Calcio
Giro di Boa, il resoconto del girone d’andata

In attesa del completamento della diciannovesima giornata, con le gare di Inter, Milan, Juventus e Atalanta, l’occhio di DailyZeta si concentra sul girone d’andata. Un excursus sulla prima parte di campionato, con uno schedario dettagliato di tutte le squadre e dei loro protagonisti. All’interno della rubrica verrà presentata ogni squadra insieme al voto, al giocatore migliore, la sorpresa, la delusione e il giocatore da tenere d’occhio in vista del girone di ritorno, che comincerà questa sera.
Atalanta: 9
(A cura di Tommaso Patti)
La consapevolezza dell’Atalanta di essere una big non l’abbiamo scoperta di certo dopo la finale di Dublino, ma da quel momento la squadra di Gasperini ha alzato ancora di più il livello. Era impensabile che la Dea riuscisse ad essere competitiva in tutte le competizioni, e al massimo del rendimento, ma ormai l’Atalanta è più di una semplice favola.
IL MIGLIORE: Marco Carnesecchi
In una squadra che spicca per quantità spropositate di gol e giocate, quest’anno la scena se la sta prendendo anche lui. Meno spettacolare, meno spietato dei suoi compagni in avanti, ma terribilmente costante e decisivo. Tante le sue parate che hanno blindato o costruito vittorie importanti, come quella di Cagliari, e grazie a lui la Dea è diventata anche solida in difesa.
LA SORPRESA: Charles De Ketelaere
Nonostante un reparto offensivo da invidiare e ricco di nomi, CDK è comunque riuscito a ritagliarsi uno spazio importante, divenendo nel tempo un punto fermo del reparto offensivo della dea: con 5 gol e 4 assist, De Keteleare sta portando l’Atalanta in alto, incidendo molto nella meravigliosa favola nerazzurra.
LA DELUSIONE: Matteo Ruggeri
La stagione di Ruggeri è chiaramente inferiore rispetto alla precedente annata. Seppur non negativa al 100%, la poca partecipazione nelle azioni offensive dell’esterno sinistro della dea, sta molto incidendo molto sulle prestazioni della squadra e di un suo possibile futuro in nazionale
DA TENERE D’OCCHIO: Nicolò Zaniolo
Dopo i vari prestiti in Turchia e Inghilterra, Zaniolo è tornato all’Atalanta per riprendersi da un paio di stagioni altalenanti, e finora è riuscito alla grande nel suo intento. Nonostante abbia trovato poco spazio, Nicolò è riuscito a lasciare il segno due volte, segnando il gol che chiude la partita nella trasferta con la sua ex Roma, e trovando la rete decisiva nella trasferta insidiosa contro il Cagliari. Dati i numeri in crescendo, e le importanti partite da disputare nella seconda metà di stagione, Nicolò Zaniolo può essere l’arma in più per quest’Atalanta già ricca di gioielli.
Bologna: 7
In attesa di chiudere il girone d’andata contro l’Inter, il Bologna tira le somme di questa storica stagione. Il ritorno in Champions League idealmente poteva togliere molte energie -e punti- in campionato, ma nelle ultime gare il rendimento della squadra di Italiano è stato ottimo. Sebbene l’esperienza europea si avvia verso un tragico finale, in campionato il Bologna si trova al settimo posto, a pochi punti da quell’Europa che mai come quest’anno sta regalando spettacolo. Tanta curiosità per una delle squadre più frizzanti e imprevedibili del campionato, con Italiano che adesso sembra aver trovato la quadra.
IL MIGLIORE: Santiago Castro
Il ‘Toto’ aveva già ben figurato nel finale della scorsa stagione, ma quest’anno si è preso la scena al centro dell’attacco. Sebbene l’acquisto di Dallinga sia uno dei più dispendiosi della storia recente del club, il centravanti argentino ha conquistato il posto da titolare a suon di gol e prestazioni eccellenti. L’eredità lasciata da Zirkzee era pesante, ma al momento il ‘Toto’ è riuscito a conquistarsi il suo spazio, oltre che l’affetto e il supporto del tifo rossoblù.
LA SORPRESA: Benjamin Dominguez
Schierato a sorpresa nella gara contro il Genoa, l’esterno argentino si era fatto notare per il suo baricentro basso e la sua agilità ed imprevedibilità. Nelle ultime gare Italiano lo ha schierato regolarmente, e Dominguez si è conquistato il posto grazie ad una serie di prestazioni di altissimo livello. La gara dello Stadium contro la Juventus è uno dei manifesti del potenziale e del talento di questo giocatore, che adesso si è ufficialmente presentato al campionato. L’ennesimo capolavoro di Sartori?!
LA DELUSIONE: Stefan Posch
Uno dei punti fermi di Thiago Motta ha perso praticamente il posto. Spesso disattento e molto imprudente, Posch adesso è la riserva di Holm e De Silvestri. Le sirene di mercato lo vedono lontano da Bologna, ma è evidente come l’austriaco sia scivolato in fondo alle gerarchie a causa di un rendimento ben sotto la media che aveva fatto vedere in questi anni.
DA TENERE D’OCCHIO: Jens Odgaard
Il trequartista olandese si sta rivelando come una delle armi in più della trequarti rossoblù. Italiano comincia ad impiegarlo con continuità e la sua abilità nel tiro da fuori sta diventando sempre più pungente. In un Bologna sempre più delineato, se fisicamente riuscirà a essere prestante, può essere il titolare indiscusso della trequarti.
Cagliari: 5.5
(A cura di Marco Rizzuto)
Se il campionato finisse oggi la squadra di Nicola si salverebbe per il rotto della cuffia un’ennesima volta. Tuttavia siamo solamente alla 19ª giornata e questa costante vicinanza con la zona retrocessione non rassicura molto i tifosi che, si aspettavano un campionato più tranquillo e meno rocambolesco dello scorso anno. I rossoblù stanno lottando per mantenere la categoria (come il glorioso pareggio ottenuto contro il Milan in casa), ma la fragilità difensiva è uno dei punti critici da risanare il prima possibile se si vuole raggiungere una salvezza tranquilla.
IL MIGLIORE: Sebastiano Luperto
Nonostante una fase difensiva non perfetta, il Cagliari può contare sull’esperienza e la costanza che Luperto sta mostrando in campo, rappresentando l’anima del ‘casteddu’. Il centrale ex Empoli sta disputando una stagione più che positiva, impeccabile sul piano disciplinare non avendo ancora ricevuto alcuna sanzione, con ben 2 assist a referto che parlano per lui.
LA SORPRESA: Nadir Zortea
Una bellissima sopresa resta quella di Zortea. Il terzino scuola Atalanta ha collezionato 3 reti nel corso del girone d’andata, ricucendosi un posto da titolare inamovibile nell’undici iniziale del mister. L’ultima rete spettacolare vista contro il Monza rappresenta a pieno lo stato di forma del giovane classe 99′
LA DELUSIONE: Zito Luvumbo
Un grande assente di questa squadra è proprio Zito Luvumbo. Il fantasista angolano non è riuscito a sfondare sotto la gestione di Nicola, totalizzando solamente una rete e un assist in ben 16 partite. Tuttavia, per lottare per la salvezza, il tecnico avrà bisogno della sua miglior condizione per fare la differenza nelle partite cruciali.
DA TENERE D’OCCHIO: Mattia Felici
Mattia Felici potrebbe essere la pedina da tenere d’occhio nel girone di ritorno, nelle ultime sei giornate il classe 2001 ha guadagnato un importante minutaggio e potrebbe aver convinto il mister a puntare su di lui per dare maggior imprevedibilità alle manovre rossoblù, approfittando di una condizione non ottimale di Zito Luvumbo questa potrebbe essere la sua occasione.
Como: 6-
(A cura di Simone Scafidi)
Dopo più di vent’anni, i lagunari tornano a giocare un campionato di massima serie, e lo fanno con una proprietà ricchissima che ha condotto un mercato discretamente importante. La squadra di Fabregas, ad oggi, occupa il sedicesimo posto in classifica con 18 punti, risultato di un discreto attacco controbilanciato, però, da una difesa totalmente rivedibile, che fino ad oggi ha concesso ben trenta reti. In avanti la qualità indubbiamente non manca: il gioiello Nico Paz, un ritrovato Cutrone, affiancati da Strefezza, Gabrielloni, Belotti e non solo conferiscono alla fase offensiva comasca un ingente peso specifico, che potrebbe mostrare il suo vero potenziale già a partire da questo girone di ritorno.
IL MIGLIORE: Nico Paz
Tra i grandissimi nomi quali Varane (ormai svincolato), Pepe Reina, Alberto Moreno e Sergi Roberto, a spiccare per qualità e dedizione è indubbiamente lui. Ha fatto innamorare i suoi tifosi, e con il numero 79 sulla maglia ha finora messo a segno 3 gol e 3 assist, prendendosi sulle spalle una squadra a suon di giocate sopraffini e tecnicamente superiori a molti giocatori di squadre anche più blasonate. Semplicemente magico.
LA SORPRESA: Patrick Cutrone
È tornato in Serie A, e lo ha fatto in grande stile. Con i suoi 5 gol è il capocannoniere della squadra e sembra non volersi fermare. Si mette al servizio dei suoi compagni, rappresentando sempre una soluzione valida, che oltre a segnare fa anche assist, finora sono 2 in campionato. Che sia tornato quello di una volta?
LA DELUSIONE: Alberto Moreno
0 gol, 0 assist: questo è il dipinto della stagione del terzino spagnolo. Arrivato come una sicurezza sulla fascia, ad oggi è il peggiore della squadra. In mezzo a molti giovani e giocatori di talento, uno dei giocatori spagnoli più nominati degli ultimi anni sembra essere totalmente in ombra.
DA TENERE D’OCCHIO: Alieu Fadera
Ogni pallone che viaggia sulla fascia sinistra è suo. Alieu Fadera è il nome che non ti aspetteresti di leggere osservando la formazione del Como. Corre, aiuta i compagni e si fa trovare sempre pronto. Il suo rendimento, finora di 1 gol e 2 assist, è in crescita nelle ultime partite, e lui potrebbe essere il vero crack di questa seconda parte di campionato.
Empoli: 8
(A cura di Tommaso Patti)
Seppur con alti e bassi, la stagione dell’Empoli sta procedendo bene. I toscani dopo aver mantenuto l’imbattibilità nelle prime 6 giornate, hanno vissuto un periodo no, successivamente seguito dal K.O. per infortunio di Pellegri, uno dei giocatori principali del progetto di D’Aversa. Militare a metà classifica al giro di boa, e riuscire a togliersi qualche soddisfazione a livello del collettivo, è un grande risultato per una squadra giovane, ma con tantissimi margini di miglioramento
IL MIGLIORE: Sebastiano Esposito
I 7 gol in 15 partite in campionato, certificano quanto bene stia facendo l’ex Inter. Dopo essere stato ricordato da tutti sia al Bari, che alla Sampdoria, come un buon giocatore da avere in prestito e niente più, Sebastiano Esposito si sta conquistando a suon di gol il posto da titolare all’interno di una squadra di Serie A.
LA SORPRESA: Tino Anjorin
Dopo un modesto rendimento nella passata stagione, Tino Anjorin si sta prendendo a suon di prestazioni di livello le chiavi del centrocampo toscano. Seppur senza reti, il centrocampo 2001 inglese ha già realizzato tre assist, tutto ciò se viene unito a molte giocate di livello, lo rendono senza dubbio la sorpresa di questo giro di boa dell’Empoli.
LA DELUSIONE: Jacopo Fazzini
La mancanza di marcature e di assist sta incidendo molto nella gestione di uno dei giovani più promettenti sfornati dall’Empoli.
L’inizio di stagione del centrocampista azzurro è stato molto faticoso infatti, la posizione da centrocampista che gli è stata affidata da D’Aversa, lo vede giocare più lontano rispetto a prima dalle zone in cui ci ha abituato con grandi giocate.
DA TENERE D’OCCHIO: Saba Goglichidze
La stagione del difensore georgiano, seppur cominciata con tre giornate di ‘ritardo’, può ritenersi molto positiva. Dopo l’esordio alla terza giornata contro il Bologna infatti, il difensore classe 2004 è riuscito a mantenerne il posto da titolare, dimostrando solidità difensiva e adattabilità sia in una linea a quattro che a tre.
Fiorentina: 8
Un avvio e un finale poco felici, ma nella fase centrale la Fiorentina ha alzato notevolmente i giri del motore. La cura Palladino ha avuto bisogno di un paio di gare per ingranare, ma quando il tecnico ha cambiato sistema di gioco la Viola è rinata. Otto vittorie consecutive, tra cui successi illustri come la cinquina rifilata alla Roma o la vittoria sul Milan. Un percorso che è alle battute iniziali, ma che già ha proiettato la Fiorentina verso orizzonti più luminosi. Al momento i ragazzi di Palladino si trovano al sesto posto a quota 32 punti, a pari punti con la Juventus. Adesso gli occhi del campionato si concentrano sulla continuità che la Viola può avere per riconquistare l’Europa che conta.
IL MIGLIORE: Moise Kean
Palladino lo insegue da quando era seduto nella panchina del Monza, e l’incontro con il centravanti ha svoltato la stagione di entrambi. Kean è diventato il punto fermo dell’attacco della Fiorentina, il pivot su cui giocare in caso di difficoltà o per sfruttare la sua forza e velocità in campo aperto. Al termine del girone d’andata i sigilli sono già 11, ben oltre le medie che Kean ha avuto nel corso delle sue avventure italiane. Senza dubbio il protagonista di questo primo scorcio di stagione.
LA SORPRESA: David De Gea
Arrivato a sorpresa dopo un anno da svincolato, tante erano i dubbi e le perplessità sul suo conto. Ma un portiere del genere non si può discutere, e De Gea lo ha ribadito partita dopo partita. Grazie ai suoi interventi la Viola è diventata una delle difese più solide e rocciose del campionato; tra i pali non servono ulteriori chiarimenti, bastano i due rigori parati nella vittoria contro il Milan. Rastrillo!
LA DELUSIONE: Cristiano Biraghi
Il capitano già nel precampionato era stato declassato dalla fascia, le cui condizioni atletiche non permettevano uno sviluppo fluido del gioco dinamico di Palladino. L’esperienza nei tre dietro non ha dato i suoi frutti e l’arrivo di Gosens lo ha relegato ai margini della rosa. Le continue discussioni con l’allenatore al momento lo hanno reso un oggetto misterioso, e adesso l’addio sembra sempre più probabile.
DA TENERE D’OCCHIO: Pietro Comuzzo
Schierato a sorpresa al fianco di Ranieri, ormai è un punto fermo della retroguardia Viola. Roccioso, coraggioso, intraprendente, Comuzzo rappresenta il prototipo di difensore centrale moderno, abile nella marcatura a uomo a tutto campo e sempre più affidabile con la palla tra i piedi. La convocazione in nazionale è solo il primo step della crescita del classe 2005, che adesso deve confermare quanto visto in questa prima parte di stagione.
Genoa: 6.5
Dopo aver conquistato largamente la salvezza nella passata stagione, quest’anno Genova ha visto una squadra più in difficoltà. Gilardino sembrava avere la situazione sotto controllo, e la squadra dalla sua parte, ma gli infortuni avevano condizionato il percorso dei rossoblù nel corso della stagione. Nonostante dei chiari segnali di ripresa, la società ha deciso di cambiare guida, con Patrick Vieira che ha sposato la causa genoana e ha portato subito risultati. Il Genoa è una delle squadre più in forma dell’ultimo periodo, solida dietro e cinica davanti. Il tredicesimo posto in classifica è ancora fragile, con la retrocessione molto vicina, ma i 20 punti in classifica sono rassicuranti in vista del ritorno, in cui la squadra recupererà gli infortunati e cercherà di chiudere il discorso salvezza nel minor tempo possibile.
IL MIGLIORE: Andrea Pinamonti
La partenza di Retegui e Gudmundsson ha lasciato un alone di mistero e dubbio sul rendimento dell’attacco rossoblù in questa stagione. Con Vitinha martoriato dagli infortuni, il peso dell’attacco è stato sorretto interamente da Pinamonti, autore di un girone d’andata di altissimo livello. 6 gol in 18 partite, una rete ogni 3 gare in una delle squadre che produce meno a livello offensivo.
LA SORPRESA: Nicola Leali
L’infortunio di Gollini ha regalato una chance per mettersi in mostra al portiere italiano, l’avvento di Vieira gli ha consolidato il posto tra i pali. A suon di prestazioni ben sopra la sufficienza, Leali si è confermato un portiere solido e affidabile. Nella vittoria di Empoli, una delle più importanti dell’intero girone d’andata, il rigore parato a Esposito ha indirizzato la gara, rendendo Leali uno dei titolarissimi di questo Genoa targato Vieira.
LA DELUSIONE: Junior Messias
La partenza di Gudmundsson sembrava il definitivo lasciapassare per diventare il titolare alle spalle di Pinamonti, ma il brasiliano in questo girone d’andata non si è praticamente visto. Una sfilza di infortuni hanno compromesso il suo minutaggio e le sue -poche- prestazioni. L’arrivo di Vieira rischia di relegarlo ulteriormente ai margini della rosa.
DA TENERE D’OCCHIO: Alessandro Zanoli
Risorsa importante con Gilardino, titolare inamovibile con Vieira. Velocissimo, sempre più abile con il pallone tra i piedi e adesso fondamentale nello sviluppo della manovra del Grifone. Zanoli si candida a rimanere uno dei pilastri di questo Genoa, che cercherà di ipotecare il discorso salvezza il prima possibile.
Hellas Verona: 4.5
(A cura di Simone Scafidi)
Dopo il Monza, probabilmente la peggior squadra del campionato. Peggior difesa della Serie A con 42 gol subiti e quindicesimo posto in classifica. L’Hellas, per sua fortuna, è riuscito leggermente a rialzare il morale nelle ultime partite, trovando sette punti nelle ultime quattro, tirandosi così fuori dalla zona retrocessione ma rimanendo comunque in costante pericolo. I sei gol subiti dall’Atalanta, i cinque dall’Inter, i quattro dall’Empoli e non solo rappresentano alla perfezione come il Verona, lì dietro, vada spesso in confusione, facendo molta fatica anche a reagire e incappando così in diverse goleade. Finora, stagione totalmente da dimenticare.
IL MIGLIORE: Casper Tengstedt
Uno dei pochi fasci di luce nel buio pesto dei gialloblu, 6 gol e 1 assist per essere il capocannoniere della squadra di Zanetti. Un giocatore veloce e cinico, che riesce, nei momenti di difficoltà, a risollevare il morale della squadra. Uno dei pochi che lotta sempre in campo e si fa trovare sempre preparato e all’altezza.
LA SORPRESA: Jackson Tchatchoua
Nonostante diverse prestazioni insufficienti, la stagione di TchaTchoua può comunque considerarsi più che sufficiente. Lasciando perdere una fase difensiva come già detto non brillante, dà una grande mano anche alla manovra offensiva, che gli ha permesso finora di raccogliere 2 assist e 1 gol.
LA DELUSIONE: Tomas Suslov
DA TENERE D’OCCHIO: Amin Sarr
Si è fatto vedere solo in queste ultime partite del girone d’andata, ma Amin Sarr ha dimostrato di poter essere il prossimo gioiello del Verona, che di questo tipo di giocatori ne ha sfornati tanti. 3 gol che possono far ben sperare i tifosi del Verona, e che senza dubbio aumenteranno nel girone di ritorno.
Inter: 8.5
(A cura di Tommaso Patti)
Seppur con qualche passo falso e con qualche prestazione sottotono, la stagione dell’Inter può ritenersi ampiamente all’altezza delle aspettative. Il percorso dei campioni d’Italia procede più in sordina rispetto alle avversarie, ma con un potenziale primo posto, con il miglior attacco, e con la seconda miglior difesa, il cammino dell’Inter alla ricerca del bis continua spedito.
IL MIGLIORE: Marcus Thuram
L’acquisizione del francese nei panni di Batman, a differenza della passata stagione, sta dimostrando quanto potenziale abbia un attaccante come Thuram. L’affinità con Lautaro sta dimostrando che, anche quest’anno, l’ex Borussia Mönchengladbach è un punto fermo dell’attacco nerazzurro, divenendone anche il capocannoniere della serie A (alla pari con Retegui), con 12 reti e 3 assist.
LA SORPRESA: Yann Bisseck
La sorpresa di questa metà di stagione nerazzurra è senza dubbio quella di Bisseck. In poco tempo, il difensore tedesco è riuscito perfettamente a rimpiazzare sia come braccetto di destra, sia come centrale difensivo, gli infortunati Pavard e Acerbi. Data la giovane età, le ottime prestazioni nelle palle inattive, e l’immediato ingresso negli ingranaggi di Inzaghi, non sarebbe strano un suo impiego con maggiore continuità anche nella successiva metà di stagione.
LA DELUSIONE: Krjstian Asllani
L’arrivo in nerazzurro stracolmo di pretese ha rallentato parecchio il lancio del talento di Asllani. Nonostante negli anni gli sia stato data tanta fiducia, ripagata con prestazioni sopra la sufficienza, quest’anno il centrocampista albanese non è mai riuscito a distinguere in campo per prestazioni e giocate.
DA TENERE D’OCCHIO: Denzel Dumfries
I due super gol segnati nella semifinale d’andata di Supercoppa italiana hanno lanciato definitivamente Denzel a Dumfries. Per lui sono già tre i gol in quattordici partite disputate in Serie A, ma l’aumento graduale delle proprie performance fa ben sperare in vista del girone di ritorno.
Juventus: 6.5
Il nuovo ciclo di Thiago Motta è forse il caso più controverso e paradossale dell’intero campionato. Fin dalla prima gara contro il Como si è vista una “nuova” Vecchia Signora. L’avvento di Thiago ha dato nuovi impulsi alla squadra, ma gli infortuni hanno invertito il trend dei bianconeri. Dopo la sconfitta in Supercoppa, il campionato della Juve ripartirà dal derby di Torino, ma arrivati al termine del primo atto l’unica statistica che rende meno amaro il percorso è lo zero nella casella relativa alle sconfitte. Una sfilza lunghissima di pareggi, molti in scontri diretti e big match, hanno rallentato la corsa -già molto complicata in partenza- verso lo scudetto, con la Juventus che adesso si trova al quinto posto a quota 32 punti,. Il paradosso bianconero è quello di essere l’unica squadra imbattuta in Serie A, ma molto distante dalla vetta (occupata momentaneamente dal Napoli, a dodici punti di distanza).
IL MIGLIORE: Manuel Locatelli
Già nel precampionato il centrocampista italiano aveva fatto intravedere ottime cose, ma partita dopo partita la sua qualità in regia e la sua intelligenza in fase di non possesso sono diventate chiavi fondamentali per lo scacchiere di Motta. Con la sua costanza di rendimento e leadership silenziosa, Locatelli è diventato il nuovo capitano della Juventus.
LA SORPRESA: Nicolò Savona
Thiago Motta decide di impiegarlo a sorpresa nel match contro il Verona, dopo averlo fatto esordire nella prima giornata, il risultato è una prestazione maiuscola condita anche da un gol. Da quel momento il giovane terzino italiano è diventato sempre più centrale nelle gerarchie e adesso, tra infortuni e un gran rendimento, è a tutti gli effetti il titolare della fascia destra bianconera. Una prima fase di campionato che gli è valsa anche la chiamata della Nazionale di Luciano Spalletti.
LA DELUSIONE: Douglas Luiz
Arrivato in estate, il brasiliano era uno dei fiori all’occhiello del calciomercato bianconero. Poche presenze, alcuni errori decisivi nelle prime gare (come il rigore causato con il Cagliari che ha interrotto la striscia di imbattibilità di Di Gregorio e Perin) e molti problemi fisici. Ad oggi l’investimento fatto sul brasiliano ha deluso le aspettative, e Douglas Luiz ha il compito di conquistarsi un posto nel centrocampo bianconero, a partire da queste prime gare di gennaio.
DA TENERE D’OCCHIO: Nico Gonzalez
Rientrato nel match di campionato contro il Venezia, Nico Gonzalez è tornato a essere una pedina fondamentale per Motta. Duttilità, qualità e sacrificio sono le doti che lo hanno reso imprescindibile nella sua esperienza alla Fiorentina, e su queste basi l’argentino può essere una risorsa importante per l’attacco bianconero, fino a questo momento poco prolifico e scarico.
Lazio: 8-
(A cura di Marco Rizzuto)
Il cammino dei biancocelesti è senza dubbio una delle rivelazioni più brillanti del nostro campionato. L’avvento di Baroni ha risanato l’ambiente distrutto lasciato dalla triade di allenatori della passata stagione. Al giro di boa la Lazio occupa la quarta posizione della classifica a quota 35 punti, ed è in perfetta corsa per la Champions League dietro soltanto a Napoli, Atalanta e Inter. L’unica nota amara del cammino biancoceleste è la difesa, 27 reti sono decisamente troppe per una squadra che punta ai piani alti della classifica (per trovare una difesa altrettanto permeabile bisogna scendere fino all’Udinese, al nono posto).
IL MIGLIORE: Nuno Tavares
L’arma in più in questo girone d’andata è stata senza dubbio Nuno Tavares. La sua presenza in campo è diventata imprescindibile per il gioco del tecnico Baroni, portando dinamismo e gamba sulla fascia sinistra del campo, collezionando 7 assist nelle prime 9 partite disputate.
LA SORPRESA: Nicolò Rovella
Se la Lazio ha reso così bene gran parte del merito va a Nicolò Rovella, metronomo che ha dettato i tempi delle manovre di gioco biancocelesti. Le sue ottime prestazioni non sono passate inosservate, interessando club blasonati come il Manchester City in questo mercato invernale
LA DELUSIONE: Ivan Provedel
Se c’è un giocatore che al momento ha ‘deluso’ le aspettative è stato Ivan Provedel. Nonostante l’alto rendimento mostrato la scorsa stagione, le prestazioni odierne dell’estremo difensore sono complessivamente inferiori agli standard a cui ci ha abituati. Tuttavia, il gran numero di gol subiti non è, e non può, essere solamente colpa sua, ma di un reparto difensivo troppo ballerino.
DA TENERE D’OCCHIO: Fisayo Dele-Bashiru
Dopo le prime dieci giornate da fantasma, Dele-Bashiru ha ritrovato la continuità necessaria che gli ha permesso di diventare il jolly più adatto per agire alle spalle di Castellanos. Il suo strapotere fisico da una grossa mano in fase di copertura e, la sua abilità negli inserimenti è un’arma pericolosissima che potrebbe fare la differenza per i biancocelesti nel girone di ritorno.
Lecce: 5.5
(A cura di Tommaso Patti)
In pieno stile salentino, la stagione del Lecce è quella di una squadra in trincea, che partita dopo partita deve conquistarsi la salvezza. Il percorso di Luca Gotti non aveva rispettato le aspettative della società che ha deciso di cambiare rotta dopo il pareggio con l’Empoli. L’arrivo di Marco Giampaolo ha dato più spregiudicatezza ai salentini, con prestazioni di alto livello e risultati importanti come il pari con la Juventus. Nonostante la boccata d’aria fresca, la posizione del Lecce rimane bollente (17° posto a quota 17 punti).
IL MIGLIORE: Patrick Dorgu
Gli esperimenti apportati da Gotti hanno permesso al giovane danese di sbocciare nel corso di questo girone d’andata. Avanzato nella linea d’attacco, Dorgu è riuscito a risultare sempre più pericoloso e intraprendente, grazie alla sua classe e la sua intelligenza tattica. Sia Gotti che Giampaolo si appoggiano sulla sua fascia, e nonostante qualche scivolone, il danese sta ripagando con giocate di pregevole fattura.
LA SORPRESA: Klaonda Gaspar
L’ennesimo colpaccio di Pantaleo Corvino, perché il difensore angolano, proveniente dal Portogallo e sconosciuto praticamente a tutti, si è ambientato subito nel campionato italiano. Difensore roccioso, bravissimo nel gioco aereo e nella marcatura a uomo. Con Baschirotto aveva trovato un’intesa quasi perfetta, ma nel corso del tempo il Lecce ha cominciato a fare acqua da altre parti. L’infortunio al ginocchio subito contro la Roma ha interrotto anzitempo il suo 2024, ma quando rientrerà sarà sicuramente un pilastro del roster di Giampaolo.
LA DELUSIONE: Remi Oudin
Il numero 10 salentino non è riuscito a conquistarsi un posto da titolare con Gotti, rimanendo sempre più fuori nelle gerarchie. Con l’avvento di Giampaolo le cose non sono cambiate particolarmente e adesso il francese rischia di finire fuori rosa. Una parabola discendente inspiegabile per uno dei giocatori tecnicamente più forniti dell’intera rosa.
DA TENERE D’OCCHIO: Tete Morente
La cura Giampaolo sta rigenerando completamente lo spagnolo, autore di un mese di dicembre in costante crescita. I suoi dribbling stanno sopperendo all’assenza prolungata di Banda, e adesso Tete Morente si candida a rimanere stabilmente nella fascia sinistra per gran parte del girone di ritorno, infortuni permettendo.
Milan: 5
(A cura di Marco Rizzuto)
Il girone d’andata lasciato alla gestione Fonseca non ha dato assolutamente i risultati sperati, costringendo la dirigenza rossonera a cambiare la guida della squadra, virando su Conceicao. L’operato del tecnico ex Roma ha fatto sprofondare il Milan all’ottava posizione, alternando diversi insuccessi pesanti come la sconfitta di Parma o il pareggio di Cagliari. Risultati che hanno pregiudicato ogni speranza alla lotta scudetto e messo in salita la strada per un posto in Champions League.
IL MIGLIORE: Tijani Reijnders
Tra le poche note positive di questa stagione spicca senza dubbio l’exploit di Tijjani Reijnders. Il centrocampista olandese ha trascinato i rossoneri in diversi match (tra cui il derby), con prestazioni di altissimo livello, mostrando qualità, dinamismo ed una personalità da vero trascinatore. Una vera e propria luce in un momento buio per i rossoneri.
LA SORPRESA: Youssouf Fofana
L’ex Monaco tanto voluto dalla dirigenza rossonera, si è reso protagonista di una prima parte di stagione eccezionale, diventando il perno della metà campo rossonera. Un vero tuttofare, decisivo per contrasti vinti e per chiusure difensive, ma non è tutto. Il francese ha dimostrato la sua duttilità anche negli ultimi metri, collezionando 4 assist e 1 gol da mediano. Una vera rivelazione.
LA DELUSIONE: Theo Hernandez
Si è distinto in negativo invece Theo Hernandez. Il terzino francese oltre a non aver convinto per nulla in mezzo al campo, con prestazioni molto al di sotto delle aspettative, ha anche perso il posto da titolare nelle ultime giornate a fronte di Jiménez. Una involuzione a dir poco che tuttavia, sembra essere già un brutto ricordo, alla luce della prestazione positiva in finale di Supercoppa Italiana contro l’Inter, sotto la guida del nuovo tecnico.
DA TENERE D’OCCHIO: Rafael Leão
Come per Theo Hernandez, anche Leao ha avuto un inizio di campionato non troppo roseo, tuttavia la ventata d’aria fresca che ha portato Conceicao al Milan, sembra aver rivitalizzato anche la stella della squadra che, sembra essere pronta ad aggredire questo girone di ritorno nel modo migliore.
Monza: 3
(A cura di Marco Rizzuto)
Il Monza è partito malissimo in questo campionato, trovandosi all’ultimo posto in solitaria a ben 8 punti dalla zona salvezza. L’inizio di stagione è stato disastroso sotto la guida di Nesta, tanto da portare la società a prendere la decisione drastica di esonerarlo. L’arrivo di Bocchetti sulla panchina non ha ancora avuto l’effetto sperato, con il nuovo tecnico che fatica a trovare la giusta quadra per risollevare la squadra. Ora serve un cambio di mentalità e di gioco: il girone di ritorno è già alle porte e servirà un vero e proprio miracolo per invertire la rotta e accendere la lotta salvezza.
IL MIGLIORE: Geōrgios Kyriakopoulos
Una delle poche luci in questa stagione buia per il Monza è sicuramente Kyriakopoulos. Il terzino greco sta brillando come un faro di speranza per la squadra, con 2 reti e 3 assist. Le sue prestazioni in campo sono una delle poche certezze di questa annata difficile, e sembra che sia lui a prendersi la responsabilità di trascinare i compagni. Tuttavia, da solo non può fare miracoli. Il Monza ha bisogno di un contributo corale, con tutta la squadra che deve alzare il livello per supportarlo e invertire la rotta. La determinazione e la qualità di Kyriakopoulos sono importanti, ma senza un collettivo che risponde, sarà difficile uscire dalla crisi.
LA SORPRESA: Warren Bondo
Una piccola nota positiva, seppur in un avvio complicato, arriva da Warren Bondo. Il centrocampista classe 2003 si è distinto per la sua costanza e la sua solidità in mezzo al campo, diventando una pedina fondamentale sia nel gioco di Nesta che in quello di Bocchetti. Tra duelli vinti, recuperi palla e chiusure decisive, Bondo si è fatto notare come uno dei pochi giocatori in grado di garantire equilibrio e intensità. Il giovane centrocampista francese sta diventando una delle poche certezze su cui il Monza può fare affidamento, rappresentando una soluzione importante per cercare di salvare questa stagione.
LA DELUSIONE: Daniel Maldini
La delusione più grande di questa stagione per il Monza porta il nome di Daniel Maldini. Il figlio d’arte era arrivato con grandi aspettative, pronto a dimostrare il suo valore e a consacrarsi nel calcio che conta. Purtroppo, fino ad ora, quelle aspettative sono state ampiamente disattese. Sebbene le sue qualità tecniche non siano mai state messe in discussione, Maldini non riesce a essere incisivo come ci si aspettava, con appena una rete all’attivo. La promessa del suo talento sembra essere ancora inespresso, e se il Monza vuole risollevarsi, è fondamentale che il giovane attaccante trovi finalmente quella continuità e quella concretezza che finora gli sono mancate.
DA TENERE D’OCCHIO: Patrick Ciurria
Un giocatore che potrebbe risultare decisivo nel girone di ritorno è Patrick Ciurria. Dopo una stagione deludente e l’esclusione dalle scelte di Nesta, che lo aveva relegato in panchina, l’emiliano sembrava aver perso completamente spazio nella squadra. Tuttavia, con il cambio di panchina, Bocchetti ha deciso di puntare su di lui, riconoscendo le qualità che Ciurria aveva mostrato qualche stagione fa. Con l’obiettivo di raggiungere la salvezza, il tecnico potrebbe far tornare protagonista il talentuoso esterno, che potrebbe essere un’arma in più per dare il cambio di marcia alla squadra e provare a salvare una stagione fin qui difficile.
Napoli: 9-
(A cura di Simone Scafidi)
Dopo la delusione totale della scorsa stagione, sotto la guida di Conte i partenopei hanno totalmente invertito la rotta e sono tornati a combattere attivamente per lo scudetto. L’arrivo del duo scozzese McTominay-Gilmour a centrocampo, quello di Buongiorno in difesa e l’esperienza aggiunta da Neres e Lukaku in attacco hanno perfezionata l’organico azzurro. Alla perfetta metà del campionato in corso, il Napoli in testa alla classifica, a più tre sull’Atalanta e più quattro sull’Inter. 44 punti raggiunti soprattutto grazie all’ottima fase difensiva, che si dimostra la migliore del campionato con solo 12 gol subito e che bilancia un attacco non troppo prolifico da “soli” 30 gol.
IL MIGLIORE: Scott McTominay
Con lui a centrocampo il Napoli sembra aver ritrovato un perno fondamentale, una colonna portante solida ma prolifica come non si vedeva da queste parti dai tempi di un certo Marek Hamsik. L’uomo che viene “dal Nord del Vallo Adriano” ha decisamente spaccato il nostro campionato, confermandosi un fuoriclasse assoluto.
LA SORPRESA: André-Frank Zambo Anguissa
La scorsa stagione è stata pessima, forse una delle peggiori della sua carriera, ma quest’anno è totalmente rinato. L’ultima partita contro la Fiorentina ne è la dimostrazione: corsa, solidità, sacrificio per la squadra. Elementi da leader in campo, che sembra essere tornato, sia con il corpo che con la mente, a comandare il centrocampo azzurro.
LA DELUSIONE: Kvicha Kvaratskhelia
In mezzo alle stelle di Conte, quella forse più luminosa, almeno fino allo scorso anno, sembra essersi spenta. Il georgiano è diventato prevedibile, viene facilmente fermato e difficilmente riesce a trovare la via della rete. Aria di cessione?
DA TENERE D’OCCHIO: Mathias Olivera
Piano piano, in silenzio, la fascia sinistra sta diventando tutta sua. Difende e attacca con umiltà e decisione, portando in campo un atteggiamento convincente che piace molto a Conte. Forse, dopo molto tempo a Napoli, potrebbe finalmente essere arrivato il suo momento.
Parma: 6-
(A cura di Marco Rizzuto)
Al giro di boa la squadra di Fabio Pecchia si piazza al quattordicesimo posto della classifica, risultato che sembrerebbe più che accettabile per una squadra, soprattutto giovane, proveniente dalla serie sottostante. Tuttavia, sono tanti i punti che il Parma ha perso per strada in questa prima frazione di campionato, alternando vittorie importanti con Milan e Lazio a sconfitte pesanti, come la ‘manita’ subita con la Roma e il crollo casalingo col Verona. Il posizionamento dei crociati è complesso, dati i pochi punti di vantaggio sui bassi fondi della classifica ed essendo la seconda peggior difesa del campionato. Sarà compito del tecnico quindi, tenere alta la concentrazione dei giocatori, evitando possibili cali che potrebbero rivelarsi fatali alla resa dei conti.
IL MIGLIORE: Enrico Delprato
Nonostante la mole di gol subiti dai crociati, le prestazioni del difensore classe 99′ hanno fatto la differenza, rendendolo un pilastro imprescindibile nella formazione di Pecchia. Il vizio del gol è diventata la ciliegina sulla torta delle sue prestazioni.
LA SORPRESA: Ange-Yoann Bonny
Il francese ha dimostrato di poter caricarsi il peso dell’attacco sulle spalle. Al di là dei 4 gol siglati, il francese è diventato una figura chiave per l’attacco, mostrando una grande maturità tecnica e tattica, non soffrendo più di tanto il salto di categoria. Inoltre, il suo dinamismo e lo strapotere fisico di cui dispone lo rendono un brutto cliente per le difese avversarie ed, in un gioco ricco di contropiedi e ripartenze come quello dei ducali, Bonny può essere determinante.
LA DELUSIONE: Mattia Cancellieri
L’acquisto di Cancellieri al termine del calciomercato estivo doveva essere l’arma in più di questo Parma ‘giovane’ alla ricerca della salvezza tranquilla in Serie A. Eppure la sua presenza in campo non è risultata decisiva come sperato, con solamente 2 gol all’attivo in 16 gare disputate. Quella che doveva essere la stagione della consacrazione sembra essere rimandata.
DA TENERE D’OCCHIO: Adrian Bernabé
Dopo l’infortunio che lo ha tenuto ai box dalla 12ª giornata, Bernabè è pronto a tornare e portare il suo contributo unico al centrocampo del Parma. La sua completezza gli permette di essere un giocatore totale, capace di eccellere sia nelle mansioni difensive, con recuperi intelligenti, chiusure decisive e pressing efficace, sia in fase offensiva, dove la sua tecnica fuori dal comune, la sua visione e precisione lo rendono un regista avanzato che potrebbe spostare gli equilibri a favore dei Ducali. Un ritorno tanto atteso e fondamentale.
Roma: 6.5
(A cura di Simone Scafidi)
Mezzo voto in più solo per l’atteggiamento mostrato nelle ultime partite e per la convincente vittoria nel derby contro la Lazio. Dopo un mercato dispendioso e pieno di grandi nomi, le aspettative sono state completamente deluse: una società assente, autrice di moltissime scelte sbagliate ha inevitabilmente condizionato la stagione dei giallorossi, salvati solo da un atto di vero amore. Sotto la guida di Sir Claudio Ranieri, la Roma sta piano piano riuscendo ad uscire la testa dal buio, per provare a tornare nelle posizioni che le competono. Decimo posto in campionato con 23 punti e sia una difesa che un attacco poco efficienti sono i chiari segnali di una condizione tutt’altro che ottimale, con qualche segnale di ripresa.
IL MIGLIORE: Mile Svilar
Probabilmente l’unico giocatore della squadra a mostrare costanza di rendimento, protegge i pali con sicurezza e ottime prestazioni, dimostrando di meritare il posto. Stagione da 8 in pagella
LA SORPRESA: Manu Koné
Non era partito benissimo, ma ci ha messo veramente poco ad entrare nel cuore dei tifosi giallorossi. Anche quando le partite andavano male era uno dei pochi a lottare su ogni pallone e non mollare mai. Può diventare un pilastro di questa Roma.
LA DELUSIONE: Artem Dovbyk
Arrivato con il premio di “Pichichi” della Liga in valigia, l’ucraino finora ha faticato e non poco. Solo 5 gol per lui, a cui doveva essere affidato un intero reparto. Poca freddezza sotto porta e scarso inserimento all’interno dell’organico di gioco sono il dipinto della sua stagione finora.
DA TENERE D’OCCHIO: Niccolò Pisilli
A far sorridere l’Olimpico in questa stagione è un romano e romanista, che ha il cuore unicamente a tinte giallorosse e che sta mostrando grandi capacità in mezzo al campo. Il gol contro il Venezia è solo una piccola (ma grande) dimostrazione della grinta e della passione del classe 2004, che ha una carriera tutta in divenire.
Torino: 6
(A cura di Tommaso Patti)
Cominciare la stagione pareggiando a San siro, battendo l’Atalanta per poi vincere sfide insidiose contro Venezia e Verona, davano il presagio di un ritorno ai vecchi tempi, dove il Torino lottava per l’Europa. L’ottimo lavoro fatto da Vanoli però, è stato frenato da alcuni passi falsi che hanno fatto perdere al Toro punti importanti. Il grave infortunio di Zapata e lo scarso rendimento di alcuni giocatori considerati ormai di alto livello, hanno portato i granata all’undicesimo posto dopo diciannove partite.
IL MIGLIORE: Vanja Milinkovic-Savic
Le prestazioni, gli interventi provvidenziali e i sei clean sheet rendono questo pezzo di stagione la miglior metà di stagione di Milinkovic Savic. Distinguersi come il migliore in una rosa piena di giovani promettenti e grandi attaccanti è davvero il miglior risultato di tanto duro lavoro.
LA SORPRESA: Saul Coco
Il passaggio dal giocare in una difesa a quattro come al Las Palmas, a giocare in una difesa a tre non era facile, ma l’impatto di Saul Coco al Torino ha sottolineato subito buoni numeri. Oltre all’immediato ambientamento in un nuovo modulo e in un campionato differenze, il nuovo gigante granata sta riuscendo a disputare un ottima stagione, condita da due gol che certificano quanto bene sta facendo anche nelle azioni offensive.
LA DELUSIONE: Tonny Sanabria
Il rendimento del centravanti paraguaiano è altamente insoddisfacente. Dopo l’infortunio di Zapata, era chiamato a prendersi sulle spalle l’attacco granta ma, con scarsi risultati, Sanabria ha anche perso il posto da titolare ai danni di Karamoh.
DA TENERE D’OCCHIO: Adrien Tameze
Le performance di Tameze in questa prima parte di stagione non possono essere da giudizio definitivo per uno dei giocatori più duttili della Serie A. Dopo un inizio condito da più bassi che alti, il tuttofare granata è richiamato a invertire la marcia, per ritornare ad essere la marcia in più del Torino.
Udinese: 7+
(A cura di Simone Scafidi)
25 punti che significano nono posto sono l’immagine di un’Udinese molto cinica, che nonostante i diversi gol subito (28), ha saputo ben sfruttare i 23 gol fatti per portare a casi diversi punti fondamentali. Sotto la guida di Runjaic i bianconeri possono seriamente pensare di insidiare le grandi del nostro campionato, soprattutto grazie alla coppia d’attacco formata da Thauvin e Lucca che partita dopo partita sta rendendo sempre di più.
IL MIGLIORE: Lorenzo Lucca
Punta di diamante assoluta dei friulani. Il prototipo dell’attaccante moderno: alto, fisico e dedito al sacrificio per i compagni. 7 gol per lui, che rappresentano alla perfezione come Lorenzo Lucca si stia (ri)prendendo il calcio italiano, mandando anche un chiaro messaggio al CT Luciano Spalletti.
LA SORPRESA: Florian Thauvin
Con una stagione fantastica, costellata da 5 gol e 3 assist, il francese ci teneva a ricordare che nella rosa vincitrice del mondiale 2018 era presente anche lui. Fantasia, estro e tecnica sopraffina, erano ciò che servivano all’Udinese per cercare di combattere per posizioni più alte e per qualche punto in più.
LA DELUSIONE: Isaak Touré
Una prima stagione in Italia finora da dimenticare per il classe 2003. Due espulsioni che dimostrano ancora un po’ di goffaggine e di necessità di adattamento al nostro campionato, per un giocatore che è arrivato con grandi aspettative, finora non rispettate, ma che ha tempo per crescere e migliorarsi.
DA TENERE D’OCCHIO: Jaka Bijol
Si è ripreso la difesa bianconera, dopo una scorsa stagione non ai livelli della precedente. Oltre ad una fase difensiva oculata e rocciosa, Bijol partecipa attivamente anche alla fase di costruzione dell’azione, che gli hanno permesso di mettere a referto anche un gol e due assist.
Venezia: 5.5
All’inizio della stagione il Venezia era già retrocesso, a detta di molti media e non solo, e la situazione dei lagunari è un concentrato di sfortuna abbinata a qualche errore di troppo. Una serie di sfortunati eventi, una nuvola fantozziana, tutto questo accompagna il povero Eusebio Di Francesco da un paio d’anni, ma nonostante tutto il tecnico romano cerca sempre di reagire con idee e coraggio. Il Venezia si trova al penultimo posto, a quota 14 punti, ma nel corso del girone d’andata ha disputato grandi prestazioni a cui è mancata solo la vittoria. Tanti giovani in rampa di lancio, per una delle squadre più giovani dell’intero campionato (al quinto posto di questa classifica).
IL MIGLIORE: Gaetano Oristanio
In Sardegna aveva fatto intravedere grandi cose nel ruolo di trequarti, spalle alla punta. Venezia gli ha consegnato quella leadership e centralità che gli serviva. Adesso Oristanio è il leader tecnico del Venezia, da lui passano tutte le giocate dei lagunari ed è sempre l’arma in più per cercare di scardinare le difese avversarie, grazie alla sua velocità e ai suoi dribbling. Pochi gol in questo girone d’andata in relazione alle occasioni, ma senza dubbio Oristanio è l’ancora su cui poggia tutto il vaporetto di Di Francesco.
LA SORPRESA: Filip Stankovic
Un finale di anno in costante crescita, per uno dei portieri più promettenti del campionato. Reattivo, solido tra i pali e molto spettacolare per i fotografi e non solo. In tutte le migliori prestazioni del Doge ci sono sempre i suoi guanti e i suoi interventi di mezzo, come le parate prodigiose che hanno cucito la vittoria e l’aggancio -momentaneo- al Cagliari nel corso del girone d’andata.
LA DELUSIONE: Antonio Candela
In B era uno dei pilastri della squadra, sfruttato da Vanoli per la sua velocità e la sua duttilità tattica. Candela sembrava pronto a essere il padrone della fascia destra, ma qualche errore -anche piuttosto importante- e lo slittamento di Zampano sul suo versante, hanno favorito una sua lenta scomparsa. Adesso Candela rischia di dover cambiare aria per evitare di rimanere relegato in panchina durante il girone di ritorno
DA TENERE D’OCCHIO: Hans Nicolussi Caviglia
Tecnicamente è indiscutibile, sempre pulito e freddo con il pallone tra i piedi. In fase di non possesso sta migliorando partita dopo partita, e adesso i suoi numeri sono importanti, considerando il ruolo e la situazione di classifica in cui il Doge sguazza. Nel girone di ritorno Nicolussi Caviglia dovrà mantenere questo rendimento alto per alzare i giri del motore a un Venezia che cerca disperatamente punti per la salvezza.
Calcio
Spalletti saluta con una vittoria, ma l’Italia non gira. 2-0 a Reggio Emilia tra mugugni e difficoltà

L’Italia vince in casa contro la Moldova e cerca di recuperare il gap con la Norvegia. La pesante sconfitta di Oslo lascia i propri strascichi, con Luciano Spalletti che lascia la panchina della nazionale con una vittoria troppo stretta e ostica, sigillata dai due gol di Raspadori e Dimarco.
Le scelte per l’ultima di Spalletti
Dopo la figuraccia di Oslo, Luciano Spalletti è stato sollevato dall’incarico di commissario tecnico. Ha del surreale l’annuncio di tale notizia, comunicata proprio dallo stesso Spalletti in conferenza stampa, seguita dall’annuncio della sua presenza in panchina per questa gara. Per la sua ultima panchina in Azzurro, Spalletti non stravolge la formazione, ma si limita a qualche cambio. Tornano Cambiaso e Dimarco negli esterni, mentre in difesa fa il suo esordio assoluto il capitano della Fiorentina, Luca Ranieri.
ITALIA: Donnarumma, Di Lorenzo, Bastoni, Ranieri, Cambiaso, Frattesi, Ricci, Tonali, Dimarco, Raspadori, Retegui.
Il Mapei Stadium cerca di mascherare questa cornice surreale, e fin dai primi minuti il tifo azzurro è attivo e caloroso. L’Italia cerca di rispondere con una maggiore incisività nel possesso e nel palleggio, anche se tutta la Moldova si muove seguendo un blocco compatto e unito. Al decimo minuto gli ospiti trovano addirittura il vantaggio, ancora una volta l’Italia è troppo leggera nel ripiegamento, le marcature sono leggere, a tal punto che il numero 9 Nicolaescu trova di testa il vantaggio. Il Mapei rimane in assoluto silenzio, ma a rianimare il pubblico ci pensa -per nostra fortuna- il VAR, che annulla la rete per un fuorigioco quasi millimetrico dell’attaccante moldavo. Il primo ruggito verso la porta è un tiraccio di Tonali, il centrocampista del Newcastle cerca il palo lontano, ma trova la parte centrale della Tribuna Sud. Pochi minuti più tardi gli Azzurri sfiorano il vantaggio su calcio piazzato: Retegui viene randellato al suolo da un difensore moldavo, Raspadori disegna un ottimo cross al centro, ed è anche pregevole la girata di testa di Ranieri, sfortunato nell’esito perché il pallone impatta sulla traversa. Vicino al gol all’esordio il capitano della Fiorentina, che continua a confermarsi pericoloso nel gioco aereo. La linea di pressione degli azzurri è alta, ma continua a mancare la giocata tra le linee. Non è una pressione incisiva e precisa, e la Moldova quando riparte fa sempre paura, non tanto per la qualità dei singoli ma per le voragini che la difesa dell’Italia concede. A ridosso della mezz’ora i moldavi protestano per un fallo in area di rigore di Dimarco, ma l’arbitro giudica regolare il recupero, rischiosissimo, dell’esterno dell’Inter. Al 31′ Retegui si trova per la prima volta dentro l’area senza un moldavo attaccato, il centravanti dell’Atalanta riceve un pallone sporcato da Frattesi e cerca la soluzione mancina di prima intenzione, il portiere Avram si tuffa in anticipo e respinge senza troppi problemi. Il ritmo degli Azzurri comincia a crescere, e le occasioni cominciano ad arrivare con più regolarità. Al 36′ Dimarco si getta in area ma il suo diagonale non trova la porta di Avram. Da sinistra si comincia a sfilacciare la difesa moldava, e su quel versante Dimarco arriva al cross sul primo palo, Retegui va in anticipo ma ci va di stinco, palla fuori di poco. Il muro moldavo crolla al minuto 40: Ranieri chiede, e ottiene, il triangolo da Dimarco, mette in mezzo un buon cross respinto di testa da Ionita, in anticipo su Tonali, e sulla respinta Raspadori calcia di prima intenzione, destro potente e preciso sul primo palo, Avram non accenna nemmeno l’intervento e siamo avanti. Il vantaggio rischia di durare meno di un minuto, perché la Moldova arriva al tiro da fuori con Reabcuk, Donnarumma interviene con i pugni ma il primo ad avventarsi è Ionita, vecchia conoscenza della Serie A, il capitano moldavo calcia con il mancino e la palla sibila con il palo e termina fuori. Tanti, troppi, errori dell’Italia in un primo tempo che lascia più ombre che luci, nonostante il vantaggio all’intervallo.
Nella ripresa Spalletti muove subito la panchina: escono Dimarco e Ricci, dentro Orsolini e Barella. L’esterno del Bologna si piazza sulla destra, ed è subito decisivo nell’azione che porta al raddoppio. Al 50′ Orsolini salta il diretto avversario, arriva sul fondo e mette un buon cross rasoterra con il destro, Frattesi mastica la conclusione ma a convertire in rete ci pensa il destro di Cambiaso, tiro centrale su cui Avram non fa una bella figura. È un’altra Italia quella scesa in campo nella ripresa, più pimpante e concentrata rispetto al primo tempo, ricco di errori e rischi. Il gap da colmare con i norvegesi è alto, e segnare quante più reti possibili diventa l’obiettivo prioritario, a tal punto che gli Azzurri sono sbilanciati in avanti, e per fortuna i moldavi non sono pericolosi come nel primo tempo. All’ora di gioco ci prova ancora una volta Tonali, questa volta il suo destro è potente ma centrale, Avram risponde con i pugni. Ai tre cambi della Moldova, Spalletti risponde con la staffetta tra Retegui e Lucca. Per l’ultima volta Spalletti decide di non schierare il doppio centravanti, fondamentale che in alcuni momenti del ciclo azzurro, che si conclude oggi, forse sarebbe stato utile. L’ingresso dell’attaccante dell’Udinese regala centimetri importanti per l’attacco, anche se la scheggia impazzita rimane sulla destra Orsolini, l’unico che concretamente si concede il dribbling e la giocata imprevedibile. Anche gli ultimi due cambi di Spalletti non lasciano trasparire una voglia concreta di attaccare a testa bassa, perché entrano Daniel Maldini e Coppola al posto di Raspadori e Ranieri (uscito malconcio dopo un duro scontro con un giocatore moldavo), ma la musica non cambia: encefalogramma quasi piatto e tanti errori banali in impostazione. All’87’ ci prova Orsolini, favorito da una buona triangolazione degli altri due nuovi entrati, Lucca e Maldini, il tiro dell’esterno del Bologna è sul primo palo e Avram non ha problemi a respingere con i pugni. Nel finale la Moldova attacca a testa bassa, e l’Italia cerca in tutti i modi di subire un gol che gli avversari meritano ampiamente. Donnarumma rischia l’harakiri ma rimedia, e la partita si conclude con i moldavi in assedio della nostra area di rigore, un’immagine emblematica del ciclo di Spalletti che termina dopo sei minuti di recupero.
Alla vigilia Spalletti ha detto di voler salutare con una prestazione di livello, e con una vittoria. La vittoria è arrivata, ma si può essere tutto tranne che soddisfatti di quanto visto a Reggio Emilia. Lenti, macchinosi e ancora una volta terribilmente sbilanciati e sconnessi tra i reparti. La decina di tiri effettuati dalla Moldova fanno riflettere parecchio e per colui che arriverà sulla panchina azzurra (il favorito è Claudio Ranieri) adesso bisognerà ricostruire il muro difensivo che tanto ci ha contraddistinto nella nostra storia. L’attacco necessita di maggiore presenza, perché anche oggi Retegui è stato ingabbiato dai difensori avversari, e chissà che adesso si riparta dal doppio centravanti, che Spalletti ha scelto apertamente di non utilizzare. Si conclude con una vittoria l’esperienza di Luciano Spalletti sulla panchina dell’Italia, che ha sbagliato tanto nel corso della sua esperienza da c.t, ma adesso il calcio italiano attende il suo successore per cercare di colmare il gap con la Norvegia ed evitare lo spauracchio dello spareggio per andare al mondiale. Appuntamento al 5 settembre in casa contro l’Estonia.
Ci sarà un nuovo allenatore, e si spera ci sia una nuova Italia…
Calcio
Tracollo Azzurro in Norvegia, a Oslo termina 3-0. Mondiale subito a rischio?

Disastro Azzurro sotto la pioggia di Oslo. L’Italia cade rovinosamente contro la Norvegia e complica subito il proprio percorso verso il mondiale. Ancora una volta gli Azzurri subiscono tre gol nel primo tempo, e nel secondo tempo non riescono a reagire.
La formazione degli Azzurri è ritoccata in quasi ogni reparto, principalmente in difesa dove mancano quasi tutti i centrali regolarmente utilizzati dal c.t. La scelta di Spalletti è l’esordiente Diego Coppola al centro della retroguardia, affiancato da Di Lorenzo e Bastoni. Sugli esterni giocano Zappacosta e Udogie, mentre in avanti ancora una volta giocano Retegui e Raspadori.
Nei primi minuti l’Italia prova a gestire il possesso del pallone, cercando di sfruttare anche la velocità di circolazione della sfera grazie alla pioggia che si abbatte su Oslo. I norvegesi sono uniti e compatti, e il blocco disegnato da Solbakken non lascia particolari spazi agli Azzurri. Fin dalla vigilia tutta l’attenzione mediatica si è concentrata sul potenziale duello Coppola-Haaland, ma nessuno ha preso in considerazione gli altri due attaccanti della Norvegia. Già, perché fin dal primo scatto in avanti, la sensazione è che sia Nusa da una parte, che Sorloth dall’altra, siano un pericolo di gigantesca dimensione per i difensori italiani. Al primo affondo la Norvegia va in vantaggio: Nusa è un treno sulla fascia sinistra, il classe 2005 si accentra e trova un gran passante alle spalle dei difensori azzurri, Sorloth raccoglie l’invito, si presenta davanti a Donnarumma e lo batte in uscita. Vantaggio per i padroni di casa, e la gara si mette subito in salita. Ed è una strada che diventa sempre più insormontabile, perché gli affondi dell’Italia, principalmente dei lanci lunghi verso Retegui, sono preda facile dei due pilastri difensivi norvegesi, Heggem e Ajer, ed è sui centimetri dei propri giocatori che la Norvegia trova grandi spazi e vantaggi per colpire un’Italia che non sembra particolarmente in giornata. Il più ispirato di tutti è sicuramente Antonio Nusa, e dopo aver regalato un grande assist per il vantaggio, mette anche il suo sigillo a un primo tempo a senso unico. Minuto 34, rinvio di Nyland verso Thorsby che controlla agevolmente la sfera, a causa di una marcatura leggera di Rovella, la palla rimane vicino al giocatore del Genoa e diventa di possesso di Nusa, serpentina tra Rovella e Di Lorenzo e destro potente alle spalle di Donnarumma. Una rete meravigliosa di una gemma assoluta della scuola calcistica norvegese, che sta seminando il panico tra le maglie azzurre. Il primo tempo è unicamente a tinte rosso e blu, i colori della Norvegia, e i ragazzi di Solbakken trovano anche il terzo sigillo di giornata, con la stessa giocata che l’Italia sembra non riuscire a leggere: la palla in verticale tra i due difensori. A due minuti dall’intervallo Tonali perde palla in mezzo al campo, Odgaard porta palla e pesca il taglio di Haaland tra Coppola e Bastoni, il bomber del Manchester City è solo davanti Donnarumma e non ha particolari difficoltà nel superare il capitano azzurro e depositare in rete il pallone del 3-0.
Dagli spogliatoi Spalletti sceglie Frattesi al posto di Rovella, uno dei giocatori più in difficoltà sul piano fisico. Anche Solbakken effettua un cambio, con Berg che sostituisce l’ammonito Thorsby. Nessun cambio di modulo, stesso schieramento con il solo cambio in regia, con Barella che viene arretrato in cabina di regina. Non cambia di una virgola il copione della partita, e questo è un pessimo scenario per l’Italia, che non riesce a sviluppare una manovra offensiva degna di nota. Retegui è sempre isolato tra i giocatori norvegesi, e ogni cross è preda facile dei difensori di Solbakken. Al 65′ i padroni di casa vanno vicini addirittura al poker, con uno schema che parte dalla bandierina e termina dall’arcobaleno a giro di Berge, destro di prima intenzione che colpisce in pieno il palo. Verso il settantesimo arrivano le prime vere mosse dei due allenatori, perché Solbakken sostituisce Heggem con Ostigard, ma Spalletti rinfoltisce -finalmente- l’attacco: vanno fuori Zappacosta e Retegui, e al loro posto entrano Orsolini e Lucca. Appena entrati nell’ultimo quarto di gara l’Ullevaal Stadion si sfrega le mani per riservare la meritata standing ovation ad Antonio Nusa, sostituito da un altro gioiello della nuova scuola norvegese, Oscar Bobb. Applausi scroscianti per l’ala del Lipsia, sicuramente il migliore in campo per la qualità messa in campo e per l’incisività avuta, con un gol e un assist. Gli “olè” del pubblico norvegese al possesso ipnotico, e gli applausi al pressing asfissiante, sono le due diapositive del finale di partita, in cui l’Italia non solo non alza il baricentro, ma rischia di concedere altri corridoi ai padroni di casa, che non hanno assolutamente intenzione di fermarsi. Il primo tiro in porta dell’Italia arriva al secondo minuto di recupero, un colpo di testa di Lucca su cui Nyland non ha problemi, intervento plastico per i fotografi e prima parata della sua gara.
Si mette subito in terribile salita il cammino verso il mondiale
La partita di Oslo si mostrava complicata per una serie di molteplici motivi, ma la prestazione -se così si può definire- attuata dagli Azzurri non è all’altezza di una nazionale che ha l’obiettivo di vincere il raggruppamento e raggiungere l’America. In difficoltà dal primo all’ultimo minuto e sotto ogni punto di vista. Tatticamente i norvegesi hanno avuto l’astuzia di sfruttare una linea alta e sconnessa da parte dell’Italia, e grazie ai guizzi frizzanti di Nusa, Solbakken ha potuto contare su una scheggia impazzita che non poteva non fare male. Altro punto da analizzare è la tenuta fisica delle due nazionali, perché la Norvegia ha viaggiato a ritmi e velocità nettamente superiori, e adesso la tenuta fisico-mentale della nazionale di Spalletti è sotto banco in vista della prossima partita.
Dall’Italia…all’Italia
Contro l’Italia si è chiuso l’ultimo gettone mondiale della Norvegia, e dall’Italia può ripartire la corsa per tornare a quel mondiale che manca dal 1998. Con questo successo la nazionale di Solbakken è in cima al raggruppamento a punteggio pieno. 9 punti per Haaland e compagni, mentre l’Italia comincia il suo cammino con uno 0, e adesso ha l’obbligo di ripartire subito e rimettersi in scia per evitare l’ennesimo disastro mondiale.
Lunedì il match con la Moldavia a Reggio Emilia, con la vittoria che a questo punto diventa un imperativo!
Calcio
Una manita che vale il triplete. il PSG schianta l’Inter e vince la Champions League

Il Paris Saint-Germain vince la prima Champions League della sua storia. A Monaco di Baviera la squadra di Luis Enrique si sbarazza dell’Inter e domina dal primo all’ultimo minuto.
Il racconto della finale di Champions League 2024/2025
Triplete e tabù
Numeri e intrecci con la storia fanno da contraltare a una finale che si preannuncia scoppiettante per gli attori, pronti a prendersi la scena nel palcoscenico più importante di tutti, la finale di Champions League. Inter e Paris Saint-Germain arrivano in Baviera per aggiungere il capitolo finale alla stagione, senza dubbio il più importante. Se da una parte l’Inter deve reagire a un finale di stagione che ha sorriso al Napoli, nella lotta al campionato, il PSG va a caccia del terzo successo in tre competizioni.
Sia Inter e PSG cercano di reagire a una delusione abbastanza recente in finale di Champions, perché entrambe hanno assaporato la vetta ma si erano fermate al gradino più basso, dovendosi arrendere a Manchester City (Istanbul 2023 nel caso dell’Inter) e Bayern Monaco (Lisbona 2020 nel caso dei parigini). L’Inter, inoltre, cerca di sfatare un tabù legato alla città di Monaco di Baviera: in terra bavarese si sono disputate quattro finali -tra Coppa dei Campioni e Champions League- e tutte e quattro hanno visto trionfare una squadra al primo successo nella propria storia (va ricordato lo score del PSG in Champions League, la cui voce “titoli” al momento recita “zero”).
Le scelte
Pochissimi dubbi alla vigilia, nessuna sorpresa al momento della comunicazione delle formazioni: Inzaghi sceglie i suoi uomini migliori, tutti gli artisti che hanno contribuito a questo quadro che cerca l’ultima pennellata. L’unico ballottaggio attivo riguardava il braccetto di destra, al fianco di Acerbi e Bastoni, sciolto da Inzaghi con Pavard. Il francese, uno dei volti con più esperienza e leadership nel roster nerazzurro, scalza Bisseck e parte dal primo minuto. Tra i parigini invece il testa a testa riguardava due delle gemme più preziose sgrezzate da Luis Enrique nell’ultimo anno, Doué e Barcola. Il primo vince il duello con il connazionale e si affianca a Dembélé e Kvaratskhelia.
PSG: Donnarumma, Hakimi, Marquinhos, Pacho, Nuno Mendes, Vitinha, João Neves, Fabian Ruiz, Doué, Dembélé, Kvaratskhelia;
INTER: Sommer, Pavard, Acerbi, Bastoni, Dumfries, Barella, Calhanoglu, Mkhitaryan, Dimarco, Thuram, Lautaro Martinez
Due generazioni a confronto, una per blindare un ciclo sempre più crescente, l’altra per avviarne uno nuovo. Il Paris Saint-Germain vanta la squadra più giovane di tutta la competizione (età media di 24 anni e 262 giorni), mentre l’Inter la squadra più anziana (età media di 30 anni e 19 giorni).
Arbitra il rumeno Kovacs, che negli ultimi anni ha arbitrato due finali che hanno fatto sorridere il calcio italiano (il fischietto rumeno ha diretto la vittoria della Roma in Conference League e l’Atalanta nella notte di Dublino, contro il Leverkusen).
Alle 21.01 il fischietto di Kovacs emette il primo suono, comincia la finale!
||PRIMO TEMPO ||
Curiosa la battuta dei parigini, che lanciano in rimessa laterale il primo pallone della gara. Subito chiaro l’intento della squadra di Luis Enrique, quello di non far sviluppare dal basso l’Inter. Il possesso è in mano ai parigini, soprattutto nelle fasi iniziali della gara. La squadra di Inzaghi cerca di giocare sulle lunghe leve di Dumfries, in netto vantaggio fisico su Nuno Mendes, ma il recupero palla del Paris è molto efficace. Non vi erano dubbi sul coraggio e sulla qualità dei francesi, ciò che risalta comunque all’occhio è l’approccio della gara da parte dei campioni di Francia, padroni assoluti del possesso. Il primo squillo è proprio di Doué, un destro potente e angolato su cui Sommer non ha difficoltà. Il dominio è evidente e il vantaggio arriva al minuto 11. Il gioco si sviluppa prevalentemente a destra, ma al primo affondo a sinistra il Paris sfonda: palla magica di Vitinha alle spalle della difesa, Doué è pronto per calciare verso la porta ma il francese è bravissimo nel servire in mezzo Hakimi, il marocchino ha la porta spalancata e non può fallire il più classico dei gol dell’ex. Vantaggio francese e finale subito in salita per la squadra di Inzaghi. Lo svantaggio appesantisce le gambe dei giocatori dell’Inter, e la corsa interminabile dei parigini non lascia respirare i nerazzurri, che cercano rifugio in Sommer. Le difficoltà dell’Inter sono evidenti, così come emerge l’agonismo e la freschezza dei francesi. Al 20′ arriva il raddoppio: l’azione comincia nell’area francese, con Barella troppo leggero nella protezione di un corner, in cui l’Inter sa sempre rendersi pericolosa; Pacho evita il giro dalla bandierina e il PSG va subito in contropiede: Dembélé chiama a sé la difesa nerazzurra e poi cambia gioco, Doué controlla e spara il destro verso la porta, convertito in rete dalla deviazione di Dimarco che manda fuori giri Sommer. Venti minuti maestosi della squadra di Luis Enrique, ma dall’altra parte l’Inter non sembra essere scesa in campo. Non si registrano occasioni per la squadra di Inzaghi, anche se la pressione del PSG si affievolisce leggermente dopo il doppio vantaggio, e questo favorisce una crescita -timida- dei nerazzurri. I movimenti dei francesi sono di un’armonia e una pulizia a dir poco pregevole, e la lettura difensiva dell’Inter soffre terribilmente questo continuo scambio di posizioni, in ogni zona del campo. Al 37′, dalla bandierina l’Inter si costruisce la prima -vera- occasione della sua gara, con il solito cross preciso di Calhanoglu indirizzato sul secondo palo, lì Thuram prende il tempo su Kvaratskhelia ma il suo colpo di testa termina di poco a lato. È il momento di spinta massima dell’Inter, favorito da una piccola fase di allentamento del Paris, subito richiamato a voce alta da Luis Enrique, che impone lucidità e maggior qualità. All’ultimo pallone del primo tempo Kvaratskhelia impensierisce ancora una volta Sommer. È l’ultimo squillo di un primo tempo a tinte uniche blu e rosse, con il Paris Saint Germain meritatamente in vantaggio. Un dominio schiacciante nel primo tempo, ma occhio a mantenere la partita in bilico, perché l’Inter si può riaccendere da un momento all’altro.
||SECONDO TEMPO ||
Nessun cambio all’intervallo, i riparte dagli stessi ventidue. L’Inter appare subito più coraggiosa e intraprendente, anche se era prevedibile visto il brutto primo tempo. Kvara prova a chiudere subito i conti ma il suo mancino termina in curva. In quel momento l’Inter capisce che per riaccendere la miccia serve maggiore qualità e incisività da destra, e lo sviluppo dell’Inter verte sempre dalla parte di Dumfries, favorito da un maggiore apporto alla manovra da parte di Thuram. Inzaghi è il primo a muovere la panchina con Bisseck e Zalewski al posto di Pavard e Dimarco. Il polacco viene subito ammonito per un fallo in attacco, ma il segnale è quello di alzare l’agonismo e il ritmo. Dopo pochi minuti la panchina dell’Inter viene mobilitata nuovamente perché Bisseck cade male a terra ed è costretto a uscire subito per un problema al flessore. Al suo posto Carlos Augusto, oltre a Darmian per Mkhitaryan. In mezzo alle sostituzioni il PSG mette il lucchetto alla finale: ancora una volta Dembélé domina il gioco a suo piacimento, e attira a sé i difensori dell’Inter, il francese imbuca per Vitinha che porta palla per metà campo, prima di appoggiare verso Doué, destro piazzato sul primo palo e discorso archiviato. Prestazione totale del gioiello francese, che esce qualche minuto dopo, accompagnato dalla standing ovation del suo pubblico e dal cinque di Barcola, pronto a seminare ulteriormente il panico tra le maglie nerazzurre. Inzaghi termina le sostituzioni con Asllani al posto di Calhanoglu, uscito acciaccato per un problema fisico. L’Inter si sgretola con il passare dei minuti, e il nervosismo comincia a prevalere sulla ragione, a tal punto che Kovacs mette mano al taschino più volte. Al 73′ i parigini debordano con Kvaratskhelia: l’azione parte dal basso, e il fraseggio porta fuori la linea di difesa dell’Inter -stranamente alta, il solito Dembélé dipinge calcio a tutto tondo, filtrante per Kvara che arriva fino all’area piccola, il mancino del georgiano buca Sommer sul primo palo. 4-0 PSG, dominio assoluto. L’Inter cerca il gol della bandiera, e in quel momento emerge l’altro top player del roster parigino: Gigio Donnarumma. Il portiere italiano mette i suoi guanti su un destro piazzato di Thuram, e nega il gol della bandiera al francese. Nelle retrovie l’Inter fa sempre più acqua, a tal punto che Barcola semina i difensori come se fossero birilli, ma davanti a Sommer calcia clamorosamente fuori, a due passi dalla porta. Con la gara in cassaforte -già dal decimo minuto in verità- Luis Enrique adopera tre cambi, che ancora una volta danno frutti meravigliosi. A cinque dal termine i parigini muovono palla attorno all’area, Barcola imbuca per il neo-entrato Mayulu che calcia forte e batte Sommer per la quinta volta. CINQUE a zero, un risultato clamoroso.
Un dominio incontrastato, dal primo all’ultimo minuto. Il PSG è stato superiore in tutto, dalla gestione tattica al controllo emotivo della gara. Con la forza delle idee, coordinato da un’insieme di perle preziose, Luis Enrique si conferma ancora una volta una garanzia per questa competizione. Il tecnico spagnolo non ha mai perso una finale in carriera, e il modo con cui il Paris Saint-Germain si è sbarazzato dell’Inter rimarrà negli annali della Champions League. Prima coppa in bacheca per il club francese, che quest’anno chiude la stagione con il triplete, dopo i successi in Ligue 1 e Coupe De France. Dall’altra parte l’Inter esce fracassata dal prato di Monaco di Baviera, per una sconfitta che peserà tantissimo per le modalità e per l’approccio alla partita. Un’Inter irriconoscibile, che però si è dovuto arrendere di fronte alla freschezza e alla qualità incredibile del Paris Saint-Germain. Stagione da zero tituli, per dirla alla Mourinho, per la squadra di Inzaghi, che adesso dovrà sciogliere le riserve sul proprio futuro. Sipario per un’altra grande stagione di calcio europeo, con la nuova edizione della Champions che ha aggiunto all’albo un nuovo vincitore e uno spettacolo sempre più appassionante.
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