Calcio
Il Super Commento della 4ª giornata di Serie A
Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della quarta giornata di Serie A.
Como-Bologna
Una prima al Sinigaglia dal sapore dolce-amaro per il Como di Fabregas. Nel primo match della quarta giornata i lariani inaugurano il proprio campionato casalingo con un pareggio contro il Bologna.
Empoli-Juventus
Un pareggio che conferma il gran momento dell’Empoli, in continua crescita in questo avvio di campionato. Si ferma ancora sullo 0-0 la Juventus, che continua a non subire gol per la quarta partita consecutiva.
Milan-Venezia (A cura di Marco Rizzuto)
Theo Hernandez e Leao ripagano la fiducia di Fonseca in novanta secondi. I rossoneri schiacciano il Venezia e rialzano la testa in vista dell’esordio in Champions contro il Liverpool, e del derby di Milano in programma la prossima domenica.
Genoa-Roma (A cura di Marco Rizzuto)
La Roma manca nuovamente l’appuntamento con la prima vittoria stagionale. Il primo gol in campionato di Dovbyk non basta ai giallorossi, raggiunti nel finale dal colpo di testa di Koni De Winter. Pareggio che conferma il periodo di appannamento di Daniele De Rossi, espulso nel finale prima del pareggio rossoblù.
Atalanta-Fiorentina
Serviva una risposta dopo le prime tre giornate, ampiamente al di sotto della sufficienza. In attesa di Gudmundsson, che dovrebbe essere disponibile per la prossima gara, Palladino sceglie la via dell’equilibrio e aggiunge Bove in mezzo al campo, rinunciando a un riferimento in avanti, cosi da avere la superiorità numerica in mezzo al campo. La scelta si rivela vincente nel primo quarto di gara perché la Viola domina grazie alla giocata codificata verso Moise Kean, pivot avanzato in continua lotta contro il roccioso Hien. L’attaccante italiano, dopo aver trovato il gol in Nazionale, si conferma in ottima forma e stravince il duello fisico con il centrale svedese. Il continuo movimento della coppia Kean-Colpani manda in confusione la difesa dinamica della Dea, che subisce il vantaggio al quarto d’ora su palla inattiva, con la zampata di Martinez Quarta dopo la parata di Carnesecchi. La velocità di Dodò e il continuo attacco della profondità di Gosens non permettono agli esterni bergamaschi di alzare il baricentro. E nel momento di maggiore difficoltà che sale in cattedra il gran giocatore, perché al 21’ Lookman riceve palla sull’esterno, lascia sul posto Bove e serve il pallone del pareggio a Retegui. Nonostante l’ennesimo svarione difensivo di questo inizio di campionato (e non sarà l’ultimo in questa gara), la Fiorentina trova il guizzo per rimettere la testa avanti, con il cross tagliato di Mandragora verso Kean che corregge in rete una prima deviazione di Gosens. Un primo tempo che sembra destinato a chiudersi così, ma l’Atalanta reagisce in maniera furente e rimonta la gara in meno di cinque minuti, con l’incornata di De Ketelaere sul cross di Ederson. Un minuto più tardi Lookman completa il suo meraviglioso pomeriggio, con un’incursione che termina con il diagonale sul primo palo che non lascia scampo a De Gea. Nella ripresa Gasperini decide di infoltire il centrocampo per avere superiorità numerica nella zona centrale. Palladino cerca di dare una scossa con gli innesti di Ikone e Sottil, ma la difesa bergamasca non subisce particolari rischi. Nel finale, in completa gestione, Lookman flirta con il quarto gol -e la doppietta personale- ma le sue conclusioni non battono De Gea. Una vittoria che rilancia la Dea dopo un avvio poco brillante. Dopo le voci di mercato, Lookman ha deciso di rimanere a Bergamo e la presenza del nigeriano in avanti cambia radicalmente i movimenti con, e senza palla, dell’attacco. Con un Lookman in più, e un reparto difensivo che comincia a ricomporsi con il ritorno in campo di Kolasinac (in attesa dei nuovi arrivati Godfrey e Kossounou) la banda del Gasp può alzare il livello in vista dell’esordio in Champions e dei successivi match. Sottolineatura importante per Retegui, al quarto gol in quattro partite, in vetta alla classifica marcatori al fianco di Marcus Thuram. Per la Fiorentina una sconfitta che pesa, perché manca ancora la prima vittoria in campionato, ma la scossa voluta da Palladino si è vista nel corso del primo tempo, e con l’inserimento di Gudmundsson il reparto offensivo dei toscani può trovare quelle soluzioni che stanno mancando. Ancora in apparente difficoltà il reparto difensivo, e dopo quattro giornate i gol subiti sono già sei.
Torino-Lecce
Pareggio a reti bianche all’Olimpico Grande Torino, con i granata che non riescono a dar seguito alla vittoria di Venezia, al cospetto di un Lecce che torna in Salento con l’amaro in bocca per le numerose occasioni sprecate. La prima occasione è della formazione di casa, che già al 6′ vede Ricci calciare alto in spaccata su invito di Ilic in area di rigore. Da qui in poi i salentini alzano progressivamente il baricentro, cominciando a trovare spazio grazie alla profondità dettata dai continui movimenti di Krstovic, che sfiora il palo alla destra di Milinkovic-Savic dopo essersi liberato di Masina al nono minuto. La scelta di Gotti di inserire Tete Morente e Rebic nelle fasce non permette ai laterali del Toro di avanzare continuamente in avanti. Vanoli prova a scuotere i suoi sfruttando il movimento continuo tra le linee di Che Adams, ma il duo Baschirotto-Gaspar non corre particolari rischi. Le uniche occasioni del primo tempo degne di nota sono tutte di marca salentina, con Morente e Krstovic, e in entrambe le occasioni Milinkovic-Savic non si fa soprendere. Nella ripresa Vanoli prova a cambiare rullino di marcia con l’ingresso di Borna Sosa, per sfruttare le sue abilità sui cross, vista la presenza di un pivot come Zapata. Il Lecce però non si scompone, e con il cambio Coulibaly-Pierret continua ad avere la meglio in tutti i duelli fisici in mezzo al campo. Nel corso della gara la formazione di Gotti cresce costantemente e il Torino non riesce ad alzare i giri del motore a tal punto da poter impensierire i salentini. L’occasione più nitida della gara arriva al 68′ quando serve un miracolo di Milinkovic-Savic per negare il vantaggio a Krstovic, servito tra le linee dal filtrante di Pierotti. Nell’ultimo quarto di gara il match scorre via equilibrato e poco emozionante fino al pieno recupero, quando Masina mette in difficoltà lo stesso estremo difensore con un retropassaggio mal calibrato sul quale Krstovic non arriva per un soffio. Pareggio con più di qualche rimpianto per il Lecce, a causa delle numerose occasioni avute. Gli interventi di Milinkovic-Savic hanno permesso ai granata di rimanere imbattuti in questo campionato, ma la prestazione della squadra di Vanoli, premiato come miglior tecnico del mese di agosto, non è stata brillante come in questo avvio di campionato.
Cagliari-Napoli
In attesa del big match di Torino della prossima settimana, Conte cala la terza vittoria consecutiva. All’Unipol Domus esordisce dal 1′ la coppia Lukaku-Kvaratskhelia, con Politano che scalza ancora una volta Neres. Tra le fila sarde Nicola inserisce subito Gaetano, ex di giornata, alle spalle della coppia Piccoli-Luvumbo. In avvio la gara è contrassegnata da un sostanziale equilibrio tra le due squadre, con una lotta continua a suon di falli tra i due pesi massimi Yerry Mina e Lukaku. Il sacrificio costante in fase difensiva di Kvara permette al Napoli di sfoggiare una compattezza difensiva che si sta consolidando sempre di più, anche grazie alla crescita del terzetto difensivo Di Lorenzo-Rrahmani-Buongiorno. La gara in Sardegna si stappa intorno al ventesimo, quando Lukaku serve Di Lorenzo al limite dell’area e la sua conclusione viene sporcata da Mina ed entra in porta, per il secondo gol in campionato (in quattro partite) del capitano azzurro. Il Cagliari riesce a reagire e continua ad affacciarsi dalle parti di Meret, che è prodigioso sull’incornata di testa di Piccoli. I partenopei riescono a uscire dal pressing portato su dai ragazzi di Nicola grazie alla giocata codificata verso Lukaku, abile nel far salire la squadra grazie alle sue sponde. Il primo tempo si conclude tra il parapiglia generale, generato dagli scontri tra le due tifoserie. La partita si stappa definitivamente nel secondo tempo, quando il Cagliari sfiora due volte il vantaggio con un colpo di testa di Luperto prima, e con la traversa di Marin dopo. In entrambe le occasioni Meret è fenomenale, specialmente nella deviazione che alza la traiettoria sulla bordata del centrocampista rossoblù. Con il Cagliari sbilanciato in avanti, il Napoli trova terreno fertile nella zona centrale del campo, dove il continuo movimento di Kvara manda in tilt i difensori sardi, dediti al raddoppio verso Lukaku, ed è su uno scambio della nuova coppia azzurra che arriva il 2-0, con Lukaku che spiana la strada a Kvaratskhelia. Il Cagliari viene colpito nell’orgoglio e la difficoltà nel rialzare la testa si vede in occasione del tris partenopeo, quando Scuffet non si intende con Zappa e regala il pallone a Kvara che serve subito Lukaku al centro dell’area, e da lì il centravanti belga non può sbagliare. Nel finale i sardi non ne hanno più e nell’ultimo pallone del match il Napoli cala il poker, con il corner di Neres che pesca l’incornata di Buongiorno, al primo gol con la nuova maglia. Quattro gol, una prestazione convincente e la seconda piazza della classifica per il nuovo Napoli di Conte. In vista del big match di sabato prossimo, a Torino contro la Juventus di Thiago Motta, gli azzurri arrivano all’Allianz Stadium sopra i bianconeri, in una gara che sembra già un crocevia per le ambizioni e la stagione di entrambe le squadre. Ancora a secco di vittorie il Cagliari, che nonostante la batosta subita nel secondo tempo è sembrato pienamente in partita, contro un avversario di caratura superiore.
Monza-Inter (A cura di Tommaso Patti)
Nell’ultimo match della domenica di Serie A, l’Inter di Simone Inzaghi non va oltre l’1-1 contro il Monza. All’U-Power Stadium i brianzoli vanno in vantaggio grazie al gol di Dany Mota. Nel finale il pareggio di Denzel Dumfries, per un pareggio che non permette ai nerazzurri di concludere la quarta giornata in solitaria al comando della classifica.
Parma-Udinese (A cura di Marco Rizzuto)
L’Udinese si prende la vetta della classifica in solitaria in una rimonta clamorosa contro un Parma suicida. Il match sorride subito ai ducali, Del Prato trova il vantaggio sugli sviluppi di un calcio d’angolo dopo il cross di Mihaila che ha sorpreso la difesa bianconera. L’Udinese nonostante lo svantaggio subito rimane in partita cercando il pari nelle giocate di Thauvin, che appare in gran forma. Intorno alla mezz’ora di gioco Coulibaly rischia un clamoroso autogol, sventato poi da Chichizola grazie all’aiuto della traversa. A pochi minuti dall’intervallo Bonny sigla il raddoppio proteggendo di fisico il pallone imbucato da Man, e concludendo di punta riesce a sorprendere Okoye. Nel secondo tempo la poca lucidità e freddezza del primo tempo lascia spazio al killer instinct di Lucca, che di testa firma l’ennesima rete, su assist di Kamara. Il gol galvanizza l’Udinese e spezza le gambe ai padroni di casa che subiscono la continua pressione bianconera, alla ricerca del pareggio. L’ingresso in campo di Davis, al posto di Lucca, cambia drasticamente la partita in favore dei friuliani. Il traversone colpito di testa proprio dal subentrato viene spinto in rete da Thauvin che pareggia i conti al Tardini. Da qui iniziano i cinque minuti di fuoco del capitano francese: procura l’espulsione di Keita per un intervento in ritardo che costa la doppia ammonizione al nuovo centrocampista arrivato dall’Anversa, e sigla il gol partita chiudendo i giochi a favore dei bianconeri al 77′ dopo la conclusione di Ekkelenkamp deviata da Chichizola. Da lì il Parma accenna una timida reazione sul finale, ma la stanchezza ed il morale a terra rendono inefficaci gli ultimi tentativi. L’Udinese colleziona la terza vittoria su quattro e conquista la vetta in questo posticipo del lunedì.
Lazio-Hellas Verona
Torna a sorridere la Lazio con la sua nuova coppia-gol. Nella gara contro l’Hellas Verona il tecnico biancoceleste Baroni decide di dare seguito alla scelta vista nell’ultima gara contro il Milan, con il 4-2-3-1 che presenta Boulaye Dia alle spalle di Castellanos, accompagnati da Zaccagni e Isaksen. Pronti, via e la Lazio trova subito il vantaggio, con l’imbucata verticale di Zaccagni verso Dia, libero di chiudere il destro sul primo palo e battere Montipò, sfruttando una leggerezza difensiva dei due centrali scaligeri. Il vantaggio biancoceleste dura soltanto un minuto, perché il Verona trova il pari grazie al filtrante di Coppola per Tengstedt, lasciato solo dal doppio errore di Romagnoli e Gila, abile nel freddare Provedel in uscita per la sua seconda gioia in campionato dopo il rigore decisivo realizzato contro il Genoa. La spinta dell’Olimpico riporta i padroni di casa in costante proiezione offensiva, con Montipò che deve sventare una conclusione perfetta, all’incrocio dei pali, di Rovella. La gioia del vantaggio è rimandata di qualche minuto, perché il corner di Zaccagni pesca la zampata in spaccata del Taty Castellanos, al terzo gol in quattro partite. Nella ripresa, così come contro il Milan, sale in cattedra Nuno Tavares. Il terzino portoghese è una locomotiva instancabile sulla fascia sinistra, e le sue continue sgroppate permettono ai biancocelesti di poter sviluppare il gioco con molta qualità al centro del campo, per poi allargare il gioco verso Tavares e attaccare l’area con Dia e Castellanos. La prestazione di Boulaye Dia si impreziosisce di una fase di non possesso di pregevole fattura, in questa posizione ibrida tra trequarti e attacco, e quando recupera palla è sempre un pericolo per la difesa scaligera. Nella ripresa le due occasioni biancocelesti portano la sua firma, o il suo sigillo, con la conclusione sul primo palo al 60′ dove è necessario un super Montipò, e l’occasione all’82’ quando serve a Zaccagni il pallone del 3-1, ma il capitano biancoceleste non riesce a chiudere il mancino verso la porta. Nel finale il forcing del Verona non porta cospicue palle gol, e le poche speranze degli scaligeri vengono spente dalle uscite sicure e attente di Provedel. Tre punti fondamentali per una Lazio che sembra aver trovato la quadra. La scelta di puntare sulla coppia Dia-Castellanos continua a dare soluzioni a Baroni e tutto il reparto offensivo biancoceleste. Doppio assist per Zaccagni, in continua crescita in questo avvio di stagione dopo l’europeo positivo (uno dei pochi) con la Nazionale. Ancora in rodaggio la fase difensiva, apparsa ancora una volta in difficoltà, ma il cambio tattico tra Sarri/Tudor a Baroni è notevole e ci vorrà del tempo. Sconfitta che non altera il percorso del Verona, il cui obiettivo rimane chiaramente la salvezza. Dopo il successo contro Napoli e Genoa, gli scaligeri sono alla ricerca di punti che possano sollevare ulteriormente la classifica, e adesso Zanetti è chiamato a dimostrare con continuità quanto visto in questo avvio di campionato.
LA TOP11 DELLA 4ª GIORNATA:
Calcio
A Spasso per l’Europa: Il punto sulla Liga Portugal, Ligue 1 e Super Lig
Inizia dalle antiche terre ricche di storia e cultura del Portogallo il nostro viaggio attraverso il calcio, passando poi dalla romantica ed elegante Francia ed infine, alla stravagante ed unica Turchia. Un’avventura calcistica che analizza squadre e classifiche, offrendo approfondimenti che mostrano come la cultura di ogni paese permea e si riflette sul campo. Allacciate le cinture e buon viaggio, a spasso per l’Europa!
Navigando tra le Stelle Lusitane: uno sguardo alla Liga Portugal
Partiamo dalla nazione più antica d’Europa, terra che ha dato il via all’epoca delle grandi scoperte e conquiste. Non possiamo che iniziare da Lisbona, sponda Sporting.
I “Leoes” dominano in solitaria al primo posto in classifica a punteggio pieno. Dopo undici giornate, la macchina perfetta creata da Ruben Amorim ha comandato in lungo e in largo, senza mostrare punti deboli, anzi, spaventando le contendenti al titolo e mandando un messaggio chiaro: riconfermarsi i campioni in carica. I numeri parlano chiaro, 39 gol fatti (33 all’interno dell’area di rigore) e 5 subiti. La spietata fase offensiva dello Sporting trasforma l’area avversaria in una zona infestata da squali, come quelli dell’Oceanàrio, ed a farla da padrone, Victor Gyokeres, autore di una stagione straordinaria. Il gigante svedese è arrivato a 16 reti e 1 assist in undici match disputati, con lui in campo la sconfitta non è un’opzione. Ma il futuro dei campioni in carica è tutto da decidere, al termine della pausa nazionali l’allenatore Ruben Amorim saluterà Lisbona, approdando al Manchester United, lasciando un eredità pesantissima a Joao Pereira, da portare avanti.
Proseguiamo il nostro viaggio passando da Oporto, la città dei ponti, che percorrendoli ci portano al secondo posto della classifica. I Dragones, nonostante l’inizio di stagione travagliato per via dell’addio di Sergio Coinceao sostituito dal suo vice Vitor Bruno, sono l’unica squadra in grado di rivaleggiare con le avversarie della capitale, trovandosi proprio tra le due in classifica. L’ottimo rendimento di Galeno e del giovane Samu Omorodion stanno trascinando i biancoblu, ma adesso servirà sfruttare i passi falsi dello Sporting se si vorrà provare il sorpasso per la corsa al titolo.
Concludiamo il nostro itinerario portoghese tornando alla capitale, stavolta, sponda Benfica. L’inizio di stagione a rilento ha portato all’esonero prematuro di Schmidt. Con l’arrivo in panchina di Bruno Lage la musica cambia vertiginosamente, sei vittorie su sei, tra cui l’ultima gara vinta per 4-1 con il Porto, che ha accorciato le distanze con i piani alti della classifica, rianimando lo spirito degli Encarnados. La mano del tecnico ha rivitalizzato soprattutto la fase realizzativa, rendendo Aktürkoğlu il nemico numero uno delle difese avversarie (5 gol e 3 assist in 6 partite col nuovo tecnico). Anche Di Maria ha ritrovato una nuova linfa con l’arrivo di Bruno Lage. Con 3 reti e 2 assist in 6 partite, l’ala argentina ha dimostrato di poter fare ancora la differenza, culminando con una doppietta nel derby O’Classico, dimostrandosi un giocatore eterno.
Le Rêve de la Ligue 1: Un Viaggio attraverso il Calcio Francese
Arriviamo quindi alla seconda tappa del nostro viaggio, la Francia. La terra del romanticismo, della moda e dell’amore, anche qui la capitale è la prima della classe.
Il Psg di Luis Enrique domina incontrastato la classifica con nove vittorie e due pareggi, staccando le altre concorrenti di sei punti. Nonostante la perdita di un giocatore come Kylian Mbappe, colui che sta colmando il suo vuoto era già all’interno della rosa la scorsa stagione. Bradley Barcola si sta consacrando come la futura stella del club, realizzando 10 gol e 2 assist in 11 partite. Sono numeri da capogiro per un’ala sinistra, ma la sua duttilità gli permette di essere pericolo da ogni zona dell’attacco. Per rimediare all’infortunio di Gonzalo Ramos (frattura della caviglia), il tecnico ha prontamente ridisegnato la formazione, utilizzando Asensio come falso nueve. Lo spagnolo si è fatto trovare pronto ed ha risposto positivamente alla fiducia del mister, siglando 2 reti e fornendo 4 assist nonostante l’adattamento nella zona centrale dell’attacco. Sotto l’ala di Luis Enrique, Asensio potrebbe tornare a far parlare di sé ma la concorrenza di Ramos (fresco di rientro) potrebbe accendere la concorrenza per il posto lì davanti.
Dopo un giro nella capitale, una visita alla Tour Eiffel ed al Parc des Princes, usciamo dal territorio francese per un attimo per atterrare al principato di Monaco. Les Rouges et Blanc si accodano alla seconda posizione della Ligue 1 con la migliore difesa del campionato. La fase realizzativa invece, non ha un giocatore di riferimento: Ben Seghir è il miglior marcatore con 4 reti, segue Balogun con 3, poi Camara, Kehrer e Zakaria con 2. La squadra del principato allenata da Adolf Hutter ha uno stile diverso dalla prima della classe, stile che però da i suoi frutti.
Il giro prosegue attraccando al primo storico porto francese, siamo a Marseille. Les Phoceens seguono a ruota prendendosi momentaneamente la medaglia di bronzo. Qui la musica è ben diversa da Monaco, il Marsiglia di De Zerbi segna tanto (24 gol, secondi solo al Psg). Un grande merito del mister ex Brighton è la rinascita di Mason Greenwood, che è tornato a brillare dopo una buia parentesi extra campo, 8 gol e 1 assist per lui in 11 partite. Sebbene il calcio “De Zerbiano” è famoso per regalare spettacolo in zona offensiva, in difesa concede tanto, non a caso sono ben 15 le reti subite. Tuttavia per un calcio spumeggiante e votato all’attacco, subire un gol di troppo è un rischio “calcolato” e De Zerbi ne è consapevole.
In uno dei più storici quartieri rinascimentali, incastonata fra le Alpi ed il Massiccio Centrale Francese, concludiamo il nostro giro a Lione, dove il clima è tutt’altro che tranquillo. Sebbene i Les Gones si trovino al quinto posto in classifica a soli cinque punti dal secondo, il vero pericolo viene da un grosso fattore extra-campo. Il fondo Texor, proprietario del club, ha ammesso un debito in bilancio di circa 500 milioni di euro. Il club dunque si è dovuto presentare di fronte al DCNG che, non contento delle dichiarazioni ha emesso una sentenza tostissima. Il Lione dovrà risanare il passivo in bilancio per evitare la retrocessione in Ligue 2. Questa soluzione estrema ma necessaria non piacerà sicuramente ai tifosi che, molto probabilmente, vedranno andar via parte dei giocatori di livello maggiore del club. Tra i tanti spicca il nome di Lacazette, il giovane georgiano che si è messo in mostra all’europeo Mikautazde, Veretout (ex Fiorentina e Roma) ecc. Una situazione veramente complessa che vede uno dei club più antichi del calcio francese in ginocchio.
Futbol ve Kültür: Alla scoperta della Super Lig
L’ultima nazione che esploreremo calcisticamente sarà la Turchia. Un campionato non considerato abbastanza, ma che invece nasconde una passione fuori dal comune e che riflette sugli spalti tutta la stravaganza e il caos dei mercati di Istanbul, incendiando così derby storici considerati sacri, quanto le antiche rovine di Efeso. Se pensiamo alla Super Lig, ci vengono in mente le tre sovrane: Galatasaray, Fenerbahçe e Besiktas. Tutte loro hanno sede ad Istanbul, e questo rende magica l’atmosfera che si respira nella capitale. Ma oltre a questi colossi, Istanbul fa da casa ad altre cinque squadre che mitigano nel massimo campionato turco. Pertanto con 20 squadre partecipanti al torneo, quasi la metà risiedono nella capitale, generando quasi ogni turno di campionato uno o più derby di Istanbul.
Partiamo anche questa volta dalla prima della classe, il Galatasaray. La squadra di Okan Buruk sta proseguendo in solitaria a quota 31 punti staccando di cinque la seconda. La straordinaria completezza e pericolosità del reparto offensivo composto da Osimhen, Mertens, Batshuayi e Icardi hanno annichilito tutte le difese affrontate fino ad ora, aggiudicandosi momentaneamente il miglior attacco. Tuttavia, la rottura del legamento crociato dell’argentino potrebbe far rimpiangere al capocannoniere della scorsa stagione questo avvio molto prolifico (4 gol e 1 assist in 7 partite). Sicuramente però l’attacco resta in buone mani, anzi piedi. Il Galatasaray però è completo in ogni reparto, e questo lo rende un avversario ostico anche in Europa. A centrocampo Gabriel Sala è dominante (2 gol e 5 assist), ed insieme ad un tuttocampista come Torreira (anche lui a quota 4 assist) formano una coppia che controlla il gioco, dettando i ritmi durante le partite. In undici gare il Galatasaray ha già vinto sia contro il Fenerbahce, che con il Besiktas, dimostrandosi la favorita al titolo di campione.
La seconda momentanea classificata è il Fenerbahçe di Mourinho che, nonostante le numerose dichiarazioni scottanti dello Special One, insegue il Galatasaray sperando nel sorpasso. I Sarı Kanaryalar (“canarini gialli”), vantano momentaneamente la miglior difesa del campionato, e in una competizione in cui si segna molto questo dato potrebbe fare la differenza a lungo andare. Nel reparto offensivo Edin Dzeko è colui che segna maggiormente, arrivato a quota 7 gol è il secondo miglior marcatore del campionato nonostante l’alternanza con El-Nesyri. Gli intoccabili di Mourinho sono invece, Saint-Maximin e Tadic, insieme hanno portato 9 reti e 5 assist. Discorso inverso per Kostic. L’ex Juve non è riuscito ancora ad incidere nel campionato turco, la presenza del francese ex Newcastle gli ha limitato parecchio il minutaggio fin’ora, concedendogli solamente 3 presenze tra i titolari (in due occasioni è stato usato come terzino sinistro). Dopo undici giornate il Fenerbahce sembra l’unica vera avversaria che potrà reggere il duello con il Galatasaray.
Chiudiamo il viaggio della capitale turca con il Besiktas, che tra le tre è quella più indietro in classifica. Le kara kartallar (“aquile nere”) si trovano alla quinta posizione a quota 21 punti. Davanti a loro ci sono Samsunspor ed Eyupspor, squadre di livello nettamente inferiore considerando il blasone del club, e la presenza in squadra del momentaneo capocannoniere del campionato. Ciro Immobile è primo a 8 reti, ma alle spalle del bomber ex Lazio si segna poco, e questa, è la grande differenza che salta all’occhio confrontando il Besiktas con le squadre dei piani alti. Seppur la presenza di un giocatore tecnicamente eccelso come Rafa Silva, il portoghese non ha ancora riuscito a fornire un assist ai suoi compagni, nonostante abbia il minutaggio più elevato dell’intera rosa (961 minuti). La sconfitta recente in casa contro il Kasimpasa ed i numerosi punti lasciati per strada, rischiano di congedare la corsa al titolo solamente agli altri due colossi della capitale.
Termina qui l’ultimo viaggio a spasso per l’Europa. In questo giro abbiamo esplorato quei campionati che all’apparenza possono sembrare inferiori, ma che nascondono tanta cultura e passione, che rendono magico questo sport.
Calcio
A Spasso per l’Europa. Il punto sulla Bundesliga
Un percorso che si concentra su tutte le migliori città e regioni della Germania, da nord a sud. Uno sguardo attento e dettagliato sul campionato tedesco. Con la pausa delle nazionali si è consumato il primo pezzo di Bundesliga. Tante squadre in rampa di lancio, o in caduta libera dopo una stagione al di sotto -o al di sopra- delle aspettative.
Il viaggio parte dalla sorpresa, indiscussa, di questo avvio di campionato. Il tour nel campionato tedesco comincia dalle sponde del Meno, dove l’Eintracht Francoforte sta tornando a occupare stabilmente le prime posizioni della classifica. Un percorso che non rende fede alle citazioni storico-letterarie della città, definita “limitante” da un personaggio storico del calibro di Goethe. Tutto ciò che invece sta dimostrando la squadra di Toppmöller è l’opposto di un limite, come una macchina che ingrana passo dopo passo e diventa sempre più prestante. Un 4-4-2 equilibrato, fatto di corsa e sacrifico nelle retrovie, per finalizzare e produrre spettacolo in profondità, dove i due tenori Ekitiké e Marmoush stanno trascinando le Aquile a suon di gol (16 dei 26 gol realizzati dall’Eintracht portano le loro firme). Il primo volto è quello del francese, completamente rigenerato dalla cura Topmöller dopo un percorso poco felice in quel di Parigi. L’altro nome è forse il giocatore più in forma d’Europa (regge il confronto con giocatori quali Gyokeres, Raphinha ecc.). Una furia proveniente dall’Egitto che sta mietendo vittime di partita in partita. Omar Marmoush è il volto principale di questo Eintracht. 11 gol e 7 assist in dieci partite, numeri da trascinatore assoluto. In questo primo scorcio di campionato, le Aquile hanno incontrato le migliori squadre di Germania, e hanno sempre sfornato prestazioni di altissimo livello tecnico-tattico. Anche in Europa il Francoforte procede spedito, e al rientro dalla sosta tutta la Germania, e non solo, tiene d’occhio quella che può diventare la rivelazione della Bundesliga.
In leggero calo il Bayer Leverkusen di Xabi Alonso, all’inseguimento delle prime posizioni. Dopo essere entrati nella leggenda del calcio tedesco ed europeo, in seguito a una stagione pressoché perfetta (con le vittorie, da imbattuti, della Bundesliga e della DFB-Pokal), macchiata solo dalla sconfitta in finale di Europa League contro l’Atalanta, dove Gasperini -e soprattutto Lookman- avevano fatto venire il mal di testa a tutte le Aspirine. Il percorso del Leverkusen in questa Bundesliga è cominciato con alcuni colpi di scena, come il 3-2 subito in casa del Lipsia (che ha interrotto una serie di 35 partite senza sconfitte in campionato). La squadra di Xabi Alonso sta patendo il doppio impegno, e alcuni problemi fisici di troppo (Wirtz e Boniface su tutti). La difesa delle Aspirine continua a subire tanto, ma è il reparto offensivo a non dare garanzie di continuità (rispetto alla scorsa stagione, il Leverkusen ha 10 gol segnati in meno e 5 gol subiti in più). In questo avvio il problema di base del Leverkusen sembra essere l’equilibrio e i nuovi acquisti non sono riusciti a imporsi nelle gerarchie. Al rientro dalla sosta le Aspirine ospiteranno l’Heidenheim, prima di riprendere il percorso in Champions. Fari proiettati su una delle squadre più belle e divertenti d’Europa, alla ricerca della propria identità dopo una stagione da capogiro.
Dopo il clamoroso terzo posto dell’anno scorso, quest’anno in Baviera si è tornati a macinare punti. Il Bayern Monaco ha operato nuovi cambiamenti, a cominciare dalla guida tecnica. L’arrivo di Vincent Kompany ha ridato spettacolarità e cinismo a una squadra che avevano perso smalto, e soprattutto era diventata mentalmente fragile. Il mercato ha portato a Monaco giocatori giovani in rampa di lancio come Olise, subito al centro del gioco del tecnico belga. Il francese, reduce da una grandissima stagione al Crystal Palace, ha restituito quell’imprevedibilità al gioco bavarese, grazie alle sue giocate e al suo mancino vellutato. In avanti Kane continua imperterrito nella sua battaglia personale verso la vittoria di un titolo collettivo, ma intanto non smette di segnare. L’inglese è in vetta alla classifica marcatori, appaiato all’incontenibile Marmoush. Il fortino dell’Allianz Arena è tornato a essere inespugnabile, e in queste prime dieci giornate il Bayern non ha ancora perso. Un decennio marchiato dall’egemonia bavarese, interrotto dal Leverkusen, che sembra esser destinato a ripartire sotto il rosso acceso del Bayern Monaco.
Progettualità e costanza di risultati e rendimento. Il percorso del Lipsia ormai è sempre lineare e pulito. Quest’anno la squadra di Marco Rose è partita a mille e sta cercando di allungare in classifica per poter sognare in grande. Dopo la consueta campagna acquisti dal pollice verde, il Lipsia ha cominciato a consolidarsi partita dopo partita, ha interrotto la striscia positiva del Leverkusen, vincendo in trasferta 3-2, e ha perso soltanto una gara (2-1 in casa del Borussia Dortmund). Dati i continui problemi fisici di Xavi Simons, a prendersi la scena sono i due attaccanti, Sesko e Openda. La coppia designata da Marco Rose rievoca quello che era lo scacchiere tattico delle squadre degli anni 90, con un centravanti forte fisicamente e bravo nel gioco aereo, e una seconda punta rapida e brevilinea. Il tandem biancorosso però dispensa qualità in ogni azione, con Sesko che permette al Lipsia di avere più soluzioni su cui puntare e Openda che si sta confermando freddo e cinico sotto porta (8 dei 15 gol realizzati in campionato portano le loro firme). Al momento il Lipsia sembra la principale antagonista del Bayern Monaco, distante cinque punti, ma nel corso delle passate stagioni la squadra di Rose non è riuscita a mantenere quell’armonia e continuità giusta per poter impensierire ‘i piani alti’.
Cambiando rotta al nostro viaggio, giunti nel nord-ovest della Germania chi non sta riuscendo a tenere il passo con le big è il Borussia Dortmund. Dopo la finale di Champions dello scorso anno, la Ruhr quest’anno ha visto un’estate piuttosto trafficata, con l’addio di Terzic e la promozione in panchina di Nuri Sahin. Gli acquisti di Guirassy e Beier hanno portato a Dortmund due protagonisti della scorsa stagione, ma in questo primo scorcio di stagione i problemi del Dortmund provengono dalle retrovie. I gol di Guirassy non stanno mancando, così come l’exploit di Bynoe-Gittens e Adeyemi. Una costante di questo avvio di campionato del Dortmund è data dai tanti infortuni, soprattutto nel reparto difensivo. La partenza dei gialloneri era stata promettente, ma la pesante sconfitta contro lo Stoccarda (5-1) ha aperto un ciclo di partite dove è mancata una continuità di rendimento. Al momento la squadra di Sahin si trova al settimo posto, ben lontana da quelle che sono le posizioni che i gialloneri sono soliti calcare. In attesa del completo recupero degli infortunati, al Borussia Dortmund serve continuità, a cominciare dalla gara di sabato contro il Friburgo.
Due poli opposti, stessa ambizione e analogo sogno. A ridosso dell’Europa Friburgo e Union Berlino continuano a sorprendere quest’anno. La squadra della capitale aveva rischiato di retrocedere fino all’ultima giornata, concludendo un’annata decisamente catastrofica al quindicesimo posto. Quest’anno l’Union ha deciso di ripartire da quelli che sono stati i principi e le idee che hanno portato il club in Champions un paio di anni fa: compattezza difensiva ed equilibrio in mezzo al campo. In questa prima parte di Bundesliga la squadra di Svensson ha affrontato quasi tutte le big del campionato, ed eccetto il 3-0 subito in casa del Bayern, non ha sfigurato in nessuna gara. Il reparto offensivo non è particolarmente prolifico (soli 9 gol realizzati) ma nelle retrovie i capitolini sono una delle migliori difese della Bundesliga, dietro esclusivamente a Bayern e Lipsia. Discorso diverso per il Friburgo, attualmente al sesto posto ma imbrigliata in una lotta interiore che si palesa in ogni partita. In attesa dei big match che arriveranno in queste giornate, il Friburgo segna tanto ma subisce moltissimo. La discontinuità di rendimento non permette ambizioni di un certo livello, ma il sesto posto momentaneo è un’ottima base per sperare in un piazzamento in Europa.
Il viaggio si concentra sul centro della classifica, dove figura a sorpresa lo Stoccarda. Il secondo posto dell’anno scorso aveva palesato una crescita esponenziale della squadra di Hoeness, ma quest’anno il doppio impegno sta tagliando le gambe allo Stoccarda. In Champions League il percorso finora prosegue spedito, con vittorie -e prestazioni- di spessore come quella dello Stadium contro la Juventus . In campionato però l’andamento è decisamente più discontinuo: al momento la squadra di Hoeness è tredicesima, con tanti punti di distacco dalle prime posizioni. Numerosi infortuni e una poca profondità della rosa rischiano di compromettere la stagione dello Stoccarda, che però continua a proseguire secondo le proprie idee e principi di gioco.
In difficoltà Hoffenheim, Wolfsbrug e Heidenheim. Tante le avversità di queste squadre in un avvio che sta palesando un limite tecnico, ossia la gestione della rosa nel doppio impegno. L’Hoffenheim sta soffrendo le fatiche causate dalle gare di Europa League, dove ha raccolto soltanto cinque punti. L’Heidenheim aveva raggiunto la Conference League nella scorsa stagione, e il primo viaggio nelle periferie d’Europa sta procedendo a gonfie vele, con un sesto posto ma a punteggio pieno – tre vittorie su tre. Il Wolfsburg, unica squadra delle tre a non avere competizioni europee, cerca sempre di ripartire da nuovi giovani promesse, e quest’anno il reparto offensivo dei biancoverdi è molto prolifico, ma ciò che preoccupa è la fase difensiva. Partite come il 4-3 subito dal Leverkusen, o il 2-4 contro il Werder Brema, sono gare che evidenziano tutti i limiti della squadra di Hasenhüttl.
In fondo alla classifica le neopromosse Hosten Kiel e St.Pauli rimangono più distaccate dal treno salvezza. Il St.Pauli, dopo aver salutato il giovanissimo – e molto promettente- tecnico Hurzeler ha subito il passaggio di categoria, e al momento è in difficoltà. Il Kiel, alla prima esperienza in Bundesliga, non sembra pronta a rimanere in prima divisione. Nonostante l’entusiasmo e la spinta dei tifosi, in campo la differenza con molte squadre è lapalissiana, e adesso la retrocessione comincia a diventare un limbo. Il Bochum era riuscito a salvarsi nello spareggio contro il Fortuna Dusseldorf, ma quest’anno la squadra è in netta difficoltà, fanalino di coda del campionato con soli due punti raccolti.
Calcio
A Spasso per l’Europa: il punto sulla Premier League
Dalla terra della corona comincia il nostro viaggio A Spasso per L’Europa, che analizzerà nel dettaglio le situazioni di squadre e di classifiche dei maggiori campionati europei, con approfondimenti e dettagli utili e interessanti.
L’itinerario comincia dalle sponde del Mersey, dove si trova il porto più importante d’Inghilterra: Liverpool. Da sempre divisa tra Reds e Toffies, Liverpool ed Everton, la città natale dei Beatles è costantemente scissa da una linea immaginaria, che separa Anfield da Goodison Park. Partendo dalla sponda più famosa, quella del Liverpool, troviamo la squadra con più titoli nella storia del campionato d’oltremanica che si trova, oggi, al vertice della classifica, grazie ad una serie di prestazioni di altissimo livello e una forma fisica a dir poco straordinaria. L’arrivo di Arne Slot dal Feyenoord, subentrato alla quasi decennale gestione di Klopp, che ha saputo riportare il Liverpool dove meritava, ha dato nuova vita ai Reds, non facendo rimpiangere l’allenatore tedesco, ma anzi portando grandi risultati in ogni competizione, con il primo posto (momentaneo) sia in campionato che in Champions League e la qualificazione già archiviata ai quarti di finale di Carabao Cup. Attacco veloce ed efficace, difesa solida e rocciosa, questi i segreti del campionato di Slot, sorretto in avanti dai dieci gol di un eterno Salah e dai nove messi a segno da Luis Diaz, in ottima forma, controbilanciati e tenuti al sicuro dal solito Virgil Van Dijk, primo per duelli vinti con una percentuale del 70% (insieme a Konsa dell’Aston Villa) e da Ryan Gravenberch, totalmente rigenerato dalla cura Slot. Punto di forza di questa squadra è senza dubbio la forza mentale, oltre che quella fisica, dimostrata dalle grandi prestazioni nei big match, da cui sono arrivati, finora, 13 punti su 15, che risulteranno probabilmente la chiave per ottenere grandi risultati a lungo termine. Sponda Everton la situazione non è così rosea, tutt’altro. Le Toffies fanmo fatica ad ingranare, occupando la sedicesima posizione in griglia, zona a cui negli ultimi anni sembrano costantemente affiliati, che li tiene incatenati e da cui non riescono a liberarsi. Con il secondo peggior attacco del campionato e una difesa non pessima ma comunque molto traballante, la squadra di Sean Dyche è in grande difficoltà e non riesce a trovare i tre punti da ormai un mese, nonostante dal 14 settembre sia arrivata una sola sconfitta in campionato, insieme a due vittorie e quattro pareggi. Calvert-Lewin, sebbene sia ormai una bandiera di questo club, continua ad avere un rendimento abbastanza deludente, con solo due gol messi a segno, “affiancato” da Armando Broja, arrivato per riscattarsi dopo un periodo di forma pessimo, che risulta al momento non pervenuto.
Dal mare all’entroterra, da un dualismo all’altro, spostiamoci di una cinquantina di chilometri ad est e arriviamo a Manchester, dove rosso e azzurro dipingono simbolicamente le mura dei palazzi e dove la working class del Manchester United si oppone alla modernità e alla ricchezza dell’universo Manchester City. Da sempre simbolo della classe operaia, nella città industriale per eccellenza, lo United sta vivendo un momento non brillante, dovuto anche ad una gestione da parte della società tutt’altro che intelligente: tantissimi soldi investiti sul mercato per giocatori che portano risultati scarsi e basso rendimento, e l’esonero di Ten Hag arrivato con almeno una stagione di ritardo, nonostante i risultati dell’allenatore olandese fossero totalmente sotto le aspettative. Nell’ultimo mese, però, i tifosi dei Red Devils hanno iniziato a fiutare area di miglioramento, con Van Nistelrooy che, sebbene per un periodo momentaneo, ha gestito benissimo la squadra, in attesa dell’arrivo di Rubén Amorim, che porta con sé speranza e ambizioni per il futuro della “Red side” di Manchester. Un’ottima difesa bilancia un attacco dalle tante potenzialità ma poco prolifico, che ha messo a segno solamente dodici gol (di cui otto nell’ultimo mese), a cui manca un vero e proprio punto di riferimento data la continua alternanza tra Hojlund e Zirkzee. Dai Beatles agli Oasis, sulle note di Wonderwall l’altra parte di Manchester è colorata di azzurro. Dopo otto anni di dominio, il City sta passando il periodo peggiore della sua storia recente, caratterizzato da quattro sconfitte consecutive, cosa che non accadeva dal 2006 e che non era mai accaduta a Guardiola, fermatosi, ai tempi del Bayern Monaco, a tre k.o. di fila. I dodici gol di Haaland e poco più sono il risultato di un gioco comunque efficace e innovativo, difficile da contrastare e che continua a dare grandi risultati, il cui meccanismo nell’ultimo periodo si è però inceppato, lasciando la squadra ferma sul posto e abbandonando moltissimi punti per strada. Inutile girarci attorno, la mancanza di Rodri a centrocampo e i continui infortuni che stanno martoriando i Citizens costringono indubbiamente Guardiola a scelte forzate e raffazzonate: il neo pallone d’oro era la chiave del gioco, metronomo e áncora dei suoi, senza il quale si fa fatica ad avere equilibrio in campo e a trovare soluzioni concrete. Inoltre, la stanchezza dovuta alla mancanza di alternative grava enormemente sulla continuità di risultati e prestazioni. L’ultima sconfitta in casa del Brighton ha palesato un problema di natura mentale nella gestione del risultato e delle energie all’interno della gara, con i Seagulls che hanno rimontato la partita in meno di cinque minuti.
Continuiamo il nostro percorso e iniziamo a scendere verso sud, dirigendoci verso Birmingham, facendo prima una piccola ma fondamentale sosta a Nottingham. Qui, la più grande squadra della città, il Nottingham Forest, sembra stia tornando ai livelli a cui un tempo era abituato e si trova al momento alla quinta posizione in classifica. A soli quattro punti dal secondo posto dell’appena citato Manchester City, la squadra di Nuno Espirito Santo sta portando avanti una stagione di altissimo calibro e si sta mostrando una vera e propria antagonista dei “giganti” per la lotta al titolo. Nel silenzio del suo operato, il Forest “ruba ai ricchi per dare ai poveri”, proprio come Robin Hood (favola e leggenda della città) nella foresta di Sherwood: fa inciampare le grandi, guadagnando non solo posizioni, ma permettendo anche alle piccole di avvicinarsi a zone che sarebbero stati altrimenti inaccessibili. Trascinatore della squadra non può che essere Christian Wood, attaccante neozelandese classe ‘91, che ha messo a segno finora otto reti, supportato dalle giocate di Hudson-Odoi e Gibbs-White. Un bel gioco offensivo, seppur non eccessivamente prolifico, viene contornato dalla seconda miglior difesa del campionato, composta dalla coppia Murillo–Milenkovic, che riesce ad arginare e bloccare gli attacchi rapidi della massima serie inglese.
Continua la nostra discesa verso la capitale, prima della quale bisognerà però soffermarsi sulla doppia tappa Birmingham-Leicester, a pochi chilometri di distanza l’una dall’altra. Squadra più importante della zona è senza dubbio l’Aston Villa che, nonostante l’impegno Champions, sta portando avanti un’ottima campagna. Nella terra dei famosissimi Peaky Blinders, i Villans, tra scorribande casalinghe e pesanti sconfitte in trasferta, come i k.o. contro Liverpool e Tottenham, rimangono sulle tracce delle prime posizioni (-1 dalla zona Europa). La squadra di Emery, trascinata da “quei cattivi ragazzi” di Watkins e Duran, è meno equilibrata della passata stagione (17 gol fatti e 17 subiti), ma rimane comunque una spina nel fianco per qualunque squadra. Nella periferia della città, fonte di ispirazione per Tolkien nella scrittura dei suoi capolavori, Leicester e Wolverhampton occupano le posizioni più basse della classifica, trovandosi rispettivamente al quindicesimo e al diciannovesimo posto.
Ormai arrivati quasi alla costa sud della Gran Bretagna, giungiamo nella capitale, Londra, che potremmo definire come la “casa del calcio europeo”. La città, si sa, è storicamente divisa tra tantissime squadre, ma adesso ci soffermeremo maggiormente sulle tre maggiori: Arsenal, Chelsea e Tottenham. I Gunners, dopo un inizio di stagione strabiliante, nell’ultimo mese hanno avuto un drastico calo di prestazioni, che li ha portati a perdere punti importantissimi per strada, possibilmente fatali nella corsa al titolo. La squadra di Arteta, dopo un notevole aumento di livello nelle passate stagioni, quest’anno sta faticando in fase realizzativa, forse a causa della mancanza di un punto di riferimento in attacco che sappia essere incisivo e decisivo. Tanti pareggi e solo due vittorie in occasione dei big match: nel North-London Derby contro il Tottenham e nella sfida esterna con l’Aston Villa. Per rialzare il morale dell’Emirates e tornare a macinare punti nel corso della stagione, Arteta dovrà essere bravo a raccogliere quello che ha seminato, come metaforicamente racconta anche Dickens in “Hard Times”, per ottenere importanti risultati da giocatori che dovranno maturare e portare gli esiti sperati, cosicché i tifosi non perdano le speranze create all’inizio del campionato, con l’obiettivo di riportare il titolo nel nord di Londra, tinto di rosso. Rimanendo nella parte settentrionale della capitale, non si può non parlare della sponda Spurs. Sotto la guida di Postecoglou, c’è stato indubbiamente un cambio di rotta sia nella mentalità che nei risultati del Tottenham e l’allenatore australiano è riuscito a qualificarsi per l’Europa League. Lo stesso impegno europeo, probabilmente, ha portato qualche difficoltà nel gestire la squadra, il cui rendimento, fino ad adesso, è stato totalmente discontinuo, con partite vinte agilmente alternate a sconfitte inaspettate e arrivate con prestazioni prive di carattere e personalità. Non mancano i gol, che arrivano grazie al solito Son, Solanke, Maddison e la sorpresa Brennan Johnson, gioiello assoluto della rosa di Postecoglou. In opposizione ad una difesa solida, con Romero affiancato a turno da Dragusin e Van De Ven, che potremo definire la parte razionale di questi Spurs, un po’ come il Dr. Jekyll descritto da Stevenson, si oppone Mr. Hyde, la parte irrazionale e instabile, un attacco redditizio ma discontinuo, capace di alternare prestazioni da 8 a prestazioni altamente insufficienti che non riescono ad assicurare i tre punti. Sebbene l’Europa sia solo a tre lunghezze di distanza, il Tottenham dovrà impegnarsi a non perdere altri punti per strada e a rimanere attaccato al treno delle prime posizioni. Infine è necessario parlare del Chelsea, la squadra forse più importante della città. Dopo uno dei periodi più bui della loro storia, i Blues stanno iniziando a uscire dal baratro, e lo stanno facendo con una rosa giovane e di grande valore, che comincia a dare un senso alle centinaia di milioni di euro spesi sul mercato negli anni passati. Sotto la guida di Maresca (ennesimo esponente della masterclass degli allenatori italiani all’estero) la squadra di Stamford Bridge si trova attualmente al terzo posto della classifica, con 21 gol fatti e solo 13 subiti. Trascinatori assoluti sono Palmer e Nicholas Jackson, con Madueke subito alle loro spalle: un reparto offensivo giovane ed efficace, che dopo le prestazioni mediocri dell’anno scorso sta finalmente cominciando a portare i risultati sperati. Dietro ci pensano prevalentemente Colwill e Fofana, talvolta alternati con Adarabioyo, protetti dallo scudiero Caicedo, che come una guardia della corona fa da schermo e, con solide partite di sacrificio, protegge la porta di Sanchez intercettando e respingendo tutti i palloni che gli si presentino davanti (media di 3.5 contrasti vinti a partita). Le squadre di Londra chiaramente non sono finite qui, bisogna anche citare la grande stagione del Fulham, che, guidato da Marco Silva e trascinato da Gimènez, Smith Rowe e Wilson sta seriamente lottando per ottenere un posto in Europa, che segnerebbe un importante ritorno del club tra i grandi. Buona anche la stagione del Brentford, al momento undicesimo, ma non altrettanto brillanti le stagioni di West Ham e Crystal Palace, al momento in profonda crisi, situate quasi in fondo alla classifica, con l’obbligo di rialzarsi e reagire per evitare quella che sarebbe una clamorosa retrocessione.
Passando da un fiume all’altro, abbiamo parlato del Mersey e ora ci spostiamo al Nord del paese, sulle rive del Tyne, dove è situata la cittadina di Newcastle. La squadra locale, negli ultimi anni, è tornata a competere ad alti livelli, sfornando grandi prestazioni e giocatori talentuosi. Sulla panchina del club dal 2021, Eddie Howe ha dato una nuova anima alla squadra, che si trova attualmente all’ottavo posto della classifica. I cavallucci marini fanno senza dubbio una gran fatica nella fase realizzativa, con soli 13 gol realizzati, mentre eccellono nelle retrovie, dove la coppia difensiva formata dai veterani Burn e Schar ha concesso solamente 11 gol. In avanti il maggior apporto lo danno Isak e Barnes, entrambi a 4 gol, seguiti a ruota da Anthony Gordon, gioiello delle Magpies, tutti e tre decisivi nelle importantissime vittorie contro Tottenham, Arsenal e Nottingham Forest.
Concludiamo il nostro viaggio esplorando la costa sud del paese. Sulla Manica si affacciano Ipswich, Brighton, Bournemouth e Southampton. La piccola cittadina di Ipswich, nota per il suo porto commerciale e per il grande commercio che passa dalle vie cittadine, è la sede dell’Ipswich Town, una delle squadre neopromosse in Premier League. I Tractor Boys (soprannome del team), stanno finora portando avanti una campagna abbastanza mediocre, che rispecchia tuttavia le aspettative create all’inizio del campionato. Il minimo indispensabile e niente di più, diciassettesima posizione in classifica, che oggi vorrebbe dire salvezza, nonostante la seconda peggior difesa del campionato. Tra tutti spicca l’attaccante inglese Liam Delap, capocannoniere della squadra con 6 gol. Spostandoci a Ovest, ci imbattiamo in Southampton. Qui, la squadra della città occupa momentaneamente l’ultimo posto della classifica, con soli 7 gol fatti e 21 subiti, e rischia seriamente di sprofondare in Championship, facendo la stessa fine del Titanic, famosissima nave che salpò proprio da questo porto per poi inabissarsi nelle profondità dell’Atlantico. Sempre in zona Europa troviamo il Brighton, sorpresa di questi ultimi anni, che ha saputo mettersi in mostra e continua a farlo, dando continuità ad un progetto che ha basi solide, destinato a continuare nel tempo. A prendersi la squadra sulle spalle, inaspettatamente, è un rinato Danny Welbeck, che grazie ai suoi 6 gol e al fondamentale contributo dei compagni è riuscito a trascinare la squadra al sesto posto in classifica, che fa sognare l’Europa e magari qualcosa in più. Concludiamo il nostro itinerario inglese con la piccola città di Bournemouth, sede dell’omonima squadra. 15 gol fatti e 15 subiti, per occupare la dodicesima posizione in classifica: le Cherries stanno facendo un buon campionato, per loro sopra la media, grazie ai gol di Evanilson e Semenyo, la coppia d’attacco che sta portando non poche soddisfazioni ai propri tifosi.
Giunge così al termine la prima tappa del nostro viaggio A Spasso per l’Europa. Partendo dal Pier di Bournemouth, il famoso molo della cittadina, prendiamo la nave e giungiamo nelll’Europa Continentale, per analizzare gli altri, meravigliosi campionati del nostro continente.
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