Calcio
Il Super Commento della 9ª giornata di Serie A
Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della nona giornata di Serie A.
Dopo uno spettacolare Derby d’Italia con otto reti ed il trionfo imponente della Fiorentina sulla Roma, va in archivio anche la nona giornata di campionato.
Udinese – Cagliari (A cura di Dennis Rusignuolo)
Nell’anticipo che ha aperto la nona giornata, i friulani ripartono dopo tre sconfitte nelle ultime quattro partite e interrompono la striscia positiva dei sardi, che non perdevano da quasi un mese. Rispetto al match di San Siro, Runjaic disegna il suo attacco sulle spalle dei due centravanti, Lucca e Davis, preferito a Iker Bravo. Il Cagliari si affida al blocco basso e alle ripartenze affidate a Piccoli e Gaetano. In avvio il pallino del gioco è in mano all’Udinese, che comincia a prevalere in mezzo al campo dove si manifestano le difficoltà della mediana rossoblù, con Makoumbou che commette un fallo da ammonizione dopo meno di cinque minuti. È il momento sliding doors del primo tempo – e della gara- perché il centrocampista viene preso d’assalto dalle incursioni di Lovric, favorite dai movimenti dei due attaccanti. Alla mezz’ora il Cagliari rimane in dieci uomini, perché Makoumbou stende Payero in campo aperto e conclude in anticipo la sua gara. Nicola ridisegna la sua squadra per ricompattare il blocco centrale, sacrificando Gaetano per Deiola, e dopo meno di un minuto i friulani trovano il vantaggio: cross di Kamara dalla destra per Lucca, che a centro area dall’alto dei suoi due metri non può che incornare imparabilmente. Nel secondo tempo l’Udinese rinforza vistosamente il centrocampo, cercando di tenere a bada le incursioni del Cagliari, che intanto prova a contare sull’imprevedibilità di Luvumbo e la ‘garra’ di Lapadula. Anche questa volta nel momento in cui Nicola mette manco alla panchina, i friulani riescono a trovare la via del gol, per un 2-0 che chiude il match: Al 78′ Davis riceve palla da Karlstrom, si beve Luperto e scaraventa un missile terra-aria sotto la traversa. Continua a sognare e scalare posizione l’Udinese, adesso a quota 16 punti. Le tre sconfitte nelle ultime quattro gare non hanno interrotto il percorso della squadra di Runjaic, che in attesa del rientro di Thauvin e Sanchez, si aggrappa alle spalle larghe di Lucca e Davis. Torna a perdere il Cagliari, dopo un mese in cui i sardi avevano collezionato due vittorie e un pareggio.
Torino – Como (A cura di Simone Scafidi)
Nell’anticipo del venerdì sera, il Torino di Vanoli torna vincere dopo quattro sconfitte consecutive tra campionato e Coppa Italia. Sin da subito, la squadra di Fabregas si mostra propositiva, senza avere paura di esporsi a viso aperto. Al decimo minuto Nico Paz crea la prima vera occasione della partita, sfruttando la sponda di Perrone calcia a giro sul secondo palo e impensierisce la difesa granata. Al 23’ Milinkovic-Savic deve salvare su Fadera, in seguito all’errore di un confuso Coco, che nelle ultime partite ha notevolmente abbassato il suo rendimento. Proprio Fadera sembra essere uno dei punti cardine della formazione comasca, che cerca sempre il numero sedici sull’out di sinistra, confidando nella sua velocità in progressione, che crea più di qualche grattacapo alla difesa di Vanoli. Il Torino preferisce compiere una prestazione più conservatrice, almeno fino al 50’, quando Sanabria, lavorando di fisico nell’area di rigore avversaria, riesce ad appoggiare per Ricci che calcia fuori di pochissimo. Sei minuti dopo il Toro sfiora il vantaggio con un’azione costruita alla grande, che si conclude con il colpo di testa di Lazaro salvato in maniera miracolosa da Audero. Nonostante una fase offensiva caratterizzata da grande lucidità e velocità, la squadra di Vanoli continua a barcollare nelle retrovie e il Como ne approfitta con Nico Paz, che al 61’ recupera il pallone in pressing su Vojvoda e serve Strefezza, il quale trova l’ottima risposta di Milinkovic-Savic, migliore in campo. Dieci minuti più tardi, il portiere serbo è costretto a compiere un altro (ed ennesimo) miracolo su una conclusione dalla distanza del solito Paz, che sembra impossibile da fermare. A quindici minuti dalla fine il Como compie un disastro in difesa: dopo l’anticipo di Goldaniga su Lazaro, che fa quasi l’ala offensiva, Braunoder appoggia in maniera troppo debole la palla all’indietro, regalandola praticamente al neo-entrato Njie, classe 2005, che salta Audero e insacca il pallone dell’1-0, segnando così il primo gol in Serie A. A tempo praticamente scaduto il Como tenta l’ultimo assalto, che termina con una conclusione al volo di Mazzitelli salvata ancora, incredibilmente, da un monumentale Milinkovic-Savic, autore dell’ennesima prestazione da fuoriclasse.
Il Torino torna a vincere dopo più di un mese, con una prestazione di sofferenza e grinta, con l’auspicio che possa riportare la squadra agli altissimi ritmi di inizio stagione. Numeri da record per i Granata: dall’inizio dello scorso campionato sono quindici i clean sheet casalinghi, più di qualsiasi altra squadra dei top cinque campionati europei, a pari merito con il Real Madrid.
Napoli – Lecce (A cura di Dennis Rusignuolo)
Questo Napoli non è ancora bello, ma è maledettamente granitico e cinico. Dopo l’1-0 di Empoli, i partenopei battono di misura anche il Lecce e scappano in vetta. Il Lecce ordinato e compatto, dopo la pesante sconfitta contro la Fiorentina, mette da subito il muro davanti a Falcone. Vie centrali intasate, il Napoli deve andare sulle fasce per cercare pericoli ma Neres e Ngonge -schierati dal 1′ al posto di Politano e Kvaratskhelia- non riescono a sfondare nell’uno contro uno. Le prime occasioni arrivano intorno alla mezz’ora: al 26′ Di Lorenzo raccoglie un tiro sbilenco di Olivera e insacca in porta, ma il VAR rammenta un fuorigioco e mantiene la parità. La risposta dei salentini arriva dalle teste di Baschirotto e Gaspar, e sono necessarie le mani di Meret -tornato tra i pali dopo tre partite- e la testa di Buongiorno a negare il vantaggio alla squadra di Gotti. Prima dell’intervallo Ngonge costringe Falcone al miracolo, con un mancino a giro dove è necessario un grande intervento in tuffo dell’estremo difensore italiano. Nel secondo tempo il Napoli piazza le tende nella metà campo avversaria, e il Lecce non riesce a uscire più. A inizio ripresa Lukaku si divora una buona occasione sparando alto dopo una bella sponda di Buongiorno. Conte inserisce Politano e Kvaratskhelia e ancora una volta riesce a cambiare il volto, e l’inerzia, della gara. L’assedio partenopeo arriva al culmine al minuto 73, quando McTominay schiaccia di testa un corner proprio di Politano, Falcone respinge ma il pallone rimane nei pressi dell’area piccola e Di Lorenzo si avventa per primo e stavolta la sua rete è regolare, per il vantaggio del Napoli. Da quel momento cresce il Lecce: Krstovic da lontanissimo spaventa Meret, Dorgu calcia a lato da fuori e poi ancora Meret sbroglia di pugno in uscita alta una situazione pericolosa. Tra i cori assordanti del Maradona il Napoli si gode la vetta in solitaria, conquistata ancora una volta con sofferenza ma con immenso cinismo. La rete del capitano Di Lorenzo, al terzo centro in campionato, permette a Conte di guardare tutti dall’alto, in vista del big match della prossima giornata, a San Siro contro il Milan. Il Lecce reagisce alla pesante sconfitta contro la Fiorentina, ma la reazione dei salentini non si tramuta in punti, e un attacco dalle polveri particolarmente inzuppate (3 gol in 9 partite) rende tutto più complicato per Gotti, chiamato a rialzare la testa nell’infrasettimanale contro il Verona.
Bologna – Milan (rinviata a data da destinarsi)
“Il Presidente della Lega Nazionale Professionisti Serie A, vista la delibera del Consiglio di Lega tenutosi in data odierna, in cui la Lega Serie A prende atto dell’Ordinanza del Sindaco di Bologna, che non consente la disputa, neanche a porte chiuse, della gara di Campionato di Serie A Enilive Bologna-Milan, in programma il giorno 26 ottobre 2024 alle ore 18.00, dispone il rinvio della stessa a data da destinarsi”.
Atalanta – Hellas Verona (A cura di Simone Scafidi)
Al Gewiss stadium l’Atalanta sbaraglia il Verona con punteggio tennistico: 6-1 agli Scaligeri e game, set e match per la squadra di Gasperini davanti ai propri tifosi. Ad aprire le marcature ci pensa De Roon, con la fascia di capitano al braccio, che piazza la sfera all’incrocio dei pali, in seguito ad un’azione confezionata alla perfezione dal solito, straripante, Ademola Lookman. Tre minuti più tardi, Retegui raccoglie un pallone vagante al limite dell’area e mette a segno il nono gol in campionato, battendo Montipó, che al 13’ si rende protagonista con una parata abbastanza complicata su Lookman. Qualche secondo dopo De Ketelaere cala il tris, con un eurogol all’incrocio dei pali, che azzera quasi del tutto le speranze del Verona, sotto di tre gol dopo appena tredici minuti. Circa alla mezz’ora si iscrive alla festa anche l’uomo chiave di questa Atalanta: Ademola Lookman. L’ala nigeriana, in seguito ad una progressione sull’out di destra, calcia in porta, riuscendo a trovare un spiraglio nella difesa dell’Hellas e siglando il gol del 4-0. Cinque minuti più tardi arriva la doppietta personale dell’ex Leicester, che sfrutta il velo di De Ketelaere sul cross di Ederson e insacca il quinto pallone della serata atalantina. Allo scadere della prima frazione di gioco spunta il primo (ed ultimo) raggio di luce della partita del Verona, grazie ad un gran gol di Sarr, che dai venti metri calcia di controbalzo sorprendendo Carnesecchi, autore di una gran parata pochi minuti prima, e spedendo il pallone all’incrocio dei pali. Nel secondo tempo l’Atalanta chiude il set con il secondo gol personale di Retegui, che raccoglie l’assist di De Ketelaere ed entra in doppia cifra, confermando quanto Gasperini sia sempre capace di far rendere al massimo i propri giocatori. Da qui in poi i bergamaschi allentano la presa e danno un po’ di respiro ad uno stremato Verona, riprendendo anche un po’ di fiato in vista dell’imminente turno infrasettimanale di campionato. L’Atalanta torna a vincere, dopo la piccola botta di arresto in Champions contro il Celtic, mentre il Verona subisce la seconda sconfitta consecutiva, dopo quella per 3-0 contro il Monza. La difesa scaligera fa acqua da tutte le parti, e in due gare le reti subite sono ben nove. Lo scontro diretto nell’infrasettimanale contro il Lecce sembra già decisivo per le sorti di Zanetti e del club veronese.
Parma – Empoli (A cura di Marco Rizzuto)
Il lunch match della domenica regala spettacolo ma nessun vincitore, sul finale Charpentier rimedia all’autorete di Coulibaly del primo tempo, dividendo la posta. Al Tardini si assiste ad un avvio scoppiettante, entrambe le formazioni iniziano ad allungarsi concedendo spazio ai terminali offensivi. La prima nitida occasione passa per i piedi di Man che scardina il pallone in area ad Ismajli e serve Bonny, il francese tenta il piazzato ma trova la reazione di Vasquez, attento in tuffo. Arrivati alla mezz’ora, il Parma lascia all’Empoli il pallino del gioco cercando di sfruttare in ripartenza le corsie laterali, ma la scelta si rivela sbagliata e dopo cinque minuti, l’Empoli passa avanti grazie all’autorete di Coulibaly che premia l’azione da manuale palla a terra degli ospiti: Colombo vede l’inserimento di Gyasi in area che serve con un traversone basso Fazzini, il pallone però viene carambolato in rete dal difensore crociato. Sul finale il Parma prova a spaventare con la traversa di Cancellieri allo scadere, chiudendo così un primo tempo complicato a causa del campo di gioco non al meglio delle condizioni. Alla ripresa, Pecchia richiama in panchina Man (molto sottotono) inserendo Charpentier e ridisegnando l’attacco. All’ora di gioco, il Parma sfiora il pari con la punizione dalla distanza calciata in modo impeccabile da Bernabè a cui si oppone uno strepitoso Vasquez, che si dimostra uno dei portieri più in forma del campionato. Col passare dei minuti il ritmo si abbassa progressivamente con gli ospiti che tentano di addormentare la partita. A dieci minuti dalla fine Charpentier firma la rete del pareggio, con un destro teso da centro area che batte Vasquez ed infiamma il Tardini nei minuti a finali. Poco dopo viene fischiato un calcio di rigore a favore del Parma, ma Bonny calcia sulla traversa mandando in fumo l’occasione dei tre punti. Nei minuti finali i padroni di casa assediano la metà campo dell’Empoli alla ricerca del gol vittoria che però non arriva, con il risultato che non premia nessuna delle due contendenti. Con questo terzo pareggio di fila i crociati muovono la classifica ma mancano l’appuntamento con la seconda vittoria in campionato. L’Empoli alza la testa dopo i k.o. subiti con Lazio e Napoli, scavalcando momentaneamente la Roma e conquistando il decimo posto della classifica.
Lazio – Genoa (A cura di Marco Rizzuto)
La Lazio di Baroni si impone per 3-0 contro un Genoa in crisi di vittorie: All’Olimpico i biancocelesti vanno leggermente in affanno in avvio per via del feroce pressing rossoblù ma trovano la rete del vantaggio al 21’ grazie all’ottima azione personale di Noslin che in area sterza e trova lo spazio per concludere a rete bucando Leali con un tiro rasoterra imprendibile. ll risultato rimane in equilibrio per tutto il primo tempo. Alla ripresa il neoentrato Norton-Cuffy si rende protagonista di un’importante falcata per poi calciare verso la porta impegnando Provedel. Nonostante lo svantaggio il Genoa ha iniziato il secondo tempo con il piglio giusto alla ricerca del pareggio, ma tardano ad arrivare occasioni nitide per gli attaccanti del Grifone. All’ora di gioco la Lazio torna a bussare alla porta avversaria, Castellanos scappa dalla marcatura di Norton-Cuffy e da posizione defilata calcia tra le gambe di Leali che riesce a trattenere la sfera. In questo secondo tempo vediamo un Genoa abbattuto ma non affondato completamente, alla ricerca del gol del pari per riaccendere la gara. La Lazio d’altro canto non si fida di un solo gol di vantaggio e, tenta di chiudere i giochi. Nelle battute finali i ragazzi di Baroni trovano il gol che mette in cassaforte la vittoria a pochi minuti dal termine. La progressione iniziata da Tchaouna e proseguita da Castellanos si conclude con il cross basso che viene sporcato da Leali, sul quale però piomba Pedro che insacca a porta vuota siglando il suo secondo gol in campionato. Sulle ali dell’entusiasmo la Lazio trova più facilmente la porta approfittando di un Genoa ormai rassegnato. Difatti i padroni di casa calano il tris grazie alla testata vincente di Vecino sull’ennesimo assist di Nuno Tavares (primo assistman nei top campionati europei). Con questi tre punti ampiamente meritati la Lazio vola al quinto posto agganciando l’Atalanta. Il Grifone resta in zona retrocessione al diciottesimo posto diventando la peggior difesa di questo campionato fino ad oggi.
Monza – Venezia (A cura di Marco Rizzuto)
Luci e ombre all’U-Power Stadium, il Monza di Nesta riacciuffa due volte il Venezia, con entrambe le squadre che si accontentano di un punto. Dopo un quarto d’ora senza particolari emozioni il Venezia passa avanti grazie alla conclusione di Ellertsson. L’islandese completamente lasciato libero controlla il pallone servito da Oristanio e conclude mettendo il pallone all’incrocio dei pali. Nonostante l’ottimo avvio del Venezia, il Monza pareggia subito i conti con la rasoiata di Kyriakopoulos che si insacca nell’angolino basso di destra dopo essere stato servito dall’assist di Pedro Pereira. A sei minuti dalla fine del primo tempo il Venezia torna a riproporsi in zona offensiva con Oristanio che viene atterrato sulla fascia da Pessina. Dalla punizione si genera il gol del momentaneo vantaggio: alla battuta Andersen mette in mezzo un traversone da manuale per l’incornata vincente di Svoboda che salta più in alto di tutti e batte Turati. Il Monza continua a crederci e a pochi istanti dalla fine del primo tempo ritrova nuovamente il pari grazie a Djuric che arriva sul pallone filtrante di Kyriakopoulos, e buca Stankovic sul primo palo. Il primo tempo si chiude con un botta e risposta di un sontuoso 2-2, risultato che regala spettacolo ma evidenzia le grandi lacune difensive di entrambe le squadre. Alla ripresa calano drasticamente i ritmi e si gioca un calcio più lento e ragionato. In cinque minuti Bondo prende due gialli, lasciando in dieci i suoi compagni all’80’. Sebbene l’uomo in più, i lagunari non approfittano del vantaggio ed il match termina in parità. I padroni di casa evitano la sconfitta ma non si allontanano dalla zona retrocessione, mentre i ragazzi di Di Francesco salgono a quota cinque punti agganciando il Lecce, entrambi sul fondo della classifica.
Inter – Juventus (A cura di Dennis Rusignuolo)
Il primo derby d’Italia di questo campionato regala una pioggia di gol e spettacolo senza precedenti. Dopo un primo tempo pirotecnico, lo show prosegue nel secondo tempo con i nerazzurri che si portano sul doppio vantaggio e vengono rimontati dalla doppietta di Yildiz. Match dell’anno?
Fiorentina – Roma (A cura di Simone Scafidi)
Dopo un Derby D’Italia al cardiopalma e, a livello di emozioni, difficile da superare, Fiorentina e Roma chiudono il nono turno di Serie A, con una sfida che dovrà dare conferme e chiarire molti punti ancora non chiari nella testa di Palladino e Juric.
LA TOP 11 DELLA 9ª GIORNATA:
Calcio
Milan da sogno a Madrid. Pari tra Juventus e Lille. Terza sconfitta consecutiva per il Bologna
Real Madrid-Milan
Il Milan torna a vincere dopo quindici anni al Bernabeu contro il Real grazie ad una super prestazione dei suoi uomini principali.
Nei primi minuti di gara il Milan si mostra intraprendente, motivato ma soprattutto impassibile da tutte le voci della vigilia, che vedevano i rossoneri nettamente inferiori ai quindici volte campioni d’Europa. Dopo essersi studiate bene, le due squadre iniziano a rendersi pericolose con un iniziativa per parte ma, in entrambi i casi, Mbappé e Theo Hernandez non riescono a sorprendere i portieri avversari. Il match si sblocca al 12′, quando sugli sviluppi di un calcio d’angolo battuto da Pulisic, Thiaw anticipa Éder Militão e porta avanti il Milan grazie al suo primo gol in maglia rossonera. Con il gol del centrale tedesco, la gara si accende, il Real attacca e sfiora il pareggio con Mbappé e Vinicius, due dei principali giocatori chiamati al gol per risollevare il morale della squadra dopo la sconfitta nel Clasico. Con il passare dei minuti, il Milan continua a soffrire, soprattutto quando Emerson Royal è chiamato a fronteggiare Vinicius che, al 22′, si procura e trasforma (spiazzando Maignan) un calcio di rigore per un intervento irregolare del terzino rossonero sul numero sette brasiliano. La reazione degli uomini di Fonseca è inizialmente timida ma non tarda ad arrivare con Theo Hernandez e Reijnders, entrambe le conclusioni dei rossoneri mettono in difficoltà Lunin, che si rifugia tutt’e due le volte in corner. Ad una manciata di minuti dal duplice fischio, un grande Milan si riporta in vantaggio con Morata: Leao riceve palla in area, elude la pressione di Tchouameni e calcia basso sul secondo palo, Lunin interviene in maniera prodigiosa ma non può nulla sul tap-in di Morata. Nella ripresa, gli ospiti riescono a non chiudersi nella propria area, rendondosi pericolosi con la testata di Leao e la ripartenza di Pulisic, sprecata dal punto di vista finalizzativo proprio dall’esterno portoghese. Dopo un paio di minuti passati a difendere il gol del vantaggio, il Milan recupera palla e approfitta di una serie di disattenzioni del Real a metà campo per attaccare l’area avversaria con Leao che, con un cross arretrato, serve che da pochi passi non spreca e segna il gol dell’1-3, sottolineando ancora di più il suo momento di forma. Ferito dal terzo gol subito, il Real Madrid si riversa nell’area di rigore rossonera nella speranza di accorciare le distanze, andandoci solamente vicino nonostante il gol di Rüdiger per un fuorigioco di Rodrygo. Nei sei minuti finali, il Real le prova tutte per accorciare le distanze ma, le conclusioni ravvicinate di Brahim Diaz e Militão vengono perfettamente neutralizzate da Maignan.
Lille-Juventus (A cura di Dennis Rusignuolo)
Prima David, poi il rigore di Vlahovic evita il ko ai bianconeri. 1-1 Al Pierre-Mauroy.
Parte subito forte la squadra di casa, sempre in pressione alta con David e Zeghrova che fin dai primi minuti provano a mantenere alto il baricentro dei francesi. L’intento del Lille è chiaro: non far impostare con libertà i difensori e i centrocampisti bianconeri. La qualità della squadra francese si evince nel momento in cui la Juve sbaglia l’uscita o il fraseggio, con André che ringhia sulle caviglie di Thuram e Locatelli e cerca di ribaltare subito il fronte verso gli attaccanti. Nonostante il ritmo forsennato della squadra di Genesio, la Juventus cerca sempre la via del fraseggio per perforare la difesa del Lille. Al 23′ i bianconeri recuperano palla in avanti, Yildiz serve tardi Vlahovic che pesca Koopmeiners in area, l’olandese trova il vantaggio ma Vlahovic partiva in posizione di fuorigioco e la rete viene annullata. Tre minuti dopo i due tenori del Lille collezionano il vantaggio: Zeghrova recupera palla nei pressi della sua area di rigore, sfugge via a Cabal, taglia il campo e trova un filtrante in verticale verso David, Kalulu liscia l’intervento e il canadese è freddo nel battere Di Gregorio in uscita. La Juve prova a reagire con la consueta pressione alta, Locatelli recupera palla su Gudmundsson, Vlahovic si smarca al centro e prova l’anticipo sul primo palo, provvidenziale Chevalier in tuffo. A cinque dal termine ancora Koopmeiners trova il gol, ma anche questa volta la rete è annullata per posizione irregolare, questa volta di Yildiz. Nessun cambio all’intervallo, e ripresa che comincia con lo stesso copione del primo tempo. La prima variante tattica che si intravede nei primi minuti è un baricentro basso dei francesi, e questo favorisce il possesso della squadra di Thiago Motta. Al 54′ la Juventus si stanzia stabilmente nella trequarti francese e nel momento in cui la Juve spinge in tutti i modi, Chevalier chiude la porta e compie altre due parate provvidenziali. La prima è sul tiro-cross di Conceicao, la seconda è sulla conclusione di Thuram. Al 57′ Conceicao si infila in area e André lo colpisce allo stinco. L’arbitro assegna il penalty e dal dischetto Vlahovic spiazza Chevalier e rimette in equilibrio la gara. Il pareggio del serbo certifica il dominio della Juventus nel secondo tempo, con Thiago Motta che sceglie di mantenere alto il ritmo ed effettuare un triplo cambio. Savona, McKennie e Weah rilevano Cabal, Thuram e Vlahovic, forze fresche e coraggiose per cercare nuove soluzioni per arginare il muro francese. Il Lille non si scompone e approfitta del momento di confusione della Juve per rialzare la testa. Al 77′ Zeghrova calcia forte sul primo palo, ma lì Di Gregorio è attento e presente. Nel finale il Lille rischia molto nelle retrovie, ma la Juve è poco lucida e non riesce ad approfittarne. Una buona prestazione della Juventus, tante occasioni e tante risposte dal punto di vista emotivo e tattico, ma il mezzo bottino non soddisfa appena Thiago Motta, che adesso rischia di rimanere imbrigliato nella lotta a un posto saldo nei play-off. Il calendario complica il percorso dei bianconeri, chiamati a reagire nel prossimo match contro l’Aston Villa. Continua a macinare punti il Lille, dopo le vittorie contro Real e Atletico Madrid. Altra prestazione solida della squadra di Genesio, che continua a sorprendere sotto i colpi di Zeghrova, i gol di David e le parate di Chevalier.
Bologna-Monaco (A cura di Dennis Rusignuolo)
Il Bologna cede anche al Monaco. Terza sconfitta consecutiva in Champions.
Partita subito molto movimentata, con il primo squillo targato Miranda: dopo un’azione insistita da parte del Bologna la palla finisce sul mancino del terzino rossoblù che però spara alto, mentre qualche minuto più tardi ci vuole un grandissimo intervento di Skorupski per evitare il vantaggio del Monaco. Filtrante di Ben Seghir per Embolo e diagonale del centravanti che trova prima la miracolosa deviazione del portiere e successivamente il palo, che grazia la squadra di Italiano. Dopo un’occasione con Fabbian protagonista, orchestrata da Ndoye e conclusa con una deviazione in calcio d’angolo sul tiro del centrocampista, i monegaschi trovano il gol con Singo, vecchia conoscenza del calcio italiano. Fallo però dell’ex Torino su Skorupski e dopo un colsulto con il VAR l’arbitro Aghayev annulla la rete. Al 42′ lo stesso direttore di gara strozza in gola l’urlo del Dall’Ara per la rete trovata da Castro, con un perfetto diagonale, ma subito non convalidata a causa di un fuorigioco di Ndoye a inizio azione. Nel finale altra grande parata di Skorupski, che salva il risultato su Akliouce. Nel secondo tempo il ritmo della partita si abbassa molto, con Italiano che prova a cambiare le carte in tavola facendo entrare subito Pobega e successivamente sia Orsolini che Dallinga, con quest’ultimo che non riesce mai a entrare effettivamente in partita. I felsinei provano con costanza a sbloccare il risultato, senza però trovare nitide occasioni, fino alla doccia fredda che costa la partita. All’87’ il Monaco trova il gol decisivo grazie a Kehrer, che si trova al posto giusto nel momento giusto, batte Skorupski con un tocco di destro su calcio d’angolo battuto dalla sinistra e fa calare il gelo tra le tribune del Dall’Ara. Errore decisivo di Beukema, che buca il pallone di testa in area di rigore. Terza sconfitta di fila per il Bologna, che resta a un punto in classifica, con ancora zero gol segnati. Continua a faticare in zona offensiva e adesso la partita contro il Lille chiama una reazione furente per risollevare questa prima esperienza europea.
Calcio
Il Super Commento della 11ª giornata di Serie A
Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, dell’undicesima giornata di Serie A.
Bologna – Lecce (A cura di Dennis Rusignuolo)
Torna a vincere in casa il Bologna, trascinata dal terzo gol consecutivo di Orsolini. In avvio il Bologna prova ad azzannare subito il match, con lo sviluppo sugli esterni, subito vivaci e pimpanti. La gara del Lecce invece si imbastisce nella compattezza del reparto difensivo, dove Gaspar giganteggia in mezzo all’area, e nella velocità in ripartenza di Dorgu e Banda. La partita si svolge prevalentemente nella metà campo del Lecce, con il Bologna che impone il proprio giro palla e costringe la squadra di Gotti a mantenere il blocco basso. L’equilibrio rimane stabile perché sulle fasce il Lecce vince i duelli individuali, con Gallo e Guilbert che riescono a contenere Orsolini e Ndoye. La fascia sinistra è il fulcro del gioco, perché Miranda tocca tanti palloni e si propone spesso in profondità, e lì Ramadani è fondamentale nel raddoppiare sistematicamente. Verso la fine del primo tempo le due squadre si aprono e il Bologna sfiora due volte il vantaggio. Al 41’ Miranda arriva al cross dalla linea di fondo, Falcone risponde con un gran riflesso a una deviazione di Ramadani, la palla rimane nei pressi dell’area piccola ma Freuler schiaccia la conclusione e fallisce una ghiottissima occasione. Nel recupero miracolo di Falcone su Castro, testata perfetta del centravanti felsineo e altrettanto perfetta è la risposta del portiere del Lecce. Nella ripresa Gotti comincia a percepire un calo fisiologico dei suoi e decide di rinforzare il centrocampo con l’ingresso di Coulibaly al posto di Banda, oltre alla staffetta Guilbert-Pelmard. Italiano risponde subito con Urbanski e Dallinga e ridisegna il suo Bologna con un coraggioso 4-2-4. L’esperimento del doppio centravanti non convince Italiano, che sostituisce Castro con Fabbian. I cambiamenti apportati da Italiano tolgono equilibrio al Bologna, e il Lecce si trova spesso a ripartire in contropiede in superiorità numerica. Le scelte degli attaccanti salentini sono poco lucide, e questo evidenzia le difficoltà del Lecce nel trovare la via del gol (solo quattro reti segnate in campionato). Nel finale il Dall’Ara riabbraccia Lewis Ferguson, al rientro dopo il lungo infortunio al ginocchio. Lo scozzese rileva Ferguson e questo cambio è il segnale che Italiano prova a dare ai felsinei. All’85’ il Bologna trova il vantaggio, Ferguson avvia l’azione che termina con un cross morbido di Miranda sul secondo palo, Gallo si perde Orsolini che colpisce di testa e batte Falcone.
Dopo quasi sette mesi il Bologna torna a sorridere in casa grazie al terzo gol consecutivo di uno scatenato Orsolini. Secondo successo consecutivo per i felsinei, che adesso si preparano al match casalingo di Champions League contro il Monaco. Cade il Lecce, che non riesce a dare continuità alla vittoria con il Verona. Altra gara senza gol realizzati, e adesso oltre ai punti, Gotti comincia a chiedere qualche rete.
Udinese – Juventus (A cura di Marco Rizzuto)
Al Bluenergy Stadium la Juventus si impone per 2-0 grazie al gol procurato da Thuram e il raddoppio di Savona. I ragazzi di Motta riescono sin da subito di imprimere il proprio gioco. Il continuo giro palla della Juve permette di aggredire l’area da molte zone diverse e il vantaggio deriva proprio dall’ottima manovra avvolgente. Al 20’ Yildiz pesca Thuram in area, con una giocata individuale il francese lascia sul posto Kabasele e incrocia col mancino, il pallone dopo aver colpito il palo interno carambola sulla schiena di Okoye ed entra in rete. I padroni di casa rispondono all’istante, in contropiede Davies punta la porta e calcia forte sul primo palo ma Di Gregorio nega il pareggio con un intervento strepitoso. Nonostante l’immediata reazione dopo lo svantaggio, l’Udinese subisce la rete dello 0-2 nel momento migliore della sua gara. La conclusione di Yildiz dalla sinistra si infrange sul palo, il primo ad arrivare sulla sfera vagante è Savona che la insacca con un mancino chirurgico. La prima frazione termina col totale controllo della gara da parte dei ragazzi di Thiago Motta, che riescono a mantenere un possesso prolungato per poi colpire cinicamente. L’utilizzo avanzato di Thuram ha dato i suoi frutti, la continua presenza in zona offensiva del francese hanno reso Yildiz, libero di agire ed inventare, non è un caso che entrambe le reti partano da una giocata del turco. Nella ripresa i friulani scendono in campo con un piglio decisamente più aggressivo. La Juventus seppur contro un pressing molto più acceso, non rinuncia al fraseggio anche al limite della propria area di rigore. Superata l’ora di gioco entrambi i tecnici effettuano due cambi per parte, ridisegnando le formazioni per l’ultimo terzo di partita. Gli ingressi di Conceicao e McKennie al posto di Thuram e Vlahovic ripropongono l’assetto offensivo privo di una punta di ruolo, soluzione che Thiago Motta ha scelto spesso ultimamente. Tra le fila di casa l’ingresso di Lucca stravolge la strategia d’attacco, con l’ex Pisa e Palermo in campo, le palle alte diventano l’arma principale di Runjaic per tentare di riaprire i giochi. All’82’ Lucca sfiora il gol che avrebbe riaperto tutto, l’attaccante sbuca tra Kalulu e Gatti e di testa stampa il pallone sulla traversa, facendo sperare il pubblico casalingo e rabbrividire il settore ospiti. Gli ultimi minuti vedono l’Udinese assediare la Juve, con quest’ultimi pronti a ripartire. Sul finale Koopmeiners si divora il gol del tris che avrebbe messo fine alle speranze residue del pubblico casalingo, ma l’olandese a tu per tu con Okoye colpisce male la sfera rendendo vita facile all’estremo difensore. La Juventus torna alla vittoria senza subire reti dopo due pareggi consecutivi espugnando il Bluenergy, violato solamente dall’Inter questa stagione. I friulani crollano ancora abbandonando le zone alte della classifica.
Monza – Milan ( A cura di Dennis Rusignuolo)
Fin dalle prime battute il Monza prova a non concedere spazio ai rossoneri, con il pressing dei difensori sui riferimenti offensivi del Milan. L’ottima pressione apportata dai centrali permette al Monza di sviluppare con audacia e coraggio Al 7’ viene annullato il vantaggio ai padroni di casa: Bondo si allaccia con Theo Hernandez, che va giù, sugli sviluppi dell’azione Dany Mota trova l’1-0, ma Feliciani giudica falloso l’intervento del centrocampista francese sul capitano del Milan. Fonseca sollecita le uscite codificate verso Morata, ma la marcatura di Pablo Mari non lascia spazio allo spagnolo. Il Monza rimane in avanti, Maldini sfiora il vantaggio, avventandosi su un cross di Pereira, ma la conclusione del figlio d’arte è imprecisa. La prima reazione dei rossoneri avviene con un recupero alto su Pablo Mari, con Morata che appoggia per Okafor, lo svizzero calcia subito e spreca un’occasione importante. La trequarti del Monza è il fulcro della gara, perché i continui movimenti spalano la strada alle sgroppate dei due esterni. L’idea degli uomini di Nesta è chiara: sviluppare in ampiezza per sfruttare le doti aeree di Djuric al centro dell’area. Al 20’ serve un miracolo di Maignan a negare il vantaggio a Pedro Pereira, imbucato dal cross da sinistra di Kyriakopoulos, da quinto a quinto. Il più ispirato tra le fila biancorosse è Daniel Maldini, sempre nel vivo del gioco e mobile in mezzo ai difensori rossoneri. Alla mezz’ora scheggia il palo dopo aver messo a sedere Thiaw, ma l’azione è vanificata da un fuorigioco di Djuric. Al 42’ il Milan colpisce in contropiede: Kyriakopoulos perde palla al limite dell’area rossonera, il Monza è disunito e allora Chukwueze cambia passo e guida la ripartenza, il nigeriano allarga verso Pulisic che crossa in area, Morata colpisce a botta sicura ma Izzo si immola, sulla respinta Reijnders ha tutto il tempo per insaccare a porta vuota. Anche al rientro dagli spogliatoi il Monza prova a fare la partita, ma il Milan cresce con il passare dei minuti. Il palleggio dei rossoneri diventa sempre più pulito e lucido, alla ricerca del raddoppio. Al 60’ scatta l’ora di Leao, schierato in panchina per la terza partita consecutiva. Il portoghese rileva Okafor, e si presenta subito al match con uno scambio con Reijnders e un destro impreciso che termina fuori. La risposta di Nesta arriva subito, Vignato e D’Ambrosio entrano al posto di Dany Mota e Pedro Pereira. I cambi provano a salvaguardare la fascia destra dalle incursioni di Theo e Leao, che confezionano un’occasione al 66’ dove sono necessari i guanti di Turati su Theo. Nella fase centrale del secondo tempo l’intensità è alta, la lucidità un po’ meno. Il Milan prova a far correre a vuoto il Monza in fase di pressione, ma manca la precisione nella giocata che apra il campo a Leao e Chukwueze. Nesta inserisce Maric e Caprari, tentando il tutto per tutto, e i brianzoli guadagnano campo, ma senza impensierire effettivamente Maignan. All’’84’ Leao parte palla al piede, salta tutto il Monza e si presenta davanti a Turati, bravissimo nel prevedere la giocata del portoghese che tenta lo scavetto. A tre giorni dal big match di Champions contro i campioni d’Europa del Real Madrid, il Milan rialza la testa grazie al gol di Reijnders. Vittoria sporca e sudata per la squadra di Fonseca che sale momentaneamente al settimo posto. Per il Monza secondo k.o consecutivo, dopo la sconfitta di Bergamo, ma la prestazione della squadra di Nesta rimane positiva, con ampi margini di miglioramento.
Napoli – Atalanta (A cura di Simone Scafidi)
In un Maradona gremito e soleggiato, l’Atalanta vince 3-0 contro il Napoli e accorcia in classifica. Prestazione sontuosa dei bergamaschi, trascinati dalla doppietta di Lookman nel primo tempo, e dal sigillo del capocannoniere Retegui nel secondo. Gasperini vola al secondo posto, e adesso l’Inter può accorciare.
Torino – Fiorentina (A cura di Marco Rizzuto)
La Fiorentina espugna l’Olimpico Grande Torino con una partita sporca ma efficace, la prestazione più che positiva di Moise Kean conduce i suoi alla vittoria. Il match fa fatica a decollare, entrambe le squadre puntano ad un possesso prolungato senza concedere nulla in zona difensiva. Al 17’ Vanoli è costretto a sostituire Adams per un problema muscolare, allungando la lista degli attaccanti infortunati. Al suo posto Njie. Il cambio forzato costringe il Torino ad abbassarsi lasciando campo e spazio di manovra alla Fiorentina, che trova la prima conclusione sullo specchio della porta alla mezz’ora. Nel pieno equilibrio della gara, la Fiorentina trova il gol del vantaggio al 41’: Ranieri con un lancio di oltre 80 metri cerca Kean, l’ex Juve sfugge alla marcatura goffa di Maripan e batte Milinkovic-Savic da pochi metri. Lo stesso Maripan prova a rimediare subito dopo siglando il gol del pari con un colpo di testa sugli sviluppi di un calcio di punizione, ma la rete viene annullata per l’off-side del difensore cileno. Nonostante il vantaggio e l’agitamento finale si assiste ad una partita bloccata, con tanti duelli in mezzo al campo con il possesso palla gestito dalla formazione viola. Il Torino accenna una ripresa nel secondo tempo con il tentativo in semi-rovesciata di Sanabria che termina alto. Arrivati all’ora di gioco entrambi gli allenatori mettono mano alla panchina per ravvivare i ritmi. Al tramonto del match il Toro alza il baricentro ed inizia ad essere per la prima volta veramente pericoloso. Al 70’ Pedersen imbucato dal filtrante perfetto di Walukiewicz arriva a tu per tu con De Gea, ma la conclusione rasoterra sbatte in pieno sul palo, infrangendo i sogni dei tifosi granata. Negli ultimi minuti i padroni di casa tentano il tutto per tutto con la Fiorentina che fatica a tenere a bada le incursioni granata. Nel pieno recupero i viola vanno vicini al raddoppio, il contropiede lanciato direttamente dal rinvio millimetrico di De Gea non trova un risvolto felice con la conclusione non perfetta di Dodò, ipnotizzato da Milinkovic-Savic. Dopo un ultimo affondo granata, il match termina 0-1 a favore dei viola. Continua il momento no per il Torino, i ragazzi di Vanoli collezionano la quinta sconfitta negli ultimi sei incontri di campionato e l’infortunio di Adams potrebbe complicare ulteriormente le cose. Non vuole fermarsi la Fiorentina di Palladino, al quarto posto in classifica, e al settimo successo consecutivo tra campionato e Conference League.
Hellas Verona – Roma (A cura di Tommaso Patti)
Nonostante la presunta luce ritrovata nella vittoria casalinga contro il Torino, la Roma di Ivan Juric sbatte e perde 3-2 contro l’Hellas Verona. Al Bentegodi, la partita dei giallorossi si complica dopo appena dodici minuti, quando Zalewski commette un errore grave in fase di impostazione, favorendo il recupero palla che porta al vantaggio gialloblu firmato da Tengstedt. Nonostante il momentaneo svantaggio, la Roma riesce a non farsi schiacciare dai padroni di casa, pareggiando momentaneamente la partita al 28’ con Soulè, posizionato al posto giusto all’interno dell’area di rigore dopo il cross di Zalewski. Dal pareggio dell’argentino, la Roma cala e il Verona si riporta subito in vantaggio dopo appena sei minuti, grazie alla rete di Magnani che, all’interno dell’area piccola, anticipa tempestivamente Dovbik e Ndicka, firmando il secondo gol per i padroni di casa. Nella ripresa, la Roma si affida principalmente ai duelli fisici, ciò grazie alla presenza in attacco di Artem Dovbik che, alla prima vera occasione del secondo tempo, costruisce e finalizza il secondo gol della Roma dopo essere stato servito a centro area dall’altro esterno di giornata, Celik. Carico dal gol del pareggio, Juric prova a mettere più freschezza in campo, inserendo nella mischia Dybala, Cristante ed El Shaarawy ma, a decidere la partita, ci pensa Harroui, (subentrato al posto di Kastanos), che riesce a indirizzare definitivamente la partita in favore del Verona all’ 88, dopo un recupero palla di Dani Silva nella propria area di rigore e grazie a una ripartenza portata avanti da Livramento, vincitore del duello con Ndicka e propiziatore dell’assist per il definitivo 3-2 del centrocampista marocchino. Con questa sconfitta, la Roma si allontana pericolosamente dalla zona Champions, rimanendo a quota tredici punti in undici di serie A. Per il Verona invece, arriva una vittoria importante per il morale, ma soprattutto per allontanarsi dalla zona bassa della classifica.
Inter – Venezia (A cura di Tommaso Patti)
Dopo i successi di Milan e Juventus, e il passo falso del Napoli in casa contro l’Atalanta, la sfida dei nerazzurri contro il Venezia risulta importantissima per accorciare sugli uomini di Conte in vista del big match della prossima giornata. Ancora priva di Acerbi e di Calhanoglu, Simone Inzaghi schiera al posto degli infortunati De Vrij e Zielinski, in aiuto ai soliti nomi titolari. La sfida come da pronostico la fa l’Inter, con il Venezia che ogni tanto riesce a sganciarsi dalla propria area, provando a mettere in difficoltà Sommer, decisivo in un paio di occasioni portate avanti da Oristanio e Pohjanpalo. Dal canto suo, l’Inter, approfitta molto dell’alta linea difensiva del Venezia, riuscendo a prendere più volte alla sprovvista nei novanta minuti gli avversari senza però riuscire a colpire spesso, complice una serata non ottimale di Marcus Thuram.
La prima vera e propria fiammata nerazzurra arriva al 52’ con Mkhitaryan, il centrocampista armeno insacca dopo un cross di Dimarco ma, l’arbitro prima convalide e poi annulla il gol dopo un controllo VAR per fuorigioco. Dal momentaneo gol del vantaggio nerazzurro, la partita si accende ancora di più, con delle occasioni da entrambe le parti e con delle parate che mettono in mostra il buono stato di Sommer, e l’ottimo momento di Stankovic. Con il passare dei minuti l’Inter però prende sempre più campo, riesce a creare qualche occasione in più, portandosi anche in vantaggio con il cross di Dimarco per Lautaro, l’attaccante argentino da posizione ottimale non può sbagliare, porta avanti l’Inter, segnando il suo sesto gol stagionale. Nei minuti successi, i nerazzurri costruiscono un paio di occasioni per chiudere la partita ma la -non serata- di Thuram e un paio di interventi provvidenziali da parte di Stankovic, tengono a galla gli ospiti fino al 99’, quando riescono momentaneamente a pareggiare la gara sul cross di Haps, insaccato da Sverko. Apparentemente il gol sembra buono, infatti parte la festa di tutti i tifosi ospiti e di tutta la panchina che entra in campo per festeggiare un risultato importantissimo per il morale e per la classifica ma, come in occasione del primo gol annullato a Mkhitaryan, l’arbitro annulla tutto per un tocco di mano del difensore croato.
Dunque a San siro termina 1-0 a favore dei nerazzurri, che si portano a meno un punto dalla capolista Napoli, in attesa della super sfida di domenica prossima.
Empoli – Como (A cura di Dennis Rusignuolo)
L’Empoli torna alla vittoria dopo cinque partite e batte il Como grazie a un gran gol di Pietro Pellegri. Primi 45′ avari di soddisfazioni al Castellani per entrambe le squadre. Il Como ci prova immediatamente con Belotti ma è l’Empoli a creare i migliori presupposti per delle azioni offensive, pur senza mai concludere a rete. Il turnover, e le assenze, portano Fabregas a disegnare il centrocampo senza i due titolarissimi, con Engelhardt e Kempf -adattato in mediana- che sostituiscono Sergi Roberto e Perrone. D’Aversa sostituisce Fazzini, infortunato nella rifinitura, con Solbakken e decide di cominciare con Pellegri al posto di Colombo. La scelta dell’allenatore dei toscani si rivela vincente. Al 47′ Pellegri si avventa su una maldestra respinta della difesa del Como, entra in area e scarica in porta un destro potentissimo che batte Reina. Il Como ci prova ma sono i padroni di casa a sfiorare il raddoppio in contropiede. Fabregas inserisce Cutrone e Nico Paz, ma la musica sembra non cambiare. L’Empoli in difesa non rischia nulla e addirittura rischia più volte di colpire in contropiede con la giocata che libera l’inserimento sul secondo palo di Gyasi, uno dei marchi di fabbrica dell’Empoli di quest’anno. Al 70’ ci prova il neo-entrato Colombo, ma la sua conclusione è forte ma non precisa. Il Como non riesce a sciogliersi e ripartire, e rimane compassata sotto la linea del pallone, con l’Empoli che attacca con insistenza e cerca il raddoppio. Nel finale i lariani hanno un’occasione per pareggiare, ma il cross di Cutrone verso Cerri, pronto a colpire a botta sicura in rete, viene sporcato dall’acrobazia di Viti. Con testa, corsa e organizzazione l’Empoli trova il primo successo al Castellani, e scala la classifica che adesso sorride ampiamente. Momento di crisi totale per il Como, al secondo k.o consecutivo. Adesso Fabregas deve stare attento perché la zona retrocessione dista solo un punto.
Parma – Genoa (A cura di Simone Scafidi)
In un possibile scontro salvezza per rimanere in Serie A, il Genoa batte il Parma di misura ed esce dalla zona retrocessione. Al 27′ Vogliacco compie un retropassaggio per Leali, che si deve impegnare prendendola obbligatoriamente con le mani, l’arbitro fischia calcio di punizione a due in area e ammonisce il portiere. Sul pallone si presenta Mihaila, il cui destro però finisce lontano dalla porta dell’estremo difensore rossoblù. Nel secondo tempo il Genoa comincia a farsi vedere dalle parti di Suzuki. Già al 46′ Thorsby impatta di testa sul cross di Zanoli, trovando la grande risposta del portiere giapponese che spedisce la sfera in calcio d’angolo. Al 58′ Pinamonti dà il via ad un’azione molto articolata ma gestita con lucidità e precisione insieme ad Ekhator e soprattutto Martin, che restituisce la palla all’attaccante italiano, il cui tiro sbatte sul pallo e finisce nei piedi di Badelj, che calcia ma colpisce il muro dei Ducali. Al 72′ Pinamonti, autore di una prestazione di alto livello, lancia Ekhator a tu per tu con Suzuki, che viene battuto dalla conclusione del numero 21 ma salvato in seguito dalla segnalazione di fuorigioco, che annulla la rete. Sette minuti più tardi il vantaggio del Genoa arriva davvero, con Pinamonti che raccoglie una respinta di Suzuki e a porta vuota insacca il gol dell’1-0, facendo crollare la difesa del Parma. All 85′ torna a calcare un campo di Serie A, 1701 giorni dopo l’ultima volta, Mario Balotelli, che gestisce bene i pochi palloni toccati e riceve anche un giallo (forse troppo severo) al 92′. Il Genoa torna a vincere dopo 10 partite tra campionato e Coppa Italia e riesce finalmente ad uscire dalla zona retrocessione, abbandonando l’ultima posizione. Periodo complicato anche per il Parma, che non vince dal 24 agosto e non riesce più a trovare i tre punti.
Lazio – Cagliari (A cura di Marco Rizzuto)
L’incontro che chiude la decima giornata di campionato vede la Lazio soffrire ma vincere contro un Cagliari battagliero. Le reti di Dia e del capitano Zaccagni rendono inutile il primo centro stagionale di Luvumbo. Partenza razzo della Lazio che passa in vantaggio dopo soli due minuti. Dopo la respinta goffa di Scuffet sulla punizione diretta di Pellegrini, Dia respinge in rete da pochi metri stappando di fatto il match. Nonostante il gol lampo subito, il Cagliari prova a reagire ma le due ammonizioni a sfavore nel primo quarto d’ora (Adopo e Augello) pesano e non poco, con la fascia destra, attaccata da Isaksen che diventa la zona vittima delle manovre biancocelesti. Col passare dei minuti, l’equilibrio prevale in mezzo al campo, ma i sardi faticano quando nei contropiedi le squadre si allungano. A cinque minuti dalla fine il Cagliari riesce a pareggiare i conti con Luvumbo. In una delle poche manovre offensive prolungate dei castellani, Makoumbou trova in verticale l’angolano che riesce a girarsi sulla marcatura di Lazzari e a concludere a rete, complice la deviazione di Gila che rende inefficace la presenza di Provedel. Prima frazione di partita equilibrata ma frammentata dai continui interventi con annessi cartellini gialli del direttore di gara Ayroldi, che controlla la gara con un regime molto fiscale. Quasi all’ora di gioco, Luperto salva il Cagliari con due interventi monumentali sulle conclusioni a botta sicura di Castellanos e Vecino. Per vincerla, Baroni inserisce Pedro per Isaksen. Lo spagnolo ha il compito di puntare Augello (già ammonito) con la sua esperienza e il suo dribbling. Nella ripresa i ritmi vivono momenti di alti e bassi, tanti duelli in mezzo al campo ma mai occasioni veramente pericolose. Baroni si gioca anche la carta Zaccagni che dopo qualche minuto si ritrova dal dischetto a battere un penalty per l’intervento in ritardo su Pellegrini da parte di Zortea. Il capitano biancoceleste non sbaglia bucando Scuffet con una freddezza glaciale. Nei minuti successivi i sardi perdono la testa, due doppi gialli (per Mina e Adopo) in pochi secondi che lasciano il Cagliari in nove. Negli ultimi minuti la Lazio sfiora più volte il gol della sicurezza con Pedro e Castellanos, ma in qualche modo i sardi difendono e cercano invano sino all’ultimo di pareggiarla. Al triplice fischio la Lazio guadagna tre punti in un match molto combattuto e scavalcano la Juve in classifica. Il Cagliari crolla per la terza volta consecutiva e rimane inchiodata alla sedicesima posizione, ma le assenze di Adopo e Mina pesano e non poco in vista del prossimo match contro il Milan.
LA TOP 11 DELLA 11ª GIORNATA
Calcio
Scacco matto alla regina. L’Atalanta domina il Napoli e adesso sogna in grande
In un Maradona gremito e soleggiato, l’Atalanta vince 3-0 contro il Napoli e accorcia in classifica. Prestazione sontuosa dei bergamaschi, trascinati dalla doppietta di Lookman nel primo tempo, e dal sigillo del capocannoniere Retegui nel secondo. Gasperini vola al secondo posto, e adesso l’Inter può accorciare.
Il Napoli si mostra subito propositivo e già al terzo minuto Kvaratskhelia tenta il cross in mezzo, dopo una delle sue solite discese sulla fascia, non trovando però la deviazione di Lukaku. Il belga, punto di riferimento dell’attacco partenopeo, si posiziona nel centro della difesa dell’Atalanta, per compiere il suo solito (ottimo) lavoro di sponda, spalle alla porta. Al nono minuto, come un fulmine a ciel sereno, l’Atalanta passa in vantaggio con il gol da vero rapace d’area di Lookman, che raccoglie la spizzata di De Ketelaere e batte Meret. Reagisce immediatamente il Napoli con McTominay, lo scozzese lascia partire un bolide dal limite dell’area che sbatte sul palo e grazia l’Atalanta. Dopo una fase di studio sia da una parte che dall’altra, l’Atalanta raddoppia al 32’, con un altro gol prestigioso di Lookman: ancora sull’assist di De Ketelaere, aggancia il pallone e calcia forte sul secondo palo, insaccando la sfera anche grazie alla complicità di Meret, che avrebbe potuto fare qualcosa di più. L’inusuale scelta di Gasperini di lasciare fuori Retegui da i suoi frutti, con De Ketelaere e Lookman totalmente al centro del gioco dell’Atalanta, che risulta fluido e veloce e che mette in seria difficoltà la miglior difesa del campionato. Macchinosa la costruzione die partenopei, che quando arrivano nei pressi della porta di Carnesecchi non riescono a risultare veramente pericolosi, grazie al gran lavoro di Hien e Djimsiti che riescono a ingabbiare Lukaku e quindi eliminare ogni riferimento per la costruzione azzurra. Dopo il gol del raddoppio, nessuna delle due squadre risulta più pericolosa e il primo tempo va così a concludersi con il doppio vantaggio della Dea.
Il secondo tempo comincia con il Napoli che trova la forza di spingersi in avanti. Al 50’ Politano tenta il colpo di testa sul cross di Olivera, trovando però le mani di Carnesecchi che bloccano il pallone. Sette minuti più tardi l’Atalanta trova il terzo gol con Kolasinac, che in seguito viene annullato per la posizione irregolare del difensore bosniaco. Conte prova a svoltarla con i cambi, facendo entrare Ngonge e Raspadori per Gilmour e Politano, schierando così un 4-2-4 molto offensivo, che ha il compito di provare a ribaltare una partita molto complicata. Al 65’ Carnesecchi si mette in mostra, compiendo una grande parata con la mano di richiamo sul colpo di testa di Buongiorno, salvando l’Atalanta. Dieci minuti dopo, la Dea ha l’occasione per chiudere la partita, grazie ad una discesa di Kossounou che si fa praticamente tutto il campo e scarica su Lookman, il cui mancino finisce sull’esterno della rete. In questo secondo tempo il gioco del Napoli si distribuisce più sulle fasce, con Olivera prima e Spinazzola poi sulla sinistra e con Di Lorenzo sulla destra, contrariamente a quanto successo nel primo tempo, in cui lo smistamento dei palloni era affidato a McTominay, Gilmour e Anguissa, che costruivano la manovra all’interno del campo. Dall’altra parte, il gioco dell’Atalanta funziona sempre bene sulle fasce, con Zappacosta e Ruggeri che coprono l’intera fascia, bloccando così la manovra azzurra e aiutando anche nella costruzione offensiva. Al 92’ arriva il terzo gol dell’Atalanta con Retegui, appena entrato, che calcia al volo sul cross di Bellanova, infilando il pallone all’angolino basso, su cui Meret non può fare nulla.
Gasperini esce vincente dal Maradona, dopo una partita giocata in maniera lucida, decisa nel primo tempo e ipotecata nel secondo con grinta e pragmaticità. Prima sconfitta casalinga per il Napoli, autore di una prestazione sterile e incolore, che fa scattare un campanello d’allarme per Conte, obbligato a lavorare in vista del big match contro l’Inter a San Siro, che si accende notevolmente dato che i nerazzurri, impegnati questa sera contro il Venezia, possono accorciare e portarsi a -1 dai partenopei.
-
Gossip6 mesi ago
Beba e il dissing all’ex fidanzato Anakin -Video
-
Attualità6 mesi ago
Aurora boreale a Roma: spettacolo naturale del cielo rosa
-
Intrattenimento7 mesi ago
Grey’s Anatomy rinnovata per la stagione 21, quando esce e le novità
-
Intrattenimento6 mesi ago
Due Fantagenitori: in arrivo il sequel come serie animata
-
Cronaca6 mesi ago
Palermo, uomo molesta una bambina allo Zen 2: abitanti tentano di linciarlo -Video
-
Intrattenimento5 mesi ago
The Umbrella Academy 4: annunciato il trailer della stagione finale + la data di uscita
-
Gossip7 mesi ago
Amici, Gaia sostituita temporaneamente: i compagni si indignano e la criticano
-
Calcio8 mesi ago
B-Focus, il punto sulla Serie B: Bari e Palermo in crisi, scatto playoff della Sampdoria