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Cronaca

Catania: spara un colpo di pistola per sedare una rissa ma uccide il figlio

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foto: CataniaToday

L’uomo sarebbe intervenuto con una pistola per sedare una rissa tra i presenti ma, nel tentativo di essere disarmato dal figlio e da alcuni suoi amici, sono partiti due colpi che hanno ucciso il ragazzo e ferito un uomo.

La colluttazione sarebbe avvenuta intorno alle 23:30 di ieri sera in Villa Heaven, presso San Cataldo (Catania), utilizzata per eventi o feste di vario tipo e gestita proprio dall’uomo protagonista della sparatoria (Natale La verde)

LA RICOSTRUZIONE

Secondo quanto dichiarato dagli inquirenti e dai testimoni presenti in loco, nella villa si stava svolgendo una festa di compleanno con molti ragazzi. Verso le 23 però la situazione è degenerata, in quanto numerose persone si sono lamentate con il gestore proprio per l’eccessivo frastuono causato dalla festa, disturbando la quiete pubblica.

Da lì in poi è scaturita una rissa e il 62enne, al fine di placare gli animi, avrebbe estratto una pistola e sparato alcuni colpi per spaventare i presenti ed interrompere il tutto. In quel momento sarebbe intervenuto il figlio del gestore con alcuni amici per disarmare quest’ultimo e, nella confusione generale, sarebbero partiti 2 ulteriori colpi che hanno ucciso il ragazzo e ferito ad un piede un 31enne.

A nulla è servito il tempestivo intervento dei militari e dei sanitari sul posto, il giovane è deceduto poco dopo e il 62enne è stato arrestato. Le indagini, svolte dal nucleo carabiniere della compagnia di Gravina di Catania, continuano al fine di svelare ulteriori sopralluoghi per far luce sull’esatta dinamica dell’accaduto.

LA VITTIMA

Il ragazzo, ucciso nella sparatoria, si chiamava Carlo La verde, 23enne e figlio del proprietario Natale.

Classe 2002. Laureato in scienze della Comunicazione all'Università degli studi di Palermo. Aspirante giornalista/giornalista sportivo e grande appassionato di calcio,musica e spettacolo.

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Cronaca

Monreale, sparatoria in piazza tra giovani: tre morti, due feriti e la paura aumenta

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Una lite per futili motivi, è quello che si apprende dagli inquirenti, ciò che ha portato nella notte di sabato 26 aprile la nascita di una sparatoria nella piazza del comune palermitano, sotto gli occhi di moltissimi testimoni.

Le ricostruzioni ancora non sono del tutto chiare ma la miccia dovrebbe essere scattata in un locale presso Via D’acquisto, vicina proprio al Duomo di Monreale, tra un gruppo di ragazzi del luogo e un altro proveniente dal quartiere “ZEN di Palermo.

Il bilancio è drammatico: tre vittime e vari feriti, tra cui un sedicenne e un passante totalmente estraneo al contesto.

Episodi che ormai si ripetono di settimane in settimane, situazioni di lotte tra giovani (armati, fattore gravissimo) che per motivazioni poco importanti si ritrovano a sparare di fronte a persone innocenti. È inevitabile che la paura cresca a dismisura tra le persone ma, soprattutto, tra i genitori che si ritrovano a doversi preoccupare costantemente per la salute dei loro figli in situazioni che dovrebbero essere tranquille.

LA RICOSTRUZIONE

Alcuni testimoni hanno riferito che un gruppo di 8-10 persone, arrivato dal capoluogo siciliano, avrebbero avuto intenzione di rubare alcune motociclette posteggiate in centro e, una volta scoperti dai ragazzi di Monreale, a questo punto sarebbe scoppiata la rissa sfociata nella sparatoria.

I sanitari del 118, intervenuti subito dopo lo scontro a fuoco, sono stati aggrediti dai parenti delle vittime, poiché i familiari pretendevano che fosse soccorso prima il loro congiunto. All’ospedale Ingrassia gli amici di uno dei ragazzi colpiti, appreso della sua morte, hanno distrutto l’ambulanza. I sanitari sono riusciti ad uscire dal pronto soccorso grazie a un cordone delle forze dell’ordine.

LE DICHIARAZIONI DEI TESTIMONI

«C’è stata una lite violenta: volavano in aria i tavoli, si lanciavano bottiglie. È esploso il panico. Poco dopo si sono sentiti colpi di arma da fuoco. Gente che fuggiva, altri che cadevano e venivano calpestati, chi si nascondeva tra le auto, chi piangeva. È stato terribile», dichiara uno dei testimoni presenti sulla scena.

«Sono sconvolto per quello che è successo, scene da far west a cui Monreale non è abituata. Un momento di festa che si è trasformato in tragedia. Tutta la città è attonita, confidiamo nel lavoro delle forze dell’ordine e che gli assassini siano assicurati presto alla giustizia», dichiara il deputato regionale e presidente del consiglio comunale a Palermo, Marco Intravaia.

LE VITTIME

Massimo Pirozzo (26 anni), Salvatore Turdo (23 anni) e Andrea Miceli (26 anni), tutti e 3 provenienti dal quartiere “ZEN” di Palermo.

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Cronaca

Massimiliano Mulas: lo stupratore seriale accusato di violenza a Mestre su 11enne

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Il 45enne arrestato a Venezia con l’accusa di aver violentato una bambina di 11 anni, risulta avere anche molti altri precedenti specifici sui reati sessuali. La sua prima condanna risale al 2002 ma da quattro anni era in libertà senza alcuna misura cautelare perché “socialmente non pericoloso” , tra i precedenti vi è la decapitazione di un cane.

L’uomo accusato di violenza sessuale nei confronti di una bambina 11eenne è stato arrestato a Venezia nella serata del 10 aprile, l’uomo in questione è Massimiliano Mulas, 45enne originario della Germania del sud, precisamente da Bruchsal, nel Baden-Württemberg, cresciuto a Tempio Pausania in provincia di Sassari.

Da una prima ricostruzione delle indagini svolte dai carabinieri emerge che l’uomo avrebbe seguito la minore in questione all’uscita della palestra per poi averla aggredita nell’androne di un condominio di Mestre intorno le 18. In più, a suo carico risultano numerosi precedenti di reati sessuali specifici.

L’AGGRESSIONE

La violenza subita dall’ultima vittima, una minore di 11 anni, dalle ricostruzioni sarebbe avvenuta nell’androne del palazzo in cui la minore vive, proprio quando la bambina stava tornando dopo essere uscita dalla palestra. In quel momento era a telefono con un’amica, la quale ha sentito le sue urla. La violenza si sarebbe interrotta grazie all’intervento di un condomino che stava rientrando nella sua abitazione.

I carabinieri sono riusciti a raccogliere numerosi elementi indiziari sull’uomo indagato, riuscendo a rintracciare Mulas a Mestre la sera stessa dei fatti, sulla base di un fermo di polizia disposto dalla pm Anna Andreatta. Durante la fuga dalla casa dell’11enne l’uomo aveva perso il portafogli con dentro i documenti d’identità, dunque il fermo è stato poi convalidato ieri nel carcere di Venezia, in cui si è svolto l’interrogatorio di garanzia davanti al giudice per le indagini preliminari. Massimiliano Mulas si è avvalso della facoltà di non rispondere.

I PRECEDENTI PENALI

Il 45 enne Massimiliano Mulas, originario di Tempio Pausania (Sassari), risulta avere una lunga lista di precedenti, non solo per violenze sessuali: Il primo episodio risale al 1998 a Nuoro per aver decapitato un cane, il quale avrebbe poi inviato la testa mozzata dell’animale in un contenitore pieno di detersivo a una ragazza come strumento di minaccia. Il secondo episodio invece risale al 2006 a Padova, in cui l’uomo ha tentato di violentare due studentesse sotto minaccia con un coltello, per questi fatti Mulas venne condannato a 8 anni e 3 mesi di carcere. Ma prima ancora, nel 2002, venne arrestato a Cavalese per un tentato stupro ad una turista, sempre sotto minacce e violenza fisica. Invece recentemente è stato coinvolto in una presunta aggressione sessuale su una minorenne a Perugia, accuse poi cadute successivamente.

Da questi fatti si nota come dopo ogni condanna, Massimiliano Murales è sempre tornato a colpire.

LA SOLUZIONE DI SALVINI CON LA CASTRAZIONE CHIMICA

La reazione dei politici a tutto ciò è stata molto forte e a tal proposito, il leader delle Lega Matteo Salvini torna a proporre con forza la castrazione chimica per stupratori e pedofili, dicendo: “È una soluzione già adottata in altri Paesi europei, e risolverebbe definitivamente il problema. Alle sue parole si aggiunge anche il governatore veneto Luca Zaia e il patriarca di Venezia Francesco Moraglia, i quali intervengono indignati dicendo: “Come è possibile che un individuo con tali precedenti resti libero di commettere crimini così efferati“.

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Cronaca

Palermo: bambina abusata da amico di famiglia in casa

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L’abominevole uomo si nascondeva in casa e, come spesso accade, era l’amico di famiglia della famiglia della piccola, i cui genitori si fidavano dell’uomo. Dalle informazioni ricevute dagli inquirenti, l’uomo avrebbe piazzato una telecamera nascosta al fine di filmare gli abusi sulla minore.

L’agghiacciante fatto è emerso grazie ad una coraggiosa segnalazione arrivata ai carabinieri militari dell’arma di Palermo, riuscendo a mettere fine ad una terribile storia di abusi su una bambina, che andava avanti da tempo. Il mostro dell’accaduto si nascondeva in casa e come purtroppo spesso accade, era l’amico di famiglia di cui i parenti della bambina si fidavano.

IL COLPEVOLE

L’uomo artefice di tutto è un palermitano di 46 anni, ora messo in manette con la pesante accusa di violenza sessuale aggravata e pornografia minorile. Ad incastrarlo sono stati i video degli abusi sulla minore che lui stesso aveva filmato e che teneva sui suoi supporti digitali.

L’AGGHIACCIANTE FATTO

Infatti, in base alle scoperte dei carabinieri, l’uomo ha piazzato una telecamera nascosta per filmare gli abusi sessuali, avvenuti persino nella sua abitazione alcune volte, realizzando così diversi video pedopornografici.

Inoltre, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, l’uomo era per giunta un incessante frequentatore dell’abitazione dei genitori della vittima e approfittandosi anche della particolare vulnerabilità della bambina, ne ha abusato sessualmente in più occasioni quando era certo di essere da solo con la minore, non limitandosi così solo alla casa degli amici ma anche la propria. Questi comportamenti hanno continuato a ripetersi nel tempo tanto che nella sua abitazione aveva piazzato anche una telecamera nascosta per continuare a filmare gli abusi.

LA SCOPERTA DOPO ANNI

La scoperta di questo ciclo di abusi durato per anni è avvenuto grazie ad una perquisizione domiciliare a carico dell’indagato disposta dalla Procura di Palermo, in cui i militari hanno trovato i video delle violenze. Grazie anche alla collaborazione dei carabinieri della sezione “Cyber Investigation“, del nucleo investigativo del reparto operativo del comando provinciale, l’inchiesta avviata nel novembre del 2024 ha portato alla scoperta delle prove con i video trovati.

Successivamente il 46enne è stato fermato dai Carabinieri della compagnia di Partinico, sotto la guida del dipartimento violenza di genere e tutela vittime vulnerabili della Procura di Palermo. L’uomo è stato subito dopo trasferito in carcere dopo la convalida del fermo da parte del gip che ha disposto la custodia cautelare in carcere per l’uomo.

La giovanissima vittima invece è stata allontanata dalla casa e al momento si trova in una struttura protetta al sicuro.

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