Calcio
Il Supercommento della 16ª giornata di Serie A

Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della sedicesima giornata di Serie A.
Empoli-Torino (A cura di Marco Rizzuto)
La perla di Adams permette al Toro di vincere di misura al Castellani. Dopo un avvio giocato a rilento, l’Empoli trova la rete del vantaggio ma solo momentaneamente. Ismajli spinge in porta un pallone vagante sui risvolti del corner calciato da Cacace, ma l’arbitro ferma tutto per l’intervento irregolare di Maleh ai danni di Milinkovic-Savic. Alla mezz’ora il Toro crea la prima vera palla gol della sua partita, il traversone di Borna Sosa trova lo stacco perfetto di Ricci, sventato dall’intervento di Vazquez. Quest’occasione funge da iniezione di fiducia per la squadra di Vanoli, che sfiora nuovamente il vantaggio, stavolta con Sanabria, che impatta di testa da ottima posizione sul cross di Pedersen, ma ancora una volta, Vazquez nega il gol agli ospiti, dimostrandosi uno dei portieri più in forma di questo campionato. La prima frazione termina con l’amaro in bocca per i granata, a causa delle due chiare occasioni non concretizzate. Alla ripresa Vanoli cambia Gineitis per Vlasic, ridisegnando l’assetto offensivo. Dopo dieci minuti di questo secondo tempo è l’Empoli che divora la rete del possibile vantaggio. Esposito con un cross basso tenta di servire Gyasi, che lascia la sfera sul posto disturbato dalla marcatura di Coco, in corsa, Cacace arriva sul pallone e calcia a botta sicura da posizione ravvicinata mancando clamorosamente lo specchio della porta. Superata l’ora di gioco, Vanoli cambia i due attaccanti Sanabria e Karamoh per Njie e Adams. Al 70’ è proprio l’ex Southampton a sbloccare la partita con un gol surreale. L’inglese servito nel cerchio di centrocampo da Vlasic, vede Vazquez fuori dai pali e lascia partire un tiro imprendibile che si insacca in fondo alla rete. Nei minuti successivi, l’Empoli prova a rialzare la testa cercando di pareggiare senza però impensierire la difesa granata, che si chiude bene blindando il risultato. A Vanoli è bastato l’eurogol di Adams per portare a casa i tre punti. Vittoria fondamentale che rialza il morale dei granata, e che aggancia l’Empoli decimo, a quota 19 punti. Successo che mancava addirittura dalla nona giornata di campionato, nella vittoria interna contro il Como.
Cagliari-Atalanta
Le mani di Carnesecchi e la rete di Zaniolo eseguono la decima sinfonia del Gasp. All’Unipol Domus l’Atalanta vince di misura contro un grande Cagliari e si porta in solitaria al comando della classifica. Gasperini cambia alcuni interpreti dopo la partita contro il Real Madrid, con Retegui e Brescianini al posto di Lookman e De Roon, e nelle prime fasi di gioco il Cagliari sembra approfittare di questo squilibrio tra i reparti per provare a pungere. Il gioco della squadra di Nicola si sviluppa spesso nella fascia destra, dove Zappa e Zortea si dividono lo spazio con i loro movimenti, ma è nel gioco in verticale che il Cagliari comincia a trovare soluzioni: l’attacco della profondità di Piccoli crea scompiglio nella difesa orobica, con Kossounou e Kolasinac che al 20′ sbarrano la strada sul più bello al centravanti italiano, lanciato a rete da un filtrante di Luvumbo. Il fraseggio dell’Atalanta è lento e farraginoso, con Retegui ingabbiato da Mina e Luperto e Brescianini spesso fuori contesto. Il numero 44 prova ad accendersi partendo da sinistra, e tra le linee calcia in diagonale sul secondo palo, palla fuori di poco. Verso l’intervallo comincia lo show targato Marco Carnesecchi: al 39′ il Cagliari batte una rimessa vicino alla bandierina, con una spizzata di Makoumbou che indirizza la palla verso il centro, Piccoli anticipa Kolasinac e calcia di sinistro, con la palla che prende una traiettoria strana al momento del rimbalzo sul terreno, Carnesecchi è provvidenziale a respingere in tuffo, poi è bravo a rispondere in uscita -ancora su Piccoli- ed è mostruoso nella parata che sfodera sulla conclusione a porta scoperta di Zortea. Il duello tra il centravanti e l’estremo difensore italiano viene vinto nuovamente da Carnesecchi pochi minuti dopo, quando Piccoli calcia in tuffo per anticipare il movimento del portiere nerazzurro, ancora una volta lucido e reattivo nel chiudere la porta ai rossoblù. Nel secondo tempo Gasperini cambia subito volto alla sua Dea, tirando fuori Retegui e Brescianini, impalpabili nella prima frazione, per Lookman e De Roon. A giovare della sostituzione è Pasalic, che comincia ad attaccare l’area con i suoi inserimenti e impensierisce Sherri al 50′ quando per poco non trova il jolly con il mancino. Il Cagliari prova a salire di giri dopo un primo tempo dispendioso, ma l’Atalanta comincia a prendere sempre più campo, e allora Gasp pesca il jolly Zaniolo. Il numero 10 subentra a Pasalic, insieme a Samardzic che rileva De Ketelaere, e dopo meno di cinque minuti sono proprio loro a confezionare il vantaggio: cross di Samardzic su cui nessuno interviene, palla che arriva sull’esterno dove Bellanova pesca il taglio centrale di Zaniolo, bravo ad anticipare il movimento di Sherri sul primo palo. Al 40’ Mina di testa costringe Carnesecchi a un altro intervento non semplice. Nicola chiude la partita con tre centravanti: Piccoli, Pavoletti e anche Mina. Ma non cambia più nulla nonostante l’assedio finale dei sardi e un ulteriore miracolo di Carnesecchi su Pavoletti. Una vittoria sporca e ostica, per un’Atalanta che di fermarsi non ne vuole sapere. La squadra di Gasperini centra il decimo successo consecutivo in campionato e adesso guarda tutti dall’alto. La scelta di rinunciare al centravanti nelle ultime gare sta mettendo in mostra le qualità dei jolly come Zaniolo e Samardzic, fondamentali dalla panchina nelle ultime apparizioni. Gasp sembra aver trovato la quadra anche con le scelte dalla panchina, e con una profondità -e incisività- della panchina tale da poter mettere paura a qualsiasi squadra. Prestazione coraggiosa e audace del Cagliari, con Nicola che è riuscito a mettere in difficoltà una squadra che fino a cinque giorni prima dominava i campioni d’Europa del Real Madrid. Tante le occasioni per i sardi, con Piccoli che ha sfiorato più volte la sesta rete in campionato, ma quest’anno a Bergamo si sta affermando Marco Carnesecchi, ormai perno fisso della difesa di Gasperini.
Udinese-Napoli (A cura di Marco Rizzuto)
Il Napoli in rimonta ribalta l’Udinese nel secondo tempo. Le reti di Lukaku, Anguissa e l’autorete di Giannetti blindano il secondo posto in classifica. Il match del Bluenergy Stadium mostra sin da subito un incontro a viso aperto. La velocità e la tecnica di Neres fanno da allarme alla difesa bianconera, che raddoppia dall’inizio la marcatura sul brasiliano, cercando di limitare le situazioni di uno contro uno. Dopo dieci minuti giocati a buoni ritmi, la prima palla gol è a favore dei partenopei. Di Lorenzo ributta palla in mezzo e proprio Neres, da posizione ravvicinata non trova un impatto felice col pallone, che termina sul fondo. L’Udinese però, non tarda a graffiare in contropiede, e dopo un minuto, il traversone insidioso di Thauvin trova l’inserimento di Ekkelenkamp, che arriva alla conclusione, ma svirgola. Nei minuti successivi entrambe le squadre cercano la via del gol con i loro giocatori più pericolosi: l’Udinese con le giocate di Thauvin, vero punto di forza dell’attacco bianconero, immarcabile dalla difesa azzurra, a cui non lascia punti di riferimento. Al 13’ il francese strappa un pallone pericolosissimo a Buongiorno, ma al momento del tiro calcia fuori; il Napoli con la rapidità dei guizzi di Neres, che si dimostra l’uomo più pericoloso per la retroguardia di Runjaic. Il brasiliano al 19’ lascia sul posto kristensen e calcia in diagonale, col pallone che esce di poco. Al 22′ l’Udinese ottiene un penalty a causa della deviazione col braccio largo di Lobotka sulla conclusione di Zemura. Dal dischetto Thauvin si fa ipnotizzare da Meret che respinge, ma il capitano bianconero raccoglie la sfera e la spedisce in rete, tornando al gol dopo più di tre mesi. Il gol dei bianconeri mette in salita la partita per la squadra di Conte, che nonostante un dominio del possesso palla (70%) si ritrova sotto nel punteggio. Alla mezz’ora Lovric è costretto ad abbandonare il campo per un fastidio muscolare, Runjaic inserisce Atta al suo posto. Nella seconda metà del primo tempo il Napoli sfiora il pareggio con la conclusione di Zambo Anguissa, ma Sava risponde prontamente negando il gol al camerunense. La prima frazione termina a favore dei bianconeri, col Napoli costretto ad inseguire. La ripresa vede gli ospiti scendere in campo con un piglio diverso, la probabile strigliata di Conte negli spogliatoi ha reso gli ospiti molto più fluidi nel gioco, rendendo più funzionale il possesso, abbastanza sterile nel primo tempo. Dopo cinque minuti esatti il Napoli trova la rete del pari grazie alla verticalizzazione di McTominay, perfetta per l’inserimento tra le linee di Lukaku, che dopo aver vinto il duello fisico con Bijol, entra in area battendo Sava. La trama di questo secondo tempo cambia vertiginosamente. I partenopei in pressione risultano molto più efficaci e l’Udinese fa fatica a ripartire in contropiede. Il gol ha sicuramente revitalizzato il morale degli ospiti che adesso sembrano in controllo della gara. Al 76’ arriva il ribaltone azzurro. Neres defilato dalla sinistra, dribbla quattro giocatori avversari ed una volta in area conclude verso la porta, il pallone deviato dalla difesa viene raccolto una seconda volta dal brasiliano che conclude colpendo Giannetti che causa l’autorete. Il vantaggio partenopeo ‘uccide’ moralmente i padroni di casa che, lasciano troppi spazi nelle zoni centrali del campo, che diventano praterie per le mezz’ali azzurre. A nove dalla fine il Napoli chiude i giochi. Lobotka cerca in verticale Simeone che riesce a servire alla perfezione l’inserimento di Zambo Anguissa che, percorre tutta la metà campo avversaria e batte Sava in uno contro uno. La gara termina con la vittoria meritata dei partenopei, che proseguono all’inseguimento dell’Atalanta in prima posizione. All’Udinese non basta il tap-in vincente di Thauvin e si arrende agli azzurri. Bianconeri che rimangono alla nona posizione, con Empoli e Torino distanziate da un punto.
Juventus-Venezia
Ad un passo dalla prima sconfitta in campionato, la Juventus riacciuffa il Venezia grazie al calcio di rigore realizzato da Vlahovic. Un coraggioso Venezia rischia il colpaccio allo Stadium, ma vede sfumare i sogni di gloria dal penalty del serbo.
Lecce-Monza (A cura di Simone Scafidi)
Dopo più di un mese e mezzo il Lecce torna a vincere al Via del Mare, e lo fa con una prestazione di carattere che consente di sconfiggere il Monza, che sprofonda sempre di più in classifica. A sbloccare il match è, dopo appena tre minuti, la prima gioia italiana di Tete Morente, che raccoglie un visionario lancio di Berisha e batte Turati, gettando immediatamente nello sconforto la squadra di Nesta. Al 12’ si accende Dorgu, che elude mezza difesa brianzola e con una serpentina riesce a penetrarla, venendo però abbattuto e guadagnandosi così un calcio di rigore. Alla sassata di Krstovic dal dischetto risponde un eccezionale Turati, che nega la gioia all’attaccante montenegrino e tiene a galla i suoi. Appena cinque minuti dopo Krstovic ha un’altra occasione, ma ancora a tu per tu con Turati spara il pallone alto sopra la traversa. Sugli sviluppi dell’azione successiva, Maldini si getta sul cross forte e teso di Birindelli, con il pallone che termina sul fondo. A nove minuti dalla fine del primo tempo succede qualcosa di incredibile: su un pallone totalmente innocuo, Dorgu prova ad appoggiare di testa verso Falcone, senza vedere che il suo portiere però è uscito proprio per raccogliere la sfera, che finisce per insaccarsi in porta regalando così al Monza il gol dell’1-1. A scacciare i fantasmi ci pensa finalmente Krstovic, che a pochi secondi dal termine del primo tempo colpisce di controbalzo il pallone fornitogli da Pierotti e riesce finalmente a battere Turati, siglando il gol vittoria. Dopo un primo tempo divertente e ricco di emozioni, il secondo non si dimostra altrettanto, e prosegue su ritmi blandi e abbastanza noiosi, concludendosi con il definitivo 2-1 per il Lecce.
Bologna-Fiorentina (A cura di Tommaso Patti)
Il Bologna vince nuovamente, portandosi a meno tre lunghezze da una Juve e con una gara in più da giocare. Crolla Fiorentina dopo otto vittorie di fila Su una sponda di Kean e su un lancio di prima al volo, la Fiorentina si immola verso la porta con Gudmundsson che a sua volta supera con un tocco sotto Skorupski per poi essere atterrato dentro l’area dal portiere rossoblu. Nonostante le proteste dei viola, l’arbitro non concede il penalty, alimentando negativamente la tensione tra gli uomini di Palladino (assente in panchina per un lutto in famiglia). Sul finale del primo tempo, la Viola sciupa un’altra occasione per portarsi in vantaggio infatti, dopo un’ottima azione portata avanti da Gudmundsson, Cataldi calcia alto dopo essersi trovato a tu per tu contro Skorupski. Prima del duplice fischio però, si divora la rete del vantaggio anche Kean, quest’ultimo non ribadisce in rete il corner battuto da Adli, calciando di testa addosso a Skorupski. Dopo pochissimi istanti dal calcio d’inizio della ripresa, il Bologna si affaccia nell’aria di rigore avversaria con Castro che, dopo essere stato servito da Ferguson con una spizzata di testa, calcia in porta ma prende il palo, mandando però un segnale positivo ai suoi compagni e a tutto lo stadio. Successivamente allerrore di Castro, il Bologna cresce rendendosi pericoloso nei successivi minuti con due tiri di Pogeba e Odgaard, entrambi neutralizzati da De Gea. Al 59’ la gara si sblocca con Odgaard, il trequartista felsineo viene servito da Freuler e, dopo aver bruciato nel tempo Dodò, insacca alle spalle di De Gea la rete del vantaggio. Tre minuti più tardi, la squadra di italiano si divora un’altra enorme canche, stavolta con l’errore di Holm che calcia alto dopo l’ottimo pallone servito da Castro, scatenando lincredulita nei volti dei giocatori. Con questa sconfitta, la squadra di Palladino si allontana di poco dal treno delle prime della classe, mentre il Bologna sogna di ripetere l’ottimo risultato conquistato la scorsa stagione. Italiano trionfa sul suo passato e adesso la Juventus dista solo tre punti, con una gara da recuperare contro il Milan.
Parma-Hellas Verona (A cura di Simone Scafidi)
L’Hellas Verona prova ad uscire la testa dall’oblio e lo fa con una convincente vittoria in casa del Parma, battuto per 3-2. Gli Scaligeri non perdono tempo, e su situazione di calcio d’angolo, al quarto minuto, Coppola sigla il gol dell’1-0, con un’incornata perentoria e decisa che batte Suzuki. Qualche istante più tardi arriva la reazione del Parma, che dopo un’azione molto confusa porta al tiro Dennis Man, la cui conclusione viene bloccata da Montipò. Al 19’, sempre da calcio d’angolo, stavolta è il Parma a colpire: in seguito al tiro di Bonny respinto dall’estremo difensore del Verona, si fa trovare pronto Sohm, che ribadisce in porta e pareggia i conti. Al 57’, dopo un’azione da manuale, torna avanti il Verona, con lo scambio tra Harroui e Sarr che termina con la conclusione e con la rete dell’attaccante svedese,che porta nuovamente in vantaggio i suoi. Al 70’ prova nuovamente a reagire il Parma, e ci prova ancora con Man, la cui conclusione, dopo lo scambio con Bonny, si spegne di poco a lato della porta di Montipò. A quindici minuti dal termine il Verona chiude i conti, dopo la solita poderosa discesa di Tchachoua, Livramento calcia in porta trovando però la respinta di Suzuki, che viene raccolta e ribadita in porta da Mosquera, autore del gol del 3-1. A un minuto dalla fine, come un fulmine a ciel sereno, ancora Simon Sohm, fulcro di questo Parma, segna il gol della speranza, che dà un po’ di morale alla sua squadra, costretta comunque ad arrendersi alla sconfitta. Torna quindi a vincere il Verona, che deve essere bravo a ripartire da qui, per riscattare un campionato, finora, pessimo.
Como-Roma (A cura di Tommaso Patti)
Un como coraggioso conquista tre punti contro una Roma che continua a faticare nel trovare continuità di risultati. Nonostante gli iniziali diversi obbiettivi, Roma e Como sono ancora in balia di un periodo negativo, condividendo una situazione simile in classifica. Al sinigaglia parte meglio la Roma, che sfiora il vantaggio su un’aziona iniziata da un calcio d’angolo: sul traversone di Dybala, Reina esce e allontana il pericolo, successivamente la sfera viene colta da Saelemaekers che si coordina ma non trova la porta per pochi centimetri. Anche il Como prova a rendersi pericoloso, infatti al 19’, gli uomini di Fabregas colpiscono la traversa su un calcio di punizione battuto da Nico Paz. Anche nella ripresa, il Como prova a non chiudersi, provando a impensierire Svilar. Al 57’ Strefezza batte rapidamente un corner, da lì una serie di respinte, offrono una grande opportunità di tiro per Fadera che, anche in questa occasione, si trova di fronte un ottimo intervento di Svilar. il portiere serbo si rende protagonista anche sul tiro da fuori di Goldaniga. Successivamente al tiro da fuori di Nico Paz, si sveglia anche la Roma: dopo un’azione orchestrata da Pellegrini e angelino, l’esterno ex Lipsia serve un pallone per dybala, che da buona posizione spreca e calcia a lato. In una gara condizionata da tanti errori, la prima grande palla gol della ripresa da parte del Como si trasforma in gol. l’azione che porta al vantaggio dei comaschi nasce da una sventagliata in avanti di Nico Paz per Cutrone, su questo l’ultimo la marcatura stretta di Pisilli non è efficace, infatti l’ex promessa del Milan riesce a girarsi e a servire un cross a centro area per Gabrielloni, che infila il pallone in rete al 92’, trovando la prima rete in serie A, creando un’emozione unica per se stesso e per tutti i tifosi del Como, che lo hanno visto segnare in tutti i campionati dalla serie D, fino alla serie A. Nei minuti finali, come da copione, la Roma prova il tutto per tutto, rivoltandosi completamente nell’area di rigore avversaria. Nel disperato tentativo di pareggio, la Roma si sbilancia e concede una ripartenza ai padroni di casa, portava avanti da Gabrielloni che, dopo una lunga cavalcata palla al piede, serve Nico Paz che colpisce indisturbato firmando la rete del definitivo 2-0. Con il successo sulla squadra di Ranieri, il Como si allontana dalla zona retrocessione, portandosi a meno un punto dalla Roma, che continua a presentare enormi problemi di continuità.
Milan-Genoa
Una serata di festa viene rovinata da uno scialbo 0-0 contro un buon Genoa, il Milan adesso è in crisi. A San Siro la parata di stelle e leggende rossonere sembrava poter dare quella scintilla ad una squadra che più che mai vive di fiammate. Fin dai primi minuti il copione della gara è chiaro: il Genoa consegna il possesso al Milan e si compatta e organizza per ripartire. A parte una conclusione da centrocampo di Frendrup la squadra di Vieira non si vede dalle parti di Maignan. Sponda rossonera invece prova ad emergere la gioventù, con Liberali (2007) e Jimenez (2005) che cercano di caricarsi sulle spalle l’entusiasmo di San Siro. Se da una parte il giovane terzino spagnolo sembra molto pimpante e acceso, dall’altra il trequartista italiano fatica a trovare la posizione, complice un po’ di visibile -e comprensibile- emozione. Le uniche occasioni del Diavolo nel primo tempo arrivano in situazioni di ripartenza, con il Genoa poco equilibrato e scomposto in difesa. Al nono minuto Reijnders rompe la prima linea di pressione e serve Abraham, l’attaccante inglese serve Emerson Royal che calcia di corsa e trova la risposta di Leali. Per arginare il folto centrocampo del Genoa il Milan si appoggia alle sgasate di Reijnders, l’unico che sembra poter costruire qualcosa dalla trequarti in su. Al 22′ il centrocampista olandese calcia forte su una punizione battuta corta da Chukwueze, ma la palla sfiora la traversa. Nel secondo tempo Fonseca non rinuncia a Liberali ma ad Abraham, e inserisce Morata per cambiare volto all’attacco rossonero. Sessanta secondi e Leali è costretto a sfoderare il primo – e unico- grande intervento della sua gara, con Emerson Royal che spizza di testa un cross di Chukwueze e costringe l’estremo difensore italiano a un gran riflesso in tuffo. In quel momento il Milan si eclissa, il Genoa non si scompone e non rischia praticamente nulla e la squadra di Fonseca non riesce a sfondare. Al posto di Liberali, il tecnico portoghese sceglie Camarda, giocando con il doppio centravanti. L’ingresso del giovanissimo attaccante smuove qualcosa, con San Siro che alza i decibel per dare un impulso alla squadra, che arriva soltanto nell’ultima fase di gara. Entrambe le occasioni hanno un denominatore comune: una bella palla di Reijnders per Morata. Nella prima occasione lo spagnolo salta Badelj e cerca l’incrocio dei pali con il mancino, palla alta di poco. Nella seconda diapositiva Morata arriva a pochi passi da Leali e spacca la traversa, conclusione scellerata e poco lucida del centravanti rossonero, perché Leali era già a terra e la porta era praticamente spalancata. Tra i fischi di San Siro la gara si conclude a reti bianche, e la contestazione del pubblico certifica una crisi per il Milan. La squadra di Fonseca adesso si allontana vistosamente dalla vetta, distante 14 punti, ma ciò che preoccupa è la distanza di undici punti dai cugini nerazzurri. La ricerca di un’identità e di coraggio da parte di Fonseca continua a scuotere l’ambiente squadra, che però adesso deve ritrovare quelli che sono i propri leader e i propri principi. Altro risultato positivo per il Genoa di Vieira, il quarto consecutivo dall’arrivo del tecnico francese. Genoa che adesso rimane fuori dalla zona retrocessione, distante due punti, ma continua a mostrarsi equilibrata e compatta.
Lazio-Inter (A cura di Marco Rizzuto)
L’Inter espugna l’Olimpico con un 6-0 tennistico in casa di una delle squadre più in forma del campionato. Contro il suo passato, Inzaghi esce dalla capitale con tre punti e una prova di forza assoluta dell’Inter, che adesso ha l’occasione di riacciuffare la vetta.
LA TOP11 DELLA 16ª GIORNATA:

Grafica: Julya Marsala
Calcio
Europa e Conference, quarti di andata: Lazio freddata, cuore Viola in Slovenia

Europa e Conference League sono ormai arrivate ai quarti di finale, con le gare di andata che hanno già fornito i loro verdetti. Serata dolceamara per le italiane, mentre negli altri match in giro per l’Europa gol e spettacolo non sono affatto mancati.
EUROPA LEAGUE
L’Italiana
La terra novergese, si sa, e soprattutto per le italiane, è un campo che ormai diventa un fortino molto complicato da sormontare. Ce lo dimostrano, su tutto, i numeri in casa del Bodo, che in Europa, in casa, nelle ultime dieci partite ha collezionato ben nove vittorie. La squadra di Baroni arriva in terra scandinava consapevole di ciò che l’avrebbe aspettata: zero gradi ad aprile, freddo e una squadra che sa mettere in difficoltà anche le compagini più quotate, e il campo lo dimostra sin da subito. La prima metà di gara non tarda a dimostrare quanto detto, il Bodo tiene sempre e costantemente il pallino del gioco in mano, possesso palla, palleggio, dominio assoluto del centrocampo, portano in scena un primo tempo senza interpretazioni che vede la squadra di Baroni totalmente assente sul piano del gioco, per quanto un pò più solida nelle retrovie. Nel secondo tempo, inevitabilmente, la storia cambia, con i biancocelesti che dopo appena un minuto vengono gelati dal gol di Saltnes arrivato a seguito di un’azione costruita magistralmente dai norvegesi, che riescono ad arrivare serenamente a tu per tu con Mandas, insaccando la sfera. La Lazio, dopo il gol, non prova nemmeno a reagire, e paradossalmente si sottomette ancora di più all’assalto giallonero, tentando di difendere il difendibile per provare una possibile rimonta all’Olimpico, ma il Bodo non è della stessa idea e a venti minuti dalla fine, ancora con Saltnes, che con un tocco sotto supera Mandas e trova il raddoppio che annichilisce definitivamente gli uomini di Baroni, autori di un disperato (e vano) tentativo di salvataggio sulla linea. Da qui in poi, il dominio dei padroni di casa è totale, a centrocampo si vedono solo frecce giallonere che trafiggono lo scudo celeste, arrivando, ancora una volta troppo facilmente, a tu per tu con Mandas, autore di una parata fondamentale sul tentativo di Saltnes che avrebbe siglato la tripletta personale. A un minuto dallo scadere la Lazio rischia ancora di subire la terza rete, negata, ancora una volta, e stavolta clamorosamente sulla linea, dal portiere greco. Giovedì prossimo, all’Olimpico, la Lazio sarà chiamata ad attuare una clamorosa e (per quanto visto ieri) insperata rimonta, cercando di approdare alle semifinali, dopo aver chiuso il girone iniziale al primo posto.

Foto: X BeFootball
Le altre sfide
Oltre alla debacle biancoceleste, il giovedì sera ci regala altri tre risultati, tre pareggi che renderanno i quarti di ritorno della prossima settimana ancora più entusiasmanti. Nel nord di Londra, due giorni dopo la maestosa impresa dell’Arsenal contro il Real, il Tottenham non va oltre il pareggio con un ottimo Eintracht Francoforte, che apre le marcature con il gol fulmineo di Ekitike per poi farsi pareggiare da Pedro Porro. Sempre nella terra del re, stavolta il Scozia, i Glasgow Rangers, in dieci per quasi ottanta minuti, riescono ad inchiodare sullo 0-0 l’Athletic Bilbao, “killer” della Roma agli ottavi. Ultimo, ma non per importanza, il match tra Lione e Manchester United, preceduto da diversi battibecchi, in particolare tra Matic e Onana, con il primo che accusa quest’ultimo di essere il portiere più scarso della storia dei Red Devils, probabilmente non sbagliando, dal momento che due gravi errori dell’ex Inter permettono ai francesi prima di andare in vantaggio e poi di pareggiare all’ultimo secondo con i gol di Thiago Almada e di Cherki, compensati, nella compagine inglese, dalle marcature di Yoro e Zirkzee.
Il protagonista
Quattordici anni al Bodo, una doppietta nel gelo della Norvegia che condanna gli avversari, dominio assoluto, leadership nel reparto avanzato della sua squadra e vantaggio di due gol nella gara di ritorno: Saltnes non può che essere il protagonista di questa settimana, con i due gol probabilmente più importanti della sua carriera che potrebbero far sognare in grande il Bodo/Glimt, unica squadra dei quarti di andata ad uscire vincitrice dalla propria gara. Aspettando di vederlo sul campo dell’Olimpico, Saltnes ha mandato un messaggio chiaro a tutta l’Europa, dimostrando che, in corsa per questa competizione, non bisogna dare per spacciato mai nessuno.

Foto: X Play Spor
La conferma
Nessuna conferma, se non l’equilibrio e lo spettacolo che questa competizione riesce a mettere in scena ad ogni giornata. Tre pareggi e un risultato a sorpresa confermano quanto l’Europa League risulti, ogni anno, sempre più equilibrata e a tratti anche meglio della Champions, dove non mancano, ancora ai quarti di finale, risultati altisonanti come il 4-0 del Barcellona e dove sembrano esserci squadre con la strada spianata.

Foto: DAZN
La delusione
Parlare della Lazio sarebbe scontato e anche ripetitivo, per questo non si può non parlare dell’Athletic Bilbao. Dopo aver eliminato la Roma con una prestazione pressoché magistrale, nonostante il vantaggio numerico, i Baschi si trovano nuovamente sopra di un uomo contro i Rangers per quasi tutta la partita, non riuscendo però ad incidere e ad insaccare nemmeno un gol. Le statistiche parlano chiaro: 71% di possesso palla ma solo tre tiri in porta, decisamente troppo poco per una squadra che, sul piano offensivo, ha uno dei migliori reparti della competizione. Al ritorno, seppur in casa, la squadra di Valverde dovrà fare in modo che questa mancata e necessaria vittoria non gli costi caro.

Foto: X Athletic Bilbao
CONFERENCE LEAGUE
L’Italiana
Una partita semplice, quantomeno sulla carta, nel secondo tempo mette alle strette la Fiorentina, che con cuore, grinta, e un super De Gea, si porta a casa il quarto di finale di andata contro un Celje ostico spinto da un pubblico di casa tutt’altro che sereno. Il primo tempo arride alla viola, che sembra tenere in mano il pallino del gioco, eccezion fatta per i primi minuti di partita in cui i padroni di casa, spinti dall’entusiasmo del pubblico casalingo, riecsono a rendersi pericolosi in un paio di occasioni che culminano sull’esterno della rete. La costruzione della squadra di Palladino, favorita a centrocampo dall’immensa qualità di Adli, Cataldi e Mandragora, riesce a dare il via a moltissime occasioni pericolose che impensieriscono la difesa slovena. Nelle retrovie, Ranieri e Matìas Moreno riescono a dare una sicurezza, sia difensiva che nel palleggio, fuori dal comune, compensando le prestazioni tutt’altro che perfette di Comuzzo e Pongracic. Sulle fasce la spinta è poderosa, e poco dopo la metà del primo tempo, Ranieri sigla il gol dell’1-0, saltando due avversari e, con un pò di fortuna e complicità da parte di Ricardo Silva, insaccando il gol dell’1-0, che permette alla viola di portare avanti un primo tempo in gestione totale del gioco, tenendo a bada il potenziale offensivo del Celje. Nel secondo tempo, quantomeno durante le prime battute, la storia non cambia, e il gioco viola la fa da padrone per buona parte della frazione. Verso il sessantesimo, un rilancio di De Gea, prolungato dal tocco di Folorunsho, arriva nei piedi di Mandragora che in mezzo a tre avversari viene steso con un pestone da Karnicnik, capitano avversario, il cui gesto viene sanzionato con un calcio di rigore in seguito alla consueta on-field review. Sul dischetto si presenta proprio Mandragora, che corona una prestazione pressoché impeccabile con il gol del 2-0. In questa stagione, come ormai noto, la Fiorentina mostra però un rendimento altalenante, che si rende manifesto proprio nei risultati in trasferta in Conference, in cui è arrivata una sola vittoria, contro il San Gallo. Appreso ciò, non stupisce che il Celje, per la mezz’ora finale, si svegli e domini il piano del gioco, trovando anche il gol del 2-1 su situazione di penalty, causato da Pongracic che entra in maniera abbastanza dura su Matko, venendo sanzionato con il fallo e venendo graziato con l’estrazione solo del cartellino giallo, nonostante il giocatore avversario stesse colpendo a botta sicura da solo davanti alla porta spalancata di De Gea. Dal dischetto Delaurier Chaubet non sbaglia e negli ultimi venti minuti il Celje le tenta tutte per pareggiare, sbattendo sempre sul muro alzato da un maestoso De Gea, che mette il sigillo al match con una parata formidabile all’ultimo secondo.

Foto: X ACF Fiorentina
Le altre sfide
Il giovedì di Conference non delude le aspettative, portando in campo risultati che ci si poteva aspettare e che vanno a favore delle quattro “big” rimaste in gara. Nell’anticipo del pomeriggio, il Chelsea schianta, fuori casa, il Legia Varsavia grazie alla doppietta di Madueke e al gol del diciannovenne George, assicurandosi la qualificazione già ai quarti di andata con il compito di andare a Stamford Bridge per chiudere definitivamente la pratica. Vince abbastanza agilmente anche il Betis contro la sorpresa Jagiellonia, che si deve arrendere ai colpi di Bakambu e di Jesus Rodriguez e che, in Polonia, combatterà fino alla fine per ribaltare il proprio destino. Infine, vince in esterna anche il Rapid Vienna che batte il Djurgarden di misura grazie all’autogol di Finndeli.
Il protagonista
Quindici minuti per archiviare, probabilmente, la qualificazione in semifinale. Noni Madueke si prende sempre di più il Chelsea, con l’ultimo anno, e in particolare questa stagione, che ha visto alzarsi vertiginosamente il livello delle sue prestazioni, sempre più fondamentali per la squadra di Maresca, anche e soprattutto in Europa. Sulle ali dell’entusiasmo e dei suoi giovani, il Chelsea si sta facendo strada, trovando nell’esterno inglese uno dei suoi maggiori interpreti, con le conferme che arrivano partita dopo partita.

Foto: X Chelsea Photos
La conferma
Il 2025 è a tinte biancoverdi: il Betis, con l’arrivo dell’anno nuovo, sembra aver cambiato mentalità. In campionato è probabilmente la squadra più in forma del momento, e le grandi prestazioni arrivano anche in Conference. Due gol, una vittoria pulita e nessuna rete subita, i numeri della serata di ieri degli spagnoli sono l’emblema del meraviglioso periodo della squadra. C’è chi ironizza (oppure chi è serio) e dice che l’arrivo di Antony abbia svoltato la squadra, ma in realtà, oltre ciò, dietro i risultati della compagine biancoverde c’è il meraviglioso lavoro di Manuel Pellegrini, che sta mettendo sù un Betis formato europeo, che mai si era visto prima e che si candida seriamente alla vittoria finale dopo la vittoria sullo Jagiellonia, sorpresa di quest’anno.

Foto: X Real Betis
La delusione
Poco minutaggio in campionato, gioca in Europa e combina disastri, così come in quei pochi minuti che gli vengono concessi in Serie A. Marin Pongracic è arrivato a Firenze con il compito di diventare il leader della difesa viola, ma quando c’è lui in campo la squadra di Palladino sembra non avere punti di riferimento lì dietro. Nonostante la vittoria dei suoi, la prestazione del centrale croato è tutt’altro che da incorniciare. Il Celjie torna in partita grazie ad un rigore causato da lui, che viene graziato dall’arbitro non venendo espulso. Dopo la prestazione di ieri, c’è da capire se Palladino intende dargli ancora fiducia o preferirà correre ai ripari puntando ad una soluzione più solida.

Foto: X ACF Fiorentina
Calcio
Champions League, quarti di andata: Barcellona a valanga, spettacolo all’Emirates

I primi atti dei quarti di finale sono tutti in archivio. Tra calcoli cervellotici per il ranking e un mix di sorprese, abbinata alla solita parata di stelle, la Champions continua a non perdere quel fascino e quello smalto delle serate di grande, grandissimo, calcio.
L’Italiana
Va all’Inter il primo atto dei quarti di finale. In casa del Bayern Monaco la squadra di Inzaghi gioca una partita strepitosa sotto tutti i punti di vista e torna da Monaco di Baviera con la consapevolezza di poter mettere in difficoltà chiunque. Precisi, lucidi, compatti fino all’osso e terribilmente cinici ed estetici. Al cospetto del più quotato Bayern (nonostante le assenze) la squadra di Inzaghi ha saputo sfruttare al meglio le occasioni capitate tra i piedi dei nerazzurri. Con un pizzico di fortuna, che grazia la retroguardia interista dalla conclusione pessima di Kane, che in quella posizione difficilmente sbaglia, l’Inter mette in campo quei movimenti codificati che mandano in tilt qualsiasi squadra. Alla vigilia il rebus principale era legato alla gestione spasmodica del pallone, e il prato dell’Allianz non ha tradito le attese: tanto possesso dei bavaresi, ma transizioni rapide e pungenti dei nerazzurri. La difesa del Bayern, completamente rivisitata dai tanti infortuni, non è riuscita a prevalere nel duello individuale contro i riferimenti nerazzurri, sempre molto bravi a divincolarsi dalla pressione e scombinare qualsiasi castello difensivo. Il vantaggio di Lautaro Martinez è un manifesto dell’ideologia di Simone Inzaghi: un possesso ragionato, ma molto preciso e rapido, che parte da sinistra e poi si conclude al centro dell’area con il solito gioco delle coppie. Il lavoro sporco, si fa per dire, dell’assistente per la finalizzazione del capitano; l’incredibile sponda di tacco di Thuram per l’arrivo di Lautaro Martinez, lucidissimo nel freddare Urbig con l’esterno del piede destro. Nel secondo tempo il Bayern alza il pressing, cementa la linea di centrocampo con un Goretzka sempre più presente in mezzo al campo, mentre l’Inter comincia a tirare il fiato. Kompany riacciuffa il pari grazie alla fame e alla grinta del più bavarese di tutta la rosa, e il pari dell’eterno Thomas Muller sembra mettere una toppa alla prestazione opaca del Bayern. L’Inter non si scompone, anzi trova paradossalmente la scintilla per piazzare la scossa decisiva: solita costruzione dal basso, sempre mirata a cacciar fuori i difensori bavaresi, Lautaro e Barella muovono velocemente la palla e spianano il campo a Carlos Augusto, lucido nel servire Frattesi che quando attacca l’area sa sempre come punire. In attesa del ritorno di mercoledì prossimo, l’Inter ci tiene a ribadire la crescita e la pulizia che Inzaghi ormai ha impiantato nel dna della squadra. Occhio però a sottovalutare il Bayern, i tedeschi sanno sempre come rimettersi in corsa anche nelle situazioni più improbabili.

Foto: gameofgoals.it
Le altre sfide
Oltre al successo dell’Inter in Baviera, il martedì si impreziosisce con una vittoria maestosa dell’Arsenal di Arteta sui campioni del Real Madrid. Un successo schiacciante, certificato dal 3-0 con cui i Gunners andranno a Madrid a difendere il pass per la semifinale, che in questo momento sembra indirizzato verso Londra. Nelle altre due gare che chiudono i quarti, regalano spettacolo sia Barcellona che Paris Saint Germain. I blaugrana schiantano per 4-0 il Borussia Dortmund a Montjuic, mentre i ragazzi di Luis Enrique, freschi campioni di Francia, vincono e si divertono contro l’Aston Villa. 3-1 al Parco dei Principi sotto i colpi di Doué, Kvaratskhelia e Nuno Mendes, una rete più bella dell’altra; per i Villans a segno il solito Morgan Rogers.
Il protagonista
Più di 300 gare senza riuscire a insaccare un piazzato alle spalle del portiere. La magia della Champions si racchiude anche nell’imprevedibilità con cui certi eventi si verificano. Declan Rice ad oggi si può considerare tranquillamente uno dei centrocampisti più completi al mondo, e la prestazione contro il Real Madrid non verrà di certo dimenticata. L’astuzia e la precisione del centrocampista inglese si racchiudono nella punizione con cui stappa la gara, conclusione molto potente e molto effettata che batte Courtois -non proprio impeccabile. La serata del centrocampista dei Gunners assume quella parvenza di magia quando dopo dieci minuti piazza un’altra punizione alle spalle di Courtois, questa volta all’incrocio dei pali. La foto della sfera che si adagia sotto i legni è una delle immagini più belle e suggestive dell’intera stagione calcistica.

Foto: X Champions League
La conferma
Questo Barcellona adesso comincia a fare seriamente paura. In soccorso a questa teoria arrivano i numeri offensivi della squadra di Flick: 145 gol in 47 partite, una media di più di tre reti per gara. Numeri spaventosi, che mostrano quanto il club catalano abbia trovato un’alchimia in campo che non lascia scampo agli avversari. Il 4-0 casalingo contro il Borussia Dortmund è una prova di forza totale dei blaugrana: la doppietta del solito, meraviglioso, Robert Lewandowski, che quando vede giallo e nero si scatena (il Borussia Dortmund è la sua vittima preferita, 29 gol in 28 partite), e i sigilli dei due esterni più forti d’Europa, Raphinha (12 gol in 11 gare di Champions) e Lamine Yamal, permettono alla banda di Flick di ipotecare la semifinale già nel primo atto dei quarti. Il calcio sa sempre regalare imprese e rimonte leggendarie, ma al cospetto di questo Barcellona non sembra esserci trippa per gatti. La strada verso Monaco di Baviera ha trovato l’auto di punta…

Foto: X FC Barcelona
La delusione
Nonostante il ritorno da giocare -e vivere- al Bernabeù, il Real Madrid esce dall’Emirates con le ossa rotte. Il percorso della squadra di Ancelotti in questa Champions continua a mostrare difficoltà e brutte battute d’arresto. Dinanzi a un Arsenal decisamente più in palla, i Blancos non sono riusciti a far valere i gradi di campioni d’Europa in carica. In vista del ritorno di mercoledì prossimo, se l’irreale dovesse concretizzarsi nuovamente al Santiago Bernabeù, il Real Madrid dovrà ereggere un monumento a Thibaut Courtois. Nonostante l’errore in occasione della prima punizione di Rice, le parate dell’estremo difensore belga sono state preziose per evitare un parziale peggiore. Assenti ingiustificati tutti gli Avengers in avanti, ingabbiati dalla freschezza e dall’intensità messa in campo dalla squadra di Arteta. Mbappé e Vinicius sono chiamati a dare un segnale feroce dinanzi al pubblico che più di ogni altro è riuscito a trasformare l’impossibile in possibile. Job not finished!
Calcio
Una grande Inter resiste e punisce in Baviera. La zampata di Frattesi decide il primo atto

Nell’andata dei quarti di finale, l’Inter si regala una notte da sogno in Baviera. I nerazzurri vincono 2-1 in casa del Bayern Monaco, e si regalano un vantaggio enorme in vista del ritorno di mercoledì prossimo. Decide il gol di Frattesi a ridosso del novantesimo.
Confermate le numerose assenze in casa Bayern. Con l’aggiunta alla lista (che vede nomi illustri come Coman, Upamecano, Davies ecc.) di Musiala, uscito malconcio dopo l’ultima gara di campionato contro l’Augsburg, Kompany schiera Guerreiro nella linea dei trequartisti. Difesa rivisitata con Stanisic e Laimer sulle fasce, Dier e Kim al centro. Inzaghi rinuncia inizialmente a Dimarco, non ancora al meglio, con Carlos Augusto. Per il resto tutti confermati, a cominciare da Lautaro e Thuram in avanti.
Nonostante una prima fase di possesso coraggiosa e propositiva da parte dei nerazzurri, i bavaresi cominciano a conquistare sempre più terreno, grazie al solito pressing aggressivo e intenso. Il palleggio ipnotico e rapido del Bayern cerca di sfondare per vie centrali, per poi finalizzare nella parte destra del campo. La prima occasione della gara nasce proprio lì: Olise riceve palla dal centro, si porta palla sul mancino e sfiora il vantaggio, Sommer sembrava in traiettoria ma la conclusione del francese termina di poco a lato. L’Inter sembra riuscire a far male in transizione, anche perché il Bayern lascia accoppiati i soli centrali sui due attaccanti, ma i nerazzurri -almeno inizialmente- peccano di velocità e pulizia in mezzo al campo. Entrambe le squadre marcano a uomo, e la riaggressione voluta da Kompany permette ai bavaresi di avere sempre un giocatore libero di inserirsi tra le linee, come in occasione del destro di Guerreiro, intercettato in due tempi da Sommer al minuto 20. Olise, in assenza di Musiala, sembra il valore aggiunto del Bayern, e al minuto 25 il francese semina il panico tra i difensori nerazzurri, appoggia per Kane che apre il piatto ma calcia male e scheggia il palo. Brutta conclusione per l’attaccante inglese, che difficilmente sbaglia da quella posizione, ma l’avvio di gara di Olise è da sottolineare, indiavolato. L’occasione più nitida dell’Inter arriva in contropiede, alla mezz’ora Bastoni si stacca dalla linea e porta palla, serve Carlos Augusto in area ma il brasiliano calcia male, conclusione che termina sulla parte esterna della rete. La gara si sblocca al 37′ con tutta la qualità e l’astuzia del tandem offensivo: sviluppo laterale, guidato da una prima sponda di Lautaro, Carlos Augusto arriva subito al cross verso Thuram, il francese apparecchia di tacco per l’arrivo di Lautaro, conclusione di esterno e vantaggio Inter. Grandissima azione della squadra di Inzaghi, conclusa in maniera splendida dalla sponda di tacco, da fuoriclasse, di Thuram e dal bellissimo esterno di Lautaro Martinez. Dalla mezz’ora l’Inter è venuta fuori sempre di più, mentre il Bayern accusa il colpo del gol subito, non riuscendo ad avvicinarsi alla porta di Sommer negli ultimi minuti della prima frazione.
Nessuna sostituzione all’intervallo, nonostante alcuni problemi accusati da Acerbi nella parte finale del primo tempo. Copione invariato al rientro dagli spogliatoi, il Bayern continua a controllare il gioco ma l’Inter ha gli strumenti giusti per essere sempre pericolosa in ripartenza. Al 55′ Lautaro riceve l’ennesima palla preziosa di Thuram, arriva in corsa e calcia forte, bravo Urbig a schermare il primo palo al capitano nerazzurro. All’ora di gioco l’Inter comincia a soffrire la spinta dei bavaresi, anche se l’unico brivido arriva da una conclusione al volo di Guerreiro alta di poco sopra la traversa. I cambi dei due allenatori rispecchiano i momenti opposti delle due squadre: Inzaghi inserisce Frattesi al posto Mikitharyan e Bisseck al posto di uno stremato Darmian; Kompany ne cambia addirittura tre (Boey, Gnabry e Muller al posto di Guerreiro, Sané e Kim). L’offensiva dei bavaresi è totale nell’ultimo quarto di gara, l’Inter non riesce più a uscire e perciò comincia a blindare la porta di Sommer. All’81’ Muller riceve un passaggio in area, calcia a botta sicura ma trova l’opposizione miracolosa di Bastoni. L’ingresso del numero 25 tedesco è un fattore per sparigliare le carte in casa Inter. L’eterno Thomas Muller è il protagonista del pareggio dei bavaresi: all’85′ cross di Kimmich sul secondo palo, la difesa rimane statica e concede prima il cross a Laimer e poi la zampata decisiva a Muller. Nonostante l’intera ripresa giocata a difesa della porta di Sommer, nella fatica l’Inter trova la giocata per riportarsi subito avanti. Due minuti dopo il pareggio di Muller, i nerazzurri fraseggiano bene in mezzo al campo, trovano scopertissimi i difensori del Bayern e li bucano con tre semplici tocchi: Barella per Lautaro, Martinez per lo scatto bruciante di Carlos Augusto e passante centrale del brasiliano per il solito inserimento di Frattesi. Altro grandissimo fraseggio della squadra di Inzaghi, che con pochi semplici tocchi è riuscita a risalire il campo e trovare il pallone del vantaggio, che in vista del ritorno ha un peso gigantesco. Nonostante l’ultima offensiva dei bavaresi, la difesa nerazzurra tiene e porta a casa una vittoria prestigiosa e preziosa.
Non bastava essere belli, ma soprattutto cinici. L’Inter all’Allianz Arena ha saputo resistere alle offensive della squadra di Kompany, che ha mostrato indubbiamente un momento di confusione dettato dalle tante assenze, ma che nel complesso non è riuscita a trovare le misure alle solite transizioni armoniche e precise della squadra di Inzaghi. I due graffi di Lautaro e Frattesi partono da ben lontano, da quella lucidità dei giocatori dell’Inter hanno nel non buttare il pallone e dalla brillantezza con cui i nerazzurri sono riusciti ad eludere il pressing a uomo del Bayern. In vista del ritorno di mercoledì prossimo, il successo in Baviera regala ai nerazzurri due risultati e la consapevolezza di quanto il gioco espresso possa mettere in difficoltà qualsiasi squadra. Appuntamento a mercoledì per il secondo atto, San Siro non farà mancare la sua spinta, ma adesso serve un’altra prestazione da grande Inter.
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