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Calcio

Il Super Commento della 6ª giornata di Serie A

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Grafica: Julya Marsala

Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della sesta giornata di Serie A.

Milan-Lecce

Dopo la vittoria di carattere contro l’Inter nel derby, il Milan archivia la pratica Lecce in cinque minuti e si porta al secondo posto. La convincente prestazione nel derby porta Fonseca a confermare gli undici scesi in campo domenica scorsa. In avvio il Lecce tenta un approccio coraggioso e audace, alla ricerca di spazi aperti dal movimento di Krstovic e le incursioni degli esterni. Il Milan rispetto all’avvio furente del derby si limita a una gestione ponderata delle energie. Dopo il 35′ cominciano i cinque minuti del Diavolo, e il Lecce crolla vertiginosamente. Al 37′ la punizione di Theo Hernandez pesca la spizzata sul primo palo di Morata. I rossoneri trovano subito il raddoppio dopo meno di un minuto, con il filtrante di Leao per l’incursione di Theo Hernandez, conclusa dal diagonale sotto la traversa del terzino francese. La squadra di Gotti non riesce a contenere le sgroppate del Milan e subisce il tris al 43′ dopo un’azione confusionaria, conclusa dal mancino di Pulisic che approfitta di uno sfortunato rimpallo sulla gamba di Baschirotto, dopo la parata di Falcone sul tiro di Abraham. Nel secondo tempo i rossoneri si limitano a gestire il risultato e le energie in vista della gara di Champions contro il Leverkusen. Gli ingressi di Loftus-Cheek e Chukwueze garantiscono velocità e dinamismo, fattori determinanti nella gestione della squadra di Fonseca, al cospetto di un Lecce che alza bandiera bianca dopo aver sfiorato il gol con una conclusione di Banda che impatta sul palo. Nel finale Fonseca inserisce il giovane Bartesaghi che viene espulso all’81’ per un’entrata al limite su Banda. Terza vittoria consecutiva per i rossoneri, che sembrano aver trovato compattezza ed equilibrio con il 4-4-2 del tecnico portoghese. La vittoria contro l’Inter ha riportato entusiasmo e serenità all’ambiente rossonero, atteso a una reazione in Champions contro i campioni di Germania.

Udinese-Inter (A cura di Tommaso Patti)

Dopo un inizio di stagione tra alti e bassi, l’Inter rialza la testa e vince 2-3 grazie alla doppietta di un ritrovato Lautaro Martinez e il gol di Frattesi. L’Udinese prova la clamorosa rimonta nel finale ma i nerazzurri tengono botta.

Genoa-Juventus

Dopo lo spavento pre-match, con l’incendio in Sala VAR che ha rischiato di far rinviare la partita, un’ottima Juventus sbanca un Marassi desolato, battendo il Genoa per 3-0. I ragazzi di Thiago Motta, dopo un primo tempo solido ma con poche occasioni, nel secondo aprono e chiudono il discorso, annullando quasi del tutto la squadra di Gilardino.

Bologna-Atalanta

Continua a non ingranare l’Atalanta, che riacciuffa il Bologna soltanto nei minuti di recupero. La sconfitta di Como sembra aver lasciato degli strascichi alla squadra di Gasp, e il tecnico piemontese chiedeva una reazione. La scelta di rinunciare a Retegui per inserire Brescianini prova a sparigliare le carte in casa Bologna, cercando di sfruttare la difesa alta della squadra di Italiano per punire con la velocità di Lookman e la classe di De Ketelaere. La prima occasione della gara è dei felsinei, con il colpo di testa tentato da Santiago Castro, senza dubbio l’uomo copertina di questo avvio di campionato rossoblù. La risposta degli orobici arriva sull’asse De Ketelaere-Lookman, con il nigeriano che si fa ipnotizzare dall’uscita a forbice di Skorupski. Al termine della prima frazione, dove le due squadre si annullano grazie a una scarsa pulizia tecnica e un alto tasso agonistico, Gasperini è costretto ad adoperare la prima sostituzione con l’ingresso di Samardzic al posto dell’infortunato Brescianini. Sulla falsa riga della gara precedente, l’Atalanta viene colpita nuovamente a inizio ripresa. Dopo meno di un minuto dal rientro dagli spogliatoi, Castro riceve il filtrante di Ndoye e dopo aver saltato Djimsiti apre il piatto sul secondo palo, sfruttando la posizione avanzata di Carnsesecchi. La reazione dei bergamaschi arriva subito, perché Lucumi perde palla in uscita e stende De Ketelaere al limite dell’area. Il direttore di gara non esita ed estrae il cartellino rosso per il centrale colombiano. Italiano sceglie la via delle barricate per conservare il vantaggio, mentre Gasperini schiera tutto il roster di attaccanti. L’occasione più nitida della ripresa arriva nel finale, con Pasalic che apparecchia per il mancino tagliente di Samardzic, che anticipa la conclusione sul primo palo e scheggia il legno. Nel finale la Dea ne ha di più e ci pensa proprio Samardzic a togliere le castagne dal fuoco, con un arcobaleno a giro che si insacca alle spalle di Skorupski.

Torino-Lazio (A cura di Marco Rizzuto)

Nel launch match di questa sesta giornata, i biancocelesti tornano alla vittoria grazie alle reti di Guendouzi, Dia e Noslin. La gara si sblocca subito a favore della Lazio, Tavares come un treno in corsa scardina il pallone alla difesa granata, per poi servirlo a centro area su cui si fionda Guendouzi che calcia forte e buca Paleari. In avvio al Torino manca lucidità e precisone in fase di possesso, complici molti errori dei tre centrali che rischiano molto a causa del pressing ordinato della Lazio. Le manovre offensive del Torino (che man mano viene fuori) vengono neutralizzate da una difesa biancoceleste impeccabile che. riesce a tenere a bada gli attaccanti granata. Negli sgoccioli del primo tempo, il Toro sfiora il pareggio con una conclusione al volo di Ilic messo in porta dalla sponda di Zapata, ma Provedel vola e sventa la conclusione. Per tornare in partita, Vanoli inserisce Adams e Pedersen. La seconda frazione inizia con un ritmo totalmente diverso ma dopo un buon inizio dei padroni di casa, la Lazio trova il raddoppio: Isaksen entra in area e serve il pallone in mezzo trovando il piattone di Dia che batte Paleari. A sorpresa il Torino riapre la gara al 67’ con Adams, che continua a dimostrarsi fondamentale in zona offensiva. L’ex premier si gira in un fazzoletto di terreno dentro l’area e buca Provedel sul secondo palo. Dopo il gol granata gli animi si infiammano e la gara prende una piega molto nervosa e vibrante che causa anche l’espulsione del tecnico Vanoli. All’89’ Noslin subentra a Castellanos e trenta secondi dopo segna il gol dell’1-3, il cross basso di Pellegrini viene raccolto da Vecino, l’uruguagio scarica per Noslin che a tu per tu con Paleari, non sbaglia a posizione ravvicinata. Finale di fuoco all’Olimpico Grande Torino, i granata trovano la rete del 2-3 con una acrobazia di Coco che raccoglie la sponda di Masina su calcio di punizione di Ilic, mandando la sfera sotto l’angolo lontano.
Il match si chiude con il trionfo della Lazio che torna alla vittoria dopo il k.o. di Firenze. Ai padroni di casa non basta un secondo tempo giocato a grandi ritmi. La squadra di Vanoli fallisce l’opportunità di tornare in vetta alla classifica, e adesso i granata scalano al quarto posto.

Como-Hellas Verona

Dopo il successo contro l’Atalanta, il Como continua a volare sotto i colpi di Cutrone e Nico Paz. Al Sinigaglia la squadra di Fabregas conferma in blocco gli undici che hanno conquistato una storica vittoria a Bergamo, e l’approccio dei lariani rende fede all’ultimo percorso intrapreso dal Como. In avvio le due squadre si equivalgono, con la difesa del Verona che chiude ogni spazio. Con la marcatura a uomo su Nico Paz, fulcro del gioco lariano nella trequarti, il Como comincia a trovare soluzioni con gli inserimenti di Sergi Roberto e Strefezza nella zona centrale del campo. Al 23′ il giocatore proveniente dal Barcellona ha l’occasione per stappare la partita, ma chiude troppo la conclusione e da buona posizione calcia a lato. Sospinto dal pubblico del Sinigaglia il Verona non riesce a contenere i continui attacchi del Como e sono necessari due grandi interventi di Montipò per evitare il vantaggio a Nico Paz. La rete della squadra di Fabregas è posticipata di alcuni minuti, e al 42′ Fadera allarga verso Cutrone che calcia verso la porta, trovando una deviazione di Tchatchoua, e realizza il suo terzo gol in campionato. Nel secondo tempo la gara si stappa subito, perché al 48′ un contatto tra Lazovic e Sergi Roberto non viene ravveduto dal direttore di gara e nel contropiede seguente Nico Paz scheggia il palo. Dopo un check del VAR l’arbitro assegna il calcio di rigore al Verona e dal dischetto Lazovic pareggia i conti. Al 65′ il Verona rimane in dieci a causa della doppia ammonizione di Suslov (molto contestata e discussa). Cinque minuti dopo il Como si riporta in vantaggio, con l’assist di Nico Paz per il taglio di Cutrone, il cui destro gira sul secondo palo e batte Montipò. Nel finale i cambi accendono agonisticamente la gara, con tanti falli ed ammonizioni. Il Como chiude la pratica grazie al primo gol in campionato di Belotti, servito dalla sponda di testa di Mazzitelli. Prima del fischio finale il Verona si regala un sussulto d’orgoglio con la rete di Lambourde, ma la resistenza dei lariani indirizza la gara sul 3-2. Sei punti in una settimana storica per la squadra di Fabregas, che adesso ha definitivamente invertito la rotta dopo le prime giornate, nettamente al di sotto delle aspettative. Nonostante una media gol subiti ancora alta, il reparto offensivo sta rispondendo alla grande, con le giocate di Nico Paz, leader tecnico dell’attacco lariano, e i gol di Patrick Cutrone, capocannoniere di questa Serie A al pari di Thuram, Vlahovic, Retegui e Pulisic. Sconfitta amara per il Verona, che adesso ha bisogno di ritornare a conquistare punti per uscire dalla zona calda della classifica, che comincia ad avvicinarsi vertiginosamente.

Roma-Venezia

Dopo il successo contro l’Udinese, Juric conquista la seconda vittoria consecutiva sulla panchina giallorossa. All’Olimpico la Roma scopre quanto può essere spigolosa la squadra di Di Francesco. Nei primi minuti il Venezia controlla stabilmente il possesso del pallone e il continuo movimento dei giocatori offensivi arancioneroverdi, dogma principale del calcio del tecnico abruzzese, manda il tilt il pressing uomo a uomo della Roma. Il primo squillo è dei lagunari, dopo nemmeno due minuti Svoboda calcia sul secondo palo ed è necessario un grande intervento di Svilar per chiudere lo specchio. Intorno al decimo minuto Oristanio calcia a giro ma la conclusione è debole e Svilar blocca. Il ritmo della gara non è altissimo, e nella fase centrale del primo tempo le occasioni non arrivano, ma al 42′ il Venezia trova il vantaggio con Pojhanpalo, con un destro tagliente dopo una mischia generata dal palo colpito da Busio. Nel secondo tempo l’Olimpico comincia a fremere per scuotere una Roma troppo compassata e poco lucida. Il Venezia trova il raddoppio con Haps in contropiede, ma il VAR annulla per fuorigioco di Zampano nello sviluppo dell’azione. Juric prova a invertire l’inerzia della gara mettendo mano alla panchina, inserendo Pisilli e Baldanzi al posto di Kone e Mancini. Nella ricerca del miglior equilibrio la Roma rischia di crollare al 60′ quando Oristanio si invola verso la porta e Svilar sbarra la strada al trequartista italiano. Da quel momento la Roma si scrolla la pressione e comincia ad alzare il baricentro. In dieci minuti i giallorossi confezionano tre occasioni con Dovbyk e Pisilli, e al 73′ pareggiano la gara con la conclusione da fuori area di Cristante, deviata da Busio, che beffa Joronen. Da quel momento è un vero e proprio assedio giallorosso, culminato all’82’ quando Pisilli impatta di testa il corner di Paredes e ribalta il match. Il giovane classe 2004 è uno dei protagonisti di questo avvio di campionato, visto l’importante minutaggio ricevuto da De Rossi e adesso con Juric. Nel finale il Venezia non riesce ad affacciarsi dalle parti di Svilar e la Roma gestisce il risultato senza rischiare nulla. Tre punti sofferti e sudati per la squadra di Juric, merito di una grande gara del Venezia. Dopo l’esordio positivo in Europa League, il percorso del tecnico croato procede spedito e in sordina, e adesso la continuità di risultati e prestazioni sono principi che la tifoseria giallorossa comincia a recriminare.

Empoli-Fiorentina

Al Castellani vincono tatticismo e schemi difensivi: Empoli e Fiorentina si annullano sullo 0-0. Entrambe le squadre hanno voglia e bisogno di fare bene, il derby toscano comincia nel segno dell’intensità e della grande battaglia a centrocampo. Subito pallone pericolosissimo nell’area di De Gea, per fortuna del portiere viola però Ismajli sfiora soltanto e non direziona. Pochi calcoli e tanti ribaltamenti di fronte. Prova ad accendersi quindi Kean, ma dopo essersi ben liberato il centravanti azzurro apre troppo il destro. Tanto ritmo sul prato del Castellani, poche occasioni veramente pulite però. Colpani non riesce a direzionare di testa, poco più tardi spara alto in ripartenza Colombo. Anche la ripresa comincia con un buon ritmo e l’Empoli pericoloso dopo due minuti, con Esposito che si smarca bene ma allarga troppo col mancino. I padroni di casa sono guizzanti in ripartenza, come quando Pezzella al 50’ scippa Dodo e calcia potente ma centrale il primo tiro del match nello specchio, trovando però i pugni di De Gea. La Fiorentina dà l’idea di essere rientrata in campo più timida: a rompere gli indugi ci prova dunque Gosens con un bolide mancino al volo, una conclusione che si alza di poco sulla traversa. I due allenatori iniziano anche a mettere mano alla panchina, la Fiorentina così facendo ritrova un po’ del campo perso nel secondo tempo. Ma senza riuscire a rendersi pericolosa e a scalfire lo 0-0, che è anche il risultato finale. Un pareggio che certifica il grande avvio di stagione dei toscani. Dopo sei giornate la squadra di D’Aversa è ancora imbattuta e il percorso della squadra del presidente Corsi sembra destinato a continuare a lungo. La Fiorentina continua invece il suo percorso metamorfico. Gli ultimi esperimenti di Palladino hanno ridato equilibrio e geometrie, ma ancora manca quell’estro e stravaganza che indirizzi le partite. Gudmundsson si sta inserendo gradualmente negli schemi dei viola, e la sua presenza potrà cambiare le carte in casa Fiorentina.

 

Napoli-Monza (A cura di Marco Rizzuto)

Dopo la manita al Palermo in Coppa Italia, i partenopei ospitano il Monza vincendo per 2-0 grazie alle reti di Kvaratskhelia e Politano. I brianzoli approcciano il match giocando a viso aperto e provano a fare la partita. Dopo il quarto d’ora, i partenopei prendono le misure al Monza palleggiando con continuità nella metà campo avversaria, facendo vedere la qualità dei palleggiatori azzurri. Al 22Politano riesce a sfruttare la deviazione di Bianco per auto lanciarsi e battere Turati sul secondo palo. Il gol destabilizza il Monza va in blackout e subisce il raddoppio al 33’ da Kvaratskhelia, il georgiano conclude a rete dopo la deviazione di Carboni sul tiro di McTominay. La prima frazione è un monologo azzurro che si chiude con un doppio vantaggio super meritato. La ripresa fa da specchio al primo tempo, i partenopei che sfiorano il tris con il colpo di testa di McTominay su calcio d’angolo. I brianzoli cercano di tornare in partita, prima con l’incornata di Djuric da calcio d’angolo neutralizzata da Caprile, poi con qualche guizzo di Maldini che però non riesce mai ad impensierire la difesa avversaria. Pian piano i ritmi calano ed il match si addormenta, merito della gestione palla dei ragazzi di Conte. All’88’ il guizzo di Mazzocchi favorisce Raspadori che si gira e calcia colpendo solo l’esterno della rete sfiorando la terza rete. Con questa vittoria i partenopei conquistano la vetta della classifica in solitaria a più uno dalla Juventus, mentre il Monza cade per la seconda volta consecutiva senza segnare reti, sprofondando al diciannovesimo posto. Dopo sei giornate non è arrivata ancora la prima vittoria in campionato per i brianzoli, e la gestione di Nesta potrebbe vacillare.

Parma-Cagliari

l Cagliari vince una partita dall’epilogo clamoroso al Tardini, battendo 3-2 il Parma. Il Cagliari inizia fortissimo il match e mette in grande difficoltà il Parma, che deve ringraziare Suzuki già al 2′: il portiere gialloblù si supera su un colpo di testa di Piccoli, respingendo con il piede destro la frustrata dell’attaccante da pochi metri. Al 6′ viene annullata una rete ai sardi, padroni del campo in avvio: Yerry Mina è in fuorigioco sul colpo di testa di Luperto, ribadisce in rete dopo il palo del difensore ex Empoli, ma il VAR correttamente toglie lo 0-1. I ducali si affacciano dalle parti di Scuffet solo al 16′ con una grande azione, orchestrata da Bonny, che protegge palla, aggira Mina e serve in profondità Mihaila, che calcia di sinistro sul primo palo, obbligando l’estremo difensore ospite alla parata. Nel bene e nel male, Yerri Mina è sempre protagonista e al 29′ salva di testa su un gran mancino di Valeri, che da fuori area aveva trovato una traiettoria molto interessante. Gli uomini di Nicola passano meritatamente in vantaggio al 34′ con un colpo di testa di Zortea, bravissimo a staccarsi alle spalle di Balogh e deviare in rete da pochi passi l’ottimo cross di Luvumbo. Due minuti più tardi Suzuki rischia di combinare un pasticcio, non trattenendo un cross di Viola e offrendo a Piccoli l’opportunità di ribadire in rete, ma l’attaccante, molto defilato, colpisce solo il palo. Al rientro dagli spogliatoi la partita è un po’ diversa perché il Parma vuole il pareggio e il Cagliari si abbassa molto. Al 62′ i ducali trovano il gol del pareggio: Coulibaly ubriaca di finte Zortea a sinistra e serve Man, che dal centro area non sbaglia il rigore in movimento e fa 1-1. Il Cagliari è in apnea e Sohm riparte al 65′ in contropiede, manda Man al cross e riceve il passaggio dall’esterno, ma invece che emulare il suo compagno, strozza il mancino e mette incredibilmente a lato. La risposta dei sardi è affidata al duo Gaetano-Piccoli, con il centrocampista che inventa per la punta, non perfetta nella conclusione al volo: il suo tiro termina alto. Nel miglior momento forse della squadra di Pecchia a passare in vantaggio è ancora una volta il Cagliari con un gioiello di Marin, che dal limite dell’area al 75′ si inventa un destro a giro all’incrocio dei pali che batte Suzuki. Dal 79′ a fine gara succede di tutto: Gaetano si mangia il 3-1 a tu per tu con Scuffet, Palomino commette un’ingenuità e consente a Hernani di andare dal dischetto e pareggiare momentaneamente all’87′ con un piattone alla sinistra di Scuffet, ma alla fine è Piccoli a deciderla con un destro forte e incrociato su assist di Gaetano. È una gara pazza, chi esulta alla fine è Nicola, con Man che calcia alto da buona posizione l’ultima chance dell’incontro. Chiedeva una reazione e la reazione è arrivata, con i sardi che alzano la testa dopo un avvio poco brillante e incostante dal punto di vista delle prestazioni. Il Parma continua il suo percorso fatto di alti e bassi. La difesa ducale subisce una media di due gol a partita e 12 gol subiti in 6 giornate sono tante per una squadra che punta a concludere la stagione in una posizione di sostanziale tranquillità.

LA TOP11 DELLA 6ª GIORNATA:

Grafica: Julya Marsala

Classe 2005. Studente in Scienze della Comunicazione all’Università degli Studi di Palermo. Amante del calcio fin da bambino, vivo ogni partita con la stessa passione del primo giorno. Aspirante giornalista con una passione per lo storytelling e gli editoriali.

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Attualità

L’Argentina Campione del Mondo 2022: il sogno di Messi si avvera sotto il cielo di Doha

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Doha, 18 dicembre 2022. La notte che ogni argentino aspettava è finalmente arrivata. In uno degli scenari più emozionanti che la storia del calcio ricordi, l’Argentina ha conquistato il suo terzo titolo mondiale, 36 anni dopo l’impresa portata avanti da Diego Maradona al mondiale in Messico. Questa volta il protagonista è stato Lionel Messi, il genio di Rosario, l’uomo che ha trasceso lo sport per diventare una leggenda vivente. Ma il cammino verso la gloria non è stato facile, e ogni passo del viaggio in Qatar ha aggiunto sfumature di dramma, speranza e storia.

L’inizio burrascoso: la caduta contro l’Arabia Saudita

L’Argentina ha aperto il suo Mondiale con una sconfitta shock per 1-2 contro l’Arabia Saudita. Sembrava l’inizio di un incubo, ma forse è stato proprio quel tonfo a svegliare i giocatori di Lionel Scaloni. “Ogni storia d’amore ha un momento di crisi”, e questa squadra aveva appena trovato la sua. Messi, nonostante la sconfitta, aveva già mostrato la propria leadership dentro al campo, segnando su rigore, e fuori dal campo, richiamando all’unità un gruppo che non poteva permettersi di arrendersi, soprattutto per una nazionale come l’Argentina, che veniva dalla vittoria in Coppa America.

L’immediata rinascita: le vittorie contro Messico e Polonia

La seconda partita contro il Messico è stata un test di nervi e determinazione. Fino al 64’, il punteggio era bloccato sullo 0-0 e il peso del fallimento sembrava insopportabile ma soprattutto imminente. Come nei migliori film, nel momento di difficoltà, Messi si è caricato addosso la sua squadra, ha raccolto un pallone da fuori area, ha fissato il portiere e ha scaricato un sinistro letale. Quel gol, è stato come un faro nella notte, il segnale concreto che l’Argentina era ancora viva. La vittoria per 2-0 è stata completata da un altro gol, questa volta del giovane Enzo Fernández, il simbolo di una nuova generazione che si ispira al loro capitano. Con la Polonia, un altro 2-0 ha assicurato il passaggio agli ottavi. Nella sfida contro i polacchi, l’ultima del girone, la Pulce ha sbagliato un rigore, ma la squadra non ha mai vacillato, infatti nonostante l’errore, l’Albiceleste ha dimostrato che le difficolta si superano rimanendo sempre uniti, simbolo chiaro e chiave di una squadra che non era solo tale, ma un gruppo unito dalla missione di riportare la propria nazionale sul tetto del mondo.

Ottavi e quarti: ‘la Garra’ contro Australia e Olanda

Nella sfida vinta per 2-1 contro l’Australia, Messi ha segnato uno dei gol più belli del torneo, un’azione che ha mostrato ancora una volta la sua classe senza tempo. Non un semplice gol, ma la sua prima rete in una fase a eliminazione diretta di un Mondiale, inserendo un altro tassello per completare il mosaico della sua leggendaria carriera, tutto ciò alla presenza numero 1000 in carriera. La vittoria per 2-1 è stata sofferta, ma meritata. Il quarto di finale contro l’Olanda è stato un’epopea. L’Argentina sembrava in controllo, con Messi nuovamente protagonista di un assist clamoroso per Molina, ed un gol dagli undici metri. Ma gli olandesi, con due gol nei minuti finali, riescono clamorosamente a pareggiare e a portare la sfida ai rigori in una gara caratterizzata da molteplici battaglie fisiche e psicologiche. Anche nell’ultimo atto della gara, Messi si dimostra glaciale dal dischetto, segnando il primo penalty. Si aggiunge alla lista degli eroi della sfida anche il portiere Emiliano Martínez che, parando due rigori a Van Dijk e a Weghorst, consente alla propria nazionale di avanzare nella fase successiva.

La semifinale: una danza contro la Croazia

La semifinale contro la Croazia,  è stata la performance più convincente dell’Argentina fino a lì. Anche in questa sfida, la squadra di Scaloni ha incantato il mondo con una grandissima prestazione. L’ennesimo rigore trasformato da Messi e il super gol di Julian Alvarez, proiettano l’Albiceleste verso la finale di Doha.  “È come se il tempo si fermasse quando gioca Messi”, ha detto un commentatore durante la telecronaca di Argentina – Croazia, e quella frase non potrebbe essere più vera. Il 3-0 finale è stato la consacrazione di una squadra inarrestabile che, grazie a quel trionfo, si sarebbe ritrovata in finale di una Coppa del Mondo ad otto anni dalla disfatta contro la Germania.

La finale: il trionfo che rimarrà eterno

Il 18 dicembre, l’Argentina ha affrontato la Francia in una finale che sembrava uscita da un romanzo epico. Messi ha aperto le marcature su rigore, poi Ángel Di María ha raddoppiato con una rete avvenuta dopo un’azione da sogno. Ma quando tutto sembrava deciso, Kylian Mbappé, con una doppietta in due minuti, ha riportato la Francia a credere nella vittoria, portando la sfida sul 2-2. L’Argentina però, non si è mai arresa, infatti nel primo tempo supplementare, segna la rete del 3-2, nuovamente Leo Messi. Ma quando tutto sembrava  nuovamente finito, la stessa stella che fece innamorare tutti la sera di qualche anno fa all’Etihad, mette a segno la sua terza rete per la Francia, un gol che lo manda nell’Olimpo della storia del calcio, come giocatore primatista (a pari merito con Geoff Hurst) ad aver segnato una tripletta in una finale della Coppa del Mondo, candidandosi come degno successore dell’era caratterizzata dal binomio Ronaldo-Messi. Anche in questa circostanza, i rigori sono stati l’ultimo atto, e lì, l’Argentina non ha sbagliato niente. Con un’altra prestazione da urlo del Dibu” Martinez (con 2 rigori parati su 4), e grazie al penalty decisivo segnato da Gonzalo Montiel, l’Argentina si laurea Campione del Mondo per la terza volta.

Il riscatto argentino: il mondo si tinge di Albiceleste

Dal rigore decisivo di Montiel, giocatori, staff, tifosi argentini e tutti gli appassionati di calcio, sono scoppiati in un pianto di gioia che descrive il percorso, la fatica e la forza di una nazione che non viveva un momento così importante dal punto di vista sportivo da più di 36 anni. Quando Lionel Messi ha sollevato la Coppa del Mondo, il cerchio si è chiuso: non era solo il trionfo di un calciatore, ma di un simbolo, di un uomo che ha portato il peso di un’intera nazione sulle spalle per quasi vent’anni. “È il regalo più bello che Dio potesse farmi”, ha aggiunto il pluri-campione argentino al termine  della gara. Dopo le finali perse contro la Germania e il Cile,  e i continui paragoni con Diego Armando Maradona, Lionel Messi è riuscito a dimostrare ancora una volta che le difficoltà fanno imparare a crescere, e che tutto si può avverare grazie ai sacrifici e alla perseveranza, dimostrando a tutto il mondo che non è solo il più grande della sua generazione, ma è semplicemente eterno. Dall’altra parte del mondo, milioni di persone hanno festeggiato nelle strade di Buenos Aires e in tutto il paese, trasformando l’Argentina in un mare di bandiere celesti e bianche. Ad ampliare positivamente le mille emozioni degli argentini, sicuramente va sottolineato il trionfo finale insieme al ricordo di Maradona, scomparso un anno prima, lasciando un vuoto enorme nei cuori degli argentini per essere stato il giocatore più figurativo dal punto di vista sportivo-spirituale, divenendo nel corso del tempo una “divinità” per gli argentini, che adesso hanno trovato in Leo Messi la figura del “profeta” di Maradona. La vittoria non è stata solo un trionfo calcistico, ma un momento di riscatto e felicità collettiva per un’intera nazione, la nazione che ha sfornato il più grande genio del calcio. Da quell’importantissimo giorno sono passati due anni, ma l‘Argentina ha continuato a competere battendosi in ogni partita da Campione del Mondo, dimostrando la propria egemonia anche nell’ultima Copa America, vinta dagli uomini di Scaloni contro la Colombia, culminato con un altro successo, probabilmente l’ultimo grande torneo per Leo Messi con la propria Nazionale.

“MuchachosAhora nos volvimos a ilusionarQuiero ganar la terceraQuiero ser campeón mundial”

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Calcio

Il Supercommento della 16ª giornata di Serie A

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Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della sedicesima giornata di Serie A.

Empoli-Torino (A cura di Marco Rizzuto)

La perla di Adams permette al Toro di vincere di misura al Castellani. Dopo un avvio giocato a rilento, l’Empoli trova la rete del vantaggio ma solo momentaneamente. Ismajli spinge in porta un pallone vagante sui risvolti del corner calciato da Cacace, ma l’arbitro ferma tutto per l’intervento irregolare di Maleh ai danni di Milinkovic-Savic. Alla mezz’ora il Toro crea la prima vera palla gol della sua partita, il traversone di Borna Sosa trova lo stacco perfetto di Ricci, sventato dall’intervento di Vazquez. Quest’occasione funge da iniezione di fiducia per la squadra di Vanoli, che sfiora nuovamente il vantaggio, stavolta con Sanabria, che impatta di testa da ottima posizione sul cross di Pedersen, ma ancora una volta, Vazquez nega il gol agli ospiti, dimostrandosi uno dei portieri più in forma di questo campionato. La prima frazione termina con l’amaro in bocca per i granata, a causa delle due chiare occasioni non concretizzate. Alla ripresa Vanoli cambia Gineitis per Vlasic, ridisegnando l’assetto offensivo. Dopo dieci minuti di questo secondo tempo è l’Empoli che divora la rete del possibile vantaggio. Esposito con un cross basso tenta di servire Gyasi, che lascia la sfera sul posto disturbato dalla marcatura di Coco, in corsa, Cacace arriva sul pallone e calcia a botta sicura da posizione ravvicinata mancando clamorosamente lo specchio della porta. Superata l’ora di gioco, Vanoli cambia i due attaccanti Sanabria e Karamoh per Njie e Adams. Al 70’ è proprio l’ex Southampton a sbloccare la partita con un gol surreale. L’inglese servito nel cerchio di centrocampo da Vlasic, vede Vazquez fuori dai pali e lascia partire un tiro imprendibile che si insacca in fondo alla rete. Nei minuti successivi, l’Empoli prova a rialzare la testa cercando di pareggiare senza però impensierire la difesa granata, che si chiude bene blindando il risultato. A Vanoli è bastato l’eurogol di Adams per portare a casa i tre punti. Vittoria fondamentale che rialza il morale dei granata, e che aggancia l’Empoli decimo, a quota 19 punti. Successo che mancava addirittura dalla nona giornata di campionato, nella vittoria interna contro il Como.

Cagliari-Atalanta

Le mani di Carnesecchi e la rete di Zaniolo eseguono la decima sinfonia del Gasp. All’Unipol Domus l’Atalanta vince di misura contro un grande Cagliari e si porta in solitaria al comando della classifica. Gasperini cambia alcuni interpreti dopo la partita contro il Real Madrid, con Retegui e Brescianini al posto di Lookman e De Roon, e nelle prime fasi di gioco il Cagliari sembra approfittare di questo squilibrio tra i reparti per provare a pungere. Il gioco della squadra di Nicola si sviluppa spesso nella fascia destra, dove Zappa e Zortea si dividono lo spazio con i loro movimenti, ma è nel gioco in verticale che il Cagliari comincia a trovare soluzioni: l’attacco della profondità di Piccoli crea scompiglio nella difesa orobica, con Kossounou e Kolasinac che al 20′ sbarrano la strada sul più bello al centravanti italiano, lanciato a rete da un filtrante di Luvumbo. Il fraseggio dell’Atalanta è lento e farraginoso, con Retegui ingabbiato da Mina e Luperto e Brescianini spesso fuori contesto. Il numero 44 prova ad accendersi partendo da sinistra, e tra le linee calcia in diagonale sul secondo palo, palla fuori di poco. Verso l’intervallo comincia lo show targato Marco Carnesecchi: al 39′ il Cagliari batte una rimessa vicino alla bandierina, con una spizzata di Makoumbou che indirizza la palla verso il centro, Piccoli anticipa Kolasinac e calcia di sinistro, con la palla che prende una traiettoria strana al momento del rimbalzo sul terreno, Carnesecchi è provvidenziale a respingere in tuffo, poi è bravo a rispondere in uscita -ancora su Piccoli- ed è mostruoso nella parata che sfodera sulla conclusione a porta scoperta di Zortea. Il duello tra il centravanti e l’estremo difensore italiano viene vinto nuovamente da Carnesecchi pochi minuti dopo, quando Piccoli calcia in tuffo per anticipare il movimento del portiere nerazzurro, ancora una volta lucido e reattivo nel chiudere la porta ai rossoblù. Nel secondo tempo Gasperini cambia subito volto alla sua Dea, tirando fuori Retegui e Brescianini, impalpabili nella prima frazione, per Lookman e De Roon. A giovare della sostituzione è Pasalic, che comincia ad attaccare l’area con i suoi inserimenti e impensierisce Sherri al 50′ quando per poco non trova il jolly con il mancino. Il Cagliari prova a salire di giri dopo un primo tempo dispendioso, ma l’Atalanta comincia a prendere sempre più campo, e allora Gasp pesca il jolly Zaniolo. Il numero 10 subentra a Pasalic, insieme a Samardzic che rileva De Ketelaere, e dopo meno di cinque minuti sono proprio loro a confezionare il vantaggio: cross di Samardzic su cui nessuno interviene, palla che arriva sull’esterno dove Bellanova pesca il taglio centrale di Zaniolo, bravo ad anticipare il movimento di Sherri sul primo palo. Al 40’ Mina di testa costringe Carnesecchi a un altro intervento non semplice. Nicola chiude la partita con tre centravanti: Piccoli, Pavoletti e anche Mina. Ma non cambia più nulla nonostante l’assedio finale dei sardi e un ulteriore miracolo di Carnesecchi su Pavoletti. Una vittoria sporca e ostica, per un’Atalanta che di fermarsi non ne vuole sapere. La squadra di Gasperini centra il decimo successo consecutivo in campionato e adesso guarda tutti dall’alto. La scelta di rinunciare al centravanti nelle ultime gare sta mettendo in mostra le qualità dei jolly come Zaniolo e Samardzic, fondamentali dalla panchina nelle ultime apparizioni. Gasp sembra aver trovato la quadra anche con le scelte dalla panchina, e con una profondità -e incisività- della panchina tale da poter mettere paura a qualsiasi squadra. Prestazione coraggiosa e audace del Cagliari, con Nicola che è riuscito a mettere in difficoltà una squadra che fino a cinque giorni prima dominava i campioni d’Europa del Real Madrid. Tante le occasioni per i sardi, con Piccoli che ha sfiorato più volte la sesta rete in campionato, ma quest’anno a Bergamo si sta affermando Marco Carnesecchi, ormai perno fisso della difesa di Gasperini.

Udinese-Napoli (A cura di Marco Rizzuto)

Il Napoli in rimonta ribalta l’Udinese nel secondo tempo. Le reti di Lukaku, Anguissa e l’autorete di Giannetti blindano il secondo posto in classifica. Il match del Bluenergy Stadium mostra sin da subito un incontro a viso aperto. La velocità e la tecnica di Neres fanno da allarme alla difesa bianconera, che raddoppia dall’inizio la marcatura sul brasiliano, cercando di limitare le situazioni di uno contro uno. Dopo dieci minuti giocati a buoni ritmi, la prima palla gol è a favore dei partenopei. Di Lorenzo ributta palla in mezzo e proprio Neres, da posizione ravvicinata non trova un impatto felice col pallone, che termina sul fondo. L’Udinese però, non tarda a graffiare in contropiede, e dopo un minuto, il traversone insidioso di Thauvin trova l’inserimento di Ekkelenkamp, che arriva alla conclusione, ma svirgola. Nei minuti successivi entrambe le squadre cercano la via del gol con i loro giocatori più pericolosi: l’Udinese con le giocate di Thauvin, vero punto di forza dell’attacco bianconero, immarcabile dalla difesa azzurra, a cui non lascia punti di riferimento. Al 13’ il francese strappa un pallone pericolosissimo a Buongiorno, ma al momento del tiro calcia fuori; il Napoli con la rapidità dei guizzi di Neres, che si dimostra l’uomo più pericoloso per la retroguardia di Runjaic. Il brasiliano al 19’ lascia sul posto kristensen e calcia in diagonale, col pallone che esce di poco. Al 22′ l’Udinese ottiene un penalty a causa della deviazione col braccio largo di Lobotka sulla conclusione di Zemura. Dal dischetto Thauvin si fa ipnotizzare da Meret che respinge, ma il capitano bianconero raccoglie la sfera e la spedisce in rete, tornando al gol dopo più di tre mesi. Il gol dei bianconeri mette in salita la partita per la squadra di Conte, che nonostante un dominio del possesso palla (70%) si ritrova sotto nel punteggio. Alla mezz’ora Lovric è costretto ad abbandonare il campo per un fastidio muscolare, Runjaic inserisce Atta al suo posto. Nella seconda metà del primo tempo il Napoli sfiora il pareggio con la conclusione di Zambo Anguissa, ma Sava risponde prontamente negando il gol al camerunense. La prima frazione termina a favore dei bianconeri, col Napoli costretto ad inseguire. La ripresa vede gli ospiti scendere in campo con un piglio diverso, la probabile strigliata di Conte negli spogliatoi ha reso gli ospiti molto più fluidi nel gioco, rendendo più funzionale il possesso, abbastanza sterile nel primo tempo. Dopo cinque minuti esatti il Napoli trova la rete del pari grazie alla verticalizzazione di McTominay, perfetta per l’inserimento tra le linee di Lukaku, che dopo aver vinto il duello fisico con Bijol, entra in area battendo Sava. La trama di questo secondo tempo cambia vertiginosamente. I partenopei in pressione risultano molto più efficaci e l’Udinese fa fatica a ripartire in contropiede. Il gol ha sicuramente revitalizzato il morale degli ospiti che adesso sembrano in controllo della gara. Al 76’ arriva il ribaltone azzurro. Neres defilato dalla sinistra, dribbla quattro giocatori avversari ed una volta in area conclude verso la porta, il pallone deviato dalla difesa viene raccolto una seconda volta dal brasiliano che conclude colpendo Giannetti che causa l’autorete. Il vantaggio partenopeo ‘uccide’ moralmente i padroni di casa che, lasciano troppi spazi nelle zoni centrali del campo, che diventano praterie per le mezz’ali azzurre. A nove dalla fine il Napoli chiude i giochi. Lobotka cerca in verticale Simeone che riesce a servire alla perfezione l’inserimento di Zambo Anguissa che, percorre tutta la metà campo avversaria e batte Sava in uno contro uno. La gara termina con la vittoria meritata dei partenopei, che proseguono all’inseguimento dell’Atalanta in prima posizione. All’Udinese non basta il tap-in vincente di Thauvin e si arrende agli azzurri. Bianconeri che rimangono alla nona posizione, con Empoli e Torino distanziate da un punto.

Juventus-Venezia

Ad un passo dalla prima sconfitta in campionato, la Juventus riacciuffa il Venezia grazie al calcio di rigore realizzato da Vlahovic. Un coraggioso Venezia rischia il colpaccio allo Stadium, ma vede sfumare i sogni di gloria dal penalty del serbo.

Lecce-Monza (A cura di Simone Scafidi)

Dopo più di un mese e mezzo il Lecce torna a vincere al Via del Mare, e lo fa con una prestazione di carattere che consente di sconfiggere il Monza, che sprofonda sempre di più in classifica. A sbloccare il match è, dopo appena tre minuti, la prima gioia italiana di Tete Morente, che raccoglie un visionario lancio di Berisha e batte Turati, gettando immediatamente nello sconforto la squadra di Nesta. Al 12’ si accende Dorgu, che elude mezza difesa brianzola e con una serpentina riesce a penetrarla, venendo però abbattuto e guadagnandosi così un calcio di rigore. Alla sassata di Krstovic dal dischetto risponde un eccezionale Turati, che nega la gioia all’attaccante montenegrino e tiene a galla i suoi. Appena cinque minuti dopo Krstovic ha un’altra occasione, ma ancora a tu per tu con Turati spara il pallone alto sopra la traversa. Sugli sviluppi dell’azione successiva, Maldini si getta sul cross forte e teso di Birindelli, con il pallone che termina sul fondo. A nove minuti dalla fine del primo tempo succede qualcosa di incredibile: su un pallone totalmente innocuo, Dorgu prova ad appoggiare di testa verso Falcone, senza vedere che il suo portiere però è uscito proprio per raccogliere la sfera, che finisce per insaccarsi in porta regalando così al Monza il gol dell’1-1. A scacciare i fantasmi ci pensa finalmente Krstovic, che a pochi secondi dal termine del primo tempo colpisce di controbalzo il pallone fornitogli da Pierotti e riesce finalmente a battere Turati, siglando il gol vittoria. Dopo un primo tempo divertente e ricco di emozioni, il secondo non si dimostra altrettanto, e prosegue su ritmi blandi e abbastanza noiosi, concludendosi con il definitivo 2-1 per il Lecce.

Bologna-Fiorentina (A cura di Tommaso Patti)

Il Bologna vince nuovamente, portandosi a meno tre lunghezze da una Juve e con una gara in più da giocare. Crolla Fiorentina dopo otto vittorie di fila Su una sponda di Kean e su un lancio di prima al volo, la Fiorentina si immola verso la porta con Gudmundsson che a sua volta supera con un tocco sotto Skorupski per poi essere atterrato dentro l’area dal portiere rossoblu. Nonostante le proteste dei viola, l’arbitro non concede il penalty, alimentando negativamente la tensione tra gli uomini di Palladino (assente in panchina per un lutto in famiglia). Sul finale del primo tempo, la Viola sciupa un’altra occasione per portarsi in vantaggio infatti, dopo un’ottima azione portata avanti da Gudmundsson, Cataldi calcia alto dopo essersi trovato a tu per tu contro Skorupski. Prima del duplice fischio però, si divora la rete del vantaggio anche Kean, quest’ultimo non ribadisce in rete il corner battuto da Adli, calciando di testa addosso a Skorupski. Dopo pochissimi istanti dal calcio d’inizio della ripresa, il Bologna si affaccia nell’aria di rigore avversaria con Castro che, dopo essere stato servito da Ferguson con una spizzata di testa, calcia in porta ma prende il palo, mandando però un segnale positivo ai suoi compagni e a tutto lo stadio. Successivamente allerrore di Castro, il Bologna cresce rendendosi pericoloso nei successivi minuti con due tiri di Pogeba e Odgaard, entrambi neutralizzati da De Gea. Al 59’ la gara si sblocca con Odgaard, il trequartista felsineo viene servito da Freuler e, dopo aver bruciato nel tempo Dodò, insacca alle spalle di De Gea la rete del vantaggio. Tre minuti più tardi, la squadra di italiano si divora un’altra enorme canche, stavolta con l’errore di Holm che calcia alto dopo l’ottimo pallone servito da Castro, scatenando lincredulita nei volti dei giocatori. Con questa sconfitta, la squadra di Palladino si allontana di poco dal treno delle prime della classe, mentre il Bologna sogna di ripetere l’ottimo risultato conquistato la scorsa stagione. Italiano trionfa sul suo passato e adesso la Juventus dista solo tre punti, con una gara da recuperare contro il Milan.

Parma-Hellas Verona (A cura di Simone Scafidi)

L’Hellas Verona prova ad uscire la testa dall’oblio e lo fa con una convincente vittoria in casa del Parma, battuto per 3-2. Gli Scaligeri non perdono tempo, e su situazione di calcio d’angolo, al quarto minuto, Coppola sigla il gol dell’1-0, con un’incornata perentoria e decisa che batte Suzuki. Qualche istante più tardi arriva la reazione del Parma, che dopo un’azione molto confusa porta al tiro Dennis Man, la cui conclusione viene bloccata da Montipò. Al 19’, sempre da calcio d’angolo, stavolta è il Parma a colpire: in seguito al tiro di Bonny respinto dall’estremo difensore del Verona, si fa trovare pronto Sohm, che ribadisce in porta e pareggia i conti. Al 57’, dopo un’azione da manuale, torna avanti il Verona, con lo scambio tra Harroui e Sarr che termina con la conclusione e con la rete dell’attaccante svedese,che porta nuovamente in vantaggio i suoi. Al 70’ prova nuovamente a reagire il Parma, e ci prova ancora con Man, la cui conclusione, dopo lo scambio con Bonny, si spegne di poco a lato della porta di Montipò. A quindici minuti dal termine il Verona chiude i conti, dopo la solita poderosa discesa di Tchachoua, Livramento calcia in porta trovando però la respinta di Suzuki, che viene raccolta e ribadita in porta da Mosquera, autore del gol del 3-1. A un minuto dalla fine, come un fulmine a ciel sereno, ancora Simon Sohm, fulcro di questo Parma, segna il gol della speranza, che dà un po’ di morale alla sua squadra, costretta comunque ad arrendersi alla sconfitta. Torna quindi a vincere il Verona, che deve essere bravo a ripartire da qui, per riscattare un campionato, finora, pessimo.

Como-Roma (A cura di Tommaso Patti)

Un como coraggioso conquista tre punti contro una Roma che continua a faticare nel trovare continuità di risultati. Nonostante gli iniziali diversi obbiettivi, Roma e Como sono ancora in balia di un periodo negativo, condividendo una situazione simile in classifica. Al sinigaglia parte meglio la Roma, che sfiora il vantaggio su un’aziona iniziata da un calcio d’angolo: sul traversone di Dybala, Reina esce e allontana il pericolo, successivamente la sfera viene colta da Saelemaekers che si coordina ma non trova la porta per pochi centimetri. Anche il Como prova a rendersi pericoloso, infatti al 19’, gli uomini di Fabregas colpiscono la traversa su un calcio di punizione battuto da Nico Paz. Anche nella ripresa, il Como prova a non chiudersi, provando a impensierire Svilar. Al 57’ Strefezza batte rapidamente un corner, da lì una serie di respinte, offrono una grande opportunità di tiro per Fadera che, anche in questa occasione, si trova di fronte un ottimo intervento di Svilar. il portiere serbo si rende protagonista anche sul tiro da fuori di Goldaniga. Successivamente al tiro da fuori di Nico Paz, si sveglia anche la Roma: dopo un’azione orchestrata da Pellegrini e angelino, l’esterno ex Lipsia serve un pallone per dybala, che da buona posizione spreca e calcia a lato. In una gara condizionata da tanti errori, la prima grande palla gol della ripresa da parte del Como si trasforma in gol. l’azione che porta al vantaggio dei comaschi nasce da una sventagliata in avanti di Nico Paz per Cutrone, su questo l’ultimo la marcatura stretta di Pisilli non è efficace, infatti l’ex promessa del Milan riesce a girarsi e a servire un cross a centro area per Gabrielloni, che infila il pallone in rete al 92’, trovando la prima rete in serie A, creando un’emozione unica per se stesso e per tutti i tifosi del Como, che lo hanno visto segnare in tutti i campionati dalla serie D, fino alla serie A. Nei minuti finali, come da copione, la Roma prova il tutto per tutto, rivoltandosi completamente nell’area di rigore avversaria. Nel disperato tentativo di pareggio, la Roma si sbilancia e concede una ripartenza ai padroni di casa, portava avanti da Gabrielloni che, dopo una lunga cavalcata palla al piede, serve Nico Paz che colpisce indisturbato firmando la rete del definitivo 2-0. Con il successo sulla squadra di Ranieri, il Como si allontana dalla zona retrocessione, portandosi a meno un punto dalla Roma, che continua a presentare enormi problemi di continuità.

Milan-Genoa

Una serata di festa viene rovinata da uno scialbo 0-0 contro un buon Genoa, il Milan adesso è in crisi. A San Siro la parata di stelle e leggende rossonere sembrava poter dare quella scintilla ad una squadra che più che mai vive di fiammate. Fin dai primi minuti il copione della gara è chiaro: il Genoa consegna il possesso al Milan e si compatta e organizza per ripartire. A parte una conclusione da centrocampo di Frendrup la squadra di Vieira non si vede dalle parti di Maignan. Sponda rossonera invece prova ad emergere la gioventù, con Liberali (2007) e Jimenez (2005) che cercano di caricarsi sulle spalle l’entusiasmo di San Siro. Se da una parte il giovane terzino spagnolo sembra molto pimpante e acceso, dall’altra il trequartista italiano fatica a trovare la posizione, complice un po’ di visibile -e comprensibile- emozione. Le uniche occasioni del Diavolo nel primo tempo arrivano in situazioni di ripartenza, con il Genoa poco equilibrato e scomposto in difesa. Al nono minuto Reijnders rompe la prima linea di pressione e serve Abraham, l’attaccante inglese serve Emerson Royal che calcia di corsa e trova la risposta di Leali. Per arginare il folto centrocampo del Genoa il Milan si appoggia alle sgasate di Reijnders, l’unico che sembra poter costruire qualcosa dalla trequarti in su. Al 22′ il centrocampista olandese calcia forte su una punizione battuta corta da Chukwueze, ma la palla sfiora la traversa. Nel secondo tempo Fonseca non rinuncia a Liberali ma ad Abraham, e inserisce Morata per cambiare volto all’attacco rossonero. Sessanta secondi e Leali è costretto a sfoderare il primo – e unico- grande intervento della sua gara, con Emerson Royal che spizza di testa un cross di Chukwueze e costringe l’estremo difensore italiano a un gran riflesso in tuffo. In quel momento il Milan si eclissa, il Genoa non si scompone e non rischia praticamente nulla e la squadra di Fonseca non riesce a sfondare. Al posto di Liberali, il tecnico portoghese sceglie Camarda, giocando con il doppio centravanti. L’ingresso del giovanissimo attaccante smuove qualcosa, con San Siro che alza i decibel per dare un impulso alla squadra, che arriva soltanto nell’ultima fase di gara. Entrambe le occasioni hanno un denominatore comune: una bella palla di Reijnders per Morata. Nella prima occasione lo spagnolo salta Badelj e cerca l’incrocio dei pali con il mancino, palla alta di poco. Nella seconda diapositiva Morata arriva a pochi passi da Leali e spacca la traversa, conclusione scellerata e poco lucida del centravanti rossonero, perché Leali era già a terra e la porta era praticamente spalancata. Tra i fischi di San Siro la gara si conclude a reti bianche, e la contestazione del pubblico certifica una crisi per il Milan. La squadra di Fonseca adesso si allontana vistosamente dalla vetta, distante 14 punti, ma ciò che preoccupa è la distanza di undici punti dai cugini nerazzurri. La ricerca di un’identità e di coraggio da parte di Fonseca continua a scuotere l’ambiente squadra, che però adesso deve ritrovare quelli che sono i propri leader e i propri principi. Altro risultato positivo per il Genoa di Vieira, il quarto consecutivo dall’arrivo del tecnico francese. Genoa che adesso rimane fuori dalla zona retrocessione, distante due punti, ma continua a mostrarsi equilibrata e compatta.

Lazio-Inter (A cura di Marco Rizzuto)

L’Inter espugna l’Olimpico con un 6-0 tennistico in casa di una delle squadre più in forma del campionato. Contro il suo passato, Inzaghi esce dalla capitale con tre punti e una prova di forza assoluta dell’Inter, che adesso ha l’occasione di riacciuffare la vetta.

LA TOP11 DELLA 16ª GIORNATA:

Grafica: Julya Marsala

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Calcio

Inzaghi surclassa il suo passato, un Inter debordante schianta la Lazio all’Olimpico

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Il big match dell’Olimpico termina col dominio a tinte nerazzurre, sei reti che mandano un segnale importantissimo alle contendenti al titolo. I primi minuti regalano spettacolo da parte di entrambe le squadre, la Lazio risulta fin da subito pericolosa sulle fasce, sfruttando la rapidità di Isaksen e Noslin. Alla prima metà del primo tempo, la Lazio alzando il baricentro riesce ad eludere il pressing delle mezz’ali nerazzurre, arrivando alla conclusione diverse volte. Al 35′ l’Inter trova momentaneamente il vantaggio sugli sviluppi di un calcio d’angolo, ma il gol viene annullato per un fallo di Lautaro su Gigot. L’arbitro, richiamato dal VAR, assegna un calcio di rigore a favore dell’Inter per l’intervento col braccio alto di Gigot nell’istante precedente, sul colpo di testa di Dumfries. Dal dischetto Calhanoglu non sbaglia, siglando la rete che vale il vantaggio dei nerazzurri. Il quarto centro del turco galvanizza i ragazzi di Inzaghi, che sfruttano il momento di down della Lazio per tentare il raddoppio. Al 45′ Calhanoglu sfonda centralmente e apre verso la zona di Dumfries, che serve perfettamente Dimarco dal lato opposto che conclude di prima, in un’azione che manifesta perfettamente l’attacco della profondità dei quinti di Inzaghi. Il primo tempo termina col doppio vantaggio nerazzurro, che reagisce a dovere all’iniziale aggressività della Lazio, indirizzando la partita. La ripresa fa da copione agli ultimi minuti della prima frazione, il dominio nerazzurro in mezzo al campo è evidente. Al 51′ l’Inter trova la rete del tris con un eurogol di Barella, che controlla la palla orizzontale di Calhanoglu e insacca con una bordata dal limite dell’area all’incrocio dei pali. I padroni di casa escono mentalmente dalla partita, andando in balia del gioco nerazzurro. Dopo una manciata di minuti la squadra di Inzaghi cala il poker con Dumfries, l’olandese sfugge dalla marcatura di Tavares e di testa firma il quarto centro nerazzurro viene servito sul secondo palo. Ad un quarto d’ora dalla fine l’Inter cala la manita con Carlos Augusto, il brasiliano sradica il pallone a Tchaouna e servendo Dimarco attacca il centro area, l’italiano la restituisce ad Augusto che controlla in girata e col mancino beffa Provedel. Ai minuti di recupero l’Inter dilaga siglando il sesto gol della serata, Thuram viene servito in area, scarta Marusic e di prepotenza incrocia alle spalle dell’estremo difensore. Il risultato strabordante dei nerazzurri vale il podio in classifica. La Lazio come la Fiorentina si ferma in questa sedicesima giornata di Serie A, a quota 31 punti.

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