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Calcio

Il Supercommento della 29ª giornata di Serie A

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Grafica: Julya Marsala

Con la pausa delle nazionali in avvicinamento, ecco il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della ventinovesima giornata di Serie A.

Genoa-Lecce (A cura di Tommaso Patti)

La prima doppietta di Miretti in A regala tre punti al Genoa

Il primo match point salvezza di quest’ultima parte di stagione parte da Marassi, con il Genoa che gioca un grandissimo calcio sin dai primi minuti, dimostrando la solita tenacia nell’affrontare con la giusta testa gli scontri diretti decisivi. Dopo il bruttissimo infortunio subito a settembre, Vieira schiera per la prima volta dal primo minuto Malinovskyi, subito decisivo con un assist per Miretti che, al quarto d’ora, riesce a cogliere il filtrante del centrocampista ucraino e siglare la sua seconda rete in campionato con una conclusione precisa che termina alle spalla dalla porta difesa da Falcone. È proprio l’ex centrocampista della Juve a rendersi pericoloso al 26′ con una conclusione velenosa che termina di poco sul fondo. La reazione del Lecce arriva ma fa poco male: sugli sviluppi di un calcio di punizione dalla metà campo battuto da Berisha, la sfera viene allontanata dalla difesa genoana, regalando però un’opportunità a Tete Morente di concludere da fuori area, tiro che però viene sprecato dall’esterno giallorosso. Pochi secondi prima della fine del primo tempo, sempre da un’azione nata dai piedi di un ispiratissimo Malinovskyi, il Genoa raddoppia grazie alla prima doppietta in Serie A di Miretti, che si imbuca perfettamente in area di rigore, supera Guilbert e buca Falcone con un tiro che termina all’angolino. Nella ripresa, un Genoa forte di due gol di vantaggio, si permette il lusso di lasciare il pallino del gioco in mano ai salentini, che nei primi minuti di frazione non riescono a far male alla difesa di casa. Al 65′, a causa di due possibili tocchi di mano da parte di due giocatori del Genoa, il direttore di gara viene richiamato al VAR per decidere l’esito del contatto, giudicato subito irregolare dopo un breve check. L’intervento di mano del neo entrato Maturro, manda dal dischetto Krstovic che, spiazza Leali, e riapre la sfida. Gli ultimi minuti vedono ovviamente il Lecce prendere d’assalto l’area di rigore avversaria, anche se l’unica occasione pericolosa degli uomini di Giampaolo arriva all’83’ con Karlsson, che calcia di potenza da lunga distanza ma si vede negare la gioia del gol a causa di una grande parata di Leali. La vittoria per 2-1 sul Lecce permette al Genoa allungare sul Como e su tutta la zona retrocessione, garantendosi un buon vantaggio sulle avversarie nelle ultime nove giornate di Serie A. La sconfitta di Marassi non porta buone notizie alla formazione salentina. Con un solo punto nelle ultime cinque giornate, il Lecce è costretto a invertire la marcia se vuole mantenere la categoria anche nella prossima stagione.

Monza-Parma (A cura di Marco Rizzuto)

Bonny inventa la rete del pareggio. All’U-Power Stadium termina 1-1

All’U-Power Stadium non ci sono vincitori. Sin dai primi minuti i brianzoli dimostrano un atteggiamento propositivo sfruttando le falcate sulla fascia di Kyriakopoulos. La prima mezz’ora vede un dominio biancorosso senza però particolari occasioni pericolose. Nella seconda metà della prima frazione Keita impegna per la prima volta Turati: nei risvolti di un calcio di punizione, la sfera allontanata dalla difesa padrona di casa raggiunge il belga che calcia di potenza verso la porta con Turati che blocca. L’ultima occasione del primo tempo è a favore dei crociati, Man perfora l’area di rigore lateralmente per poi servire Almqvist che tenta la conclusione a giro col mancino che termina sul fondo di pochi centimetri. Dopo pochi minuti dalla ripresa Turati si rende protagonista di una super parata su Pellegrino deviando in angolo la sfera destinata in rete. All’ora di gioco il Monza sblocca il risultato che sembrava destinato allo 0-0: da calcio d’angolo il cross di Castrovilli carambola su D’Ambrosio, favorendo la conclusione a botta sicura di Izzo che torna al gol in Serie A dopo due anni. Al tramonto del match Bonny la pareggia da solo con un eurogol pazzesco: il francese parte in velocità dalla metà campo superando Pereira, arriva al limite dell’area, sterza sul destro e pennella sul secondo palo bucando sotto al sette Turati. La rete del numero tredici mette fine alla gara che termina 1-1. Risultato che non smuove i bassifondi della classifica, il Monza resta in ultima posizione a cinque punti dal Venezia penultimo. Anche il Parma non esce dalle acque pericolose dei bassifondi, rimanendo alla diciassettesima posizione a +3 dall’Empoli.

Udinese-Hellas Verona

Il diamante di Duda vale tre punti all’Hellas. Scaligeri corsari in terra friulana

Assenze pesanti da una parte e dall’altra. Zanetti presenta il tandem Mosquera-Sarr senza poter contare su Casper Tengstedt, fuori per un problema muscolare (il danese era tornato in campo nello scorso turno). Tra le fila friulane l’assenza più rumorosa è quella di Florian Thauvin, in tribuna a causa di un problema alla pianta del piede. Nel ricordo di un friulano doc come Bruno Pizzul, la gara comincia con l’Udinese che cerca subito di imporsi nella metà campo scaligera. Il Verona, disegnata da Zanetti con un solido 3-4-1-2 con Suslov dietro le punte, sceglie la via dell’equilibrio, rafforza la linea centrale e prova a ripartire con la massima velocità sfruttando la cilindrata di due motori come Tchatchoua e Bradaric. Nella prima fase di gara, ma anche per tutto il corso del match, il gioco è particolarmente spezzettato. Le due squadre sono molto compatte e schierate, e ogni giocata che rompe l’equilibrio della linea viene stroncata sul nascere. Rispetto alle ultime gare la manovra dell’Udinese è meno fluida, l’assenza di Thuavin (rimpiazzato da Sanchez) sembra togliere alla squadra di Runjaic quel collante che metta in collegamento diretto il centravanti (Lucca ndr.) con il centrocampo, e la ricerca della profondità verso Lucca è ostruita dall’ottimo lavoro della difesa, e della mediana, del Verona. Poche le occasioni nella prima frazione, la maggior parte a tinte bianconere: prima una conclusione di Payero, poi un destro potente ma centrale di Solet, su cui Montipò deve solo mettere le mani. Il ritmo non è alto, anche se i toni agonistici con cui le due squadre si affrontano dimostrano ben altro. Alla mezz’ora Kristensen viene ammonito per un fallo su Suslov, e il danese rischia l’espulsione a ridosso dell’intervallo, quando interviene in ritardo e fa riversare tutta la panchina scaligera a ridosso della linea di campo. Runjaic decide di muovere subito la panchina, evitando rischi: fuori Kristensen e Sanchez, dentro Ekkelenkamp ed Ehizibue. L’ingresso dell’olandese infoltisce il centrocampo ma isola ancora di più Lucca nella morsa dei difensori del Verona. L’esperimento dura meno di un quarto d’ora, perché nel frattempo la squadra di Zanetti trova la contromisura e non permette ai friulani di rendersi pericolosi dalle parti di Montipò. Iker Bravo rileva Payero, passaggio al doppio attaccante che però non inverte l’inerzia della gara, piuttosto comincia a pendere dalle parti del Verona. Suslov e Duda cominciano a trovare sempre più spazio in mezzo al campo e tra le linee. Al 70′ Duda riceve in posizione defilata, si porta la palla sul destro e cerca il palo lontano con una conclusione a giro, il Bluenergy tira un sospiro di sollievo quando la sfera termina di poco al lato, ma l’occasione dello slovacco è solo un assaggio, perché al minuto 72 Suslov approfitta di un errore di Solet e conquista un calcio di punizione ai trenta metri. Duda si prende in mano il pallone, osserva il piazzamento della barriera e la supera con una soluzione potente e precisa, palla sotto il sette e Okoye battuto. Nel finale l’Udinese cerca qualsiasi appiglio utile su cui aggrapparsi per riacciuffare il pareggio, Runjaic inserisce Pafundi al posto di Lovric ma il copione non cambia dal minuto 73 fino al triplice fischio. Si interrompe a sei la striscia di risultati utili consecutivi dell’Udinese, mentre il Verona si regala un successo prezioso in chiave salvezza in uno dei campi più ostici del campionato. Una prestazione equilibrata e composta della squadra di Zanetti, che riesce a tornare a Verona con la vittoria grazie alla perla su punizione del proprio metronomo. All’Udinese è mancato terribilmente Thauvin, figura chiave delle ultime grandi prestazioni dei friulani. Sconfitta che non altera la grande stagione della squadra di Runjaic, ben salda al decimo posto della classifica; Verona che invece scavalca il Cagliari e si piazza momentaneamente al quattordicesimo posto.

Milan-Como (A cura di Tommaso Patti)

Anima e cuore. Il Milan ribalta il Como nel secondo tempo

A San Siro l’avvio di partita, si svolge ad altissimi livelli, con il Milan che attacca bene lo spazio e prova a sfruttare la velocità di Theo Hernández per prendere campo e attaccare l’aria avversaria. Dopo pochissimi minuti, è proprio il terzino francese a rendersi pericoloso con un tentativo di pallonetto da distanza siderale, terminato con il blocco della sfera da parte di Butez. Nonostante il clima attorno a San Siro non è dei migliori (a causa dello sciopero della curva sud dovuta agli scarsi risultati ottenuti dalla squadra), lo spettacolo in campo non manca. Al quarto minuto di gioco, dopo il sorprendente scambio tra Theo Hernández e Jimenez, Musah si ritrova a tu per tu contro Butez, ma sbaglia completamente la conclusione verso la porta, nonostante fosse riuscito a superare il portiere avversario con una finta. Dopo il pericolo scampato, anche il Como inizia ad entrare in partita, ciò grazie a due conclusioni di Nico Paz terminate di poco al lato dalla porta di difesa da Maignan. L’approccio coraggioso del Como costringe il Milan a rifugiarsi più volte nella propria metà campo per riuscire a mantenere le avances degli uomini di Fabregas. La prima vera fiammata del Como si trasforma in gol, che arriva dai piedi di Da Cunha dopo una grande giocata di Strefezza e una sponda sublime di Nico Paz, che appoggiare la sfera per la conclusione radente e precisa del centrocampista francese. A due minuti dalla fine della prima frazione, i lariani vanno addirittura vicini alla rete del raddoppio con Kempf, che coglie il lancio di Caqueret ma calcia addosso a Maignan, provvidenziale nell’uscita e nell’intervento. Nella ripresa gli uomini di Fabregas continuano a tenere alto il ritmo del gioco, trovando sempre con Da Cunha la rete del raddoppio, che viene immediatamente messa in “stand-by” e poi successivamente revocata dal VAR per un fuorigioco millimetrico del numero 33 comasco. Dal possibile due a zero a favore del Como, il Milan risponde in maniera perfetta e pareggia la sfida con un grandissimo tiro in diagonale di Pulisicche riceve un grande assist da Reijnders. Da un’azione nata dai piedi di João Félix, proseguita per Abraham che lancia di tacco Reijnders, il Milan trova il gol del raddoppio al minuto 76 grazie alla nona rete in campionato del centrocampista olandese, sempre più protagonista del suo Milan. Nel tentativo di pareggiare la sfida, Fabregas butta in campo Delle Alli, facendogli ritrovare il campo dopo due anni dalla sua ultima presenza. Qualche istante prima del triplice fischio però, proprio l’ex stella del Tottenham si rende protagonista in negativo per un fallo su Loftus Cheeck, intervento inizialmente sanziono con il cartellino giallo dal direttore di gara, e successivamente giudicato come un intervento da rosso dal VAR. Continua a convincere ma senza vincere un Como che staziona in maniera fissa tra il dodicesimo e il quattordicesimo posto. Arrivano tre punti d’oro per risanare il morale per i rossoneri, che trovano l’undicesima vittoria in campionato e si mantengono vivi alla ricerca di un posto in Europa.

Torino-Empoli (A cura di Simone Scafidi)

Vlasic rilancia il Toro, Empoli ancora una volta k.o

Il Toro si impone sin dai primi minuti, con una cavalcata di Vlasic che si conclude con la parata sicura di Silvestri. In risposta, la manovra azzurra arriva alla conclusione con Gyasi, che calcia sul palo di Milinkovic-Savic, che agilmente scampa il pericolo. Al 27′, su situazione di corner, Coco colpisce al volo, spedendo però il pallone sull’esterno della rete. Allo scadere del primo tempo, Silvestri salva l’Empoli, su una conclusione insidiosissima deviata un paio di volte, che per poco non beffava l’estremo difensore azzurro. La prima metà del secondo tempo risulta abbastanza monotona, con una fase di stallo che non vede alcuna delle due squadre affondare il colpo. Al 70′ il Torino la sblocca, con Vlasic che raccoglie la sponda di Elmas e dopo un po’ di bagarre con Marianucci piazza il pallone sul secondo palo, battendo Silvestri, che non arriva all’angolino. Pochi minuti dopo, sempre su punizione di Vlasic e successiva ribattuta di Silvestri, Masina insacca il gol del raddoppio, immediatamente annullato a causa della posizione irregolare del difensore italo-marocchino. Dopo questa azione e poco altro, si conclude un match deciso da un episodio lampo, che consente al Torino di portare a casa i tre punti e che invece condanna l’Empoli ad un buio sempre più scuro.

Venezia-Napoli

Il Napoli non ingrana in laguna. 0-0 al Penzo, DiFra ferma un’altra big

Una mossa a sorpresa da parte di Di Francesco: fuori Oristanio e Gytkjaer, dentro Fila e Maric e passaggio al doppio centravanti. La domenica del Napoli si apre con un’ocassionissima capitata sui piedi di ‘Jack’ Raspadori. Al quarto minuto l’attaccante azzurro riceve palla in zona dischetto, controlla in mischia e calcia a giro con il mancino, palla che colpisce il palo e sibila nella linea di porta. Il Venezia cerca di non farsi schiacciare nella propria metà campo, e si costruisce una doppia occasione, con Kike Perez e Nicolussi Caviglia, entrambe le conclusioni però terminano alte sopra la traversa di Meret. Da quel momento comincia il Radu show: il portiere ex Inter si supera due volte su McTominay, al 19′ e alla mezz’ora. Poi è il Venezia ad andare a centimetri dal vantaggio: Kike Perez spara addosso a Meret a tu per tu, sulla respinta Fila calcia a porta quasi sguarnita, ma c’è Rrahmani a salvare sulla linea. Prima dell’intervallo, ancora Radu protagonista su Lukaku: la palla entra per tre/quarti ma non varca interamente la linea grazie alla prontezza del portiere romeno, protagonista assoluto del primo tempo e delle ultime uscite della squadra di Di Francesco. La ripresa si apre con il Napoli che alza la pressione a caccia del gol. Spinazzola spinge a sinistra, il suo cross diventa un tiro, ma è ancora reattivo Radu a mandare in corner. Al 67′ Politano si mette in proprio e conclude, però centralmente. Dopo il problema fisico di Maric (costretto ad abbandonare il terreno di gioco nel primo tempo, sostituito da Oristanio), problemi anche per i partenopei, con Rrahmani costretto a lasciare il campo al 76′, sostituto da Juan Jesus. Le offensive del Napoli diventano sempre più piatte e prevedibili, e sorprendentemente la squadra di Conte sembra in difficoltà nel dominare la gara a centrocampo, merito della prestazione incredibile di Kike Perez e Nicolussi Caviglia. Nel finale sono due le occasioni che rischiano di modificare il risultato, una per parte: sponda Venezia l’occasione capita tra i piedi di Zerbin, abile nello sgusciare sulla destra, dopo un recupero alto dei lagunari su Anguissa (rientrato in campo dopo un mese dall’infortunio muscolare), il cross del giocatore italiano non trova per un soffio Gytkjaer sul secondo palo, a cui sarebbe bastato un tocco per convertire il cross in rete. Nei minuti di recupero il Napoli sfiora il vantaggio con Okafor e Simeone, inseriti pochi minuti prima da Conte, alla ricerca dell’assalto disperato. Il giocatore svizzero si defila a sinistra, attende il movimento di Simeone in mezzo e lo serve con un gran cross con il mancino, l’argentino arriva in corsa, vede il pallone all’ultimo e non riesce a indirizzare verso la porta di Radu, palla che termina in curva. Sembra l’ultima scintilla della gara, ma il Venezia si regala un’ultima -clamorosa- occasione: il Napoli è riversato in avanti, Oristanio guida il contropiede fino all’area di rigore, appoggia per Nicolussi Caviglia che scaglia un missile con il destro, Meret risponde in tuffo e blinda la porta. solo 0-0 degli azzurri allo Stadio Penzo contro un ottimo Venezia: gli uomini di Di Francesco dopo Lazio, Atalanta e Como trovano il quarto pari consecutivo dimostrando di credere eccome alla salvezza. Le chance per vincerla gli azzurri le hanno avute, ma come anche quelle per capitolare, come quando nel finale Meret ha salvato i suoi sulla conclusione di Nicolussi Caviglia. Adesso Conte ha il compito di rimettere in carreggiata un Napoli che sembra fisicamente in riserva, e la pausa arriva nel momento migliore per recuperare alcuni giocatori fondamentali per lo scacchiere partenopeo.

Bologna-Lazio (A cura di Simone Scafidi)

Apoteosi rossoblù. Lazio umiliata al Dall’Ara

In un pomeriggio da sogno, la squadra di Vincenzo Italiano spazza via i biancocelesti, reduci dalla recente qualificazione ai quarti di finale di Europa League. Sin dai primi minuti il Bologna crea gioco e arriva facilmente al gol al minuto quindici, con un cross dall’out di sinistra di Miranda che viene spedito in porta dalla spaccata volante di Odgaard, lasciato totalmente libero di agire da Gila. La Lazio continua a girare a vuoto e il Bologna ne approfitta, dominando il centrocampo e facendo volare sulle fasce le loro ali, come Orsolini, che con la sua solita giocata a rientrare calcia in porta e, complice anche il tocco di Provedel, spacca la traversa. Su questi ritmi si conclude il primo tempo, per lasciare spazio ad una seconda frazione decisamente più movimentata. A riprova di ciò, passano nemmeno due minuti e al 48′, sull’imbucata geniale e precisa di Ndoye, Orsolini scavalca Provedel e sigla il gol del 2-0, immediatamente seguito dal 3-0 proprio dell’esterno svizzero, che calcia di prima sul cross rasoterra di Ferguson e batte ancora Provedel. Al 56′ tuona anche la Lazio, con Zaccagni che calcia in porta da fuori area e colpisce il palo, ma appena quindici minuti dopo il Bologna chiude definitivamente i conti con Castro, che arriva rapidamente sul cross di Odgaard e batte Provedel, anche grazie ad un rimpallo fortunato. A sette minuti dalla fine c’è gloria anche per Fabbian, che colpisce di testa dopo un’azione magistrale costruita da Dominguez, Cambiaghi e Miranda, e sigla il gol del definitivo 5-0. Con questi tre punti, il Bologna scavalca Juve e Lazio, lanciandosi al quarto posto in classifica e in zona Champions.

Roma-Cagliari (A cura di Marco Rizzuto)

Dovbyk risponde alla chiamata di Ranieri e guida la Roma alla vittoria

Dopo la sconfitta amara di Bilbao la Roma alza la testa e prosegue la straordinaria rincorsa guidata da Ranieri. Nonostante un avvio lento e un Cagliari attento nelle retrovie è la Roma a comandare il pallino del gioco. La prima occasione passa da Dovbyk che conclude alto sopra la traversa dalla lunga distanza. Alla mezz’ora arriva la prima vera palla gol per i giallorossi: dalla bandierina Paredes pesca Mancini che calcia al volo da vero attaccante, la sfera però termina di poco al lato graziando Caprile. Solo agli sgoccioli della prima frazione il Cagliari riesce a spaventare la difesa dei giallorossi. Prati sterza su Cristante e imbuca in profondità per l’inserimento perfetto di Zortea che non riesce a tenere basso il pallone al momento del tiro. L’ultima e unica palla gol cagliaritana del primo tempo suona la carica ai ragazzi di Nicola che, nella ripresa prendono confidenza con la metà campo avversaria attaccando con convinzione. Al 51′ Zortea legge in anticipo il taglio di Piccoli sul primo palo e lo serve con un cross insidioso, la zampata dell’attaccante viene sventata dalla grandissima prodezza di Svilar che, come un gatto, devia la conclusione prendendosi gli applausi dei suoi tifosi. Scoccata l’ora di gioco, Dovbyk lanciato dal filtrante illuminante di Baldanzi si divora il gol del vantaggio. Ma il rammarico dura poco, anzi pochissimo: nel calcio d’angolo successivo Paredes scodella nuovamente nella zona di Mancini, la sfera carambola verso l’ucraino che spedisce in porta da pochi passi sbloccando definitivamente la gara. Con trenta minuti al termine il Cagliari non si scoraggia e cerca il pari con tutte le proprie forze. Al 67′ si rinnova il duello Piccoli – Svilar, ma anche in questo caso l’estremo difensore ne esce vittorioso deviando con la manona la conclusione non irresistibile dell’avversario. La squadra di Nicola da il massimo per pareggiarla, ma la sfida con l’orologio viene complicata dal portiere che, da ultimo baluardo tra i pali nega la rete agli avversari con le unghie e con i denti compiendo un altro miracolo sul colpo di testa di Mina diretto in rete. Dopo una manciata di minuti la Roma perde un pezzo fondamentale: Dybala dopo essere entrato al 64′ è costretto ad uscire per infortunio dopo neanche dieci minuti. Questo problema fisico costringe Ranieri ad optare per Pisilli che subentra al posto della Joya che abbandona il campo in lacrime. L’ultimo tentativo dei rossoblù arriva allo scadere dei minuti di recupero. Luperto aspetta che i compagni arrivino in area di rigore e sventaglia alla disperata ricerca della deviazione vincente. Il pallone viene pizzicato da Pavoletti ma Svilar prende anche questa con tranquillità spegnendo le speranze del Cagliari. Il triplice fischio sancisce la sesta vittoria consecutiva dei ragazzi di Ranieri che proseguono l’inseguimento verso l’Europa. In questo momento la Roma settima in classifica vede concentrata le sue contendenti, sono solo due le lunghezze che separano i giallorossi dai cugini della Lazio e sono solo quattro i punti di distacco dal quarto posto occupato dal Bologna. In questo momento di stagione ogni punto pesa e Ranieri lo sa bene. Il passo falso del Cagliari impedisce ai ragazzi di Nicola di ‘respirare’, Lecce e Parma sono lì a -1 pronte ad approfittarne.

Fiorentina-Juventus (A cura di Tommaso Patti)

Continua il periodo nero della Juventus. Dopo la pesante batosta subita domenica scorsa dall’Atalanta, la squadra di Thiago Motta sbanda anche al Franchi e viene annientata dalla Fiorentina. Classifica che si compatta sempre di più, mentre la Juve continua a faticare parecchio…

 Atalanta-Inter

Al Gewiss Stadium si chiude la 29ª giornata, con una capolista che adesso cerca di prendere il largo. L’Inter vince e convince contro l’Atalanta grazie alle reti di Carlos Augusto e Lautaro Martinez. Con la pausa nazionali che imperversa, la squadra di Inzaghi si gode il primo posto e un distacco di tre punti sul Napoli.

 

LA TOP11 DELLA 29ª GIORNATA:

Grafica: Julya Marsala

Classe 2005. Studente in Scienze della Comunicazione all’Università degli Studi di Palermo. Amante del calcio fin da bambino, vivo ogni partita con la stessa passione del primo giorno. Aspirante giornalista con una passione per lo storytelling e gli editoriali.

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Calcio

Champions League, quarti di ritorno: Match folle al Villa Park, l’Arsenal elimina il Real

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Fuochi d’artificio nelle quattro gare che chiudono i quarti di finale. Si è completato e inquadrato il tabellone delle semifinali, e adesso la strada per Monaco comincia a essere sempre più breve. Sono rimaste soltanto in quattro, e alcune favorite hanno abbandonato il treno per la Baviera. Show must go on…

L’italiana

L’Inter a San Siro non va oltre il pari contro i bavaresi, ma è un pareggio bellissimo perché il risultato dell’andata qualifica i nerazzurri alla seconda semifinale di Champions in tre anni. Serviva replicare l’impresa di Monaco per superare l’ostacolo Bayern e la squadra di Inzaghi riesce a indirizzare la qualificazione nei primi minuti della ripresa. Dopo una settimana dal successo dei nerazzurri all’Allianz Arena, il copione a San Siro sembra non essere cambiato particolarmente: Inter in vigile controllo della gara e Bayern alla ricerca di qualche spazio per colpire. Le offensive dei bavaresi sono più istintive che logiche, e in molte occasioni lo zampino principale è quello di Olise, leader tecnico in assenza di Musiala (la cui assenza è stata a tutti gli effetti un fattore). Nonostante le frizzanti giocate del talento francese, la difesa dell’Inter trova sempre il guizzo giusto per chiudere lo specchio (da guardare e riguardare il salvataggio di Bastoni, proprio su Olise, al minuto 12). Nella gestione del risultato sono stati fondamentali i ripiegamenti difensivi di Lautaro e Thuram. La manovra dei nerazzurri viene spesso finalizzata da questi due meravigliosi attaccanti, ma è nel lavoro sporco che i due riescono a tirare fuori il meglio di sé, efficaci nel ricacciare all’indietro la difesa bavarese oppure mandarla fuori giri con i loro soliti movimenti. Alla ripresa del gioco la partita regala il suo apice di spettacolo nei primi quindici minuti: Harry Kane si defila sulla destra, non permette l’intervento difensivo a Dimarco e riesce a fulminarlo con un destro chirurgico sul palo opposto. L’inglese torna subito a referto dopo l’occasione clamorosa sprecata nel match d’andata. Per la prima volta in più di centocinquanta minuti di partita, tra andata e ritorno, l’Inter comincia a temere le offensive dei bavaresi, vicini al raddoppio con Thomas Muller. San Siro però riesce a riaccendersi quando nel buio spunta subito la luce del faro Martinez, l’argentino converte in rete una palla rimasta vagante dopo un corner e riporta tutto alla normalità. Tre minuti più tardi Pavard decide di inaugurare al meglio il suo score con la maglia dell’Inter, ma in quei tre minuti l’Inter attacca la porta del Bayern in maniera spaventosamente feroce. Prima Thuram, poi Darmian e infine la zuccata di Pavard, e qualificazione in ghiaccio. Con il pass della semifinale in bella vista, e con un calendario ai limiti dell’incredibile, la gestione dei nerazzurri è compassata e leggera. I bavaresi, feriti nell’orgoglio dai quattro schiaffi subiti nei due match, cercano di rientrare in partita alla loro maniera, con la solita pressione asfissiante e l’attacco sempre più costante della porta di Sommer. Dier riesce a pareggiare il risultato della partita con una rete che è un facsimile di quella realizzata da Muller in Baviera una settimana fa: corner sul secondo palo e spizzata vincente. Nel finale Kompany inserisce tutto ciò che ha in panchina, il Bayern sfiora due volte la rete ma dopo sei -lunghissimi- minuti di recupero il triplice fischio di Vincic regala ai nerazzurri il pass per la semifinale. Adesso per l’Inter arriva il Barcellona, come nel 2010 in occasione del Triplete.

Le altre sfide

Si preannunciavano grandi match anche al ritorno, nonostante alcuni match sembravano ben indirizzati, a cominciare dal Barcellona. La squadra di Flick si era sbarazzata del Dortmund con un netto 4-0 casalingo, ma al Signal Iduna Park i gialloneri intimoriscono -e non poco- i blaugrana. Per guidare una rimonta che sembrava impossibile, il Borussia Dortmund si affida al suo rapace d’area, e Guirassy si fa trovare ovviamente pronto. L’attaccante guineano realizza una tripletta storica che accende il muro giallo, ma l’entusiasmo viene stroncato dall’autogol di Bensebaini. Nel finale il Var annulla il 4-1 a Svensson e in quel fuorigioco si chiude il sogno del Borussia Dortmund. Prima sconfitta nel 2025 per il Barcellona, ma è alquanto dolce perché i blaugrana tornano in semifinale dopo ben sei anni.

Nell’altro match del martedì l’Aston Villa saluta la competizione dopo una partita incredibile contro il Paris Saint Germain. Dopo il 3-1 dei parigini in Francia, al Villa Park la partita sembra indirizzata già dall’inizio. A implementare questa visione ci pensano i difensori dell’Aston Villa, che con l’aiuto di Martinez regalano il vantaggio ad Hakimi. La squadra di Luis Enrique cerca di chiudere subito il discorso qualificazione, e trova il raddoppio con l’altro terzino: Nuno Mendes riceve in area da Dembelè, apre il piatto e al 26′ sembra chiudere il discorso. Sembra, perché i Villains trovano il gol cinque minuti dopo, grazie a un tiro di Tielemans deviato in porta da Pacho. Soffia un vento nuovo a Birmingham, e la squadra di Emery sembra averlo capito in fretta, perché dal gol del centrocampista belga comincia un’altra partita: nel secondo tempo McGinn estrae una gemma dal suo sinistro, spedisce la palla all’incrocio e pareggia la partita. Mancano due gol per pareggiare il totale, e a mezz’ora dal termine sembra sempre più difficile. Dopo tre minuti dal gol dello scozzese, da un corner Konsa arriva al tiro e fa 3-2. Villa Park esplode, l’Aston Villa si riversa in avanti e cerca in tutti i modi la rete del 4-2 (che garantirebbe i supplementari) ma Donnarumma blinda lo specchio e i parigini conquistano la semifinale.

Mercoledì tutti gli occhi sono puntati sul Bernabeù, dove il Real Madrid cerca l’ennesima rimonta clamorosa della sua storia. L’Arsenal non sembra dello stesso avviso, e ha subito l’occasione per chiudere il discorso. Calcio di rigore per i Gunners al decimo minuto, Saka cerca il cucchiaio centrale e Courtois lo intercetta con le gambe. Il Real cerca in tutti i modi di segnare un gol che sblocchi la gara e rilanci il discorso qualificazione. Il VAR toglie un rigore ai Blancos dopo una review di oltre tre minuti, e all’intervallo si va sullo 0-0. Nella ripresa la squadra di Arteta trova il gol con Saka, Vinicius risponde dopo meno di un minuto, ma il Real non riesce a sfondare per tutto il secondo tempo, e nei minuti di recupero Gabriel Martinelli realizza la rete del definitivo 1-2 (1-5 nel complesso). Real Madrid eliminato e Gunners in finale dopo 16 anni.

Il protagonista

Tre gol al Barcellona potrà raccontarli ai nipoti: Serhou Guirassy si è portato a casa il pallone della partita nella vittoria platonica del suo Borussia Dortmund contro i blaugrana per 3-1. Le tre reti hanno permesso inoltre al franco-guineano di issarsi da solo in vetta alla classifica dei marcatori di Champions con 13 centri. Dopo Lewandowski e Haaland, il Borussia ha trovato una nuova gemma da esportare nell’elite del calcio europeo? Difficile dirlo, anche perché il polacco e il norvegese erano giovani talenti quando sono transitati in giallonero, mentre Guirassy ha 29 anni. Rimane comunque un’annata storica per l’attaccante del Dortmund.

Menzione doverosa per Gigio Donnarumma. Nonostante i quattro gol subiti nelle due sfide, le parate del portiere azzurro sono state decisive per la qualificazione dei parigini. Una serie di interventi ai limiti dell’incredibile, che si aggiungono alla prestazione monumentale di Anfield. C’è tanto Donnarumma in questo cammino del Paris Saint Germain.

Foto: X BVB

La conferma

“Certe notti sei sveglio, o non sarai sveglio mai”

Seconda semifinale in tre anni per l’Inter di Simone Inzaghi. Il successo contro il Bayern è l’ennesima conferma di quanto la gestione Inzaghi abbia dato all’Inter una dimensione sempre più europea. Nel bene o nel male l’Inter fa sempre la sua partita: concentrata, equilibrata e sempre intensa e precisa nelle transizioni. Se poi al roster aggiungi calcianti come Calhanoglu e Dimarco, da cui nascono i due corner vincenti, allora questa squadra diventa temibile sotto ogni punto di vista. Certe notti raccontate da Ligabue regalano momenti che forse non torneranno più, conditi da una nostalgia inconfondibile. Certe notti raccontate dall’Inter di Inzaghi sembrano invece tornare a ripetizione, perché adesso l’Inter è decisamente sveglia, e mette paura a tutte le big europee.

La sorpresa

Molti, io per primo, nutrivano dubbi sulla tenuta mentale dell’Arsenal nel catino rovente del Bernabeu: invece i Gunners hanno giocato da grandissima squadra, al cospetto di un Real Madrid decisamente non brillante sul piano fisico, imponendo a tratti il gioco e dimostrando di non soffrire mai, se non in qualche raro minuto, la pressione dei Blancos. L’Arsenal esce rinvigorito dal doppio scontro con quella che doveva essere la favorita numero uno e si presenta dunque in semifinale di Champions dove mancava dal 2008, e adesso contro il PSG la sfida è più aperta che mai!

Foto: X Champions League

La delusione

Il Real Madrid pareva lanciato dopo aver estromesso l’Atletico Madrid negli ottavi, invece si è totalmente impantanato di fronte alla freschezza dell’Arsenal. Dopo lo 0-3 dell’Emirates, la squadra di Carlo Ancelotti ha perso con merito anche al ritorno, trafitta dalle reti di Saka e Martinelli in pieno recupero. Il tecnico italiano è probabilmente giunto alla fine del suo secondo straordinario ciclo madridista, che gli ha fruttato altre due Champions League in aggiunta a quella conquistata nel 2014. Vinicius pare il parente povero di quello devastante ammirato sino alla scorsa stagione in maglia Real, Bellingham sembra in costante involuzione, la difesa concede sempre troppo… Anche se in assoluto il problema principale rimane la mancanza di un regista che dia ordine alla manovra.

 

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Calcio

L’Inter difende l’impresa di Monaco e vola in semifinale. 2-2 col Bayern, San Siro in festa

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L’Inter pareggia a San Siro contro il Bayern Monaco e conquista la semifinale di Champions League. Dopo l’impresa di Monaco di Baviera, la squadra di Inzaghi rimonta in pochi minuti il vantaggio iniziale di Kane e soffre nel finale dopo il pari di Dier, ma riesce a conquistare la semifinale dove affronterà il Barcellona.

Per la serata più importante della stagione, nonostante un Carlos Augusto in formato stellare, Inzaghi sceglie Dimarco nella fascia sinistra. Il brasiliano era stato uno dei migliori in campo all’Allianz Arena, ma la presenza dell’esterno italiano è fondamentale per gli sviluppi laterali dell’Inter, e nonostante gli acciacchi fisici dell’ultimo periodo trova posto nell’esterno. In difesa confermato il blocco dell’andata, così come è confermatissimo il tandem offensivo Lautaro-Thuram. Nei bavaresi Kompany conferma 10/11 dell’andata. L’unica sostituzione è quella di Thomas Muller, schierato dal 1′ al posto di Guerreiro. Recuperati solo per la panchina Coman e Pavlovic.

Come previsto anche dal risultato dell’andata, il Bayern approccia la gara in maniera molto aggressiva. Il pressing feroce uno dei pilastri principali dell’idea tattica di Kompany, ma già dalle prime battute l’Inter trova buone trame di gioco per eludere la linea alta dei tedeschi. Subito molto attiva la catena di destra dei bavaresi, Olise trova sempre lo spazio per cercare gli attaccanti. Fotocopia della gara d’andata: Thuram e Lautaro in mezzo al campo fanno ciò che vogliono. I difensori del Bayern sono perennemente in ritardo sui due attaccanti nerazzurri, e tutte le occasioni della squadra di Inzaghi cominciano sempre da una loro giocata. Al 9′ Dimarco riceve da Thuram e incrocia forte, blocca Urbig con sicurezza. La retroguardia dell’Inter concede qualcosa tra le linee, ma arrivati dentro l’area i difensori nerazzurri sono bravissimi nel sbarrare la strada. Al 12′ Bastoni chiude miracolosamente su Olise, il francese era pronto per calciare a botta sicura ma la scivolata del difensore italiano mantiene in equilibrio il risultato. Con il vantaggio da gestire, il copione della gara è ben definito: bavaresi in gestione del pallone nella metà campo nerazzurra, mentre l’Inter chiude bene le linee di passaggio e attende il guizzo per ripartire. Prezioso il lavoro di Lautaro e Thuram in questo fondamentale, in particolare la fisicità del francese è efficace per alzare il baricentro e conquistare falli utilissimi. Appena prima della mezz’ora, è l’Inter ad avere la più grande palla gol. Arriva su punizione dalla sinistra di Dimarco: Acerbi prolunga, Thuram non ci arriva per un soffio. Cinque minuti più tardi Calhanoglu sfiora l’eurogol con una conclusione a giro dai 25 metri, la palla non gira abbastanza e sfiora l’incrocio dei pali, con Urbig praticamente immobile. La gara cambia, e l’Inter ne riprende almeno in parte il possesso, ma i bavaresi ci sono: Sané arriva al tiro in porta, Sommer respinge in corner. In riaggressione i difensori bavaresi sono molto irruenti e imprecisi, e ancor prima dell’intervallo entrambi i centrali (Kim e Dier) vengono ammoniti per due brutti falli su Thuram. Nel finale di frazione, il Bayern torna in possesso di partita e pallone: l’Inter non esce più dalla metà campo, ma riesce a reggere. 0-0 a fine primo tempo.

Confermati gli stessi undici da entrambe le squadre al rientro dagli spogliatoi. Il muro nerazzurro necessita di un altro tempo di resistenza estrema, ma alla ripresa del gioco l’Inter cerca di controllare più stabilmente il possesso. Inzaghi spinge per un controllo più ragionato del pallone, alla ricerca di un gol che metta in ulteriore discesa la qualificazione. Al 50′ Urbig si oppone con un gran riflesso a uno dei soliti corner pungenti di Dimarco. Un minuto più tardi su San Siro si abbatte l’uragano: Goretzka si avventa su un pallone sputato fuori dalla difesa nerazzurra, il tedesco appoggia per Kane che temporeggia e incrocia al momento giusto, la palla passa in mezzo alle gambe di Dimarco e Sommer non può nemmeno azzardare l’intervento. Proteste dei nerazzurri per una sbracciata di Goretzka su Mikitharyan, ma per Vincic è tutto regolare. L’inerzia della gara sembra ribaltata, nonostante i soliti sviluppi dell’Inter, ma il Bayern rischia subito di raddoppiare con una conclusione a giro di Muller, destro troppo forte e poco preciso, con palla che termina in Curva Nord. Nel momento del bisogno, l’Inter trova il pareggio con il guizzo del capitano: calcio d’angolo di Dimarco al 58‘, la palla rimane nei pressi dell’area piccola e Lautaro Martinez rimette subito in parità la gara. Boato a San Siro per il pareggio dell’Inter, che sembra subito rientrata in partita in maniera feroce. La spinta del pubblico regala subito una grande occasione a Darmian, isolato dal fraseggio rapido della trequarti nerazzurra, la conclusione dell’esterno viene deviata in angolo da Dier, provvidenziale in scivolata. Il calcio d’angolo di Calhanoglu è sempre forte e teso, Pavard viene lasciato completamente da solo da Kim e di testa buca Urbig. Uno-due micidiale dell’Inter, San Siro è in delirio e la qualificazione sembra sempre più concreta. Kompany prova a scuotere i suoi con i cambi: fuori Sané e Kim, dentro Gnabry e Guerreiro. Inzaghi risponde con la staffetta, già prevista, tra Dimarco e Carlos Augusto. Il brasiliano è subito decisivo perché al 75′ devia con i tacchetti una conclusione a botta sicura di Olise. Sul corner il Bayern prova a regalarsi un finale diverso. La rete è pressoché identica al pareggio di Muller dell’andata, palla sul secondo palo e la sponda di Dier termina direttamente in porta. Con la gara in parità (l’Inter mantiene un gol di vantaggio), la pressione del Bayern torna ad alzare i giri del motore, mentre l’Inter cerca di non perdere il filo. Kompany inserisce Pavlovic e Coman, mentre Inzaghi sceglie Frattesi e Bisseck. Nel recupero il Bayern attacca a testa bassa e cerca di riacciuffare il pareggio in qualsiasi modo. L’Inter non esce più e nella parata di Sommer su Muller al minuto 95 vede concretizzarsi il sogno della semifinale.

Questa Inter continua a sognare sempre più in grande. Considerando le due partite la qualificazione è il risultato più giusto per una squadra che non vuole smettere di alzare l’asticella. Nonostante la sofferenza nel recupero, la squadra di Inzaghi è riuscita a mettere costantemente in difficoltà un Bayern Monaco che ha pagato terribilmente le tante assenze. Ancora decisivo Lautaro Martinez, all’ottavo gol in 11 gare di Champions. Fari puntati verso la semifinale, dove adesso per i nerazzurri arriva l’avversario più temibile: il Barcellona di Hansi Flick. I blaugrana si sono dimostrati micidiali in avanti, ma hanno mostrato più di qualche limite in difesa, così come ha fatto il Bayern nelle due sfide. I favori del pronostico pendono verso Barcellona, ma questa Inter ormai non è più una semplice outsider. Termina qui l’avventura del Bayern Monaco, che adesso ha l’obbligo di blindare il primo posto in Bundesliga per rendere meno amara questa prima stagione di Vincent Kompany sulla panchina bavarese.

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Calcio

Il Supercommento della 32ª giornata di Serie A

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Il commento completo di tutte le partite, con la Top 11 alla fine, della trentaduesima giornata di Serie a

Udinese-Milan (A cura di Marco Rizzuto)

Troppo Milan per l’Udinese: Conceicao cambia modulo e rilancia i rossoneri verso l’Europa

Per dare una scossa alla classifica, mister Conceição rivoluziona la formazione, passando alla difesa a tre con Theo Hernandez e Jimenez schierati come esterni a tutta fascia. In attacco, Jovic viene preferito ad Abraham come terminale offensivo del tridente. Anche Runjaic cambia qualcosa rispetto alla sfida contro il Genoa: tornano titolari Kristensen e Lovric, mentre Atta agisce alle spalle di Lucca per sostituire l’infortunato Thauvin. L’assenza del francese pesa: l’Udinese arriva da tre sconfitte consecutive e ha segnato appena un gol nel periodo. Al Bluenergy Stadium i rossoneri accendono la gara dopo appena dieci secondi: Bijol e Kristensen pasticciano sul lancio di Pulisic, e il pallone finisce sui piedi di Reijnders, l’olandese calcia in porta a tu per tu con Okoye, che riesce a deviare in corner salvando i ragazzi di Runjaic. Dopo il brivido iniziale, l’equilibrio fa da padrona ad una gara che sembra non voler più decollare, i ritmi si abbassano e le occasioni tardano ad arrivare. Superata la mezz’ora, l’Udinese bussa per la prima volta alla porta di Maignan, Atta avvia il contropiede lanciando la corsa di Ekkelenkamp, che in percussione spezza in due la mediana rossonera, poi serve in corsa Ehizibue sulla fascia di destra, l’olandese col destro incrocia costringendo Maignan a volare, sulla ribattuta Ekkelenkamp calcia al volo e Gabbia è provvidenziale nel murare la conclusione del centrocampista. Quando il primo tempo sembrava essere destinato a terminare a reti bianche, il Milan a sorpresa passa in vantaggio: Fofana strappa il pallone a Lucca e serve Leao al limite dell’area, il portoghese calcia da fermo disegnando una parabola perfetta che si insacca sotto l’incrocio. La rete subita spezza il morale dei friulani che concedono il doppio vantaggio al 45′. Da calcio d’angolo il cross di Pulisic diventa un assist per Pavlovic, che con la spalla buca Okoye sul primo palo, complice una marcatura non perfetta dei difensori bianconeri. Il secondo tempo è sicuramente più vivace, nonostante i due allenatori non abbiano effettuato cambi durante l’intervallo. Al 51’, Maignan è protagonista di uno scontro di gioco col compagno Jimenez, in cui il francese subisce un brutto colpo alla testa. Sacchi ferma immediatamente il gioco per permettere ai medici di soccorrere il portiere rossonero, che esce in barella tra gli applausi del pubblico. Tornando al campo, all’ora di gioco l’Udinese spinge per riaprire i giochi: Lucca serve in area Atta, che calcia di controbalzo col sinistro senza inquadrare lo specchio della porta difesa da Sportiello. Runjaic capisce la necessità di inserire forze fresche per concretizzare le occasioni e manda in campo Iker Bravo e Rui Modesto per Lovric e Kamara, che non hanno brillato. Come contromossa, anche Conceicao effettua un doppio cambio: Tammy Abraham e Riccardo Sottil per Jovic e Jimenez. Le scelte dell’allenatore rossonero si rivelano vincenti: il Milan cala il tris con la rete di Theo Hernandez. Il francese triangola perfettamente con Abraham, che lo serve in profondità sulla fascia sinistra lasciata completamente scoperta dalla difesa friulana, entra in area e batte Okoye sul primo palo con una bordata che vale il triplo vantaggio. Theo Hernandez non segnava dalla 19^ giornata, nel successo contro il Como di Fabregas: anche in quell’occasione aveva segnato attorno al settantesimo minuto. Subito dopo il tris, Runjaic prova a cambiare ancora inserendo Pafundi e Payero, ma l’Udinese ormai spenta spalanca la porta al quarto centro rossonero. Abraham cerca e trova Leao con un traversone a giro splendido: il portoghese in corsa tenta di superare Okoye con uno scavetto, che diventa un assist per Reijnders, il quale deve solo appoggiare in rete. La decima rete in campionato dell’olandese chiude definitivamente i giochi a favore del Milan, che gestisce al meglio gli ultimi minuti di una gara dominata in lungo e in largo. Il nuovo modulo potrebbe rappresentare la chiave per rilanciare i rossoneri in classifica. Dopo settimane altalenanti, Conceicao potrebbe aver finalmente trovato un equilibrio in grado di valorizzare le qualità dei singoli (Theo Hernandez e Leao su tutti). Tuttavia, l’Europa resta ancora lontana: il nono posto non consente passi falsi, e il margine d’errore è ormai al minimo. Serviranno continuità, cinismo e un pizzico di fortuna per provare a riaprire davvero i giochi. Piove sul bagnato per l’Udinese: la squadra di Runjaic non riesce mai a entrare in partita ed esce dal campo con una sonora batosta. L’assenza di Thauvin pesa, ma quattro sconfitte di fila e un solo gol segnato non sono numeri da archiviare con leggerezza, anche se i friulani sono già matematicamente salvi, e l’unico obiettivo rimasto è il piazzamento nella parte sinistra della classifica, al momento occupata dal Torino.

Venezia-Monza (A cura di Dennis Rusignuolo)

La quinta è quella buona! Il Venezia torna in Fila per la salvezza

Il Venezia prepara tutti gli ingredienti per passare un bel pomeriggio: nel prepartita viene ritirata la maglia numero 13 di Marco Modolo e spunta anche l’ex capitano Joel Pohjanpalo nella panchina adiacente a quella di casa. Passano solo quattro minuti e Radu è chiamato subito ad un grande intervento, in risposta alla deviazione fra testa e spalla di Pedro Pereira su corner. Ritmi compassati nei primi 20 minuti, dove il Monza si fa leggermente preferire come atteggiamento, più convinto dei padroni di casa e pulito nelle giocate. Nonostante la spinta del Penzo, la sensazione è che il Monza abbia quella marcia in più che può mettere in difficoltà la retroguardia lagunare, che nei primi minuti di gara si era fatta preferire per l’intensità del pressing sui portatori di palla brianzoli. Al minuto numero 24 punizione che sa di corner corto: Nicolussi Caviglia fa partire un bolide a giro che sembra potersi infilare all’incrocio, Turati salva come può, e spedisce la palla sulla traversa, poi rinviata sulla linea da Akpa Akpro proprio un attimo prima che Oristanio la potesse ribadire in rete. Nesta è costretto a spendere il primo cambio alla mezz’ora, a causa di alcuni problemi fisici per Keita, sostituito al 27′ da Caprari. Prima dell’intervallo altre due occasioni, una per parte, ma sia la conclusione di Marcandalli che quella di Urbanski non spaventano i rispettivi portieri. Nessun cambio all’intervallo, anche se Nesta deve rinunciare a Izzo dopo appena cinque minuti dal fischio di Maresca: problema che sembra serio per il centrale italiano, sostituito da Caldirola. Dopo quindici minuti giocati a basso ritmo dalle due squadre, Di Francesco cerca nuovi stimoli dalla panchina: tre cambi, fuori Marcandalli per Haps, poi la staffetta dei due riferimenti offensivi (fuori Oristanio e Gytkjaer, dentro Yeboah e Fila). La scelta del tecnico dei lagunari si rivela vincente, perché al minuto 72 il Venezia sblocca la gara: lancio verso Ellertsson, seguito da Birindelli che viene buttato giù dal contrasto con la spalla (astuto, ma regolare) dell’islandese, a cui basta appoggiare in mezzo per il tap-in di Fila. Primo gol in Serie A per l’attaccante ceco, una rete dal peso specifico gigantesco. Sulla cresta dell’onda, il Venezia attacca con più leggerezza e velocità, mentre il Monza perde i riferimenti e cerca di usare le maniere forti per fermare le offensive dei lagunari. Pochi minuti dopo il vantaggio serve un grandissimo intervento di Turati per negare il raddoppio ai padroni di casa: punizione morbidissima di Nicolussi Caviglia oltre la barriera, Turati la vede all’ultimo e con un colpo di reni sputa fuori la palla dalla porta. Nel finale il Monza si affida alle palle lunghe, che sono però preda facile per i rocciosi difensori del Venezia. Prima del triplice fischio c’è ancora tempo per un ultimo episodio, perché Fila interviene in ritardo su Palacios e rimedia il secondo giallo della sua gara. Maresca lo espelle e il ceco salterà la sfida contro l’Empoli. Serviva un successo e i tre punti sono arrivati. A questo punto della stagione sindacare sulla prestazione lascia il tempo che trova, così il Venezia si è aggrappato a quell’attacco che in questo 2025 sembrava stregato. Dopo quattro gare consecutive al Penzo, finalmente Fila è riuscito a sfatare il tabù e adesso il Venezia alla salvezza ci crede sul serio. In una settimana decisiva per inquadrare il rush finale, la squadra di Eusebio Di Francesco aggancia l’Empoli (impegnato lunedì sera a Napoli) a quota 24 punti, a una settimana da un altro scontro diretto che sarà terribilmente decisivo. Il Monza, dall’altra parte, comincia a tirare i remi in barca perché la salvezza di fatto si sgretola oggi. La missione proibitiva della salvezza poteva passare solo da un successo in laguna, invece con questa ennesima sconfitta la squadra di Nesta ha ormai prenotato -si fa per dire- il posto per la prossima Serie B.

Inter-Cagliari (A cura di Tommaso Patti)

Arna Letale ancora decisivo. L’Inter supera agevolmente il Cagliari

Grazie alla sorprendente vittoria contro il Bayern Monaco, l’Inter affronta la sfida contro il Cagliari con il morale a mille. Da una parte Nicola schiera dal primo minuto Piccoli, sostenuto da Coman, pronto ad agire da seconda punta nelle situazioni offensive, mentre dall’altra parte Inzaghi decide di provare a vincere la sfida schierando qualche elemento di turnover. La titolarità di Arnautovic ripaga subito la scelta del tecnico nerazzurro: al 12’ un passaggio alto di Çalhanoğlu, apre l’azione offensiva di Carlos Augusto, che controlla di petto e si accentra nel tentativo di servire Lautaro, anticipato da Arnautovic, autore prima di una serpentina tra due avversari, e poi di una conclusione potente e alta che non lascia scampo a Caprile. Nonostante il gol del vantaggio, l’Inter è spesso scoperta e facilmente attaccabile dal Cagliari, come nell’occasione avvenuta al 24’, quando su un recupero palla di Zortea su Barella, Zappa lancia in campo aperto Piccoli, costretto ad arrendersi difronte al provvidenziale intervento di Sommer. Nella stessa azione, l’Inter riesce a ripartire dopo essersi riorganizzata, riuscendo addirittura a colpire il Cagliari per la seconda volta grazie allo spettacolare assist di Arnautovic per Lautaro, che supera con uno scavetto Caprile e segna la rete che vale il raddoppio. Senza alcuna avvisaglia, il Cagliari entra perfettamente in campo nella ripresa, riuscendo a dimezzare lo svantaggio con Piccoli, abile nel colpire il pallone di testa e nel riscattare il brutto errore del primo tempo. La reazione di Inzaghi al gol subito degli ospiti è un mix tra rabbia e paura per i minuti successivi poiché, nelle ultime due gare di campionato, i nerazzurri hanno dimostrato un netto calo di concentrazione tra la fine del primo e l’inizio del secondo tempo, riuscendo anche a subire gol. Il possibile allentamento della prestazione viene però immediatamente smentito dai padroni di casa, che prima ottengono un calcio d’angolo su un tiro ravvicinato di Dimarco deviato da Caprile, per poi trovare la terza rete della giornata sugli sviluppi del calcio d’angolo battuto da Dimarco e finalizzato con l’imperioso colpo di testa di Bisseck. Dopo il terzo gol dell’Inter, il Cagliari esce completamente dalla gara, rendendosi pericoloso solamente con il tiro di Piccoli salvato quasi sulla linea da un intervento di puro istinto conservativo di De Vrij.
Il successo dei nerazzurri permette a Inzaghi di arrivare al meglio alle prossime sfide, dove i nerazzurri sono chiamati a giocarsi tutte le competizioni nel giro di pochi giorni, affrontando rispettivamente Bayern Monaco, Bologna, Milan e Roma. L’ennesima scelta di Inzaghi di schierare dal primo minuto Arnautovic ripaga nuovamente: il serbo in appena ventidue presenze, si è distinto riuscendo a segnare sette gol (alcuni di questi piuttosto pesanti), e due assist. Nonostante la sedicesima sconfitta in trentadue giornate, il Cagliari rimane ampiamente a +6 rispetto al diciottesimo posto. La squadra di Nicola, nelle prossime giornate, è chiamata a invertire questo trend che vede i sardi molto incostanti nei risultati e poco lucidi sotto porta, proprio come accaduto nella sfida contro l’Inter.

Juventus-Lecce (A cura di Dennis Rusignuolo)

Sofferenza nel finale, ma tre punti da zona Champions. Vlahovic, Yildiz e Koop regalano a Tudor il secondo successo casalingo

Sciolti gli ultimi dubbi di formazione, con Tudor che ormai sembra aver trovato i suoi fedelissimi: prosegue la migrazione di Nico Gonzalez, che dopo aver giocato nella trequarti all’Olimpico contro la Roma, torna nella fascia destra al posto di Weah. Ritorna Teun Koopmeiners dal primo minuto, mentre altra chance dal 1′ per Vlahovic. Il Lecce cambia modulo per la prima volta dall’arrivo di Giampaolo: 3-4-3 con Jean insieme ai pilastri Baschirotto e Gaspar, mentre trova spazio Danilo Veiga nella fascia destra. Confermato il tridente Pierotti-Krstovic-Morente. Fin dal primo pallone giocato si vede come la Juve cerchi lo sviluppo sulla fascia sinistra, ed è da sinistra che i bianconeri stappano subito la gara: secondo minuto, palla su Vlahovic, attivo fin dai primi movimenti, filtrante preciso del serbo per l’inserimento di Koopmeiners, l’olandese ha tanto da farsi perdonare e il bel diagonale con cui batte Falcone può essere un primo squillo per una definitiva crescita. La reazione del Lecce non tarda ad arrivare, ovviamente da Nikola Krstovic. Il montenegrino recupera palla al limite dell’area e non esita a calciare forte, palo pieno con Di Gregorio in traiettoria, l’azione prosegue e il numero 9 calcia nuovamente forte verso lo stesso palo, opposizione con i pugni da parte del portiere bianconero. Ormai il dettame tattico di Tudor su questa Juve è chiaro: fraseggio ragionato in fase di impostazione e attacco codificato della profondità, guidato da Vlahovic e seguito da tutti gli incursori. Giampaolo rischia di dover abbandonare subito il piano iniziale della gara a causa dell’infortunio di Jean. Il francese esce addirittura in barella dopo un contrasto con Vlahovic e Pierret (torsione innaturale del ginocchio sinistro); al suo posto Tiago Gabriel, all’esordio in Serie A. Eccezion fatta per le due conclusioni di Krstovic, la Juve è padrona del campo e del possesso del pallone, il Lecce cerca di pressare alto per non farsi schiacciare troppo ma i bianconeri trovano sempre il modo per eludere il pressing. Al 20′ Renato Veiga riceve palla da Yildiz, bravo a sgusciare a Veiga dopo un corner, il portoghese calcia a botta sicura e Gaspar mette un rammento decisivo per negare il raddoppio. Alla mezz’ora i bianconeri vanno in ripartenza, Thuram guida la cavalcata con la sua solita falcata, scambia con Yildiz e va da Vlahovic, altra sponda intelligente del serbo e piazzato del numero 10 alle spalle di Falcone. Particolarmente attivo Dusan Vlahovic, autore dei due assist in 33 minuti. L’attaccante bianconero è sempre pimpante vicino alla porta, dove pecca di precisione, ma è lucido nel gioco con i compagni. Nella parte finale del primo tempo i bianconeri si limitano alla gestione del risultato e delle energie, fino all’intervallo che riserva alla squadra di Tudor applausi scroscianti, come non si sentivano da tanto tempo dalle parti dell’Allianz. Nessun cambio da parte di Tudor; Giampaolo invece ne cambia due: fuori Gallo e a sorpresa chiamato in panchina anche Krstovic, dentro Marco Sala e Rebic. I nuovi interpreti, più congeniali al gioco scelto da Giampaolo, portano più equilibrio e compattezza tra i reparti, tutti fattori che non si erano visti nel primo tempo e che avevano favorito il dominio incontrastato dei bianconeri. Come nel primo tempo, anche nella ripresa la Juve gioca sul velluto. L’idea propositiva e aggressiva di Tudor sembra già ben impiantata in ogni singolo giocatore, e lo si evince dalla voglia con cui recuperano il pallone e dall’insistenza con cui attaccano la porta cercando di scambiarsi ripetutamente il pallone. Il Lecce prova a regalarsi una mezz’ora orgogliosa con due lampi di Veiga e Baschirotto, brava la difesa bianconera nel respingere in entrambi i casi. Tudor decide di giocare le prime sostituzioni: Kolo Muani, Weah e Cambiaso al posto di Vlahovic, Koopmeiners e McKennie. Rinviato l’esperimento del doppio centravanti, già preannunciato da Tudor che in conferenza aveva escluso temporaneamente questa soluzione. Tra i nuovi innesti Weah è quello più cercato, ma è Cambiaso che sfiora il gol, con un mancino a giro che impegna Falcone in tuffo, costretto a usare i pugni per spedire il pallone fuori dalla porta. Prima del corner Tudor sostituisce Nico Gonzalez con Conceicao, emblematici gli applausi dello Stadium per entrambi i giocatori (due componenti che hanno avuto un impatto opposto con Thiago Motta, e anche adesso con Tudor). Con tutte le sostituzioni adoperate dai due allenatori, la gara perde ritmo e questo non fa altro che assecondare l’idea della Juve per gestire il risultato. All’83’ Di Gregorio mette la sua firma alla partita: primo vero errore di Thuram nella partita, che sbaglia in uscita e manda Rebic a tu per tu con il portiere bianconero, bravo a sbarrare la strada con il corpo e negare al Lecce la possibilità di riaprire la gara. Il gol dei salentini è rimandato solamente di qualche minuto, perché al minuto 87 Baschirotto svetta più in alto di tutti, riceve il cross di Helgason e gela lo Stadium. Secondo gol consecutivo per il capitano del Lecce, che nel finale sembra avere una marcia in più dal punto di vista emotivo. Per evitare spiacevoli fantasmi del passato Tudor scegliere di utilizzare l’ultimo cambio per rinforzare la difesa: fuori Yildiz e dentro Savona. Nei tre minuti di recupero la Juve soffre ma riesce a blindare i tre punti, che garantiscono per questa giornata l’ingresso di zona Champions. L’occasione era ghiotta, in vista dello scontro tra Atalanta e Bologna, e grazie a un primo tempo quasi perfetto, la squadra di Tudor mangia due pedine in una sola mossa. I due assist di un ritrovato Vlahovic e i gol di Yildiz e Koopmeiners permettono alla Juve di seguire attivamente il treno della Champions. Si prolunga a otto gare la striscia nera del Lecce. Giampaolo aveva cercato di approcciare la gara in maniera diversa, schierandosi quasi a specchio, ma la partenza sprint dei bianconeri, e l’infortunio di Jean hanno scombinato una soluzione che già era provvisoria. Con la vittoria del Venezia sul Monza, la salvezza diventa accesa oltre ogni limite, e i salentini hanno l’obbligo di interrompere subito questa striscia.

Atalanta-Bologna (A cura di Tommaso Patti)

Sotto il segno del solito Retegui. La dea vince e allunga sulle pretendenti

Nel tentativo di sfatare il tabù casalingo che vede i nerazzurri non vincitori in campionato dalla sfida contro l’Empoli di fine Dicembre, Gasperini non rinuncia alla contemporanea titolarità di Lookman, Pasalic e Retegui. Quest’ultimo protagonista dell’immediato gol del vantaggio dopo appena due minuti, rete nata dal filtrante di Pasalic per Bellanova, che scatta sulla fascia e pesca a centro area Retegui, al suo ventitreesimo gol in campionato. La rete del capocannoniere accende l’animo del Gewiss, consapevole di non poter vedere più la propria squadra vincere il campionato, ma consapevole anche quest’anno del grandissimo lavoro fatto dalla società, dall’allenatore e dai giocatori. Con il passare dei minuti, il Bologna prova ad alzare la testa, scontrandosi però con un’attenta retroguardia di casa. Al ventesimo minuto, un’altra grandissima giocata di Retegui rimane impressa nel tabellino. L’attaccante azzurro prima lotta e vince il duello contro Lucumi, e poi innesca il cross valido per il tap-in vincente a centro area di Pasalic. La superiorità dei nerazzurri è evidente e l’errore sotto porta di Ederson (nato da un ennesimo duello vinto) ne è la prova. Nonostante il doppio svantaggio, la squadra di Italiano ci ha già più volte dimostrato la tenacia nel lottare soprattutto nei momenti di difficoltà, mettendo in pratica questo concetto a dieci minuti dalla fine del primo tempo, quando su uno schema nato da un calcio di punizione, Ndoye calcia di potenza da fuori area ma trova l’opposizione di Carnesecchi, aiutato anche dal palo. Nella ripresa l’Atalanta abbassa il ritmo, il Bologna cresce ma spesso deve fare i conti con Carnesecchi, che si conferma la miglior sorpresa di questa dea per costanza. La parabola pericolosa di Miranda e il grave errore sotto porta di Casale, descrivono esattamente il pomeriggio del Bologna, cioè una squadra che costruisce tanto ma spreca tutto sotto porta. Nel finale, Gasperini perde per infortunio Kolasinac, uno dei pilastri di questa annata, out per almeno sei mesi data la rottura del crociato. Il pareggio di Roma e Lazio, permette alla dea di avere quasi la certezza di rientrare nei primi quattro posti in campionato, validi per la prossima Champions League. La vittoria della Juve contro il Lecce e il passo falso del Bologna, permette ai bianconeri di superare e andare a +2 sulla squadra di Italiano, che nel prossimo turno affronterà l’Inter.

Fiorentina-Parma

Noia e reti bianche: Fiorentina e Parma non vanno oltre lo 0-0

Messo da parte (momentaneamente) lo Celje, Palladino sposta il focus sulla sfida casalinga con il Parma di Chivu, che sembra essere ritornato sul binario per uno sprint finale con un solo obbiettivo: la salvezza. Sul settore sinistro del campo il Parma inizia sin da subito a spingere con Valeri che fa sua la fascia e indirizza subito un cross al centro dell’area, impattato da Bernabè che trova la grande risposta di De Gea, bravo a bloccare e neutralizzare anche la conclusione di Keita pochi istanti più tardi. Nel primo tempo la Fiorentina risulta essere totalmente assente, con Suzuki spettatore non pagante. Un presunto tocco di mano di Valenti fa scorrere un brivido lungo la schiena della viola, che però tira un sospiro di sollievo in seguito ad un rapido check del VAR che scagiona il giocatore di Palladino. La seconda metà di gara riparte con la Fiorentina in controllo e con una clamorosa occasione per Kean che sfrutta l’imbucata di Mandragora e si trova a tu per tu con Suzuki, con il pallone che però termina fuori di poco. Appena tre minuti più tardi arriva un’altra, enorme, occasione per la squadra di Palladino, che con Fagioli colpisce la traversa, con un tiro su punizione che da posizione defilata impensierisce e non poco l’estremo difensore ducale, che deve appoggiarsi alla traversa per evitare insidiose respinte. La squadra di Chivu, però, non sembra voler mollare e al 62′ si spinge in avanti con il pallone, sui piedi di Bonny, che viene incredibilmente salvato, ancora una volta, da De Gea, migliore in campo. Ad un quarto d’ora dalla fine Richardson riesce effettivamente a battere Suzuki, con il gol che però viene annullato per fuorigioco, nonostante l’iniziale esultanza del centrocampista marocchino. Con questa ultima occasione, e poche altre ababstanza timide, il match termina con un pareggio e le squadre che si sono perfettamente equivalse sul piano del gioco. Il Parma guadagna un punto e allunga sulla zona salvezza, mentre Palladino adesso dovrà concentrarsi sul ritorno di Conference League contro lo Celje.

Torino-Como (A cura di Marco Rizzuto)

Luci e ombre al Sinigaglia: Douvikas firma il successo, il VAR cancella la beffa granata

Il Como scende in campo con una formazione priva della sua stella: Nico Paz parte infatti dalla panchina. Fabregas opta per una maggiore copertura a centrocampo, inserendo Perrone al posto dell’argentino. Sul fronte granata, Vanoli schiera Linetty per sopperire alla squalifica di Ricci. In avanti si torna al doppio centravanti, con Sanabria al fianco di Adams. Dopo un avvio poco entusiasmante, il primo squillo del match arriva al 12’ proprio dai ragazzi di Vanoli, che sfiorano il vantaggio con un colpo di testa di Linetty: il polacco, liberatosi bene da Da Cunha e Vojvoda, non riesce però a inquadrare la porta. Nei minuti successivi si assiste a un dominio crescente del Como. La squadra di Fabregas prende le misure agli avversari, controlla il gioco per gran parte del primo tempo e crea diverse occasioni da gol. Alla mezz’ora, su punizione dal limite, Da Cunha calcia a giro con il mancino e impegna seriamente Milinkovic-Savic, bravo a deviare in angolo. La pressione crescente dei lariani mette in grande difficoltà il Torino, costretto nella propria metà campo e incapace di ripartire. Al 37’ arriva il meritato vantaggio comasco: splendida azione sulla destra, Ikoné serve in corsa Vojvoda che crossa al centro per Douvikas, il quale insacca di testa firmando il suo secondo gol in Serie A. Nonostante i frequenti cambi nel reparto offensivo nelle ultime partite, la squadra di Fabregas mostra una notevole solidità, riuscendo a ruotare efficacemente gli interpreti. Douvikas sembra essersi integrato perfettamente negli schemi dello spagnolo, mettendo pressione su Cutrone, autore di una brillante prima parte di stagione. Anche Ikoné, al momento, appare imprescindibile: l’ex Fiorentina ha scalzato la concorrenza e si è guadagnato un posto fisso tra i titolari, relegando Strefezza alla seconda panchina consecutiva. Il Como chiude il primo tempo in attacco, costringendo Vanoli a riflettere su eventuali cambi per ridare ritmo ai suoi. La ripresa comincia senza sostituzioni, ma si percepisce subito un atteggiamento più deciso da parte del Torino. I primi dieci minuti offrono spettacolo con occasioni da entrambe le parti, e al 57’ il Toro sfiora il pari con Gineitis: imbucata alta che sorprende la difesa, ma il numero 66 non riesce a segnare per via di un tempestivo intervento di piede di Butez. Dal 60’ in poi le gerarchie si ribaltano: il Torino prende in mano la partita e schiaccia il Como nella propria metà campo. Fabregas corre ai ripari, inserendo Strefezza e Sergi Roberto per aggiungere qualità ed esperienza a centrocampo. A un quarto d’ora dal termine, il Como torna a farsi vedere: sul corner battuto da Strefezza, Goldaniga impatta bene di testa, ma Milinkovic-Savic vola a deviare sopra la traversa, tenendo vive le speranze granata. Nel finale, il Como rischia grosso: Elmas, dopo aver recuperato palla in area sul tentativo di Sanabria, salta Butez ma perde l’attimo per calciare, venendo murato da Kempf, decisivo nell’intervento. In pieno recupero il Torino pareggia con una conclusione potente dal limite di Ilic, che fa esplodere il settore ospiti del Sinigaglia. Tuttavia, dopo un controllo al VAR, la rete viene annullata per un doppio tocco irregolare di Biraghi al momento della battuta del corner. Scampato il pericolo, il Como può festeggiare la sua nona vittoria in campionato, portandosi a quota 35 punti e staccando di quattro lunghezze il Verona, quattordicesimo. Il Torino, nonostante un ottimo secondo tempo, cade nuovamente in Serie A: non succedeva dal 14 febbraio, anche in quell’occasione con Ricci assente. Una sconfitta amara ma non troppo per i granata, che restano comunque tranquilli al decimo posto a quota 40 punti, in compagnia dell’Udinese.

Verona-Genoa (A cura di Marco Rizzuto)

Occasioni sprecate e assedio sterile: al Verona manca solo il gol

Zanetti ancora privo di Tengstedt e Suslov, riconferma l’undici titolare sceso in campo contro Parma e Torino. Dawidowicz nuovamente adattato al fianco di Duda. Nella trequarti Bernede a supporto del tandem composto da Sarr e Mosquera. Anche il Genoa scende in campo con diverse assenze, su tutti Malinowski e Friendrup. Al loro posto Badelj e Masini fanno coppia nella mediana, con Vitinha che torna nel trio offensivo a supporto di Pinamonti unica punta. Non si assiste ad un avvio particolarmente acceso, la prima occasione arriva al 20′ minuto sponda grifone, con Vitinha che salta Bernede per poi calciare dal limite dell’area senza però impensierire Montipò. L’equilibrio fa da padrone alla prima frazione che fatica a decollare, fin quando Mosquera riesce ad agganciare un pallone complicato scodellato direttamente da Valentini dalla propria metà campo: il numero 35 riesce a controllare la sfera calciando a incrociare, Leali riesce ad evitare il gol dando un po’ di spettacolo a questo incontro giocato a rilento. Arrivati alla ripresa, il mister Zanetti prova a cambiare qualcosa per dare una scossa, e inserisce Livramento per Sarr, autore di una gara dimenticabile. Nessun cambio per il Genoa che rientra in campo con l’undici iniziale. Già dai primi minuti gli scaligeri appaiono molto più offensivi, ai danni di un Genoa molto sciapo. I padroni di casa cercano il vantaggio in diverse occasioni, la più eclatante arriva al 58′: Bradaric riesce a far passare il pallone tra due avversari servendo Bernede, che rapidamente alza la testa e scodella in mezzo per Mosquera. Il colombiano schiaccia troppo con la testa fallendo un’occasione d’oro. Vieira capisce la necessità di cambiare qualcosa data la pericolosità del Verona, inserendo in una botta sola Ekuban, Onana e Messias. La situazione però non cambia, e il secondo tempo è un dominio totale dei ragazzi di Zanetti che non riescono però a bucare la porta di Leali. Al 67′ De Winter e Vasquez pasticciano lasciando sfilare un pallone sanguinoso conquistato da Livramento, che prende il tempo a Leali. Con la punta Livramento non riesce a spedire in rete e il recupero del difensore messicano è provvidenziale ai fini del risultato. Sul finale gli scaligeri assediano l’area di rigore avversaria senza però calciare pericolosamente verso la porta. Il fischio finale chiude una gara quasi soporifera che consegna un punto a testa alle due squadre. Il Genoa guadagna un punto importante per la corsa al decimo posto, accorciando e andando a -1 da Udinese e Torino. Il Verona con un po’ di rammarico sale a quota 32 lunghezze, otto punti sopra la zona rossa della classifica

Lazio-Roma (A cura di Dennis Rusignuolo)

Lazio e Roma si annullano a vicenda e sul campo dell’Olimpico non si va oltre l’1-1. Ranieri chiude la carriera con zero derby persi, e insacca il sedicesimo risultato utile consecutivo, mentre Baroni deve fare di più per acciuffare la zona Champions

Napoli-Empoli

Scottish pride: il Napoli vola sulle ali di McTominay

Conte sorride nel posticipo del lunedì sera, il suo Napoli vince, convince e prova a rimanere attaccato al treno scudetto. I Partenopei, sin da subito, occupano la zona avanzata del terreno di gioco, proponendo una fase offensiva lucida e concreta che, alla fine, porta a trovare la via del gol. Al 17′ minuto, il lavoro sporco di Lukaku, che serve McTominay, viene ripagato dalla rete dello scozzese che calcia, in corsa, dal limite dell’area e buca Vasquez, che avrebbe potuto fare qualcosa in più. L’Empoli, timidamente, prova a reagire, con il cross di Pezzella che pesca a centro area Gyasi, il cui colpo di testa termina alto di molto. Prima Politano, poi Neres, nella seconda metà del primo tempo gli azzurri cercano spasmodicamente il raddoppio, sbattendo doppiamente su un ottimo Vasquez. Al 39′ una sponda di Gyasi, arriva direttamente dal rinvio del portiere, trova Esposito che da lontanissimo calcia al volo, impegnano e non poco Meret. Un Napoli fievole al concludersi del primo tempo si riaccende subito nel secondo e non perde tempo a trovare il raddioppio: al 56′ Olivera trova tra le linee Lukaku, che insacca prodigiosamente il gol del 2-0. Non passano nemmeno quattro minuti, e ancora grazie ad un assist di Lukaku, McTominay colpisce di testa e batte Vasquez per la terza volta, sigillando definitivamente la partita, in un Maradona gremito che impazzisce di gioia. Cinque minuti più tardi, l’asse McTominay-Lukaku rischia di trovare addirittura la terza combinazione, con la sponda del belga che viene sfruttata dalla conclusione a rete dell’ex United, la quale si infrange pienamente sul palo, graziando la squadra di D’Aversa. Senza altre particolari occasioni, si conclude un match a senso unico che ha visto la squadra di Conte dominare sotto ogni punto di vista, mentre la squadra di D’Aversa osserva impotente dal basso del suo, sempre più fisso, diciannovesimo posto.

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