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Calcio

Il Supercommento della 10ª giornata di Serie A

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Grafica: Julya Marsala

Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della decima giornata di Serie A.

Cagliari-Bologna (A cura di Simone Scafidi) 

All’Unipol Domus un Bologna riposato a causa del rinvio del match contro il Milan, batte un Cagliari stanco e privo di idee, che non riesce a reagire ai colpi degli emiliani. Squadra di casa che si mostra subito propositiva con Zortea che tenta la conclusione al volo, chiusa in calcio d’angolo. Per i primi quindici minuti le squadre si studiano, con nessuna delle due che sembra voler affondare il colpo, se non con qualche blando tentativo di Marin per il Cagliari e di Miranda per il Bologna. Al 16’ arriva la prima vera occasione per gli ospiti con Orsolini, che si ritrova a tu per tu con Scuffet e non riesce ad insaccare il gol del vantaggio, grazie alla risposta del portiere rossoblù. Dopo trentacinque minuti di monotonia assoluta, il Bologna passa in vantaggio proprio con Orsolini, che sull’assist di Ndoye scarica sul destro e calcia in porta battendo Scuffet. Non tarda ad arrivare la risposta del Cagliari, con Piccoli che protegge il pallone spalle alla porta e riesce a girarsi calciando, obbligando Skorupski a impegnarsi per respingere il tiro. Ad inizio secondo tempo un brillante Ndoye prova a raddoppiare, con una discesa al centro del campo che termina con un tiro salvato da Scuffet. Al 51’ arriva il raddoppio degli emiliani con un prodigioso gol di Odgaard, che arriva dalle retrovie sul passaggio di Lucumí e calcia da fuori area, sorprendendo l’estremo difensore rossoblu. Al centro del gioco di Italiano c’è Ndoye, fondamentale per il doppio vantaggio dei suoi. Tutti i palloni passano sotto il controllo dello svizzero, metronomo della costruzione del Bologna, che detta i ritmi alla perfezione rendendosi talvolta anche pericoloso. Il secondo tempo scorre senza altre particolari occasioni e va a porre il sigillo ad una partita non spettacolare, che la squadra di Italiano è riuscita a vincere sfruttando al meglio le poche occasioni avute. Seconda vittoria stagionale per gli emiliani, che provano a rilanciarsi in classifica. La squadra di Nicola invece incassa la seconda sconfitta consecutiva, confermando una situazione di forma tutt’altro che eccellente.

Lecce-Hellas Verona

Il lungo digiuno del Lecce finisce qui. La squadra di Luca Gotti batte il Verona e ritrova la vittoria che mancava addirittura dal 31 agosto. Dopo una fase di studio le squadre cominciano a spingere sull’acceleratore. In particolare, è il Lecce a sfiorare due volte la rete del vantaggio. Al 15’ la squadra di Gotti è molto sfortunata: punizione di Rafia per Gaspar che di testa manda la palla sul palo. Cinque minuti dopo gol annullato ai salentini a Dorgu per una spinta su Tchatchoua. Il Lecce spinge, soprattutto sulla destra, a Dorgu viene annullata un’altra rete per fuorigioco, mentre il Verona invece punta di più sul possesso palla e di pungere in contropiede: l’Hellas produce qualche calcio d’angolo, ma Falcone non viene mai impegnato. Al 40’ i gialloblù restano in dieci per l’espulsione di Tchatchoua che stende Dorgu lanciato a rete. Il secondo tempo condanna il Verona a una continua barricata, causata dall’inferiorità numerica, e il Lecce approfitta del buco lasciato libero da Tchatchoua per piazzare il guizzo vincente: cross dalla destra di Banda verso il secondo palo, dove arriva l’inserimento di Dorgu che in tuffo piazza il pallone verso il palo opposto, dove Perilli (preferito a Montipò) non può arrivare. Il Verona prova a reagire affidandosi alle conclusioni da fuori area di Suslov. Zanetti prova a restituire velocità e fisicità all’attacco, con la staffetta Tengstedt-Mosquera, ma il blocco basso dei salentini non corre alcun rischio. Gaspar nel gioco aereo è dominante, mentre Gallo e Baschirotto riescono anche a spingersi in avanti per eludere la pressione del Verona. A dieci dal termine gli scaligeri rimangono in nove uomini, a causa dell’espulsione di Belayahne per doppia ammonizione. Il Lecce non soffre gli attacchi e sfiora il raddoppio in contropiede, con Perilli che salva in uscita su Rebic. Torna a sorridere, e a segnare, la squadra di Gotti. Il pesante k.o con la Fiorentina sembra ormai alle spalle, e le due gare contro Napoli e Verona dimostrano la compattezza del gruppo squadra. Continua a essere un rebus il poco apporto offensivo degli attaccanti, con i salentini che in dieci giornate hanno realizzato appena quattro gol, tra cui due di Dorgu. Il talento danese continua a brillare in fase offensiva e adesso comincia ad attirare gli occhi delle big. Prosegue il momento nero del Verona, troppo fragile e disunito in difesa. Zanetti è chiamato a ricompattare la difesa per riaccendere una squadra che sembra aver perso l’equilibrio e la brillantezza vista nelle prime giornate.

Milan-Napoli (A cura di Simone Scafidi)

Non si ferma più il Napoli, che espugna San Siro e vola in vetta alla classifica. I partenopei piazzano un gol per tempo e stendono il Milan. Terzo successo consecutivo per la squadra di Antonio Conte, sempre più in solitaria al comando della classifica.

Empoli-Inter (A cura di Marco Rizzuto)

Con tre reti nella ripresa, l’Inter s’impone al Castellani grazie alla doppietta di Frattesi e il sigillo del capitano Martinez. L’avvio frizzante regala occasioni da entrambi i fronti. Al 6’ Bastoni perde un pallone sanguinoso nella propria metà campo, Anjorin in verticale serve Solbakken che si fa ipnotizzare da Sommer. Poco dopo replica l’Inter su calcio di punizione, Vasquez copie un miracolo per sventare sopra la traversa il cross di Dimarco diventato un tiro dalla deviazione di Ismajli. L’Inter prosegue l’avanzata offensiva e per un momento passa in vantaggio grazie alla progressione di Darmian, annullata poi per il controllo irregolare avvenuto con la mano. Alla mezz’ora, il direttore di gara, dopo una review al VAR, espelle Goglichizde per un intervento scomposto e imprudente su Thuram. L’episodio indirizza il match a favore dell’Inter che trasforma il secondo tempo in un monologo. Nella ripresa i nerazzurri chiudono la pratica con la prima doppietta in Serie A di Frattesi: al 49’ con la sponda di Darmian e la conclusione con il mancino che, complice una deviazione, trova l’incrocio dei pali; al 67’ col piazzato sul secondo palo dopo la sponda intelligente di Lautaro Martinez. A dieci dalla fine l’errore in impostazione di Vasquez costa la terza rete del match. Barella ruba palla e serve Lautaro che in diagonale mette in ghiaccio la partita. Vittoria importante dell’Inter che risponde al Napoli mantenendo le distanze. I toscani si arrendono non riuscendo a tenere il passo dei ragazzi di Inzaghi, scendendo al dodicesimo posto. In vista del big match della prossima settimana contro il Napoli, l’Inter prova a tenere stabilmente il passo.

Venezia-Udinese (A cura di Marco Rizzuto) 

Al termine di una partita spettacolare, il Venezia si impone per 3-2 tornando alla vittoria e negando ai bianconeri la gioia del podio. Al Penzo l’Udinese vola subito in vantaggio con il contropiede guidato da Iker Bravo e finalizzato dal piattone di Lovric che buca Stankovic e apre le danze. Poco dopo il gioiellino ex Leverkusen trova la rete dello 0-2 calciando forte dal limite dell’area. La gara appare in netto controllo degli ospiti che controllano il gioco dominando il Venezia. La prima e unica sbavatura del primo tempo permette ai padroni di casa di accorciare le distanze. Pohjanpalo, lanciato a rete, viene steso da Giannetti che costa il giallo e il penalty, trasformato dal finlandese al 40’. La ripresa mostra un piglio decisamente diverso dei lagunari, l’ingresso in campo di Oristanio ha portato più qualità ed imprevedibilità negli ultimi metri. L’ex Cagliari, infatti, viene steso al limite dell’area da Toure, intervento che costa il rosso diretto, svoltando inevitabilmente in negativo la gara per i friulani. Dal limite dell’area Nicolussi Caviglia disegna una traiettoria imparabile per Okoye. Il match cambia vertiginosamente, il Venezia tiene in assedio l’area di rigore bianconera e a cinque minuti dalla fine, il muro di mano fatto da Kabasele sulla conclusione di Duncan costa il secondo rigore a favore dei lagunari. Anche questa volta Pohjanpalo non sbaglia e porta in vantaggio il Venezia. Una rimonta pazza che permette ai padroni di casa di trovare la vittoria che mancava da più di un mese, allontanandosi dall’ultimo posto della classifica. Sconfitta amara per l’Udinese che fino ad ora aveva perso solamente con Roma, Milan e Inter.

Juventus-Parma 

L’avvio allo Stadium è sorprendentemente dominato dal Parma, subito nel vivo del gioco e con un baricentro molto alto. L’intraprendenza e la forza delle idee dei ducali presentano il conto al quarto minuto, quando la punizione di Bernabé trova la sponda di Balogh e il colpo di testa, in anticipo su Gatti, di Delprato. Il Parma non smette di attaccare e inizialmente sembra mettere alle corde la squadra di Thiago Motta, che soffre terribilmente le combinazioni tra Bonny e Man, con Hainaut che segue sempre l’azione e spesso arriva dentro l’area a spaventare lo Stadium. I bianconeri hanno l’occasione per pareggiare, con un pallone lasciato nei pressi dell’area piccola da Suzuki, dopo il colpo di testa di Thuram, ma Vlahovic da ottima posizione calcia clamorosamente alto. La pulizia e la brillantezza del Parma mettono in mostra tutte le difficoltà della Juve nel riuscire ad avere equilibrio della fase di pressing e nella conseguente fase di attacco. A rimettere in equilibrio la gara i bianconeri si affidano alla connection americana, con il cross di Weah per lo stacco perentorio a centro area di McKennie. L’entusiasmo bianconero viene smorzato subito dalla qualità della trequarti ducale, perché al 40′ Mihaila e Man mandano in tilt Danilo e McKennie, con Man che anticipa anche l’uscita di Di Gregorio e ha la lucidità e l’intelligenza di servire il rimorchio di Sohm, abile nel calciare forte sul primo palo e riportare avanti il Parma. Nella ripresa Pecchia inserisce Hernani al posto di Keita, arretrando Sohm, e su quello spazio agisce Thuram. Al 50 il francese si libera in mezzo ai due centrocampisti, serve Conceicao che replica l’assist visto nel derby d’Italia, con lo stesso movimento di Weah bravissimo nell’anticipare Delprato e pareggiare la gara. La qualità della Juventus comincia a venire fuori grazie alla posizione di Locatelli, più mobile in mezzo al campo e libero di impostare l’azione, e Conceicao, una continua spina nel fianco della difesa ducale. All’ora di gioco Thiago Motta decide di inserire Yildiz, MVP del derby con l’Inter, e Savona, con l’intento di mantenere stabile l’offensiva bianconera. Dopo la risposta di Pecchia, con Charpentier e Almqvist che rialzano il baricentro ducale, ritorna in campo Koopmeiners con il compito di aumentare la qualità e l’incisività tra le linee. Nel finale le due squadre sono completamente spezzate in due, con ribaltamenti di fronte continui. L’occasionissima in questo frangente è del Parma, con Charpentier che sbatte su Di Gregorio, provvidenziale in uscita. L’ultimo squillo è un salvataggio di Delprato su Yildiz, con il turco che approfitta di un errore in uscita di Suzuki e calcia a botta sicura, trovando l’opposizione miracolosa del capitano ducale. Un pareggio spettacolare, un match ricco di colpi di scena e capovolgimenti. I bianconeri frenano ancora e adesso si allontanano dalla vetta, al termine di una settimana che ha ridimensionato la corsa inarrestabile della squadra di Thiago Motta. Altra grande prestazione della squadra di Pecchia, che però continua a palesare cali di tensione durante la partita. L’eccelsa qualità della trequarti ducale ha messo in seria difficoltà la difesa bianconera, che adesso comincia a sentire l’assenza pesante di Bremer -decimo gol subito da quando il brasiliano si è infortunato.

Atalanta-Monza (A cura di Simone Scafidi) 

A Bergamo un Atalanta brutta da vedere e praticamente inesistente nel primo tempo batte il Monza per 2-0. La prima metà di gara risulta priva di qualsiasi tipo di emozione, illuminata solamente da una conclusione di Bianco al 42′ respinta da Carnesecchi e dal gol annullato a Vignato per un fallo in attacco di D’Ambrosio. Nel secondo tempo la squadra di Gasperini si sveglia, e con una grande velocità sugli esterni e l’efficace gioco su Samardzic (entrato al 45′) in mezzo al campo, riesce a ipotecare il risultato. Al 70′ é proprio il centrocampista serbo a sbloccare la partita, con un’ottima gestione palla all’interno dell’area che si conclude con il sinistro a giro a battere Turati. Due minuti più tardi Cuadrado prova a chiudere il discorso, ma il suo tiro viene chiuso in calcio d’angolo dal grande recupero di Kyriakopoulos. All’88‘ l’Atalanta mette in ghiaccio la partita grazie ad un eurogol di Zappacosta, che calcia a giro da fuori area sul secondo palo battendo Turati e mettendo definitivamente k.o. il Monza. La squadra di Gasperini dà continuità al suo straordinario periodo di forma, grazie ad una prestazione leggermente sottotono dovuta probabilmente alla stanchezza delle tante partite. La profondità della rosa bergamasca ha permesso a Gasperini di cambiare il piano gara e con questo Samardzic in continua crescita, l’Atalanta è chiamata ad alzare ulteriormente il livello, a cominciare dal big match di domenica contro il Napoli capolista. I brianzoli invece continuano ad occupare le zone basse della classifica, rimanendo a pari punti con il Venezia terzultimo.

Genoa-Fiorentina 

La Fiorentina adesso non si vuole fermare più. I Viola espugnano Marassi e calano la quarta vittoria consecutiva. Un Genoa martoriato dagli infortuni, in attesa dell’esordio di Mario Balotelli, prova a sfruttare l’orgoglio e la spinta incessante del Ferraris. La Fiorentina prova ad aggrapparsi alle incursioni laterali di Sottil da una parte, e Dodò dall’altra, ma la mancanza di Kean (non convocato per un problema fisico) non permette alla squadra di Palladino di avere un riferimento in avanti capace di tenere il pallone con qualità. Il Genoa gioca prevalentemente sulla fascia sinistra, dove Martin è particolarmente ispirato e galoppa lungo tutta la fascia, ma al momento della rifinitura si evincono i limiti che stanno sopraggiungendo all’interno della squadra di Gila. L’idea del Grifone è sviluppare a sinistra per concludere a destra, ma Sabelli è spesso impegnato in un duello rusticano con Sottil, e non riesce a creare la superiorità numerica in area, dove la Fiorentina gioca uomo su uomo. Le uniche occasioni, da una parte e dall’altra, arrivano con conclusioni da fuori area, ma entrambi i portieri rispondono presente. Nella fase centrale del secondo tempo il Genoa è più pericoloso, con Ekhator e Pinamonti che svariano sul fronte offensivo e mandando in tilt la difesa viola. Nel miglior momento dei rossoblù, Palladino decide di inserire Adli per aggiungere qualità in mezzo al campo. La scelta paga subito perché la Fiorentina trova verticalità e attacca meglio l’area. Al 72′ un fraseggio rapido sulla destra porta al cross Beltran, l’inserimento di Gosens crea scompiglio tra i difensori genoani e sul pallone vagante è proprio il tedesco a trovare il guizzo vincente, con un tiro di collo esterno che non lascia scampo a Leali. Gilardino si sbilancia completamente, cercando di risollevare l’animo della squadra, e nel finale la Fiorentina si barrica nella propria metà campo. Marassi è gelato dal gol del tedesco, ma si riaccende subito con l’occasione di Pinamonti, che impegna De Gea al super intervento in tuffo. Nel finale il Genoa si riversa tutto in avanti e sfiora il pareggio con il colpo di testa in avvitamento di Vasquez, parata incredibile di De Gea, che riesce a deviare in angolo con un balzo felino. Quarta vittoria consecutiva in campionato, la sesta considerando la Conference, quarto posto con sorpasso alla Juventus. La Fiorentina adesso ha trovato definitivamente la quadra. Palladino è riuscito a ricompattare il gruppo dopo un avvio complicato e adesso i Viola hanno tutte le carte per disputare un campionato da assoluti protagonisti. Prosegue la crisi del Genoa, inguaiato dalle vittorie di Venezia e Lecce. I tanti infortuni stanno martoriando la rosa di Gilardino, che adesso deve cominciare a conquistare punti per uscire dalla zona calda della classifica. E intanto Super Mario comincia a scaldare i motori..

Roma-Torino 

Prova a uscire dalla crisi la Roma. All’Olimpico basta il golazo di Dybala per risollevare la testa. L’atmosfera tra squadra e tifosi rimane molto tesa e nervosa, dopo una settimana molto complicata caratterizzata dal pesante 5-1 di Firenze. L’assenza dell’ultimo minuto di Dovbyk (assente per febbre) costringe Juric a ricorrere ai ripari con l’avanzamento di Dybala centravanti, e Pisilli e Baldanzi alle sue spalle. Vanoli risponde con il tandem Sanabria-Adams e rinuncia a Vlasic e schiera Gineitis in mezzo al campo. Il ritmo è molto basso, le due squadre palesano i limiti emotivi, più che tecnici, del momento e in avvio non arrivano occasioni. A rompere la monotonia ci pensa la Joya, leader tecnico dell’attacco giallorosso. Al 19′ Linetty sbaglia il retropassaggio, Dybala ne approfitta e dopo aver saltato Milinkovic calcia subito verso la porta, dove Masina in scivolata non riesce a evitare il vantaggio giallorosso. La goffa deviazione del centrale marocchino condiziona la sua partita, che da quel momento inizia a essere piena di errori e sbavature. I giallorossi provano ad approfittare del momento favorevole e prendono d’assalto la fascia destra, con l’inserimento dalle retrovie di Mancini che porta la difesa del Toro a perdere dei riferimenti per chiudere l’avanzata del capitano giallorosso (Pellegrini parte dalla panchina per una botta al piede subita in allenamento), e lasciare spazio a Dybala, libero di impostare l’azione offensiva. Il Torino cresce nella fase finale del primo tempo, con Maripan che in mischia impegna Svilar di testa, e con Vojvoda che spaventa la difesa giallorossa con un tiro cross che sibila con il palo. Nel secondo tempo Vanoli prova a riaccendere la miccia con l’ingresso di Njie, match winner contro il Como, e l’attaccante classe 2005 si costruisce da solo l’occasione per il pareggio, con un tiro a giro potente e preciso dove Svilar deve respingere in tuffo. Pisilli sfiora il 2-0 con un destro a giro, ma colpisce il palo, azione vanificata dal fuorigioco iniziale di Angelino. Nel finale il Toro prova a sorprendere la difesa giallorossa con il fraseggio nello stretto, ma il muro eretto da Mancini e compagni non concede spazi. Una risposta non del tutto convincente, ma necessaria, per la Roma. La squadra di Juric accorcia in classifica e arriva a un punto dai granata. Quarta sconfitta nelle ultime cinque per la squadra di Vanoli, che adesso comincia a sentire l’assenza di Duvan Zapata. L’infortunio del colombiano ha tolto al Toro quei gol e quelle giocate codificate che avevano permesso a Vanoli di mettere in difficoltà squadre come Milan e Atalanta, ma adesso l’attacco comincia ad avere le polveri bagnate. Anche la difesa continua a scricchiolare e il centrocampo pecca di qualità e dinamismo.

Como-Lazio 

La Lazio non si ferma più. Vittoria larghissima e convincente anche a Como. Moduli speculari (4–2-3-1) per entrambe le squadre, ma atteggiamento in campo molto diverso. Quello della Lazio è più aggressivo, i padroni di casa sono guardinghi. Pesa, ovviamente, anche la differente caratura tecnica, ma l’impressione è che la Lazio voglia fare la partita, mentre il Como preferisca attendere per sfruttare gli spazi che la formazione ospite potrebbe lasciare. Dopo una fase di studio che dura una ventina di minuti la Lazio accelera e nel giro di tre minuti piazza un uno-due micidiale. Apre le marcature al 28’ Castellanos (che aveva già impegnato Audero in precedenza) su calcio di rigore concesso per fallo di mano di Dossena su colpo di testa dello stesso Castellanos (Pairetto non lo vede, ma interviene il Var). Tre minuti più tardi raddoppia Pedro che capitalizza al meglio l’assist del solito Tavares, all’ottava assistenza in otto gare. Il Como prova a reagire ma la difesa biancoceleste non soffre. Nella ripresa ci pensa Mazzitelli a riaccendere la speranza in casa Como, con in rovesciata che beffa Provedel sul secondo palo. Pochi minuti dopo i lariani rimangono in dieci uomini, a causa della doppia ammonizione di Braunoder (colpevole dell’errore fatale nella sconfitta di Torino) che conclude la sua settimana da incubo. Pochi minuti dopo però la gara di riequilibra, perché Tavares commette fallo su Strefezza e viene espulso, anche lui per doppia ammonizione. Le squadre si allungano e la partita entra in una fase in cui può succedere di tutto. Ad approfittare della situazione è la Lazio, che torna al gol sugli sviluppi di un angolo (che nasce dopo un grande intervento di Audero su una punizione di Castellanos). Dalla bandierina calcia Pedro, Dia allunga la traiettoria e sul secondo palo Patric la mette dentro di testa. Il Como prova a riorganizzarsi mentre la Lazio sembra avere le idee ben chiare, nonostante l’espulsione di Tavares. Il Como sfiora il gol del 2-3 con Cerri, errore da matita rossa per l’attaccante lariano, servito da un gladiatorio Cutrone. I biancocelesti nel finale diventano padroni del campo, grazie alle correzioni di Baroni, e arrotondano ulteriormente il punteggio: Castellanos segna ancora, su assist di petto di Dia, e a rendere il punteggio pesantissimo per il Como provvedono due nuovi entrati, con Tchaouna che piazza il colpo del 5-1 con assist di Lazzari. Prosegue spedita la corsa della squadra di Baroni. Per i biancocelesti è la settima vittoria nelle ultime otto partite giocate tra coppa e campionato. Tre punti che valgono il terzo posto in classifica in coabitazione con Atalanta e Fiorentina. Brutta battuta d’arresto invece per il Como. Dopo tante belle prestazioni (con risultati alterni) stavolta i lariani giocano e perdono male. Il compito di Fabregas e dei suoi uomini è quello di fare in modo che si tratti solo di un episodio.

 LA TOP11 DELLA 10ª GIORNATA:

Grafica: Julya Marsala

 

Classe 2005. Studente in Scienze della Comunicazione all’Università degli Studi di Palermo. Amante del calcio fin da bambino, vivo ogni partita con la stessa passione del primo giorno. Aspirante giornalista con una passione per lo storytelling e gli editoriali.

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Calcio

Europa e Conference, quarti di andata: Lazio freddata, cuore Viola in Slovenia

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Europa e Conference League sono ormai arrivate ai quarti di finale, con le gare di andata che hanno già fornito i loro verdetti. Serata dolceamara per le italiane, mentre negli altri match in giro per l’Europa gol e spettacolo non sono affatto mancati.

EUROPA LEAGUE

L’Italiana

La terra novergese, si sa, e soprattutto per le italiane, è un campo che ormai diventa un fortino molto complicato da sormontare. Ce lo dimostrano, su tutto, i numeri in casa del Bodo, che in Europa, in casa, nelle ultime dieci partite ha collezionato ben nove vittorie. La squadra di Baroni arriva in terra scandinava consapevole di ciò che l’avrebbe aspettata: zero gradi ad aprile, freddo e una squadra che sa mettere in difficoltà anche le compagini più quotate, e il campo lo dimostra sin da subito. La prima metà di gara non tarda a dimostrare quanto detto, il Bodo tiene sempre e costantemente il pallino del gioco in mano, possesso palla, palleggio, dominio assoluto del centrocampo, portano in scena un primo tempo senza interpretazioni che vede la squadra di Baroni totalmente assente sul piano del gioco, per quanto un pò più solida nelle retrovie. Nel secondo tempo, inevitabilmente, la storia cambia, con i biancocelesti che dopo appena un minuto vengono gelati dal gol di Saltnes arrivato a seguito di un’azione costruita magistralmente dai norvegesi, che riescono ad arrivare serenamente a tu per tu con Mandas, insaccando la sfera. La Lazio, dopo il gol, non prova nemmeno a reagire, e paradossalmente si sottomette ancora di più all’assalto giallonero, tentando di difendere il difendibile per provare una possibile rimonta all’Olimpico, ma il Bodo non è della stessa idea e a venti minuti dalla fine, ancora con Saltnes, che con un tocco sotto supera Mandas e trova il raddoppio che annichilisce definitivamente gli uomini di Baroni, autori di un disperato (e vano) tentativo di salvataggio sulla linea. Da qui in poi, il dominio dei padroni di casa è totale, a centrocampo si vedono solo frecce giallonere che trafiggono lo scudo celeste, arrivando, ancora una volta troppo facilmente, a tu per tu con Mandas, autore di una parata fondamentale sul tentativo di Saltnes che avrebbe siglato la tripletta personale. A un minuto dallo scadere la Lazio rischia ancora di subire la terza rete, negata, ancora una volta, e stavolta clamorosamente sulla linea, dal portiere greco. Giovedì prossimo, all’Olimpico, la Lazio sarà chiamata ad attuare una clamorosa e (per quanto visto ieri) insperata rimonta, cercando di approdare alle semifinali, dopo aver chiuso il girone iniziale al primo posto.

Foto: X BeFootball

Le altre sfide

Oltre alla debacle biancoceleste, il giovedì sera ci regala altri tre risultati, tre pareggi che renderanno i quarti di ritorno della prossima settimana ancora più entusiasmanti. Nel nord di Londra, due giorni dopo la maestosa impresa dell’Arsenal contro il Real, il Tottenham non va oltre il pareggio con un ottimo Eintracht Francoforte, che apre le marcature con il gol fulmineo di Ekitike per poi farsi pareggiare da Pedro Porro. Sempre nella terra del re, stavolta il Scozia, i Glasgow Rangers, in dieci per quasi ottanta minuti, riescono ad inchiodare sullo 0-0 l’Athletic Bilbao, “killer” della Roma agli ottavi. Ultimo, ma non per importanza, il match tra Lione e Manchester United, preceduto da diversi battibecchi, in particolare tra Matic e Onana, con il primo che accusa quest’ultimo di essere il portiere più scarso della storia dei Red Devils, probabilmente non sbagliando, dal momento che due gravi errori dell’ex Inter permettono ai francesi prima di andare in vantaggio e poi di pareggiare all’ultimo secondo con i gol di Thiago Almada e di Cherki, compensati, nella compagine inglese, dalle marcature di Yoro e Zirkzee.

Il protagonista

Quattordici anni al Bodo, una doppietta nel gelo della Norvegia che condanna gli avversari, dominio assoluto, leadership nel reparto avanzato della sua squadra e vantaggio di due gol nella gara di ritorno: Saltnes non può che essere il protagonista di questa settimana, con i due gol probabilmente più importanti della sua carriera che potrebbero far sognare in grande il Bodo/Glimt, unica squadra dei quarti di andata ad uscire vincitrice dalla propria gara. Aspettando di vederlo sul campo dell’Olimpico, Saltnes ha mandato un messaggio chiaro a tutta l’Europa, dimostrando che, in corsa per questa competizione, non bisogna dare per spacciato mai nessuno.

Foto: X Play Spor

La conferma

Nessuna conferma, se non l’equilibrio e lo spettacolo che questa competizione riesce a mettere in scena ad ogni giornata. Tre pareggi e un risultato a sorpresa confermano quanto l’Europa League risulti, ogni anno, sempre più equilibrata e a tratti anche meglio della Champions, dove non mancano, ancora ai quarti di finale, risultati altisonanti come il 4-0 del Barcellona e dove sembrano esserci squadre con la strada spianata.

Foto: DAZN

La delusione

Parlare della Lazio sarebbe scontato e anche ripetitivo, per questo non si può non parlare dell’Athletic Bilbao. Dopo aver eliminato la Roma con una prestazione pressoché magistrale, nonostante il vantaggio numerico, i Baschi si trovano nuovamente sopra di un uomo contro i Rangers per quasi tutta la partita, non riuscendo però ad incidere e ad insaccare nemmeno un gol. Le statistiche parlano chiaro: 71% di possesso palla ma solo tre tiri in porta, decisamente troppo poco per una squadra che, sul piano offensivo, ha uno dei migliori reparti della competizione. Al ritorno, seppur in casa, la squadra di Valverde dovrà fare in modo che questa mancata e necessaria vittoria non gli costi caro.

Foto: X Athletic Bilbao

CONFERENCE LEAGUE

L’Italiana

Una partita semplice, quantomeno sulla carta, nel secondo tempo mette alle strette la Fiorentina, che con cuore, grinta, e un super De Gea, si porta a casa il quarto di finale di andata contro un Celje ostico spinto da un pubblico di casa tutt’altro che sereno. Il primo tempo arride alla viola, che sembra tenere in mano il pallino del gioco, eccezion fatta per i primi minuti di partita in cui i padroni di casa, spinti dall’entusiasmo del pubblico casalingo, riecsono a rendersi pericolosi in un paio di occasioni che culminano sull’esterno della rete. La costruzione della squadra di Palladino, favorita a centrocampo dall’immensa qualità di Adli, Cataldi e Mandragora, riesce a dare il via a moltissime occasioni pericolose che impensieriscono la difesa slovena. Nelle retrovie, Ranieri e Matìas Moreno riescono a dare una sicurezza, sia difensiva che nel palleggio, fuori dal comune, compensando le prestazioni tutt’altro che perfette di Comuzzo e Pongracic. Sulle fasce la spinta è poderosa, e poco dopo la metà del primo tempo, Ranieri sigla il gol dell’1-0, saltando due avversari e, con un pò di fortuna e complicità da parte di Ricardo Silva, insaccando il gol dell’1-0, che permette alla viola di portare avanti un primo tempo in gestione totale del gioco, tenendo a bada il potenziale offensivo del Celje. Nel secondo tempo, quantomeno durante le prime battute, la storia non cambia, e il gioco viola la fa da padrone per buona parte della frazione. Verso il sessantesimo, un rilancio di De Gea, prolungato dal tocco di Folorunsho, arriva nei piedi di Mandragora che in mezzo a tre avversari viene steso con un pestone da Karnicnik, capitano avversario, il cui gesto viene sanzionato con un calcio di rigore in seguito alla consueta on-field review. Sul dischetto si presenta proprio Mandragora, che corona una prestazione pressoché impeccabile con il gol del 2-0. In questa stagione, come ormai noto, la Fiorentina mostra però un rendimento altalenante, che si rende manifesto proprio nei risultati in trasferta in Conference, in cui è arrivata una sola vittoria, contro il San Gallo. Appreso ciò, non stupisce che il Celje, per la mezz’ora finale, si svegli e domini il piano del gioco, trovando anche il gol del 2-1 su situazione di penalty, causato da Pongracic che entra in maniera abbastanza dura su Matko, venendo sanzionato con il fallo e venendo graziato con l’estrazione solo del cartellino giallo, nonostante il giocatore avversario stesse colpendo a botta sicura da solo davanti alla porta spalancata di De Gea. Dal dischetto Delaurier Chaubet non sbaglia e negli ultimi venti minuti il Celje le tenta tutte per pareggiare, sbattendo sempre sul muro alzato da un maestoso De Gea, che mette il sigillo al match con una parata formidabile all’ultimo secondo.

Foto: X ACF Fiorentina

Le altre sfide

Il giovedì di Conference non delude le aspettative, portando in campo risultati che ci si poteva aspettare e che vanno a favore delle quattro “big” rimaste in gara. Nell’anticipo del pomeriggio, il Chelsea schianta, fuori casa, il Legia Varsavia grazie alla doppietta di Madueke e al gol del diciannovenne George, assicurandosi la qualificazione già ai quarti di andata con il compito di andare a Stamford Bridge per chiudere definitivamente la pratica. Vince abbastanza agilmente anche il Betis contro la sorpresa Jagiellonia, che si deve arrendere ai colpi di Bakambu e di Jesus Rodriguez e che, in Polonia, combatterà fino alla fine per ribaltare il proprio destino. Infine, vince in esterna anche il Rapid Vienna che batte il Djurgarden di misura grazie all’autogol di Finndeli.

Il protagonista

Quindici minuti per archiviare, probabilmente, la qualificazione in semifinale. Noni Madueke si prende sempre di più il Chelsea, con l’ultimo anno, e in particolare questa stagione, che ha visto alzarsi vertiginosamente il livello delle sue prestazioni, sempre più fondamentali per la squadra di Maresca, anche e soprattutto in Europa. Sulle ali dell’entusiasmo e dei suoi giovani, il Chelsea si sta facendo strada, trovando nell’esterno inglese uno dei suoi maggiori interpreti, con le conferme che arrivano partita dopo partita.

Foto: X Chelsea Photos

La conferma

Il 2025 è a tinte biancoverdi: il Betis, con l’arrivo dell’anno nuovo, sembra aver cambiato mentalità. In campionato è probabilmente la squadra più in forma del momento, e le grandi prestazioni arrivano anche in Conference. Due gol, una vittoria pulita e nessuna rete subita, i numeri della serata di ieri degli spagnoli sono l’emblema del meraviglioso periodo della squadra. C’è chi ironizza (oppure chi è serio) e dice che l’arrivo di Antony abbia svoltato la squadra, ma in realtà, oltre ciò, dietro i risultati della compagine biancoverde c’è il meraviglioso lavoro di Manuel Pellegrini, che sta mettendo sù un Betis formato europeo, che mai si era visto prima e che si candida seriamente alla vittoria finale dopo la vittoria sullo Jagiellonia, sorpresa di quest’anno.

Foto: X Real Betis

La delusione

Poco minutaggio in campionato, gioca in Europa e combina disastri, così come in quei pochi minuti che gli vengono concessi in Serie A. Marin Pongracic è arrivato a Firenze con il compito di diventare il leader della difesa viola, ma quando c’è lui in campo la squadra di Palladino sembra non avere punti di riferimento lì dietro. Nonostante la vittoria dei suoi, la prestazione del centrale croato è tutt’altro che da incorniciare. Il Celjie torna in partita grazie ad un rigore causato da lui, che viene graziato dall’arbitro non venendo espulso. Dopo la prestazione di ieri, c’è da capire se Palladino intende dargli ancora fiducia o preferirà correre ai ripari puntando ad una soluzione più solida.

Foto: X ACF Fiorentina

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Calcio

Champions League, quarti di andata: Barcellona a valanga, spettacolo all’Emirates

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I primi atti dei quarti di finale sono tutti in archivio. Tra calcoli cervellotici per il ranking e un mix di sorprese, abbinata alla solita parata di stelle, la Champions continua a non perdere quel fascino e quello smalto delle serate di grande, grandissimo, calcio.

L’Italiana

Va all’Inter il primo atto dei quarti di finale. In casa del Bayern Monaco la squadra di Inzaghi gioca una partita strepitosa sotto tutti i punti di vista e torna da Monaco di Baviera con la consapevolezza di poter mettere in difficoltà chiunque. Precisi, lucidi, compatti fino all’osso e terribilmente cinici ed estetici. Al cospetto del più quotato Bayern (nonostante le assenze) la squadra di Inzaghi ha saputo sfruttare al meglio le occasioni capitate tra i piedi dei nerazzurri. Con un pizzico di fortuna, che grazia la retroguardia interista dalla conclusione pessima di Kane, che in quella posizione difficilmente sbaglia, l’Inter mette in campo quei movimenti codificati che mandano in tilt qualsiasi squadra. Alla vigilia il rebus principale era legato alla gestione spasmodica del pallone, e il prato dell’Allianz non ha tradito le attese: tanto possesso dei bavaresi, ma transizioni rapide e pungenti dei nerazzurri. La difesa del Bayern, completamente rivisitata dai tanti infortuni, non è riuscita a prevalere nel duello individuale contro i riferimenti nerazzurri, sempre molto bravi a divincolarsi dalla pressione e scombinare qualsiasi castello difensivo. Il vantaggio di Lautaro Martinez è un manifesto dell’ideologia di Simone Inzaghi: un possesso ragionato, ma molto preciso e rapido, che parte da sinistra e poi si conclude al centro dell’area con il solito gioco delle coppie. Il lavoro sporco, si fa per dire, dell’assistente per la finalizzazione del capitano; l’incredibile sponda di tacco di Thuram per l’arrivo di Lautaro Martinez, lucidissimo nel freddare Urbig con l’esterno del piede destro. Nel secondo tempo il Bayern alza il pressing, cementa la linea di centrocampo con un Goretzka sempre più presente in mezzo al campo, mentre l’Inter comincia a tirare il fiato. Kompany riacciuffa il pari grazie alla fame e alla grinta del più bavarese di tutta la rosa, e il pari dell’eterno Thomas Muller sembra mettere una toppa alla prestazione opaca del Bayern. L’Inter non si scompone, anzi trova paradossalmente la scintilla per piazzare la scossa decisiva: solita costruzione dal basso, sempre mirata a cacciar fuori i difensori bavaresi, Lautaro e Barella muovono velocemente la palla e spianano il campo a Carlos Augusto, lucido nel servire Frattesi che quando attacca l’area sa sempre come punire. In attesa del ritorno di mercoledì prossimo, l’Inter ci tiene a ribadire la crescita e la pulizia che Inzaghi ormai ha impiantato nel dna della squadra. Occhio però a sottovalutare il Bayern, i tedeschi sanno sempre come rimettersi in corsa anche nelle situazioni più improbabili.

Foto: gameofgoals.it

Le altre sfide

Oltre al successo dell’Inter in Baviera, il martedì si impreziosisce con una vittoria maestosa dell’Arsenal di Arteta sui campioni del Real Madrid. Un successo schiacciante, certificato dal 3-0 con cui i Gunners andranno a Madrid a difendere il pass per la semifinale, che in questo momento sembra indirizzato verso Londra. Nelle altre due gare che chiudono i quarti, regalano spettacolo sia Barcellona che Paris Saint Germain. I blaugrana schiantano per 4-0  il Borussia Dortmund a Montjuic, mentre i ragazzi di Luis Enrique, freschi campioni di Francia, vincono e si divertono contro l’Aston Villa. 3-1 al Parco dei Principi sotto i colpi di Doué, Kvaratskhelia e Nuno Mendes, una rete più bella dell’altra; per i Villans a segno il solito Morgan Rogers.

Il protagonista

Più di 300 gare senza riuscire a insaccare un piazzato alle spalle del portiere. La magia della Champions si racchiude anche nell’imprevedibilità con cui certi eventi si verificano. Declan Rice ad oggi si può considerare tranquillamente uno dei centrocampisti più completi al mondo, e la prestazione contro il Real Madrid non verrà di certo dimenticata. L’astuzia e la precisione del centrocampista inglese si racchiudono nella punizione con cui stappa la gara, conclusione molto potente e molto effettata che batte Courtois -non proprio impeccabile. La serata del centrocampista dei Gunners assume quella parvenza di magia quando dopo dieci minuti piazza un’altra punizione alle spalle di Courtois, questa volta all’incrocio dei pali. La foto della sfera che si adagia sotto i legni è una delle immagini più belle e suggestive dell’intera stagione calcistica.

Foto: X Champions League

La conferma

Questo Barcellona adesso comincia a fare seriamente paura. In soccorso a questa teoria arrivano i numeri offensivi della squadra di Flick: 145 gol in 47 partite, una media di più di tre reti per gara. Numeri spaventosi, che mostrano quanto il club catalano abbia trovato un’alchimia in campo che non lascia scampo agli avversari. Il 4-0 casalingo contro il Borussia Dortmund è una prova di forza totale dei blaugrana: la doppietta del solito, meraviglioso, Robert Lewandowski, che quando vede giallo e nero si scatena (il Borussia Dortmund è la sua vittima preferita, 29 gol in 28 partite), e i sigilli dei due esterni più forti d’Europa, Raphinha (12 gol in 11 gare di Champions) e Lamine Yamal, permettono alla banda di Flick di ipotecare la semifinale già nel primo atto dei quarti. Il calcio sa sempre regalare imprese e rimonte leggendarie, ma al cospetto di questo Barcellona non sembra esserci trippa per gatti. La strada verso Monaco di Baviera ha trovato l’auto di punta…

Foto: X FC Barcelona

La delusione

Nonostante il ritorno da giocare -e vivere- al Bernabeù, il Real Madrid esce dall’Emirates con le ossa rotte. Il percorso della squadra di Ancelotti in questa Champions continua a mostrare difficoltà e brutte battute d’arresto. Dinanzi a un Arsenal decisamente più in palla, i Blancos non sono riusciti a far valere i gradi di campioni d’Europa in carica. In vista del ritorno di mercoledì prossimo, se l’irreale dovesse concretizzarsi nuovamente al Santiago Bernabeù, il Real Madrid dovrà ereggere un monumento a Thibaut Courtois. Nonostante l’errore in occasione della prima punizione di Rice, le parate dell’estremo difensore belga sono state preziose per evitare un parziale peggiore. Assenti ingiustificati tutti gli Avengers in avanti, ingabbiati dalla freschezza e dall’intensità messa in campo dalla squadra di Arteta. Mbappé e Vinicius sono chiamati a dare un segnale feroce dinanzi al pubblico che più di ogni altro è riuscito a trasformare l’impossibile in possibile. Job not finished!

 

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Calcio

Una grande Inter resiste e punisce in Baviera. La zampata di Frattesi decide il primo atto

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Nell’andata dei quarti di finale, l’Inter si regala una notte da sogno in Baviera. I nerazzurri vincono 2-1 in casa del Bayern Monaco, e si regalano un vantaggio enorme in vista del ritorno di mercoledì prossimo. Decide il gol di Frattesi a ridosso del novantesimo.

Confermate le numerose assenze in casa Bayern. Con l’aggiunta alla lista (che vede nomi illustri come Coman, Upamecano, Davies ecc.) di Musiala, uscito malconcio dopo l’ultima gara di campionato contro l’Augsburg, Kompany schiera Guerreiro nella linea dei trequartisti. Difesa rivisitata con Stanisic e Laimer sulle fasce, Dier e Kim al centro. Inzaghi rinuncia inizialmente a Dimarco, non ancora al meglio, con Carlos Augusto. Per il resto tutti confermati, a cominciare da Lautaro e Thuram in avanti.

Nonostante una prima fase di possesso coraggiosa e propositiva da parte dei nerazzurri, i bavaresi cominciano a conquistare sempre più terreno, grazie al solito pressing aggressivo e intenso. Il palleggio ipnotico e rapido del Bayern cerca di sfondare per vie centrali, per poi finalizzare nella parte destra del campo. La prima occasione della gara nasce proprio lì: Olise riceve palla dal centro, si porta palla sul mancino e sfiora il vantaggio, Sommer sembrava in traiettoria ma la conclusione del francese termina di poco a lato. L’Inter sembra riuscire a far male in transizione, anche perché il Bayern lascia accoppiati i soli centrali sui due attaccanti, ma i nerazzurri -almeno inizialmente- peccano di velocità e pulizia in mezzo al campo. Entrambe le squadre marcano a uomo, e la riaggressione voluta da Kompany permette ai bavaresi di avere sempre un giocatore libero di inserirsi tra le linee, come in occasione del destro di Guerreiro, intercettato in due tempi da Sommer al minuto 20. Olise, in assenza di Musiala, sembra il valore aggiunto del Bayern, e al minuto 25 il francese semina il panico tra i difensori nerazzurri, appoggia per Kane che apre il piatto ma calcia male e scheggia il palo. Brutta conclusione per l’attaccante inglese, che difficilmente sbaglia da quella posizione, ma l’avvio di gara di Olise è da sottolineare, indiavolato. L’occasione più nitida dell’Inter arriva in contropiede, alla mezz’ora Bastoni si stacca dalla linea e porta palla, serve Carlos Augusto in area ma il brasiliano calcia male, conclusione che termina sulla parte esterna della rete. La gara si sblocca al 37′ con tutta la qualità e l’astuzia del tandem offensivo: sviluppo laterale, guidato da una prima sponda di Lautaro, Carlos Augusto arriva subito al cross verso Thuram, il francese apparecchia di tacco per l’arrivo di Lautaro, conclusione di esterno e vantaggio Inter. Grandissima azione della squadra di Inzaghi, conclusa in maniera splendida dalla sponda di tacco, da fuoriclasse, di Thuram e dal bellissimo esterno di Lautaro Martinez. Dalla mezz’ora l’Inter è venuta fuori sempre di più, mentre il Bayern accusa il colpo del gol subito, non riuscendo ad avvicinarsi alla porta di Sommer negli ultimi minuti della prima frazione.

Nessuna sostituzione all’intervallo, nonostante alcuni problemi accusati da Acerbi nella parte finale del primo tempo. Copione invariato al rientro dagli spogliatoi, il Bayern continua a controllare il gioco ma l’Inter ha gli strumenti giusti per essere sempre pericolosa in ripartenza. Al 55′ Lautaro riceve l’ennesima palla preziosa di Thuram, arriva in corsa e calcia forte, bravo Urbig a schermare il primo palo al capitano nerazzurro. All’ora di gioco l’Inter comincia a soffrire la spinta dei bavaresi, anche se l’unico brivido arriva da una conclusione al volo di Guerreiro alta di poco sopra la traversa. I cambi dei due allenatori rispecchiano i momenti opposti delle due squadre: Inzaghi inserisce Frattesi al posto  Mikitharyan e Bisseck al posto di uno stremato Darmian; Kompany ne cambia addirittura tre (Boey, Gnabry e Muller al posto di Guerreiro, Sané e Kim). L’offensiva dei bavaresi è totale nell’ultimo quarto di gara, l’Inter non riesce più a uscire e perciò comincia a blindare la porta di Sommer. All’81’ Muller riceve un passaggio in area, calcia a botta sicura ma trova l’opposizione miracolosa di Bastoni. L’ingresso del numero 25 tedesco è un fattore per sparigliare le carte in casa Inter. L’eterno Thomas Muller è il protagonista del pareggio dei bavaresi: all’85′ cross di Kimmich sul secondo palo, la difesa rimane statica e concede prima il cross a Laimer e poi la zampata decisiva a Muller. Nonostante l’intera ripresa giocata a difesa della porta di Sommer, nella fatica l’Inter trova la giocata per riportarsi subito avanti. Due minuti dopo il pareggio di Muller, i nerazzurri fraseggiano bene in mezzo al campo, trovano scopertissimi i difensori del Bayern e li bucano con tre semplici tocchi: Barella per Lautaro, Martinez per lo scatto bruciante di Carlos Augusto e passante centrale del brasiliano per il solito inserimento di Frattesi. Altro grandissimo fraseggio della squadra di Inzaghi, che con pochi semplici tocchi è riuscita a risalire il campo e trovare il pallone del vantaggio, che in vista del ritorno ha un peso gigantesco. Nonostante l’ultima offensiva dei bavaresi, la difesa nerazzurra tiene e porta a casa una vittoria prestigiosa e preziosa.

Non bastava essere belli, ma soprattutto cinici. L’Inter all’Allianz Arena ha saputo resistere alle offensive della squadra di Kompany, che ha mostrato indubbiamente un momento di confusione dettato dalle tante assenze, ma che nel complesso non è riuscita a trovare le misure alle solite transizioni armoniche e precise della squadra di Inzaghi. I due graffi di Lautaro e Frattesi partono da ben lontano, da quella lucidità dei giocatori dell’Inter hanno nel non buttare il pallone e dalla brillantezza con cui i nerazzurri sono riusciti ad eludere il pressing a uomo del Bayern. In vista del ritorno di mercoledì prossimo, il successo in Baviera regala ai nerazzurri due risultati e la consapevolezza di quanto il gioco espresso possa mettere in difficoltà qualsiasi squadra. Appuntamento a mercoledì per il secondo atto, San Siro non farà mancare la sua spinta, ma adesso serve un’altra prestazione da grande Inter.

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