Il commento completo di tutte le partite, con la Top 11 alla fine, della trentatreesima giornata di Serie A
Lecce-Como (A cura di Dennis Rusignuolo)
Nico Paz inventa, Diao fa doppietta: il Como consolida la salvezza, il Lecce ora è nei guai
Fabregas va alla ricerca del terzo successo consecutivo in Serie A, che ai lariani non riesce da 73 anni, e si affida nuovamente a Douvikas. Il greco si è sbloccato contro il Torino e ritrova nuovamente una maglia da titolare al centro dell’attacco, sorretto dai soliti Paz-Diao e Ikoné (sempre più in alto nelle gerarchie del tecnico spagnolo). Giampaolo conferma la formazione dell’Allianz Stadium, ritornando però alla difesa a quattro. Il copione della gara del Como è praticamente lo stesso da inizio anno, con i lariani alla ricerca del dominio del gioco attraverso il possesso costante del pallone. Fondamentale il ritorno di Nico Paz dal primo minuto per la manovra offensiva della squadra di Fabregas. Primo squillo salentino dopo il quarto d’ora con una splendida girata di Morente che Butez mette in angolo. Dopo l’inizio in apnea i salentini riprendono fiato e coraggio e il match diventa più equilibrato. Gaspar non arriva su una palla vagante davanti a Butez perdendo una grande chance per il vantaggio interno. La replica è di Perrone con un tiro al volo dal limite di poco alto. Alla mezz’ora grandissima occasione per Douvikas che solo davanti a Falcone incrocia troppo il diagonale mettendo a lato di un soffio. Al 33′ passa il Como: Nico Paz accelera, tocco sotto per saltare Ramadani, lancio che mette Diao solo davanti a Falcone. Rasoterra che porta avanti i lariani, ma il guardalinee alza la bandierina per segnalare il fuorigioco del marcatore. Ci vuole l’intervento del Var per convalidare il vantaggio della squadra di Fabregas. Settimo gol per uno straripante Assiane Diao, arrivato nel mercato di gennaio e già in cima alla classifica dei marcatori del Como. Nel secondo tempo il Lecce ci prova, ma la porta di Butez sembra stregata: al 51′ Krstovic non riesce a superare Goldaniga dopo un’uscita a vuoto di Butez su palla inattiva. Poi Gaspar non arriva di testa per un soffio sulla punizione tagliata di Morente. I giallorossi prendono coraggio e spingono, e all’ora di gioco Butez arriva con la mano aperta a mettere in angolo il gran tiro da fuori di Morente indirizzato sotto la traversa. Fondamentali gli interventi del portiere francese, che permettono al Como di mantenere il vantaggio, fino a quando la girandola di cambi di Fabregas ribalta nuovamente l’inerzia della gara. Il ritmo si smorza improvvisamente, e questa condizione non fa altro che giovare alla strategia del Como, ma i lariani a ridosso del novantesimo chiudono la pratica: al minuto 88 Da Cunha mette in mezzo un gran cross verso il centro, Goldaniga stacca di testa e buca Falcone. Torna al gol il difensore italiano (ammonito durante la gara, salterà la prossima), dopo un digiuno che durava da ormai cinque anni. Nel recupero mette un altro sigillo lo scatenato Diao, servito dal grande ex Strefezza, lo spagnolo firma la doppietta e consolida la salvezza del Como. Sembra ormai cosa fatta per la squadra di Fabregas, che nelle ultime gare è riuscita ad abbinare il proprio gioco spregiudicato e intenso con i tre punti. Tre successi di fila non si verificavano da 73 anni, e già nella prossima gara contro il Genoa la salvezza può essere aritmetica. Il Lecce di Marco Giampaolo, contestato dalla tifoseria al triplice fischio, continua la propria caduta libera: l’ultima vittoria risale al 31 gennaio a Parma. Per ritrovare un sorriso tra le mura amiche, i giallorossi devono risalire addirittura al 2-1 sul Monza di metà dicembre, e adesso si comincia a sentire il fiato sul collo di Venezia ed Empoli. L’ennesima prestazione altamente insufficiente è già un campanello d’allarme per il finale di stagione, ma è nella sterilità offensiva che il Lecce preoccupa e non poco i propri tifosi. La sensazione è che l’unica scossa possa arrivare sempre dai piedi di Krstovic, che non ci sarà a Bergamo per squalifica, e adesso per evitare di sprofondare ulteriormente Giampaolo chiede gol e presenza dai vari Pierotti, Tete Morente, Banda e Rebic.
Monza-Napoli (A cura di Tommaso Patti)
Un solo gol che vuol dire aggancio alla vetta. Il Napoli passa di misura contro il Monza
Nella sfida che può far agganciare il Napoli al primo posto per ventiquattr’ore, Conte schiera la miglior formazione (esclusi gli assenti per infortunio) per fronteggiare un Monza sempre più in crisi di risultati e sempre più vicino al baratro.
Nonostante l’evidente differenza della rosa e degli obiettivi, sia il Napoli che il Monza riescono a rendere piacevole un match che per molti poteva sembrare a senso unico. Seppur senza particolari occasioni concrete, il Monza riesce a creare qualche problema al Napoli quando è in fase di palleggio. Il primo guizzo dei partenopei arriva al quarto d’ora inoltrato, quando sul calcio di punizione battuto da McTominay, Turati si fa trovare pronto e riesce a respingere la conclusione potente ma centrale dell’ex Manchester United. Il buon periodo del centrocampista scozzese viene evidenziato un giro d’orologio successivo, quando su una ripartenza, il numero otto azzurro riesce a far salire la squadra per poi essere invitato al tiro dall’assist di Spinazzola, conclusione che viene murata in corner da un ottimo intervento di Caldirola. Sul conseguente calcio d’angolo battuto da Gilmour, il colpo di testa di Rrahamani indirizzato sul secondo palo termina di poco a lato. Sulla battuta di un altro corner, è nuovamente McTominay a sfiorare il gol del vantaggio, rete mancata per un soffio dopo il tentativo di mettere il pallone in porta in allungo. La migliore occasioni della prima frazione però è a tinte biancorosse: su un cross che pesca la corsa di Castrovilli, l’ex centrocampista di Lazio e Fiorentina riesce a continuare il possesso palla, saltare Rafa Marin per poi calciare in porta dopo un’azione pazzesca, spedendo però fuori il pallone del possibile uno a zero del Monza. Prima del duplice fischio, un tiro di Bianco da fuori area deviato accidentalmente verso la porta da Dany Mota mette paura al Napoli, che va al riposo con tanto nervosismo vista la poca lucidità sotto porta, e le troppe occasioni concesse al Monza. Nella ripresa, la prima occasione arriva a favore degli uomini di Nesta con il colpo di testa di Caldirola. La risposta degli azzurri arriva qualche minuto più avanti con una conclusione ad incrociare di Politano che costringe Turati ad effettuare una grande parata. Dopo settanta minuti di equilibrio, il Napoli passa in vantaggio con McTominay, che riceve perfettamente il cross di Raspadori, e anticipa con un colpo di testa l’uscita maldestra di Turati. Il terzo gol consecutivo dello scozzese scalda il Napoli, pericoloso a dieci minuti dalla fine con il tiro di Raspadori che viene murato e rischia di diventare nocivo per Turati, che riesce a evitare il gol allungando le mani. La conclusione pericolosa di Simeone è l’ultimo acuto di una partita bella, equilibrata e combattuta, vinta dagli uomini di Conte con tenacia e forza di volontà. Seppur di misura, il successo contro il Monza ridà al Napoli la continuità giusta per inseguire il sogno scudetto. Il decimo gol di McTominay fa sprofondare sempre di più il Monza che, con soli 15 punti, si trova a undici punti dalla zona salvezza, che ormai è solamente un miraggio.
Roma-Hellas Verona (A cura di Tommaso Patti)
La Roma non molla e sogna la Champions. La rete di Shomurodov stende il Verona.
Nella giornata che vede impegnate tutte le pretendenti della Champions in gare molto complicate, la Roma è chiamata a fare una grandissima prestazione contro il Verona, inbattuta nelle ultime quattro gare. Dopo la bellissima atmosfera del derby, anche contro il Verona, l’Olimpico si veste del miglior abito per spingere il giallorossi al successo. La prima occasione della gara è a favore dei veneti, che vanno vicini al gol del vantaggio con Sarr, che viene lanciato verso la porta ma spreca un enorme opportunità. Alla grande occasione da gol sbagliata da Sarr, la Roma risponde colpendo in contropiede, riuscendo a trovare la rete dell’1-0 con una grandissima azione nata da un lancio millimetrico di Cristante per Soulé, che stoppa il pallone, salta due avversari e imbuca per Shomurodov, autore del gol del vantaggio dopo appena quattro minuti. L’uomo che è riuscito a raddrizzare le ultime partite da subentrato, riesce a ripagare la fiducia di Ranieri trovando la sua quarta rete in stagione. Il botta e risposta tra la Roma e il Verona continua sotto il segno di Mosquera e Sarr, autori di un ottimo fraseggio che mette in pericolo la difesa giallorossa. Nella stessa azione, Ghilardi riceve palla da Amin Sarr e calcia di prima intenzione, ma la sua conclusione termina alta. Dopo lo scampato spavento, la Roma reagisce con l’uomo più in forma: dopo l’eurogol segnato nel derby e l’assist vincente per Shomurodov, Soulé punta Bradaric e calcia di potenza sul primo palo, trovando però l’opposizione di Montipò. Dopo un finale di primo tempo poco avvincente e con poche azioni pericolose, Hellas Verona ritorna a farsi vedere nella metà campo avversaria grazie al duello vinto da Mosquera contro Mancini, terminata con la conclusione dell’attaccante colombiano che viene deviata in calcio d’angolo. La conclusione di Baldanzi al 53’ e la girata quasi vincente di Dovbyk, sono gli ultimi due squilli di una partita con poche occasioni ed emozioni. Nonostante una partita al di sotto delle aspettative (dato l’ottimo periodo di forma), la Roma può rendersi soddisfatta per l’ennesima prestazione positiva di Svilar e Shomurodov. Se i tre punti avvicinano la Roma alla zona Champions League, la sconfitta del Verona risuona più forte nell’aria poiché arriva dopo gli ottimi risultati ottenuti contro Genoa, Torino, Parma e Udinese.
Empoli-Venezia (A cura di Dennis Rusignuolo)
Dalla noia ai fuochi d’artificio, ma il pareggio non “salva” nessuna delle due
DiFra rivoluziona va alla ricerca di un successo da sei punti, e lo fa rinunciando un po’ a sorpresa a Oristanio. Il fantasista italiano parte dalla panchina, al suo posto viene avanzato Busio alle spalle di Gytkjaer. Nei toscani Fazzini ed Esposito agiscono alle spalle di Colombo, per il resto il modulo e gli interpreti sono sempre gli stessi. L’Empoli fa la partita in avvio, ma sono i toscani che rischiano su una punizione di Nicolussi Caviglia al 13’, bravo Vasquez a ribattere con i pugni. Al ventesimo l’Empoli sfonda per la prima volta con Fazzini, ma Marcandalli è prodigioso nel recupero sul centrocampista toscano. I lagunari rischiano grosso al minuto 24: su un pallone messo in mezzo da Cacace, Radu rinvia a pugni chiusi, ma la successiva respinta di Candé carambola su Doumbia, che sfiora il clamoroso autogol. Il quasi autogol del centrocampista del Venezia è di fatto la migliore occasione del primo tempo dei toscani, mentre per il Venezia i pericoli principali arrivano sempre dalla stessa fonte: Nicolussi Caviglia. Il centrocampista azzurro impegna di nuovo Vasquez, che sul cross dalla destra di Zerbin per Doumbia costringe il numero uno colombiano a una respinta-capolavoro. Tutta un’altra storia dopo l’intervallo. Pronti, via e dopo ottanta secondi l’accelerazione di Colombo costringe Marcandalli al fallo, quando l’attaccante era ormai lanciato a rete. Cartellino giallo, fra le proteste dei toscani che avrebbero voluto l’espulsione, ma il provvedimento non viene cambiato in quanto Marcandalli non era l’ultimo uomo. La gara si sblocca al minuto 59 con il primo gol stagionale di Jacopo Fazzini, che batte Radu al termine di un’azione favorita da un errore di Busio, con il successivo cross preciso di Henderson in area, il trequartista dell’Empoli brucia Idzes e porta in vantaggio l’Empoli. Galvanizzati dal vantaggio, i ragazzi di D’Aversa sfiorano il raddoppio con Esposito, ma il Venezia trova una scintilla che riapre la partita: corner teso di Nicolussi Cavigliasul secondo palo, grave l’errore di lettura di Vasquez, che esce a vuoto e regala a Yeboah la zampata vincente a porta vuota. Pareggio che rimette in equilibrio la gara, anche se il Venezia acquisisce nuova linfa dalla girandola dei cambi. I fuochi d’artificio vengono accesi definitivamente a cinque dalla fine: all’85’ Busio trova il colpo da biliardo sul cross di Yeboah, poi arriva il pareggio di Tino Anjorin. Il centrocampista inglese -una delle sorprese del campionato nel girone d’andata- vince un contrasto, supera un avversario e batte Radu con un destro a giro meraviglioso. La perla di Anjorin è l’ultima scintilla di un match che si è acceso sempre di più verso la fine, ma che termina con un nulla di fatto. Un bottino praticamente vuoto per entrambe le squadre, perché l’occasione di uscire dalla zona retrocessione era ghiottissima e con il pari la situazione rimane invariata. L’Empoli rimane al penultimo posto, ma sembra aver ritrovato conferme importanti per il rush finale, a cominciare dai gol di Fazzini e Anjorin. Dall’altra parte il Venezia presenta una versione piuttosto inconsueta di sé stessa: da una parte di due gol realizzati, in risposta alla sterilità offensiva che ha condizionato il girone di ritorno dei lagunari; da sottolineare, però, anche i due gol subiti da Radu. La duttilità del muro difensivo aveva permesso al Venezia di conquistare risultati importanti, e adesso il focus si concentra sulla prossima gara, per mostrare effettivamente che Venezia affronterà le ultime gare per cercare una salvezza vicina, ma al momento ancora lontana.
Bologna-Inter (A cura di Tommaso Patti)
Fatal Bologna per l’Inter. La magia di Orsolini stende i nerazzurri
Nella domenica di Pasqua, va in scena la partita di cartello della trentatreesima giornata di Serie A, la super sfida tra Bologna e Inter, valida sia per la Champions League sia per l’apertissima lotta scudetto. I quaranta giorni di fuoco dei nerazzurri partono proprio dal Dall’Ara, dove Simone Inzaghi decide di non attuare turnover nonostante l’imminente sfida in Coppa Italia contro il Milan. La prima palla gol della partita arriva su un’imbucata di Çalhanoğlu per Lautaro Martínez, che scappa alla stretta marcatura di Lucumi, e prova a sorprendere Ravaglia con un tocco morbido, ma la conclusione del capitano dell’Inter viene deviata dal portiere rossoblu in corner. Sugli sviluppi del calcio d’angolo battuto da un ispirato Çalhanoğlu, Carlos Augusto riesce a liberarsi dalle marcature e a colpire indisturbato la sfera, terminata di poco al lato. Dopo aver subito due pericolose azioni da gol nel giro di tre minuti, il Bologna risponde con un’azione in solitaria di Ndoye, conclusa dall’esterno svizzero con un tiro insidioso e angolato. Proprio dai piedi di Ndoye, il Bologna costruisce l’azione più pericolosa del primo tempo: dopo aver superato con uno scatto in velocità Acerbi, la freccia felsinea scarica un cross arretrato per Dallinga, che calcia di prima intenzione, ma non trova la gioia del gol a causa di un salvataggio miracoloso di Pavard. L’assenza in attacco di Turan, sostituito da Correa, non dai i propri frutti, e di conseguenza l’Inter prova a colpire i padroni di casa tramite calci piazzati. L’ennesimo gol sfiorato dall’Inter con il colpo di testa di Bastoni che terminata alto, è l’ennesima prova di una squadra che riesce a imporre il proprio gioco, nonostante le difficoltà. Nella ripresa però, complice la stanchezza, il nervosismo e anche tanto merito del Bologna, l’Inter si spegne e lascia prendere il domino del gioco ai padroni di casa, che vanno vicini al gol dell’uno a zero con il tiro a giro di Dominguez. Ad una manciata di minuti dalla fine, l’Inter si rende per la prima volta pericolosa nella ripresa grazie ad una rimessa laterale battuta verso l’interno dell’area di rigore avversaria da Carlos Augusto, che obbliga l’uscita con i pugni di Ravaglia, disturbato in maniera irregolare da Lautaro, che fa terminare il pallone sul palo per poi essere recapitato e spinto in porta dal tap-in di Taremi, ma l’intervento miracoloso di Miranda salva la difesa di casa. Con il trascorrere del tempo, gli innesti di Simone Inzaghi non danno i frutti sperati, mentre quelli di Vincenzo italiano iniziano a produrre qualcosa di importante negli ultimi istanti di gara. Il colpo di testa di Cambiaghi, dimenticato totalmente dalla retroguardia nerazzurra, è solamente uno dei primi fatali errori della difesa nerazzurra negli ultimi minuti di gioco. Al terzo dei quattro minuti di recupero, nel tentativo di Bisseck di spazzare il pallone, Orsolini raccoglie l’involontario assist del tedesco e lo spedisce dritto in porta con una giocata mozzafiato che regala i tre punti al Bologna. Dopo aver fermato i nerazzurri in lotta per lo scudetto già nella stagione 2021/22, i felsinei frenano nuovamente la formazione allenata da Simone Inzaghi. Con la vittoria sui nerazzurri, il Bologna può sognare ancora più concretamente un piazzamento che vale la partecipazione alla prossima Champions League. L’eurogol di “Orsonaldo”, costringe l’Inter a non fare più passi falsi per continuare a rimanere in lotta per lo scudetto.
Milan-Atalanta (A cura di Simone Scafidi)
Ederson gela San Siro, l’Atalanta brilla a Milano
Con la corsa per la Champions ancora apertissima, l’Atalanta deve cercare di portare a casa il maggior numero di punti possibili, per lasciare indietro le contendenti, mentre il Milan deve cercare di risvegliarsi per sollevare il finale di una stagione di Serie A tutt’altro che positiva. La prima metà del primo tempo presenta una fase di stallo abbastanza monotona, durante la quale le due squadre tardano a compiere la prima mossa, in attesa di un varco attraverso il quale sferrare il loro primo colpo. Al 24’ Pasalic e Cuardado scambiano sul settore destro avanzato del rettangolo di gioco, con il fraseggio che termina con il cross al centro per Retegui, la cui girata termina a lato della porta di Maignan. I rossoneri, dopo venti minuti, rispondono con Jovic, che a sua volta si gira all’interno dell’area cercando una conclusione forte che però non impensierisce Carnesecchi, spettatore della traiettoria fuoriuscente del pallone. Nel secondo tempo il Milan sembra iniziare meglio, per poi lasciare spazio però all’azione decisiva della squadra di Gasperini. Dai piedi di Lookman parte un precisissimo cross per Bellanova, che di testa inserisce un pallone all’interno dell’area sul quale si avventa Ederson, che con la testa insacca Maignan e porta in vantaggio l’Atalanta. Appena otto minuti dopo Lookman prova a raddoppiare, sterzando sul suo solito destro ma calciando alto sopra la porta rossonera. La vera occasione per il raddoppio arriva al 74’ con Retegui che colpisce a botta sicura senza però inquadrare lo specchio della porta. Con questa occasione e poco altro, e con un Milan probabilmente conservativo in vista del Derby di Coppa Italia, si conclude un match praticamente a senso unico, che vede l’Atalanta avvicinarsi sempre di più alla qualificazione in Champions League.
Cagliari-Fiorentina (A cura di Marco Rizzuto)
La Fiorentina si impone in rimonta, Cagliari k.o. all’Unipol Domus
Con il ritorno in campo all’Unipol Domus, gli isolani cercano la vittoria tra le mura amiche. Per raggiungerla, Nicola opta per una formazione più offensiva rispetto a quella vista contro l’Inter. Tornano titolari Viola e Luvumbo, mentre Coman torna ad essere un’arma da sfruttare a gara in corso. In casa viola, Palladino ritrova Gosens, ma deve rinunciare a Keanper motivi familiari.
Il Cagliari dà il via a un inizio scoppiettante, trovando il vantaggio dopo appena sei minuti: Zito crossa in mezzo, De Gea cerca di allontanare il pallone coi pugni ma serve involontariamente Piccoli, che insacca col sinistro a porta semi-sguarnita da vero rapace d’area. Il dominio sulle fasce è netto, e i rossoblù sfiorano il raddoppio con Zortea, fermato solo dal palo. Dopo il primo quarto d’ora, la Fiorentina comincia a rialzare la testa e spaventa per la prima volta Caprile su calcio piazzato. Mandragora calcia da lontano e colpisce in pieno il legno. Il gol non arriva, ma da quel momento i viola crescono, ritrovando quella lucidità mancata nei minuti iniziali. Il Cagliari continua ad attaccare con generosità, ma concede troppo dietro. I toscani ne approfittano al 35’: Mandragora rifinisce una manovra palla a terra servendo Gosens, che calcia d’esterno sul secondo palo disegnando una traiettoria imprendibile per Caprile. Il finale del primo tempo è vibrante e carico di tensione. In area, Luvumbo si libera con un doppio passo e sfugge a Pongracic, che tenta di rimediare con un intervento in scivolata per intercettare il cross. Il pallone resta lì e il contatto tra i due appare evidente. L’arbitro assegna il rigore senza esitazioni, ma dopo il check al VAR torna sui suoi passi e annulla la decisione. La ripresa si apre con il botto: dopo appena due minuti, Gudmundsson apre per la corsa di Dodô, che crossa al centro per Beltrán. L’argentino svetta di testa e completa la rimonta, coronando una prestazione di grande sacrificio nella prima frazione. Il Cagliari, ferito ma non domo, si riversa nella metà campo avversaria alla ricerca del pari. La Fiorentina però regge l’urto, aiutata anche dalle sostituzioni mirate di Palladino (Parisi per Gosens, Richardson per Fagioli). Dopo una lunga fase di possesso, i padroni di casa riescono finalmente a concludere: Zappa crossa al centro, Mandragora devia male e serve involontariamente Marin, che calcia potente dal limite. De Gea si riscatta, salvando il risultato con un grande intervento. Nel finale, la Fiorentina va vicina all’1-3 con Zaniolo, che calcia forte da pochi passi trovando però un attento Caprile, bravo a deviare in angolo. Dopo sette minuti di recupero, Marinelli fischia tre volte decretando il trionfo Viola e l’inseguimento al sogno europeo. La squadra di Palladino è imbattuta dalla trasferta di Napoli del 9 marzo e ora conta 56 punti in classifica: quattro in più del Milan, nono, e altrettanti di distanza dal Bologna quarto. Sul fronte rossoblù, la sconfitta può essere considerata accettabile, ma Nicola dovrà evitare di giocare col fuoco, il calendario degli solani è pieno di scontri diretti, e l’ultima giornata sarà in casa del Napoli, ancora in piena lotta per il titolo.
Genoa-Lazio (A cura di Marco Rizzuto)
La coppia Taty-Dia espugna il Ferraris: La Lazio passa a Genoa e sogna la Champions
L’avvio di gara al Ferraris è tutto a tinte rossoblù, con un Genoa propositivo ma un Pinamonti dai ferri bagnati sotto porta. Al 12′ Friendrup strappa via la sfera a Guendouzie innesca un pericoloso 2 contro 1: serve Pinamonti che, solo davanti a Mandas, si fa ipnotizzare e spreca una clamorosa occasione per il vantaggio. Dopo qualche minuto di sospensione a causa dei fumogeni lanciati in campo dai tifosi del Grifone, il gioco può riprendere. La Lazio prova a graffiare al 20′ direttamente dal rinvio lungo di Mandas, Castellanos aggancia con classe, serve poi la corsa di Zaccagni, ma il numero 20 viene steso da Otoa, all’esordio in Serie A. L’arbitro non ha dubbi: fallo da ultimo uomo e rosso diretto per il giovane difensore genoano. Con l’uomo in meno il Genoa fatica a tenere botta alle incursioni dei biancocelesti, che alla mezz’ora trovano il vantaggio con il capolavoro al volo di Castellanos, che buca Leali dall’area piccola. Nonostante l’espulsione, Vieira non effettua cambi immediati, e la Lazio chiude il primo tempo in pieno controllo. La ripresa ricalca l’andamento della seconda parte del primo tempo. I biancocelesti sfiorano il raddoppio al 57’: Pellegrini sfonda sulla fascia e serve Rovella, che in allungo non riesce a spingere la palla in rete. Il raddoppio, però, è solo rimandato. Al 65’, Rovella taglia fuori difesa e centrocampo con un filtrante perfetto per Dia che incrocia col mancino spedendo la sfera sul secondo palo chiudendo i giochi. Con due reti di vantaggio la Lazio addormenta la gara approfittando di un genoa non pervenuto. Al 70′, Thorsby interviene in scivolata su Belahyane, strappandogli il pallone. Il centrocampista biancoceleste, però, lo calpesta in modo ritenuto pericoloso dall’arbitro, che dopo il controllo al VAR estrae il cartellino rosso, ristabilendo la parità numerica. Nel finale non si registrano particolari emozioni. La Lazio porta a casa tre punti preziosi nella corsa Champions, approfittando del passo falso della Juventus a Parma. Per il Genoa, una sconfitta indolore, i ragazzi di Vieira navigano già da tempo in acque tranquille e l’obiettivo ora è chiudere la stagione nella top 10.
Torino-Udinese (A cura di Simone Scafidi)
Adams e Dembelè fanno sorridere Vanoli, Udinese battuta
Torino e Udinese, ormai aritmeticamente salve e senza particolari ambizioni, scendono in campo all’Olimpico nel match di recupero della 33ª giornata di campionato. Il match comincia e prosegue a tinte granata sin dal decimo minuto, in cui su situazione di corner Okoye è costretto ad uscire e smanacciare il pallone per evitare ulteriori rischi. Tredici minuti dopo, sempre su situazione di corner, che in questo match l’Udinese sembra patire particolarmente, Maripàn svetta di testa indirizzando il pallone verso la porta, con Ehizibue che si immola e intercetta la sfera praticamente sulla linea. L’Udinese appare distratta e superficiale e al 38’, sfruttando un errore difensivo dei bianconeri, Ricci calcia dalla distanza, con Okoye che interviene anche su Linetty, per poi doversi arrendere al definitivo gol di Che Adams, lasciato totalmente libero di calciare a porta sguarnita. All’inizio del secondo tempo l’Udinese sfrutta un brutto passaggio verticale di Hermès per provare a dare una scossa alla sua partita, con l’azione che termina con il tiro di Atta respinto da Milinkovic-Savic, spettatore non pagante della prima metà di gara. Gli uomini di Runjaic continuano a spingere, dando vita ad un’occasione a dir poco limpida, con un cross di Payero sul quale Lovric non riesce ad arrivare, nonostante la porta davanti a lui fosse praticamente vuota, sprecando così la prima vera chance di pareggiare. Nel corso del secondo tempo, il Torino scompare praticamente dal campo, con l’Udinese che la fa da padrona sul piano del gioco ma che non riesce ad impensierire seriamente l’estremo difensore granata, autore di un paio di interventi molto semplici. Nonostante ciò, a sei minuti dal novantesimo il Toro riesce a mettere il definitivo lucchetto alla partita, con il primo gol in Serie A di Ali Dembelè, che buca un imperfetto Okoye sul primo palo e assicura i tre punti alla squadra di Vanoli. Al triplice fischio il Torino stacca di tre punti l’Udinese, rimanendo fisso al decimo posto.
Parma-Juventus (A cura di Dennis Rusignuolo)
Sprofondo Champions della Juve a Parma. Chivu guida l’impresa e inchioda un’altra big
La corsa Champions dei bianconeri pende dal match del Tardini, e Tudor cerca di mettere subito ulteriore pepe a una sfida dal peso enorme: fuori Yildiz e Koopmeiners (non convocato dopo i problemi accusati contro il Lecce), al suo posto Kolo Muani e Cambiaso. Esordio dal primo minuto per entrambi i giocatori, che nelle ultime gare avevano cominciato sempre dalla panchina. Dall’altra parte Chivu ormai sembra aver trovato il suo scacchiere modello: 3-5-2 con Bonny e Pellegrino in avanti. Dopo il pari di Firenze, e il pareggio in rimonta contro l’Inter (costruito proprio attorno al cambio modulo del tecnico romeno), i crociati cercano di fermare l’ennesima big. Meno di trenta secondi e Locatelli sfiora subito l’eurogol, il capitano bianconero calcia a giro da fuori area, ma il suo esterno destro termina di poco a lato. La gestione Tudor impone nei giocatori della Juve un maggiore agonismo e un pressing feroce a tutto campo, e il Parma cerca di farsi trovare subito pronto. Il ritmo non è particolarmente alto nei primi minuti, la Juve forza subito la giocata verso Vlahovic che inizialmente viene schermato bene dai centrali crociati, anche se il possesso palla nelle prime battute è in mano alla squadra di Chivu. Con Kolo Muani alla ricerca della posizione più ottimale nella parte sinistra, la Juve cerca verticalità nell’attacco alla parte destra del campo. La prima progressione di Nico Gonzalez regala un corner ai bianconeri, ma nella rincorsa il Parma perde Vogliacco per un problema di natura muscolare. Ha dell’incredibile quanto succede al Tardini, perché oltre a Vogliacco, anche Bernabè alza bandiera bianca: Chivu inserisce Estevez e Hainaut ma adesso il copione della gara è tutto da ricostruire. Sponda Juve, invece, le idee sembrano ben chiare, così come gli interpreti. Il jolly tattico di Tudor si conferma Pierre Kalulu, sempre utile con i suoi movimenti in avanti, preziosi per costruire l’offensiva bianconera e mandare fuori giri il pressing crociato. Al ventesimo Nico Gonzalez recupera palla a centrocampo, Kalulu segue l’azione sulla corsia di destra e l’argentino lo serve. Il difensore prosegue palla al piede e alla fine crossa verso il cuore dell’area gialloblù dove c’è Vlahovic che col destro (tentando un colpo di tacco che però non gli riesce) conclude sul primo palo, palla fuori di poco. Il Parma viene fuori grazie al pressing alto voluto da Chivu, e nella parte centrale i crociati hanno due occasioni tra i piedi, una per Bonny e una per il partner Pellegrino, entrambe però non vengono tramutate in rete per centimetri. Al tramonto del primo tempo la maledizione degli infortuni continua a imperversare sul Parma, perché anche Estevez non sembra in grado di proseguire la gara. Chivu sceglie di non sostituire l’argentino e arrivare fino all’intervallo per non sprecare lo slot, e con il Parma in “dieci uomini e mezzo” trova la giocata per stappare la partita: Valeri disegna uno dei suoi soliti cross, potenti e precisi verso il centro, Pellegrino sale in cielo e anticipa i difensori bianconeri, l’incornata dell’argentino è potentissima e Di Gregorio non può fare altro che osservare la palla entrare in rete. Due mosse all’intervallo, una per parte: oltre al cambio annunciato Estevez-Hernani, esce dal campo anche Dusan Vlahovic, rilevato da Conceição. Il primo responso sul cambio è una sostituzione legata ad un problema alla coscia, anche se nel corso della prima frazione il serbo è risultato praticamente assente, sempre ostacolato in maniera eccellente da Leoni. Al rientro dagli spogliatoi, la Juve attacca a testa bassa, approfittando di un blocco molto basso voluto da Chivu per non concedere troppo spazio in profondità a Kolo Muani e alla trequarti bianconera. Tudor non perde molto tempo e prima dell’ora di gioco spende il secondo cambio nella trequarti: fuori McKennie e dentro Yildiz, con solito scivolamento in fascia di Nico Gonzalez. La qualità del numero dieci turco è indispensabile per riaccendere una Juve che sembra peccare di inventiva e lucidità. Il Parma gestisce in maniera perfetta il risultato, e i concetti di Chivu ormai sembrano ben consolidati all’interno dello scacchiere dei crociati. La pressione e il fraseggio codificato mascherano completamente la posizione in classifica del Parma. A un quarto d’ora dal termine Chivu regala a Pellegrino la standing ovation del Tardini, sostituito da Man. La Juve cerca di provare a costruirsi qualcosa nel finale, ma la difesa del Parma non concede nemmeno un centimetro. Al minuto 85 entrambi gli allenatori chiudono i cambi: Tudor ne cambia tre (Douglas Luiz, Weah e Alberto Costa per Nico Gonzalez, Kelly e Locatelli), mentre Chivu sostituisce uno stremato Bonny con Almqvist. Nei minuti finali la Juve va all’assalto della porta di Suzuki, sempre prezioso con le sue uscite. Allo scoccare del novantesimo Conceição cerca il palo lontano con un mancino rasoterra e per poco non trova il jolly. La difesa arcigna del Parma resiste anche alle ultime offensive, poco concrete, della Juve fino al minuto 95, quando il fischio finale di Chiffi fa esplodere il Tardini. Un’impresa a tutto tondo quella compiuta dalla squadra di Chivu, adesso sempre più indirizzata verso la permanenza in Serie A. Dopo aver bloccato Inter e Fiorentina sul pari, il Parma fa la voce grossa contro la Juve con una prestazione praticamente perfetta sotto ogni punto di vista. Nonostante i tre infortuni nel primo tempo, l’organizzazione difensiva e le ripartenze sempre lucide e ragionate hanno messo in seria difficoltà la Juve. Prima sconfitta per Tudor sulla panchina bianconera, al termine di una prestazione insufficiente sotto ogni punto di vista. La mancanza di qualità e inventiva nel primo tempo hanno indirizzato la gara a favore del Parma, e nemmeno le sostituzioni hanno potuto evitare l’ennesima brutta sconfitta di questa stagione. Crociati che salgono a quota 31 punti in classifica, al quindicesimo posto; bianconeri che abbandonano il quarto posto in favore del Bologna, avanti di un punto grazie al successo sull’Inter. Il calendario della Juve si infittisce di scontri diretti con Bologna e Lazio, ma prima Tudor ha l’obbligo di riportare i tre punti contro l’ultimissimo Monza.
LA TOP11 DELLA 33ª GIORNATA
