Calcio
Il Supercommento della 25ª giornata di Serie A

Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della venticinquesima giornata di Serie A.
Bologna- Torino (A cura di Tommaso Patti)
Gol e spettacolo tra Bologna e Fiorentina. Al Dall’Ara la decide un autogol di Biraghi
L’anticipo della 25’ giornata di Serie A tra Bologna e Torino, regala spettacolo sin dalle prime battute dell’incontro. Dopo soli undici minuti, i padroni di casa reclamano un calcio di rigore per un presunto fallo di Linetty ai danni di Ndoye, successivamente revocato dal VAR a causa di un fallo in attacco dello svizzero sul calciatore granata. Il Bologna, e principalmente Ndoye, si dimostrano in serata, infatti dieci minuti più tardi, i rossoblu passano in vantaggio con un’azione nata da un filtrante di Pobega che pesca lo scatto in profondità di Ndoye, agile nella corsa e nel beffare l’uscita maldestra e indecisa di Milinkovic-Savic.
La reazione degli uomini di Vanoli arriva qualche minuto più tardi ma, le imprecisione di Che Adams e Coco, non rimettono il risultato in parità. Nonostante un paio di occasioni divorate dai granata, al 37º gli uomini di Vanoli prima sbagliano clamorosamente sotto porta, ma poi si rifanno qualche istante più avanti con Vlasic che rimedia all’errore di Karamoh e ristabilisce la parità al Dall’Ara. Tra il finale di primo tempo e i primi quindici minuti della ripresa la partita è piatta, con poche occasioni e con un’intensità che cala drasticamente. Nell’ultimo terzo di gara, però, l’ingresso e la successiva rete di Elmas riporta la gara ad un livello spettacolare. Il tunnel e il successivo pallonetto di Elmas porta il Torino in vantaggio, occasione che però non fa pendere l’ago della bilancia dalla parte dei granata infatti, dopo una manciata di minuti, l’intervento irregolare in area di rigore di Casadei ai danni di Pobega, viene giudicato dal direttore di gara falloso e viene concesso il calcio di rigore. Dagli undici metri si ripresenta Ndoye che batte Milinković-Savić e segna la rete del 2-2. A decidere la gara però è un altro subentrante del Torino: al 90º, il tiro da lontano di Castro viene accidentalmente deviato da Biraghi, che termina nella propria porta e sancisce la fine di una partita bella, equilibrata e piena di spettacolo da entrambe le parti. Con questi tre punti, il Bologna rimane nelle zone nobili della classifica, confermandosi una squadra solida e capace di replicare la grandissima stagione di un anno fa, partendo dal puntellare tasselli importanti come il DS Giovanni Sartori, rinnovato fino al 2027. Per il Torino arriva una sconfitta pesante, che però non condanna i granata a nessuna posizione di classifica scomoda.
Atalanta-Cagliari (A cura di Dennis Rusignuolo)
Poco ritmo e nessun gol. Continuano le difficoltà della Dea
Avvio coraggioso ed equilibrato del Cagliari, l’Atalanta cerca sbocchi sulla sinistra con Ruggeri e il movimento esterno di Brescianini. Il Cagliari attende l’avanzata degli uomini di Gasperini, e riesce a giostrare bene le marcature e soprattutto il possesso una volta recuperato il pallone. Così come mostrato a Bruges, l’Atalanta non riesce a sfondare e comincia a commettere una serie di errori nella transizione e nel fraseggio. Con il passare dei minuti il gioco si orienta stabilmente verso destra, con un Cuadrado molto attivo nella ricezione e nella ricerca costante del riferimento avanzato, ovviamente Mateo Retegui. Anche il Cagliari cerca di muovere le proprie pedine verso quella zona del campo, il fraseggio parte da Augello e con i movimenti di Piccoli e Adopo cercano la velocità di Felici. Gasperini cerca di ribaltare l’inerzia con una mossa decisamente atipica: Brescianini dirottato nella fascia destra e Cuadrado e Ruggeri accoppiati nella stessa fascia. Una correzione curiosa, ma che mostra la voglia dell’Atalanta di orientare il pressing dei rossoblù verso quella zona del campo, per poi attaccare l’area dalla parte opposta con incursori come Brescianini e Pasalic. Nessun tiro in porta nella prima mezz’ora e per registrare una conclusione a referto bisogna attendere un errore di Caprile in fase di impostazione, Samardzic riceve la sfera e calcia sul primo palo, intervento plastico dell’estremo difensore rossoblù. Poca precisione nella rifinitura e soprattutto nella costruzione dell’ultimo passaggio, poche emozioni ma un ritmo sempre più crescente. Subito un cambio all’intervallo per Gasp: fuori un evanescente Samardzic e dentro De Ketaelere, brutta prestazione del serbo che non è riuscito a dare quella qualità che serviva all’attacco orobico. La correzione tattica attuata alla mezz’ora rimane stabile anche nella ripresa, entrambi gli esterni dell’Atalanta giocano nella stessa fascia, Cuadrado nella linea dei trequartisti e Ruggeri in supporto nella fascia. Gasperini sorprende subito con due sostituzioni dalla spiccata linea verde, fuori Retegui e Cuadrado e dentro i giovani Palestra e Vanja Vlahovic (capocannoniere con la squadra B della Dea in Serie C), fari decisamente puntati al match di ritorno contro il Brugge in Champions. All’ora di gioco l’Atalanta va in vantaggio su corner con Brescianini, rete prontamente annullata dall’arbitro per una carica di Posch su Caprile. L’episodio accende la miccia e porta a una serie di mosse tattiche attuate da entrambi gli allenatori: Nicola inserisce Coman, che si è presentato in maniera eccellente ai riflettori del nostro campionato (grandissimo gol dopo meno di due minuti contro il Parma) al posto di Felici; Gasperini avanza Pasalic e sostituisce Brescianini con Ederson. Il Cagliari sembra averne di più nella fase centrale della ripresa, l’Atalanta paga la poca lucidità e una condizione atletica stranamente in difficoltà. Gasperini chiude subito le sostituzioni con De Roon al posto di uno stremato Sulemana, mentre i sardi cercano di mantenere il possesso per evitare una crescita di ritmo dei padroni di casa. All’84’ l’occasione più nitida della partita: cross in mezzo verso Vlahovic, la difesa respinge e De Ketelaere arriva in corsa e calcia, deviazione di Yerry Mina che allarga la traiettoria del pallone, conclusione che sfiora il palo. Sono tutte bergamasche le occasioni nel finale, all’88’ gran filtrante di Ederson verso Vlahovic, il serbo incrocia e Caprile riesce a rispondere e alzare la traiettoria del pallone fin sopra la traversa. Un minuto dopo Pasalic scambia con Vlahovic e sfiora l’incrocio dei pali con il destro a giro. Sono le ultime, e forse le uniche, scintille di una gara che termina a reti bianche. Una settimana complicata per la squadra di Gasperini, dopo la sconfitta in Champions la Dea non sfonda nemmeno contro il Cagliari. Tante rotazioni e assenze, gli occhi puntati sul ritorno al Gewiss di martedì. Tutti fattori che hanno determinato un pareggio che sancisce una crisi interna per la Dea. In questo 2025 i bergamaschi non hanno ancora vinto tra le mura amiche del Gewiss Stadium, e adesso l’Atalanta rischia di defilarsi dalla lotta scudetto. Prosegue la cavalcata salvezza del Cagliari di Nicola. Prestazione solida e lucida dei sardi che aggiungono un mattoncino verso l’obiettivo finale, conquistando un ottimo punto in casa di una delle big di questo campionato. Appuntamento alla prossima giornata, dove i sardi devono confermare l’ottimo periodo contro la Juventus.
Lazio-Napoli (A cura di Dennis Rusignuolo)
Lazio e Napoli si annullano. I biancocelesti fermano la capolista, mentre gli azzurri trovano il terzo pareggio consecutivo ma tirano comunque un sospiro di sollievo per la sconfitta dell’Inter in casa della Juventus.
Milan-Verona
Nel segno di Giménez, Milan-Verona 1-0
A San Siro il Milan batte il Verona di misura e rimane attaccato alla Zona Europa. La sfera comincia a girare e il Verona prova subito a mostrarsi offensivo, con un tiro di Duda che Maignan si lascia goffamente sfuggire in calcio d’angolo. Risponde venti minuti più tardi il Milan, con un tiro insidioso di Reijnders spedito in corner da Montipò, protagonista anche due minuti più tardi nel parare abilmente il tiro-cross di Joao Felix. Pochi minuti dopo arriva il gol del vantaggio rossonero, con Giménez che si trovava però in posizione di offside. Sullo scadere del primo tempo, Musah spara altissimo un tiro abbastanza semplice, che a tu per tu con Montipò non riesce a ferire gli Scaligeri. Nel secondo tempo i ranghi sono abbastanza serrati, e il Milan tenta più volte la conclusione dalla distanza, non riuscendo ad entrare in area. A quindici minuti dal termine, però, uno scambio repentino e geniale tra Leao e Jiménez porta al passaggio in mezzo del portoghese, dove si trova tutto solo Santiago Giménez, che a porta praticamente vuota sigla il gol dell’1-0, sufficiente per portàre nelle tasche del Milan i tre punti. Di contro, però, il Verona continua a sprofondare, trovandosi adesso a soli tre punti dalla zona retrocessione.
Fiorentina-Como (A cura di Tommaso Patti)
Il Como espugna il Franchi. Diao e Nico Paz frenano la Fiorentina
La scelta di Palladino nello schierare dal primo minuto Zaniolo da prima punta, ripaga subito la scelta del tecnico viola infatti, l’ex giocatore di Atalanta e Roma, si dimostra subito attento a rispettare questo ruolo riuscendo a rendersi pericoloso due volte nei primi cinque minuti di gara. La titolarità di Fagioli nella posizione di trequartista nell’undici titolare, dà alla viola quel tocco di classe in più che serviva, nella speranza di ritrovarlo totalmente dopo il brutto periodo che lo ha visto lontano dai campi per sette mesi. Seppur in “ritardo”, il Como entra in partita al ventesimo minuto con Diao, protagonista di un ottimo inserimento tra Ranieri e Dodò concluso con il tiro deviato in corner da De Gea. Nei minuti successivi, Diao e Nico Paz sono protagonisti di una serie di giocate ed azioni offensive che mettono la squadra di casa in difficoltà, costretta a reagire ma con scarsi risultati, soprattutto a causa della mancanza di Kean, assente per un turno di squalifica. Al 40’, un’azione in solitaria verso la porta di Diao si trasforma nell’azione che porta avanti il Como in vantaggio al Franchi, rete che arriva nel miglior momento dei comaschi. Nella ripresa i ritmi calano, con la Fiorentina che prova a difendere le brillanti accelerate del tridente Diao-Paz-Strefezza, mentre il Como prova ad affacciarsi più volte nell’area di rigore avversaria alla ricerca della rete del raddoppio. L’aggressività degli uomini di Fabregas nel recuperare il possesso della sfera ripaga al 65’, quando dopo un recupero di Alex Valle su Colpani, Da Cunha contrattacca e serve Nico Paz, che controlla il pallone spostandolo sul sinistro e spedendolo in un punto così angolato che De Gea non può far altro che guardare senza possibilità di agire. Qualche minuto dopo la rete del raddoppio, Diao avanza palla al piede in ripartenza calciando di potenza contro la porta avversaria, conclusione deviata nuovamente da De Gea in corner e che evita il possibile terzo gol comasco. Dal secondo gol del Como, la Fiorentina non riesce più arrendersi pericolosa, sprecando un’opportunità di avvicinarsi significativamente alla zona Champions. Per il Como arrivano tre punti d’oro in ottica salvezza: il quarto goal in sette presenze di Diao e la rete dell’astro nascente Nico Paz, regalano al Como la possibilità e la fiducia di riscattare una parte di stagione in cui le prestazioni spesso non coincidevano con i risultati finale.
Monza-Lecce (A cura di Marco Rizzuto)
Il match salvezza dell’U-Power Stadium termina a reti bianche
Monza e Lecce si dividono la posta, un punto a testa e nessun centro. Il Lecce approccia bene la gara sin dai primi minuti, Helgason spacca la traversa calciando direttamente da 30 metri,facendo prendere un bello spavento a Turati. Nel primo tempo è il Lecce l’unica squadra a spingere per il vantaggio: al 25’ Pierotti non inquadra la porta di testa mandando la sfera sopra la traversa sul cross di Gallo, dopo cinque minuti Krstovic con un destro serrato scalda le mani a Turati che risponde presente. Sul finale della prima frazione il Monza bussa in zona gol con la conclusione fuori misura di Pedro Pereira. Il secondo tempo si apre con un Monza più propositivo, spronato anche dal tifo casalingo. Tuttavia, le occasioni da gol sono poche e i ritmi sono bassi. A venti dalla fine, Caprari calcia dal limite praticamente da fermo, col pallone che viene smanacciato dal prodigioso intervento in tuffo di Falcone. Al tramonto del match è il Lecce a sbilanciarsi per cercare la vittoria, prima con Helgason: il trequartista islandese conclude violentemente in porta dal limite dopo lo scarico all’indietro di Pierotti, ma Turati si oppone vincendo il duello, successivamente Helgason prova a restituire l’assist a Pierotti, ma anche in questo caso l’estremo difensore si oppone blindando la sua porta. Pareggio che mete fine al ciclo di sconfitte dei brianzoli, tuttavia serve qualcosa di più per accendere questa lotta salvezza, che al momento, sembra destinata ad un finale cupo.
Udinese-Empoli
Super Ekkelenkamp, debacle Empoli ad Udine
In casa sua, l’Udinese fa la voce grossa e batte l’Empoli con un convincente 3-0. I friulani partono subito forte, con Lucca che al quinto minuto manda alto un pallone abbastanza insidioso. Al decimo minuti invece è Thauvin a rendersi pericoloso, con un tiro dalla distanza che costringe Silvestri ad intervenire per sventare il pericolo. Pochi istanti dopo è l’Empoli a farsi vedere, con un tiro del neo-acquisto Kouamè che sfiora il palo e va sul fondo. Al 17’ l’Udinese va molto vicina al vantaggio, con Lovric, che da dentro l’area spara un missile diretto verso l’incrocio dei pali che Silvestri riesce miracolosamente a salvare. Sugli sviluppi del corner, Arthur Atta tenta la conclusione da fuori area, che viene deviata in porta dal compagno Ekkelenkamp. Il secondo tempo è solo bianconero: prima con un tiro da Thauvin salvato sulla linea dalla difesa azzurra, e poi con una conclusione di Lucca che scheggia il palo esterno, spegnendosi sul fondo. Al 64’ arriva il raddoppio dell’Udinese, con Ekkelenkamp che raccoglie la respinta di Silvestri sul tiro di Lucca e sigla il 2-0, confermando il suo grande momento di forma. Al 90’ arriva la grande gioia anche per Thauvin, che colpisce di testa sul cross di Payero e fa gioire il Bluenergy Stadium. L’Udinese si consolida così al decimo posto, mentre l’Empoli scende addirittura al diciassettesimo.
Parma-Roma (A cura di Marco Rizzuto)
La perla di Soulé regala i tre punti ai giallorossi
Alla Roma basta la magia di Soulé per blindare la vittoria, il Parma prosegue la striscia negativa. Al Tardini è il Parma a creare la prima vera occasione della gara, Cancellieri scappa via da ben tre calciatori giallorossi, il pallone arriva in zona Bonny che in girata non trova la porta per centimetri. L’episodio chiave del match arriva alla mezz’ora: Shomurodov verticalizza benissimo verso Soulé con un pallone che affonda come una lama nel burro la difesa crociata, l’argentino viene fermato ad un passo dal tiro in maniera irregolare da Leoni al limite dell’area, azione che gli costa il rosso diretto. Soulé pennella dolcemente il pallone che, si insacca all’incrocio facendo esplodere il settore ospiti. La prima frazione si chiude a favore dei giallorossi, dopo un avvio in cui il Parma ha spaventato con l’occasione del francese. Alla ripresa la Roma manca clamorosamente l’appuntamento col raddoppio grazie al doppio intervento di Suzuki, prima su Soulè, poi con un miracolo su Salah Eddine. I crociati cercano di raddrizzare il risultato nel corso del secondo tempo, senza però trovare lo specchio della porta, arrendendosi alla quarta sconfitta consecutiva. Anche senza Dybala, la Roma trova la vittoria che la rilancia all’inseguimento disperato di un posto in Champions. Per il Parma la musica è ben diversa, le quattro sconfitte di fila sono sintomo di una crisi preannunciata da prima del termine del giro di boa. I crociati sono terzultimi, a -1 dalla salvezza e con la peggior difesa del campionato. Situazione complessa che ha portato la società a sollevare dalla guida della squadra Fabio Pecchia.
Juventus-Inter (A cura di Dennis Rusignuolo)
La Vecchia Signora beffa l’Inter e all’Allianz Stadium la vince grazie al gol in extremis di Conceicao, in un match che scombussola gli equilibri del campionato e fa un regalone al Napoli.
Genoa-Venezia
Dieci minuti per la gloria, nel finale il Genoa la vince
Dopo una partita abbastanza monotona, il Genoa si sveglia nel finale e ipoteca i tre punti contro un Venezia sempre più in crisi. Nel primo tempo le occasioni sono pochissime, la prima arriva per il Venezia al 26’, con Oristanio che si gira in un fazzoletto e calcia in porta, trovando però la presa sicura di Leali. Sullo scadere della prima metà di gara, il Venezia prova a forzare la difesa rossoblu, con un tiro da lontanissimo di Nicolussi-Caviglia che impegna seriamente Leali, costretto ad un bell’intervento. Nella seconda metà di gara il Genoa si sveglia e inizia ad arrembare. Al 55’ Pinamonti calcia al volo e Radu risponde prontamente scampando il pericolo. Quindici minuti più tardi il portiere rumeno si rende protagonista nuovamente, parando plasticamente il tiro di Martin. Al”80’ Ekuban, entrato venti minuti prima, parte in contropiede e a tu per tu con Radu spedisce alto il pallone. Appena due minuti più tardi, però, il Genoa trova il meritato gol del vantaggio, con Pinamonti che apre il piatto destro e insacca il pallone sul secondo palo, con Radu che può solo guardare. I rossoblu finalmente si sbloccano, e a cinque minuti dal termine arriva il raddoppio di Cornet, che sfrutta la situazione sbilanciata del Venezia e piazza il pallone con il sinistro, chiudendo definitivamente la partita. Con questa vittoria, la squadra di Vieira allunga a più dieci sulla zona retrocessione e può prendere un po’ di respiro, mentre il Venezia deve lavorare duro per uscire da una situazione pessima, con la salvezza a più quattro punti.

Grafica: Julya Marsala
Calcio
Europa e Conference, quarti di ritorno: cade anche la Lazio, Fiorentina in semifinale

Europa e Conference League sono ormai arrivate ai quarti di finale, con le gare di ritorno che hanno chiuso questa fase delle competizioni. La serata dà spettacolo con partite veramente senza senso, come solo l’Europa sa regalare. Abbandona il sogno europeo anche la Lazio, mentre la Fiorentina ottiene la semifinale per il terzo anno consecutivo.
EUROPA LEAGUE
L’Italiana
L’Italia per il Bodo non è mai stata un territorio fortunato, zero vittorie in tutte le gare giocate sul suolo del tricolore e, soprattutto, mai una semifinale europea raggiunta. Prima della partita contro la Lazio all’Olimpico, tutti questi dati erano ancora concreti, ma con il match di ritorno, tutto è cambiato. La squadra di Baroni entra in campo con grinta e determinazione, minacciando la difesa norvegese con diverse occasioni pericolose, che passano dai piedi dell’asset iper-offensivo dei biancocelesti. AL 20′ la partita si sblocca con il gol del Taty Castellanos, che di tacco beffa Haikin ed accende l’Olimpico, speranzoso di un’attesa rimonta. Nel settore destro del campo, Isaksen sfugge ad ogni tipo di marcatura e risulta incontenibile e fonte principale delle più pericolose azioni della Lazio. Ci prova Castellanos, ci provano anche Lazzari e Zaccagni sbattendo sulla traversa, ma il pallone sembra non voler entrare, nella disperazione generale dell’organico biancoceleste. Nel secondo tempo, però, il Bodo smette di soffrire ed esce la testa dalla tana, impegnando Mandas in un paio di interventi decisivi, ed oltre ciò la poca freddezza del Taty rischia di costare caro alla Lazio, che riesce clamorosamente (e fortunatamente) a pareggiarla allo scadere, con Noslin che raggiunge un pallone vagante vicino alla linea di fondo e lo insacca alle spalle di Haikin, trascinando il match ai tempi supplementari. L’extra-time arride, almeno inizialmente, alla squadra di Baroni, che al 100′ trova addirittura il gol del vantaggio con Dia, che stacca di testa all’interno dell’area di rigore e sblocca, momentaneamente, il passaggio del turno. L’animo dei norvegesi non si affievolisce e nel secondo tempo supplementare la squadra di Knutsen reagisce trovando il gol del pareggio con Helmersen, che beffa un Mandas non perfetto per poi essere espulso al 120′. La lotteria dei rigori è un vero e proprio dramma psicologico per la Lazio: dagli undici metri sia Tchaouna, che Noslin, che Castellanos sbagliano, consegnando la qualificazione al Bodo, che raggiunge la prima semifinale europea nella storia del calcio norvegese. Con l’eliminazione della squadra di Baroni, l’Italia dà di diritto l’addio anche al quinto posto in Champions, oltre che all’ultima speranza di vincere l’Europa League.

foto: X ItalianFootballTV
Le altre sfide
Oltre la caduta della squadra di Baroni, l’Europa League, come ormai di consueto, è riuscita a portare in scena dei match veramente assurdi, destinati ad entrare negli annali di questa competizione. Primo su tutti non si piò non citare il match tra Manchester United ed Olympique Lyone: i tempo regolamentari si concludono con due gol per parte (4-4), dimostrando lo stesso equilibrio presente anche nella gara di andata, ma nei supplementari la partita assume un tono degno dei migliori film thriller. I francesi, rimasti in dieci per il doppio giallo a Tolisso, riescono a trovare due gol nel giro di cinque minuti grazie alle reti di Cherki e Lacazette, mettendo apparentemente il lucchetto alla partita; Old Trafford, il teatro dei sogni, sembra però non pensarla così e nel giro di sette minuti lo United, con i gol di Bruno Fernandes, Mainoo e Maguire ribalta le sorti della partita, strappando così il pass per la semifinale. In Spagna, l’Athletic Bilbao ritrova sè stesso ed ipoteca la qualificazione contro i Glasgow Rangers, con i gol Oihan Sancet e Nico Williams, missione che non gli era riuscita sette giorni fa in Scozia. A chiudere il quadro delle semifinali c’è il Tottenham, che, in Germania, vince di misura con il rigore di Solanke e supera l’Eintracht Francoforte. L’1 maggio, in occasione delle semifinali, gli Spurs affronteranno la sorpresa Bodo/Glimt, menter l’Athletic affronterà, in casa, uno United fomentato da una delle rimonte più belle di quest’anno.

foto: X Tottenham
Il protagonista
Una partita folle, 114′ minuti in ombra e 7 per ribaltare le sorti di una qualificazione che sembrava ormai clamorosamente sfumata: il Manchester United, grazie ai lampi di Bruno Fernandes, Mainoo e Maguire riesce ad uscire dall’inferno per tentare l’assalto finale e decisivo alla vittoria europea, che darebbe quantomeno una nota di merito alla peggiore stagione dei Red Devils in tempi recenti. Certo, non si può, giocando in casa, farsi sottomettere pesantemente da una squadra in dieci uomini, ma la squadra di Amorim trova il coraggio per rialzare la testa e, sotto gli occhi di un Old Trafford deluso, dare vita ad un finale di partita che può far ben sperare i supporters della squadra, in vista della semifinale contro l’Athletic Bilbao

foto: X Manchester United
La conferma
Non può che essere la conferma di queste semifinali Nico Williams. All’andata, nello 0-0 contro dei Rangers in dieci per ottanta minuti, non era riuscito ad incidere, ma quando vede San Mamés gli si illuminano gli occhi e comincia a disegnare calcio. Ancora un gol, ancora decisivo. Che possa essere il suo turno di vincere coppa ed MVP?

foto: X Athletic
La delusione
Segna il gol che riaccende le speranze biancocelesti, ma poi poco e nulla. Il Taty Castellanos si ritrova sui piedi il rigore decisivo che avrebbe mandato la lotteria ad oltranza, ma lo sbaglia clamorosamente. Sembra cattivo ed anche sbagliato dirlo, ma l’eliminazione della Lazio passa anche (e soprattutto) dai piedi del suo maggior trascinatore, beffato dalla pressione del momento.

foto: X Gournach
CONFERENCE LEAGUE
L’Italiana
Dopo il filo da torcere dato alla Fiorentina durante la gara d’andata, lo Celje arriva a Firenze come una squadra quantomeno rivalutata, da cui la squadra di Palladino si sarebbe dovuta guardare attentamente per evitare indesiderati imprevisti. La Viola parte con più sicurezza degli sloveni, con Kean e Fagioli che svariano in mezzo al campo ed alzano il baricentro, mettendo in diffcoltà gli sloveni. A centro area, su situazione di corner, Ranieri impegna Ricardo Silva, quando manca un quarto d’ora al termine della prima frazione. Cinque minuti più tardi il gol del vantaggio arriva e porta la firma del migliore in campo, Rolando Mandragora, che raccoglie l’imbucata di Pongracic e con il piede debole insacca la sfera alle spalle dell’estermo difensore avversario, impotente sulla traiettoria a incrociare del centrocampista italiano. Nel secondo tempo sono invece gli sloveni a scendere in campo con maggiore garra e riescono a trovare il gol del pareggio prima con Matko e, appena due minuti dopo, quello del vantaggio con Nemanic, che svetta di testa e incorna il cross di Seslar, portando il risultato totale sul 3-3. Un minuto dopo il gol degli sloveni la Fiorentina reagisce prontamente, e ancora grazie ad un precisissimo lancio di Mandragora che trova Kean, ritrova il vantaggio con il gol dell’attaccante italiano, che piazza il pallone sul secondo palo e archivia definitivamente la qualificazione. Da qui in poi la Fiorentina si sveglia definitivamente e riesce a difendere il vantaggio, sfiorando addirittura il gol del 3-2 con Ranieri che insacca la sfera ma che si vede annullata la gioia del gol per posizione di offside, così come Kean a due minuti dalla fine. Dopo sei minuti di recupero il triplice fischio sancisce la terza semifinale consecutiva della Fiorentina, che andrà a giocarsi l’accesso alla finale con il Real Betis, sperando che questo sia, finalmente, l’anno in cui alzare la Coppa.

foto: X ACF Fiorentina
Le altre sfide
Vediamo adesso chi accompagnerà, in semifinale, la Fiorentina, per chiudere il quadro europeo di questa settimana e vedere le ultime tre squadre rimaste in corsa per un trofeo internazionale. A Londra il Chelsea appare molto opaco e destabilizzato dall’ottima prestazione del Legia Varsavia, che dà non poco filo da torcere ai Blues, sconfitti per 2-1 ma favoriti dal punteggio dell’andata, che li vede passare il turno con il totale di 4-2. Passa con realtiva serenità anche il Real Betis, che in Polonia non va oltre l’1-1 con lo Jagiellonia ma che si fa forte del 2-0 dell’andata e riesce a buttare fuori la sorpresa di questa competizione. Ultima, ma non per importanza, la partita forse più interesssante di questi quarti di ritorno di Conference League, che vede il Djurgarden, partito con il risultato a sfavore di 1-0, battere in trasferta il Rapid Vienna ai supplementari e strappare un definitivo pass per le semifinali, candidandosi seriamente al ruolo di nuova sorpresa di quest’anno. Alle semifinali, previste per l’1 maggio, il Djurgarden affronterà il Chelsea, cercando di sfruttare l’ambiente casalingo per mettere in difficoltà la favorita della competizione, mentre la Fiorentina volerà in Spagna per un’ardua sfida con il Betis, squadra molto in forma che sembra non volersi fermare

foto: X Chelsea
Il protagonista
Si può, da sfavoriti, dominare il Rapid Vienna in trasferta ed eliminarlo passando il turno? Il Djurgarden ci è riuscito, con una prestazione che quasi nessuno, alla vigilia del match, si sarebbe aspettato. D’altronde, avevano perso la gara d’andata, e ribaltare una gara di ritorno, soprattutto fuori casa e da sfavoriti, non è mai semplice. La squadra di Honkavaara però riesce nell’impresa, con il Rapid Vienna che cade sotto i colpi di Danielsson e Kosugi nei tempi regolamentari, per poi subire il colpo di grazia con la doppietta di Gulliksen nei supplementari.

foto: X Djurgarden
La conferma
Rolando Mandragora si prende la Fiorentina. Il suo gol e il suo assist ipotecano la qualificazione in semifinale e costringono un coraggioso Celje ad un’amara eliminazione. Il numero otto viola ormai a centrocampo ha trovato la sua casa da cui sforna sempre più prelibatezze che addolciscono pomeriggi e serate di tifosi e compagni. Il suo estro e la sua interpretazione del gioco di Palladino potrebbero rivelarsi la chiave di volta per raggiungere la terza finale consecutiva, ma prima bisogna superare uno scoglio non da poco: il Betis.

foto: X ACF Fiorentina
La delusione
Una faccia della medaglia, quella del Djurgarden, brilla di luce propria e luccica splendidamente così che si possa vedere da lunga distanza, mentre l’altra, quella del Rapid Vienna, adesso è totalmente rovinata ed inizia a sgretolarsi. Gli austriaci arrivavano al match di giovedì con l’unico compito di difendere il risultato, e non solo non ci sono riusciti, ma hanno concesso troppo spazio agli avversari arrivando a subire addirittura quattro gol senza neanche provare a ribaltare il proprio destino.

foto: X Rapid Vienna
Calcio
Champions League, quarti di ritorno: Match folle al Villa Park, l’Arsenal elimina il Real

Fuochi d’artificio nelle quattro gare che chiudono i quarti di finale. Si è completato e inquadrato il tabellone delle semifinali, e adesso la strada per Monaco comincia a essere sempre più breve. Sono rimaste soltanto in quattro, e alcune favorite hanno abbandonato il treno per la Baviera. Show must go on…
L’italiana
L’Inter a San Siro non va oltre il pari contro i bavaresi, ma è un pareggio bellissimo perché il risultato dell’andata qualifica i nerazzurri alla seconda semifinale di Champions in tre anni. Serviva replicare l’impresa di Monaco per superare l’ostacolo Bayern e la squadra di Inzaghi riesce a indirizzare la qualificazione nei primi minuti della ripresa. Dopo una settimana dal successo dei nerazzurri all’Allianz Arena, il copione a San Siro sembra non essere cambiato particolarmente: Inter in vigile controllo della gara e Bayern alla ricerca di qualche spazio per colpire. Le offensive dei bavaresi sono più istintive che logiche, e in molte occasioni lo zampino principale è quello di Olise, leader tecnico in assenza di Musiala (la cui assenza è stata a tutti gli effetti un fattore). Nonostante le frizzanti giocate del talento francese, la difesa dell’Inter trova sempre il guizzo giusto per chiudere lo specchio (da guardare e riguardare il salvataggio di Bastoni, proprio su Olise, al minuto 12). Nella gestione del risultato sono stati fondamentali i ripiegamenti difensivi di Lautaro e Thuram. La manovra dei nerazzurri viene spesso finalizzata da questi due meravigliosi attaccanti, ma è nel lavoro sporco che i due riescono a tirare fuori il meglio di sé, efficaci nel ricacciare all’indietro la difesa bavarese oppure mandarla fuori giri con i loro soliti movimenti. Alla ripresa del gioco la partita regala il suo apice di spettacolo nei primi quindici minuti: Harry Kane si defila sulla destra, non permette l’intervento difensivo a Dimarco e riesce a fulminarlo con un destro chirurgico sul palo opposto. L’inglese torna subito a referto dopo l’occasione clamorosa sprecata nel match d’andata. Per la prima volta in più di centocinquanta minuti di partita, tra andata e ritorno, l’Inter comincia a temere le offensive dei bavaresi, vicini al raddoppio con Thomas Muller. San Siro però riesce a riaccendersi quando nel buio spunta subito la luce del faro Martinez, l’argentino converte in rete una palla rimasta vagante dopo un corner e riporta tutto alla normalità. Tre minuti più tardi Pavard decide di inaugurare al meglio il suo score con la maglia dell’Inter, ma in quei tre minuti l’Inter attacca la porta del Bayern in maniera spaventosamente feroce. Prima Thuram, poi Darmian e infine la zuccata di Pavard, e qualificazione in ghiaccio. Con il pass della semifinale in bella vista, e con un calendario ai limiti dell’incredibile, la gestione dei nerazzurri è compassata e leggera. I bavaresi, feriti nell’orgoglio dai quattro schiaffi subiti nei due match, cercano di rientrare in partita alla loro maniera, con la solita pressione asfissiante e l’attacco sempre più costante della porta di Sommer. Dier riesce a pareggiare il risultato della partita con una rete che è un facsimile di quella realizzata da Muller in Baviera una settimana fa: corner sul secondo palo e spizzata vincente. Nel finale Kompany inserisce tutto ciò che ha in panchina, il Bayern sfiora due volte la rete ma dopo sei -lunghissimi- minuti di recupero il triplice fischio di Vincic regala ai nerazzurri il pass per la semifinale. Adesso per l’Inter arriva il Barcellona, come nel 2010 in occasione del Triplete.
Le altre sfide
Si preannunciavano grandi match anche al ritorno, nonostante alcuni match sembravano ben indirizzati, a cominciare dal Barcellona. La squadra di Flick si era sbarazzata del Dortmund con un netto 4-0 casalingo, ma al Signal Iduna Park i gialloneri intimoriscono -e non poco- i blaugrana. Per guidare una rimonta che sembrava impossibile, il Borussia Dortmund si affida al suo rapace d’area, e Guirassy si fa trovare ovviamente pronto. L’attaccante guineano realizza una tripletta storica che accende il muro giallo, ma l’entusiasmo viene stroncato dall’autogol di Bensebaini. Nel finale il Var annulla il 4-1 a Svensson e in quel fuorigioco si chiude il sogno del Borussia Dortmund. Prima sconfitta nel 2025 per il Barcellona, ma è alquanto dolce perché i blaugrana tornano in semifinale dopo ben sei anni.
Nell’altro match del martedì l’Aston Villa saluta la competizione dopo una partita incredibile contro il Paris Saint Germain. Dopo il 3-1 dei parigini in Francia, al Villa Park la partita sembra indirizzata già dall’inizio. A implementare questa visione ci pensano i difensori dell’Aston Villa, che con l’aiuto di Martinez regalano il vantaggio ad Hakimi. La squadra di Luis Enrique cerca di chiudere subito il discorso qualificazione, e trova il raddoppio con l’altro terzino: Nuno Mendes riceve in area da Dembelè, apre il piatto e al 26′ sembra chiudere il discorso. Sembra, perché i Villains trovano il gol cinque minuti dopo, grazie a un tiro di Tielemans deviato in porta da Pacho. Soffia un vento nuovo a Birmingham, e la squadra di Emery sembra averlo capito in fretta, perché dal gol del centrocampista belga comincia un’altra partita: nel secondo tempo McGinn estrae una gemma dal suo sinistro, spedisce la palla all’incrocio e pareggia la partita. Mancano due gol per pareggiare il totale, e a mezz’ora dal termine sembra sempre più difficile. Dopo tre minuti dal gol dello scozzese, da un corner Konsa arriva al tiro e fa 3-2. Villa Park esplode, l’Aston Villa si riversa in avanti e cerca in tutti i modi la rete del 4-2 (che garantirebbe i supplementari) ma Donnarumma blinda lo specchio e i parigini conquistano la semifinale.
Mercoledì tutti gli occhi sono puntati sul Bernabeù, dove il Real Madrid cerca l’ennesima rimonta clamorosa della sua storia. L’Arsenal non sembra dello stesso avviso, e ha subito l’occasione per chiudere il discorso. Calcio di rigore per i Gunners al decimo minuto, Saka cerca il cucchiaio centrale e Courtois lo intercetta con le gambe. Il Real cerca in tutti i modi di segnare un gol che sblocchi la gara e rilanci il discorso qualificazione. Il VAR toglie un rigore ai Blancos dopo una review di oltre tre minuti, e all’intervallo si va sullo 0-0. Nella ripresa la squadra di Arteta trova il gol con Saka, Vinicius risponde dopo meno di un minuto, ma il Real non riesce a sfondare per tutto il secondo tempo, e nei minuti di recupero Gabriel Martinelli realizza la rete del definitivo 1-2 (1-5 nel complesso). Real Madrid eliminato e Gunners in finale dopo 16 anni.
Il protagonista
Tre gol al Barcellona potrà raccontarli ai nipoti: Serhou Guirassy si è portato a casa il pallone della partita nella vittoria platonica del suo Borussia Dortmund contro i blaugrana per 3-1. Le tre reti hanno permesso inoltre al franco-guineano di issarsi da solo in vetta alla classifica dei marcatori di Champions con 13 centri. Dopo Lewandowski e Haaland, il Borussia ha trovato una nuova gemma da esportare nell’elite del calcio europeo? Difficile dirlo, anche perché il polacco e il norvegese erano giovani talenti quando sono transitati in giallonero, mentre Guirassy ha 29 anni. Rimane comunque un’annata storica per l’attaccante del Dortmund.
Menzione doverosa per Gigio Donnarumma. Nonostante i quattro gol subiti nelle due sfide, le parate del portiere azzurro sono state decisive per la qualificazione dei parigini. Una serie di interventi ai limiti dell’incredibile, che si aggiungono alla prestazione monumentale di Anfield. C’è tanto Donnarumma in questo cammino del Paris Saint Germain.

Foto: X BVB
La conferma
“Certe notti sei sveglio, o non sarai sveglio mai”
Seconda semifinale in tre anni per l’Inter di Simone Inzaghi. Il successo contro il Bayern è l’ennesima conferma di quanto la gestione Inzaghi abbia dato all’Inter una dimensione sempre più europea. Nel bene o nel male l’Inter fa sempre la sua partita: concentrata, equilibrata e sempre intensa e precisa nelle transizioni. Se poi al roster aggiungi calcianti come Calhanoglu e Dimarco, da cui nascono i due corner vincenti, allora questa squadra diventa temibile sotto ogni punto di vista. Certe notti raccontate da Ligabue regalano momenti che forse non torneranno più, conditi da una nostalgia inconfondibile. Certe notti raccontate dall’Inter di Inzaghi sembrano invece tornare a ripetizione, perché adesso l’Inter è decisamente sveglia, e mette paura a tutte le big europee.
La sorpresa
Molti, io per primo, nutrivano dubbi sulla tenuta mentale dell’Arsenal nel catino rovente del Bernabeu: invece i Gunners hanno giocato da grandissima squadra, al cospetto di un Real Madrid decisamente non brillante sul piano fisico, imponendo a tratti il gioco e dimostrando di non soffrire mai, se non in qualche raro minuto, la pressione dei Blancos. L’Arsenal esce rinvigorito dal doppio scontro con quella che doveva essere la favorita numero uno e si presenta dunque in semifinale di Champions dove mancava dal 2008, e adesso contro il PSG la sfida è più aperta che mai!

Foto: X Champions League
La delusione
Il Real Madrid pareva lanciato dopo aver estromesso l’Atletico Madrid negli ottavi, invece si è totalmente impantanato di fronte alla freschezza dell’Arsenal. Dopo lo 0-3 dell’Emirates, la squadra di Carlo Ancelotti ha perso con merito anche al ritorno, trafitta dalle reti di Saka e Martinelli in pieno recupero. Il tecnico italiano è probabilmente giunto alla fine del suo secondo straordinario ciclo madridista, che gli ha fruttato altre due Champions League in aggiunta a quella conquistata nel 2014. Vinicius pare il parente povero di quello devastante ammirato sino alla scorsa stagione in maglia Real, Bellingham sembra in costante involuzione, la difesa concede sempre troppo… Anche se in assoluto il problema principale rimane la mancanza di un regista che dia ordine alla manovra.
Calcio
L’Inter difende l’impresa di Monaco e vola in semifinale. 2-2 col Bayern, San Siro in festa

L’Inter pareggia a San Siro contro il Bayern Monaco e conquista la semifinale di Champions League. Dopo l’impresa di Monaco di Baviera, la squadra di Inzaghi rimonta in pochi minuti il vantaggio iniziale di Kane e soffre nel finale dopo il pari di Dier, ma riesce a conquistare la semifinale dove affronterà il Barcellona.
Per la serata più importante della stagione, nonostante un Carlos Augusto in formato stellare, Inzaghi sceglie Dimarco nella fascia sinistra. Il brasiliano era stato uno dei migliori in campo all’Allianz Arena, ma la presenza dell’esterno italiano è fondamentale per gli sviluppi laterali dell’Inter, e nonostante gli acciacchi fisici dell’ultimo periodo trova posto nell’esterno. In difesa confermato il blocco dell’andata, così come è confermatissimo il tandem offensivo Lautaro-Thuram. Nei bavaresi Kompany conferma 10/11 dell’andata. L’unica sostituzione è quella di Thomas Muller, schierato dal 1′ al posto di Guerreiro. Recuperati solo per la panchina Coman e Pavlovic.
Come previsto anche dal risultato dell’andata, il Bayern approccia la gara in maniera molto aggressiva. Il pressing feroce uno dei pilastri principali dell’idea tattica di Kompany, ma già dalle prime battute l’Inter trova buone trame di gioco per eludere la linea alta dei tedeschi. Subito molto attiva la catena di destra dei bavaresi, Olise trova sempre lo spazio per cercare gli attaccanti. Fotocopia della gara d’andata: Thuram e Lautaro in mezzo al campo fanno ciò che vogliono. I difensori del Bayern sono perennemente in ritardo sui due attaccanti nerazzurri, e tutte le occasioni della squadra di Inzaghi cominciano sempre da una loro giocata. Al 9′ Dimarco riceve da Thuram e incrocia forte, blocca Urbig con sicurezza. La retroguardia dell’Inter concede qualcosa tra le linee, ma arrivati dentro l’area i difensori nerazzurri sono bravissimi nel sbarrare la strada. Al 12′ Bastoni chiude miracolosamente su Olise, il francese era pronto per calciare a botta sicura ma la scivolata del difensore italiano mantiene in equilibrio il risultato. Con il vantaggio da gestire, il copione della gara è ben definito: bavaresi in gestione del pallone nella metà campo nerazzurra, mentre l’Inter chiude bene le linee di passaggio e attende il guizzo per ripartire. Prezioso il lavoro di Lautaro e Thuram in questo fondamentale, in particolare la fisicità del francese è efficace per alzare il baricentro e conquistare falli utilissimi. Appena prima della mezz’ora, è l’Inter ad avere la più grande palla gol. Arriva su punizione dalla sinistra di Dimarco: Acerbi prolunga, Thuram non ci arriva per un soffio. Cinque minuti più tardi Calhanoglu sfiora l’eurogol con una conclusione a giro dai 25 metri, la palla non gira abbastanza e sfiora l’incrocio dei pali, con Urbig praticamente immobile. La gara cambia, e l’Inter ne riprende almeno in parte il possesso, ma i bavaresi ci sono: Sané arriva al tiro in porta, Sommer respinge in corner. In riaggressione i difensori bavaresi sono molto irruenti e imprecisi, e ancor prima dell’intervallo entrambi i centrali (Kim e Dier) vengono ammoniti per due brutti falli su Thuram. Nel finale di frazione, il Bayern torna in possesso di partita e pallone: l’Inter non esce più dalla metà campo, ma riesce a reggere. 0-0 a fine primo tempo.
Confermati gli stessi undici da entrambe le squadre al rientro dagli spogliatoi. Il muro nerazzurro necessita di un altro tempo di resistenza estrema, ma alla ripresa del gioco l’Inter cerca di controllare più stabilmente il possesso. Inzaghi spinge per un controllo più ragionato del pallone, alla ricerca di un gol che metta in ulteriore discesa la qualificazione. Al 50′ Urbig si oppone con un gran riflesso a uno dei soliti corner pungenti di Dimarco. Un minuto più tardi su San Siro si abbatte l’uragano: Goretzka si avventa su un pallone sputato fuori dalla difesa nerazzurra, il tedesco appoggia per Kane che temporeggia e incrocia al momento giusto, la palla passa in mezzo alle gambe di Dimarco e Sommer non può nemmeno azzardare l’intervento. Proteste dei nerazzurri per una sbracciata di Goretzka su Mikitharyan, ma per Vincic è tutto regolare. L’inerzia della gara sembra ribaltata, nonostante i soliti sviluppi dell’Inter, ma il Bayern rischia subito di raddoppiare con una conclusione a giro di Muller, destro troppo forte e poco preciso, con palla che termina in Curva Nord. Nel momento del bisogno, l’Inter trova il pareggio con il guizzo del capitano: calcio d’angolo di Dimarco al 58‘, la palla rimane nei pressi dell’area piccola e Lautaro Martinez rimette subito in parità la gara. Boato a San Siro per il pareggio dell’Inter, che sembra subito rientrata in partita in maniera feroce. La spinta del pubblico regala subito una grande occasione a Darmian, isolato dal fraseggio rapido della trequarti nerazzurra, la conclusione dell’esterno viene deviata in angolo da Dier, provvidenziale in scivolata. Il calcio d’angolo di Calhanoglu è sempre forte e teso, Pavard viene lasciato completamente da solo da Kim e di testa buca Urbig. Uno-due micidiale dell’Inter, San Siro è in delirio e la qualificazione sembra sempre più concreta. Kompany prova a scuotere i suoi con i cambi: fuori Sané e Kim, dentro Gnabry e Guerreiro. Inzaghi risponde con la staffetta, già prevista, tra Dimarco e Carlos Augusto. Il brasiliano è subito decisivo perché al 75′ devia con i tacchetti una conclusione a botta sicura di Olise. Sul corner il Bayern prova a regalarsi un finale diverso. La rete è pressoché identica al pareggio di Muller dell’andata, palla sul secondo palo e la sponda di Dier termina direttamente in porta. Con la gara in parità (l’Inter mantiene un gol di vantaggio), la pressione del Bayern torna ad alzare i giri del motore, mentre l’Inter cerca di non perdere il filo. Kompany inserisce Pavlovic e Coman, mentre Inzaghi sceglie Frattesi e Bisseck. Nel recupero il Bayern attacca a testa bassa e cerca di riacciuffare il pareggio in qualsiasi modo. L’Inter non esce più e nella parata di Sommer su Muller al minuto 95 vede concretizzarsi il sogno della semifinale.
Questa Inter continua a sognare sempre più in grande. Considerando le due partite la qualificazione è il risultato più giusto per una squadra che non vuole smettere di alzare l’asticella. Nonostante la sofferenza nel recupero, la squadra di Inzaghi è riuscita a mettere costantemente in difficoltà un Bayern Monaco che ha pagato terribilmente le tante assenze. Ancora decisivo Lautaro Martinez, all’ottavo gol in 11 gare di Champions. Fari puntati verso la semifinale, dove adesso per i nerazzurri arriva l’avversario più temibile: il Barcellona di Hansi Flick. I blaugrana si sono dimostrati micidiali in avanti, ma hanno mostrato più di qualche limite in difesa, così come ha fatto il Bayern nelle due sfide. I favori del pronostico pendono verso Barcellona, ma questa Inter ormai non è più una semplice outsider. Termina qui l’avventura del Bayern Monaco, che adesso ha l’obbligo di blindare il primo posto in Bundesliga per rendere meno amara questa prima stagione di Vincent Kompany sulla panchina bavarese.
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