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Calcio

Il Supercommento della 16ª giornata di Serie A

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Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della sedicesima giornata di Serie A.

Empoli-Torino (A cura di Marco Rizzuto)

La perla di Adams permette al Toro di vincere di misura al Castellani. Dopo un avvio giocato a rilento, l’Empoli trova la rete del vantaggio ma solo momentaneamente. Ismajli spinge in porta un pallone vagante sui risvolti del corner calciato da Cacace, ma l’arbitro ferma tutto per l’intervento irregolare di Maleh ai danni di Milinkovic-Savic. Alla mezz’ora il Toro crea la prima vera palla gol della sua partita, il traversone di Borna Sosa trova lo stacco perfetto di Ricci, sventato dall’intervento di Vazquez. Quest’occasione funge da iniezione di fiducia per la squadra di Vanoli, che sfiora nuovamente il vantaggio, stavolta con Sanabria, che impatta di testa da ottima posizione sul cross di Pedersen, ma ancora una volta, Vazquez nega il gol agli ospiti, dimostrandosi uno dei portieri più in forma di questo campionato. La prima frazione termina con l’amaro in bocca per i granata, a causa delle due chiare occasioni non concretizzate. Alla ripresa Vanoli cambia Gineitis per Vlasic, ridisegnando l’assetto offensivo. Dopo dieci minuti di questo secondo tempo è l’Empoli che divora la rete del possibile vantaggio. Esposito con un cross basso tenta di servire Gyasi, che lascia la sfera sul posto disturbato dalla marcatura di Coco, in corsa, Cacace arriva sul pallone e calcia a botta sicura da posizione ravvicinata mancando clamorosamente lo specchio della porta. Superata l’ora di gioco, Vanoli cambia i due attaccanti Sanabria e Karamoh per Njie e Adams. Al 70’ è proprio l’ex Southampton a sbloccare la partita con un gol surreale. L’inglese servito nel cerchio di centrocampo da Vlasic, vede Vazquez fuori dai pali e lascia partire un tiro imprendibile che si insacca in fondo alla rete. Nei minuti successivi, l’Empoli prova a rialzare la testa cercando di pareggiare senza però impensierire la difesa granata, che si chiude bene blindando il risultato. A Vanoli è bastato l’eurogol di Adams per portare a casa i tre punti. Vittoria fondamentale che rialza il morale dei granata, e che aggancia l’Empoli decimo, a quota 19 punti. Successo che mancava addirittura dalla nona giornata di campionato, nella vittoria interna contro il Como.

Cagliari-Atalanta

Le mani di Carnesecchi e la rete di Zaniolo eseguono la decima sinfonia del Gasp. All’Unipol Domus l’Atalanta vince di misura contro un grande Cagliari e si porta in solitaria al comando della classifica. Gasperini cambia alcuni interpreti dopo la partita contro il Real Madrid, con Retegui e Brescianini al posto di Lookman e De Roon, e nelle prime fasi di gioco il Cagliari sembra approfittare di questo squilibrio tra i reparti per provare a pungere. Il gioco della squadra di Nicola si sviluppa spesso nella fascia destra, dove Zappa e Zortea si dividono lo spazio con i loro movimenti, ma è nel gioco in verticale che il Cagliari comincia a trovare soluzioni: l’attacco della profondità di Piccoli crea scompiglio nella difesa orobica, con Kossounou e Kolasinac che al 20′ sbarrano la strada sul più bello al centravanti italiano, lanciato a rete da un filtrante di Luvumbo. Il fraseggio dell’Atalanta è lento e farraginoso, con Retegui ingabbiato da Mina e Luperto e Brescianini spesso fuori contesto. Il numero 44 prova ad accendersi partendo da sinistra, e tra le linee calcia in diagonale sul secondo palo, palla fuori di poco. Verso l’intervallo comincia lo show targato Marco Carnesecchi: al 39′ il Cagliari batte una rimessa vicino alla bandierina, con una spizzata di Makoumbou che indirizza la palla verso il centro, Piccoli anticipa Kolasinac e calcia di sinistro, con la palla che prende una traiettoria strana al momento del rimbalzo sul terreno, Carnesecchi è provvidenziale a respingere in tuffo, poi è bravo a rispondere in uscita -ancora su Piccoli- ed è mostruoso nella parata che sfodera sulla conclusione a porta scoperta di Zortea. Il duello tra il centravanti e l’estremo difensore italiano viene vinto nuovamente da Carnesecchi pochi minuti dopo, quando Piccoli calcia in tuffo per anticipare il movimento del portiere nerazzurro, ancora una volta lucido e reattivo nel chiudere la porta ai rossoblù. Nel secondo tempo Gasperini cambia subito volto alla sua Dea, tirando fuori Retegui e Brescianini, impalpabili nella prima frazione, per Lookman e De Roon. A giovare della sostituzione è Pasalic, che comincia ad attaccare l’area con i suoi inserimenti e impensierisce Sherri al 50′ quando per poco non trova il jolly con il mancino. Il Cagliari prova a salire di giri dopo un primo tempo dispendioso, ma l’Atalanta comincia a prendere sempre più campo, e allora Gasp pesca il jolly Zaniolo. Il numero 10 subentra a Pasalic, insieme a Samardzic che rileva De Ketelaere, e dopo meno di cinque minuti sono proprio loro a confezionare il vantaggio: cross di Samardzic su cui nessuno interviene, palla che arriva sull’esterno dove Bellanova pesca il taglio centrale di Zaniolo, bravo ad anticipare il movimento di Sherri sul primo palo. Al 40’ Mina di testa costringe Carnesecchi a un altro intervento non semplice. Nicola chiude la partita con tre centravanti: Piccoli, Pavoletti e anche Mina. Ma non cambia più nulla nonostante l’assedio finale dei sardi e un ulteriore miracolo di Carnesecchi su Pavoletti. Una vittoria sporca e ostica, per un’Atalanta che di fermarsi non ne vuole sapere. La squadra di Gasperini centra il decimo successo consecutivo in campionato e adesso guarda tutti dall’alto. La scelta di rinunciare al centravanti nelle ultime gare sta mettendo in mostra le qualità dei jolly come Zaniolo e Samardzic, fondamentali dalla panchina nelle ultime apparizioni. Gasp sembra aver trovato la quadra anche con le scelte dalla panchina, e con una profondità -e incisività- della panchina tale da poter mettere paura a qualsiasi squadra. Prestazione coraggiosa e audace del Cagliari, con Nicola che è riuscito a mettere in difficoltà una squadra che fino a cinque giorni prima dominava i campioni d’Europa del Real Madrid. Tante le occasioni per i sardi, con Piccoli che ha sfiorato più volte la sesta rete in campionato, ma quest’anno a Bergamo si sta affermando Marco Carnesecchi, ormai perno fisso della difesa di Gasperini.

Udinese-Napoli (A cura di Marco Rizzuto)

Il Napoli in rimonta ribalta l’Udinese nel secondo tempo. Le reti di Lukaku, Anguissa e l’autorete di Giannetti blindano il secondo posto in classifica. Il match del Bluenergy Stadium mostra sin da subito un incontro a viso aperto. La velocità e la tecnica di Neres fanno da allarme alla difesa bianconera, che raddoppia dall’inizio la marcatura sul brasiliano, cercando di limitare le situazioni di uno contro uno. Dopo dieci minuti giocati a buoni ritmi, la prima palla gol è a favore dei partenopei. Di Lorenzo ributta palla in mezzo e proprio Neres, da posizione ravvicinata non trova un impatto felice col pallone, che termina sul fondo. L’Udinese però, non tarda a graffiare in contropiede, e dopo un minuto, il traversone insidioso di Thauvin trova l’inserimento di Ekkelenkamp, che arriva alla conclusione, ma svirgola. Nei minuti successivi entrambe le squadre cercano la via del gol con i loro giocatori più pericolosi: l’Udinese con le giocate di Thauvin, vero punto di forza dell’attacco bianconero, immarcabile dalla difesa azzurra, a cui non lascia punti di riferimento. Al 13’ il francese strappa un pallone pericolosissimo a Buongiorno, ma al momento del tiro calcia fuori; il Napoli con la rapidità dei guizzi di Neres, che si dimostra l’uomo più pericoloso per la retroguardia di Runjaic. Il brasiliano al 19’ lascia sul posto kristensen e calcia in diagonale, col pallone che esce di poco. Al 22′ l’Udinese ottiene un penalty a causa della deviazione col braccio largo di Lobotka sulla conclusione di Zemura. Dal dischetto Thauvin si fa ipnotizzare da Meret che respinge, ma il capitano bianconero raccoglie la sfera e la spedisce in rete, tornando al gol dopo più di tre mesi. Il gol dei bianconeri mette in salita la partita per la squadra di Conte, che nonostante un dominio del possesso palla (70%) si ritrova sotto nel punteggio. Alla mezz’ora Lovric è costretto ad abbandonare il campo per un fastidio muscolare, Runjaic inserisce Atta al suo posto. Nella seconda metà del primo tempo il Napoli sfiora il pareggio con la conclusione di Zambo Anguissa, ma Sava risponde prontamente negando il gol al camerunense. La prima frazione termina a favore dei bianconeri, col Napoli costretto ad inseguire. La ripresa vede gli ospiti scendere in campo con un piglio diverso, la probabile strigliata di Conte negli spogliatoi ha reso gli ospiti molto più fluidi nel gioco, rendendo più funzionale il possesso, abbastanza sterile nel primo tempo. Dopo cinque minuti esatti il Napoli trova la rete del pari grazie alla verticalizzazione di McTominay, perfetta per l’inserimento tra le linee di Lukaku, che dopo aver vinto il duello fisico con Bijol, entra in area battendo Sava. La trama di questo secondo tempo cambia vertiginosamente. I partenopei in pressione risultano molto più efficaci e l’Udinese fa fatica a ripartire in contropiede. Il gol ha sicuramente revitalizzato il morale degli ospiti che adesso sembrano in controllo della gara. Al 76’ arriva il ribaltone azzurro. Neres defilato dalla sinistra, dribbla quattro giocatori avversari ed una volta in area conclude verso la porta, il pallone deviato dalla difesa viene raccolto una seconda volta dal brasiliano che conclude colpendo Giannetti che causa l’autorete. Il vantaggio partenopeo ‘uccide’ moralmente i padroni di casa che, lasciano troppi spazi nelle zoni centrali del campo, che diventano praterie per le mezz’ali azzurre. A nove dalla fine il Napoli chiude i giochi. Lobotka cerca in verticale Simeone che riesce a servire alla perfezione l’inserimento di Zambo Anguissa che, percorre tutta la metà campo avversaria e batte Sava in uno contro uno. La gara termina con la vittoria meritata dei partenopei, che proseguono all’inseguimento dell’Atalanta in prima posizione. All’Udinese non basta il tap-in vincente di Thauvin e si arrende agli azzurri. Bianconeri che rimangono alla nona posizione, con Empoli e Torino distanziate da un punto.

Juventus-Venezia

Ad un passo dalla prima sconfitta in campionato, la Juventus riacciuffa il Venezia grazie al calcio di rigore realizzato da Vlahovic. Un coraggioso Venezia rischia il colpaccio allo Stadium, ma vede sfumare i sogni di gloria dal penalty del serbo.

Lecce-Monza (A cura di Simone Scafidi)

Dopo più di un mese e mezzo il Lecce torna a vincere al Via del Mare, e lo fa con una prestazione di carattere che consente di sconfiggere il Monza, che sprofonda sempre di più in classifica. A sbloccare il match è, dopo appena tre minuti, la prima gioia italiana di Tete Morente, che raccoglie un visionario lancio di Berisha e batte Turati, gettando immediatamente nello sconforto la squadra di Nesta. Al 12’ si accende Dorgu, che elude mezza difesa brianzola e con una serpentina riesce a penetrarla, venendo però abbattuto e guadagnandosi così un calcio di rigore. Alla sassata di Krstovic dal dischetto risponde un eccezionale Turati, che nega la gioia all’attaccante montenegrino e tiene a galla i suoi. Appena cinque minuti dopo Krstovic ha un’altra occasione, ma ancora a tu per tu con Turati spara il pallone alto sopra la traversa. Sugli sviluppi dell’azione successiva, Maldini si getta sul cross forte e teso di Birindelli, con il pallone che termina sul fondo. A nove minuti dalla fine del primo tempo succede qualcosa di incredibile: su un pallone totalmente innocuo, Dorgu prova ad appoggiare di testa verso Falcone, senza vedere che il suo portiere però è uscito proprio per raccogliere la sfera, che finisce per insaccarsi in porta regalando così al Monza il gol dell’1-1. A scacciare i fantasmi ci pensa finalmente Krstovic, che a pochi secondi dal termine del primo tempo colpisce di controbalzo il pallone fornitogli da Pierotti e riesce finalmente a battere Turati, siglando il gol vittoria. Dopo un primo tempo divertente e ricco di emozioni, il secondo non si dimostra altrettanto, e prosegue su ritmi blandi e abbastanza noiosi, concludendosi con il definitivo 2-1 per il Lecce.

Bologna-Fiorentina (A cura di Tommaso Patti)

Il Bologna vince nuovamente, portandosi a meno tre lunghezze da una Juve e con una gara in più da giocare. Crolla Fiorentina dopo otto vittorie di fila Su una sponda di Kean e su un lancio di prima al volo, la Fiorentina si immola verso la porta con Gudmundsson che a sua volta supera con un tocco sotto Skorupski per poi essere atterrato dentro l’area dal portiere rossoblu. Nonostante le proteste dei viola, l’arbitro non concede il penalty, alimentando negativamente la tensione tra gli uomini di Palladino (assente in panchina per un lutto in famiglia). Sul finale del primo tempo, la Viola sciupa un’altra occasione per portarsi in vantaggio infatti, dopo un’ottima azione portata avanti da Gudmundsson, Cataldi calcia alto dopo essersi trovato a tu per tu contro Skorupski. Prima del duplice fischio però, si divora la rete del vantaggio anche Kean, quest’ultimo non ribadisce in rete il corner battuto da Adli, calciando di testa addosso a Skorupski. Dopo pochissimi istanti dal calcio d’inizio della ripresa, il Bologna si affaccia nell’aria di rigore avversaria con Castro che, dopo essere stato servito da Ferguson con una spizzata di testa, calcia in porta ma prende il palo, mandando però un segnale positivo ai suoi compagni e a tutto lo stadio. Successivamente allerrore di Castro, il Bologna cresce rendendosi pericoloso nei successivi minuti con due tiri di Pogeba e Odgaard, entrambi neutralizzati da De Gea. Al 59’ la gara si sblocca con Odgaard, il trequartista felsineo viene servito da Freuler e, dopo aver bruciato nel tempo Dodò, insacca alle spalle di De Gea la rete del vantaggio. Tre minuti più tardi, la squadra di italiano si divora un’altra enorme canche, stavolta con l’errore di Holm che calcia alto dopo l’ottimo pallone servito da Castro, scatenando lincredulita nei volti dei giocatori. Con questa sconfitta, la squadra di Palladino si allontana di poco dal treno delle prime della classe, mentre il Bologna sogna di ripetere l’ottimo risultato conquistato la scorsa stagione. Italiano trionfa sul suo passato e adesso la Juventus dista solo tre punti, con una gara da recuperare contro il Milan.

Parma-Hellas Verona (A cura di Simone Scafidi)

L’Hellas Verona prova ad uscire la testa dall’oblio e lo fa con una convincente vittoria in casa del Parma, battuto per 3-2. Gli Scaligeri non perdono tempo, e su situazione di calcio d’angolo, al quarto minuto, Coppola sigla il gol dell’1-0, con un’incornata perentoria e decisa che batte Suzuki. Qualche istante più tardi arriva la reazione del Parma, che dopo un’azione molto confusa porta al tiro Dennis Man, la cui conclusione viene bloccata da Montipò. Al 19’, sempre da calcio d’angolo, stavolta è il Parma a colpire: in seguito al tiro di Bonny respinto dall’estremo difensore del Verona, si fa trovare pronto Sohm, che ribadisce in porta e pareggia i conti. Al 57’, dopo un’azione da manuale, torna avanti il Verona, con lo scambio tra Harroui e Sarr che termina con la conclusione e con la rete dell’attaccante svedese,che porta nuovamente in vantaggio i suoi. Al 70’ prova nuovamente a reagire il Parma, e ci prova ancora con Man, la cui conclusione, dopo lo scambio con Bonny, si spegne di poco a lato della porta di Montipò. A quindici minuti dal termine il Verona chiude i conti, dopo la solita poderosa discesa di Tchachoua, Livramento calcia in porta trovando però la respinta di Suzuki, che viene raccolta e ribadita in porta da Mosquera, autore del gol del 3-1. A un minuto dalla fine, come un fulmine a ciel sereno, ancora Simon Sohm, fulcro di questo Parma, segna il gol della speranza, che dà un po’ di morale alla sua squadra, costretta comunque ad arrendersi alla sconfitta. Torna quindi a vincere il Verona, che deve essere bravo a ripartire da qui, per riscattare un campionato, finora, pessimo.

Como-Roma (A cura di Tommaso Patti)

Un como coraggioso conquista tre punti contro una Roma che continua a faticare nel trovare continuità di risultati. Nonostante gli iniziali diversi obbiettivi, Roma e Como sono ancora in balia di un periodo negativo, condividendo una situazione simile in classifica. Al sinigaglia parte meglio la Roma, che sfiora il vantaggio su un’aziona iniziata da un calcio d’angolo: sul traversone di Dybala, Reina esce e allontana il pericolo, successivamente la sfera viene colta da Saelemaekers che si coordina ma non trova la porta per pochi centimetri. Anche il Como prova a rendersi pericoloso, infatti al 19’, gli uomini di Fabregas colpiscono la traversa su un calcio di punizione battuto da Nico Paz. Anche nella ripresa, il Como prova a non chiudersi, provando a impensierire Svilar. Al 57’ Strefezza batte rapidamente un corner, da lì una serie di respinte, offrono una grande opportunità di tiro per Fadera che, anche in questa occasione, si trova di fronte un ottimo intervento di Svilar. il portiere serbo si rende protagonista anche sul tiro da fuori di Goldaniga. Successivamente al tiro da fuori di Nico Paz, si sveglia anche la Roma: dopo un’azione orchestrata da Pellegrini e angelino, l’esterno ex Lipsia serve un pallone per dybala, che da buona posizione spreca e calcia a lato. In una gara condizionata da tanti errori, la prima grande palla gol della ripresa da parte del Como si trasforma in gol. l’azione che porta al vantaggio dei comaschi nasce da una sventagliata in avanti di Nico Paz per Cutrone, su questo l’ultimo la marcatura stretta di Pisilli non è efficace, infatti l’ex promessa del Milan riesce a girarsi e a servire un cross a centro area per Gabrielloni, che infila il pallone in rete al 92’, trovando la prima rete in serie A, creando un’emozione unica per se stesso e per tutti i tifosi del Como, che lo hanno visto segnare in tutti i campionati dalla serie D, fino alla serie A. Nei minuti finali, come da copione, la Roma prova il tutto per tutto, rivoltandosi completamente nell’area di rigore avversaria. Nel disperato tentativo di pareggio, la Roma si sbilancia e concede una ripartenza ai padroni di casa, portava avanti da Gabrielloni che, dopo una lunga cavalcata palla al piede, serve Nico Paz che colpisce indisturbato firmando la rete del definitivo 2-0. Con il successo sulla squadra di Ranieri, il Como si allontana dalla zona retrocessione, portandosi a meno un punto dalla Roma, che continua a presentare enormi problemi di continuità.

Milan-Genoa

Una serata di festa viene rovinata da uno scialbo 0-0 contro un buon Genoa, il Milan adesso è in crisi. A San Siro la parata di stelle e leggende rossonere sembrava poter dare quella scintilla ad una squadra che più che mai vive di fiammate. Fin dai primi minuti il copione della gara è chiaro: il Genoa consegna il possesso al Milan e si compatta e organizza per ripartire. A parte una conclusione da centrocampo di Frendrup la squadra di Vieira non si vede dalle parti di Maignan. Sponda rossonera invece prova ad emergere la gioventù, con Liberali (2007) e Jimenez (2005) che cercano di caricarsi sulle spalle l’entusiasmo di San Siro. Se da una parte il giovane terzino spagnolo sembra molto pimpante e acceso, dall’altra il trequartista italiano fatica a trovare la posizione, complice un po’ di visibile -e comprensibile- emozione. Le uniche occasioni del Diavolo nel primo tempo arrivano in situazioni di ripartenza, con il Genoa poco equilibrato e scomposto in difesa. Al nono minuto Reijnders rompe la prima linea di pressione e serve Abraham, l’attaccante inglese serve Emerson Royal che calcia di corsa e trova la risposta di Leali. Per arginare il folto centrocampo del Genoa il Milan si appoggia alle sgasate di Reijnders, l’unico che sembra poter costruire qualcosa dalla trequarti in su. Al 22′ il centrocampista olandese calcia forte su una punizione battuta corta da Chukwueze, ma la palla sfiora la traversa. Nel secondo tempo Fonseca non rinuncia a Liberali ma ad Abraham, e inserisce Morata per cambiare volto all’attacco rossonero. Sessanta secondi e Leali è costretto a sfoderare il primo – e unico- grande intervento della sua gara, con Emerson Royal che spizza di testa un cross di Chukwueze e costringe l’estremo difensore italiano a un gran riflesso in tuffo. In quel momento il Milan si eclissa, il Genoa non si scompone e non rischia praticamente nulla e la squadra di Fonseca non riesce a sfondare. Al posto di Liberali, il tecnico portoghese sceglie Camarda, giocando con il doppio centravanti. L’ingresso del giovanissimo attaccante smuove qualcosa, con San Siro che alza i decibel per dare un impulso alla squadra, che arriva soltanto nell’ultima fase di gara. Entrambe le occasioni hanno un denominatore comune: una bella palla di Reijnders per Morata. Nella prima occasione lo spagnolo salta Badelj e cerca l’incrocio dei pali con il mancino, palla alta di poco. Nella seconda diapositiva Morata arriva a pochi passi da Leali e spacca la traversa, conclusione scellerata e poco lucida del centravanti rossonero, perché Leali era già a terra e la porta era praticamente spalancata. Tra i fischi di San Siro la gara si conclude a reti bianche, e la contestazione del pubblico certifica una crisi per il Milan. La squadra di Fonseca adesso si allontana vistosamente dalla vetta, distante 14 punti, ma ciò che preoccupa è la distanza di undici punti dai cugini nerazzurri. La ricerca di un’identità e di coraggio da parte di Fonseca continua a scuotere l’ambiente squadra, che però adesso deve ritrovare quelli che sono i propri leader e i propri principi. Altro risultato positivo per il Genoa di Vieira, il quarto consecutivo dall’arrivo del tecnico francese. Genoa che adesso rimane fuori dalla zona retrocessione, distante due punti, ma continua a mostrarsi equilibrata e compatta.

Lazio-Inter (A cura di Marco Rizzuto)

L’Inter espugna l’Olimpico con un 6-0 tennistico in casa di una delle squadre più in forma del campionato. Contro il suo passato, Inzaghi esce dalla capitale con tre punti e una prova di forza assoluta dell’Inter, che adesso ha l’occasione di riacciuffare la vetta.

LA TOP11 DELLA 16ª GIORNATA:

Grafica: Julya Marsala

Classe 2005. Studente in Scienze della Comunicazione all’Università degli Studi di Palermo. Amante del calcio fin da bambino, vivo ogni partita con la stessa passione del primo giorno. Aspirante giornalista con una passione per lo storytelling e gli editoriali.

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Calcio

Inzaghi surclassa il suo passato, un Inter debordante schianta la Lazio all’Olimpico

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Il big match dell’Olimpico termina col dominio a tinte nerazzurre, sei reti che mandano un segnale importantissimo alle contendenti al titolo. I primi minuti regalano spettacolo da parte di entrambe le squadre, la Lazio risulta fin da subito pericolosa sulle fasce, sfruttando la rapidità di Isaksen e Noslin. Alla prima metà del primo tempo, la Lazio alzando il baricentro riesce ad eludere il pressing delle mezz’ali nerazzurre, arrivando alla conclusione diverse volte. Al 35′ l’Inter trova momentaneamente il vantaggio sugli sviluppi di un calcio d’angolo, ma il gol viene annullato per un fallo di Lautaro su Gigot. L’arbitro, richiamato dal VAR, assegna un calcio di rigore a favore dell’Inter per l’intervento col braccio alto di Gigot nell’istante precedente, sul colpo di testa di Dumfries. Dal dischetto Calhanoglu non sbaglia, siglando la rete che vale il vantaggio dei nerazzurri. Il quarto centro del turco galvanizza i ragazzi di Inzaghi, che sfruttano il momento di down della Lazio per tentare il raddoppio. Al 45′ Calhanoglu sfonda centralmente e apre verso la zona di Dumfries, che serve perfettamente Dimarco dal lato opposto che conclude di prima, in un’azione che manifesta perfettamente l’attacco della profondità dei quinti di Inzaghi. Il primo tempo termina col doppio vantaggio nerazzurro, che reagisce a dovere all’iniziale aggressività della Lazio, indirizzando la partita. La ripresa fa da copione agli ultimi minuti della prima frazione, il dominio nerazzurro in mezzo al campo è evidente. Al 51′ l’Inter trova la rete del tris con un eurogol di Barella, che controlla la palla orizzontale di Calhanoglu e insacca con una bordata dal limite dell’area all’incrocio dei pali. I padroni di casa escono mentalmente dalla partita, andando in balia del gioco nerazzurro. Dopo una manciata di minuti la squadra di Inzaghi cala il poker con Dumfries, l’olandese sfugge dalla marcatura di Tavares e di testa firma il quarto centro nerazzurro viene servito sul secondo palo. Ad un quarto d’ora dalla fine l’Inter cala la manita con Carlos Augusto, il brasiliano sradica il pallone a Tchaouna e servendo Dimarco attacca il centro area, l’italiano la restituisce ad Augusto che controlla in girata e col mancino beffa Provedel. Ai minuti di recupero l’Inter dilaga siglando il sesto gol della serata, Thuram viene servito in area, scarta Marusic e di prepotenza incrocia alle spalle dell’estremo difensore. Il risultato strabordante dei nerazzurri vale il podio in classifica. La Lazio come la Fiorentina si ferma in questa sedicesima giornata di Serie A, a quota 31 punti.

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Calcio

Un Venezia coraggioso viene raggiunto dal rigore di Vlahovic nel finale. Decimo pareggio in campionato per la Juventus

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Ad un passo dalla prima sconfitta in campionato, la Juventus riacciuffa il Venezia grazie al calcio di rigore realizzato da Vlahovic. Un coraggioso Venezia rischia il colpaccio allo Stadium, ma vede sfumare i sogni di gloria dal penalty del serbo.

Con l’assenza di Locatelli, inizialmente in panchina in quanto diffidato, l’impostazione del possesso bianconero è affidata a tutto il centrocampo. Per arginare il quintetto di centrocampo lagunare, la Juve decide di costruire con un uomo diverso in ogni situazione, con Koopmeiners che funge da ago della bilancia. L’olandese guida il primo possesso e poi è il primo a gettarsi in profondità alle spalle della difesa, dove il Venezia inizialmente non soffre. Con Conceição in panchina è Yildiz a saltare l’uomo con frequenza. La fascia sinistra è quella più densa e in palla, e il vantaggio arriva proprio da sinistra, ma su palla inattiva. Al 20′ Koopmeiners crossa sul primo palo, con tutti i bianconeri stanziati sul second0 palo, la strategia della Juve è vincente perché Thuram spizza sul secondo palo e Gatti a porta vuota apre le danze. Settima rete subita dalla squadra di Eusebio Di Francesco, nessuna squadra ha fatto peggio in questa Serie A. Il Venezia prova a reagire sviluppando in verticale su Oristanio, e alla mezz’ora Andersen colpisce la traversa con una conclusione potente dal limite dell’area. Le successive occasioni di Busio e Pojhanpalo sono due segnali di crescita dei lagunari, che cercano di reagire al gol subito, approfittando di un calo fisiologico della squadra di Motta (oggi squalificato).

Nel secondo tempo la Juve riparte nuovamente forte e raddoppia ancora da corner, ma la rete di Yildiz è annullata per un tocco di mano del numero dieci bianconero durante la realizzazione. Il Venezia non si scompone e trova il vantaggio in un’azione targata Di Francesco: Oristanio tra le linee salta Yildiz, allarga per Zampano e cross verso il centro dove arriva l’inserimento di Ellertsson, da quinto a quinto, la conclusione di testa dell’islandese è forte e precisa, con Di Gregorio che non riesce a sputare fuori dalla linea il pallone. Il vice di Thiago Motta, Hugeux, mette mano subito alla panchina, con Conceição e Douglas Luiz che rilevano Koopmeiners e Weah. L’ingresso del brasiliano aumenta la qualità in mezzo al campo, con Stankovic che salva un potenziale autogol dopo un’invenzione geniale di Luiz verso Vlahovic, con un filtrante di esterno. Di Francesco rinuncia a Pojhanpalo per rinforzare le fasce, dove gradualmente Yildiz e Conceição cominciano a soffrire il raddoppio sistematico dei giocatori lagunari. Il Venezia completa il colpaccio all’82′ con una punizione potente e precisa di Nicolussi Caviglia, spizzata da Idzes sul secondo palo dove Di Gregorio non arriva. Per provare a evitare la prima sconfitta stagionale si rivede in campo Nico Gonzalez, 72 giorni dopo l’infortunio di Lipsia, e Locatelli al posto di Yildiz e Danilo. All’87’ Douglas Luiz sfiora il pareggio in rovesciata, palla che per centimetri non trova l’incrocio dei pali. A un minuto dal termine Conceição calcia forte verso la porta, Stankovic interviene in tuffo e sulla respinta Candela colpisce con il braccio in anticipo su Douglas Luiz. Per Giua non ci sono dubbi e dal dischetto Dusan Vlahovic si carica di tutta la pressione dello Stadium e spiazza Stankovic.

Un’occasione persa da una parte e dall’altra, anche se il Venezia esce dallo Stadium con tanto rammarico per il colpaccio sfiorato. La squadra di Di Francesco nel secondo tempo è andata vicina ad un’impresa frutto delle idee e del coraggio del Venezia, che nonostante la classifica continua a cercare di risalire la china seguendo le proprie ideologie. Dall’altra parte la crisi bianconera prosegue, con il decimo pareggio in campionato che adesso diventa un vero e proprio caso. La grande vittoria di mercoledì contro il City ha lasciato qualche strascico dal punto di vista fisico, con il Venezia che nel secondo tempo ha sovrastato fisicamente i bianconeri. Con le prime della classe che non sembrano mollare la presa, il momento poco cinico dei bianconeri rischia di risucchiare fuori la Juve dalla corsa al titolo già a gennaio. Settimo centro in campionato per Dusan Vlahovic, che con il suo rigore toglie le castagne dal fuoco per i bianconeri, anche se adesso il fuoco comincia a presentare le prime bruciature…

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Calcio

Una “grande” Signora batte i campioni d’Inghilterra. Vlahovic e McKennie stendono il City

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Dopo quattro pareggi di fila, la Juventus supera 2-0 il Manchester City. Una grande prestazione dei bianconeri che superano i campioni d’Inghilterra. A Lisbona il Bologna non va oltre lo 0-0 contro il Benfica. A San Siro il Milan fatica terribilmente contro la Stella Rossa, ma passa nel finale grazie alla zampata di Abraham.

Allo Stadium la Juventus soffre fin dai primi minuti il pressing alto degli uomini di Guardiola, sfruttando in più occasioni la rapidità di Conceição per uscire alla propria metà campo. Dopo quindici minuti dove il City ha manovrato ininterrottamente  il pallone nella metà campo avversaria, la Juventus riesce a conquistare campo grazie ad un ottima e attenta impostazione dal basso, con l’azione che si conclude con la prima vera occasione della gara da parte nata dal tiro da fuori di Yildiz. Dopo alcuni minuti di stallo dove entrambe le squadre si limitano a studiarsi, il City ingrana la marcia e sfiora il gol del vantaggio con Haaland: l’attaccante norvegese viene servito con un filtrante splendido da De Bruyne, si infila in mezzo a due difensori bianconeri e prova a sorprendere con un pallonetto Di Gregorio, che risponde presente neutralizzando la conclusione avversaria con un miracolo. Nessun cambio all’intervallo, con i due allenatori che mantengono giocatori e principi di gioco anche al rientro dagli spogliatoi. Sia da una parte, che dall’altra, il gioco è concentrato nella fascia destra, con il City che sfrutta il movimento divergente di De Bruyne per creare superiorità sull’esterno. I bianconeri cercano sempre l’uscita verso Conceição, la cui rapidità e agilità crea sempre scompiglio dalle parti di Gvardiol e Doku. Al 53′, complice l’ennesimo squilibrio tra difesa e attacco del City, la Juventus colpisce prima con la semi rovesciata di Gatti neutralizzata da Ederson, e poi con il colpo di testa di Vlahovic che termina all’interno della porta, con l’estremo difensore brasiliano che non riesce a sventare il colpo di testa del numero nove bianconero. Grazie al quarto gol in cinque partite di Vlahovic, la Juventus si porta in vantaggio, iniettandosi una dose di fiducia che alla squadra di Thiago Motta mancava da molte partite. Con il passare dei minuti, le due squadre si dimostrano più propense ad attaccare, con il City che si rende pericoloso con un tiro di Doku murato da Gatti, e con la Juve che attacca e si rende pericolosa con il tiro di Conceição, anch’esso murato dall’intervento di Gvardiol. Con il passare dei minuti, gli ospiti non riescono a trovare gli spazi, sbagliando a gestire le manovre offensive, e andando totalmente in confusioni nel reparto difensivo, soprattutto nell’azione del cross teso di Yildiz, su cui Ederson non riesce a bloccare pallone rischiando di essere beffato dall’avvento sul pallone di Vlahovic. Al 67′ Di Gregorio è ancora provvidenziale nel blindare la porta bianconera, sventando in tuffo una conclusione a giro di Gundogan. A quindici dalla fine, la Juventus raddoppia grazie ad un’azione portata avanti e finalizzata dalla connection americana WeahMcKennie, quest’ultimo viene servito centro aria dall’ex Lille, e di prima si coordina e di sforbiciata buca Ederson. Nel finale i Citizens non sfondano e la Juventus gestisce il risultato fino al termine. Una grande vittoria certifica una grande prestazione della squadra di Thiago Motta, coraggiosa e molto lucida con la palla tra i piedi. Il grande spirito di abnegazione di tutti i reparti ha permesso alla Juventus di avere sempre un muro davanti a Di Gregorio, anche lui decisivo ai fini del risultato finale. Uno scatto importante dei bianconeri in classifica, con un quattordicesimo posto che mette in una condizione più tranquilla la Vecchia Signora. Continua il momento no del City, anche oggi troppo compassata e poco cinica sotto porta. Lo squilibrio difensivo ha permesso alla Juventus di trovare un letale uno-due, che adesso complica il percorso della squadra di Guardiola, attesa dal big match contro il PSG. Ventiduesima piazza per i Citizens, che rischiano di doversi guardare le spalle…

Milan- Stella Rossa || Benfica- Bologna

(A cura di Dennis Rusignuolo)

In una prima frazione dai tanti colpi di scena, il Milan prova a dominare il gioco per trovare subito il vantaggio. La prestazione dei serbi è coraggiosa e attenta, e la Stella Rossa spaventa San Siro con Maksimovic che calcia di controbalzo e scheggia la traversa, occasione simile alla rete realizzata da Mukiele ieri contro l’Inter. Oltre al coraggio dei serbi a complicare la gara dei rossoneri si aggiunge la sfortuna, perché Fonseca è costretto a utilizzare due slot per gli infortuni di Loftus-Cheek e Morata, sostituiti da Abraham e Chukwueze. L’ingresso dell’attaccante inglese è pimpante e il baricentro del Milan si alza verso la fine del primo tempo. Al 41′ Fofana pesca il movimento tra le linee di Leao, lancia in verticale e lì serve tutta la qualità del portoghese, abile nel controllare con il destro e bucare Gutesa in uscita con il mancino. Una rete che rompe un digiuno casalingo che durava da un anno, con l’ultima rete casalinga di Leao in Champions risale al 7 novembre scorso, nella gara contro il PSG. Nel secondo tempo la Stella Rossa non molla la presa, continua a tenere sulle spine la difesa rossonera. Per mantenere alto il ritmo il tecnico Milojevic inserisce Radonjic, vecchia conoscenza della Serie A. Al 66′ è proprio l’ex giocatore del Torino a trovare il guizzo del pareggio: prima ruba palla a Musah e poi fredda Maignan con un gran sinistro da fuori area. La squadra di Fonseca appare frastornata dal pareggio e in contropiede i serbi rischiano di ribaltare la gara. La mossa finale di Fonseca è però vincente, perché Camarda sfiora il vantaggio di testa, con pallone sulla traversa dopo un miracolo di Gutesa, sulla ribattuta Abraham trova la zampata vincente. Tanta sofferenza per un Milan poco lucido e propositivo, che ha subito il coraggio e l’intraprendenza della Stella Rossa. Fonseca è riuscito a risolverla dalla panchina, e adesso il Milan si stabilisce al dodicesimo posto, a una distanza dall’Inter e a un punto di vantaggio da Atalanta e Juventus. Il percorso in Champions dei rossoneri sembra destinato a proseguire a lungo

A Lisbona la gara del Bologna rischia di complicarsi già in partenza. I lusitani vanno in vantaggio dopo meno di due minuti con Pavlidis, ma la rete viene annullata per fuorigioco. Erroraccio in fase di impostazione di Beukema e Casale, graziati dalla segnalazione del VAR. La gara del Da Luz è prevalentemente a tinte rosse, con il Bologna che non riesce a ingranare e pungere. Le maggiori occasioni sono del Benfica, con Skoruspki che smanaccia nel finale di primo tempo su una conclusione forte e precisa di Di Maria. Come nel primo tempo, anche nella ripresa il Bologna gestisce il possesso del pallone. Il Benfica però rimane sempre in partita e capace di spaventare la squadra di Italiano in ogni momento. Al 65′ Skorupski rischia in uscita su Pavlidis, poi rimedia con un miracolo sull’attaccante greco. Tra le fila rossoblù le maggiori occasioni vengono smorzate dal guardalinee, che in più episodi vanifica le offensive del Bologna per fuorigioco. Continua a non vincere in questa avventura europea il Bologna di Italiano. Dopo la grande prestazione di Torino contro la Juventus, i felsinei non riescono a centrare il primo successo europeo. Adesso la qualificazione si fa sempre più dura…

 

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