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Calcio

Il Supercommento della 19ª di Serie A

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Il Supercommento della 19ª giornata, il turno che chiude il girone d’andata. Con la vittoria del Milan in Supercoppa, in attesa dei recuperi dei tre match che vedranno protagoniste Inter, Juve, Milan e Atalanta, ecco il commento delle altre gare di Serie A (i tre match citati verranno aggiunti, insieme alla top11, al termine delle suddette gare).

 

Venezia – Empoli (A cura di Simone Scafidi)

Nella prima partita di Serie A del 2025, al Penzo Venezia ed Empoli si annullano, portandosi a casa un punto a testa che non fa comodo a nessuno e lascia più di qualche rimpianto. La partita si stappa immediatamente, con l’errore gravissimo di Davis Vasquez, che nel rinviare rilancia la palla su Pohjanpalo, facendola finire in porta e siglando così il gol dell’1-0. L’Empoli prova subito a farsi vedere con un tiro a giro di Anjori che, al 13’, viene bloccato dalle braccia sicure di Stankovic. Appena superata la metà del primo tempo, Esposito prova a calciare di controbalzo da fuori area, sbattendo, anche in questo caso, sul portiere serbo di Di Francesco. Pochi istanti dopo il pareggio dell’Empoli arriva con le due stelle del suo attacco: Colombo confeziona un assist abbastanza complicato per Esposito, eludendo praticamente l’intera difesa del Venezia e il numero 99, da solo contro Stankovic, non può sbagliare. Neanche un minuto e Stankovic si trova a dover salvare nuovamente il Venezia, sulla conclusione dalla distanza di Maleh, successivamente deviata. Nel secondo tempo la storia non cambia, al 66’ Colombo trova ancora la grande risposta di Stankovic, che scampa il pericolo. La partita si conclude così con il risultato di 1-1, che lascia l’amaro in bocca a entrambe le squadre, ma soprattutto all’Empoli, che si è ritrovato contro un supereroe senza mantello e con i guanti.

Fiorentina – Napoli (A cura di Simone Scafidi)

Il Napoli continua la sua cavalcata trionfale e sbaraglia la Fiorentina in casa sua, riprendendosi momentaneamente il primo posto in classifica, in attesa delle partite di Inter e Atalanta. Al 15’ è già 1-0, con lo scambio tra Olivera e Lukaku che si conclude con il gol del laterale uruguaiano, immediatamente annullato per fuorigioco. Quattordici minuti più tardi, David Neres trova un corridoio centrale superando il centrocampo viola e arrivando quasi sul fondo, dal quale calcia e (stavolta sí) trova il gol delll’1-0. I viola la pareggiano praticamente subito con la girata vincente di Kean in area di rigore, che viene però annullato per un tocco di mano irregolare dell’attaccante italiano. Nel secondo tempo Anguissa si prende la scena: corre, lotta, combatte come un guerriero in mezzo al campo e al 52’ ruba palla alla difesa della Fiorentina, entrando in rea e facendosi buttare giù dal neo acquisto Matias Moreno, è calcio di rigore per il Napoli. Sul dischetto si presenta Romelu Lukaku, che spiazza De Gea e raddoppia il parziale. Nell’azione immediatamente successiva, la Fiorentina prova a trovare la motivazione per reagire, ma sulla doppia conclusione di Mandragora e Beltran, i Viola sbattono su uno straordinario Meret, che impedisce il gol del 2-1. Al 67’ un’altra, straordinaria discesa di Anguissa porta al gol del 3-0. Dopo il cross rasoterra del centrocampista camerunense, respinto male da Comuzzo, arriva ad arretrare McTominay, che sigla il definitivo 3-0.

Hellas Verona – Udinese (A cura di Simone Scafidi)

Domina la monotonia al Bentegodi: Verona e Udinese aprono il 2025 lasciando le reti bianche e incassando un punto a testa. Tra le due compagini, a partire forte sono gli Scaligeri, con la conclusione di Serdar al 3’ respinta da Sava. Al 40’ l’Udinese, dopo una fase di studio e stallo totale, riesce a farsi vedere per la prima volta dalle parti di Montipò, con la punizione di Thauvin mandata in calcio d’angolo proprio dal portiere italiano. Come nel primo tempo, all’inizio del secondo parte a razzo il Verona, con il cross di Tchachoua per Tengstedt, che con la punta non riesce a battere Sava, che blocca in maniera sicura. Al 50’, ancora Montipò si immola e salva il Verona, sul tiro al volo ravvicinato e insidioso di Lovric, respinto in maniera brillante. Da questo momento in poi, l’Udinese prende coraggio e soprattutto con Lucca si rende pericolosa, trovando però sempre, prontamente la risposta di Montipò, corrisposta dall’altra parte da un’altra ottima parata di Sava, che manda in calcio d’angolo la punizione battuta da Suslov. Al 71’ il Verona rimane in dieci uomini, per l’espulsione di Serdar, che si procura il secondo giallo della sua partita. Il culmine della prestazione sensazionale di Montipò arriva all’86’, con un intervento fenomenale sul tiro di Atta, mandato sulla traversa, immediatamente seguito da un altrettanto fenomenale tuffo sulla conclusione di Ekkelenkamp, respinta agilmente. Come l’Empoli, anche il Verona deve ringraziare il suo estremo difensore, che dopo tantissime critiche si è preso la squadra sulle spalle e l’ha fatta uscire dal campo con un punto che può rivelarsi fondamentale.

 

Monza – Cagliari (A cura di Marco Rizzuto)

Piove sul bagnato per il Monza, Zortea e Piccoli regalano i tre punti al Cagliari. Dal primo minuto vediamo animi abbastanza accesi, con Felici che sfiora un clamoroso gol sui risvolti di un calcio d’angolo che la traversa ha negato, salvando i padroni di casa. La risposta dei brianzoli non tarda ad arrivare ed al 6′ viene concesso un calcio di rigore a favore dei padroni di casa per il tocco con la mano di Makoumbou sul tiro in porta di Ciurria, che ha ritrovato spazio negli schemi di Bocchetti. Dal dischetto Caprari incrocia sull’angolo basso, Scuffet intuisce ma non basta, Monza avanti. Il match prosegue e il Cagliari ritorna pericoloso fin quando, Felici scarica palla al limite per Zortea che apre il sinistro siglando un gol bellissimo, conclusione imparabile per Turati. La rete del pareggio galvanizza il Cagliari che, rinchiude il Monza nella propria metà campo dominando nel possesso del pallone (64%). La prima frazione, molto accesa e divertente, termina per 1-1. La ripresa offre una gara giocata a ritmi molto più bassi, entrambe le squadre si studiano e la tattica prende il sopravvento. Al 55′ Bocchetti decide di inserire Djuric e Bianco per Dany Mota e Sensi, ma due minuti dopo i cambi, il Cagliari trova la rete che completa la rimonta: progressione palla al piede di Obert che serve in profondità Piccoli che, è bravo a smarcarsi e a calciare verso la porta battendo Turati, che poteva fare sicuramente di più per evitare il gol. All’ora di gioco il Monza sfiora il pareggio con Pedro Pereira, il portoghese salta secco Mina e si invola a tu per tu con Scuffet, bravissimo a chiudere lo specchio e negare il pari. Pochi minuti più tardi arriva il cartellino rosso diretto per D’ambrosio, che complica ulteriormente la gara per i padroni di casa. Il match sembra essere indirizzato quando Lapadula, entrato ad un quarto d’ora dal termine, si mette in proprio calciando una rasoiata che colpisce il palo interno ma non entra. L’azione successiva, ultima della gara, vede Birindelli mettere in mezzo un tiro-cross smanacciato all’ultimo istante da Scuffet, che permette al Cagliari di uscire vittoriosa dall’U-Power Stadium. Gli uomini di Bocchetti non riescono a cambiare la rotta, perdendo un match salvezza importantissimo che, lancia il Cagliari al diciassettesimo posto, facendo sprofondare il Monza sempre più in fondo.

 

Lecce – Genoa (A cura di Marco Rizzuto)

Al Via del Mare, Lecce e Genoa si dividono la posta in palio senza violare le imbattibilità dei portieri. Al 22′ l’errore di impostazione di De Winter favorisce l’imbucata di Pierret per Krstovic che calcia dal limite colpendo in pieno il palo. La prima frazione vede un dominio continuo dei padroni di casa, con il Genoa che è costretto a difendersi senza mai risultare pericolosa. Al tramonto del primo tempo gli ospiti sfiorano il vantaggio, colpendo clamorosamente due volte la traversa nella stessa azione: Vitinha sfida e salta Gallo sulla fascia, mette un cioccolatino in mezzo per Thorsby che in allungo colpisce il legno, sulla ribattuta Pinamonti trova lo stesso destino del compagno. Alla ripresa Dorgu prova a sfondare centralmente e calcia verso la porta, ma Leali vince il duello deviando in corner. Il secondo tempo regala meno spettacolo del primo. Sul finale Guilbert calcia dalla distanza di poco alto sopra la traversa. Il match termina a reti bianche, nonostante le numerose azioni da gol del Lecce e la clamorosa doppia traversa del Genoa. Entrambi i peggiori attacchi del campionato quest’oggi hanno sparato a salve.

Torino – Parma (A cura di Marco Rizzuto)

Altro pareggio a reti bianche quello di Torino e Parma. Sebbene le occasioni da entrambe le parti, nessuno la spunta. La prima vera occasione del match passa dalla testa di  Adams, vero trascinatore dei granata: Vlasic scodella un pallone morbido in area, l’inglese schiaccia di testa ma Suzuki in qualche modo riesce a deviare in calcio d’angolo. Al 16′ il Torino fallisce una clamorosa occasione da gol: Ricci lancia in verticale Karamoh che salta Suzuki ma perde l’attimo per calciare o servire un compagno, si salva il Parma. Prosegue il momento favorevole del Toro, che schiaccia il Parma nella propria metà campo. Altra palla gol di  Adams che, perde nuovamente il duello contro il portiere giapponese, duello che rende i due, protagonisti del primo tempo. Alla ripresa gli ospiti si fanno vedere in zona gol con Bonny, appena subentrato. Il francese recupera palla a centrocampo sfondando centralmente e arrivando al limite dell’area, poi calcia forte trovando la risposta di Milinkovic-Savic che smanaccia in calcio d’angolo. Con l’ingresso in campo di Bonny i ducali diventano più pericolosi in zona gol, spaventando la difesa granata al 64′: Mihaila chiude il triangolo con Bonny e conclude da fuori area scheggiando il palo. Sul finale Linetty riceve al limite da Adams, calcia verso la porta e Suzuki si invola salvando nuovamente il risultato. Risultato che sta stretto al Torino per le numerose occasioni sprecate nel primo tempo, e l’ultima palla gol salvata dall’estremo difensore avversario. I granata salgono a 21 punti, mentre il Parma aggancia il Verona a 19 lunghezze.

 

Roma – Lazio (A cura di Tommaso Patti)

Il Derby della capitale si tinge di giallorosso. Pellegrini e Saelemaekers regalano i tre punti alla Roma.

 

Atalanta – Juventus (A cura di Dennis Rusignuolo)

La pareggite bianconera continua anche a Bergamo. Una buona Juve viene riacciuffata dalla capocciata di Retegui. Appunti da San siro: Motta riconferma McKennie e Koopmeiners come coppia in avanti, definirla inedita è un eufemismo. L’Atalanta approccia in maniera rabbiosa la gara e pressa ogni riferimento bianconero. Koopmeiners, fischiato e non poco dal Gewiss, è uno degli esempi dell’intensità del pressing bergamasco, infatti sono tanti gli errori dell’olandese in fase di impostazione. Il possesso è stabile tra i piedi dei giocatori dell’Atalanta, con la Juve che tenta di scardinare il blocco nerazzurro con combinazioni rapide e veloci al limite dell’area. La riaggressione voluta da Thiago Motta comincia a dare i suoi frutti intorno al quarto d’ora, quando la Juve alza il baricentro e il pressing. Al 21’ Koopmeiners vince un rimpallo e calcia in diagonale, palla fuori che certifica la prima grande occasione della gara, bloccata ed equilibrata fino a quel momento. Lookman prova a rispondere tre minuti dopo, con una conclusione forte ma centrale su cui Di Gregorio, ben piazzato, non si scompone e risponde. Al 33’ Mckennie impegna Carnesecchi con un destro a giro sul primo palo, attento l’estremo difensore atalantino. Il finale della prima frazione è interamente a tinte bianconere, con la squadra di Motta che si affaccia più volte dalle parti di Carnesecchi. Al 43’ conclusione di Nico Gonzalez dal limite dell’area, palla che termina di poco a lato. Nel recupero Yildiz cerca Koopmeiners in mezzo, la palla rimbalza nell’area senza deviazioni, e il colpo di reni di Carnesecchi nega il vantaggio e chiude il primo tempo sullo 0-0. Pronti, via e subito Yildiz si rende pericoloso, con una conclusione mancina che sembra la replica del gol del vantaggio realizzato nel derby, la deviazione di Kolasinac smorza la potenza del tiro, che termina in corner. È il primo impulso della ripresa, che la Juve cerca di azzannare subito. Due minuti dopo la partita si accende definitivamente: prima il palo colpito da Kalulu di testa, su cui Carnesecchi è miracoloso nel risputare il pallone fuori dalla linea, poi la mischia nell’area piccola su cui la difesa atalantina riesce a liberare verso Pasalic, il croato guida la ripartenza fino al limite dell’area e sfiora il vantaggio con un destro a giro che sfiora l’incrocio dei pali. Serviva un incipit per sciogliere le due squadre, e in contropiede la Juve trova il vantaggio: McKennie controlla benissimo un pallone lanciato da Locatelli, Kalulu segue l’azione e arriva dentro l’area, dove è freddissimo nel battere Carnesecchi con la punta. Gasperini non perde tempo e inserisce Samardzic al posto di Pasalic. La scossa dalla panchina arriva subito e Di Gregorio deve smanacciare sul mancino di Ederson. All’ora di gioco Lookman calcia di prima intenzione verso la porta, dove arriva la zampata salvifica di Koopmeiners sulla linea, a negare il potenziale pareggio al nigeriano. Ederson è il pericolo principale della difesa bianconera con le sue conclusioni da fuori, come quella al 64’ dove calcia forte ma la palla non scende abbastanza. L’inerzia della gara comincia a pendere dalla parte della Dea e Gasp sfodera l’artiglieria pesante: dentro Retegui e Bellanova al posto di Zappacosta e De Ketelaere. La Juve congela il possesso e cerca di frenare l’entusiasmo e la spinta dell’Atalanta, ricorrendo anche ai cambi di Thiago Motta, che richiama Thuram e cerca continuità da Douglas Luiz, autore di una prestazione brillante nel derby contro il Toro. Il pareggio dell’Atalanta arriva al minuto 77: lancio di De Roon verso il secondo palo, Bellanova anticipa Cambiaso in terzo tempo e Retegui insacca di testa, con una torsione da centravanti puro. Torna al gol il centravanti numero 32, interrompendo un digiuno che durava dal 26 dicembre. La Juve cerca di non farsi schiacciare e sfiora subito il nuovo vantaggio, con Locatelli che gira di testa un cross di Cambiaso, ancora una volta Carnesecchi non si fa sorprendere e chiude la porta. Pochi minuti dopo Zaniolo sguscia via a Kalulu, rientra sul mancino e calcia sul primo palo, attento Di Gregorio con i piedi. Nel finale la Juve sfiora il vantaggio in ripartenza, con McKennie che trova un corridoio magico dove servire Yildiz, ma il turco non inquadra lo specchio della porta con il mancino. È l’ultima scintilla di un match divertente, che vede ancora una volta la Juve andare in vantaggio e recuperata nella ripresa. Prestazione lucida dei bianconeri, nonostante le assenze in attacco -che ormai sono un vero e proprio fattore- la squadra di Motta è riuscita a non subire la furia agonistica dell’Atalanta. Gasperini riesce a riacciuffare il pari grazie alla panchina, con Retegui che torna subito a infiammare il Gewiss e ribadire la sua centralità nell’attacco bergamasco. Un periodo di forma poco ottimale per la Dea che adesso necessita di una prova di forza assoluta nello scontro al vertice contro il Napoli. La Juve d’altro canto deve blindare e allungare sulle inseguitrici, e Juventus-Milan della prossima gara diventa cruciale per la classifica della Vecchia Signora.

 

Milan – Como (A cura di Tommaso Patti)

Il Milan vince il recupero della diciannovesima giornata, al Sinigaglia la ribalta l’asse Theo-Leao
Dopo il pareggio contro il Cagliari, il nuovo Milan di Conceição parte a rilento, dopo pochi minuti infatti, Strefezza impegna Maignan con un tiro da lunga distanza. D’altro canto il Milan, risponde al ventesimo minuto l’azione prolungata di Rafael Leão, che scarica il pallone a Reijnders ma, la conclusione dell’olandese, viene respinta due volte da Butez. La gara prosegue in modo equilibrato, con azioni da una parte dall’altra: al mancato goal di Cutrone, risponde l’ottima giocata di Jimenez seguita dalla rovesciata di Reijnders.
Qualche minuto dopo l’errore dei rossoneri, i comaschi passano in vantaggio grazie al neo acquisto Diao, che trova il suo primo gol con il Como grazie all’assist servito dall’altro neo acquisto di Gennaio, Maxence Caqueret.
Ferito dal goal del vantaggio dei padroni di casa, il Milan reagisce subito e trova il pareggio con Theo Hernández, il terzino francese trova la rete del pareggio dopo svariati tentativi di spazzare il pallone da parte della difesa della squadra di Fabregas, gol che vale il record come miglior difensore a livello realizzativo della storia del Milan, superando lo storico capitano Paolo Maldini. Conceição successivamente mette mano alla panchina e fa subentrare Abraham che, qualche minuto dopo, innesca Leão che trova la rete della rimonta superando Butez con un pallonetto. Il Como prova a ristabilire la parità a cinque minuti dalla fine, quando sul tiro-cross di Kempf, Cutrone prova ad anticipare tutti ma Maignan salva il Milan e il risultato con un ottimo intervento. Con questo successo, il Milan trova la prima vittoria in serie A dell’era Conceição.
Per il Como arriva l’ennesima sconfitta, che mantiene gli uomini di Fabregas incollati pericolosamente nella zona bassa della classifica.

 

Inter – Bologna ( A cura di Marco Rizzuto)

L’ultimo recupero della diciannovesima giornata si chiude con il pareggio scoppiettante tra Inter e Bologna. La gara sin dall’avvio mostra ritmi moderati, entrambe le formazioni costruiscono alla ricerca del gol che sbloccherebbe il risultato. Al quarto d’ora Santiago Castro riesce a deviare quanto basta la conclusione al volo di Moro, ingannando la difesa nerazzurra, Sommer compreso, la palla entra in rete siglando il sancendo il vantaggio rossoblù. Il gol subìto incendia l’animo degli uomini di Inzaghi che, ruggiscono ferocemente e pareggiando i conti dopo appena tre minuti: contropiede scaturito dalla velocità di Thuram, il francese raggiunge l’area di rigore lasciando la sfera per la conclusione potente di Dimarco, il pallone deviato da Skorupski finisce tra i piedi di Dumfries che spedisce in rete a porta sguarnita. Dopo l’1-1 i nerazzurri alzano i ritmi sfruttando il momento di sbandamento del Bologna, sfiorando il gol del raddoppio ancora una volta con Dumfries e successivamente con Dimarco. Dopo una decina di minuti in cui i rossoblù subiscono le incursioni dei padroni di casa, anche la squadra di Italiano ritorna in partita, andando vicino al gol dell’1-2 con il colpo di testa di Odgaard su calcio d’angolo, ma Sommer si oppone in tuffo sventando il pericolo. Il primo tempo, tutt’altro che monotono, regala emozioni da entrambi i fronti e, poco prima del fischio finale, l’Inter rimonta con la firma del suo capitano Lautaro Martinez, che insacca il traversone perfetto di Dimarco. La ripresa prosegue senza cambi e segue l’andazzo spedito del primo tempo, il Bologna non ha paura di farsi avanti e l’Inter cerca di ferire nelle ripartenze. Al 64′ il Bologna riacciuffa il pareggio mostrando carattere e determinazione: Orsolini da posizione defilata serve Holm che lascia partire un bolide che si insacca in rete dopo essere la deviazione di Bastoni. Nonostante si sia superata abbondantemente l’ora di gioco, i ritmi rimangono alti rendendo il match avvincente. Nel tramonto del match i nerazzurri cercano di imporsi per trovare la rete, necessaria a decidere le sorti del match, mentre il Bologna cerca di gestire il pallone per limitare i danni. La gara termina con un pareggio rocambolesco, tra rimonte e controrimonte che,

Classe 2001. Studente in Scienze della Comunicazione all'Università degli studi di Palermo. Aspirante telecronista/giornalista sportivo e grande appassionato di calcio e di musica

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Calcio

Europa e Conference, quarti di andata: Lazio freddata, cuore Viola in Slovenia

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Europa e Conference league sono ormai arrivate ai quarti di finale, con le gare di andata che hanno già fornito i loro verdetti. Serata dolceamara per le italiane, mentre negli altri match in giro per l’Europa gol e spettacolo non sono affatto mancati.

EUROPA LEAGUE

L’Italiana

La terra novergese, si sa, e soprattutto per le italiane, è un campo che ormai diventa un fortino molto complicato da sormontare. Ce lo dimostrano, su tutto, i numeri in casa del Bodo, che in Europa, in casa, nelle ultime dieci partite ha collezionato ben nove vittorie. La squadra di Baroni arriva in terra scandinava consapevole di ciò che l’avrebbe aspettata: zero gradi ad aprile, freddo e una squadra che sa mettere in difficoltà anche le compagini più quotate, e il campo lo dimostra sin da subito. La prima metà di gara non tarda a dimostrare quanto detto, il Bodo tiene sempre e costantemente il pallino del gioco in mano, possesso palla, palleggio, dominio assoluto del centrocampo, portano in scena un primo tempo senza interpretazioni che vede la squadra di Baroni totalmente assente sul piano del gioco, per quanto un pò più solida nelle retrovie. Nel secondo tempo, inevitabilmente, la storia cambia, con i biancocelesti che dopo appena un minuto vengono gelati dal gol di Saltnes arrivato a seguito di un’azione costruita magistralmente dai norvegesi, che riescono ad arrivare serenamente a tu per tu con Mandas, insaccando la sfera. La Lazio, dopo il gol, non prova nemmeno a reagire, e paradossalmente si sottomette ancora di più all’assalto giallonero, tentando di difendere il difendibile per provare una possibile rimonta all’Olimpico, ma il Bodo non è della stessa idea e a venti minuti dalla fine, ancora con Saltnes, che con un tocco sotto supera Mandas e trova il raddoppio che annichilisce definitivamente gli uomini di Baroni, autori di un disperato (e vano) tentativo di salvataggio sulla linea. Da qui in poi, il dominio dei padroni di casa è totale, a centrocampo si vedono solo frecce giallonere che trafiggono lo scudo celeste, arrivando, ancora una volta troppo facilmente, a tu per tu con Mandas, autore di una parata fondamentale sul tentativo di Saltnes che avrebbe siglato la tripletta personale. A un minuto dallo scadere la Lazio rischia ancora di subire la terza rete, negata, ancora una volta, e stavolta clamorosamente sulla linea, dal portiere greco. Giovedì prossimo, all’Olimpico, la Lazio sarà chiamata ad attuare una clamorosa e (per quanto visto ieri) insperata rimonta, cercando di approdare alle semifinali, dopo aver chiuso il girone iniziale al primo posto.

Foto: X BeFootball

Le altre sfide

Oltre alla debacle biancoceleste, il giovedì sera ci regala altri tre risultati, tre pareggi che renderanno i quarti di ritorno della prossima settimana ancora più entusiasmanti. Nel nord di Londra, due giorni dopo la maestosa impresa dell’Arsenal contro il Real, il Tottenham non va oltre il pareggio con un ottimo Eintracht Francoforte, che apre le marcature con il gol fulmineo di Ekitike per poi farsi pareggiare da Pedro Porro. Sempre nella terra del re, stavolta il Scozia, i Glasgow Rangers, in dieci per quasi ottanta minuti, riescono ad inchiodare sullo 0-0 l’Athletic Bilbao, “killer” della Roma agli ottavi. Ultimo, ma non per importanza, il match tra Lione e Manchester United, preceduto da diversi battibecchi, in particolare tra Matic e Onana, con il primo che accusa quest’ultimo di essere il portiere più scarso della storia dei Red Devils, probabilmente non sbagliando, dal momento che due gravi errori dell’ex Inter permettono ai francesi prima di andare in vantaggio e poi di pareggiare all’ultimo secondo con i gol di Thiago Almada e di Cherki, compensati, nella compagine inglese, dalle marcature di Yoro e Zirkzee.

Il protagonista

Quattordici anni al Bodo, una doppietta nel gelo della Norvegia che condanna gli avversari, dominio assoluto, leadership nel reparto avanzato della sua squadra e vantaggio di due gol nella gara di ritorno: Saltnes non può che essere il protagonista di questa settimana, con i due gol probabilmente più importanti della sua carriera che potrebbero far sognare in grande il Bodo/Glimt, unica squadra dei quarti di andata ad uscire vincitrice dalla propria gara. Aspettando di vederlo sul campo dell’Olimpico, Saltnes ha mandato un messaggio chiaro a tutta l’Europa, dimostrando che, in corsa per questa competizione, non bisogna dare per spacciato mai nessuno.

Foto: X Play Spor

La conferma

Nessuna conferma, se non l’equilibrio e lo spettacolo che questa competizione riesce a mettere in scena ad ogni giornata. Tre pareggi e un risultato a sorpresa confermano quanto l’Europa League risulti, ogni anno, sempre più equilibrata e a tratti anche meglio della Champions, dove non mancano, ancora ai quarti di finale, risultati altisonanti come il 4-0 del Barcellona e dove sembrano esserci squadre con la strada spianata.

Foto: DAZN

La delusione

Parlare della Lazio sarebbe scontato e anche ripetitivo, per questo non si può non parlare dell’Athletic Bilbao. Dopo aver eliminato la Roma con una prestazione pressoché magistrale, nonostante il vantaggio numerico, i Baschi si trovano nuovamente sopra di un uomo contro i Rangers per quasi tutta la partita, non riuscendo però ad incidere e ad insaccare nemmeno un gol. Le statistiche parlano chiaro: 71% di possesso palla ma solo tre tiri in porta, decisamente troppo poco per una squadra che, sul piano offensivo, ha uno dei migliori reparti della competizione. Al ritorno, seppur in casa, la squadra di Valverde dovrà fare in modo che questa mancata e necessaria vittoria non gli costi caro.

Foto: X Athletic Bilbao

CONFERENCE LEAGUE

L’Italiana

Una partita semplice, quantomeno sulla carta, nel secondo tempo mette alle strette la Fiorentina, che con cuore, grinta, e un super De Gea, si porta a casa il quarto di finale di andata contro un Celje ostico spinto da un pubblico di casa tutt’altro che sereno. Il primo tempo arride alla viola, che sembra tenere in mano il pallino del gioco, eccezion fatta per i primi minuti di partita in cui i padroni di casa, spinti dall’entusiasmo del pubblico casalingo, riecsono a rendersi pericolosi in un paio di occasioni che culminano sull’esterno della rete. La costruzione della squadra di Palladino, favorita a centrocampo dall’immensa qualità di Adli, Cataldi e Mandragora, riesce a dare il via a moltissime occasioni pericolose che impensieriscono la difesa slovena. Nelle retrovie, Ranieri e Matìas Moreno riescono a dare una sicurezza, sia difensiva che nel palleggio, fuori dal comune, compensando le prestazioni tutt’altro che perfette di Comuzzo e Pongracic. Sulle fasce la spinta è poderosa, e poco dopo la metà del primo tempo, Ranieri sigla il gol dell’1-0, saltando due avversari e, con un pò di fortuna e complicità da parte di Ricardo Silva, insaccando il gol dell’1-0, che permette alla viola di portare avanti un primo tempo in gestione totale del gioco, tenendo a bada il potenziale offensivo del Celje. Nel secondo tempo, quantomeno durante le prime battute, la storia non cambia, e il gioco viola la fa da padrone per buona parte della frazione. Verso il sessantesimo, un rilancio di De Gea, prolungato dal tocco di Folorunsho, arriva nei piedi di Mandragora che in mezzo a tre avversari viene steso con un pestone da Karnicnik, capitano avversario, il cui gesto viene sanzionato con un calcio di rigore in seguito alla consueta on-field review. Sul dischetto si presenta proprio Mandragora, che corona una prestazione pressoché impeccabile con il gol del 2-0. In questa stagione, come ormai noto, la Fiorentina mostra però un rendimento altalenante, che si rende manifesto proprio nei risultati in trasferta in Conference, in cui è arrivata una sola vittoria, contro il San Gallo. Appreso ciò, non stupisce che il Celje, per la mezz’ora finale, si svegli e domini il piano del gioco, trovando anche il gol del 2-1 su situazione di penalty, causato da Pongracic che entra in maniera abbastanza dura su Matko, venendo sanzionato con il fallo e venendo graziato con l’estrazione solo del cartellino giallo, nonostante il giocatore avversario stesse colpendo a botta sicura da solo davanti alla porta spalancata di De Gea. Dal dischetto Delaurier Chaubet non sbaglia e negli ultimi venti minuti il Celje le tenta tutte per pareggiare, sbattendo sempre sul muro alzato da un maestoso De Gea, che mette il sigillo al match con una parata formidabile all’ultimo secondo.

Foto: X ACF Fiorentina

Le altre sfide 

Il giovedì di Conference non delude le aspettative, portando in campo risultati che ci si poteva aspettare e che vanno a favore delle quattro “big” rimastei in gara. Nell’anticipo del pomeriggio, il Chelsea schianta, fuori casa, il Legia Varsavia grazie alla doppietta di Madueke e al gol del diciannovenne George, assicurandosi la qualificazione già ai quarti di andata con il compito di andare a Stamford Bridge per chiudere definitivamente la pratica. Vince abbastanza agilmente anche il Betis contro la sorpresa Jagiellonia, che si deve arrendere ai colpi di Bakambu e di Jesus Rodriguez e che, in Polonia, combatterà fino alla fine per ribaltare il proprio destino. Infine, vince in esterna anche il Rapid Vienna che batte il Djurgarden di misura grazie all’autogol di Finndeli.

Il protagonista

Quindici minuti per archiviare, probabilmente, la qualificazione in semifinale. Noni Madueke si prende sempre di più il Chelsea, con l’ultimo anno, e in particolare questa stagione, che ha visto alzarsi vertiginosamente il livello delle sue prestazioni, sempre più fondamentali per la squadra di Maresca, anche e soprattutto in Europa. Sulle ali dell’entusiasmo e dei suoi giovani, il Chelsea si sta facendo strada, trovando nell’esterno inglese uno dei suoi maggiori interpreti, con le conferme che arrivano partita dopo partita.

Foto: X Chelsea Photos

La conferma

Il 2025 è a tinte biancoverdi: il Betis, con l’arrivo dell’anno nuovo, sembra aver cambiato mentalità. In campionato è probabilmente la squadra più in forma del momento, e le grandi prestazioni arrivano anche in Conference. Due gol, una vittoria pulita e nessuna rete subita, i numeri della serata di ieri degli spagnoli sono l’emblema del meraviglioso periodo della squadra. C’è chi ironizza (oppure chi è serio) e dice che l’arrivo di Antony abbia svoltato la squadra, ma in realtà, oltre ciò, dietro i risultati della compagine biancoverde c’è il meraviglioso lavoro di Manuel Pellegrini, che sta mettendo su un Betis formato europeo, che mai si era visto prima e che si candida seriamente alla vittoria finale dopo la vittoria sullo Jagiellonia, sorpresa di quest’anno.

Foto: X Real Betis

La delusione

Poco minutaggio in campionato, gioca in Europa e combina distastri, così come in quei pochi minuti che gli vengono concessi in Serie A. Marin Pongracic è arrivato a Firenze con il compito di diventare il leader della difesa viola, ma quando c’è lui in campo la squadra di Palladino sembra non avere punti di rfierimento lì dietro. Nonostante la vittoria dei suoi, la prestazione del centrale croato è tutt’altro che da incorniciare. Il Celjie torna in partita grazie ad un rigore causato da lui, che viene graziato dall’arbitro non venendo espulso. Dopo la prestazione di ieri, c’è da capire se Palladino intende dargli ancora fiducia o preferirà correre ai ripari puntando ad una soluzione più solida.

Foto: X ACF Fiorentina

 

 

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Calcio

Champions League, quarti di andata: Barcellona a valanga, spettacolo all’Emirates

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I primi atti dei quarti di finale sono tutti in archivio. Tra calcoli cervellotici per il ranking e un mix di sorprese, abbinata alla solita parata di stelle, la Champions continua a non perdere quel fascino e quello smalto delle serate di grande, grandissimo, calcio.

L’Italiana

Va all’Inter il primo atto dei quarti di finale. In casa del Bayern Monaco la squadra di Inzaghi gioca una partita strepitosa sotto tutti i punti di vista e torna da Monaco di Baviera con la consapevolezza di poter mettere in difficoltà chiunque. Precisi, lucidi, compatti fino all’osso e terribilmente cinici ed estetici. Al cospetto del più quotato Bayern (nonostante le assenze) la squadra di Inzaghi ha saputo sfruttare al meglio le occasioni capitate tra i piedi dei nerazzurri. Con un pizzico di fortuna, che grazia la retroguardia interista dalla conclusione pessima di Kane, che in quella posizione difficilmente sbaglia, l’Inter mette in campo quei movimenti codificati che mandano in tilt qualsiasi squadra. Alla vigilia il rebus principale era legato alla gestione spasmodica del pallone, e il prato dell’Allianz non ha tradito le attese: tanto possesso dei bavaresi, ma transizioni rapide e pungenti dei nerazzurri. La difesa del Bayern, completamente rivisitata dai tanti infortuni, non è riuscita a prevalere nel duello individuale contro i riferimenti nerazzurri, sempre molto bravi a divincolarsi dalla pressione e scombinare qualsiasi castello difensivo. Il vantaggio di Lautaro Martinez è un manifesto dell’ideologia di Simone Inzaghi: un possesso ragionato, ma molto preciso e rapido, che parte da sinistra e poi si conclude al centro dell’area con il solito gioco delle coppie. Il lavoro sporco, si fa per dire, dell’assistente per la finalizzazione del capitano; l’incredibile sponda di tacco di Thuram per l’arrivo di Lautaro Martinez, lucidissimo nel freddare Urbig con l’esterno del piede destro. Nel secondo tempo il Bayern alza il pressing, cementa la linea di centrocampo con un Goretzka sempre più presente in mezzo al campo, mentre l’Inter comincia a tirare il fiato. Kompany riacciuffa il pari grazie alla fame e alla grinta del più bavarese di tutta la rosa, e il pari dell’eterno Thomas Muller sembra mettere una toppa alla prestazione opaca del Bayern. L’Inter non si scompone, anzi trova paradossalmente la scintilla per piazzare la scossa decisiva: solita costruzione dal basso, sempre mirata a cacciar fuori i difensori bavaresi, Lautaro e Barella muovono velocemente la palla e spianano il campo a Carlos Augusto, lucido nel servire Frattesi che quando attacca l’area sa sempre come punire. In attesa del ritorno di mercoledì prossimo, l’Inter ci tiene a ribadire la crescita e la pulizia che Inzaghi ormai ha impiantato nel dna della squadra. Occhio però a sottovalutare il Bayern, i tedeschi sanno sempre come rimettersi in corsa anche nelle situazioni più improbabili.

Foto: gameofgoals.it

Le altre sfide

Oltre al successo dell’Inter in Baviera, il martedì si impreziosisce con una vittoria maestosa dell’Arsenal di Arteta sui campioni del Real Madrid. Un successo schiacciante, certificato dal 3-0 con cui i Gunners andranno a Madrid a difendere il pass per la semifinale, che in questo momento sembra indirizzato verso Londra. Nelle altre due gare che chiudono i quarti, regalano spettacolo sia Barcellona che Paris Saint Germain. I blaugrana schiantano per 4-0  il Borussia Dortmund a Montjuic, mentre i ragazzi di Luis Enrique, freschi campioni di Francia, vincono e si divertono contro l’Aston Villa. 3-1 al Parco dei Principi sotto i colpi di Doué, Kvaratskhelia e Nuno Mendes, una rete più bella dell’altra; per i Villans a segno il solito Morgan Rogers.

Il protagonista

Più di 300 gare senza riuscire a insaccare un piazzato alle spalle del portiere. La magia della Champions si racchiude anche nell’imprevedibilità con cui certi eventi si verificano. Declan Rice ad oggi si può considerare tranquillamente uno dei centrocampisti più completi al mondo, e la prestazione contro il Real Madrid non verrà di certo dimenticata. L’astuzia e la precisione del centrocampista inglese si racchiudono nella punizione con cui stappa la gara, conclusione molto potente e molto effettata che batte Courtois -non proprio impeccabile. La serata del centrocampista dei Gunners assume quella parvenza di magia quando dopo dieci minuti piazza un’altra punizione alle spalle di Courtois, questa volta all’incrocio dei pali. La foto della sfera che si adagia sotto i legni è una delle immagini più belle e suggestive dell’intera stagione calcistica.

Foto: X Champions League

La conferma

Questo Barcellona adesso comincia a fare seriamente paura. In soccorso a questa teoria arrivano i numeri offensivi della squadra di Flick: 145 gol in 47 partite, una media di più di tre reti per gara. Numeri spaventosi, che mostrano quanto il club catalano abbia trovato un’alchimia in campo che non lascia scampo agli avversari. Il 4-0 casalingo contro il Borussia Dortmund è una prova di forza totale dei blaugrana: la doppietta del solito, meraviglioso, Robert Lewandowski, che quando vede giallo e nero si scatena (il Borussia Dortmund è la sua vittima preferita, 29 gol in 28 partite), e i sigilli dei due esterni più forti d’Europa, Raphinha (12 gol in 11 gare di Champions) e Lamine Yamal, permettono alla banda di Flick di ipotecare la semifinale già nel primo atto dei quarti. Il calcio sa sempre regalare imprese e rimonte leggendarie, ma al cospetto di questo Barcellona non sembra esserci trippa per gatti. La strada verso Monaco di Baviera ha trovato l’auto di punta…

Foto: X FC Barcelona

La delusione

Nonostante il ritorno da giocare -e vivere- al Bernabeù, il Real Madrid esce dall’Emirates con le ossa rotte. Il percorso della squadra di Ancelotti in questa Champions continua a mostrare difficoltà e brutte battute d’arresto. Dinanzi a un Arsenal decisamente più in palla, i Blancos non sono riusciti a far valere i gradi di campioni d’Europa in carica. In vista del ritorno di mercoledì prossimo, se l’irreale dovesse concretizzarsi nuovamente al Santiago Bernabeù, il Real Madrid dovrà ereggere un monumento a Thibaut Courtois. Nonostante l’errore in occasione della prima punizione di Rice, le parate dell’estremo difensore belga sono state preziose per evitare un parziale peggiore. Assenti ingiustificati tutti gli Avengers in avanti, ingabbiati dalla freschezza e dall’intensità messa in campo dalla squadra di Arteta. Mbappé e Vinicius sono chiamati a dare un segnale feroce dinanzi al pubblico che più di ogni altro è riuscito a trasformare l’impossibile in possibile. Job not finished!

 

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Calcio

Una grande Inter resiste e punisce in Baviera. La zampata di Frattesi decide il primo atto

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Nell’andata dei quarti di finale, l’Inter si regala una notte da sogno in Baviera. I nerazzurri vincono 2-1 in casa del Bayern Monaco, e si regalano un vantaggio enorme in vista del ritorno di mercoledì prossimo. Decide il gol di Frattesi a ridosso del novantesimo.

Confermate le numerose assenze in casa Bayern. Con l’aggiunta alla lista (che vede nomi illustri come Coman, Upamecano, Davies ecc.) di Musiala, uscito malconcio dopo l’ultima gara di campionato contro l’Augsburg, Kompany schiera Guerreiro nella linea dei trequartisti. Difesa rivisitata con Stanisic e Laimer sulle fasce, Dier e Kim al centro. Inzaghi rinuncia inizialmente a Dimarco, non ancora al meglio, con Carlos Augusto. Per il resto tutti confermati, a cominciare da Lautaro e Thuram in avanti.

Nonostante una prima fase di possesso coraggiosa e propositiva da parte dei nerazzurri, i bavaresi cominciano a conquistare sempre più terreno, grazie al solito pressing aggressivo e intenso. Il palleggio ipnotico e rapido del Bayern cerca di sfondare per vie centrali, per poi finalizzare nella parte destra del campo. La prima occasione della gara nasce proprio lì: Olise riceve palla dal centro, si porta palla sul mancino e sfiora il vantaggio, Sommer sembrava in traiettoria ma la conclusione del francese termina di poco a lato. L’Inter sembra riuscire a far male in transizione, anche perché il Bayern lascia accoppiati i soli centrali sui due attaccanti, ma i nerazzurri -almeno inizialmente- peccano di velocità e pulizia in mezzo al campo. Entrambe le squadre marcano a uomo, e la riaggressione voluta da Kompany permette ai bavaresi di avere sempre un giocatore libero di inserirsi tra le linee, come in occasione del destro di Guerreiro, intercettato in due tempi da Sommer al minuto 20. Olise, in assenza di Musiala, sembra il valore aggiunto del Bayern, e al minuto 25 il francese semina il panico tra i difensori nerazzurri, appoggia per Kane che apre il piatto ma calcia male e scheggia il palo. Brutta conclusione per l’attaccante inglese, che difficilmente sbaglia da quella posizione, ma l’avvio di gara di Olise è da sottolineare, indiavolato. L’occasione più nitida dell’Inter arriva in contropiede, alla mezz’ora Bastoni si stacca dalla linea e porta palla, serve Carlos Augusto in area ma il brasiliano calcia male, conclusione che termina sulla parte esterna della rete. La gara si sblocca al 37′ con tutta la qualità e l’astuzia del tandem offensivo: sviluppo laterale, guidato da una prima sponda di Lautaro, Carlos Augusto arriva subito al cross verso Thuram, il francese apparecchia di tacco per l’arrivo di Lautaro, conclusione di esterno e vantaggio Inter. Grandissima azione della squadra di Inzaghi, conclusa in maniera splendida dalla sponda di tacco, da fuoriclasse, di Thuram e dal bellissimo esterno di Lautaro Martinez. Dalla mezz’ora l’Inter è venuta fuori sempre di più, mentre il Bayern accusa il colpo del gol subito, non riuscendo ad avvicinarsi alla porta di Sommer negli ultimi minuti della prima frazione.

Nessuna sostituzione all’intervallo, nonostante alcuni problemi accusati da Acerbi nella parte finale del primo tempo. Copione invariato al rientro dagli spogliatoi, il Bayern continua a controllare il gioco ma l’Inter ha gli strumenti giusti per essere sempre pericolosa in ripartenza. Al 55′ Lautaro riceve l’ennesima palla preziosa di Thuram, arriva in corsa e calcia forte, bravo Urbig a schermare il primo palo al capitano nerazzurro. All’ora di gioco l’Inter comincia a soffrire la spinta dei bavaresi, anche se l’unico brivido arriva da una conclusione al volo di Guerreiro alta di poco sopra la traversa. I cambi dei due allenatori rispecchiano i momenti opposti delle due squadre: Inzaghi inserisce Frattesi al posto  Mikitharyan e Bisseck al posto di uno stremato Darmian; Kompany ne cambia addirittura tre (Boey, Gnabry e Muller al posto di Guerreiro, Sané e Kim). L’offensiva dei bavaresi è totale nell’ultimo quarto di gara, l’Inter non riesce più a uscire e perciò comincia a blindare la porta di Sommer. All’81’ Muller riceve un passaggio in area, calcia a botta sicura ma trova l’opposizione miracolosa di Bastoni. L’ingresso del numero 25 tedesco è un fattore per sparigliare le carte in casa Inter. L’eterno Thomas Muller è il protagonista del pareggio dei bavaresi: all’85′ cross di Kimmich sul secondo palo, la difesa rimane statica e concede prima il cross a Laimer e poi la zampata decisiva a Muller. Nonostante l’intera ripresa giocata a difesa della porta di Sommer, nella fatica l’Inter trova la giocata per riportarsi subito avanti. Due minuti dopo il pareggio di Muller, i nerazzurri fraseggiano bene in mezzo al campo, trovano scopertissimi i difensori del Bayern e li bucano con tre semplici tocchi: Barella per Lautaro, Martinez per lo scatto bruciante di Carlos Augusto e passante centrale del brasiliano per il solito inserimento di Frattesi. Altro grandissimo fraseggio della squadra di Inzaghi, che con pochi semplici tocchi è riuscita a risalire il campo e trovare il pallone del vantaggio, che in vista del ritorno ha un peso gigantesco. Nonostante l’ultima offensiva dei bavaresi, la difesa nerazzurra tiene e porta a casa una vittoria prestigiosa e preziosa.

Non bastava essere belli, ma soprattutto cinici. L’Inter all’Allianz Arena ha saputo resistere alle offensive della squadra di Kompany, che ha mostrato indubbiamente un momento di confusione dettato dalle tante assenze, ma che nel complesso non è riuscita a trovare le misure alle solite transizioni armoniche e precise della squadra di Inzaghi. I due graffi di Lautaro e Frattesi partono da ben lontano, da quella lucidità dei giocatori dell’Inter hanno nel non buttare il pallone e dalla brillantezza con cui i nerazzurri sono riusciti ad eludere il pressing a uomo del Bayern. In vista del ritorno di mercoledì prossimo, il successo in Baviera regala ai nerazzurri due risultati e la consapevolezza di quanto il gioco espresso possa mettere in difficoltà qualsiasi squadra. Appuntamento a mercoledì per il secondo atto, San Siro non farà mancare la sua spinta, ma adesso serve un’altra prestazione da grande Inter.

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