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Calcio

È morto Bruno Pizzul, storica voce del giornalismo sportivo italiano

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Foto: Tgcom24

Celebre protagonista dei maggiori eventi calcistici italiani degli anni Ottanta, Novanta e Duemila, Bruno Pizzul è morto questa mattina all’ospedale di Gorizia. All’età di 86 anni, ne avrebbe compiuti 87 sabato, la leggendaria voce del giornalismo sportivo ci ha lasciati.

LA CARRIERA

Nato a Udine, comincia a muovere i primi passi nel mondo del calcio nella squadra parrocchiale di Cormons, poi nella Pro Gorizia. Di ruolo centromediano, Pizzul venne ingaggiato dal Catania nel 1958. Dopo la laurea in giurisprudenza, insegnò nelle scuole medie, nel frattempo la sua carriera da calciatore era finita in seguito a un brutto infortunio al ginocchio, ma gli anni 70′ gli regalano l’occasione della vita: la Rai.

Entra in Rai grazie al concorso nazionale per radio-telecronisti, aperto a tutti i giovani laureati del Friuli Venezia Giulia, e in pochi anni diventa la voce di riferimento per la radio-telecronaca nazionale. Per quindici anni Pizzul racconta tutte le gare delle squadre italiane in competizioni europee e non solo.

LE COPPE

La carriera di Pizzul è legata anche a numerose finali europee per club. Inconfondibile il suo approccio calmo e pacato alla telecronaca, tutti fattori che rendevano meticolosamente sensibile il racconto di partite dal peso specifico elevato.

Nel 1973 raccontò il successo del Milan in Coppa delle Coppe contro il Leeds United, mentre nel 1999 fu la voce delle vittorie della Lazio in Coppa delle Coppe e del Parma in Coppa Uefa. Ma il suo nome resta indelebilmente legato alla tragica finale della Coppa dei Campioni del 1985 allo stadio Heysel di Bruxelles, quando Juventus e Liverpool si affrontarono in una serata segnata dalla morte di 39 persone. Una telecronaca difficile, che Pizzul gestì con la compostezza e la sensibilità che lo hanno sempre contraddistinto.

L’ITALIA CHIAMÒ

A partire dal mondiale 1986, a Pizzul viene affidato l’incarico delle telecronache delle gare della nazionale. In passato aveva già commentato alcune gare degli Azzurri, prima e dopo il mondiale vinto dall’Italia nel 1982. A partire dal mondiale vinto da Maradona e compagni, Pizzul diventa uno dei volti, o meglio delle voci, di riferimento per il calcio italiano.

Fu la voce narrante delle leggendarie notti magiche di Italia 90′, iconico il suo “Robertobaggiooo” e la sua empatia nel racconto dell’ascesa di Totò Schillaci.

Era la voce del mondiale di Usa 94‘, raccontò il viaggio degli Azzurri di Arrigo Sacchi fino alla finale di Pasadena contro il Brasile. Sappiamo tutti come finì quella finale, sappiamo tutti in che modo Roberto Baggio calciò l’ultimo rigore, decisivo per mantenerci ancora in vita contro i brasiliani, ma pochi si ricordano le parole di Pizzul al termine della gara. Con sensibilità e compostezza, Pizzul riuscì a rendere il giusto omaggio a quella cavalcata azzurra. Al cospetto dei più quotati brasiliani, l’Italia si arrese solamente ai calci di rigore, mostrando “uno straordinario coraggio e temperamento. Hanno saputo controllare avversari più freschi”.

Pizzul continuò a raccontare i mondiali e gli europei degli anni 90, in cui gli Azzurri non riuscirono a competere per la vittoria finale, ma mantenne sempre quello stile composto e pacato, empatico oltre la media e sempre pulito ed educato. Concluse la sua avventura nel 2002, in seguito ad un’amichevole giocata a Trieste, nel suo amato Friuli, contro la Slovenia (persa per 1-0). La sua carriera da commentatore continuò in emittenti emergenti, alla ricerca di smalto per scalare le gerarchie della televisione, attraverso il commento di partite di Serie A.

IL GANDHI CON IL MICROFONO E LE CUFFIE

Ci lascia un pilastro della nostra storia calcistica. Il ventennio Ottanta-Novanta è stato probabilmente il più roseo del calcio italiano, per la quantità di squadre e giocatori celebri che hanno calcato i campi di tutta Italia e hanno portato in alto la nazionale nel corso dei mondiali. Pizzul è stato il denominatore comune di tutte queste storie, perché la sua voce ha accompagnato l’ascesa -e talvolta la caduta- di matti e miti che hanno scritto pagine indelebili della storia del calcio.

La sua voce rivoluzionò il modo di fare telecronaca in Italia e non solo. Il racconto diacronico della partita, le emozioni che essa suscita e tutta la narrativa che accompagna “ventidue scemi che rincorrono un pallone” venne stravolta dall’approccio sensibile, avvolgente e composto di Bruno Pizzul. Non sempre l’utilizzo estremo della voce è un sinonimo di coinvolgimento dell’ascoltatore/telespettatore, e Pizzul rappresenta l’emblema di questo movimento “silenzioso”, perché con un tono spesso basso ma profondamente ricco di termini semplici e diretti, riuscì a diventare il personaggio di riferimento per la radio-telecronaca sportiva d’Italia.

L’emozione non ha voce, così cantava un suo coetaneo nel 1999, ma siamo sicuri che Bruno Pizzul è riuscito non solo a dar voce al calcio, ma alle emozioni che il calcio trasmette.

Classe 2005. Studente in Scienze della Comunicazione all’Università degli Studi di Palermo. Amante del calcio fin da bambino, vivo ogni partita con la stessa passione del primo giorno. Aspirante giornalista con una passione per lo storytelling e gli editoriali.

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Calcio

Il Supercommento della 28 giornata di Serie A

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Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della ventiseiesima giornata di Serie A.

Cagliari-Genoa (A cura di Marco Rizzuto)

Il Cagliari spreca e il Grifone graffia, pareggio che sa di rimpianto.

L’anticipo del venerdì regala spettacolo e rammarico da entrambi i lati. Il Cagliari parte forte e domina nel primo tempo ma dorme nel secondo permettendo al Grifone di rimontare. All’Unipol Domus il Cagliari schiaccia sin da subito l’acceleratore, siglando il gol del momentaneo 1-0 al nono minuto con Piccoli. L’ex Lecce mandato in uno contro uno batte Leali sul secondo palo, ma la rete viene annullata per fuorigioco. Lo spirito offensivo dei padroni di casa non viene intaccato anzi.  Al quarto d’ora il legno su calcio di punizione di Coman nega il vantaggio. Poco più tardi il Genoa fallisce una clamorosa occasione sui risvolti di un calcio d’angolo, concedendo una sanguinosa ripartenza al Cagliari. Piccoli viene lanciato in profondità ma viene recuperato da Norton-Cuffy: i due si sfidano in un duello fisico con la punta che la spunta e riesce a servire una palla in verticale perfetta per la corsa di Viola che, in caduta sul mancino, riesce ad indirizzare sul secondo palo battendo Leali. L’Unipol Domus può finalmente festeggiare il tanto atteso vantaggio con la gara che sembra indirizzata verso la vittoria degli isolani. Alla mezz’ora però, Nicola è costretto ad effettuare il primo cambio della gara sostituendo l’infortunato Coman per una distorsione alla caviglia. Il primo tempo si riassume in un dominio dei padroni di casa che addirittura col rammarico di non essere sopra di due. Alla ripresa un lampo rimette tutto in parità: Miretti alza la testa e trova splendidamente Ekuban che, sgattaiola via dalla marcatura rivedibile di Luperto e imbuca per Cornet che deve solamente spingere in rete per riaccendere i giochi. Dopo il pari il Genoa prova a fare il colpaccio, ma l’incornata di De Winter finisce clamorosamente fuori, sprecando l’ottimo traversone di Martin. L’energia del Cagliari messa in gioco nel primo tempo è un lontano ricordo, come se i giocatori avessero lasciato la grinta negli spogliatoi. Il Genoa ne approfitta cercando di ricreare la stessa occasione del gol del pari per completare la rimonta, ma stavolta Caprile giocando d’anticipo riesce a spezzare l’assist di Zanoli -sempre per Cornet-. A dieci dal termine i padroni di casa tornano a creare in zona offensiva, ma il colpo di testa di Piccoli non trova la destinazione sperata dall’attaccante, terminando sul fondo. La gara termina in risultato di parità tra i fischi dei tifosi di casa che recriminano il mancato approccio al secondo tempo. Gli isolani dopo due sconfitte devono accontentarsi del pari, rimanendo ad una manciata di punti di vantaggio dalla zona retrocessione. Il Grifone d’altro canto, recupera una partita iniziata in salita blindando il dodicesimo posto della classifica.

Parma-Torino

Luci su Parma, Torino frenato sul 2-2

Al Tardini un buon Parma viene trascinato da Pellegrino e inchioda il Torino sul pareggio. Il match si apre il 18′ con un’occasione per i Ducali, che sugli sviluppi di un corner sfiorano il gol con la conclusione dalla distanza di Valeri. In pochi secondi il Torino reagisce in contropiede con Elmas, che piazza la sfera e porta in vantaggio i suoi con un colpo da biliardo, confermando il suo grandissimo momento di forma. Il macedone tenta di trovare il raddoppio al 30′ calciando dalla distanza, senza però avere successo. Allo scadere della prima frazione, una mischia selvaggia in mezzo all’area di rigore di Milinkovic-Savic fa tremare la squadra di Vanoli, che riesce a salvarsi. Nel secondo tempo la squadra di Chivu si sveglia e parte subito forte: al 60′, una palla vagante in area di rigore viene carpita da Mateo Pellegrino, che sigla il primo gol in Serie A. I Granata reagiscono prontamente e dopo pochi minuti trovano la forza di portarsi nuovamente in vantaggio, con Ché Adams che si infila e sfugge alla difesa del Parma battendo Suzuki. Tante emozioni, che ancora non sono finite. Con poche speranze rimaste, il Tardini continua a spingere i suoi giocatori e su situazione di calcio d’angolo, all’82’, Mateo Pellegrino svetta su tutti e trova nuovamente il gol del pareggio, condito dalla doppietta personale. Sulle ali di una nuova scoperta, Chivu continua a lavorare bene con un Parma che sembra in ripresa, mentre Vanoli lascia a Parma due punti che dovevano essere portati a casa.

Como-Venezia (A cura di Marco Rizzuto)

Gytkjaer sul finale mette ordine, il Como vanifica i tre punti

Il Como ingenuamente perde due punti contro un Venezia ferito e poco impattante. Lo scontro salvezza del Sinigaglia, strapieno per l’occasione, si inaugura con il calcio d’angolo battuto da Da Cunha. Il pallone preciso sul secondo palo viene impattato da Smolcic, lasciato totalmente solo. Radu in qualche modo si distende ed evita il gol grazie all’aiuto del palo. Nella prima mezz’ora si assiste ad un dominio dei padroni di casa che lasciano le briciole ai rivali del Venezia. A dieci dalla fine Butez viene chiamato per la prima volta in causa e risponde presente con una parata sulla conclusione al volo di Duncan, che per poco non trova un gol fantastico. La squadra di Fabregas continua a flirtare col vantaggio, questa volta con Nico Paz. Il giovane talento argentino calcia da lontanissimo mancando lo specchio di qualche centimetro. Nonostante il Como abbia maggior possesso il Venezia non rinuncia alla fase offensiva, in particolare alle ripartenze guidate da Oristanio. L’ex Inter taglia tutto il campo con un filtrante perfetto per l’inserimento di Duncan che spreca una grandissima occasione per stappare la partita. Il primo tempo si chiude sul risultato di 0-0, col Como che deve cercare di concretizzare maggiormente negli ultimi metri visto l’ottimo giro palla. La ripresa sorride ai padroni di casa. Ikone (subentrato per Strefezza), riesce ad auto lanciarsi grazie alla deviazione fortunata su Nicolussi Caviglia per poi calciare serrato sul secondo palo, inaugurando così un match che sembrava inchiodato sullo 0-0. Nonostante il vantaggio, il Venezia fa fatica a costruire nella metà campo avversaria, lasciando ai padroni di casa la manovra. Al 74′ Radu compie un doppio miracolo che tiene in vita i Lagunari: prima devia la conclusione di Ikone praticamente da due passi, poi in tuffo riesce a smanacciare sul colpo di testa a botta sicura di Goldaniga. Allo scadere, quasi come un fulmine a ciel sereno, Smolcic aggancia Carboni in area di rigore e l’arbitro senza esitare indica il dischetto. Dagli undici metri Gytkjaer toglie le ragnatele dall’incrocio destro firmando la rete del pareggio che regala al Venezia una speranza per la corsa salvezza.

Lecce-Milan (A cura di Dennis Rusignuolo)

Capitan America salva il Milan in Salento, Pulisic guida la rimonta sul Lecce

Confermata la rivoluzione tra le file del Milan: Bondo fa il suo esordio in maglia rossonera, mentre Conceição lascia inizialmente in panchina João Félix, Leão e Fofana. Giampaolo ritrova Pierotti e Helgason dal primo minuto. La gara si accende subito, dopo quaranta secondi, con il vantaggio rossonero: magia Pulisic su Guilbert, filtrante per Theo Hernandez, assist del francese verso Gimenez e Falcone bucato dopo nemmeno un minuto. L’entusiasmo del Via del Mare viene subito smorzato dal centro del “Bebote”, ma il VAR ravvisa la posizione di fuorigioco del messicano e la rete è annullata. Il ritmo è forsennato, il Lecce soffre la velocità e l’incisività delle fasce del Milan, ma trova subito lo spazio per colpire: incomprensione tra Reijnders e Alex Jimenez, Helgason ne approfitta e guida la ripartenza, filtrante verso Krstovic, movimento verso l’esterno e bolide con il destro dove Sportiello non può arrivare. Otto centri in campionato, torna a sorridere al Via del Mare il centravanti montenegrino (il cui ultimo gol in casa è datato dicembre 2024). Musah prova a rimettere subito in equilibrio la gara, movimento sgusciante tra difesa e centrocampo dell’americano e conclusione potente sul primo palo, ma Falcone è attento e respinge con le mani. La catena di sinistra sembra quella più vivace, con Guilbert che soffre terribilmente la posizione avanzata, e le sgasate costanti, di Theo Hernandez. Non è un pomeriggio fortunato per il Milan, a cui viene annullato un altro gol al quarto d’ora: cross teso di Theo sul primo palo, zampata decisiva di Gabbia, lasciato completamente solo dalla difesa salentina. Rete annullata per fuorigioco del difensore italiano al momento del cross di Hernandez, per mantenere vivo il calore del Via del Mare. Il Lecce continua a sfondare centralmente, Krstovic sciupa il raddoppio al 20′ con un mancino impreciso a porta vuota, conclusione che nasce dall’ennesimo pallone vagante su cui la difesa del Milan è poco lucida e reattiva, ed è sulla reattività che il Lecce cerca di affondare il colpo. Alla mezz’ora il Milan comincia ad alzare il baricentro e cresce sempre di più nella seconda fase del primo tempo. La squadra di Giampaolo cerca di ripartire sfruttando il lavoro di Krstovic, ma la pressione dei rossoneri non permette particolari incursioni. All’intervallo Conceição gioca subito la carta Leão, al posto di Alex Jimenez. Brutto primo tempo del giocatore spagnolo, su cui grava l’errore che ha spianato la strada al contropiede del Lecce in occasione del vantaggio. Nonostante il cambio, il copione tattico della gara rimane invariato, nessun cambio radicale di ritmo o intensità. Al 52′ Gimenez non riesce a colpire di testa, la palla rimane nei pressi dell’area piccola, il “Bebote” si costruisce lo spazio per calciare con il sinistro, pallone che colpisce in pieno il palo interno, a testimonianza del pomeriggio non proprio fortunato dei rossoneri. Giampaolo si muove in maniera strategica, sostituendo l’ammonito Berisha con Pierret, più dinamismo e centimetri in mediana. All’ora di gioco il Lecce riparte in contropiede, azione condotta da Krstovic, e sviluppata da sinistra verso destra, il passante di Pierret trova il Milan spaccato in due, Krstovic arriva al limite, chiude il destro verso il secondo palo e fa 2-0. Conceição, impassibile al momento del raddoppio salentino, inserisce subito João Félix e Abraham al posto di Gimenez e Bondo. Il Milan prova a rientrare in partita al minuto 68, Leão crossa forte verso il centro, João Félix arriva in corsa ma mastica la propria conclusione, la palla carambola nel parastinco di Gallo e termina in porta. L’asse Felix-Abraham sembra aver restituito verticalità al Milan, e la gara cambia subito inerzia. Tre minuti dopo Pulisic viene servito in area, sposta il pallone e viene steso da Baschirotto, con Doveri che indica subito il dischetto. Dagli undici metri Pulisic calcia forte sulla sinistra, Falcone indovina l’angolo ma non riesce a sputare fuori la conclusione perfetta dell’americano. Girandola di cambi da un parte e dall’altra: Conceicao ne cambia due (Fofana e Sottil al posto di Walker e Musah), Giampaolo risponde con Danilo Veiga e Ramadani al posto di Helgason e Pierotti. Nell’ultimo quarto di gara il Milan va all’assalto della porta di Falcone e trova subito il sussulto vincente: passaggio corto di Theo verso Leao, il portoghese disegna un cross verso il palo opposto, Pulisic attacca la porta alle spalle di Gallo e ribalta la partita. L’uomo della provvidenza, il trascinatore e leader vero dell’attacco rossonero, c’è tanto Pulisic in questa vittoria thriller del Milan in Salento. Una vittoria rabbiosa, una rimonta guidata dagli impulsi portati dai cambi e da un Pulisic in forma strepitosa. Il Lecce non è riuscito a mantenere il ritmo e la pulizia mostrata nella prima ora di partita. Una doppietta di un super Krstovic sembrava aver indirizzato la gara, ma a salvare la situazione è arrivato Capitan America Christian Pulisic. Lecce che rimane a distanza dalla retrocessione, e adesso ha l’obbligo di ripartire da quell’ora di gioco che aveva portato i salentini sul doppio vantaggio al cospetto dei più quotati rossoneri.

Inter-Monza (A cura di Tommaso Patti)

Rimonta per mantenere il primato. L’Inter rimonta il Monza nella ripresa

Dopo una prestazione di altissimo livello disputata al De Kuip di Rotterdam, l’Inter di Simone Inzaghi parte bene nella sfida contro il Monza, sprecando però molte occasioni da rete e concedendo diverse ripartenze agli avversari. La gara si dimostra sin da subito equilibrata, con l’Inter che riesce a battere quattro calci d’angolo nei primi 24 minuti, segno di una squadra che attacca bene l’aria avversaria. Proprio dagli sviluppi di un calcio d’angolo, i nerazzurri trovano il gol con Lautaro Martínez, a cui viene negata subito dopo la gioia del gol per precedente un tocco di mani avvenuto prima della conclusione terminata in porta. I primi squilli nerazzurri però non confondono il Monza, che risponde bene alle avance avversarie.
Dopo un’accurata revisione al VAR, il direttore di gara annulla la rete ai nerazzurri, che calano di concentrazione e subiscono qualche minuto dopo la rete dello svantaggio firmata Birindelli, azione nata proprio da una giocata all’ex Pisa che viene mandato in porta dal geniale colpo di tacco di Dany Mota. Dopo il danno l’Inter subisce anche la beffa, infatti al 44′, una magia di Keita Baldé manda il Monza in paradiso con una conclusione bellissima dell’attaccante senegalese che vale il raddoppio agli uomini di Alessandro Nesta. Nonostante i due goal subiti, l’Inter sa dell’importanza della sfida e riesce a reagire immediatamente trovando la rete che dimezza lo svantaggio nel primo dei due minuti di recupero grazie alla rete di Marco Arnautović, che arriva dopo un cross di Mkhitaryan e una sponda di testa di Dumfries. Anche nella ripresa, i nerazzurri partono a mille, provando a rimediare alla sbandata avvenuta nel primo tempo assediando l’area di rigore avversaria, riuscendo a trovare il meritato gol del 2-2 grazie all’assist del neo entrato Bisseck, lucido nel non calciare in porta e servire prontamente Çalhanoğlu, autore di un grandissimo gol dalla lunga distanza. Nei minuti successivi alla rete del centrocampista turco, l’Inter va svariate volte vicina al terzo gol con Thuram, rete che non arriva per questione di centimetri, centimetri che poi saranno fondamentali nell’occasione del colpo di testa di Lautaro respinto da Turati sulla linea di porta, situazione che viene inizialmente letta come una prodezza dell’estremo difensore brianzolo, ma successivamente il direttore di gara ferma il gioco e assegna il gol ai nerazzurri grazie all’aiuto della Goal Line Technology. A pochi minuti dal fischio finale, Thuram va nuovamente vicino alla sua quattordicesima rete in campionato colpendo il palo da posizione ottimale. La rimonta sul Monza, regala all’Inter la possibilità di rimanere in testa alla classicità di Serie A in vista della super sfida contro l’Atalanta. Sconfitta che inguaia ancora di più i brianzoli, sempre più ultimi e a -10 punti dal diciassettesimo posto, occupato momentaneamente dal Parma.

Hellas Verona-Bologna

Italiano espugna anche il Bentegodi, Verona battuto in casa

Dopo una fase iniziale della partita condita da poche occasioni e possesso palla stabile da parte delle rispettive squadre, il Bologna la sblocca con un’azione personale da parte di Calabria, che serve nello spazio Odgaard, il quale sorprende la difesa veneta e spedisce la palla alle spalle di Montipò. L’ultimo squillo del primo tempo è del Bologna: Valentini calcola male il rimbalzo e lascia la strada spianata ad Orsolini che spreca scivolando. Il secondo tempo si apre con una super occasione per Odgaard servito da una grande palla in verticale di Ndoye, il quale porta L’estremo difensore veronese a compiere un autentico miracolo. Il Verona prova e riprova ad esporsi con una grande giocata di Suslov che serve Tengstedt vis a vis con Skorupski, autore di una grande parata che finisce in rete dopo la ribattuta dell’attaccante scaligero, in seguito annullata grazie alla decisione dell’assistente di Rapuano. Al 62′ Aebischer tenta la conclusione volante, che viene prontamente bloccata da Montipò. Appena sette minuti dopo l’Hellas rimane in dieci dopo l’espulsione per doppio giallo di Valentini. A tredici minuti dalla fine, il Verona cade definitivamente sulle spalle di colui che fino a quel momento l’aveva tenuto in vita: sul tiro di Cambiaghi, tutt’altro che irresistibile, Montipò compie un errore clamoroso e regala il gol vittoria al Bologna. Con orgoglio il Verona riesce a reagire quasi subito, con il gol di Mosquera che arriva a dieci minuti dalla fine ma che non riesce a svegliare definitivamente l’Hellas, alla fine sconfitto. Dopo questa vittoria il Bologna si tiene in corsa per l’Europa, mentre il Verona dovrà combattere ancora più duramente per la salvezza.

Napoli-Fiorentina

Colpo scudetto tinto di azzurro, Fiorentina battuta al Maradona

Il Napoli batte la Fiorentina e alza la voce in chiave Scudetto. Nella cornice di un Maradona gremito, la squadra di Conte parte immediatamente aggressiva, con un contropiede al nono minuto che mette Raspadori a tu per tu con De Gea, bravo nel respingere il tiro dell’attaccante azzurro. Dai piedi del solito Scott McTominay ha origine l’azione che porta al gol del vantaggio partenopeo. Un tiro dello scozzese, respinto dal portiere Viola, termina sui piedi di Lukaku, che non deve far altro che appoggiare in porta e gioire per il gol del vantaggio. Pochi istanti più tardi Raspadori tenta ancora la conclusione, respinta abilmente da De Gea, con la difesa della Fiorentina totalmente in balia dell’attacco di Conte. Dopo diverse clamorose occasioni per il Napoli, come la traversa di Di Lorenzo e la super parata di De Gea su Spinazzola, il primo tempo va a concludersi sul parziale di 1-0. Nel secondo tempo la storia non cambia e il Napoli continua ad attaccare fino a trovare il gol del raddoppio: sull’imbucata di Lukaku, Raspadori arpiona il pallone e lo insacca alle spalle di un impotente De Gea. Dal buio il lampo che fa riaccendere la Viola. Al 66′, dalla distanza, Meret viene battuto dalla meravigliosa conclusione di Gudmunsson, che riaccende le speranze della squadra di Palladino, la quale non riesce però ad uscire dal pressing partenopeo e si deve arrendere al risultato finale di 2-1. Il Napoli si tiene aggrappato al treno scudetto, sul quale, con un po’ più di lucidità, avrebbe potuto viaggiare quasi da solo, mentre la Fiorentina deve continuare a lottare per guadagnarsi un posto in Europa.

Empoli-Roma (A cura di Marco Rizzuto)

Il lampo di Soulé guida la scalata giallorossa, Empoli non pervenuto al Castellani

Ad Empoli Ranieri schiera il suo undici titolare facendo a meno del suo gioiello Dybala (a cui è stata concessa una giornata di riposo in vista dell’impegno di Europa League di giovedì), ma a brillare stavolta è bastato Soulé che ha portato alla vittoria i giallorossi con una rete lampo. Sotto i cori dei quattromila tifosi giallorossi presenti al Castellani, Soulé stappa la gara dopo 22 secondi dall’avvio: recupero giallorosso nella metà campo azzurra, Salah-Eddine al ridosso dell’area di rigore crossa in mezzo nella zona dell’argentino che, mette giù la sfera e calcia di prima bucando Silvestri con il suo sinistro. Della cura Ranieri ne hanno beneficiato tutti, soprattutto Soulé che ha lasciato alle spalle l’opaco inizio di stagione. L’Empoli dimostra carattere e prova a pareggiarla dopo pochi minuti con De Sciglio. L’ex Juve toglie palla a Salah-Eddine e si invola in solitaria impegnando Svilar che deve rifugiarsi in calcio d’angolo. I giallorossi divorano l’occasionissima del 2-0 al 21′ minuto, dove Pellegrini spedisce di poco al lato il pallone da una distanza in cui era più facile segnare che sbagliare. Ma la sfortuna per la Roma non termina qui, anzi è solo l’inizio di una serie di occasioni in cui la porta sembra stregata: a dieci dalla fine del primo tempo Soulé pesca in area di rigore Pellegrini con un lancio sul secondo palo. Il capitano giallorosso controlla la sfera in modo sensazionale e in caduta serve Shomurodov a tu per tu con Silvestri. L’attaccante Uzbeko però colpisce clamorosamente la traversa, vanificando un’occasione immensa. Dopo appena due minuti i giallorossi colpiscono un secondo legno, stavolta con Manu Koné. Il francese chiude una splendida triangolazione e si invola verso la porta, salta il portiere e conclude a botta sicura colpendo il palo in pieno. Nell’ultimo giro di lancette del primo tempo Silvestri si impone sul colpo di testa da pochi passi di Shomurodov impedendo il doppio vantaggio. L’Empoli chiude miracolosamente la prima frazione sotto soltanto di una rete, mentre la Roma si mangia le mani per il mancato raddoppio. Anche nella ripresa è la squadra ospite a dominare il pallino del gioco alla ricerca del gol che metterebbe in cassaforte il risultato. Al 60′ Pellegrini impegna Silvestri con un colpo di testa molto insidioso, l’estremo difensore risponde ancora presente deviando in corner. Nel terzo di gara rimanente i ritmi calano e la Roma preferisce gestire il possesso cercando di minimizzare i rischi per una vittoria di misura. Al novantesimo minuto dal rinvio lungo di Svilar, i giallorossi falliscono un’ennesima occasione per lo 0-2 con Dovbyk. Anche in questo frangente Silvestri è stato determinante. L’ucraino attacca benissimo la profondità e Baldanzi lo serve con un ottimo filtrante, al momento del tiro però, Silvestri in uscita copre benissimo lo specchio della porta deviando in angolo la conclusione del numero undici. Agli sgoccioli del recupero l’Empoli rischia di rovinare i piani della Roma, facendo rabbrividire tutta la panchina giallorossa: Sambia crossa in area da lontanissimo e trova lo stacco imperioso di Kouame che spedisce la sfera di qualche centimetro oltre il palo. Dopo questo brivido finale l’arbitro fischia la fine decretando la vittoria della formazione di Ranieri che prosegue la corsa all’Europa scavalcando la Fiorentina e andando a -4 dal Bologna sesto. Prova gravemente insufficiente per l’Empoli che stagna al diciottesimo posto a sole 22 lunghezze.

Juventus-Atalanta (A cura di Dennis Rusignuolo)

L’Atalanta stravince a Torino. In casa della Juventus, la squadra di Gasperini esonda con quattro gol e si rimette a caccia della vetta. Si fermano praticamente qui le speranze -poche- scudetto della Juventus, ampiamente contestata durante la gara e al triplice fischio. Clima poco sereno, non solo per la pioggia abbattutasi sull’Allianz Stadium, in casa Juventus

 

Lazio-Udinese (A cura di Tommaso Patti)

La Lazio fallisce il sorpasso e sbatte sull’Udinese

Il successo nei minuti di recupero contro il Viktoria Plzeň , regala alla Lazio l’euforia giusta per affrontare un Udinese in grandissima forma e imbattuta nelle ultime cinque gare di Serie A. Dopo ventidue minuti, la Lazio subisce una ripartenza che risulterà fatale ai fini del risultato: l’azione nasce da un contropiede gestito da Thauvin e Lucca, quest’ultimo protagonista di un liscio nel tentativo di calciare in rovesciata dopo una serie di rimpalli all’interno dell’area di rigore, terminati dalla finalizzazione del centravanti francese che regala il gol del vantaggio ai friulani. La reazione dei padroni di casa arriva alla mezz’ora, quando sul lancio di Romagnoli che taglia tutto il campo, Zaccagni scippa palla a Kristensen per poi calciare all’angolino, trovando però l’ottima opposizione in corner da parte di Okoye. Sugli sviluppi del calcio d’angolo battuto da Isaksen, Vecino spizza il pallone sul secondo palo, dove Romagnoli arriva prima di tutti trovando il gol del pareggio e la sua seconda rete di fila dopo la firma nell’andata di Europa League. A pochi minuti dal duplice fischio, la Lazio rischia di subire la seconda rete con Lucca, protagonista di una conclusione in girata che termina di poco a lato la porta difesa da Provedel. Il primo squillo della ripresa bianco celeste arriva dopo soli due minuti, quando sul cross a centro area di Noslin, Zaccagni reclama un calcio di rigore per un presunto contatto falloso di Kamara, giudicato regolare dal direttore di gara. Il finale di gara è caratterizzato da diversi sussulti da parte di entrambe le squadre, protagoniste di una serie di occasioni pericolose. La conclusione insidiosa di Noslin e il tentativo di incursione di Atta, sono le ultimi due azioni pericolose di una gara equilibrata, con molte occasioni ma con poca precisione nella finalizzazione finale. Un punto a testa per Lazio e Udinese, che rimangono in una posizione alta della classifica, riuscendo a mantenere alto il livello di una stagione al di sopra delle aspettative.

 

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Calcio

Quattro gol per ristabilire le gerarchie scudetto. Una super Atalanta schianta la Juventus a domicilio

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L’Atalanta stravince a Torino. In casa della Juventus, la squadra di Gasperini esonda con quattro gol e si rimette a caccia della vetta. Si fermano praticamente qui le speranze -poche- scudetto della Juventus, ampiamente contestata durante la gara e al triplice fischio. Clima poco sereno, non solo per la pioggia abbattutasi sull’Allianz Stadium, in casa Juventus.

Gasperini sorprende tutti con un cambio nei tre davanti: fuori De Ketelaere e dentro Cuadrado. Thiago Motta tiene fuori il grande ex Koopmeiners, non rinuncia a Gatti e Yildiz (recuperati dopo alcuni problemi fisici accusati negli scorsi giorni), per il resto stessi undici visti in campo contro il Verona.

Sotto una pioggia leggera ma costante, il ritmo della gara spicca per continuità e intensità. La gara ha un peso specifico enorme, e la pressione si evince da una serie di errori commessi da entrambe le squadre. Parte molto bene l’Atalanta, anche se il primo squillo è di Kephren Thuram: il francese, servito da McKennie, stoppa e calcia sfiorando la traversa. I nerazzurri rispondono subito con una bordata di Zappacosta, ma il pallone va fuori. La mossa di Gasperini risulta fondamentale nella lettura tattica della gara, perché la fascia destra, dove adoperano Bellanova e Cuadrado, riesce a mettere in serio affanno il duo Cambiaso-Nico Gonzalez. Cuadrado, accolto dai tanti fischi dei suoi ex tifosi, non permette al terzino italiano di spingersi in avanti, e la sua abilità nel nascondere il pallone crea più di qualche grattacapo alla Juventus, che cerca di trovare le contromisure nella gestione rapida e lucida del pallone. Quando la squadra di Thiago Motta riesce ad eludere il pressing bergamasco, arriva quasi sempre a ridosso dell’area di rigore, ma nell’ultimo passaggio manca killer instict e precisione. Alla mezz’ora l’episodio che accende la gara: la difesa bianconera respinge una punizione laterale dell’Atalanta, la palla torna da Lookman che rilancia subito in mezzo, Hien colpisce di testa e la palla impatta sul braccio di McKennie. Sozza indica subito il dischetto, il VAR si prende qualche minuto per rivedere l’episodio ma conferma il penalty, trasformato in maniera eccellente da Retegui. Conclusione forte e precisa dell’attaccante della Dea, al centro numero 22 del suo grandissimo campionato. Lo scossone al match è importante, e l’Atalanta cerca di giostrare il ritmo della gara a proprio piacimento, approfittando di una fase calante -sul piano dell’intensità- dei bianconeri. All’inizio dei due minuti di recupero l’Atalanta si trova in superiorità numerica in contropiede, Lookman porta palla fino al limite dell’area, approfitta del movimento indietreggiante e calcia forte verso la porta, Gatti devia la conclusione del nigeriano e permette al pallone di stamparsi sul palo. L’azione prosegue ed Ederson e Retegui cercano di calciare verso la porta, la difesa respinge e Lookman si trova nuovamente il pallone tra i piedi, il nigeriano calcia subito ma trova l’opposizione di Di Gregorio. L’estremo difensore bianconero è provvidenziale nel negare il doppio vantaggio prima a Lookman, e subito dopo anche a Zappacosta, che prova a spuntarla con una conclusione al volo da fuori area.

Entrambi gli allenatori modificano il proprio scacchiere all’intervallo: Gasperini sostituisce Cuadrado con Brescianini; Thiago Motta sostituisce Yildiz con Koopmeiners. Ex che entra ed Ex che esce. Dopo meno di un minuto l’Atalanta colpisce subito: brutto errore di Kelly in fase di possesso, la Juve è completamente squilibrata in mezzo al campo, la Dea va subito da Lookman, che cerca di anticipare la conclusione per evitare l’intervento di Gatti, Di Gregorio risponde, la riaggressione della Juve è pigra e De Roon insacca la sfera all’incrocio dei pali. Lo Stadium comincia a mugugnare, dopo i primi segnali lanciati al termine del primo tempo, la Juve non riesce a equalizzare l’intensità messa in campo dagli uomini di Gasperini, e Thiago Motta mette subito in atto una vera e propria rivoluzione: vanno fuori in tre (Nico Gonzalez, Gatti e Weah), dentro Mbangula, Alberto Costa e Kalulu. L’Atalanta si abbassa, comincia a concedere il palleggio nella propria trequarti alla Juventus e prova a rialzare subito il baricentro con l’ingresso di De Ketelaere al posto di Retegui, stremato dopo una gara giocata all’inseguimento dei difensori bianconeri. Quando la Dea trova spazio per attaccare la Juventus vede i fantasmi, e al minuto 66 il risultato cambia ancora: Kolasinac, autore di una serie di sgroppate negli ultimi minuti, si getta all’attacco dell’area di rigore dopo uno scambio con Zappacosta, arriva sul fondo, la palla sembra destinata a finire oltre la linea ma Kolasinac si inventa un assist di tacco verso Zappacosta, assist al bacio e conclusione rasoterra sotto le gambe di Kelly. La Juventus si è sgretolata nel corso della ripresa, l’Atalanta impone il suo gioco e non lascia prigionieri, nessun affanno nella pressione a tutto campo, tanta libertà nell’impostazione ma soprattutto nella ripartenza. Motta chiude i suoi cambi con Vlahovic, ma anche lui non contribuisce ad accennare a una reazione, piuttosto avvia l’azione per il 4-0 bergamasco: il serbo scivola al momento del passaggio, palla che arriva da Lookman, serie di finte con il corpo e destro potente verso la porta, questa volta la deviazione non si stampa sul palo, ma manda fuori giri Di Gregorio che è costretto a raccogliere il pallone dal sacco per la quarta volta. Nel finale lo Stadium comincia a svuotarsi ben prima del fischio finale, la protesta è ineccepibile nei confronti di una Juventus che cerca in tutti i modi di segnare un gol per rendere meno amaro un boccone che non vede il minimo sapore di zucchero. Carnesecchi al minuto 88 cala la prima, e unica, parata della sua gara, intervento strepitoso in tuffo su un colpo di testa ravvicinato di McKennie.

Si era accesa una speranza al triplice fischio contro l’Hellas Verona, un flebile sogno di rimonta scudetto, ma al cospetto della Dea la Juventus soccombe. L’Atalanta non gioca solo la migliore delle ultime partite, ma probabilmente cala la prestazione più dominante e intensa (considerando il blasone dell’avversario) dell’intera stagione. Un dominio schiacciante dal primo all’ultimo minuto, quattro gol in casa della miglior difesa dell’intero campionato, una carneficina che consente ai bergamaschi di arrivare al big match di domenica prossima, in casa contro l’Inter, con soli tre punti di distacco.

Si consumano nel prato grondante dello Stadium le idi di marzo bianconere. Una serata in cui non ha funzionato praticamente nulla, un k.o che adesso rischia di avere ripercussioni nel proseguo del campionato, in cui la Juventus è chiamata non solo a reagire, ma a conquistare punti fondamentali per allontanarsi da Bologna e Roma, che in questo momento sembrano andare a una velocità ben diversa rispetto alla squadra di Thiago Motta.

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Calcio

Il Supercommento della 27ª Giornata di Serie A

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Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della ventiseiesima giornata di Serie A.

Fiorentina – Lecce (A cura di Tommaso Patti)

Sotto il segno di Gosens. La Fiorentina si rialza e batte di misura il Lecce 

Dopo tre sconfitte di fila, la viola approda il match in maniera aggressiva, nel tentativo di superare un Lecce anch’esso in piena difficoltà. L’approccio tattico degli uomini di Palladino permette ai padroni di casa di attaccare l’area di rigore di rigore avversaria con tanti uomini, situazione che va a favore della Fiorentina già al nono minuto, quando su un cross di Dodò, Robin Gosens salta più in alto di tutti anticipando la difesa salentina, insaccando il pallone alle spalle di Falcone e trovando la sua terza rete in stagione. Dopo un inizio conservativo, il Lecce prova a rimettere il risultato in parità, sfiorando il gol con Krstovic e Karlsson, quest’ultimo privato della gioia del gol da un’uscita superlativa di De Gea. Dopo una prima frazione giocata ad alti livelli, la prima parte della ripresa vede entrambe le squadre giocare con un ritmo meno elevato. Al 72’, su un calcio battuto da Fagioli, la Fiorentina reclama un calcio di rigore per un fallo di manco di Pierret, intervento giudicato irregolare da Marianelli. Dagli undici metri si presenta Beltran che spiazza Falcone, ma colpisce il palo, sciupando un enorme opportunità per indirizzare definitivamente la partita. Due minuti più tardi, la Fiorentina sfiora nuovamente il goal del raddoppio con la conclusione al volo di Dodò che però termina di poco a lato la porta di Falcone. A cinque dalla fine, grazie ad un calcio di punizione battuto da Fagioli e guadagnato da Ndour, la Fiorentina colpisce la traversa con Beltran, situazione che però innesca una ripartenza del Lecce che però viene sprecata dal tiro troppo largo di Danilo Veiga. Nei minuti finali di gara, il Lecce si rivolta totalmente nell’area di loro avversaria per trovare disperatamente la rete del pareggio, situazione che anche in questo caso innesca numerose ripartenze avversarie, tutte concluse con dei tiri fuori dallo specchio della porta, come nel caso di Guðmundsson. Nonostante i quattro minuti di recupero assegnati, a causa di crampi e check al VAR per un possibile rigore per i giallorossi, il direttore di gara fischia a ridosso del 96º scatenando nei tifosi, nell’allenatore e nei giocatori numerose proteste, placate indirettamente da una vittoria che la Fiorentina mancava da tre giornate e che permette i viola di mantenere una solida posizione in classifica con ottica Europa.

Atalanta – Venezia (A cura di Marco Rizzuto)

Tante occasioni ma poco cinismo, al Gewiss termina a reti bianche.

Al Gewiss Stadium non si va oltre lo 0-0 nonostante le diverse occasioni da gol per entrambe le squadre. La prima vera scintilla della gara passa dai piedi del solito Lookman che, nonostante gli screzi con Gasperini, ha dimostrato in campo il suo grande valore e la sua professionalità; al 20′ il nigeriano si gira in un fazzoletto dell’area di rigore ma calcia al lato del primo palo. I padroni di casa mantengono il pallino del gioco, ma il Venezia si chiude bene ed è attento nelle ripartenze, Zerbin innescato al 24′ calcia alto spaventando i bergamaschi. Il primo tempo  tuttavia vede soltanto la squadra di Gasperini in campo. A cinque dalla fine Zappacosta stampa il pallone sul palo, non finalizzando il geniale assist col tacco di Lookman. Gli sgoccioli della prima frazione fanno rabbrividire i tifosi di casa a causa dell’amnesia difensiva dello stesso Zappacosta: l’ex Chelsea lascia sfilare il pallone scodellato da Nicolussi Caviglia favorendo Zerbin che con un tocco sotto tenta di ingannare Carnesecchi, l’estremo difensore sventa la minaccia con una smanacciata efficace. La ripresa vede ancora una volta l’Atalanta flirtare col vantaggio, stavolta è Retegui a sprecare e calciare alto sul cross basso di Cuadrado, dopo appena quattro minuti di gioco. All’0ra di gioco Gasperini decide di cambiare la formazione titolare, inserendo Bellanova e Maldini al posto di Cuadrado ed uno spento Charles De Ketelaere, ma l’andazzo del match non cambia. Poco dopo il Venezia sfiora il clamoroso vantaggio con il neo entrato Yeboah, l’ecuadoriano da pochi passi calcia a botta sicura ma Carnesecchi s’invola e blinda la porta bergamasca. Sul finale i ritmi calano e la Dea sembra essersi rassegnata al pari, ma all’82’ arriva l’ultima vera palla gol a favore dei padroni di casa: dalla bandierina la palla spiove verso Kolasinac che riesce ad allungare per Lookman che da pochi passi calcia alle stelle, sotto gli occhi increduli del suo pubblico. Al triplice fischio si sente il malcontento generale dei nerazzurri, perdendo l’occasione di guadagnare terreno per la lotta scudetto. Il Venezia resiste all’arrembaggio bergamasco portando a casa un punto importante in ottica salvezza.

Napoli – Inter (A cura di Dennis Rusignuolo)

Il tanto atteso match scudetto termina tra applausi e sciarpate. Una gara intensa dal primo all’ultimo minuto, con l’Inter che aveva trovato il vantaggio con una magia di Federico Dimarco da calcio piazzato. Nella ripresa il Napoli riesce a reagire, approfitta di una serie di incomprensioni dei nerazzurri e nel finale Billing rimette in equilibrio la gara

Udinese – Parma (A cura di Marco Rizzuto)

L’Udinese festeggia ancora dal dischetto, per la prima volta grazie a Thauvin

L’Udinese trionfa per la terza volta consecutiva, stavolta è Thauvin a deciderla dal dischetto. Il Bluenergy ospita il Parma, squadra alla ricerca di risposte dopo la vittoria casalinga contro il Bologna. L’avvio però, vede l’inizio arrembante della squadra di Runjaic che sfiorano il vantaggio in diverse occasioni nei primi venti minuti. Thauvin si dimostra l’arma in più dei bianconeri, il francese si distingue per la sua abilità palla al piede e tutte le occasioni più importanti passano dai suoi piedi. Superata la mezz’ora, il francese col dieci sulle spalle lacera la difesa emiliana rientrando al limite sul suo mancino e calciando verso la porta ma, il pallone deviato con il braccio largo da Balogh costringe l’arbitro ad assegnare il tiro dagli undici metri dopo un  rapido controllo al VAR. In questo frangente si chiudono definitivamente le polemiche della settimana scorsa sulla vicenda Lucca. L’ex Pisa infatti consegna il pallone proprio al francese prendendosi gli applausi dei suoi tifosi. Dal dischetto Thauvin non sbaglia nonostante Suzuki abbia intuito l’angolo, portando avanti i suoi. Nei primi attimi della ripresa Man viene lanciato in profondità e Padelli compie un vero miracolo sulla conclusione del rumeno. Il secondo tempo è un carosello di occasioni clamorosamente fallite: al 70′ Thauvin calcia fuori un rigore in movimento che avrebbe chiuso i giochi mentre per i crociati, Almqvist supera in uno contro uno Padelli ma la conclusione è debole e Solet riesce a deviare il pallone in calcio d’angolo. Negli ultimi minuti il Parma tenta il tutto per tutto ma l’Udinese tiene botta e blinda i tre punti che li rilanciano al decimo posto in classifica. Sconfitta amara per il Parma che si ritrova tra Lecce ed Empoli ad una sola lunghezza dalla zona rossa della classifica. L’infortunio di Djuric ha sicuramente complicato le cose e al momento Bonny non sembra essere in forma per guidare l’attacco crociato in questa lotta alla salvezza.

Monza – Torino (A cura di Simone Scafidi)

Monza nel baratro, prima gioia per Casadei

All’UPower Stadium il Torino fa la voce grossa e batte il Monza, sempre più ultimo. La squadra di Vanoli, sin da subito, non lascia spazio alla costruzione biancorossa e già al quinto minuto un tiro a incrociare di Casadei impensierisce Turati. Alla stessa maniera calcia anche Keita Balde, che torna a calcare i campi di Serie A senza però trovare il gol. Il dominio granata continua, e comincia a dare i suoi segnali in maniera sempre più intensa, fino ad arrivare al gol di Elmas, che al 41’ calcia di controbalzo sul cross di Lazaro e porta in vantaggio il Toro. Nel secondo tempo la storia non cambia e i granata provano a mettere le cose in chiaro sin dai primi minuti, ancora Casadei calcia in maniera complessa ma tira fuori una traiettoria insidiosa che impegna e non poco Turati, abile nel mandare il pallone in corner. In fase offensiva, il Monza risulta troppo timido e non riesce a concretizzare nemmeno quelle poche occasioni che gli capitano tra i piedi. In mezzo al campo, Vlasic guida le numerose ripartenze del Torino, dalle quali nascono delle azioni particolarmente insidiose. Proprio da una di queste, arriva il primo gol in Serie A di Casadei, che raccoglie un pallone vagante e calcia forte in porta, spiazzando totalmente Turati. Dopo il 2-0, che chiude definitivamente la partita, il Torino difende in maniera semplice ma efficace il risultato, ipotecando i tre punti e spedendo il Monza in un buio sempre più profondo.

Bologna – Cagliari (A cura di Marco Rizzuto)

Orsolini guida la rimonta affondando il Cagliari

Il Renato Dall’Ara ospita con grande entusiasmo il match che vede il Bologna in piena corsa per un posto in Champions dopo il successo contro il Milan. Sin dai primi minuti, i padroni di casa schiacciano sull’acceleratore, andando vicino al vantaggio con Calabria che manca la porta di qualche centimetro con una botta dalla distanza. L’occasione più clamorosa arriva al primo quarto d’ora su calcio d’angolo, Erlic stacca di testa sul secondo palo, ma sia Castro che Fabbian non riescono a spedire in rete e la palla termina sul fondo. Alla prima vera occasione, gli ospiti vanno a segno mettendo la strada in salita per il Bologna: Augello pennella per l’inserimento perfetto di Piccoli che, al limite dell’area piccola stacca di testa bucando Skorupski. Nonostante un primo tempo ricco di occasioni e giocato ad alta intensità il Bologna si ritrova ad inseguire, ma la musica cambia ad inizio secondo tempo. Cambiaghi viene atterrato da Felici e l’arbitro assegna il penalty trasformato da Orsolini che, rimette tutto in parità e scatena la carica dei tifosi di casa. Come preannunciato, il Bologna prende sotto assedio la metà campo ospite alla ricerca del gol che ribalterebbe tutto. Al 54′ Caprile si rende protagonista con una parata dal coefficiente di difficoltà elevatissimo, mantenendo il risultato in parità. Un minuto dopo però, il Bologna completa la rimonta con Riccardo Orsolini che approfitta della dormita colossale della difesa sul cross basso di Cambiaghi e appoggia in rete. Gli ultimi minuti non regalano particolari occasioni e l’arbitro fischia la fine sotto i cori del tifo rossoblù che sognano un secondo piazzamento consecutivo in Europa. Il Cagliari cade nuovamente e rimane al quindicesimo posto a pari punti col Lecce.

Genoa – Empoli (A cura di Simone Scafidi)

Un punto a testa e poche emozioni, Genoa ed Empoli si equivalgono

A Marassi termina 1-1 il match tra Genoa ed Empoli, che lascia più contenti  gli azzurri, che guadagnano un punto in ottica salvezza. I primi minuti sono a tinte azzurre. Al quarto d’ora, un insidioso cross di Pezzella attraversa tutta l’area di rigore e viene incredibilmente salvato da Martin, che anticipa ed evita l’intervento di Gyasi. Venti minuti più tardi, la squadra di D’Aversa va in vantaggio con il gol di Grassi, che calcia da dentro l’area e batte tutta la difesa rossoblu. Nel secondo tempo, il Genoa parte male e un errore grossolano di Leali rischia di costare ai suoi il doppio svantaggio. La squadra di Vieira sembra essere in balia del suo avversario, e Vasquez e Martin ergono una muraglia ed evitano diverse volte il raddoppio azzurro, in particolare su un’azione al 60’ di Esposito, che viene murato dal difensore messicano, che all’81’, con una conclusione al volo e con la grande complicità di Silvestri, riesce a trovare il gol del pareggio, nonostante l’Empoli avesse sfiorato nuovamente il pareggio pochi istanti prima con Cacace, pericoloso su punizione. Senza altre particolari occasioni, la partita si conclude, portando un punto a testa nelle tasche di Genoa ed Empoli.

Roma – Como (A cura di Marco Rizzuto )

Rimonta a tinte giallorosse, Ranieri prosegue la scalata.

All’Olimpico la gara fa fatica a sbloccarsi, al 9′ Kempf non trova la porta di testa sul traversone a rientrare di Da Cunha. Si assiste ad una partita molto combattuta, tanti duelli in mazzo al campo e  poche azioni da gol. A pochi minuti dal duplice fischio il Como passa avanti con Da Cunha, il centrocampista francese viene servito in corsa da Perrone e calcia indisturbato, approfittando dell’indecisione di Mancini e indirizzando la gara. Alla ripresa Ranieri ridisegna l’undici titolare, inserendo El Shaarawy e Dovbyk. In questo secondo tempo la Roma sembra molto più spigliata e il pari non tarda ad arrivare, all’ora di gioco i giallorossi rientrano in partita con il solito Saelemaekers, sempre più trascinatore dei giallorossi. L’esterno belga dopo il duetto con con Celik va in rete dopo la deviazione decisiva sotto la traversa. Dopo il gol la Roma si trasforma, le squadre si allungano e diventa più semplice per i giocatori di Ranieri trovare il suggerimento verticale. Tra i giocatori più ispirati del secondo tempo, Paulo Dybala, che al 62′ nel tentativo di imbucare per Dovbyk viene trattenuto eccessivamente da Kempf, fallo che costa il doppio cartellino giallo e l’espulsione del giocatore. Ad un quarto d’ora dalla fine la Roma passa avanti con un’azione illuminata dal lancio lungo di Cristante, il cross al volo di Rensch e la zampata -sempre di prima- di Dovbyk, che fa esplodere l’Olimpico. Sul finale la Roma si salva grazie ad un intervento prodigioso di Svilar che, da terra riesce a neutralizzare la conclusione di Cutrone. Con questa quarta vittoria consecutiva, la Roma scavalca il Milan e raggiunge quota 43 punti piazzandosi all’ottavo posto. Il Como perde l’occasione di allungare sulla zona retrocessione e rimane inchiodato alla tredicesima posizione a 28 lunghezze.

Milan – Lazio (A cura di Simone Scafidi )

Gelo a San Siro, Pedro la decide all’ultimo secondo

Nel posticipo della domenica sera, Milan e Lazio si affrontano in una sfida che vale la corsa Champions. La squadra di Baroni non si lascia intimorire e,  già dal secondo minuto, intimoriscono la difesa rossonera: in contropiede parte Dia che si trova a tu per tu con Maignan ma viene fermato dall’estremo difensore francese, che spedisce in calcio d’angolo. Appena tre minuti dopo ad essere pericolosa è sempre la Lazio, con il cross pericoloso di Nuno Tavares chiuso in calcio d’angolo. Circa al ventesimo minuto, il Milan prova timidamente a reagire, con un tiro di Reijnders respinto da Provedel. Al 28’ minuto arriva il vantaggio biancoceleste, con Marini che incrocia costringendo Maignan alla respinta, con il pallone che rimane vagante e sul quale si avventa Zaccagni, che sigla il gol del vantaggio. Nel secondo tempo il Milan emerge un po’ e riesce ad uscire la testa. Al 51’ arriva la prima grande occasione per Joao Felix, che da dentro l’area non inquadra però la porta e calcia alto. Il momento “sliding doors” del match arriva al 67’, con Isaksen che vola verso la porta rossonera in contropiede e viene atterrato da Pavlovic, che viene direttamente espulso dal direttore di gara, lasciando i suoi in dieci uomini. Nonostante l’i feriortia numerica, la squadra di Conceicao trova la forza di reagire, con una palla visionaria di Leao che trova Chukwueze all’interno dell’area di rigore, che colpisce di testa e buca Provedel, trovando così il gol del pareggio. Nel momento migliore del Milan, la Lazio trova una breccia nel buio e a quaranta secondi dalla fine riesce a procurarsi un calcio di rigore a causa dell’uscita fallosa di Maignan su Isaksen. Sul dischetto si presenta Pedro, che spiazza il portiere rossonero e porta in casa Lazio tre punti pesantissimi in ottica Champions, che compormettono ancor più seriamente la stagione del Milan. Tra i fischi di San Siro, le squadre escono dal campo in due situazioni psicologiche totalmente diverse.

Juventus – Hellas Verona (A cura di Dennis Rusignuolo)

Thuram e Koopmeiners nella ripresa. Il sogno scudetto bianconero rimane attivo.

Attacco totale fin dai primissimi minuti, questa la ricetta di una Juventus che ha l’obbligo di ritrovare la fame giusta per dare una svolta alla stagione. Il Verona ostenta pragmatismo e compattezza, e la squadra di Thiago Motta cerca di piazzare subito le tende nella metà campo scaligera. Il primo squillo della gara è un mancino al volo di Locatelli, palla alta sopra la traversa di Montipò. In campo aperto la squadra di Bertolini (vice di Zanetti, assente per squalifica) riesce però a trovare i centimetri degli attaccanti, e Suslov impegna Di Gregorio con un destro forte e basso, intervento plastico dell’estremo difensore bianconero. Il silenzio dello Stadium (in aperta contestazione con la squadra per gli ultimi risultati) aumenta il peso della gara, il Verona sembra poter giostrare a suo piacimento l’agonismo della gara, ma introno al quarto d’ora la Juventus si riaffaccia dalle parti di Montipò. Prima Gatti sfiora il gol con una conclusione strozzata da dentro l’area, poi Montipò smanaccia in maniera provvidenziale un destro piazzato di Thuram, ottima costruzione dei bianconeri con McKennie abile nell’agire da pivot e liberare lo spazio al francese, poco freddo al momento della conclusione. La doppia occasione accende in serie prima lo stadio e poi i giocatori, e il fraseggio della Juve comincia a essere fluido e ritmato, sponda Hellas invece si ritorna alla difesa estrema della porta di Montipò. Al 35′ la Juventus si vede negare il vantaggio: calcio di punizione di Yildiz, cross morbido e diretto verso la porta, Kelly ostacola l’estremo difensore scaligero e McKennie insacca di testa, calcio di punizione per il Verona a causa del contatto tra il difensore bianconero e Montipò. Le offensive bianconere si sviluppano tutte sulle triangolazioni rapide tra i giocatori, come quella che porta Locatelli alla conclusione dentro l’area, respinta di Montipò, che si ripete subito dopo su una conclusione potente ma centrale di McKennie. Nell’ultima azione del primo tempo, al tramonto del miglior primo tempo per tiri e tocchi in area avversaria da parte dei bianconeri in questo campionato, il Verona trova la clamorosa rete del vantaggio, conclusione pazzesca di Suslov che stampa il pallone sulla traversa e in fondo al sacco. Lo Stadium comincia subito a mugugnare, ma si regala un momento di gioia al momento dell’annullamento del vantaggio scaligero, a causa di una posizione di fuorigioco di Faraoni. Due cambi all’intervallo, entrambi sponda Hellas: fuori Dawidowicz e Faraoni, dentro Ghilardi e Oyegoke. Nessun cambio invece da parte della Juve, che cerca di mantenere alto il ritmo come fatto nel corso della prima frazione. Stesso copione del primo tempo, stesso esito al minuto 49: ottimo sviluppo verticale della Juve, Locatelli lascia sfilare alle spalle verso Kolo Muani, rasoiata mancina del francese e parata con il piede da parte di Montipò, senza alcun dubbio il migliore in campo. Meno equilibrio e squadre più aperte e spezzettate, questa situazione permette alla Juve di avere più spazio per costruire l’azione offensiva ma il Verona cerca di fare la voce grossa. Altra sostituzione, tutt’altro che conservativa, è quella di Livramento, sostituito da Bernede (match-winner nella gara di domenica scorsa contro la Fiorentina). Questa volta anche Thiago Motta muove il suo scacchiere, fuori McKennie e Weah, dentro Koopmeiners e Alberto Costa. Esordio in Serie A per il terzino portoghese, che aveva mosso i primi passi in maglia bianconera nella gara di Coppa Italia contro l’Empoli. Il numero 2 prova a presentarsi subito nel migliore dei modi, con una rasoiata al volo da fuori area, palla che termina di poco a lato. La girandola di cambi rallenta il ritmo e la lucidità offensiva della Juve, mentre il Verona continua a mostrare uno spirito di abnegazione assoluto, evidenziato dalle mille corse in avanti di Suslov, utili nel riportare l’Hellas in avanti e far ripiegare la Juve indietro. Al 71′ la Juve trova il vantaggio: fraseggio ragionato e paziente dei bianconeri, il giro palla isola Cambiaso sulla parte sinistra, Locatelli lo pesca perfettamente e il terzino italiano appoggia all’indietro, Thuram arriva in corsa e calcia di controbalzo, vantaggio Juve con l’uomo del momento (secondo gol consecutivo dopo la perla in Coppa Italia). Dopo il meritato vantaggio, la squadra di Thiago Motta cerca di gestire al meglio il possesso palla e intanto si rinforza dalla panchina: Vlahovic e Mbangula rilevano Kolo Muani e uno stremato Yildiz. A un giro d’orologio dal novantesimo il Verona sbaglia il rilancio e la Juve ne approfitta: rilancio sbagliato di Montipò, Mbangula (che aveva guidato la pressione sul portiere) verticalizza subito verso Koopmeiners, controllo e rasoiata di destro sul primo palo alle spalle di Montipò. Partita in ghiaccio e vittoria che adesso riaccende un nuovo scenario, quello del primo posto. Serviva una reazione a tutto tondo dopo la brutta eliminazione in Coppa Italia, e la Juventus reagisce e domina un Verona tutt’altro che sparagnino. Ottima prestazione dei bianconeri, soprattutto dal punto di vista dell’intensità e della pressione, anche se la gara rischiava di prendere l’ennesima brutta piega con la rete annullata a Suslov all’intervallo. Sei punti dall’Inter capolista, la missione scudetto della Juve comincia adesso. Sconfitta tutto sommato giusta per l’Hellas Verona, al termine però di una prestazione ricca di abnegazione e spirito di sacrificio. Nel secondo tempo le sostituzioni hanno fatto la differenza nel quadro tattico della gara, condannando il Verona a una sconfitta che non inguaia l’undici di Zanetti, distante quattro punti dal terzultimo posto.

LA TOP11 DELLA 27ª GIORNATA:

Grafica: Julya Marsala

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