Calcio
Il Supercommento della 21ª giornata di Serie A

Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della ventunesima giornata di Serie A.
Roma-Genoa (A cura di Tommaso Patti)
Un Dybala ritrovato, e l’ottima prestazione di El Shaarawy rilanciano la Roma in classifica. Dopo due occasioni importanti dei giallorossi, portate avanti dal tiro di Hummels e dal tiro di Saelemaekers, la Roma conquista un calcio di punizione da buona posizione, sul punto di battuta va Dybala che colpisce la traversa, dando però il primo vero grande segnale offensivo della partita giallorossa. Con il passare dei minuti, i giallorossi continuano a spingere insistentemente, riuscendo a sbloccare la gara al 25’ con Dovbyk, che colpisce a botta quasi sicura dopo il tiro ravvicinato di Pellegrini neutralizzato da Leali, che però non può far niente sul tiro del numero undici ucraino. Poco dopo la mezz’ora, il Genoa riesce a trovare il gol del pareggio su calcio d’angolo grazie alla rete di Masini, che arriva prima di tutti e spinge il pallone in rete, regalandosi la prima rete in Serie A alla prima da titolare con la maglia del Genoa. La rete del nuovo vantaggio giallorossa arriva dopo un inizio secondo tempo dedicato interamente ad attaccare: il cross di Angelino viene recepito da Dybala che, dopo essersi girato, serve El Shaarawy che spedisce il pallone con il destro all’angolino, battendo Leali. Dopo due episodi dubbi per un fallo di mano e per un presunto contatto in area subito da El Shaarawy, nella stessa azione la Roma cala il tris con tanto merito di Dybala, protagonista di una prestazione impressionante, gol successivamente convalidato come autogol di Leali a causa del tocco decisivo indirizzato verso la porta del portiere del Grifone in risposta alla carambola creatasi in mezzo all’area di rigore. Dopo un finale dove il Genoa non riesce ad attaccare, la Roma prova a spingere con i nuovi entrati, sfiorando la quarta rete al 93’ con la conclusione a giro di Soulè che termina di poco alto.
Torna a vincere la Roma dopo il pareggio in extremis ottenuto al dall’Ara, sconfitta per il Genoa che non cambia il finora ottimo percorso portato avanti da Vieira.
Bologna-Monza
Il Bologna non si ferma più. Vittoria in rimonta sul Monza e sorpasso sul Milan. Ritmi alti fin dall’inizio, con il Bologna che cerca di mobilitare il doppio blocco da quattro costruito da Bocchetti. Il Monza in avvio è molto pimpante e soprattutto compatto tra le linee, e in contropiede i brianzoli trovano subito il modo per pungere. Con i rossoblù alti in avanti, Castro viene murato da Carboni e in contropiede Maldini elude il pressing a uomo di Beukema, appoggia di tacco per Ciurria e i due si involano verso la porta, l’esterno italiano è freddo nel servire con il tempo giusto Maldini, bravissimo nell’aprire il piatto destro e portare in vantaggio il Monza. Dal punto di vista fisico il Monza riesce a mettere in difficoltà la squadra di Italiano, mentre sul lato tecnico Daniel Maldini è l’assoluto mattatore della gara, libero da ogni pressione dopo la grandissima prestazione di lunedì scorso contro la Fiorentina. Il numero 14 dispensa qualità al servizio dei compagni e la sua posizione crea problemi alla difesa del Bologna. Come nella gara di San Siro, i rossoblù si aggrappano a Orsolini, cercato sempre di più dai compagni. Il numero 7 viene isolato sulla fascia, salta Akpa Akpro e mette un cross forte verso la porta, dove Castro allunga la traiettoria e batte Turati, momento di forma strepitoso per il ‘Toto’, sesto centro in campionato e secondo gol della settimana (l’argentino aveva realizzato l’1-0 nella gara contro l’Inter). L’inerzia della gara cambia e comincia a pendere verso il Bologna, e il Monza comincia a non uscire più. La pressione degli uomini di Italiano è efficace e al 32′ Dominguez riceve palla sul vertice, appoggia per Odgaard che in una frazione di secondo controlla e calcia forte sul palo opposto, dove Turati non può arrivare. Quarto gol in campionato per l’olandese, sempre più affermato nella trequarti felsinea. Il Monza perde i riferimenti, non riesce a controllare le offensive del Bologna e rischia di subire subito il 3-1, con Posch che calcia altissimo un pallone che doveva essere spinto in rete a un metro dalla porta. Il primo tempo della squadra di Bocchetti si appesantisce nuovamente quando Bondo alza bandiera bianca per un problema muscolare, al suo posto dentro il giovanissimo Vignato che costringe il Monza a riorganizzarsi. Novità al rientro dagli spogliatoi, con Dallinga che rileva Castro, cambio conservativo in vista della gara di Champions contro il Borussia Dortmund. L’ingresso dell’olandese non modifica quelle che sono le posizioni medie e il tipo di manovra del Bologna, mentre il Monza prova ad alzarsi in pressione per riacciuffare la gara, che nel corso del primo tempo si è messa sempre più in salita. La perdita di un riferimento centrale come Bondo ha ridotto le scelte in mediana e Bocchetti prova a sistemare aumentando il peso dell’attacco. In una fase molto spezzettata, il Bologna comincia ad alzare i toni agonistici per tenere alto il ritmo ed evitare un ritorno in corsa dei brianzoli. Al 68 Orsolini mette il sigillo alla gara: cross perfetto di Lykogiannis sul secondo palo, Orsolini controlla e di piatto realizza il gol che smorza l’entusiasmo della squadra di Bocchetti, che intanto aveva inserito Martins per cercare di risollevare la partita. Nel finale i felsinei gestiscono il risultato, Italiano muove la panchina anche in vista della gara di martedì mentre il Monza si spegne sempre di più, non riuscendo a riaccendere la miccia. Periodo di forma strepitoso del Bologna, senza dubbio una delle migliori in questo periodo di stagione. La grande prestazione di San Siro trova conferme nel match del Dall’Ara, e adesso il Bologna ha l’opportunità di avvicinarsi vistosamente al quinto posto, con il big match tra Juventus e Milan che inquadrerà il percorso e la distanza della squadra di Italiano dall’Europa che conta. Il Monza rimane ancorato all’ultimo posto in classifica, ma gli spunti offerti dalla squadra di Bocchetti nel primo tempo erano stati interessanti, salvo poi arrendersi alla furia agonistica di Orsolini e compagni.
Juventus-Milan
In uno dei match di cartello di questo turno, la Juventus vince contro il Milan e cerca di allungare in classifica. Dopo l’equilibrio del primo tempo, la Juventus sforna un secondo tempo strepitoso e supera l’ostacolo Milan grazie alle reti di Mbangula e di Weah, subentrato nella ripresa.
Atalanta-Napoli (A cura di Marco Rizzuto)
Una vittoria dal peso specifico enorme. Il Napoli espugna Bergamo grazie al colpo di testa di Lukaku, si aggiudica la vittoria al termine di un match intenso, spettacolare e ricco di gol e occasioni, e adesso comincia ad allungare in vetta alla classifica. L’Inter rimane a caccia, ma la vittoria dei partenopei inquadra sempre di più il duello scudetto.
Fiorentina-Torino (A cura di Marco Rizzuto)
La maledizione dei viola continua, altro successo sfumato sotto i fischi del Franchi. La gara si apre con i viola che gestiscono il possesso, un possesso che non riesce a perforare la difesa ospite. Il Torino tenta di rispondere a tono ma, nonostante le iniziative, il risultato rimane inchiodato sullo 0-0. Dopo una mezz’ora a ritmi altalenanti, si assiste ad una fase più lenta e ragionata ma, a far riaccendere la miccia ci pensa Dembelé, il terzino destro dei granata ‘frana’ su Folorunsho beccandosi il doppio giallo che condanna i suoi a giocare con l’uomo in meno per più di un’ora. Dopo neanche cinque minuti dall’allontanamento del difensore, la Fiorentina trova il gol del vantaggio con Moise Kean, vero trascinatore del ‘carro viola’: Colpani con una girata al volo impegna Milinkovic-Savic che compie un salvataggio bellissimo quanto vano, sulla ribattuta Kean è il primo ad arrivare e ribattere a rete di testa. Il Torino accenna una rapida reazione guidata da Karamoh, il francese sguscia via dal raddoppio di Dodo e Adli, entrando in area da posizione defilata e calciando di poco a lato. Sul finale della prima frazione Milinkovic-Savic con un miracolo sventa la conclusione sull’angolo basso di Kean, che sfiora il raddoppio. Dal lato opposto, allo scadere, il Torino sfiora il pari da calcio d’angolo, Comuzzo in acrobazia prova ad allontanare la sfera che, gli ribatte addosso sbattendo poi sulla traversa, salvando clamorosamente il risultato. Il primo tempo termina col vantaggio dei padroni di casa, preannunciando una reazione granata alla ripresa. Seconda metà di gara povera di emozioni, almeno per i primi venti minuti. Al 68′ Njie viene lanciato direttamente da Milinkovic-Savic, il subentrato calcia di poco al lato graziando i viola. Una manciata di secondi più tardi, subito dopo la rimessa corta di De Gea, Comuzzo serve Adli che si fa anticipare disastrosamente da Gineitis che, a tu per tu con lo spagnolo non sbaglia, per la Fiorentina è tutto da rifare e l’atmosfera al Franchi diventa tutt’altro che serena. Al tramonto del match, Masina tenta addirittura il colpaccio calciando da fuori area angolando sul secondo palo, ma De Gea legge benissimo la traiettoria in anticipo. Il triplice fischio da il via ad una pioggia assordante di fischi per i padroni di casa che, buttano al vento i tre punti mancando l’appuntamento con la vittoria per sette giornate consecutive. I periodi ‘no’ dei trequartisti viola stanno diventando dei veri e propri casi, sia Colpani che Gudmundsson infatti non trovano la via del gol da Ottobre e gli ultimi risultati evidenziano la necessità di un cambio di rendimento. Con questo ultimo incontro la Fiorentina resta al sesto posto a quota 33 punti, con il Bologna pronto al sorpasso. Il Torino guadagna una posizione ‘scavalcando’ il Genoa a pari punti per merito della differenza reti.
Cagliari-Lecce
Un successo che porta il sigillo della panchina. Il Cagliari esce dalla zona retrocessione e cala il poker sul Lecce. Uno scontro diretto che presenta tutto il pragmatismo e il peso del caso. In avvio nessuna delle due squadre si sbilancia e cerca di non concedere troppo. Il primo squillo della gara è dei padroni di casa: sviluppo di Zappa, che si stacca dai blocchi e allarga verso Zortea, cross di prima verso Piccoli che non riesce a calciare per l’opposizione della difesa salentina, la palla rimane nei pressi dell’area e Falcone deve calare il primo grande intervento della gara, con un riflesso in tuffo sul mancino potente di Adopo. Il Lecce prova a reagire ma Caprile non viene praticamente chiamato in causa, fino a quando al minuto 41 la gara si stappa: prima l’arbitro annulla un gol a Viola, per un evidente fallo del numero 10 rossoblù su Baschirotto, poi ll Lecce trova il gol del vantaggio nell’azione seguente, Tete Morente viene lanciato in profondità e arriva sul fondo, il cross dello spagnolo è basso e arretrato, Helgason non arriva a concludere mentre Pierotti arriva in corsa, scarica un mancino forte e preciso e batte un incolpevole Caprile. Anche nel secondo tempo il Cagliari cerca di fare la partita, ma è il Lecce a rendersi pericoloso, soprattutto in fase di transizione con le sgasate di Dorgu. All’ora di gioco Giampaolo inserisce Bonifazi al posto di Pierotti, solito cambio dell’ultimo frangente di campionato che esenta Dorgu da una fase difensiva più intensa. Il Cagliari trova il pareggio con la qualità di Gaetano, entrato per scuotere l’attacco al posto di Viola, il trequartista serve Deiola tra le linee, riceve l’assist di tacco del capitano sardo e incrocia il destro sul secondo palo. L’inerzia della gara si ribalta completamente dalla parte del Cagliari, che grazie agli impulsi portati dalla panchina si getta a cappofitto all’assalto della porta di Falcone. I rossoblù ci mettono poco a ribaltare il risultato: corner forte e teso di Marin verso la porta, la deviazione decisiva è quella di Luperto per consolidare una rimonta orgogliosa e rabbiosa. Il Lecce perde completamente la testa e il cambio di centravanti attuato da Giampaolo complica ulteriormente la gara: Rebic, subentrato a Krstovic, commette una sciocchezza reagendo in maniera violenta a un fallo, con annessa provocazione, di Yerry Mina. Check del VAR e rosso diretto per il croato. Il Cagliari consolida il risultato con un altro gol di un difensore, anche se difensore ormai non lo è affatto: Zortea raccoglie l’assist di Augello e di testa chiude il match. Il Lecce si scioglie, il Cagliari gioca sul velluto, si diverte e sforna un altro capolavoro, Marin imbuca per Obert che non si pensa su, conclusione a giro e palla sotto l’incrocio dei pali. Un finale che non regala altri sussulti ma che sancisce un successo di un peso enorme per la squadra di Nicola. Tre punti frutto di una reazione rabbiosa avvenuta nel corso della ripresa. L’espulsione di Rebic, una vera e propria ingenuità dell’attaccante croato, ha spianato la strada ai sardi, ma la vera scossa che ha guidato la rimonta è arrivata la panchina. Due assist per Marin, un gol per Gaetano (su assist di Deiola), un assist di Augello. Un successo isolano in cui la panchina non è assolutamente isolata! Per il Lecce una sconfitta che fa molto male, soprattutto per il modo in cui è avvenuta. In parità numerica i salentini sembravano nettamente più in partita, ma i cambi di Giampaolo, e l’espulsione, hanno spento la luce. Adesso la classifica si compatta in maniera spettacolare, con il Lecce che adesso ha un solo punto di vantaggio sul Verona. Il Cagliari conquista tre punti che proiettano Davide Nicola a quota 21 punti, al tredicesimo posto in attesa delle altre gare.
Parma-Venezia (A cura di Simone Scafidi)
Al Tardini Parma e Venezia ai annullano, portandosi a casa un punto a testa forse più utile ai Lagunari che ai Ducali. I padroni di casa partono subito in quinta, con Cancellieri che sfiora il gol dell’1-0 impattando su un cross proveniente dalla fascia destra. Al 16’, Mandela Keita stende ingenuamente Yeboah, che è bravo a prendersi il penalty successivamente realizzato dal solito Pohjanpalo. Dopo il calcio di rigore, la prima metà di gara continua con ritmi bassissimi, portando in scenda un continuo studio da parte delle due compagni, che non affondano il colpo. Nel secondo tempo il Parma è chiamato a reagire, e al 54’, sulla disattenzione di Candela, non impeccabile, Drissa Camara gli soffia la palla e si fa buttare giù in area di rigore, procurandosi un calcio di rigore. Al gol di Pohjanpalo del primo tempo, risponde Hernani, impeccabile dal dischetto, che spiazza Stankovic. Dopo il rigore, la manovra dei padroni di casa prende il sopravvento, impegnando diverse volte Stankovic, che si mette come al solito in mostra con degli interventi veramente prodigiosi. Sulla costruzione del Parma, però, il Venezia riparte clamorosamente in contropiede, segnando il gol del 2-1, con la discesa sulla fascia destra di Oristanio, che batte Suzuki. L’attaccante del Venezia, però, era in fuorigioco, e dopo un check del VAR il gol viene annullato. Si conclude con un pareggio un fondamentale scontro salvezza, che strozza in gola l’urlo del Venezia, veramente vicino ai tre punti.
Hellas Verona-Lazio (A cura di Tommaso Patti)
La testata di Gigot, la cavalcata di Dia e la rete dell’ex Zaccagni regalano tre punti a Baroni. La gara del Bentegodi si apre con gli applausi della tifoseria veronese per l’allenatore bianco celeste, in merito alla scorsa stagione, dove baroni era proprio alla guida dei veneti. Dopo soli due minuti, la lazio si porta in vantaggio sugli sviluppi di un calcio d’angolo battuto da Zaccagni, il suo cross trova a centro area l’anticipo di Gigot, che spedisce il pallone sul secondo palo, firmando la sua seconda rete in maglia Lazio. Dopo nemmeno due minuti dalla rete del francese, il Verona sfiora il pareggio con il lancio di Coppola, che viene spizzato in avanti da Sarr per poi finire tra le gambe di Tengstedt, che si divora il gol del pareggio grazie anche all’intervento di Provedel. Al ventesimo, Guendouzi innesca la rete del doppio vantaggio servendo Dia che, dopo essersi fatto venticinque metri palla al piede, buca Montipò, che tocca il tiro del centravanti senegalese, ma non impedisce al pallone di terminare nella propria porta. Successivamente, entrambe le formazioni vanno vicine al gol, con il tiro di Isaksen deviato in corner da montipò, e con la conclusione di Duda terminata di poco a lato dalla porta difesa da Provedel. Prima dell’intervallo, la squadra di Zanetti colpisce la traversa sul colpo di testa di Serdar, azione che regala l’ultima azione del primo tempo. Nella ripresa, un retro passaggio suicidi di Tchatchoua regala alla Lazio la rete della vittoria: il retro passaggio dell’esterno del Verona regala a Dia la possibilità di segnare una doppietta, che invece sceglie di servire Zaccagni, alla sua sesta rete in campionato. La gara prosegue e la Lazio sfiora il quarto gol col Castellanos, il Verona invece va vicino al gol della bandiera ma termina la gara in inferiorità numerica, a causa dell’espulsione di di Duda per doppia ammonizione. Con il successo del Bentegodi, la Lazio trova la sua prima vittoria del 2025. Continua il periodo no per il Verona, che vede la squadra di Zanetti in balia della zona retrocessione.
Inter-Empoli (A cura di Simone Scafidi)
Continua la caduta libera dell’Empoli, che non vince dall’8 dicembre e che crolla sotto i colpi dell’Inter di Inzaghi, vincitore per 3-1. La partita si apre al 13’, con una rovesciata di Lautaro che costringe Vasquez ad un grande intervento che salva gli azzurri. Appena dieci minuti dopo, sempre Lautaro Martinez si rende protagonista di un tiro che scheggia il palo e fa tremare la difesa di D’Aversa. Il primo tempo spoglio di vere emozioni si conclude con il doppio tentativo di Barella dalla distanza, che, nonostante la mattonella ormai favorita, non riesce a inquadrare la porta. La mentalità della squadra di Inzaghi cambia sin dall’inizio del secondo tempo. Al 54’ Lautaro Martinez, dopo i diversi tentativi già citati, calcia a giro da fuori area e, complice un intervento non impeccabile di Vasquez, sigla il gol dell’1-0. Appena tre minuti dopo Lautaro ci riprova, impattando il passaggio di Carlos Augusto ma trovando stavolta Vasquez, che blocca in sicurezza. Al 78’ i nerazzurri si portano sul 2-0, con l’ormai solito gol di Dumfries, che sugli sviluppi di un calcio d’angolo svetta e colpisce di testa, arrivando più in alto di tutti e insaccando la sfera. È immediata la reazione dell’Empoli, con il suo giocatore migliore, Sebastiano Esposito, che all’83’ accorcia le distanze, segnando il sesto gol nelle ultime sei partite. A due minuti dal 90’ l’Inter chiude definitivamente i conti, con Marcus Thuram che sigla un ripartenza il gol del 3-1 e permette ai suoi di gioire. Di fronte ad un Inter superiore, l’Empoli continua il suo periodo buio, che segue una prima parte di campionato in cui sembrava poter avere le capacità per ambire a qualcosa di molto più grande.
Como-Udinese (A cura di Marco Rizzuto)
I lariani incantano nell’ultimo incontro della ventunesima giornata, abbattendo con un perentorio 4-1 l’Udinese. L’impatt0 travolgente di Diao e la classe di Strefezza fanno da volto al gioco spumeggiante, ma amante del brivido, di Fabregas. Bastano cinque minuti al Como per rompere gli equilibri e passare in vantaggio, Strefezza riceve al limite dell’area e imbuca per Diao che, sfugge a Kamara e calcia forte sotto la traversa. Un impatto eccezionale del diciannovenne spagnolo in Serie A, dopo aver inaugurato il match contro il Milan, arriva il secondo centro in tre partite. L’avvio è un monologo azzurro e Sava deve impegnarsi per evitare il 2-0 dopo quindici minuti. Sui risvolti di un calcio d’angolo, Lovric intercetta la sfera ma sbaglia il disimpegno liberando la conclusione rapida di Caqueret, respinta in angolo dall’estremo difensore. Nel corner successivo Diao ha l’occasione del raddoppio anticipando tutti sul cross di Strefezza, ma anche stavolta Sava nega in tuffo. Dopo i primi venti minuti di fuoco del Sinigaglia, i ritmi calano fino al tramonto del primo tempo. Da calcio d’angolo i padroni di casa non riescono a sfondare di testa ma, sul pallone vagante si avventa Strefezza che di prepotenza buca Sava sul secondo palo, firmando il raddoppio. Alla ripresa l’Udinese riapre i giochi al 50′: Payero anticipa Strefezza al limite dell’area e trafigge Butez sul suo palo con una conclusione rasoterra. Il gol accende il furore dei friulani che spingono per il pari. L’occasione del 2-2 passa dai piedi di Kristensen che, imbuca Modesto con un filtrante che taglia la difesa, l’esterno angolano però, vanifica il tutto calciando piano e male. In questa ripresa giocata ad alti ritmi il direttore di gara è costretto a mettere mano ai cartellini ripetutamente, ammonendo Goldaniga due volte nel giro di sei minuti. L’espulsione del centrale costringe Fabregas a ridisegnare velocemente la formazione, inserendo i giovani Fellipe Jack in difesa e Nico Paz sulla trequarti. Fortunatamente per i lariani la parità numerica si ristabilisce dopo pochi minuti a causa dell’intervento in ritardo di Solet su Cutrone, entrata che gli costa la doppia ammonizione. Dopo questa fase spezzettata della gara, il Como trova la rete che mette al sicuro i tre punti: Fadera dall’out di sinistra mette un pallone pericoloso al centro dell’area piccola, sfera che viene spedita in rete dall’autogol di Bijol. Nei titoli di coda il Como giganteggia con Nico Paz che, mette l’ultima firma a questo sonoro 4-1, spedendo in rete dopo la sponda di Engelhardt sul cross di Fadera. Il triplice fischio decreta il termine della ventunesima giornata, l’ampio successo al Sinigaglia rilancia il Como in classifica, allontanandolo dalla zona rossa, l’Udinese scende al decimo posto, chiudendo negativamente la striscia di pareggi degli ultimi tre incontri.
LA TOP11 DELLA 21ª GIORNATA

Grafica: Julya Marsala
Calcio
Un sinfonia dalla panchina per indirizzare la qualificazione. Mbangula decide il primo atto dei play-off

Comincia dal successo dello Stadium il Festival della Champions League. Nella serata d’apertura del festival di Sanremo, la Juventus prova a prendersi la scena con un successo importante sul PSV grazie alla rete del belga nei minuti finali.
Per mettersi alle spalle un momento tutt’altro che roseo, l’avvio fiorente dei bianconeri mette subito in difficoltà il PSV, con un pressing molto alto e soprattutto intenso sui difensori olandesi. Lo sviluppo dei bianconeri cerca un corridoio fertile nella fascia sinistra, con Yildiz, ma la squadra di Bosz chiude ogni corridoio per evitare un replay di ciò che successe nella prima gara di questa nuova Champions League. I maggiori pericoli allora provengono da destra, e non con Nico Gonzalez ma con Weah (terzino anche oggi), le cui sovrapposizioni non sono seguite da Lang e creano pericoli alla difesa di Benitez, che al quinto minuto smanaccia un tiro cross dello statunitense. Il PSV viene fuori con il passare dei minuti, anche perché la pressione bianconera non riesce ad avere continuità e intensità nel corso della prima frazione. Tante le offensive degli olandesi nella fase centrale della prima frazione, tutte con un denominatore comune: la ricerca della sponda delle torri sul palo opposto, dove la Juve ostenta una poca attenzione nella marcatura. Cambia il maestro, ma la musica rimane la stessa. No, non è solo retorica sanremese, ma l’azione che sblocca la gara: minuto 34, Yildiz trova sempre meno spazio per colpire sulla sinistra, allora Gatti si getta in maniera feroce in avanti, vince una serie di rimpalli, anticipa Mauro Junior e apparecchia di petto per McKennie, lo statunitense si coordina benissimo e spara un missile che buca Benitez. Juventus in vantaggio con merito, per il coraggio e l’agonismo messo in campo dai ragazzi di Thiago Motta. Negli ultimi minuti del primo tempo i padroni di casa cercano un fraseggio più ragionato e pulito, mentre il PSV sembra più ferito che domato.
Al rientro dagli spogliatoi Yildiz rientra con il giaccone, sostituto da Mbangula, primo tempo sottotono del turco, anche per merito della gabbia costruita da Bosz. Il PSV cerca di rimanere attivamente in partita, alla ricerca di una scossa che riequilibri il discorso qualificazione, al momento pendente verso la Mole. Il primo squillo della ripresa è proprio di Mbangula, anche se gran merito è di Weah, abile nel leggere un passaggio sbagliato di Schouten e gettarsi in avanti, il belga si getta sul secondo palo, laddove arriva il cross dello statunitense, e calcia di prima con il mancino, salvataggio provvidenziale di Flamingo perché la conclusione di Mbangula era destinata in fondo al sacco. Pochi minuti dopo l’occasione per i bianconeri e il PSV ritrova il pareggio: Perisic carica la conclusione con il destro, si porta la palla sul mancino e calcia forte sul primo palo, Di Gregorio viene sorpreso dalla potenza della conclusione dell’ex Inter e gli olandesi ritornano in partita. Proteste bianconere per un fallo di mano di Lang nel corso dell’azione, ma il VAR non ravvisa nessun tocco e convalida la rete. Thiago cambia subito in avanti, fuori Nico Gonzalez e dentro “Chico” Conceição. Rispetto alla prima frazione, l’offensiva della Juve è più orgogliosa che ragionata, Kolo Muani cerca di rompere i blocchi con i suoi inserimenti tra le linee, ma la difesa olandese riesce a contenere la spinta del francese senza particolari rischi. La gara si innervosisce perché la lucidità dei bianconeri sembra venire meno nel frangente successivo al pareggio di Perisic, Thiago Motta allora cerca di scuotere la mediana con Koopmeiners e Thuram al posto di Locatelli e McKennie. Interessante la scelta di tenere in campo sia Douglas Luiz che Koopmeiners, un chiaro segnale di una ricerca di imprevedibilità e soprattutto qualità nella trequarti. Bosz risponde a tono: fuori due attaccanti e dentro due attaccanti, una scelta tutt’altro che conservativa. Lo Stadium si riaccende all’ingresso di Dusan Vlahovic, staffetta con Kolo Muani, nell’ultimo quarto d’ora. Con il risultato in bilico il serbo cerca di riprendere quota all’interno dell’attacco bianconero. L’unica scintilla della Juventus la porta Mbangula, che cerca sempre il dribbling e la giocata; il PSV attende compatto e cerca di sfruttare il baricentro alto dei bianconeri. Forze fresche, coraggio nelle giocate e un nuovo vantaggio: All’82′ Conceição punta Mauro Junior, arriva sul fondo e crossa basso, Benitez non trattiene e Mbangula insacca a porta vuota. Il PSV attacca a testa bassa, Perisic è il pericolo maggiore per la difesa bianconera, anche perché Weah comincia ad accusare crampi. Nel recupero Veiga e Di Gregorio sbarrano la strada a Til, chiudendo in calcio d’angolo un’occasione ghiotta per gli olandesi. Il match si conclude con la gestione, non troppo lucida, della Juventus.
Coraggio e spregiudicatezza, queste le armi che hanno permesso a Thiago Motta di chiudere il primo atto dei play-off in vantaggio. Nella serata d’apertura, dirige l’orchestra il maestro Conceição con la voce di Samuel Mbangula, e la canzone risulta un successo per indirizzare la qualificazione dalla parte dei bianconeri. Il pareggio di Perisic sembrava l’ennesimo fantasma di una stagione che non sta procedendo sugli stessi ritmi delle prime battute, dopo il vantaggio firmato da McKennie ma con un contributo più che rilevante di Gatti, ma gli ingressi frizzanti e brillanti dei due giovani bianconeri hanno permesso alla Vecchia signora di rimettersi avanti. Un vantaggio importante per la Juventus, che andrà in Olanda prossimo mercoledì con due risultati su tre disponibili. Occhio però a sottovalutare questo PSV, squadra cinica e frizzante.
Calcio
Il Supercommento della 24ª giornata di Serie A

Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della ventiquattresima giornata di Serie A.
Como-Juventus (A cura di Tommaso Patti)
Motta batte Fabregas. La doppietta di Kolo Muani regala altri tre punti alla Juve
La sfida del Sinigaglia, come dalle aspettative, si dimostra piacevole e piena di belle giocate. Nonostante i diversi obiettivi e i tanti punti di differenza, il Como gioca a viso aperto, guidato da Fabregas e da due fantasisti insostituibili come Nico Paz e Strefezza, protagonisti di un’azione da manuale, formata da diversi scambi e culminata con un tiro velenoso del gioiellino argentino, deviato in angolo dall’intervento di Di Gregorio. Esattamente come Nico Paz, anche Da Cunha prova a dimostrare il proprio livello e il proprio valore, mettendo in pericolo la Juventus con un tiro mancino da lunga distanza, conclusione nuovamente salvata dal portiere bianconero in angolo. Dopo l’inizio di personalità dei comaschi, la Juventus recupera palla a metà campo con Nico Gonzalez, affacciandosi per la prima volta in area avversaria alla mezz’ora. Minuto 33, Kolo Muani vince l’uno contro uno con Dossena e realizza un gol bellissimo e importantissimo, rete che infiamma ancora di più l’atmosfera di un Sinigaglia gremito da entrambe le tifoserie. La partita prosegue con tanto equilibrio ma, sul finale di primo tempo, il Como ingrana la marcia e trova il meritato gol del pareggio con Diao, su un’azione nata da un recupero di Cutrone su Koopmeiners, che successivamente immette il cross perfetto per il colpo di testa vincente dell’attaccante spagnolo. Nella ripresa, Di Gregorio si rende nuovamente protagonista con un altro intervento che salva la Juventus su uno scambio sotto porta di Diao e Nico Paz, concluso con il tiro del classe 2004 e la respinta con i piedi del portiere ex Monza. La parte finale di gara è caratterizzata da due episodi chiave: all’80 il Como protesta per un fallo di mano di Gatti nel tentativo di mettersi davanti a Douvikas con il corpo, mentre la Juventus, successivamente protesta e ottiene un rigore a due minuti dal novantesimo, quando sull’uscita irregolare e in ritardo di Butez su Gatti, il difensore bianconero finisce a terra per un colpo al volto. Dal dischetto si presenta Kolo Muani che, spiazza Butez, e regala la vittoria alla Juventus. Per la squadra di Motta arriva la seconda vittoria convincente di fila, segnata nuovamente dalle reti di Kolo Muani, alla terza partita di fila in gol e già a quota cinque reti in campionato. La rabbia e la delusione sul rigore non concesso alimenta ancor di più il rimorso di Fabregas, che adesso è costretto a invertire la marcia per ottenere una salvezza che adesso non è più certa dopo le ultime tre sconfitte di fila.
Hellas Verona-Atalanta
Re(mida)tegui si prende il Bentegodi. Atalanta DeAbordante a Verona
Nel match d’andata gli scaligeri pagarono l’approccio troppo passivo e impaurito, scatenando la furia agonistica dei bergamaschi. Per evitare un replay al Bentegodi, in avvio l’Hellas cerca di alzare fin da subito i giri del motore. L’Atalanta è reduce da un periodo piuttosto difficile, con tanti infortuni e una forma poco smagliante (specialmente per i ritmi forsennati a cui la squadra di Gasperini ci ha abituati), ma il primo brivido della gara è nerazzurro: Retegui attacca il primo palo, riceve il cross di De Ketelaere e per fortuna della difesa gialloblù l’attaccante italiano sfiora il pallone senza colpirlo. La difesa della squadra di Zanetti è uomo su uomo e per scardinare il blocco scaligero Ederson si getta in avanti per non dare riferimenti. Al quarto d’ora il Verona sfiora il vantaggio da calcio piazzato, il corner di Bernede è morbido sul primo palo, ed è altrettanto morbida la parabola alzata di testa da Danilluc, bravo Rui Patricio a risputare il pallone fuori dalla porta. Un buon primo quarto dei gialloblù, ma al primo vero affondo l’Atalanta colpisce. L’azione parte e sviluppa sempre sulla sinistra, De Ketelaere -particolarmente ispirato- riceve un lancio lungo di De Roon, si costruisce da solo l’occasione e calcia forte con il destro, la palla sbatte sul palo e nella ribattuta Retegui non può proprio sbagliare. L’attaccante italiano ci mette poco a presentarsi al Bentegodi, e cinque minuti dopo mette il secondo sigillo alla partita: assist di Djimsiti, finta con il destro e rasoiata mancina sul secondo palo. Diciotto firme in campionato, semplicemente devastante! Mentalmente il Verona si comincia a sciogliere sempre di più. Il baricentro sempre più alto squilibra la squadra scaligera, e al 36′ la Dea recupera palla e riparte verso la porta. In questo campionato nessuno domina il ritmo, e il gioco, a centrocampo come Ederson, il brasiliano recupera palla su Niasse, guida la ripartenza nerazzurra e dopo aver mandato in tilt Ghilardi e Coppola si porta la palla sul destro e piazza il 3-0. Un’Atalanta sempre più dominante, al cospetto di un Verona sempre più debole. A due dall’intervallo Retegui aggiorna il suo score, ribadendo in rete un pallone arrivato ai suoi piedi dopo una serie di rimpalli, scaturiti dall’ormai solito calcio di punizione forte e teso di De Roon, la conclusione è forte e Montipò non può fare altro che raccogliere, per la quarta volta, la sfera dal sacco. 0-4 all’intervallo, sotto i fischi assordanti del Bentegodi verso un Verona che continua a imbarcare acqua (Ottava gara in campionato in cui gli scaligeri subiscono almeno tre gol). Con i fari puntati sul play-off contro il Brugge, Gasperini richiama De Ketelaere in panchina per inserire Brescianini. Bastano dieci minuti a Retegui per regalarsi il gol numero 20 in campionato, palla bassa di De Roon, movimento sul primo palo e zampata mancina verso il secondo. La girandola di cambi rallenta il ritmo della partita, il Verona attende soltanto il fischio finale e intanto regala i primi minuti in maglia gialloblù a Valentini e Oyegoke, arrivati nel mercato di gennaio. Per rendere meno amaro il passivo l’unico giocatore a dare un impulso negli scaligeri è Tchatchoua, che sfiora il gol della bandiera con uno scatto fulmineo su Toloi, attento Rui Patricio in uscita. Nel finale anche la Dea comincia a rilassarsi, e regala qualche occasione in più alla squadra di Zanetti, ma anche Rui Patricio è sul pezzo ed è bravo nel rispondere presente alle avanzate gialloblù. Nel finale completa gestione della squadra di Gasperini, che supera quota 50 e si rimette a caccia del primo posto. Prova di forza assoluta della Dea, al cospetto di un Verona che continua a dimostrare una solidità difensiva inesistente. Nonostante l’emergenze, e l’errore dal dischetto della scorsa giornata, Mateo Retegui continua a caricarsi la squadra sulle spalle e adesso cerca di prendere il largo in cima alla classifica marcatori. Il Verona adesso deve ripartire dagli impulsi visti nella seconda parte della ripresa e rialzare la testa per non rimanere incastrata in zona retrocessione.
Empoli-Milan (A cura di Tommaso Patti)
Conceição la decide con i cambi: Leao e Gimenez stendono l’Empoli
La gara viene vissuta da entrambe le squadre sin dai primi minuti in maniera infiammata. Seppur con obiettivi diversi, i padroni di casa riescono a fronteggiare nei primi istanti le giocate del Milan, che si rivelano subito spumeggiante grazie soprattutto a Joao Felix, subito buttato nella mischia da Conceição e subito protagonista di belle giocate, come nell’occasione del tiro in porta del portoghese terminato di poco a lato dalla porta di Vasquez. Superata di poco la mezz’ora, l’Empoli entra definitivamente in partita con il palo colpito da Colombo, che fa tremare la porta e tutti i suoi ex tifosi con una conclusione potente e ben angolata. Il momento che accende la gara dal punto di vista del nervosismo arriva al 54’, quando, con l’intervento in ritardo di Tomori, il Milan rimane in dieci uomini. Tra le proteste dei milanisti l’espulsione del proprio difensore seguono quelle dei giocatori toscani per l’espulsione di Marianucci a causa di un intervento antisportivo e violento nei confronti di Gimenez, quest’ultimo schierato nella ripresa da Conceição per provare a sbloccare la partita. Con l’espulsione di Marianucci, il Milan ha l’opportunità di attaccare più liberamente, riuscendo a far male con Leao, protagonista di un colpo di testa vincente nato da un cross del solito Pulisic. Qualche minuto più tardi, lo stesso Pulisic pesca perfettamente l’inserimento di Gimenez, che trova la rete del raddoppio rossonero a quindici dalla fine, trovando il primo gol in seria A con la maglia del diavolo. Prima del triplice fischio, Joao Felix viene servito dal lancio di Terracciano, sciupando però l’opportunità di replicare un gol che sarebbe stato identico a quello fatto qualche giorno prima nella sfida di coppa Italia vinta contro la Roma. La conclusione terminata da poco fuori di Konate su assist del neo acquisto Kouame, segna la fine di una gara bella, piena di intensità e che da al Milan le certezze che gli servono per effettuare un girone di ritorno da protagonista, lasciando nel passato tutti i passi falsi, le problematiche di spogliatoio e dirigenziale che abbiamo visto nella prima parte di stagione. Le scelte di Conceição ripagano i rossoneri, i gol dei diventati regalano al Milan tre punti importanti per avvicinarsi alla zona Europa. Sconfitta che pesa e peserà tanto per la squadra di D’Aversa che, seppur giocando una partita al di sopra delle aspettative, escono dal Castellani senza punti e con un rischio elevato di rimanere imbrigliati nella zona retrocessione.
Torino-Genoa (A cura di Simone Scafidi)
Torino e Genoa si annullano, pareggio sotto la Mole
Nel match del sabato sera, Torino e Genoa si trovano faccia a faccia, entrambe per provare ad avvicinarsi alle zone alte della classifica. Il Toro prova a partire più forte, con la conclusione di Vkasic che viene respinta da Leali già al quinto minuto. Sul risultato di 0-0, il primo tempo scorre quasi interamente senza chiare occasioni da gol, almeno fino alla conclusione di Karamoh al 42’, che dopo una lunga discesa sulla sinistra non arriva lucido al tiro e spedisce alto. Nel recupero della prima frazione, su situazione di corner, arriva il gol del vantaggio dei granata, favoriti dall’autogol di Thorsby in seguito al tocco di Maripan. La seconda metà di gara riprende con i granata che spingono sin da subito. Al 54’ Che Adams prova la conclusione defilata, che però si spegne sull’esterno della rete. Il Genoa però non si scompone, e anzi propone un pressing abbastanza alto, dal quale nasce l’occasione del gol di Pinamonti, che buca Milinkovic-Savic e trova il gol del pareggio, anche grazie alla deviazione di Maripan. All’inizio del recupero il neo-entrato Casadei va vicino ad un clamoroso gol del nuovo vantaggio. La partita si conclude così con un pareggio che non lascia contenta nessuna delle due squadre, autrici di una prestazione solida ma che dovranno fare di più.
Venezia-Roma
Una Joya per Ranieri in laguna. Dybala dal dischetto per battere il Venezia
Sei nuove facce al cospetto di una Roma proiettata verso il play-off di Europa League. Nei primi minuti al Penzo il Venezia va alla ricerca di una nuova identità, più cinica e compatta rispetto all’approccio troppo teorico e spesso poco pratico, marchio di fabbrica in negativo del girone d’andata dei lagunari. L’esordio del nuovo arrivato Daniel Fila da una parte (arrivato per sostituire un pilastro come Pohajnpalo), e quello di Gourna-Douath dall’altro accendono notevolmente l’agonismo della gara, con il direttore di gara Zufferli che estrae subito due cartellini gialli, proprio a favore dei due giocatori sopracitati. Il match non è particolarmente spettacolare anche perché la Roma riesce a prendere le misure in mezzo al campo, e in transizione cerca di scardinare il blocco lagunare con l’appoggio di Dovbyk. Il centravanti ucraino, insieme a Mancini, sono i più attivi della prima frazione e sono anche gli unici giocatori a costruire delle occasioni concrete: al 17′ i giallorossi sviluppano bene sulla destra, si appoggiano a Dovbyk che è lesto nel costruirsi l’angolo di tiro e calciare verso la porta, risposta attenta e sicura di Ionut Radu (arrivato nelle ultime ore di mercato in prestito dall’Inter). Alla mezz’ora Mancini sfiora il vantaggio su palla inattiva, il cross di Dybala è forte e teso verso l’area piccola, il difensore italiano anticipa Radu in uscita ma sulla linea Nicolussi Caviglia salva con il piede. La catena di destra sembra la zona in cui i giallorossi possono colpire con più incisività, poiché Candè si fa ammonire nel corso della gara e Zerbin non riesce a contenere le folate di Celik e Rensch. L’ultima grande occasione del primo tempo è un colpo di testa in avvitamento di Dovbyk, bravo a prendere il tempo a Idzes e girare sul palo opposto, grande risposta del portiere rumeno. Ranieri cambia subito all’intervallo, Saelemekers rileva Rensch e aumenta il peso offensivo nella catena di destra. il Venezia prova a mantenere alto il ritmo e la concentrazione, e rispetto alla prima frazione sembra avere un’intensità diversa. L’inerzia della gara comincia a pendere dalla parte dei giallorossi al minuto 54, quando Angelino si avventa sul pallone, arriva prima di Marcandalli che lo colpisce e causa il calcio di rigore. Dal dischetto Dybala incrocia il mancino, spiazza Radu e realizza il primo gol del suo 2025. L’argentino quando veste giallorosso è una sentenza dal dischetto, 17 gol su 17 rigori calciati. Di Francesco muove subito la panchina, e l’impulso portato da Oristanio mantiene alto il baricentro e la concentrazione del Venezia. La Roma dall’altra parte si compatta e cerca di sfruttare gli spazi lasciati dai lagunari per attaccare con qualità e cinismo. La pioggia sempre più battente rende sempre meno pulita la gara, molto spezzettata anche per volere della squadra di Ranieri, che nel frattempo rinforza la difesa con l’esordio in Serie A di Nelsson. Di Francesco nel finale presenta tutta l’artiglieria del suo inventario, chiudendo la gara con il doppio centravanti (Gytkjaer e Maric), ma non basta per riacciuffare la gara. Dopo il derby contro il Napoli, dove già si era vista una reazione di puro cuore, la Roma torna a vincere e cura definitivamente il mal di trasferta. Con i tre punti al Penzo, la squadra di Ranieri conquista la seconda vittoria consecutiva lontana dall’Olimpico e adesso si prepara la play-off di giovedì contro il Porto. Dall’altra parte il Venezia ne esce sconfitto, ma al termine di una prestazione nel complesso positiva. I tanti acquisti non hanno dato subito la scossa che DiFra aspettava, ma hanno mostrato un’ottima forma fisica, e solo il tempo potrà mostrare in che modo potranno adattarsi al campionato, per uscire dall’acqua alta…
Lazio-Monza (A cura di Marco Rizzuto)
La Lazio riprende a volare, il Monza affonda
Il primo tempo fa da cornice ad un dominio biancoceleste che, segrega il Monza nella propria metà campo incapace di reagire. L’andamento del match è costante fino alla mezz’ora, quando Marusic insacca sotto porta di testa dopo la sponda di Castellanos sul cross morbido di Guendouzi, siglando la rete del vantaggio. Nel primo tempo non sono molte le occasioni da gol, ma il monologo dei padroni di casa basta per sottolineare l’inefficacia del Monza in questa stagione. La ripresa non cambia l’andazzo e la Lazio sfiora il raddoppio dopo appena cinque minuti, con una rasoiata di Isaksen da posizione defilata che termina di poco al lato. Al 56′ Castellanos s’inventa un assist senza senso: imbuca Pedro con un pallone dato in verticale che taglia il centrocampo e la difesa dei brianzoli, lo spagnolo in corsa buca Pizzignacco sul suo palo. Superata l’ora di gioco la Lazio dilaga con Castellanos che, dopo aver servito due assist, firma il gol del tris delegando a Zaccagni il compito. Neanche con i cambi i brianzoli riescono ad entrare in partita, lasciando totalmente ala Lazio il pallino del gioco. Al 76′ Baroni inserisce Tchaouna e Noslin che si rendono subito protagonisti costruendo il gol del 4-0 messo a segno da Pedro. A nove minuti dalla fine con quel briciolo di orgoglio rimasto, Pedro Pereira cerca sul secondo palo Ganvoula che, viene fermato dall’intervento a braccia larghe di Lazzari, che costa il penalty. Dal dischetto Sensi sigla il gol della bandierabattendo Provedel, con l’estremo difensore che aveva intuito la traiettoria non irresistibile del calcio di rigore. Il Monza non ha nemmeno il tempo di ‘esultare’ che la Lazio torna alla carica, Rovella imbuca per Dele-Bashiru, il numero sette di mancino spacca la porta difesa da Pizzignacco siglando la rete del k.o. dei brianzoli. Il ritorno alla vittoria in casa rilancia i biancocelesti al quarto posto a quota 45 punti, per un piazzamento in Champions è guerra con Juventus e Fiorentina, che seguono a ruota con 43 e 42 lunghezze. Per il Monza arriva la quarta sconfitta consecutiva, l’ultimo posto sembra ormai una formalità, ed il risultato pesante e decisivo costringe la società a sollevare Bocchetti dalla guida della squadra, a favore del ritorno di Alessandro Nesta.
Cagliari-Parma (A cura di Marco Rizzuto)
Coman esordisce con una magia, Parma sconfitto in Sardegna
L’Unipol Domus è strapieno per supportare il Cagliari in questo incontro fondamentale per la stagione. Si assiste ad un avvio molto acceso, dopo un primo squillo rossoblù il Parma spaventa con la giocata personale e la conclusione di Camara, sventata da una deviazione della difesa. Al 23′ Mina da calcio d’angolo prende il tempo a Suzuki e indirizza di testa, ma la sfera impatta sul palo salvando i crociati. Alla mezz’ora un problema al ginocchio costringe Djuric ad abbandonare il campo, con Bonny che subentra al suo posto. Al 53′ il francese raccoglie la sfera persa da Camara, si fionda in area saltando quattro difensori rossoblù e conclude sul palo esterno, facendo rabbrividire tutto lo stadio. Dopo una manciata di minuti, il Cagliari trova la rete del vantaggio, accendendo definitivamente lo scontro salvezza: Augello crossa in mezzo per Adopo che, di testa insacca sul primo palo aiutato anche dalla deviazione di Vogliacco. Al 69′ Nicola fa esordire Coman e dopo neanche un minuto, il rumeno con una bordata da fuori area spacca la porta facendo esplodere tutto lo stadio. A quasi dieci minuti dalla fine, il Parma accorcia le distanze con il colpo di testa vincente di Leoni sul cross di Bonny che accende le speranze vanamente. Il fischio finale decreta la vittoria del Cagliari di Nicola, che manda un segnale importantissimo per la lotta salvezza, inguaiando il Parma che ora si ritrova al diciottesimo posto.
Lecce-Bologna
San Skorupski chiude la porta al Via Del Mare. Reti bianche tra salentini e felsinei
La sfida del Via del Mare parte fortissimo, con il Lecce che ha la prima palla gol quando ancora deve completarsi il minuto numero uno sul cronometro: provvidenziale il salvataggio di Pobega sul tiro a botta sicura di Tete Morente. La partita osserva qualche istante di interruzione per un problema al VAR, ma riprende subito con ritmi alti e intensi. E se il Bologna risponde con un Castro vivace ma impreciso, il Lecce va ancora vicino alla rete a metà del primo tempo: Lykogiannis perde palla sulla trequarti, Lykogiannis perde palla sulla trequarti, Pierotti deve solo saltare Skorupski ma il portiere polacco (17’) fa il primo miracolo per poi ripetersi su Helgason nella stessa azione. Il Lecce recrimina, il Bologna si salva col suo portiere polacco, già decisivo in Coppa Italia. deve solo saltare Skorupski ma il portiere polacco (17’) fa il primo miracolo per poi ripetersi su Helgason nella stessa azione. Il Lecce recrimina, il Bologna si salva col suo portiere polacco, già decisivo in Coppa Italia.. Il Bologna inizia lentamente a venir fuori, ma senza troppa precisione o pericoli creati dalle parti di Falcone. Al termine del primo tempo risultato non si schioda e si cerca una scossa emotiva nella ripresa. Come da tradizione “Italiana” ci si aspetta un Bologna famelico e ben diverso da quello visto nella prima frazione. Sia da una parte che dall’altra, però, troppo a lungo, manca la pulizia tecnica nelle giocate necessaria per sviluppare pericoli degni di essere chiamati tali. Qualche conclusione fuori misura rispetto allo specchio nella consueta girandola dei cambi. All’87’ il neo entrato Dallinga corregge di testa in rete la spizzata di Castro, ma lo fa partendo in posizione di fuorigioco ravvisata dal guardalinee e confermata dal VAR. Nel finale il Lecce attacca confusamente, Giampaolo cerca sempre la traiettoria buona che non arriva anche per il “protezionismo” del Bologna. Pari che ci sta, ma a volare è ancora lui, San Lukasz Skorupski. Pareggio che sorride più ai salentini, adesso distanti quattro punti dalla zona retrocessione. Dall’altra parte il Bologna rimane a ridosso del Milan, ma questo pareggio puzza di sconfitta per quella che è stata l’inerzia della gara e soprattutto l’occasione sfumata.
Napoli-Udinese (A cura di Simone Scafidi)
Runjaic ferma Conte, Napoli-Udinese 1-1
Nel posticipo della domenica sera, il Napoli inciampa anche nell’Udinese e non riesce a trovare i tre punti, pareggiando per 1-1. I friulani partono a razzo già al secondo minuto, con Thauvin che cerca la soluzione dalla distanza, trovando però un’ottima risposta di Meret. La risposta partenopea non si fa attendere, e McTominay si rende pericoloso con un colpo di testa che si spegne tra le braccia di Sava. Appena trenta secondi più tardi la squadra di Conte continua a rendersi pericolosa, stavolta con Politano, che si vede negare la gioia del gol da un’altra grande risposta di Sava. Al 17’, su situazione di corner a favore dell’Udinese, l’incornata di Bijol sfiora il palo, intimorendo il Maradona. A pochi minuti dalla fine della prima metà di gara, il Napoli riesce a sbloccare il match, con il colpo di testa di McTominay, che su calcio d’angolo svetta e buca la difesa bianconera, portando così in vantaggio il Napoli e dando continuità ad una stagione finora spettacolare. Passano due minuti, e arriva il clamoroso pareggio dell’Udinese: da lontano, quando nessuno se lo aspettava, Ekkelenkamp fa partire una conclusione strana ma insidiosa, che ribalza quasi sulla linea di porta e si insacca battendo un incredulo Meret. In un secondo tempo praticamente privo di emozioni, i blandi tentativi di Lovric, Anguissa e McTominay provano a sbloccare un match che però si chiude inevitabilmente con un pareggio. Il Napoli frena ancora, trovando un altro pareggio, arrivato con una partita, almeno sulla carta, abbordabile, mentre l’Udinese esce con un ottimo risultato dal Maradona.
Inter-Fiorentina (A cura di Tommaso Patti)
Reagisce subito l’Inter di Simone Inzaghi. Dopo il pesante k.o subito giovedì a Firenze, i nerazzurri riescono a superare l’ostacolo Fiorentina con una rete per tempo, riuscendo a portare a casa tre punti preziosi per la rincorsa al Napoli.
LA TOP11 DELLA 24ª GIORNATA

Grafica: Julya Marsala
Calcio
Sofferenza e carattere per reagire subito. L’Inter batte la Fiorentina e va a caccia del Napoli

A distanza di quattro giorni, l’Inter soffre ma batte la Fiorentina, portandosi a -1 dal Napoli e alimentando le attese per il derby d’Italia della prossima giornata.
Inzaghi decide di cambiare tre uomini rispetto alla sfida di giovedì, nel tentativo di non ricadere nella trappola tattica di Palladino che, a sua volta, schiera nuovamente Parisi e Dodô come esterni alti per provare a cogliere impreparata la difesa di casa. A San Siro, l’Inter già dai primi minuti si dimostra più propositiva, riuscendo a calciare tre volte nel giro di sette minuti nello specchio porta, frutto di un segnale positivo dato che nell’ultima sfida, i tiri in porta dei nerazzurri sono stati solamente due. L’occasione sciupata da Lautaro Martinez, e il tiro di Mkhitaryan bloccato da De Gea, sono i primi spunti di un’Inter arrembante ed in cerca di riscatto. Al 14′, sul cross di Carlos Augusto, Barella prova a sbloccare la gara con una rovesciata, non riuscendo però a centrare la porta con il pallone che termina di poco fuori, giocata che infiamma comunque il pubblico il pubblico nerazzurro. Il primo squillo viola arriva sulla conclusione da buona posizione di Richardson che, mette paura alla retroguardia nerazzurra, ma non impensierisce più di tanto Sommer, che successivamente richiama il proprio reparto difensivo invitandolo ad aggredire l’avversario quando è in procinto di tiro. Successivamente all’occasione del franco-marocchino, l’Inter prende il totale possesso dell’area di rigore avversaria, costringendo gli avversari a rifugiarsi due volte in calcio d’angolo. Dai rispettivi corner, Carlos Augusto e Lautaro centrano la porta ma, in entrambe le occasioni, le conclusioni del brasiliano e dell’argentino sbattono su palo e traversa, negando loro la gioia del gol . Alla mezz’ora, Inzaghi è già obbligato ad effettuare un cambio non programmato, a causa di un infortunio subito da Thuram, al suo posto dentro Marko Arnautović. Sempre sugli sviluppi di un calcio d’angolo battuto da Çalhanoğlu, l’Inter trova il gol del vantaggio grazie ad un’autorete di Pongračić, sfortunato nel tentativo di allontanare il pallone che accidentalmente termina all’interno della porta difesa da De Gea. Proteste furenti della Fiorentina per la concessione del calcio d’angolo da cui è nato il vantaggio nerazzurro, come si nota dalle immagini il cross di Bastoni avviene dopo che il pallone ha interamente oltrepassato la linea, ma VAR e guardalinee non intervengono. Forti del gol del vantaggio, arrivato dopo un inizio primo tempo giocato ad altissimo livelli, i nerazzurri vanno vicini al secondo gol con Arnautovic: l’attaccante austriaco calcia in porta da buona posizione trovando però l’opposizione del portiere spagnolo. Sul tramonto del primo tempo, la Fiorentina conquista un calcio di rigore per un fallo di mano di Darmian, giudicato dall’arbitro irregolare dopo un check al VAR. Sul dischetto si presenta Mandragora che, spiazza Sommer, e ristabilisce la parità in una sfida governata dal nervosismo e da proteste avanzate da parte di entrambe le squadre. Proteste da una parte e proteste dall’altra, con la classe arbitrale che aggiunge notevole pepe alla sfida, già intensa di suo e certificato dai tanti cartellini gialli estratti nel corso della prima frazione
La scelta di Inzaghi di inserire Arnautovic per sostituire l’infortunato Thuram ripaga subito, infatti al settimo minuto della ripresa, l’austriaco trova la prima rete in questo campionato con un colpo di testa efficace, grazie all’assist di un ispiratissimo Carlos Augusto. Le successive occasioni dei nerazzurri arrivano dagli altri due protagonisti di giornata: la punizione di Barella e il colpo di testa di Lautaro terminano di poco fuori, lasciando immobile De Gea in entrambe le occasioni. I cambi di Palladino non migliorano la situazione, che vede la Fiorentina attaccare ma senza riuscire a graffiare la difesa avversaria, che a sua volta prova a difendere il gol del vantaggio inserendo forze fresche. Nel momento in cui la Fiorentina sembrava aver capito in che modo far male ai nerazzurri, il neo entrato Zalewski si mette in mostra con un’azione solitaria terminata con un diagonale che non trova lo specchio della porta. Nel finale di gara, la Fiorentina ci prova a pareggiare la sfida con il calcio di punizione di Zaniolo, mente l’Inter prova chiuderla attaccando e mandando alla conclusione nuovamente Carlos Augusto e Barella, ma in entrambi casi l’ottimo posizionamento di De Gea impedisce ai nerazzurri di chiudere la pratica. All’interno dei quattro minuti di recupero, l’Inter difende il risultato facendo girare il pallone e tenendo la Fiorentina lontana dalla propria area avversaria, riuscendo a conquistare tre punti importantissimi per la lotta scudetto.
A dimostrazione che la sfida del Franchi è già stata archiviata dagli uomini di Simone Inzaghi lo si è visto dall’approccio della gara, che ripaga i nerazzurri con una vittoria che li proietta a meno un punto dal Napoli capolista. Dopo un periodo condito da tre vittorie di fila, torna a perdere la squadra di Palladino, che sciupa l’opportunità di superare la Juventus e di rimanere attaccata alla Lazio al quarto posto.
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