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Terremoto in Sicilia: colpito l’epicentro alle Eolie, Palermo e Messina

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Qualche ora fa è stato avvertito un terremoto in provincia di Messina, con epicentro alle Eolie, al largo dell’isola Alicudi. E’ stata percepita una forte scossa di magnitudo 4.8 in tutta la Sicilia, da Palermo a Catania e Messina, raggiungendo sino Reggio Calabria. 

Diverse persone si trovavano in strada ad Alicudi e Filicudi ma al momento non si registra alcun ferito, numerose invece sono state le repliche.

Secondo i dati dell’Ingv, la quale all’inizio aveva parlato di magnitudo stimata tra 4.8 e 5.3, la scossa di terremoto è stata registrata dai sismografi alle ore 16:19 di questo pomeriggio, 7 febbraio, rilevando l’epicentro in provincia di Messina.

Data l’intensità del sisma, ci sono state centinaia di segnalazioni da tutta l’isola fino in Calabria toccando Reggio Calabria, ma specialmente Alicudi e Filicudi, dove le persone sono dovute uscire per strada. Secondo i rilievi dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, il terremoto scatenato oggi in Sicilia ha avuto epicentro nel mar Tirreno , al largo delle Eolie e ipocentro ad una profondità di 17 km.

epicentro terremoto di oggi in Sicilia

CENTINAIA DI SEGNALAZIONI: “OSCILLAVA TUTTO”

Alcuni residenti della città dello stretto hanno scritto: “Molto, molto forte. Messina città“, altri residenti del capoluogo siciliano invece: “a Palermo ha oscillato tutto” – “La mia tavola ha cominciato leggermente a traballare e vivo a Palermo“. “Sentita anche a Catania. E’ stato ondulatorio e abbastanza percepito nei piani alti” hanno aggiunto altri, confermando che la scossa è stata avvertita in maniera distinta anche in altre province.

Nelle varie testimonianze di chi ha avvertito la scossa si parla di lampadari in movimento ma anche tavoli e divani che si sono mossi distintamente: “Messina centro, quinto piano, si è mossa la sedia con le rotelle su cui lavoro“, “Sentita al sesto Piano a Trapani“, “Oscillamento in auto a Messina.” sono alcune delle testimonianze.

LE REAZIONI DEI SINDACI E PROTEZIONE CIVILE: “CONTROLLATE LE STRUTTURE”

Per il momento fortunatamente non sono stati segnalati danni a persone o cose alle centrali operative, anche se lo spavento è stato molto, soprattutto nella zona delle Eolie. A Palermo “non si registrano danni” al momento per la scossa di terremoto, i vigili del fuoco hanno infatti spiegato che fin ora è giunta solo una richiesta di per una verifica di controllo in una scuola a Cefalù.

Nonostante ciò la protezione civile avverte i sindaci di controllare le strutture: “Stiamo per fare un avviso urgente ai sindaci dei comuni interessati dal terremoto di oggi pomeriggio per invitarli a controllare le strutture più a rischio e mantenere un livello di attenzione molto alta, perché la scossa di terremoto è stata forte.” il discorso annunciato all’Adnkronos dal Capo del Dipartimento della Protezione civile della Regione siciliana Salvatore Cocina, in merito alla scossa di oggi.

Classe 2003. Studentessa in Scienze della Comunicazione all'Università degli studi di Palermo. Aspirante giornalista e graphic designer e appassionata della cultura giapponese, delle riviste della nuova generazione e ogni forma d'arte.

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Attualità

Vera scoperta dell’America: smentito Colombo, i primi furono i Vichinghi

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Contrariamente a ciò che sappiamo sul primo uomo a scoprire l’America nei libri di storia, in realtà non andò tutto secondo la sequenza temporale che sappiamo. Ebbene sì, in realtà non fu Colombo a scoprire l’America per primo, bensì i Vichinghi.

Uno studio ha dimostrato quanto si ipotizzava da tempo: la presenza europea in America risale a ben prima di Cristoforo Colombo, perché furono i Vichinghi nell’anno 1021, con 471 anni di anticipo da Colombo, ad essere i primi ad approdare sul continente americano.

LA SVOLTA DELLA VERITA’

La sorprendente verità è emersa grazie ad una scoperta incredibile in Canada. Gli scienziati Michael Dee, dell’Università di Groeningen, nei Paesi Bassi e colleghi di un’ampia collaborazione internazionale, sulla base della datazione di alcuni resti archeologici scoperti nel sito, hanno analizzato dei campioni di legno trovati a Terranova e hanno trovato al di sopra segni di un’ascia, ma non una qualunque, un’ascia vichinga.

Grazie all’utilizzo di tecniche di datazione avanzatissime, gli scienziati sono riusciti a stabilire l’anno esatto in cui quell’ascia ha intagliato quel pezzo di legno, dunque non un periodo generico, ma l’anno preciso: 1021 d.C.

Nonostante fosse noto già da tempo che i primi europei a raggiungere le coste americane fosse quel popolo noto per le sue spedizioni verso mete che ai tempi erano i margini del mondo conosciuto, ossia dal Mar Caspio alle coste remote della Groenlandia, ora per la prima volta, i ricercatori ci hanno fornito una data precisa per il primo sbarco nelle Americhe: il 1021.

PRIME TESTIMONIANZE

Risalgono agli anni Sessanta le prime testimonianze della presenza del popolo Vichingo sul continente americano. Le prime scoperte riguardano i resti della colonia di l’Anse aux Meadows, ma non c’era alcuna certezza circa la sua datazione, la cui stima è stata poi raggiunta solo oggi grazie a uno studio avanzato. Tutto partì grazie alla scoperta di resti lignei lavorati in modo inconfondibile con il ferro, materiale che era sconosciuto ai nativi americani.

@Focus

 

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Attualità

Guerra in Medio Oriente, possibile accordo tra Israele e Hamas entro 1-2 settimane: ecco gli eventuali scenari

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Medio Oriente

Arrivano nuove notizie in merito ad una possibile tregua in Medio Oriente tra Israele e Hamas, che prevederebbe un accordo sul cessate il fuoco con eventuale rilascio degli ostaggi.
Dialoghi che, però, si prevede andranno avanti nel lungo termine per circa una o due settimane.

POSSIBILE TREGUA IN MEDIO ORIENTE

Israele e Hamas potrebbero raggiungere un accordo per il cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi entro una o due settimane, ma non si prevede che possa succedere in un giorno.
Lo ha dichiarato un alto funzionario israeliano a Reuters, durante la visita del premier Benjamin Netanyahu a Washington, che finora non ha prodotto annunci.

Secondo la fonte, se le due parti dovessero accettare una tregua di 60 giorni, Israele userebbe quel tempo per offrire un cessate il fuoco permanente che richiederebbe il disarmo del gruppo militante palestinese. Se Hamas rifiuta, “procederemo” con le operazioni militari, ha sottolineato il funzionario.

Il Qatar e altri Paesi potranno iniziare a destinare risorse e fondi alla ricostruzione della Striscia di Gaza già. durante il cessate il fuoco. E’ quanto ha accordato Israele nell’ambito dei negoziati in corso a Doha, come richiesto da Hamas per dimostrare serietà di intenzioni.

Lo Stato ebraico da parte sua insiste che non sia solo Doha a dare fondi, ma anche altri Paesi. Gli Stati della regione, tra cui l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, si rifiutano di impegnarsi a fornire aiuti per la ricostruzione se prima Israele non si impegna a porre fine alla guerra.

IL BILANCIO DEI MORTI SI AGGRAVA IN MEDIO ORIENTE

Almeno 24 persone, tra cui molte donne e bambini, sono stati uccisi dall’alba di oggi al centro e al sud di Gaza. Lo riferisce Al Jazeera, citando fonti ospedaliere.  Allarme a Tel Aviv e Gerusalemme per il lancio di missili dallo Yemen. Le forze israeliane hanno intensificato gli attacchi aerei su Gaza, mentre proseguono faticosamente i negoziati a Doha.

Intanto, il primo ministro israeliano Netanyahu ha dichiarato che lui e Donald Trump condividono pienamente la strategia per giungere a un accordo sulla liberazione degli ostaggi detenuti da Hamas, ma ha chiarito che Israele non firmerà alcun patto “a ogni costo“.

Medio Oriente

Foto: Il Corriere della Sera

DOMANI RITORNO IN ISRAELE DI NETANYAHU

E’ previsto per domani mattina il rientro in Israele da Washington del premier Benjamin Netanyahu. Lo scrive il giornale israeliano Haaretz. Netanyahu è negli Stati Uniti da domenica.

Nelle scorse ore il premier israeliano ha incontrato al Pentagono il segretario alla Difesa, Pete Hegseth, con il quale – ha reso noto l’ufficio di Netanyahu – ha parlato di questioni relative alla sicurezza, anche il “contrasto alle minacce dall’Iran“, dopo i 12 giorni di guerra a giugno tra Israele e la Repubblica Islamica, e il “rafforzamento dell’alleanza strategica tra Israele e Usa“.

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Attualità

Processo Puff Daddy, è terminato ufficialmente il processo: ecco l’esito

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Puff Daddy

È giunto finalmente al termine, nella giornata di ieri, il processo a “Puff Daddy” che ha tenuto sulle spine tutta l’America, e non solo, per tantissime settimane. Subito dopo il termine del procedimento è giunto anche l’esito: Puff Daddy è stato ritenuto colpevole solo di due capi di imputazione su cinque e, di conseguenza, non rischia l’ergastolo.

In un verdetto misto, i giurati del processo penale federale a Sean Diddy Combs lo hanno dichiarato colpevole di due capi d’imputazione per trasporto a fini di prostituzione, ma lo hanno assolto dalle accuse più gravi: associazione a delinquere e traffico sessuale. Il verdetto, annunciato nella tarda serata del 1° luglio (ora statunitense), è stato confermato da più fonti, tra cui CNN, AP News e The Guardian.

IL VERDETTO A PUFF DADDY

La decisione arriva dopo circa 14 ore di deliberazioni. Combs era accusato di aver preso parte a una rete di sfruttamento sessuale e di aver promosso un sistema organizzato a scopo criminale: due capi d’imputazione gravi, che avrebbero potuto comportare l’ergastolo.

La giuria, però, l’ha assolto da queste accuse. Diversa, invece, la posizione per quanto riguarda i due capi d’imputazione minori, che lo accusavano di aver organizzato e finanziato spostamenti di donne a fini di prostituzione. In questi casi, Combs è stato dichiarato colpevole.

Il giudice Arun Subramanian ha ringraziato i giurati per il loro “enorme sacrificio” nel corso del processo: “Voglio che sappiate che è fonte di ispirazione per tutti noi. Avete ascoltato, avete lavorato insieme, siete stati qui ogni giorno, con la pioggia o con il sole. Lo avete fatto senza alcuna ricompensa, se non quella che deriva dal rispondere alla chiamata del servizio pubblico. Questo dovrebbe dare speranza a tutti noi“, ha detto.

 

Puff Daddy

Foto: Il Post

QUANTO RISCHIA ADESSO PUFF DADDY

Il rapper, che si è dichiarato non colpevole di tutte le accuse, ora rischia una pena fino a 10 anni di carcere per le condanne per trasporto. Se fosse stato condannato per uno qualsiasi degli altri capi d’accusa, il 55enne avrebbe potuto affrontare fino all’ergastolo.

Ma Combs resterà in carcere: il giudice Arun Subramanian ha negato infatti al re dell’hip hop di uscire di carcere sotto cauzione, argomentando che i reati di traffico di persone a scopo prostituzione di cui è stato riconosciuto colpevole impongono che il condannato resti dietro le sbarre in attesa della sentenza.

LA REAZIONE DELL’AULA

Prima di essere accompagnato fuori dall’aula del tribunale dagli ufficiali giudiziari, Sean “Diddy” Combs si è inginocchiato davanti alla sedia e ha chinato la testa. Successivamente, rivolto alla tribuna, ha applaudito, spingendo anche il pubblico a farlo.

Combs ha guardato la famiglia con il viso raggiante, dicendo: “Grazie. Vi voglio bene, mamma.”.
In seguito i familiari hanno iniziato a gridare dream team agli avvocati, che si sono dati pacche sulle spalle e si sono abbracciati.

Sono numerosi, invece, i video di tutti i supporters di Puff Daddy che, fuori dal tribunale, hanno accolto la sentenza con felicità e divertimento.
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