Calcio
Il Supercommento della 4ª giornata di Serie A

Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della quarta giornata di Serie A.
Como-Bologna
Una prima al Sinigaglia dal sapore dolce-amaro per il Como di Fabregas. Nel primo match della quarta giornata i lariani inaugurano il proprio campionato casalingo con un pareggio contro il Bologna.
Empoli-Juventus
Un pareggio che conferma il gran momento dell’Empoli, in continua crescita in questo avvio di campionato. Si ferma ancora sullo 0-0 la Juventus, che continua a non subire gol per la quarta partita consecutiva.
Milan-Venezia (A cura di Marco Rizzuto)
Theo Hernandez e Leao ripagano la fiducia di Fonseca in novanta secondi. I rossoneri schiacciano il Venezia e rialzano la testa in vista dell’esordio in Champions contro il Liverpool, e del derby di Milano in programma la prossima domenica.
Genoa-Roma (A cura di Marco Rizzuto)
La Roma manca nuovamente l’appuntamento con la prima vittoria stagionale. Il primo gol in campionato di Dovbyk non basta ai giallorossi, raggiunti nel finale dal colpo di testa di Koni De Winter. Pareggio che conferma il periodo di appannamento di Daniele De Rossi, espulso nel finale prima del pareggio rossoblù.
Atalanta-Fiorentina
Serviva una risposta dopo le prime tre giornate, ampiamente al di sotto della sufficienza. In attesa di Gudmundsson, che dovrebbe essere disponibile per la prossima gara, Palladino sceglie la via dell’equilibrio e aggiunge Bove in mezzo al campo, rinunciando a un riferimento in avanti, cosi da avere la superiorità numerica in mezzo al campo. La scelta si rivela vincente nel primo quarto di gara perché la Viola domina grazie alla giocata codificata verso Moise Kean, pivot avanzato in continua lotta contro il roccioso Hien. L’attaccante italiano, dopo aver trovato il gol in Nazionale, si conferma in ottima forma e stravince il duello fisico con il centrale svedese. Il continuo movimento della coppia Kean-Colpani manda in confusione la difesa dinamica della Dea, che subisce il vantaggio al quarto d’ora su palla inattiva, con la zampata di Martinez Quarta dopo la parata di Carnesecchi. La velocità di Dodò e il continuo attacco della profondità di Gosens non permettono agli esterni bergamaschi di alzare il baricentro. E nel momento di maggiore difficoltà che sale in cattedra il gran giocatore, perché al 21’ Lookman riceve palla sull’esterno, lascia sul posto Bove e serve il pallone del pareggio a Retegui. Nonostante l’ennesimo svarione difensivo di questo inizio di campionato (e non sarà l’ultimo in questa gara), la Fiorentina trova il guizzo per rimettere la testa avanti, con il cross tagliato di Mandragora verso Kean che corregge in rete una prima deviazione di Gosens. Un primo tempo che sembra destinato a chiudersi così, ma l’Atalanta reagisce in maniera furente e rimonta la gara in meno di cinque minuti, con l’incornata di De Ketelaere sul cross di Ederson. Un minuto più tardi Lookman completa il suo meraviglioso pomeriggio, con un’incursione che termina con il diagonale sul primo palo che non lascia scampo a De Gea. Nella ripresa Gasperini decide di infoltire il centrocampo per avere superiorità numerica nella zona centrale. Palladino cerca di dare una scossa con gli innesti di Ikone e Sottil, ma la difesa bergamasca non subisce particolari rischi. Nel finale, in completa gestione, Lookman flirta con il quarto gol -e la doppietta personale- ma le sue conclusioni non battono De Gea. Una vittoria che rilancia la Dea dopo un avvio poco brillante. Dopo le voci di mercato, Lookman ha deciso di rimanere a Bergamo e la presenza del nigeriano in avanti cambia radicalmente i movimenti con, e senza palla, dell’attacco. Con un Lookman in più, e un reparto difensivo che comincia a ricomporsi con il ritorno in campo di Kolasinac (in attesa dei nuovi arrivati Godfrey e Kossounou) la banda del Gasp può alzare il livello in vista dell’esordio in Champions e dei successivi match. Sottolineatura importante per Retegui, al quarto gol in quattro partite, in vetta alla classifica marcatori al fianco di Marcus Thuram. Per la Fiorentina una sconfitta che pesa, perché manca ancora la prima vittoria in campionato, ma la scossa voluta da Palladino si è vista nel corso del primo tempo, e con l’inserimento di Gudmundsson il reparto offensivo dei toscani può trovare quelle soluzioni che stanno mancando. Ancora in apparente difficoltà il reparto difensivo, e dopo quattro giornate i gol subiti sono già sei.
Torino-Lecce
Pareggio a reti bianche all’Olimpico Grande Torino, con i granata che non riescono a dar seguito alla vittoria di Venezia, al cospetto di un Lecce che torna in Salento con l’amaro in bocca per le numerose occasioni sprecate. La prima occasione è della formazione di casa, che già al 6′ vede Ricci calciare alto in spaccata su invito di Ilic in area di rigore. Da qui in poi i salentini alzano progressivamente il baricentro, cominciando a trovare spazio grazie alla profondità dettata dai continui movimenti di Krstovic, che sfiora il palo alla destra di Milinkovic-Savic dopo essersi liberato di Masina al nono minuto. La scelta di Gotti di inserire Tete Morente e Rebic nelle fasce non permette ai laterali del Toro di avanzare continuamente in avanti. Vanoli prova a scuotere i suoi sfruttando il movimento continuo tra le linee di Che Adams, ma il duo Baschirotto-Gaspar non corre particolari rischi. Le uniche occasioni del primo tempo degne di nota sono tutte di marca salentina, con Morente e Krstovic, e in entrambe le occasioni Milinkovic-Savic non si fa soprendere. Nella ripresa Vanoli prova a cambiare rullino di marcia con l’ingresso di Borna Sosa, per sfruttare le sue abilità sui cross, vista la presenza di un pivot come Zapata. Il Lecce però non si scompone, e con il cambio Coulibaly-Pierret continua ad avere la meglio in tutti i duelli fisici in mezzo al campo. Nel corso della gara la formazione di Gotti cresce costantemente e il Torino non riesce ad alzare i giri del motore a tal punto da poter impensierire i salentini. L’occasione più nitida della gara arriva al 68′ quando serve un miracolo di Milinkovic-Savic per negare il vantaggio a Krstovic, servito tra le linee dal filtrante di Pierotti. Nell’ultimo quarto di gara il match scorre via equilibrato e poco emozionante fino al pieno recupero, quando Masina mette in difficoltà lo stesso estremo difensore con un retropassaggio mal calibrato sul quale Krstovic non arriva per un soffio. Pareggio con più di qualche rimpianto per il Lecce, a causa delle numerose occasioni avute. Gli interventi di Milinkovic-Savic hanno permesso ai granata di rimanere imbattuti in questo campionato, ma la prestazione della squadra di Vanoli, premiato come miglior tecnico del mese di agosto, non è stata brillante come in questo avvio di campionato.
Cagliari-Napoli
In attesa del big match di Torino della prossima settimana, Conte cala la terza vittoria consecutiva. All’Unipol Domus esordisce dal 1′ la coppia Lukaku-Kvaratskhelia, con Politano che scalza ancora una volta Neres. Tra le fila sarde Nicola inserisce subito Gaetano, ex di giornata, alle spalle della coppia Piccoli-Luvumbo. In avvio la gara è contrassegnata da un sostanziale equilibrio tra le due squadre, con una lotta continua a suon di falli tra i due pesi massimi Yerry Mina e Lukaku. Il sacrificio costante in fase difensiva di Kvara permette al Napoli di sfoggiare una compattezza difensiva che si sta consolidando sempre di più, anche grazie alla crescita del terzetto difensivo Di Lorenzo-Rrahmani-Buongiorno. La gara in Sardegna si stappa intorno al ventesimo, quando Lukaku serve Di Lorenzo al limite dell’area e la sua conclusione viene sporcata da Mina ed entra in porta, per il secondo gol in campionato (in quattro partite) del capitano azzurro. Il Cagliari riesce a reagire e continua ad affacciarsi dalle parti di Meret, che è prodigioso sull’incornata di testa di Piccoli. I partenopei riescono a uscire dal pressing portato su dai ragazzi di Nicola grazie alla giocata codificata verso Lukaku, abile nel far salire la squadra grazie alle sue sponde. Il primo tempo si conclude tra il parapiglia generale, generato dagli scontri tra le due tifoserie. La partita si stappa definitivamente nel secondo tempo, quando il Cagliari sfiora due volte il vantaggio con un colpo di testa di Luperto prima, e con la traversa di Marin dopo. In entrambe le occasioni Meret è fenomenale, specialmente nella deviazione che alza la traiettoria sulla bordata del centrocampista rossoblù. Con il Cagliari sbilanciato in avanti, il Napoli trova terreno fertile nella zona centrale del campo, dove il continuo movimento di Kvara manda in tilt i difensori sardi, dediti al raddoppio verso Lukaku, ed è su uno scambio della nuova coppia azzurra che arriva il 2-0, con Lukaku che spiana la strada a Kvaratskhelia. Il Cagliari viene colpito nell’orgoglio e la difficoltà nel rialzare la testa si vede in occasione del tris partenopeo, quando Scuffet non si intende con Zappa e regala il pallone a Kvara che serve subito Lukaku al centro dell’area, e da lì il centravanti belga non può sbagliare. Nel finale i sardi non ne hanno più e nell’ultimo pallone del match il Napoli cala il poker, con il corner di Neres che pesca l’incornata di Buongiorno, al primo gol con la nuova maglia. Quattro gol, una prestazione convincente e la seconda piazza della classifica per il nuovo Napoli di Conte. In vista del big match di sabato prossimo, a Torino contro la Juventus di Thiago Motta, gli azzurri arrivano all’Allianz Stadium sopra i bianconeri, in una gara che sembra già un crocevia per le ambizioni e la stagione di entrambe le squadre. Ancora a secco di vittorie il Cagliari, che nonostante la batosta subita nel secondo tempo è sembrato pienamente in partita, contro un avversario di caratura superiore.
Monza-Inter (A cura di Tommaso Patti)
Nell’ultimo match della domenica di Serie A, l’Inter di Simone Inzaghi non va oltre l’1-1 contro il Monza. All’U-Power Stadium i brianzoli vanno in vantaggio grazie al gol di Dany Mota. Nel finale il pareggio di Denzel Dumfries, per un pareggio che non permette ai nerazzurri di concludere la quarta giornata in solitaria al comando della classifica.
Parma-Udinese (A cura di Marco Rizzuto)
L’Udinese si prende la vetta della classifica in solitaria in una rimonta clamorosa contro un Parma suicida. Il match sorride subito ai ducali, Del Prato trova il vantaggio sugli sviluppi di un calcio d’angolo dopo il cross di Mihaila che ha sorpreso la difesa bianconera. L’Udinese nonostante lo svantaggio subito rimane in partita cercando il pari nelle giocate di Thauvin, che appare in gran forma. Intorno alla mezz’ora di gioco Coulibaly rischia un clamoroso autogol, sventato poi da Chichizola grazie all’aiuto della traversa. A pochi minuti dall’intervallo Bonny sigla il raddoppio proteggendo di fisico il pallone imbucato da Man, e concludendo di punta riesce a sorprendere Okoye. Nel secondo tempo la poca lucidità e freddezza del primo tempo lascia spazio al killer instinct di Lucca, che di testa firma l’ennesima rete, su assist di Kamara. Il gol galvanizza l’Udinese e spezza le gambe ai padroni di casa che subiscono la continua pressione bianconera, alla ricerca del pareggio. L’ingresso in campo di Davis, al posto di Lucca, cambia drasticamente la partita in favore dei friuliani. Il traversone colpito di testa proprio dal subentrato viene spinto in rete da Thauvin che pareggia i conti al Tardini. Da qui iniziano i cinque minuti di fuoco del capitano francese: procura l’espulsione di Keita per un intervento in ritardo che costa la doppia ammonizione al nuovo centrocampista arrivato dall’Anversa, e sigla il gol partita chiudendo i giochi a favore dei bianconeri al 77′ dopo la conclusione di Ekkelenkamp deviata da Chichizola. Da lì il Parma accenna una timida reazione sul finale, ma la stanchezza ed il morale a terra rendono inefficaci gli ultimi tentativi. L’Udinese colleziona la terza vittoria su quattro e conquista la vetta in questo posticipo del lunedì.
Lazio-Hellas Verona
Torna a sorridere la Lazio con la sua nuova coppia-gol. Nella gara contro l’Hellas Verona il tecnico biancoceleste Baroni decide di dare seguito alla scelta vista nell’ultima gara contro il Milan, con il 4-2-3-1 che presenta Boulaye Dia alle spalle di Castellanos, accompagnati da Zaccagni e Isaksen. Pronti, via e la Lazio trova subito il vantaggio, con l’imbucata verticale di Zaccagni verso Dia, libero di chiudere il destro sul primo palo e battere Montipò, sfruttando una leggerezza difensiva dei due centrali scaligeri. Il vantaggio biancoceleste dura soltanto un minuto, perché il Verona trova il pari grazie al filtrante di Coppola per Tengstedt, lasciato solo dal doppio errore di Romagnoli e Gila, abile nel freddare Provedel in uscita per la sua seconda gioia in campionato dopo il rigore decisivo realizzato contro il Genoa. La spinta dell’Olimpico riporta i padroni di casa in costante proiezione offensiva, con Montipò che deve sventare una conclusione perfetta, all’incrocio dei pali, di Rovella. La gioia del vantaggio è rimandata di qualche minuto, perché il corner di Zaccagni pesca la zampata in spaccata del Taty Castellanos, al terzo gol in quattro partite. Nella ripresa, così come contro il Milan, sale in cattedra Nuno Tavares. Il terzino portoghese è una locomotiva instancabile sulla fascia sinistra, e le sue continue sgroppate permettono ai biancocelesti di poter sviluppare il gioco con molta qualità al centro del campo, per poi allargare il gioco verso Tavares e attaccare l’area con Dia e Castellanos. La prestazione di Boulaye Dia si impreziosisce di una fase di non possesso di pregevole fattura, in questa posizione ibrida tra trequarti e attacco, e quando recupera palla è sempre un pericolo per la difesa scaligera. Nella ripresa le due occasioni biancocelesti portano la sua firma, o il suo sigillo, con la conclusione sul primo palo al 60′ dove è necessario un super Montipò, e l’occasione all’82’ quando serve a Zaccagni il pallone del 3-1, ma il capitano biancoceleste non riesce a chiudere il mancino verso la porta. Nel finale il forcing del Verona non porta cospicue palle gol, e le poche speranze degli scaligeri vengono spente dalle uscite sicure e attente di Provedel. Tre punti fondamentali per una Lazio che sembra aver trovato la quadra. La scelta di puntare sulla coppia Dia-Castellanos continua a dare soluzioni a Baroni e tutto il reparto offensivo biancoceleste. Doppio assist per Zaccagni, in continua crescita in questo avvio di stagione dopo l’europeo positivo (uno dei pochi) con la Nazionale. Ancora in rodaggio la fase difensiva, apparsa ancora una volta in difficoltà, ma il cambio tattico tra Sarri/Tudor a Baroni è notevole e ci vorrà del tempo. Sconfitta che non altera il percorso del Verona, il cui obiettivo rimane chiaramente la salvezza. Dopo il successo contro Napoli e Genoa, gli scaligeri sono alla ricerca di punti che possano sollevare ulteriormente la classifica, e adesso Zanetti è chiamato a dimostrare con continuità quanto visto in questo avvio di campionato.
LA TOP11 DELLA 4ª GIORNATA:

Grafica: Julya Marsala
Calcio
Europa e Conference, quarti di andata: Lazio freddata, cuore Viola in Slovenia

Europa e Conference League sono ormai arrivate ai quarti di finale, con le gare di andata che hanno già fornito i loro verdetti. Serata dolceamara per le italiane, mentre negli altri match in giro per l’Europa gol e spettacolo non sono affatto mancati.
EUROPA LEAGUE
L’Italiana
La terra novergese, si sa, e soprattutto per le italiane, è un campo che ormai diventa un fortino molto complicato da sormontare. Ce lo dimostrano, su tutto, i numeri in casa del Bodo, che in Europa, in casa, nelle ultime dieci partite ha collezionato ben nove vittorie. La squadra di Baroni arriva in terra scandinava consapevole di ciò che l’avrebbe aspettata: zero gradi ad aprile, freddo e una squadra che sa mettere in difficoltà anche le compagini più quotate, e il campo lo dimostra sin da subito. La prima metà di gara non tarda a dimostrare quanto detto, il Bodo tiene sempre e costantemente il pallino del gioco in mano, possesso palla, palleggio, dominio assoluto del centrocampo, portano in scena un primo tempo senza interpretazioni che vede la squadra di Baroni totalmente assente sul piano del gioco, per quanto un pò più solida nelle retrovie. Nel secondo tempo, inevitabilmente, la storia cambia, con i biancocelesti che dopo appena un minuto vengono gelati dal gol di Saltnes arrivato a seguito di un’azione costruita magistralmente dai norvegesi, che riescono ad arrivare serenamente a tu per tu con Mandas, insaccando la sfera. La Lazio, dopo il gol, non prova nemmeno a reagire, e paradossalmente si sottomette ancora di più all’assalto giallonero, tentando di difendere il difendibile per provare una possibile rimonta all’Olimpico, ma il Bodo non è della stessa idea e a venti minuti dalla fine, ancora con Saltnes, che con un tocco sotto supera Mandas e trova il raddoppio che annichilisce definitivamente gli uomini di Baroni, autori di un disperato (e vano) tentativo di salvataggio sulla linea. Da qui in poi, il dominio dei padroni di casa è totale, a centrocampo si vedono solo frecce giallonere che trafiggono lo scudo celeste, arrivando, ancora una volta troppo facilmente, a tu per tu con Mandas, autore di una parata fondamentale sul tentativo di Saltnes che avrebbe siglato la tripletta personale. A un minuto dallo scadere la Lazio rischia ancora di subire la terza rete, negata, ancora una volta, e stavolta clamorosamente sulla linea, dal portiere greco. Giovedì prossimo, all’Olimpico, la Lazio sarà chiamata ad attuare una clamorosa e (per quanto visto ieri) insperata rimonta, cercando di approdare alle semifinali, dopo aver chiuso il girone iniziale al primo posto.

Foto: X BeFootball
Le altre sfide
Oltre alla debacle biancoceleste, il giovedì sera ci regala altri tre risultati, tre pareggi che renderanno i quarti di ritorno della prossima settimana ancora più entusiasmanti. Nel nord di Londra, due giorni dopo la maestosa impresa dell’Arsenal contro il Real, il Tottenham non va oltre il pareggio con un ottimo Eintracht Francoforte, che apre le marcature con il gol fulmineo di Ekitike per poi farsi pareggiare da Pedro Porro. Sempre nella terra del re, stavolta il Scozia, i Glasgow Rangers, in dieci per quasi ottanta minuti, riescono ad inchiodare sullo 0-0 l’Athletic Bilbao, “killer” della Roma agli ottavi. Ultimo, ma non per importanza, il match tra Lione e Manchester United, preceduto da diversi battibecchi, in particolare tra Matic e Onana, con il primo che accusa quest’ultimo di essere il portiere più scarso della storia dei Red Devils, probabilmente non sbagliando, dal momento che due gravi errori dell’ex Inter permettono ai francesi prima di andare in vantaggio e poi di pareggiare all’ultimo secondo con i gol di Thiago Almada e di Cherki, compensati, nella compagine inglese, dalle marcature di Yoro e Zirkzee.
Il protagonista
Quattordici anni al Bodo, una doppietta nel gelo della Norvegia che condanna gli avversari, dominio assoluto, leadership nel reparto avanzato della sua squadra e vantaggio di due gol nella gara di ritorno: Saltnes non può che essere il protagonista di questa settimana, con i due gol probabilmente più importanti della sua carriera che potrebbero far sognare in grande il Bodo/Glimt, unica squadra dei quarti di andata ad uscire vincitrice dalla propria gara. Aspettando di vederlo sul campo dell’Olimpico, Saltnes ha mandato un messaggio chiaro a tutta l’Europa, dimostrando che, in corsa per questa competizione, non bisogna dare per spacciato mai nessuno.

Foto: X Play Spor
La conferma
Nessuna conferma, se non l’equilibrio e lo spettacolo che questa competizione riesce a mettere in scena ad ogni giornata. Tre pareggi e un risultato a sorpresa confermano quanto l’Europa League risulti, ogni anno, sempre più equilibrata e a tratti anche meglio della Champions, dove non mancano, ancora ai quarti di finale, risultati altisonanti come il 4-0 del Barcellona e dove sembrano esserci squadre con la strada spianata.

Foto: DAZN
La delusione
Parlare della Lazio sarebbe scontato e anche ripetitivo, per questo non si può non parlare dell’Athletic Bilbao. Dopo aver eliminato la Roma con una prestazione pressoché magistrale, nonostante il vantaggio numerico, i Baschi si trovano nuovamente sopra di un uomo contro i Rangers per quasi tutta la partita, non riuscendo però ad incidere e ad insaccare nemmeno un gol. Le statistiche parlano chiaro: 71% di possesso palla ma solo tre tiri in porta, decisamente troppo poco per una squadra che, sul piano offensivo, ha uno dei migliori reparti della competizione. Al ritorno, seppur in casa, la squadra di Valverde dovrà fare in modo che questa mancata e necessaria vittoria non gli costi caro.

Foto: X Athletic Bilbao
CONFERENCE LEAGUE
L’Italiana
Una partita semplice, quantomeno sulla carta, nel secondo tempo mette alle strette la Fiorentina, che con cuore, grinta, e un super De Gea, si porta a casa il quarto di finale di andata contro un Celje ostico spinto da un pubblico di casa tutt’altro che sereno. Il primo tempo arride alla viola, che sembra tenere in mano il pallino del gioco, eccezion fatta per i primi minuti di partita in cui i padroni di casa, spinti dall’entusiasmo del pubblico casalingo, riecsono a rendersi pericolosi in un paio di occasioni che culminano sull’esterno della rete. La costruzione della squadra di Palladino, favorita a centrocampo dall’immensa qualità di Adli, Cataldi e Mandragora, riesce a dare il via a moltissime occasioni pericolose che impensieriscono la difesa slovena. Nelle retrovie, Ranieri e Matìas Moreno riescono a dare una sicurezza, sia difensiva che nel palleggio, fuori dal comune, compensando le prestazioni tutt’altro che perfette di Comuzzo e Pongracic. Sulle fasce la spinta è poderosa, e poco dopo la metà del primo tempo, Ranieri sigla il gol dell’1-0, saltando due avversari e, con un pò di fortuna e complicità da parte di Ricardo Silva, insaccando il gol dell’1-0, che permette alla viola di portare avanti un primo tempo in gestione totale del gioco, tenendo a bada il potenziale offensivo del Celje. Nel secondo tempo, quantomeno durante le prime battute, la storia non cambia, e il gioco viola la fa da padrone per buona parte della frazione. Verso il sessantesimo, un rilancio di De Gea, prolungato dal tocco di Folorunsho, arriva nei piedi di Mandragora che in mezzo a tre avversari viene steso con un pestone da Karnicnik, capitano avversario, il cui gesto viene sanzionato con un calcio di rigore in seguito alla consueta on-field review. Sul dischetto si presenta proprio Mandragora, che corona una prestazione pressoché impeccabile con il gol del 2-0. In questa stagione, come ormai noto, la Fiorentina mostra però un rendimento altalenante, che si rende manifesto proprio nei risultati in trasferta in Conference, in cui è arrivata una sola vittoria, contro il San Gallo. Appreso ciò, non stupisce che il Celje, per la mezz’ora finale, si svegli e domini il piano del gioco, trovando anche il gol del 2-1 su situazione di penalty, causato da Pongracic che entra in maniera abbastanza dura su Matko, venendo sanzionato con il fallo e venendo graziato con l’estrazione solo del cartellino giallo, nonostante il giocatore avversario stesse colpendo a botta sicura da solo davanti alla porta spalancata di De Gea. Dal dischetto Delaurier Chaubet non sbaglia e negli ultimi venti minuti il Celje le tenta tutte per pareggiare, sbattendo sempre sul muro alzato da un maestoso De Gea, che mette il sigillo al match con una parata formidabile all’ultimo secondo.

Foto: X ACF Fiorentina
Le altre sfide
Il giovedì di Conference non delude le aspettative, portando in campo risultati che ci si poteva aspettare e che vanno a favore delle quattro “big” rimaste in gara. Nell’anticipo del pomeriggio, il Chelsea schianta, fuori casa, il Legia Varsavia grazie alla doppietta di Madueke e al gol del diciannovenne George, assicurandosi la qualificazione già ai quarti di andata con il compito di andare a Stamford Bridge per chiudere definitivamente la pratica. Vince abbastanza agilmente anche il Betis contro la sorpresa Jagiellonia, che si deve arrendere ai colpi di Bakambu e di Jesus Rodriguez e che, in Polonia, combatterà fino alla fine per ribaltare il proprio destino. Infine, vince in esterna anche il Rapid Vienna che batte il Djurgarden di misura grazie all’autogol di Finndeli.
Il protagonista
Quindici minuti per archiviare, probabilmente, la qualificazione in semifinale. Noni Madueke si prende sempre di più il Chelsea, con l’ultimo anno, e in particolare questa stagione, che ha visto alzarsi vertiginosamente il livello delle sue prestazioni, sempre più fondamentali per la squadra di Maresca, anche e soprattutto in Europa. Sulle ali dell’entusiasmo e dei suoi giovani, il Chelsea si sta facendo strada, trovando nell’esterno inglese uno dei suoi maggiori interpreti, con le conferme che arrivano partita dopo partita.

Foto: X Chelsea Photos
La conferma
Il 2025 è a tinte biancoverdi: il Betis, con l’arrivo dell’anno nuovo, sembra aver cambiato mentalità. In campionato è probabilmente la squadra più in forma del momento, e le grandi prestazioni arrivano anche in Conference. Due gol, una vittoria pulita e nessuna rete subita, i numeri della serata di ieri degli spagnoli sono l’emblema del meraviglioso periodo della squadra. C’è chi ironizza (oppure chi è serio) e dice che l’arrivo di Antony abbia svoltato la squadra, ma in realtà, oltre ciò, dietro i risultati della compagine biancoverde c’è il meraviglioso lavoro di Manuel Pellegrini, che sta mettendo sù un Betis formato europeo, che mai si era visto prima e che si candida seriamente alla vittoria finale dopo la vittoria sullo Jagiellonia, sorpresa di quest’anno.

Foto: X Real Betis
La delusione
Poco minutaggio in campionato, gioca in Europa e combina disastri, così come in quei pochi minuti che gli vengono concessi in Serie A. Marin Pongracic è arrivato a Firenze con il compito di diventare il leader della difesa viola, ma quando c’è lui in campo la squadra di Palladino sembra non avere punti di riferimento lì dietro. Nonostante la vittoria dei suoi, la prestazione del centrale croato è tutt’altro che da incorniciare. Il Celjie torna in partita grazie ad un rigore causato da lui, che viene graziato dall’arbitro non venendo espulso. Dopo la prestazione di ieri, c’è da capire se Palladino intende dargli ancora fiducia o preferirà correre ai ripari puntando ad una soluzione più solida.

Foto: X ACF Fiorentina
Calcio
Champions League, quarti di andata: Barcellona a valanga, spettacolo all’Emirates

I primi atti dei quarti di finale sono tutti in archivio. Tra calcoli cervellotici per il ranking e un mix di sorprese, abbinata alla solita parata di stelle, la Champions continua a non perdere quel fascino e quello smalto delle serate di grande, grandissimo, calcio.
L’Italiana
Va all’Inter il primo atto dei quarti di finale. In casa del Bayern Monaco la squadra di Inzaghi gioca una partita strepitosa sotto tutti i punti di vista e torna da Monaco di Baviera con la consapevolezza di poter mettere in difficoltà chiunque. Precisi, lucidi, compatti fino all’osso e terribilmente cinici ed estetici. Al cospetto del più quotato Bayern (nonostante le assenze) la squadra di Inzaghi ha saputo sfruttare al meglio le occasioni capitate tra i piedi dei nerazzurri. Con un pizzico di fortuna, che grazia la retroguardia interista dalla conclusione pessima di Kane, che in quella posizione difficilmente sbaglia, l’Inter mette in campo quei movimenti codificati che mandano in tilt qualsiasi squadra. Alla vigilia il rebus principale era legato alla gestione spasmodica del pallone, e il prato dell’Allianz non ha tradito le attese: tanto possesso dei bavaresi, ma transizioni rapide e pungenti dei nerazzurri. La difesa del Bayern, completamente rivisitata dai tanti infortuni, non è riuscita a prevalere nel duello individuale contro i riferimenti nerazzurri, sempre molto bravi a divincolarsi dalla pressione e scombinare qualsiasi castello difensivo. Il vantaggio di Lautaro Martinez è un manifesto dell’ideologia di Simone Inzaghi: un possesso ragionato, ma molto preciso e rapido, che parte da sinistra e poi si conclude al centro dell’area con il solito gioco delle coppie. Il lavoro sporco, si fa per dire, dell’assistente per la finalizzazione del capitano; l’incredibile sponda di tacco di Thuram per l’arrivo di Lautaro Martinez, lucidissimo nel freddare Urbig con l’esterno del piede destro. Nel secondo tempo il Bayern alza il pressing, cementa la linea di centrocampo con un Goretzka sempre più presente in mezzo al campo, mentre l’Inter comincia a tirare il fiato. Kompany riacciuffa il pari grazie alla fame e alla grinta del più bavarese di tutta la rosa, e il pari dell’eterno Thomas Muller sembra mettere una toppa alla prestazione opaca del Bayern. L’Inter non si scompone, anzi trova paradossalmente la scintilla per piazzare la scossa decisiva: solita costruzione dal basso, sempre mirata a cacciar fuori i difensori bavaresi, Lautaro e Barella muovono velocemente la palla e spianano il campo a Carlos Augusto, lucido nel servire Frattesi che quando attacca l’area sa sempre come punire. In attesa del ritorno di mercoledì prossimo, l’Inter ci tiene a ribadire la crescita e la pulizia che Inzaghi ormai ha impiantato nel dna della squadra. Occhio però a sottovalutare il Bayern, i tedeschi sanno sempre come rimettersi in corsa anche nelle situazioni più improbabili.

Foto: gameofgoals.it
Le altre sfide
Oltre al successo dell’Inter in Baviera, il martedì si impreziosisce con una vittoria maestosa dell’Arsenal di Arteta sui campioni del Real Madrid. Un successo schiacciante, certificato dal 3-0 con cui i Gunners andranno a Madrid a difendere il pass per la semifinale, che in questo momento sembra indirizzato verso Londra. Nelle altre due gare che chiudono i quarti, regalano spettacolo sia Barcellona che Paris Saint Germain. I blaugrana schiantano per 4-0 il Borussia Dortmund a Montjuic, mentre i ragazzi di Luis Enrique, freschi campioni di Francia, vincono e si divertono contro l’Aston Villa. 3-1 al Parco dei Principi sotto i colpi di Doué, Kvaratskhelia e Nuno Mendes, una rete più bella dell’altra; per i Villans a segno il solito Morgan Rogers.
Il protagonista
Più di 300 gare senza riuscire a insaccare un piazzato alle spalle del portiere. La magia della Champions si racchiude anche nell’imprevedibilità con cui certi eventi si verificano. Declan Rice ad oggi si può considerare tranquillamente uno dei centrocampisti più completi al mondo, e la prestazione contro il Real Madrid non verrà di certo dimenticata. L’astuzia e la precisione del centrocampista inglese si racchiudono nella punizione con cui stappa la gara, conclusione molto potente e molto effettata che batte Courtois -non proprio impeccabile. La serata del centrocampista dei Gunners assume quella parvenza di magia quando dopo dieci minuti piazza un’altra punizione alle spalle di Courtois, questa volta all’incrocio dei pali. La foto della sfera che si adagia sotto i legni è una delle immagini più belle e suggestive dell’intera stagione calcistica.

Foto: X Champions League
La conferma
Questo Barcellona adesso comincia a fare seriamente paura. In soccorso a questa teoria arrivano i numeri offensivi della squadra di Flick: 145 gol in 47 partite, una media di più di tre reti per gara. Numeri spaventosi, che mostrano quanto il club catalano abbia trovato un’alchimia in campo che non lascia scampo agli avversari. Il 4-0 casalingo contro il Borussia Dortmund è una prova di forza totale dei blaugrana: la doppietta del solito, meraviglioso, Robert Lewandowski, che quando vede giallo e nero si scatena (il Borussia Dortmund è la sua vittima preferita, 29 gol in 28 partite), e i sigilli dei due esterni più forti d’Europa, Raphinha (12 gol in 11 gare di Champions) e Lamine Yamal, permettono alla banda di Flick di ipotecare la semifinale già nel primo atto dei quarti. Il calcio sa sempre regalare imprese e rimonte leggendarie, ma al cospetto di questo Barcellona non sembra esserci trippa per gatti. La strada verso Monaco di Baviera ha trovato l’auto di punta…

Foto: X FC Barcelona
La delusione
Nonostante il ritorno da giocare -e vivere- al Bernabeù, il Real Madrid esce dall’Emirates con le ossa rotte. Il percorso della squadra di Ancelotti in questa Champions continua a mostrare difficoltà e brutte battute d’arresto. Dinanzi a un Arsenal decisamente più in palla, i Blancos non sono riusciti a far valere i gradi di campioni d’Europa in carica. In vista del ritorno di mercoledì prossimo, se l’irreale dovesse concretizzarsi nuovamente al Santiago Bernabeù, il Real Madrid dovrà ereggere un monumento a Thibaut Courtois. Nonostante l’errore in occasione della prima punizione di Rice, le parate dell’estremo difensore belga sono state preziose per evitare un parziale peggiore. Assenti ingiustificati tutti gli Avengers in avanti, ingabbiati dalla freschezza e dall’intensità messa in campo dalla squadra di Arteta. Mbappé e Vinicius sono chiamati a dare un segnale feroce dinanzi al pubblico che più di ogni altro è riuscito a trasformare l’impossibile in possibile. Job not finished!
Calcio
Una grande Inter resiste e punisce in Baviera. La zampata di Frattesi decide il primo atto

Nell’andata dei quarti di finale, l’Inter si regala una notte da sogno in Baviera. I nerazzurri vincono 2-1 in casa del Bayern Monaco, e si regalano un vantaggio enorme in vista del ritorno di mercoledì prossimo. Decide il gol di Frattesi a ridosso del novantesimo.
Confermate le numerose assenze in casa Bayern. Con l’aggiunta alla lista (che vede nomi illustri come Coman, Upamecano, Davies ecc.) di Musiala, uscito malconcio dopo l’ultima gara di campionato contro l’Augsburg, Kompany schiera Guerreiro nella linea dei trequartisti. Difesa rivisitata con Stanisic e Laimer sulle fasce, Dier e Kim al centro. Inzaghi rinuncia inizialmente a Dimarco, non ancora al meglio, con Carlos Augusto. Per il resto tutti confermati, a cominciare da Lautaro e Thuram in avanti.
Nonostante una prima fase di possesso coraggiosa e propositiva da parte dei nerazzurri, i bavaresi cominciano a conquistare sempre più terreno, grazie al solito pressing aggressivo e intenso. Il palleggio ipnotico e rapido del Bayern cerca di sfondare per vie centrali, per poi finalizzare nella parte destra del campo. La prima occasione della gara nasce proprio lì: Olise riceve palla dal centro, si porta palla sul mancino e sfiora il vantaggio, Sommer sembrava in traiettoria ma la conclusione del francese termina di poco a lato. L’Inter sembra riuscire a far male in transizione, anche perché il Bayern lascia accoppiati i soli centrali sui due attaccanti, ma i nerazzurri -almeno inizialmente- peccano di velocità e pulizia in mezzo al campo. Entrambe le squadre marcano a uomo, e la riaggressione voluta da Kompany permette ai bavaresi di avere sempre un giocatore libero di inserirsi tra le linee, come in occasione del destro di Guerreiro, intercettato in due tempi da Sommer al minuto 20. Olise, in assenza di Musiala, sembra il valore aggiunto del Bayern, e al minuto 25 il francese semina il panico tra i difensori nerazzurri, appoggia per Kane che apre il piatto ma calcia male e scheggia il palo. Brutta conclusione per l’attaccante inglese, che difficilmente sbaglia da quella posizione, ma l’avvio di gara di Olise è da sottolineare, indiavolato. L’occasione più nitida dell’Inter arriva in contropiede, alla mezz’ora Bastoni si stacca dalla linea e porta palla, serve Carlos Augusto in area ma il brasiliano calcia male, conclusione che termina sulla parte esterna della rete. La gara si sblocca al 37′ con tutta la qualità e l’astuzia del tandem offensivo: sviluppo laterale, guidato da una prima sponda di Lautaro, Carlos Augusto arriva subito al cross verso Thuram, il francese apparecchia di tacco per l’arrivo di Lautaro, conclusione di esterno e vantaggio Inter. Grandissima azione della squadra di Inzaghi, conclusa in maniera splendida dalla sponda di tacco, da fuoriclasse, di Thuram e dal bellissimo esterno di Lautaro Martinez. Dalla mezz’ora l’Inter è venuta fuori sempre di più, mentre il Bayern accusa il colpo del gol subito, non riuscendo ad avvicinarsi alla porta di Sommer negli ultimi minuti della prima frazione.
Nessuna sostituzione all’intervallo, nonostante alcuni problemi accusati da Acerbi nella parte finale del primo tempo. Copione invariato al rientro dagli spogliatoi, il Bayern continua a controllare il gioco ma l’Inter ha gli strumenti giusti per essere sempre pericolosa in ripartenza. Al 55′ Lautaro riceve l’ennesima palla preziosa di Thuram, arriva in corsa e calcia forte, bravo Urbig a schermare il primo palo al capitano nerazzurro. All’ora di gioco l’Inter comincia a soffrire la spinta dei bavaresi, anche se l’unico brivido arriva da una conclusione al volo di Guerreiro alta di poco sopra la traversa. I cambi dei due allenatori rispecchiano i momenti opposti delle due squadre: Inzaghi inserisce Frattesi al posto Mikitharyan e Bisseck al posto di uno stremato Darmian; Kompany ne cambia addirittura tre (Boey, Gnabry e Muller al posto di Guerreiro, Sané e Kim). L’offensiva dei bavaresi è totale nell’ultimo quarto di gara, l’Inter non riesce più a uscire e perciò comincia a blindare la porta di Sommer. All’81’ Muller riceve un passaggio in area, calcia a botta sicura ma trova l’opposizione miracolosa di Bastoni. L’ingresso del numero 25 tedesco è un fattore per sparigliare le carte in casa Inter. L’eterno Thomas Muller è il protagonista del pareggio dei bavaresi: all’85′ cross di Kimmich sul secondo palo, la difesa rimane statica e concede prima il cross a Laimer e poi la zampata decisiva a Muller. Nonostante l’intera ripresa giocata a difesa della porta di Sommer, nella fatica l’Inter trova la giocata per riportarsi subito avanti. Due minuti dopo il pareggio di Muller, i nerazzurri fraseggiano bene in mezzo al campo, trovano scopertissimi i difensori del Bayern e li bucano con tre semplici tocchi: Barella per Lautaro, Martinez per lo scatto bruciante di Carlos Augusto e passante centrale del brasiliano per il solito inserimento di Frattesi. Altro grandissimo fraseggio della squadra di Inzaghi, che con pochi semplici tocchi è riuscita a risalire il campo e trovare il pallone del vantaggio, che in vista del ritorno ha un peso gigantesco. Nonostante l’ultima offensiva dei bavaresi, la difesa nerazzurra tiene e porta a casa una vittoria prestigiosa e preziosa.
Non bastava essere belli, ma soprattutto cinici. L’Inter all’Allianz Arena ha saputo resistere alle offensive della squadra di Kompany, che ha mostrato indubbiamente un momento di confusione dettato dalle tante assenze, ma che nel complesso non è riuscita a trovare le misure alle solite transizioni armoniche e precise della squadra di Inzaghi. I due graffi di Lautaro e Frattesi partono da ben lontano, da quella lucidità dei giocatori dell’Inter hanno nel non buttare il pallone e dalla brillantezza con cui i nerazzurri sono riusciti ad eludere il pressing a uomo del Bayern. In vista del ritorno di mercoledì prossimo, il successo in Baviera regala ai nerazzurri due risultati e la consapevolezza di quanto il gioco espresso possa mettere in difficoltà qualsiasi squadra. Appuntamento a mercoledì per il secondo atto, San Siro non farà mancare la sua spinta, ma adesso serve un’altra prestazione da grande Inter.
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