Calcio
Vittoria da scudetto. Un super Napoli espugna il Gewiss Stadium
Con la testata finale di Lukaku, il Napoli vola al Gewiss Stadium, vincendo per 2-3 in un match scoppiettante dal primo all’ultimo minuto.
Rispetto al match del Maradona, Gasperini imposta in maniera diversa il proprio tridente, rinunciando alle geometrie di Pasalic e alla classe di De Ketelaere per Samardzic e Retegui. Scelte a trazione decisamente offensiva per evitare le offensive furenti della squadra di Conte, in un momento di forma strepitoso.L’avvio scoppiettante del primo tempo rispetta le aspettative di quello che è un match scudetto, ed il tabellino si sblocca dopo appena sedici minuti: il traversone di De Roon da posizione defilata, spiove dentro l’area e Retegui, dopo un rimpallo, riesce a calciare col mancino e fulminare Meret. La gara si infiamma tra i cori dei tifosi bergamaschi ma, la squadra di Conte trova il pareggio al 27′ con Politano, l’esterno aggancia in area il cross di Neres sporcato dalla deviazione di Djimsiti, poi buca Carnesecchi col mancino sotto la traversa. Il match prosegue ed i ritmi rimangono entusiasmanti, con entrambe le squadre che costruiscono pericolosamente. A cinque minuti dalla fine della prima frazione McTominay ribalta il risultato a favore dei partenopei: l’azione del vantaggio si avvia con il colpo di tacco di Neres che innesca Zambo Anguissa, il camerunense poi serve l’ex United che da centro area spinge in rete. Lo scozzese si conferma l’arma in più della trequarti offensiva partenopea, quinto centro in un campionato che lo sta vedendo come assoluto protagonista.
La ripresa prosegue sugli stessi ritmi, con la Dea che spinge alla ricerca del pari. Al 55 Lookman si inventa il gol del 2-2 saltando secco il capitano avversario Di Lorenzo, successivamente entrando in area non lasciando scampo a Meret. La spinta del Gewiss, abbinata ai cambi di Gasperini, prova a girare l’inerzia della gara dalla parte della Dea. De Ketelaere, subentrato al posto di Retegui, sfiora di testa il nuovo vantaggio, ma il suo colpo di testa -anticipo in terzo tempo su Rrahmani costringe Meret al miracolo in tuffo, intervento da gatto dell’estremo difensore azzurro che tiene in parità il risultato. Il Napoli cerca di sfruttare i centimetri del reparto avanzato, e il gioco della squadra di Conte si sviluppa nelle fasce. Al 76′ Anguissa si sovrappone sulla sinistra, crossa con il sinistro e in area Lukaku fa valere i gradi da bomber navigato, sposta regolarmente Scalvini e indirizza di testa il pallone sul palo opposto, laddove Carnesecchi non può assolutamente arrivare. Nel finale il forcing bergamasco non porta nessun effetto, grazie al blocco eretto da Conte con l’ausilio dei cambi, e il Napoli conquista una vittoria di un peso specifico enorme. Gli azzurri targati Conte volano a 50 punti, momentaneamente a +6 dall’Inter, staccando ormai l’Atalanta di sette lunghezze.
Calcio
Equilibrio e poca precisione, Brugge e Juventus si annullano in un pareggio a reti bianche
Atalanta Show contro lo Sturm Graz, manita e terzo posto in classifica.
La squadra di Gasperini domina dall’inizio alla fine, nel primo tempo basta il tap-in di Retegui su assist di Zappacosta per indirizzare la gara. Alla ripresa la Dea dilaga: raddoppia Pasalic, poi De Ketalaere firma il tris. Sul finale Lookman si aggiunge alla lista dei marcatori calando il poker e infine, a tempo scaduto, il nigeriano dopo un’azione senza senso permette a Brescianini di chiudere definitivamente i giochi. I bergamaschi volano al momentaneo terzo posto della classifica unica, dietro solo a Liverpool e Barcellona.
Primo tempo spento e un secondo che prova a decollare, ma il risultato non si sblocca. Brugge Juve termina 0-0.
Thiago Motta ridisegna ancora una volta la formazione in Champions League cambiando diversi volti dall’ultimo match ma, spicca la seconda assenza consecutiva di Vlahovic, scavalcato da Nico Gonzalez anche questa volta. I primi minuti mostrano grande aggressività, dove la pressione uomo su uomo rende difficile qualunque manovra fluida. Con lo scorrere delle lancette la Juventus prende più iniziativa, palleggiando con continuità nella metà campo avversaria, tuttavia gli errori individuali nel tentativo di costruire velocemente permettono al Club Brugge di ripartire velocemente, spaventando i bianconeri. Il primo tempo rimane inchiodato sullo 0-0, con uno spettacolo sterile e privo di occasioni da gol con una piega rocciosa rocciosa che esalta le prestazioni delle due difese. L’inizio del secondo tempo è traumatico per la Juventus, Di Gregorio sbaglia il disimpegno regalando il pallone a Tzolis, il trequartista serve al centro Jutgla che manca la porta per centimetri. Poco dopo anche la Juventus spreca una clamorosa occasione: lancio lungo di Locatelli per la corsa di Mbangula che, arriva a fondo campo servendo al centro Nico Gonzalez, l’argentino inciampa sul pallone da pochi passi fallendo una clamorosa occasione. Dopo un primo tempo bloccato e privo di emozioni, i ritmi si alzano e iniziano ad intravedersi le prime azioni da gol. All’ora di gioco Motta inserisce Yildiz e Conceicao per dare maggiore rapidità sulle fasce. Negli ultimi dieci minuti la Juve tenta il tutto per tutto, con il Brugge che tenta di preservare il pareggio. Il triplice fischio mette fine ad un match dimenticabile che non lascia né vincitori né vinti. La Juventus rimane momentaneamente al quattordicesimo posto, in attesa del Milan.
Rimonta fulminea del Bologna, Dallinga e Iling stendono il BvB.
Dallinga e Iling Jr regalano i 3 punti a Italiano, rimontando il Borussia Dormund in due minuti. Nonostante le tante conclusioni dei padroni di casa, il Borussia Dortmund passa avanti grazie alla rete di Guirassy su calcio di rigore al 15′, Holm trattiene in modo falloso Anton non lasciando dubbi al direttore di gara. Il cammino della squadra di Italiano si complica ancor più con l’infortunio muscolare di Orsolini che, al 35′ è costretto ad abbandonare il campo, al suo posto Iling Jr. Nel secondo tempo il Bologna riparte col piede giusto, mettendo in difficoltà il Borussia nei primi minuti. La gara prosegue a ritmi moderati fin quando i padroni di casa ribaltano tutto in due minuti di gioco: al 71′ Dallinga pareggia i conti insaccando da pochi passi sfruttando il cross perfetto di Odgaard, un minuto dopo Iling Jr insacca di rapina dopo la deviazione di Kobel sul tiro di Dallinga , firmando la rimonta. Il Bologna trova la sua prima storica vittoria in questa Champions League, con una rimonta di cuore e sudore che rende onore al Bologna in questa competizione.
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Il Supercommento della 21ª giornata di Serie A
Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della ventunesima giornata di Serie A.
Roma-Genoa (A cura di Tommaso Patti)
Un Dybala ritrovato, e l’ottima prestazione di El Shaarawy rilanciano la Roma in classifica. Dopo due occasioni importanti dei giallorossi, portate avanti dal tiro di Hummels e dal tiro di Saelemaekers, la Roma conquista un calcio di punizione da buona posizione, sul punto di battuta va Dybala che colpisce la traversa, dando però il primo vero grande segnale offensivo della partita giallorossa. Con il passare dei minuti, i giallorossi continuano a spingere insistentemente, riuscendo a sbloccare la gara al 25’ con Dovbyk, che colpisce a botta quasi sicura dopo il tiro ravvicinato di Pellegrini neutralizzato da Leali, che però non può far niente sul tiro del numero undici ucraino. Poco dopo la mezz’ora, il Genoa riesce a trovare il gol del pareggio su calcio d’angolo grazie alla rete di Masini, che arriva prima di tutti e spinge il pallone in rete, regalandosi la prima rete in Serie A alla prima da titolare con la maglia del Genoa. La rete del nuovo vantaggio giallorossa arriva dopo un inizio secondo tempo dedicato interamente ad attaccare: il cross di Angelino viene recepito da Dybala che, dopo essersi girato, serve El Shaarawy che spedisce il pallone con il destro all’angolino, battendo Leali. Dopo due episodi dubbi per un fallo di mano e per un presunto contatto in area subito da El Shaarawy, nella stessa azione la Roma cala il tris con tanto merito di Dybala, protagonista di una prestazione impressionante, gol successivamente convalidato come autogol di Leali a causa del tocco decisivo indirizzato verso la porta del portiere del Grifone in risposta alla carambola creatasi in mezzo all’area di rigore. Dopo un finale dove il Genoa non riesce ad attaccare, la Roma prova a spingere con i nuovi entrati, sfiorando la quarta rete al 93’ con la conclusione a giro di Soulè che termina di poco alto.
Torna a vincere la Roma dopo il pareggio in extremis ottenuto al dall’Ara, sconfitta per il Genoa che non cambia il finora ottimo percorso portato avanti da Vieira.
Bologna-Monza
Il Bologna non si ferma più. Vittoria in rimonta sul Monza e sorpasso sul Milan. Ritmi alti fin dall’inizio, con il Bologna che cerca di mobilitare il doppio blocco da quattro costruito da Bocchetti. Il Monza in avvio è molto pimpante e soprattutto compatto tra le linee, e in contropiede i brianzoli trovano subito il modo per pungere. Con i rossoblù alti in avanti, Castro viene murato da Carboni e in contropiede Maldini elude il pressing a uomo di Beukema, appoggia di tacco per Ciurria e i due si involano verso la porta, l’esterno italiano è freddo nel servire con il tempo giusto Maldini, bravissimo nell’aprire il piatto destro e portare in vantaggio il Monza. Dal punto di vista fisico il Monza riesce a mettere in difficoltà la squadra di Italiano, mentre sul lato tecnico Daniel Maldini è l’assoluto mattatore della gara, libero da ogni pressione dopo la grandissima prestazione di lunedì scorso contro la Fiorentina. Il numero 14 dispensa qualità al servizio dei compagni e la sua posizione crea problemi alla difesa del Bologna. Come nella gara di San Siro, i rossoblù si aggrappano a Orsolini, cercato sempre di più dai compagni. Il numero 7 viene isolato sulla fascia, salta Akpa Akpro e mette un cross forte verso la porta, dove Castro allunga la traiettoria e batte Turati, momento di forma strepitoso per il ‘Toto’, sesto centro in campionato e secondo gol della settimana (l’argentino aveva realizzato l’1-0 nella gara contro l’Inter). L’inerzia della gara cambia e comincia a pendere verso il Bologna, e il Monza comincia a non uscire più. La pressione degli uomini di Italiano è efficace e al 32′ Dominguez riceve palla sul vertice, appoggia per Odgaard che in una frazione di secondo controlla e calcia forte sul palo opposto, dove Turati non può arrivare. Quarto gol in campionato per l’olandese, sempre più affermato nella trequarti felsinea. Il Monza perde i riferimenti, non riesce a controllare le offensive del Bologna e rischia di subire subito il 3-1, con Posch che calcia altissimo un pallone che doveva essere spinto in rete a un metro dalla porta. Il primo tempo della squadra di Bocchetti si appesantisce nuovamente quando Bondo alza bandiera bianca per un problema muscolare, al suo posto dentro il giovanissimo Vignato che costringe il Monza a riorganizzarsi. Novità al rientro dagli spogliatoi, con Dallinga che rileva Castro, cambio conservativo in vista della gara di Champions contro il Borussia Dortmund. L’ingresso dell’olandese non modifica quelle che sono le posizioni medie e il tipo di manovra del Bologna, mentre il Monza prova ad alzarsi in pressione per riacciuffare la gara, che nel corso del primo tempo si è messa sempre più in salita. La perdita di un riferimento centrale come Bondo ha ridotto le scelte in mediana e Bocchetti prova a sistemare aumentando il peso dell’attacco. In una fase molto spezzettata, il Bologna comincia ad alzare i toni agonistici per tenere alto il ritmo ed evitare un ritorno in corsa dei brianzoli. Al 68 Orsolini mette il sigillo alla gara: cross perfetto di Lykogiannis sul secondo palo, Orsolini controlla e di piatto realizza il gol che smorza l’entusiasmo della squadra di Bocchetti, che intanto aveva inserito Martins per cercare di risollevare la partita. Nel finale i felsinei gestiscono il risultato, Italiano muove la panchina anche in vista della gara di martedì mentre il Monza si spegne sempre di più, non riuscendo a riaccendere la miccia. Periodo di forma strepitoso del Bologna, senza dubbio una delle migliori in questo periodo di stagione. La grande prestazione di San Siro trova conferme nel match del Dall’Ara, e adesso il Bologna ha l’opportunità di avvicinarsi vistosamente al quinto posto, con il big match tra Juventus e Milan che inquadrerà il percorso e la distanza della squadra di Italiano dall’Europa che conta. Il Monza rimane ancorato all’ultimo posto in classifica, ma gli spunti offerti dalla squadra di Bocchetti nel primo tempo erano stati interessanti, salvo poi arrendersi alla furia agonistica di Orsolini e compagni.
Juventus-Milan
In uno dei match di cartello di questo turno, la Juventus vince contro il Milan e cerca di allungare in classifica. Dopo l’equilibrio del primo tempo, la Juventus sforna un secondo tempo strepitoso e supera l’ostacolo Milan grazie alle reti di Mbangula e di Weah, subentrato nella ripresa.
Atalanta-Napoli (A cura di Marco Rizzuto)
Una vittoria dal peso specifico enorme. Il Napoli espugna Bergamo grazie al colpo di testa di Lukaku, si aggiudica la vittoria al termine di un match intenso, spettacolare e ricco di gol e occasioni, e adesso comincia ad allungare in vetta alla classifica. L’Inter rimane a caccia, ma la vittoria dei partenopei inquadra sempre di più il duello scudetto.
Fiorentina-Torino (A cura di Marco Rizzuto)
La maledizione dei viola continua, altro successo sfumato sotto i fischi del Franchi. La gara si apre con i viola che gestiscono il possesso, un possesso che non riesce a perforare la difesa ospite. Il Torino tenta di rispondere a tono ma, nonostante le iniziative, il risultato rimane inchiodato sullo 0-0. Dopo una mezz’ora a ritmi altalenanti, si assiste ad una fase più lenta e ragionata ma, a far riaccendere la miccia ci pensa Dembelé, il terzino destro dei granata ‘frana’ su Folorunsho beccandosi il doppio giallo che condanna i suoi a giocare con l’uomo in meno per più di un’ora. Dopo neanche cinque minuti dall’allontanamento del difensore, la Fiorentina trova il gol del vantaggio con Moise Kean, vero trascinatore del ‘carro viola’: Colpani con una girata al volo impegna Milinkovic-Savic che compie un salvataggio bellissimo quanto vano, sulla ribattuta Kean è il primo ad arrivare e ribattere a rete di testa. Il Torino accenna una rapida reazione guidata da Karamoh, il francese sguscia via dal raddoppio di Dodo e Adli, entrando in area da posizione defilata e calciando di poco a lato. Sul finale della prima frazione Milinkovic-Savic con un miracolo sventa la conclusione sull’angolo basso di Kean, che sfiora il raddoppio. Dal lato opposto, allo scadere, il Torino sfiora il pari da calcio d’angolo, Comuzzo in acrobazia prova ad allontanare la sfera che, gli ribatte addosso sbattendo poi sulla traversa, salvando clamorosamente il risultato. Il primo tempo termina col vantaggio dei padroni di casa, preannunciando una reazione granata alla ripresa. Seconda metà di gara povera di emozioni, almeno per i primi venti minuti. Al 68′ Njie viene lanciato direttamente da Milinkovic-Savic, il subentrato calcia di poco al lato graziando i viola. Una manciata di secondi più tardi, subito dopo la rimessa corta di De Gea, Comuzzo serve Adli che si fa anticipare disastrosamente da Gineitis che, a tu per tu con lo spagnolo non sbaglia, per la Fiorentina è tutto da rifare e l’atmosfera al Franchi diventa tutt’altro che serena. Al tramonto del match, Masina tenta addirittura il colpaccio calciando da fuori area angolando sul secondo palo, ma De Gea legge benissimo la traiettoria in anticipo. Il triplice fischio da il via ad una pioggia assordante di fischi per i padroni di casa che, buttano al vento i tre punti mancando l’appuntamento con la vittoria per sette giornate consecutive. I periodi ‘no’ dei trequartisti viola stanno diventando dei veri e propri casi, sia Colpani che Gudmundsson infatti non trovano la via del gol da Ottobre e gli ultimi risultati evidenziano la necessità di un cambio di rendimento. Con questo ultimo incontro la Fiorentina resta al sesto posto a quota 33 punti, con il Bologna pronto al sorpasso. Il Torino guadagna una posizione ‘scavalcando’ il Genoa a pari punti per merito della differenza reti.
Cagliari-Lecce
Un successo che porta il sigillo della panchina. Il Cagliari esce dalla zona retrocessione e cala il poker sul Lecce. Uno scontro diretto che presenta tutto il pragmatismo e il peso del caso. In avvio nessuna delle due squadre si sbilancia e cerca di non concedere troppo. Il primo squillo della gara è dei padroni di casa: sviluppo di Zappa, che si stacca dai blocchi e allarga verso Zortea, cross di prima verso Piccoli che non riesce a calciare per l’opposizione della difesa salentina, la palla rimane nei pressi dell’area e Falcone deve calare il primo grande intervento della gara, con un riflesso in tuffo sul mancino potente di Adopo. Il Lecce prova a reagire ma Caprile non viene praticamente chiamato in causa, fino a quando al minuto 41 la gara si stappa: prima l’arbitro annulla un gol a Viola, per un evidente fallo del numero 10 rossoblù su Baschirotto, poi ll Lecce trova il gol del vantaggio nell’azione seguente, Tete Morente viene lanciato in profondità e arriva sul fondo, il cross dello spagnolo è basso e arretrato, Helgason non arriva a concludere mentre Pierotti arriva in corsa, scarica un mancino forte e preciso e batte un incolpevole Caprile. Anche nel secondo tempo il Cagliari cerca di fare la partita, ma è il Lecce a rendersi pericoloso, soprattutto in fase di transizione con le sgasate di Dorgu. All’ora di gioco Giampaolo inserisce Bonifazi al posto di Pierotti, solito cambio dell’ultimo frangente di campionato che esenta Dorgu da una fase difensiva più intensa. Il Cagliari trova il pareggio con la qualità di Gaetano, entrato per scuotere l’attacco al posto di Viola, il trequartista serve Deiola tra le linee, riceve l’assist di tacco del capitano sardo e incrocia il destro sul secondo palo. L’inerzia della gara si ribalta completamente dalla parte del Cagliari, che grazie agli impulsi portati dalla panchina si getta a cappofitto all’assalto della porta di Falcone. I rossoblù ci mettono poco a ribaltare il risultato: corner forte e teso di Marin verso la porta, la deviazione decisiva è quella di Luperto per consolidare una rimonta orgogliosa e rabbiosa. Il Lecce perde completamente la testa e il cambio di centravanti attuato da Giampaolo complica ulteriormente la gara: Rebic, subentrato a Krstovic, commette una sciocchezza reagendo in maniera violenta a un fallo, con annessa provocazione, di Yerry Mina. Check del VAR e rosso diretto per il croato. Il Cagliari consolida il risultato con un altro gol di un difensore, anche se difensore ormai non lo è affatto: Zortea raccoglie l’assist di Augello e di testa chiude il match. Il Lecce si scioglie, il Cagliari gioca sul velluto, si diverte e sforna un altro capolavoro, Marin imbuca per Obert che non si pensa su, conclusione a giro e palla sotto l’incrocio dei pali. Un finale che non regala altri sussulti ma che sancisce un successo di un peso enorme per la squadra di Nicola. Tre punti frutto di una reazione rabbiosa avvenuta nel corso della ripresa. L’espulsione di Rebic, una vera e propria ingenuità dell’attaccante croato, ha spianato la strada ai sardi, ma la vera scossa che ha guidato la rimonta è arrivata la panchina. Due assist per Marin, un gol per Gaetano (su assist di Deiola), un assist di Augello. Un successo isolano in cui la panchina non è assolutamente isolata! Per il Lecce una sconfitta che fa molto male, soprattutto per il modo in cui è avvenuta. In parità numerica i salentini sembravano nettamente più in partita, ma i cambi di Giampaolo, e l’espulsione, hanno spento la luce. Adesso la classifica si compatta in maniera spettacolare, con il Lecce che adesso ha un solo punto di vantaggio sul Verona. Il Cagliari conquista tre punti che proiettano Davide Nicola a quota 21 punti, al tredicesimo posto in attesa delle altre gare.
Parma-Venezia (A cura di Simone Scafidi)
Al Tardini Parma e Venezia ai annullano, portandosi a casa un punto a testa forse più utile ai Lagunari che ai Ducali. I padroni di casa partono subito in quinta, con Cancellieri che sfiora il gol dell’1-0 impattando su un cross proveniente dalla fascia destra. Al 16’, Mandela Keita stende ingenuamente Yeboah, che è bravo a prendersi il penalty successivamente realizzato dal solito Pohjanpalo. Dopo il calcio di rigore, la prima metà di gara continua con ritmi bassissimi, portando in scenda un continuo studio da parte delle due compagni, che non affondano il colpo. Nel secondo tempo il Parma è chiamato a reagire, e al 54’, sulla disattenzione di Candela, non impeccabile, Drissa Camara gli soffia la palla e si fa buttare giù in area di rigore, procurandosi un calcio di rigore. Al gol di Pohjanpalo del primo tempo, risponde Hernani, impeccabile dal dischetto, che spiazza Stankovic. Dopo il rigore, la manovra dei padroni di casa prende il sopravvento, impegnando diverse volte Stankovic, che si mette come al solito in mostra con degli interventi veramente prodigiosi. Sulla costruzione del Parma, però, il Venezia riparte clamorosamente in contropiede, segnando il gol del 2-1, con la discesa sulla fascia destra di Oristanio, che batte Suzuki. L’attaccante del Venezia, però, era in fuorigioco, e dopo un check del VAR il gol viene annullato. Si conclude con un pareggio un fondamentale scontro salvezza, che strozza in gola l’urlo del Venezia, veramente vicino ai tre punti.
Hellas Verona-Lazio (A cura di Tommaso Patti)
La testata di Gigot, la cavalcata di Dia e la rete dell’ex Zaccagni regalano tre punti a Baroni. La gara del Bentegodi si apre con gli applausi della tifoseria veronese per l’allenatore bianco celeste, in merito alla scorsa stagione, dove baroni era proprio alla guida dei veneti. Dopo soli due minuti, la lazio si porta in vantaggio sugli sviluppi di un calcio d’angolo battuto da Zaccagni, il suo cross trova a centro area l’anticipo di Gigot, che spedisce il pallone sul secondo palo, firmando la sua seconda rete in maglia Lazio. Dopo nemmeno due minuti dalla rete del francese, il Verona sfiora il pareggio con il lancio di Coppola, che viene spizzato in avanti da Sarr per poi finire tra le gambe di Tengstedt, che si divora il gol del pareggio grazie anche all’intervento di Provedel. Al ventesimo, Guendouzi innesca la rete del doppio vantaggio servendo Dia che, dopo essersi fatto venticinque metri palla al piede, buca Montipò, che tocca il tiro del centravanti senegalese, ma non impedisce al pallone di terminare nella propria porta. Successivamente, entrambe le formazioni vanno vicine al gol, con il tiro di Isaksen deviato in corner da montipò, e con la conclusione di Duda terminata di poco a lato dalla porta difesa da Provedel. Prima dell’intervallo, la squadra di Zanetti colpisce la traversa sul colpo di testa di Serdar, azione che regala l’ultima azione del primo tempo. Nella ripresa, un retro passaggio suicidi di Tchatchoua regala alla Lazio la rete della vittoria: il retro passaggio dell’esterno del Verona regala a Dia la possibilità di segnare una doppietta, che invece sceglie di servire Zaccagni, alla sua sesta rete in campionato. La gara prosegue e la Lazio sfiora il quarto gol col Castellanos, il Verona invece va vicino al gol della bandiera ma termina la gara in inferiorità numerica, a causa dell’espulsione di di Duda per doppia ammonizione. Con il successo del Bentegodi, la Lazio trova la sua prima vittoria del 2025. Continua il periodo no per il Verona, che vede la squadra di Zanetti in balia della zona retrocessione.
Inter-Empoli (A cura di Simone Scafidi)
Continua la caduta libera dell’Empoli, che non vince dall’8 dicembre e che crolla sotto i colpi dell’Inter di Inzaghi, vincitore per 3-1. La partita si apre al 13’, con una rovesciata di Lautaro che costringe Vasquez ad un grande intervento che salva gli azzurri. Appena dieci minuti dopo, sempre Lautaro Martinez si rende protagonista di un tiro che scheggia il palo e fa tremare la difesa di D’Aversa. Il primo tempo spoglio di vere emozioni si conclude con il doppio tentativo di Barella dalla distanza, che, nonostante la mattonella ormai favorita, non riesce a inquadrare la porta. La mentalità della squadra di Inzaghi cambia sin dall’inizio del secondo tempo. Al 54’ Lautaro Martinez, dopo i diversi tentativi già citati, calcia a giro da fuori area e, complice un intervento non impeccabile di Vasquez, sigla il gol dell’1-0. Appena tre minuti dopo Lautaro ci riprova, impattando il passaggio di Carlos Augusto ma trovando stavolta Vasquez, che blocca in sicurezza. Al 78’ i nerazzurri si portano sul 2-0, con l’ormai solito gol di Dumfries, che sugli sviluppi di un calcio d’angolo svetta e colpisce di testa, arrivando più in alto di tutti e insaccando la sfera. È immediata la reazione dell’Empoli, con il suo giocatore migliore, Sebastiano Esposito, che all’83’ accorcia le distanze, segnando il sesto gol nelle ultime sei partite. A due minuti dal 90’ l’Inter chiude definitivamente i conti, con Marcus Thuram che sigla un ripartenza il gol del 3-1 e permette ai suoi di gioire. Di fronte ad un Inter superiore, l’Empoli continua il suo periodo buio, che segue una prima parte di campionato in cui sembrava poter avere le capacità per ambire a qualcosa di molto più grande.
Como-Udinese (A cura di Marco Rizzuto)
I lariani incantano nell’ultimo incontro della ventunesima giornata, abbattendo con un perentorio 4-1 l’Udinese. L’impatt0 travolgente di Diao e la classe di Strefezza fanno da volto al gioco spumeggiante, ma amante del brivido, di Fabregas. Bastano cinque minuti al Como per rompere gli equilibri e passare in vantaggio, Strefezza riceve al limite dell’area e imbuca per Diao che, sfugge a Kamara e calcia forte sotto la traversa. Un impatto eccezionale del diciannovenne spagnolo in Serie A, dopo aver inaugurato il match contro il Milan, arriva il secondo centro in tre partite. L’avvio è un monologo azzurro e Sava deve impegnarsi per evitare il 2-0 dopo quindici minuti. Sui risvolti di un calcio d’angolo, Lovric intercetta la sfera ma sbaglia il disimpegno liberando la conclusione rapida di Caqueret, respinta in angolo dall’estremo difensore. Nel corner successivo Diao ha l’occasione del raddoppio anticipando tutti sul cross di Strefezza, ma anche stavolta Sava nega in tuffo. Dopo i primi venti minuti di fuoco del Sinigaglia, i ritmi calano fino al tramonto del primo tempo. Da calcio d’angolo i padroni di casa non riescono a sfondare di testa ma, sul pallone vagante si avventa Strefezza che di prepotenza buca Sava sul secondo palo, firmando il raddoppio. Alla ripresa l’Udinese riapre i giochi al 50′: Payero anticipa Strefezza al limite dell’area e trafigge Butez sul suo palo con una conclusione rasoterra. Il gol accende il furore dei friulani che spingono per il pari. L’occasione del 2-2 passa dai piedi di Kristensen che, imbuca Modesto con un filtrante che taglia la difesa, l’esterno angolano però, vanifica il tutto calciando piano e male. In questa ripresa giocata ad alti ritmi il direttore di gara è costretto a mettere mano ai cartellini ripetutamente, ammonendo Goldaniga due volte nel giro di sei minuti. L’espulsione del centrale costringe Fabregas a ridisegnare velocemente la formazione, inserendo i giovani Fellipe Jack in difesa e Nico Paz sulla trequarti. Fortunatamente per i lariani la parità numerica si ristabilisce dopo pochi minuti a causa dell’intervento in ritardo di Solet su Cutrone, entrata che gli costa la doppia ammonizione. Dopo questa fase spezzettata della gara, il Como trova la rete che mette al sicuro i tre punti: Fadera dall’out di sinistra mette un pallone pericoloso al centro dell’area piccola, sfera che viene spedita in rete dall’autogol di Bijol. Nei titoli di coda il Como giganteggia con Nico Paz che, mette l’ultima firma a questo sonoro 4-1, spedendo in rete dopo la sponda di Engelhardt sul cross di Fadera. Il triplice fischio decreta il termine della ventunesima giornata, l’ampio successo al Sinigaglia rilancia il Como in classifica, allontanandolo dalla zona rossa, l’Udinese scende al decimo posto, chiudendo negativamente la striscia di pareggi degli ultimi tre incontri.
LA TOP11 DELLA 21ª GIORNATA
Calcio
Una Juve famelica azzanna il Milan nel secondo tempo e torna a vincere
Dopo una sfilza di pareggi, la Juventus si prende i tre punti nello scontro diretto contro il Milan. Mbangula e Weah firmano le due reti che mandano al tappeto il Milan, che adesso si allontana dalla Champions.
Fin dall’inizio Motta decide di invertire Cambiaso e McKennie, cercando di sfruttare la spinta del terzino italiano per attaccare la fascia ‘debole’ del Milan. In una fase iniziale condizionata dal disordine, con errori tecnici da una parte e dall’altra, al 7′ Mbangula cerca l’incrocio dei pali con un destro a giro, palla fuori di poco ma è il primo squillo di una Juve che cerca di alzare fin da subito i giri del motore. Dalla distanza i bianconeri procurano i pericoli maggiori al Milan, con Koopmeiners che calcia forte e sfiora la traversa. Il Milan cerca di compattarsi e ripartire velocemente, con Leao e Reijnders che rappresentano al meglio l’abnegazione voluta da Conceicao, con continue corse all’indietro e scatti all’attacco della profondità. La prima vera occasione della gara dei rossoneri arriva su calcio d’angolo, Theo cerca Reijnders all’indietro, bravo a staccarsi dai blocchi e calciare, ma una serie di deviazioni (prima di Locatelli e poi di Tomori) spediscono la sfera fuori dalla porta. Sul ribaltamento dell’azione Gatti sfiora il vantaggio di testa, su cross di Koopmeiners, azione vanificata dalla spinta del difensore bianconero su Gabbia. Al 25‘ due occasioni incredibili, da una parte e dall’altra: Di Gregorio risponde in tuffo a una conclusione a botta sicuro di Leao, la Juve riparte in maniera feroce, Nico Gonzalez conduce palla per quasi metà campo ma è poco lucido al momento dell’ingresso nell’area rossonera, e l’argentino calcia male e regala la palla ai guantoni di Maignan. È la Juve a costruire le maggiori occasioni del primo tempo, al 36′ Cambiaso guida la ripartenza bianconera, apparecchia per Yildiz che strozza il destro e impegna Maignan in tuffo. L’ultima scintilla di un primo tempo particolarmente acceso è un colpo di testa sul secondo palo, stessa situazione che portò al gol di Retegui , palla che rimbalza sul terreno con Gatti che è provvidenziale nell’evitare che la sfera arrivi in mezzo ad Abraham.
Il primo a muovere il proprio scacchiere è Thiago Motta, il tecnico inserisce Weah al posto di Yildiz, un cambio a sorpresa visto il buon primo tempo del numero 10 turco. Al 52′ Maignan si immola sulla conclusione potente di Weah, Theo Hernandez commette una sciocchezza in ripartenza, regalando la sfera a Koopmeiners, l’olandese calcia sul primo palo e Maignan ancora una volta si immola per negare il vantaggio ai bianconeri. All’ora di gioco la partita si sblocca: altro grande sviluppo palla a terra della Juve, Nico Gonzalez si prepara il mancino e anziché calciare allarga verso Mbangula, il belga calcia di prima intenzione e la deviazione decisiva di Emerson Royal buca Maignan, che era riuscito a prendere anche questa. Una Juventus famelica quella che è rientrata dagli spogliatoi, e il Milan si scioglie senza riuscire a reagire. Tre giri di orologio e Weah viene lanciato in campo aperto dal filtrante di Thuram, una serie di finte su Tomori e un diagonale mancino che batte un non colpevole Maignan. La mossa della disperazione di Conceicao è Camarda per Emerson Royal, per un Milan decisamente a trazione anteriore. Motta cerca di consolidare il palleggio con Douglas Luiz, subentrato a Koopmeiners, preservato in vista del Club Brugge, gara fondamentale per il percorso Champions dei bianconeri. La girandola di cambi rallenta il ritmo partita, scelta molto gradita e apprezzata dalla Juventus. Nel finale ci prova Camarda di testa, ma non riesce a inquadrare lo specchio della porta.
Un secondo tempo giocato a un livello molto alto, dal punto di vista tecnico e fisico. I due gol arrivano dopo una serie di combinazioni e movimenti su cui Motta insiste da inizio stagione. Tre punti che danno morale e soprattuto un vantaggio sulle inseguitrici. In vista di una delle settimane più toste e intense della stagione, con la sfida in Champions e lo scontro in casa del Napoli, la vittoria su una diretta concorrente può rilanciare la stagione della Juve. Brutta prestazione del Milan, con Conceicao che ha cercato di mantenere alto il ritmo dei suoi nel corso del primo tempo, ma anche lui non si è dovuto arrendere alle incursioni feroci della squadra di Thiago Motta. L’esordio in Champions deve essere il trampolino di lancio di un Milan che ha cambiato orchestra, ma la cui musica rimane -per ora- invariata.
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