Calcio
Il Supercommento della 5ª giornata di Serie A

Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della quinta giornata di Serie A.
Cagliari – Empoli
Nell’anticipo del venerdì pomeriggio l’Empoli di D’Aversa espugna l’Unipol Domus di Cagliari grazie alle reti di Colombo ed Esposito. L’ottimo momento di fiducia dei toscani sopraffare il Cagliari, condannandolo nei bassifondi della classifica. L’avvio di gara non regala particolari emozioni, ma gli ospiti creano tanto ed eludono molto bene le marcature degli isolani. Intorno alla mezz’ora di gioco, il pallone perso a metà campo dai padroni di casa si trasforma nel gol del vantaggio azzurro: Esposito avvia l’azione, con due tocchi Colombo viene mandato in porta e col mancino spiazza Scuffet. A pochi minuti dal termine del primo tempo, Deiola si divora la rete del pareggio, complice un intervento mostruoso di Vasquez che nega in tuffo, mantenendo il vantaggio fino al duplice fischio dell’arbitro. Per riprenderla sin da subito Nicola inserisce Pavoletti come terzo attaccante, ma dopo appena cinque minuti, l’Empoli torna alla carica e raddoppia con Esposito che mette a sedere Luperto con una finta per poi concludere a rete. Da questo momento in poi si fa notte fonda per il Cagliari, i tifosi rumoreggiano e gli ospiti sfiorano il gol in diverse occasioni. L’incontro termina con la seconda vittoria in campionato per l’Empoli, ancora imbattuta in cinque giornate, che si appresta ad affrontare il Torino, per i sedicesimi di Coppa Italia, mentre il Cagliari a testa bassa, colleziona il terzo k.o. di fila senza fare reti. La striscia buia dei padroni di casa potrebbe trovare luce nell’incontro di coppa, dove il Cagliari ospiterà la Cremonese di categoria inferiore.
Hellas Verona – Torino
Il Toro si impone a Verona e conquista la vetta. Gli attaccanti granata si riconfermano in gran forma decidendo la gara. Per la coppia d’attacco, Vanoli schiera Sanabria al fianco del colombiano e questa scelta ripaga sin da subito. Al 9′ il Toro sblocca la partita grazie al velo di Zapata sulla palla filtrante di Masina, diventando un assist perfetto per Sanabria che si invola verso la porta e batte Montipò. L’Hellas non perde tempo e riacciuffa il pari poco dopo su calcio d’angolo: il passaggio rasoterra di Lazovic viene finalizzato dal mancino di Kastanos, che batte Milinkovic-Savic grazie ad una deviazione. Dopo i ritmi elevati dei primi minuti, l’atmosfera si infiamma al 21′ per un calcio di rigore fischiato a favore del Torino che costa anche un rosso diretto per Dawidowicz. Il difensore in marcatura per un angolo stende Sanabria con una gomitata evidente. Dal dischetto il numero nove incrocia troppo e stampa la sfera sul palo. Superata la mezz’ora, i granata tornano avanti grazie allo stacco imperioso di Zapata, che rende inutile la marcatura di Magnani, finalizzando il cross di Lazaro. Dopo un primo tempo molto acceso, nella ripresa assistiamo ad una gara molto più equilibrata. Zanetti prova a recuperare lo svantaggio inserendo Mosquera e Livramento, ma gli ospiti dilagano con la rete del subentrato Che Adams, che approfitta della dormita difensiva di Magnani per rubare palla, inquadrare lo specchio e bucare Montipò da fuori area con una conclusione rasoterra millimetrica. Subito dopo, Livramento si divora la palla che avrebbe accorciato le distanze, mandando in fumo l’assist illuminante di Belahyane. Negli ultimi istanti, con il risultato già in cassaforte, Masina pasticcia dentro l’area e regala il secondo gol al Verona messo a segno da Mosquera. Dopo il botta e risposta tra Sanabria e Kastanos, Zapata e Adams consegnano i tre punti a Vanoli portando il Torino in cima alla classifica in solitaria (per la prima volta dopo 47 anni. L’Hellas Verona cade per la seconda volta in casa, scendendo all’undicesima posizione.
Venezia – Genoa (A cura di Dennis Rusignuolo)
Torna a sorridere il Venezia di Eusebio Di Francesco, che batte 2-0 il Genoa e rialza la testa dopo la sconfitta contro il Milan. Nonostante il rigore parato da Gollini, il Genoa cade disputando un match insufficiente.
Juventus – Napoli (A cura di Dennis Rusignuolo)
Juventus e Napoli falliscono l’approdo in vetta, in uno 0-0 molto spigoloso e tattico. Si fa pesante l’astinenza da gol di Vlahovic, mentre continua a rimanere intatta la muraglia bianconera.
Lecce – Parma (A cura di Dennis Rusignuolo)
Il match che chiude il sabato di Serie A si chiude con un pareggio ricco di emozioni, colpi di scena e fuochi d’artificio. Dopo il buon pareggio di Torino, Gotti decide di confermare il 4-4-2 con Krstovic e Rebic come riferimenti in avanti, mentre torna dal 1’ Dorgu, assente all’Olimpico Grande Torino per squalifica. Il Parma risponde con il solito 4-2-3-1 di Pecchia. In avvio la gara appare subito molto intensa ed equilibrata, con occasioni da una parte e dall’altra. I padroni di casa inizialmente subiscono il fraseggio rapido e pungente del Parma, che si affaccia più volte dalle parti di Falcone con le conclusioni di Man, Mihaila e Bonny. Il Lecce però rimane in attesa di un varco in cui colpire la difesa ducale. Al 33’ Ramadani vede l’inserimento tra le linee di Dorgu e lo serve con un filtrante taglia-difesa, l’esterno danese arriva davanti a Suzuki e lo buca sul primo palo. Il vantaggio permette ai salentini di gestire il possesso con lucidità, ma nel secondo tempo la partita si riaccende dopo meno di un minuto, con Guilbert che viene espulso per una manata a Cancellieri. L’inferiorità numerica costringe Gotti a riadattare il suo Lecce arretrando Dorgu nella linea difensiva. Nel miglior momento del Parma, in costante pressione per riacciuffare la gara, il Lecce trova spazio per ripartire in contropiede, e il tocco delizioso di Tete Morente apre il campo all’incursione di Dorgu, fermato al limite dell’area dalla scivolata di Cancellieri. L’intervento dell’esterno ducale ferma una chiara occasione da gol e l’arbitro estrae il cartellino rosso, ristabilendo la parità numerica. La beffa per il Parma è doppia perché sul calcio di punizione Krstovic trova la deviazione di Coulibaly che alza la traiettoria del pallone e manda fuori tempo Suzuki, per un 2-0 che sembra indirizzare la gara. Pecchia prova a sbilanciarsi e inserisce Hainaut e Almqvist. Il Parma comincia a trovare spazio e soluzioni dai piedi dei suoi fantasisti, con Bernabè e Man che cominciano a trovare terreno fertile dove provare a impensierire la retroguardia salentina. Per gran parte della ripresa il Parma si affaccia dalle parti di Falcone, ma l’estremo difensore italiano è prodigioso in più occasioni. Nel recupero succede di tutto: prima Krstovic sbaglia a tu per tu con Suzuki e non chiude la gara, poi Almqvist accorcia le distanze con un tiro radente sul primo palo. Nell’ultima occasione della gara, con tutto il Lecce barricato in area, il cross di Haj Mohamed (entrato nel finale, all’esordio in A) trova sul secondo palo Hainaut, dimenticato da Dorgu, che pareggia e mette il timbro finale a uno dei match più folli di questo avvio di campionato.
Fiorentina – Lazio
A Firenze i viola rimontano la Lazio grazie ai due rigori decisivi di Gudmundsson, mandando in aria il momentaneo vantaggio biancoceleste siglato da Mario Gila . Sin dai primi minuti si assiste ad un match molto vivace. Al 9′ il pallone perso da Dia si trasforma in un contropiede in cui Cataldi manda Colpani a tu per tu col portiere, ma Provedel riesce a deviare la sfera sul palo. I biancocelesti sfruttano le fasce per far male alla Fiorentina, sempre in ritardo nelle chiusure. Al 20′ dopo una progressione di Isaksen, Zaccagni calcia in porta, ma De Gea sventa grazie ad un ottimo riflesso. I ritmi proseguono spediti rendendo lo spettacolo piacevole ma ancora a reti bianche. Col tramontare del primo tempo, la Lazio spaventa non poco la difesa viola, al 37′ De Gea compie un miracolo sulla conclusione rasoterra di Dia, successivamente, galvanizzata dagli ultimi minuti, la Lazio passa in vantaggio. Da calcio di punizione, il traversone di Tavares trova l’incornata vincente di Gila, chiudendo il primo tempo a favore dei biancocelesti. Per riprenderla, Palladino fa esordire in maglia viola Gudmundsson che, dopo appena cinque minuti si procura il rigore per un pestone di Guendouzi. L’islandese non perde tempo e pareggia i conti spiazzando Provedel. Il contraccolpo subito dalla Lazio esalta la Fiorentina, che cerca il gol del vantaggio spinta dal tifo di casa. Superata l’ora di gioco Palladino inserisce Kouamé per Mandragora, ridisegnando una formazione molto offensiva. I cambi di Palladino risultano decisivi e i viola premono sull’accelleratore. Al 71′ Kean spreca l’ottimo cross di Dodò, mandando la sfera a lato. Sul finale la Lazio alza la testa con Guendouzi, che spizza di testa il traversone dall’angolo di Zaccagni, ma la sfera scheggia la traversa. All’89’ il direttore di gara viene richiamato dal VAR per l’intervento dubbio di Tavares ai danni di Dodò e, dopo un controllo assegna il secondo penalty a favore dei padroni di casa. Dal dischetto Gudmundsson è infallibile e rimonta il risultato a favore dei suoi. La Fiorentina trova la sua prima vittoria in campionato grazie alla freddezza del ritrovato Gudmundsson. La Lazio non riesce a trovare continuità perdendo per la seconda volta dopo una vittoria. La difesa biancoceleste traballa ancora dopo cinque giornate in cui non sono riusciti a tenere nemmeno una volta la rete inviolata.
Monza – Bologna
Dopo lo scoppiettante lounge match delle 12:30, l’incontro tra Monza e Bologna regala emozioni altalenanti, ma al fischio finale sono i ragazzi di Italiano a portare i tre punti a casa. L’avvio molto acceso del match vede entrambe le squadre spingere alla ricerca del vantaggio. I padroni di casa sfiorano il vantaggio da calcio d’angolo con il colpo di testa di Pedro Pereira, che lasciato completamente solo, colpisce di testa ma Ravaglia nega mandando sopra la traversa. Il risultato si sblocca al 24′ a favore del Bologna: il cross al bacio di Lykogiannis viene finalizzato con un colpo di testa di Urbanski altrettanto perfetto, che rende inutile il tentativo in tuffo di Turati nell’evitare il gol. Il vantaggio esalta gli ospiti che creano tanto ma non riescono a chiudere il raddoppio, prima Castro in solitaria viene ipnotizzato da Turati, successivamente Ndoye dopo una sgasata laterale si accentra e conclude a giro, ma la sfera esce di poco a lato. Al 43′ la conclusione dalla distanza di Maldini viene respinta da Ravaglia, sulla ribattuta si scaglia Djuric che insacca a porta sguarnita riportando il Monza in partita. Nella ripresa il Bologna sfiora il vantaggio con la botta sul primo palo di Castro, che viene deviata in angolo da un’intervento importante di Turati. I Brianzoli rispondono subito dopo con Blanco, ma la sfera esce a fil di palo mantenendo l’equilibrio del match. Arrivati all’ora di gioco i ritmi si abbassano con entrambe le squadre che non vogliono concedere troppi spazi agli avversari. Nella seconda metà di gara il match si addormenta concedendo spettacolo solamente nei singoli episodi. All’80’ Castro si inventa il gol del vantaggio che indirizza e chiude i giochi, controllando in modo non perfetto la sfera e lasciando partire un missile che si insacca alle spalle di Turati. Sebbene le cinque sostituzioni di Nesta, il Monza non è riuscito ad imporsi nel secondo tempo, lasciando al Bologna le maggiori occasioni che hanno indirizzato il match. Questa sconfitta dal sapore amaro fa sprofondare il Monza al diciottesimo posto, mentre i rossoblù conquistano la loro prima vittoria in questo campionato.
Roma – Udinese
In un Olimpico dall’area pesante per la vicenda De Rossi, la Roma sotto la gestione di Juric si impone per 3-0 contro l’Udinese. Dovbyk apre le danze, Dybala raddoppia e Baldanzi la chiude. Sin dai primi minuti, i giallorossi impongono il loro gioco sul match e il bomber ucraino sembra il giocatore più ispirato. Il numero 11 calcia verso la porta al 7′ ma trova l’ottima risposta di Okoye. Il momento favorevole della Roma prosegue, al 20′ El Shaarawy manda in porta con un filtrante Dovbyk, che buca il portiere dalla stessa mattonella dell’occasione precedente, aprendo i giochi. Nel primo tempo i bianconeri non riescono ad imporsi e la Roma continua a spingere alla ricerca del doppio vantaggio. Al 34′ il traversone di Angelino trova la conclusione al volo di Celik che manca di poco lo specchio della porta. La squadra di Runjaic fatica ad esprimersi e a trovare spazi, complice il giallo ad inizio gara di Lucca che pesa parecchio sulla sua gara. Nonostante l’ottima prestazione giallorossa, non sono mancati i fischi di contestazione alla dirigenza capitolina, la tifoseria non ha digerito per niente la scelta dell’esonero a sorpresa dell’ex tecnico. Dopo pochi minuti dalla ripresa, Bijol stende Dybala in area e l’arbitro concede il calcio di rigore, complicando ulteriormente la gara all’Udinese. L’argentino calcia in modo impeccabile e fa 2-0, diventando il miglior marcatore della serie A nel nostro campionato (148). Col doppio vantaggio, i giallorossi iniziano ad adagiarsi troppo sugli allori e l’Udinese prova a venire fuori, calciando due volte verso la porta di Svilar, prima con Brenner (subentrato a Lucca a fine primo tempo), poi con Thauvin che, servito dall’attaccante brasiliano, sterza sul mancino e calcia a rientrare sul primo palo costringendo Svilar ad una parata scenica. Al 70′ lo scambio tra Baldanzi e Dovbyk viene finalizzato dal centrocampista ex Empoli che chiude i giochi. Con questa prima vittoria in campionato la Roma alza la testa ed inizia la scalata, preparandosi ad ospitare il Venezia di Di Francesco. L’Udinese di contro scende al terzo posto a pari punti con il Napoli e si appresta ad affrontare l’Inter.
Inter – Milan (A cura di Dennis Rusignuolo)
Il Milan batte l’Inter 2-1 e si aggiudica il Derby della Madonnina. Il colpo di testa di Gabbia permette ai rossoneri di tornare alla vittoria in un derby dopo sei sconfitte consecutive.
Atalanta – Como (A cura di Dennis Rusignuolo)
Il Como riscrivela sua storia. Ventuno anni e quattro mesi dopo l’ultima volta, la squadra lariana ha ritrovato una vittoria in Serie A. Dal 24 maggio 2003 (un inutile 1-0 al Torino) al 24 settembre 2024. Un successo capolavoro contro l’Atalanta e quel Gasperini che cinque giorni dopo aver spaventato l’Arsenal è caduto contro uno dei figli prediletti dei Gunners: Cesc Fabregas.
Al Gewiss l’Atalanta parte forte e prende il controllo del gioco. Dopo aver chiuso il match senza reti contro l’Arsenal, la Dea trova il vantaggio al 18’ con la conclusione di Zappacosta che da fuori area fulmina Audero. In quel momento il livello della prestazione del Como si alza notevolmente, grazie alla crescita in mezzo al campo di Sergi Roberto, collante perfetto tra difesa e attacco. I lariani cominciano a spaventare la retroguardia bergamasca, sporcando più volte i guanti di Carnesecchi con le conclusioni di Paz e Cutrone. Nel secondo tempo il Como trova il pareggio, frutto di uno scambio di qualità assoluta tra Strefezza e Sergi Roberto, finalizzata dalla conclusione dell’ex giocatore del Lecce. In quei dieci minuti successivi al pareggio, l’Atalanta sprofonda e il Como cavalca l’onda emotiva e ribalta tutto: al 54’ Nico Paz calcia male con il destro, ma la deviazione di Kolasinac spedisce la sfera alle spalle di un incolpevole Carnesecchi. Al 59’ Fadera riceve il lancio di Nico Paz e con un doppio dribbling elude la pressione di due difensori nerazzurri e fredda Carnesecchi con il mancino. Gasperini prova a mescolare le carte, per riaccendere la miccia alla sua squadra, in difficoltà fisica e mentale nella prima parte di ripresa. Decide di ridisegnare l’attacco con gli ingressi di Lookman e Cuadrado, oltre agli ingressi, avvenuti verso il 75’, di Samardzic e del giovane Vlahovic. Una reazione nel finale si intravede, con l’Atalanta che si affaccia dalle parti di Audero, ma risulta sempre confusionaria e inconcludente. Nel finale Lookman accorcia le distanze dal dischetto, ma è l’ultima gioia di questo match conclusivo della quinta giornata. Una vittoria storica che rilancia il Como, adesso a quota 5 punti e fuori dalla zona calda. Prosegue il periodo di appannamento dell’Atalanta. In queste prime giornate la squadra di Gasperini non sta trovando quella continuità di prestazioni e risultati richieste dal tecnico, e anche le sue dichiarazioni a fine partita fanno presagire ad un ambiente poco sereno. In vista dei prossimi impegni, in campionato e in Champions, la Dea è chiamata ad alzare il livello e cominciare a scalare la classifica.
LA TOP 11 DELLA QUINTA GIORNATA
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Calcio
Europa e Conference, quarti di andata: Lazio freddata, cuore Viola in Slovenia

Europa e Conference League sono ormai arrivate ai quarti di finale, con le gare di andata che hanno già fornito i loro verdetti. Serata dolceamara per le italiane, mentre negli altri match in giro per l’Europa gol e spettacolo non sono affatto mancati.
EUROPA LEAGUE
L’Italiana
La terra novergese, si sa, e soprattutto per le italiane, è un campo che ormai diventa un fortino molto complicato da sormontare. Ce lo dimostrano, su tutto, i numeri in casa del Bodo, che in Europa, in casa, nelle ultime dieci partite ha collezionato ben nove vittorie. La squadra di Baroni arriva in terra scandinava consapevole di ciò che l’avrebbe aspettata: zero gradi ad aprile, freddo e una squadra che sa mettere in difficoltà anche le compagini più quotate, e il campo lo dimostra sin da subito. La prima metà di gara non tarda a dimostrare quanto detto, il Bodo tiene sempre e costantemente il pallino del gioco in mano, possesso palla, palleggio, dominio assoluto del centrocampo, portano in scena un primo tempo senza interpretazioni che vede la squadra di Baroni totalmente assente sul piano del gioco, per quanto un pò più solida nelle retrovie. Nel secondo tempo, inevitabilmente, la storia cambia, con i biancocelesti che dopo appena un minuto vengono gelati dal gol di Saltnes arrivato a seguito di un’azione costruita magistralmente dai norvegesi, che riescono ad arrivare serenamente a tu per tu con Mandas, insaccando la sfera. La Lazio, dopo il gol, non prova nemmeno a reagire, e paradossalmente si sottomette ancora di più all’assalto giallonero, tentando di difendere il difendibile per provare una possibile rimonta all’Olimpico, ma il Bodo non è della stessa idea e a venti minuti dalla fine, ancora con Saltnes, che con un tocco sotto supera Mandas e trova il raddoppio che annichilisce definitivamente gli uomini di Baroni, autori di un disperato (e vano) tentativo di salvataggio sulla linea. Da qui in poi, il dominio dei padroni di casa è totale, a centrocampo si vedono solo frecce giallonere che trafiggono lo scudo celeste, arrivando, ancora una volta troppo facilmente, a tu per tu con Mandas, autore di una parata fondamentale sul tentativo di Saltnes che avrebbe siglato la tripletta personale. A un minuto dallo scadere la Lazio rischia ancora di subire la terza rete, negata, ancora una volta, e stavolta clamorosamente sulla linea, dal portiere greco. Giovedì prossimo, all’Olimpico, la Lazio sarà chiamata ad attuare una clamorosa e (per quanto visto ieri) insperata rimonta, cercando di approdare alle semifinali, dopo aver chiuso il girone iniziale al primo posto.

Foto: X BeFootball
Le altre sfide
Oltre alla debacle biancoceleste, il giovedì sera ci regala altri tre risultati, tre pareggi che renderanno i quarti di ritorno della prossima settimana ancora più entusiasmanti. Nel nord di Londra, due giorni dopo la maestosa impresa dell’Arsenal contro il Real, il Tottenham non va oltre il pareggio con un ottimo Eintracht Francoforte, che apre le marcature con il gol fulmineo di Ekitike per poi farsi pareggiare da Pedro Porro. Sempre nella terra del re, stavolta il Scozia, i Glasgow Rangers, in dieci per quasi ottanta minuti, riescono ad inchiodare sullo 0-0 l’Athletic Bilbao, “killer” della Roma agli ottavi. Ultimo, ma non per importanza, il match tra Lione e Manchester United, preceduto da diversi battibecchi, in particolare tra Matic e Onana, con il primo che accusa quest’ultimo di essere il portiere più scarso della storia dei Red Devils, probabilmente non sbagliando, dal momento che due gravi errori dell’ex Inter permettono ai francesi prima di andare in vantaggio e poi di pareggiare all’ultimo secondo con i gol di Thiago Almada e di Cherki, compensati, nella compagine inglese, dalle marcature di Yoro e Zirkzee.
Il protagonista
Quattordici anni al Bodo, una doppietta nel gelo della Norvegia che condanna gli avversari, dominio assoluto, leadership nel reparto avanzato della sua squadra e vantaggio di due gol nella gara di ritorno: Saltnes non può che essere il protagonista di questa settimana, con i due gol probabilmente più importanti della sua carriera che potrebbero far sognare in grande il Bodo/Glimt, unica squadra dei quarti di andata ad uscire vincitrice dalla propria gara. Aspettando di vederlo sul campo dell’Olimpico, Saltnes ha mandato un messaggio chiaro a tutta l’Europa, dimostrando che, in corsa per questa competizione, non bisogna dare per spacciato mai nessuno.

Foto: X Play Spor
La conferma
Nessuna conferma, se non l’equilibrio e lo spettacolo che questa competizione riesce a mettere in scena ad ogni giornata. Tre pareggi e un risultato a sorpresa confermano quanto l’Europa League risulti, ogni anno, sempre più equilibrata e a tratti anche meglio della Champions, dove non mancano, ancora ai quarti di finale, risultati altisonanti come il 4-0 del Barcellona e dove sembrano esserci squadre con la strada spianata.

Foto: DAZN
La delusione
Parlare della Lazio sarebbe scontato e anche ripetitivo, per questo non si può non parlare dell’Athletic Bilbao. Dopo aver eliminato la Roma con una prestazione pressoché magistrale, nonostante il vantaggio numerico, i Baschi si trovano nuovamente sopra di un uomo contro i Rangers per quasi tutta la partita, non riuscendo però ad incidere e ad insaccare nemmeno un gol. Le statistiche parlano chiaro: 71% di possesso palla ma solo tre tiri in porta, decisamente troppo poco per una squadra che, sul piano offensivo, ha uno dei migliori reparti della competizione. Al ritorno, seppur in casa, la squadra di Valverde dovrà fare in modo che questa mancata e necessaria vittoria non gli costi caro.

Foto: X Athletic Bilbao
CONFERENCE LEAGUE
L’Italiana
Una partita semplice, quantomeno sulla carta, nel secondo tempo mette alle strette la Fiorentina, che con cuore, grinta, e un super De Gea, si porta a casa il quarto di finale di andata contro un Celje ostico spinto da un pubblico di casa tutt’altro che sereno. Il primo tempo arride alla viola, che sembra tenere in mano il pallino del gioco, eccezion fatta per i primi minuti di partita in cui i padroni di casa, spinti dall’entusiasmo del pubblico casalingo, riecsono a rendersi pericolosi in un paio di occasioni che culminano sull’esterno della rete. La costruzione della squadra di Palladino, favorita a centrocampo dall’immensa qualità di Adli, Cataldi e Mandragora, riesce a dare il via a moltissime occasioni pericolose che impensieriscono la difesa slovena. Nelle retrovie, Ranieri e Matìas Moreno riescono a dare una sicurezza, sia difensiva che nel palleggio, fuori dal comune, compensando le prestazioni tutt’altro che perfette di Comuzzo e Pongracic. Sulle fasce la spinta è poderosa, e poco dopo la metà del primo tempo, Ranieri sigla il gol dell’1-0, saltando due avversari e, con un pò di fortuna e complicità da parte di Ricardo Silva, insaccando il gol dell’1-0, che permette alla viola di portare avanti un primo tempo in gestione totale del gioco, tenendo a bada il potenziale offensivo del Celje. Nel secondo tempo, quantomeno durante le prime battute, la storia non cambia, e il gioco viola la fa da padrone per buona parte della frazione. Verso il sessantesimo, un rilancio di De Gea, prolungato dal tocco di Folorunsho, arriva nei piedi di Mandragora che in mezzo a tre avversari viene steso con un pestone da Karnicnik, capitano avversario, il cui gesto viene sanzionato con un calcio di rigore in seguito alla consueta on-field review. Sul dischetto si presenta proprio Mandragora, che corona una prestazione pressoché impeccabile con il gol del 2-0. In questa stagione, come ormai noto, la Fiorentina mostra però un rendimento altalenante, che si rende manifesto proprio nei risultati in trasferta in Conference, in cui è arrivata una sola vittoria, contro il San Gallo. Appreso ciò, non stupisce che il Celje, per la mezz’ora finale, si svegli e domini il piano del gioco, trovando anche il gol del 2-1 su situazione di penalty, causato da Pongracic che entra in maniera abbastanza dura su Matko, venendo sanzionato con il fallo e venendo graziato con l’estrazione solo del cartellino giallo, nonostante il giocatore avversario stesse colpendo a botta sicura da solo davanti alla porta spalancata di De Gea. Dal dischetto Delaurier Chaubet non sbaglia e negli ultimi venti minuti il Celje le tenta tutte per pareggiare, sbattendo sempre sul muro alzato da un maestoso De Gea, che mette il sigillo al match con una parata formidabile all’ultimo secondo.

Foto: X ACF Fiorentina
Le altre sfide
Il giovedì di Conference non delude le aspettative, portando in campo risultati che ci si poteva aspettare e che vanno a favore delle quattro “big” rimaste in gara. Nell’anticipo del pomeriggio, il Chelsea schianta, fuori casa, il Legia Varsavia grazie alla doppietta di Madueke e al gol del diciannovenne George, assicurandosi la qualificazione già ai quarti di andata con il compito di andare a Stamford Bridge per chiudere definitivamente la pratica. Vince abbastanza agilmente anche il Betis contro la sorpresa Jagiellonia, che si deve arrendere ai colpi di Bakambu e di Jesus Rodriguez e che, in Polonia, combatterà fino alla fine per ribaltare il proprio destino. Infine, vince in esterna anche il Rapid Vienna che batte il Djurgarden di misura grazie all’autogol di Finndeli.
Il protagonista
Quindici minuti per archiviare, probabilmente, la qualificazione in semifinale. Noni Madueke si prende sempre di più il Chelsea, con l’ultimo anno, e in particolare questa stagione, che ha visto alzarsi vertiginosamente il livello delle sue prestazioni, sempre più fondamentali per la squadra di Maresca, anche e soprattutto in Europa. Sulle ali dell’entusiasmo e dei suoi giovani, il Chelsea si sta facendo strada, trovando nell’esterno inglese uno dei suoi maggiori interpreti, con le conferme che arrivano partita dopo partita.

Foto: X Chelsea Photos
La conferma
Il 2025 è a tinte biancoverdi: il Betis, con l’arrivo dell’anno nuovo, sembra aver cambiato mentalità. In campionato è probabilmente la squadra più in forma del momento, e le grandi prestazioni arrivano anche in Conference. Due gol, una vittoria pulita e nessuna rete subita, i numeri della serata di ieri degli spagnoli sono l’emblema del meraviglioso periodo della squadra. C’è chi ironizza (oppure chi è serio) e dice che l’arrivo di Antony abbia svoltato la squadra, ma in realtà, oltre ciò, dietro i risultati della compagine biancoverde c’è il meraviglioso lavoro di Manuel Pellegrini, che sta mettendo sù un Betis formato europeo, che mai si era visto prima e che si candida seriamente alla vittoria finale dopo la vittoria sullo Jagiellonia, sorpresa di quest’anno.

Foto: X Real Betis
La delusione
Poco minutaggio in campionato, gioca in Europa e combina disastri, così come in quei pochi minuti che gli vengono concessi in Serie A. Marin Pongracic è arrivato a Firenze con il compito di diventare il leader della difesa viola, ma quando c’è lui in campo la squadra di Palladino sembra non avere punti di riferimento lì dietro. Nonostante la vittoria dei suoi, la prestazione del centrale croato è tutt’altro che da incorniciare. Il Celjie torna in partita grazie ad un rigore causato da lui, che viene graziato dall’arbitro non venendo espulso. Dopo la prestazione di ieri, c’è da capire se Palladino intende dargli ancora fiducia o preferirà correre ai ripari puntando ad una soluzione più solida.

Foto: X ACF Fiorentina
Calcio
Champions League, quarti di andata: Barcellona a valanga, spettacolo all’Emirates

I primi atti dei quarti di finale sono tutti in archivio. Tra calcoli cervellotici per il ranking e un mix di sorprese, abbinata alla solita parata di stelle, la Champions continua a non perdere quel fascino e quello smalto delle serate di grande, grandissimo, calcio.
L’Italiana
Va all’Inter il primo atto dei quarti di finale. In casa del Bayern Monaco la squadra di Inzaghi gioca una partita strepitosa sotto tutti i punti di vista e torna da Monaco di Baviera con la consapevolezza di poter mettere in difficoltà chiunque. Precisi, lucidi, compatti fino all’osso e terribilmente cinici ed estetici. Al cospetto del più quotato Bayern (nonostante le assenze) la squadra di Inzaghi ha saputo sfruttare al meglio le occasioni capitate tra i piedi dei nerazzurri. Con un pizzico di fortuna, che grazia la retroguardia interista dalla conclusione pessima di Kane, che in quella posizione difficilmente sbaglia, l’Inter mette in campo quei movimenti codificati che mandano in tilt qualsiasi squadra. Alla vigilia il rebus principale era legato alla gestione spasmodica del pallone, e il prato dell’Allianz non ha tradito le attese: tanto possesso dei bavaresi, ma transizioni rapide e pungenti dei nerazzurri. La difesa del Bayern, completamente rivisitata dai tanti infortuni, non è riuscita a prevalere nel duello individuale contro i riferimenti nerazzurri, sempre molto bravi a divincolarsi dalla pressione e scombinare qualsiasi castello difensivo. Il vantaggio di Lautaro Martinez è un manifesto dell’ideologia di Simone Inzaghi: un possesso ragionato, ma molto preciso e rapido, che parte da sinistra e poi si conclude al centro dell’area con il solito gioco delle coppie. Il lavoro sporco, si fa per dire, dell’assistente per la finalizzazione del capitano; l’incredibile sponda di tacco di Thuram per l’arrivo di Lautaro Martinez, lucidissimo nel freddare Urbig con l’esterno del piede destro. Nel secondo tempo il Bayern alza il pressing, cementa la linea di centrocampo con un Goretzka sempre più presente in mezzo al campo, mentre l’Inter comincia a tirare il fiato. Kompany riacciuffa il pari grazie alla fame e alla grinta del più bavarese di tutta la rosa, e il pari dell’eterno Thomas Muller sembra mettere una toppa alla prestazione opaca del Bayern. L’Inter non si scompone, anzi trova paradossalmente la scintilla per piazzare la scossa decisiva: solita costruzione dal basso, sempre mirata a cacciar fuori i difensori bavaresi, Lautaro e Barella muovono velocemente la palla e spianano il campo a Carlos Augusto, lucido nel servire Frattesi che quando attacca l’area sa sempre come punire. In attesa del ritorno di mercoledì prossimo, l’Inter ci tiene a ribadire la crescita e la pulizia che Inzaghi ormai ha impiantato nel dna della squadra. Occhio però a sottovalutare il Bayern, i tedeschi sanno sempre come rimettersi in corsa anche nelle situazioni più improbabili.

Foto: gameofgoals.it
Le altre sfide
Oltre al successo dell’Inter in Baviera, il martedì si impreziosisce con una vittoria maestosa dell’Arsenal di Arteta sui campioni del Real Madrid. Un successo schiacciante, certificato dal 3-0 con cui i Gunners andranno a Madrid a difendere il pass per la semifinale, che in questo momento sembra indirizzato verso Londra. Nelle altre due gare che chiudono i quarti, regalano spettacolo sia Barcellona che Paris Saint Germain. I blaugrana schiantano per 4-0 il Borussia Dortmund a Montjuic, mentre i ragazzi di Luis Enrique, freschi campioni di Francia, vincono e si divertono contro l’Aston Villa. 3-1 al Parco dei Principi sotto i colpi di Doué, Kvaratskhelia e Nuno Mendes, una rete più bella dell’altra; per i Villans a segno il solito Morgan Rogers.
Il protagonista
Più di 300 gare senza riuscire a insaccare un piazzato alle spalle del portiere. La magia della Champions si racchiude anche nell’imprevedibilità con cui certi eventi si verificano. Declan Rice ad oggi si può considerare tranquillamente uno dei centrocampisti più completi al mondo, e la prestazione contro il Real Madrid non verrà di certo dimenticata. L’astuzia e la precisione del centrocampista inglese si racchiudono nella punizione con cui stappa la gara, conclusione molto potente e molto effettata che batte Courtois -non proprio impeccabile. La serata del centrocampista dei Gunners assume quella parvenza di magia quando dopo dieci minuti piazza un’altra punizione alle spalle di Courtois, questa volta all’incrocio dei pali. La foto della sfera che si adagia sotto i legni è una delle immagini più belle e suggestive dell’intera stagione calcistica.

Foto: X Champions League
La conferma
Questo Barcellona adesso comincia a fare seriamente paura. In soccorso a questa teoria arrivano i numeri offensivi della squadra di Flick: 145 gol in 47 partite, una media di più di tre reti per gara. Numeri spaventosi, che mostrano quanto il club catalano abbia trovato un’alchimia in campo che non lascia scampo agli avversari. Il 4-0 casalingo contro il Borussia Dortmund è una prova di forza totale dei blaugrana: la doppietta del solito, meraviglioso, Robert Lewandowski, che quando vede giallo e nero si scatena (il Borussia Dortmund è la sua vittima preferita, 29 gol in 28 partite), e i sigilli dei due esterni più forti d’Europa, Raphinha (12 gol in 11 gare di Champions) e Lamine Yamal, permettono alla banda di Flick di ipotecare la semifinale già nel primo atto dei quarti. Il calcio sa sempre regalare imprese e rimonte leggendarie, ma al cospetto di questo Barcellona non sembra esserci trippa per gatti. La strada verso Monaco di Baviera ha trovato l’auto di punta…

Foto: X FC Barcelona
La delusione
Nonostante il ritorno da giocare -e vivere- al Bernabeù, il Real Madrid esce dall’Emirates con le ossa rotte. Il percorso della squadra di Ancelotti in questa Champions continua a mostrare difficoltà e brutte battute d’arresto. Dinanzi a un Arsenal decisamente più in palla, i Blancos non sono riusciti a far valere i gradi di campioni d’Europa in carica. In vista del ritorno di mercoledì prossimo, se l’irreale dovesse concretizzarsi nuovamente al Santiago Bernabeù, il Real Madrid dovrà ereggere un monumento a Thibaut Courtois. Nonostante l’errore in occasione della prima punizione di Rice, le parate dell’estremo difensore belga sono state preziose per evitare un parziale peggiore. Assenti ingiustificati tutti gli Avengers in avanti, ingabbiati dalla freschezza e dall’intensità messa in campo dalla squadra di Arteta. Mbappé e Vinicius sono chiamati a dare un segnale feroce dinanzi al pubblico che più di ogni altro è riuscito a trasformare l’impossibile in possibile. Job not finished!
Calcio
Una grande Inter resiste e punisce in Baviera. La zampata di Frattesi decide il primo atto

Nell’andata dei quarti di finale, l’Inter si regala una notte da sogno in Baviera. I nerazzurri vincono 2-1 in casa del Bayern Monaco, e si regalano un vantaggio enorme in vista del ritorno di mercoledì prossimo. Decide il gol di Frattesi a ridosso del novantesimo.
Confermate le numerose assenze in casa Bayern. Con l’aggiunta alla lista (che vede nomi illustri come Coman, Upamecano, Davies ecc.) di Musiala, uscito malconcio dopo l’ultima gara di campionato contro l’Augsburg, Kompany schiera Guerreiro nella linea dei trequartisti. Difesa rivisitata con Stanisic e Laimer sulle fasce, Dier e Kim al centro. Inzaghi rinuncia inizialmente a Dimarco, non ancora al meglio, con Carlos Augusto. Per il resto tutti confermati, a cominciare da Lautaro e Thuram in avanti.
Nonostante una prima fase di possesso coraggiosa e propositiva da parte dei nerazzurri, i bavaresi cominciano a conquistare sempre più terreno, grazie al solito pressing aggressivo e intenso. Il palleggio ipnotico e rapido del Bayern cerca di sfondare per vie centrali, per poi finalizzare nella parte destra del campo. La prima occasione della gara nasce proprio lì: Olise riceve palla dal centro, si porta palla sul mancino e sfiora il vantaggio, Sommer sembrava in traiettoria ma la conclusione del francese termina di poco a lato. L’Inter sembra riuscire a far male in transizione, anche perché il Bayern lascia accoppiati i soli centrali sui due attaccanti, ma i nerazzurri -almeno inizialmente- peccano di velocità e pulizia in mezzo al campo. Entrambe le squadre marcano a uomo, e la riaggressione voluta da Kompany permette ai bavaresi di avere sempre un giocatore libero di inserirsi tra le linee, come in occasione del destro di Guerreiro, intercettato in due tempi da Sommer al minuto 20. Olise, in assenza di Musiala, sembra il valore aggiunto del Bayern, e al minuto 25 il francese semina il panico tra i difensori nerazzurri, appoggia per Kane che apre il piatto ma calcia male e scheggia il palo. Brutta conclusione per l’attaccante inglese, che difficilmente sbaglia da quella posizione, ma l’avvio di gara di Olise è da sottolineare, indiavolato. L’occasione più nitida dell’Inter arriva in contropiede, alla mezz’ora Bastoni si stacca dalla linea e porta palla, serve Carlos Augusto in area ma il brasiliano calcia male, conclusione che termina sulla parte esterna della rete. La gara si sblocca al 37′ con tutta la qualità e l’astuzia del tandem offensivo: sviluppo laterale, guidato da una prima sponda di Lautaro, Carlos Augusto arriva subito al cross verso Thuram, il francese apparecchia di tacco per l’arrivo di Lautaro, conclusione di esterno e vantaggio Inter. Grandissima azione della squadra di Inzaghi, conclusa in maniera splendida dalla sponda di tacco, da fuoriclasse, di Thuram e dal bellissimo esterno di Lautaro Martinez. Dalla mezz’ora l’Inter è venuta fuori sempre di più, mentre il Bayern accusa il colpo del gol subito, non riuscendo ad avvicinarsi alla porta di Sommer negli ultimi minuti della prima frazione.
Nessuna sostituzione all’intervallo, nonostante alcuni problemi accusati da Acerbi nella parte finale del primo tempo. Copione invariato al rientro dagli spogliatoi, il Bayern continua a controllare il gioco ma l’Inter ha gli strumenti giusti per essere sempre pericolosa in ripartenza. Al 55′ Lautaro riceve l’ennesima palla preziosa di Thuram, arriva in corsa e calcia forte, bravo Urbig a schermare il primo palo al capitano nerazzurro. All’ora di gioco l’Inter comincia a soffrire la spinta dei bavaresi, anche se l’unico brivido arriva da una conclusione al volo di Guerreiro alta di poco sopra la traversa. I cambi dei due allenatori rispecchiano i momenti opposti delle due squadre: Inzaghi inserisce Frattesi al posto Mikitharyan e Bisseck al posto di uno stremato Darmian; Kompany ne cambia addirittura tre (Boey, Gnabry e Muller al posto di Guerreiro, Sané e Kim). L’offensiva dei bavaresi è totale nell’ultimo quarto di gara, l’Inter non riesce più a uscire e perciò comincia a blindare la porta di Sommer. All’81’ Muller riceve un passaggio in area, calcia a botta sicura ma trova l’opposizione miracolosa di Bastoni. L’ingresso del numero 25 tedesco è un fattore per sparigliare le carte in casa Inter. L’eterno Thomas Muller è il protagonista del pareggio dei bavaresi: all’85′ cross di Kimmich sul secondo palo, la difesa rimane statica e concede prima il cross a Laimer e poi la zampata decisiva a Muller. Nonostante l’intera ripresa giocata a difesa della porta di Sommer, nella fatica l’Inter trova la giocata per riportarsi subito avanti. Due minuti dopo il pareggio di Muller, i nerazzurri fraseggiano bene in mezzo al campo, trovano scopertissimi i difensori del Bayern e li bucano con tre semplici tocchi: Barella per Lautaro, Martinez per lo scatto bruciante di Carlos Augusto e passante centrale del brasiliano per il solito inserimento di Frattesi. Altro grandissimo fraseggio della squadra di Inzaghi, che con pochi semplici tocchi è riuscita a risalire il campo e trovare il pallone del vantaggio, che in vista del ritorno ha un peso gigantesco. Nonostante l’ultima offensiva dei bavaresi, la difesa nerazzurra tiene e porta a casa una vittoria prestigiosa e preziosa.
Non bastava essere belli, ma soprattutto cinici. L’Inter all’Allianz Arena ha saputo resistere alle offensive della squadra di Kompany, che ha mostrato indubbiamente un momento di confusione dettato dalle tante assenze, ma che nel complesso non è riuscita a trovare le misure alle solite transizioni armoniche e precise della squadra di Inzaghi. I due graffi di Lautaro e Frattesi partono da ben lontano, da quella lucidità dei giocatori dell’Inter hanno nel non buttare il pallone e dalla brillantezza con cui i nerazzurri sono riusciti ad eludere il pressing a uomo del Bayern. In vista del ritorno di mercoledì prossimo, il successo in Baviera regala ai nerazzurri due risultati e la consapevolezza di quanto il gioco espresso possa mettere in difficoltà qualsiasi squadra. Appuntamento a mercoledì per il secondo atto, San Siro non farà mancare la sua spinta, ma adesso serve un’altra prestazione da grande Inter.
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