo avanti. Il vantaggio rischia di durare meno di un minuto, perché la Moldova arriva al tiro da fuori con Reabcuk, Donnarumma interviene con i pugni ma il primo ad avventarsi è Ionita, vecchia conoscenza della Serie A, il capitano moldavo calcia con il mancino e la palla sibila con il palo e termina fuori. Tanti, troppi, errori dell’Italia in un primo tempo che lascia più ombre che luci, nonostante il vantaggio all’intervallo.
Nella ripresa Spalletti muove subito la panchina: escono Dimarco e Ricci, dentro Orsolini e Barella. L’esterno del Bologna si piazza sulla destra, ed è subito decisivo nell’azione che porta al raddoppio. Al 50′ Orsolini salta il diretto avversario, arriva sul fondo e mette un buon cross rasoterra con il destro, Frattesi mastica la conclusione ma a convertire in rete ci pensa il destro di Cambiaso, tiro centrale su cui Avram non fa una bella figura. È un’altra Italia quella scesa in campo nella ripresa, più pimpante e concentrata rispetto al primo tempo, ricco di errori e rischi. Il gap da colmare con i norvegesi è alto, e segnare quante più reti possibili diventa l’obiettivo prioritario, a tal punto che gli Azzurri sono sbilanciati in avanti, e per fortuna i moldavi non sono pericolosi come nel primo tempo. All’ora di gioco ci prova ancora una volta Tonali, questa volta il suo destro è potente ma centrale, Avram risponde con i pugni. Ai tre cambi della Moldova, Spalletti risponde con la staffetta tra Retegui e Lucca. Per l’ultima volta Spalletti decide di non schierare il doppio centravanti, fondamentale che in alcuni momenti del ciclo azzurro, che si conclude oggi, forse sarebbe stato utile. L’ingresso dell’attaccante dell’Udinese regala centimetri importanti per l’attacco, anche se la scheggia impazzita rimane sulla destra Orsolini, l’unico che concretamente si concede il dribbling e la giocata imprevedibile. Anche gli ultimi due cambi di Spalletti non lasciano trasparire una voglia concreta di attaccare a testa bassa, perché entrano Daniel Maldini e Coppola al posto di Raspadori e Ranieri (uscito malconcio dopo un duro scontro con un giocatore moldavo), ma la musica non cambia: encefalogramma quasi piatto e tanti errori banali in impostazione. All’87’ ci prova Orsolini, favorito da una buona triangolazione degli altri due nuovi entrati, Lucca e Maldini, il tiro dell’esterno del Bologna è sul primo palo e Avram non ha problemi a respingere con i pugni. Nel finale la Moldova attacca a testa bassa, e l’Italia cerca in tutti i modi di subire un gol che gli avversari meritano ampiamente. Donnarumma rischia l’harakiri ma rimedia, e la partita si conclude con i moldavi in assedio della nostra area di rigore, un’immagine emblematica del ciclo di Spalletti che termina dopo sei minuti di recupero.
Alla vigilia Spalletti ha detto di voler salutare con una prestazione di livello, e con una vittoria. La vittoria è arrivata, ma si può essere tutto tranne che soddisfatti di quanto visto a Reggio Emilia. Lenti, macchinosi e ancora una volta terribilmente sbilanciati e sconnessi tra i reparti. La decina di tiri effettuati dalla Moldova fanno riflettere parecchio e per colui che arriverà sulla panchina azzurra (il favorito è Claudio Ranieri) adesso bisognerà ricostruire il muro difensivo che tanto ci ha contraddistinto nella nostra storia. L’attacco necessita di maggiore presenza, perché anche oggi Retegui è stato ingabbiato dai difensori avversari, e chissà che adesso si riparta dal doppio centravanti, che Spalletti ha scelto apertamente di non utilizzare. Si conclude con una vittoria l’esperienza di Luciano Spalletti sulla panchina dell’Italia, che ha sbagliato tanto nel corso della sua esperienza da c.t, ma adesso il calcio italiano attende il suo successore per cercare di colmare il gap con la Norvegia ed evitare lo spauracchio dello spareggio per andare al mondiale. Appuntamento al 5 settembre in casa contro l’Estonia.
Ci sarà un nuovo allenatore, e si spera ci sia una nuova Italia…
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