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Il Super Commento della 20ª Giornata di Serie A

Il Super Commento, con la Top 11 alla fine, della 20ª giornata di Serie A. Giornata che apre il girone di ritorno senza particolari big match, fatto salvo il Derby della Mole tra Juventus e Torino.
Lazio-Como (A cura di Marco Rizzuto)
La prima giornata del girone di ritorno si apre col pari tra Lazio e Como. Dia apre le danze ma non basta, nella ripresa Cutrone risponde portando a casa un pareggio importante. Inizio da brividi per i biancocelesti, la palla imprecisa della difesa verso Lazzari innesca il contropiede di Fadera che, serve Nico Paz a tu per tu con Provedel, lo spagnolo col tocco sotto non riesce ad inquadrare la porta. Al quarto d’ora il fantasista dei lariani diventa vittima da un intervento scomposto di Gigot, costringendolo al forfait. Dopo una mezz’ora di dominio da parte dei Lariani la Lazio esce gli artigli trovando a sorpresa la rete che sblocca la gara: Guendouzi raccoglie la sfera nella metà campo avversaria e serve Dia che, si libera dalla marcatura di Kempf e buca l’estremo difensore sul secondo palo. Alla ripresa, il doppio giallo di Tchaouna per l’intervento in ritardo su Alberto Moreno, quasi all’ora di gioco, riaccende le speranze per i lariani. Al 67′ Isaksen lanciato a rete, non trova il raddoppio per la parata decisiva di Butez. A venti dalla fine Strefezza raccoglie sulla fascia il passaggio di Van De Brempt, disegnando un traversone insidioso, perfetto per l’incornata di Cutrone che, lasciato completamente libero ha tutto il tempo di colpire di testa e battere Provedel. L’incontro termina senza vincitori nè vinti. Terza partita consecutiva senza vittoria per la Lazio che prosegue a rilento a quota 36 punti mantenendo il quarto posto in classifica. Pareggio accettabile per il Como, quinto risultato utile consecutivo che vale la quindicesima posizione a pari punti con Parma e Verona.
Empoli-Lecce (A cura di Marco Rizzuto)
Il Lecce di Giampaolo esce vittorioso dal match del Castellani, Tete Morente sblocca e Krstovic chiude. Primo tempo dominato dai salentini che, indirizzano dopo appena sei minuti il match salvezza: Pierotti sfonda in area ma non arriva alla conclusione, il pallone arriva nella zona di Tete Morente che col piattone spedisce in rete. Allo scoccare del 10′ Krstovic trova il gol che vale il raddoppio giallorosso con una conclusione di pregevole fattura da una zona defilata dell’area di rigore. La partenza shock dei padroni di casa permette al Lecce di comandare dominare per tutta la prima frazione del match, con i padroni di casa che rimangono miracolosamente in partita grazie alle parate prodigiose di Seghetti. Il secondo tempo mostra un approccio completamente opposto e l’Empoli trova la rete che riapre tutto dopo appena due minuti di gioco: cross sul secondo palo per Gyasi che fa da torre trovando l’assist per l’incornata vincente di Cacace, che suona la carica del tifo casalingo. La ripresa fa da monologo per le iniziative azzurre, ma il Lecce tiene botta e chiude il match allo scoccare del novantesimo, ancora una volta con Krstovic. Il numero nove servito in area da Dorgu, calcia da fermo disegnando una traiettoria imparabile per Seghetti. La cura Giampaolo continua a fare effetto, rendendo il Lecce la quarta squadra per punti fatti da quando il tecnico ex Sampdoria e Milan siede sulla panchina salentina. Questa vittoria vale il tredicesimo posto per il Lecce, che aggancia l’Empoli a 20 punti.
Udinese-Atalanta (A cura di Tommaso Patti)
Reti bianche a Udine, l’Atalanta fa un altro passo falso. il doppio errore di Sanchez regala solo un punto a Runjaić. Dopo l’eliminazione ottenuta contro l’Inter in supercoppa, l’Atalanta non riesce a trovare il successo nemmeno nella trasferta contro l’Udinese, tre punti che adesso mancano dalla vittoria sofferta contro l’Empoli. La prima grande occasione del primo tempo arriva al ventunesimo minuto, quando Ehizibue riesce a servire Thauvin che di prima intenzione calcia da lunga distanza scheggiando il palo. Sugli sviluppi di un calcio d’angolo al 33’, i bianconeri vanno nuovamente vicini al gol del vantaggio. Questa volta a negare la rete dell’1-0 non è un imprecisione dei friulani, ma un miracolo di Carnesecchi sul colpo di testa di Bijol, lasciato totalmente da solo e libero di colpire il pallone di testa in maniera indisturbata. Nonostante i continui richiami di Gasperini, con l’obiettivo di far riprendere la propria squadra dopo un primo tempo passato per lo più a difendere, l’Udinese spreca forse la palla gol piu nitida che gli potesse capitare: sul cross di Kamara, Sanchez raccoglie il pallone e colpisce di testa, tiro che però si infrange sul palo e successivamente sulla traversa dopo la ribattuta dello stesso cileno. A chiudere un primo tempo ricco di colpi di scena, ci pensa nuovamente Carnesecchi che, dopo i due legni presi da Sanchez, effettua un altro miracolo sul colpo di testa di Lovric, respinta che da lì a poco chiude la prima frazione di gioco. Dopo un primo tempo che non ha mai visto attaccare l’Atalanta e creare occasioni, la ripresa conferma il momento poco creativo degli uomini di Gasperini, privi di soluzioni per creare manovre offensive, e troppo ‘leggeri’ nel leggere preventivamente le occasioni offensive dei bianconeri. In tutta la ripresa entrambe le squadre creano poco, sbagliando molto sia dal punto di vista tecnico, che dal punto di vista tattico. Prima del triplice fischio però, al quarto minuto di recupero, l’Atalanta rischia di indirizzare la partita con Lazar Samardžić che, dopo aver stoppato e saltato due avversari, calcia in porta ma trova il riflesso di Sava, che chiude definitivamente la partita. Un punto a testa tra Udinese e Atalanta, che rimangono incollate ai propri obiettivi prefissati
Torino-Juventus (A cura di Dennis Rusignuolo)
Juventus e Torino si annullano nel Derby della Mole, partita più interessante di questa giornata. Alla rete di Yildiz, sempre più protagonista dei bianconeri, risponde Vlasic, che regala un punto al Toro.
Milan-Cagliari (A cura di Dennis Rusignuolo)
La papera di Maignan regala un punto a un grande Cagliari. Cambiano gli allenatori, si ingrossa la bacheca, ma un determinato tipo di problemi resta, resiste e appesantisce una volta di più la classifica. Il Milan parte forte, cercando di portare fin da subito l’inerzia della gara dalla sua parte. Leao, Pulisic e Rejinders sono dappertutto, ma la linea difensiva del Cagliari, unito al massacrante lavoro dei mediani, Adopo e Makoumbou, regge bene l’urto. Viola ha una buona occasione che spreca con un’improbabile acrobazia, mentre Caprile interviene in maniera efficace sulle conclusioni di Rejinders e Pulisic. Con il passare dei minuti i rossoblù prendono qualche metro, e sul finire del tempo confezionano l’azione più pericolosa: Felici si mangia Calabria, arriva al limite e impegna i riflessi di Maignan, che neutralizza da campione il tiro a giro dell’esterno. Nella ripresa Conceicao ordina maggiore concretezza, ed i rossoneri partono ancora più forte rispetto alla prima frazione. Pulisic fa tremare la traversa con un tiro al volo, ma al 51′ la rete arriva: lancio dalla sinistra che pesca Pulisic in piena area. L’americano è bravo ad eludere la marcatura di Obert e conclude verso la rete, ma la sfera si stampa sul palo, complice la deviazione di Caprile. Sulla stessa, però, si catapulta Morata che realizza il più facile dei goal. La strada sembra spianata, ma non è così. Il Cagliari alza il baricentro e trova il pareggio solamente quattro minuti più tardi. Felici recupera palla sulla propria trequarti, si invola sulla sinistra, e giunto al limite dell’area serve Zortea: il tiro dell’esterno non è forte, e Maignan la combina grossa andando in maniera troppo molle sulla sfera che termina la sua corsa nel sacco. Il Milan accusa il colpo, ma riprende ben presto ad assediare la porta rossoblù con Caprile inizia il suo percorso che lo porterà ad essere incoronato MVP della gara. L’estremo difensore si oppone ai vari tentativi di Morata, ancora Pulisic, Musah, mentre Leao fatica ad innescarsi per via della solida opposizione di Zappa. Il tecnico portoghese prova a spostarlo al centro, ma con risultati poco concreti. Viene aumentato il peso specifico in avanti con gli ingressi di Abraham e Jimenez (quest’ultimo per tamponare sull’effervescente Felici ed intensificare la spinta sull’out destro). Nicola alza la barricata sostituendo Viola con Deiola, la scelta paga perché il Cagliari non soffre le incursioni centrali dei rossoneri. Ultimo brivido al 95′ quando Wieteska stende Abraham a pochi passi dall’area di rigore, ma il la punizione battuta da Hernandez si stampa sui guantoni di Caprile. Un pareggio coraggioso quello della squadra di Nicola, che si gode i miracoli di Caprile, arrivato pochi giorni fa da Napoli e subito protagonista. La rete di uno scatenato Zortea, difensore goleador del campionato con ben quattro centri, mette il sigillo a un pari che permette al Cagliari di allungare sul penultimo posto e avvicinarsi alla salvezza, che dista solo un punto. Esordio amaro a San Siro per Conceicao. Nonostante la Supercoppa in bacheca, la prestazione dei rossoneri ha presentato gli stessi problemi palesati nella prima parte di stagione. La classifica si fa sempre più dura, e adesso il tecnico portoghese cerca nuove soluzioni per riaccendere il campionato.
Genoa-Parma (A cura di Dennis Rusignuolo)
Il 2025 casalingo del Genoa si apre con un sorriso, 1-0 sul Parma e prima vittoria al Ferraris. Parte subito forte la squadra di casa con una girata di testa di Pinamonti che però termina a fondo campo. Il Grifone é decisamente più propositivo in questo avvio di match e al 23’ un batti e ribatti all’interno dell’area di rigore porta Vasquez a concludere due volte verso Suzuki. Sulla seconda conclusione è bravissimo il portiere del Parma a respingere salvando tutto. Alla mezz’ora ducali pericolosi con una sgasata di Bonny che supera Bani ma il suo diagonale si spegne sul fondo. Sul ribaltamento di fronte é Miretti che pesca sul secondo palo Pinamonti ma il suo colpo di testa coglie solo l’esterno della rete. Nel secondo tempo il Genoa cerca di spingersi in avanti e chiudere il Parma nella propria metà campo, e ci prova con Kassa che calcia male da fuori area. Al quarto d’ora lampo del Parma con Sohm che riceve dal limite dell’area, ma il suo destro si spegne alto sopra la traversa. Al 20’ il Grifone passa con un bel passaggio filtrante di Miretti che riceve da Martin. L’imbucata è per Frendrup che calcia di prima intenzione, il pallone sbatte su Delprato e si impenna superando Suzuki sotto la Nord. I padroni di casa resistono e non si scoprono molto subendo davvero pochissimo. Una vittoria che inaugura al meglio l’era Sucu, neopresidente del Grifone. La squadra di Vieira continua a macinare punti e adesso tenta l’allungo sulla zona retrocessione. Sconfitta sfortunata per il Parma di Pecchia, beffati solo dalla deviazione di Delprato. I ducali rischiano di venir risucchiati nel treno retrocessione, e adesso bisogna tornare a vincere e convincere.
Venezia-Inter (A cura di Tommaso Patti)
L’Inter supera di misura il Venezia, al Penzo la decide Darmian. Dopo le critiche per il calo di concentrazione in finale di Supercoppa contro il Milan, l’Inter si prende i 3 punti a Venezia e scaccia via i fantasmi di un possibile principio di crisi. L’occasione che cambia la partita arriva al quarto d’ora, quando Asllani (forse l’uomo più criticato dopo la rimonta rossonera a Riyad), serve con un lancio preciso Lautaro Martinez che stoppa il pallone con il mancino, e calcia con il destro, trovando l’ottimo riflesso da parte di Stankovic, oggi sotto banco di prova in vista del match contro la sua ex squadra, che detiene ancora la possibilità di riaverlo a Milano. La respinta del figlio d’arte sul tiro del Toro però non basta, il tocco di Darmian anticipa tutti e spedisce il pallone in rete, firmando la sua seconda rete in serie A dopo il gol segnato contro il Lecce ad Agosto. Al 20’ i nerazzurri provano a raddoppiare quando sul cross di Dumfries, Taremi calcia di prima spedendo la sfera di poco alta dalla porta avversaria, sprecando un enorme chance di indirizzare la partita. Prima della fine del primo tempo, l’Inter cresce ancora e sfiora il raddoppio in altre tre occasioni, con protagonisti Lautaro, Taremi e Asllani, conclusioni che terminano tutte fuori dallo specchio della porta. Nella ripresa, l’Inter non ingrana la marcia, facendo salire molto la linea offensiva avversaria, che vanno vicini al pareggio con il colpo di testa ravvicinato di Doumbia, respinto da Sommer. Inzaghi mette mano alla panchina facendo entrare Thuram e Frattesi, entrambi protagonisti in occasione che li vedeva in ottima posizione di tiro, ma murati ancora una volta dal portiere rivelazione di questa serie A. Il palo di Busio e la conclusione centrale al 92’ di Pohjanpalo confermano la sfortuna dei lagunari sotto porta, che sprecano occasioni su occasioni senza portare punti a casa nemmeno nella sfida contro l’Inter. Sconfitta che vede gli uomini di Di Francesca ancorati al 19’ posto, a +4 sul Monza ventesimo.
Roma-Bologna
Bologna e Roma si annullano portando a casa un pareggio che probabilmente sta stretto a entrambe, in quanto rallenta l’inseguimento all’Europa. Un primo tempo totalmente spoglio di emozioni e azioni rilevanti, con le due squadre che si studiano e che mantengono una costante fase di stallo, viene compensato da un secondo tempo divertente e ricco di emozioni. Al 58’ la squadra di Ranieri va in vantaggio con il migliore in campo tra i suoi: Salemekaers, ex di questa partita. L’esterno belga, dopo una discesa sulla fascia destra, calcia con il sinistro a giro una conclusione non irresistibile, che trova però Skorupski impreparato e si insacca in rete. Appena due minuti dopo il Bologna trova il pareggio, con il gol di Dallinga, che raccoglie il cross di Odgaard e beffa Svilar, anche lui non perfetto nell’intervento. Qualche istante dopo, al 62’, la squadra di Italiano arremba e, su situazione di corner, guadagna un calcio di rigore per un fallo di mano di Koné. A calciare si presenta Ferguson, che spiazza Svilar e porta avanti i suoi. La mezz’ora successiva prosegue con il Bologna che prova a difendere il risultato, riuscendoci fino al 94’, quando un’ingenuità di Lucumí, un fallo di mano netto in area di rigore, concede ai giallorossi un penalty e l’occasione di pareggiare i conti. Dagli undici metri parte Dovbyk, che insacca il pallone e scaccia via i fantasmi di un periodo complicatissimo, regalando ai suoi un punto che sembrava perso.
Napoli-Hellas Verona
Il Napoli sembra veramente inarrestabile, batte anche il Verona e mantiene il momentaneo primo posto. I partenopei stappano subito la partita e lo fanno con il contributo fondamentale del loro capitano: dopo un rapidissimo scambio con Lukaku all’interno dll’area di rigore, Di Lorenzo calcia di sinistro, a giro, sul primo palo, favorendo l’autogol di uno sfortunato Montipò. Al 12’ il Napoli tenta uno schema su punizione, che si conclude con il sinistro di Lukaku di poco a lato. Due minuti dopo, il colpo di testa di Tengstedt porta il Verona vicino al pareggio, con il pallone che sfiora la traversa. Vicino al gol diverse volte anche McTominay e Anguissa, che però non riescono a concretizzare e lasciano il primo tempo sul parziale di 1-0. Al 49’ va vicino al raddoppio il Napoli anche con Rrahmani, il cui colpo di testa viene salvato sulla linea dalla difesa gialloblù, in evidente affanno sin dal primo minuto, non una novità di questa stagione. Al 71’ arriva il raddoppio con il gol, bellissimo, della sorpresa azzurra di questa stagione, André-Frank Zambo Anguissa. Il centrocampista camerunense, dopo l’ennesimo scambio con Lukaku, buca la difesa del Verona con un tiro potente da fuori area, sul quale Montipò poteva probabilmente fare di più. La partita si conclude senza altre particolari emozioni, con il Verona che dopo il pareggio con l’Udinese torna a perdere, ma lo fa con le attenuanti di avere come avversario un Napoli a dir poco straripante.
Monza-Fiorentina
Nel posticipo del lunedì sera, il Monza torna a vincere dopo otto giornate e lo fa guadagnando i primi tre punti casalinghi di questa stagione. La squadra di Bocchetti approfitta di un periodo terribile dei viola per regalare al suo allenatore la prima vittoria in Serie A e dare qualche segnale di ripresa. Al 17’, dopo una bella incursione della squadra di Palladino, Sottil viene steso in area, procurandosi un calcio di rigore. In seguito all on-field review, l’arbitro Dionisi però revoca il penalty in quanto Pablo Marì, scivolando, evita totalmente il contatto con l’esterno italiano, non commettendo alcun fallo. Da qui, il Monza trae la forza per spingersi in avanti. Prima con una bella progressione di Bondo, che si conclude con il tiro dalla distanza di poco a lato, poi a meno di due minuti dalla fine di primo tempo, con Patrick Ciurria, che raccoglie una palla vagante in area e calcia di prima, bucando De Gea sul secondo palo. Subito all’inizio della ripresa, il Monza si trova a dover difendersi ancora una volta, con la difesa brianzola che salva sulla linea un tiro di Beltran. Appena pochi istanti dopo, il Monza si spinge ancora avanti e trova il 2-0, con il ritorno al gol di Daniel Maldini, che impatta al volo il cross di Pedro Pereira e stende definitivamente la viola. Al 72’ la Fiorentina reagisce e lo fa procurandosi, stavolta sì, un calcio di rigore. Sul dischetto si presenta Beltran, che accorcia le distanze ma non riesce a dare l’avvio definitivo ad una rimonta che non si concretizza. La partita termina così con la vittoria del Monza, che risolleva il morale della squadra di Bocchetti in vista di un girone di ritorno che sarà arduo da affrontare.
Attualità
Kings World Cup Nations: L’Italia perde 3-1 all’esordio ed è chiamata subito a riscattarsi.

Nella prima partita di Kings League World Cup Nations l’Italia orfana delle sue due stelle Leonardo Bonucci ed Emiliano Viviano perde all’esordio contro il Giappone per 3-1 e complica fin da subito il suo percorso. Brutta prestazione da parte degli azzurri ieri pomeriggio, tante le occasioni sprecate e spesso troppo egoisti al momento della conclusione in porta, a penalizzare gli azzurri è stato anche il tanto possesso palla messo in atto, senza riuscire a trovare mai lo spazio giusto per bucare la difesa di ferro del Giappone.
Durante la partita i Giapponesi si sono immediatamente imposti portandosi in vantaggio dopo 14 minuti con Nakamura e poco dopo hanno trovato il goal del raddoppio direttamente con il portiere Narita proprio mentre l’Italia cercava di attaccare per trovare il pareggio. Poco dopo la mezz’ora di gioco l’Italia riapre per qualche minuto la partita con il rigore presidenziale messo a segno da Blur, purtroppo per gli azzurri pochi minuti dopo Agata ha riportato a due gol di vantaggio il Giappone destabilizzando l’Italia. È la scarsa lucidità nel finale da parte della selezione azzurra a mettere fine ai giochi, non riuscendo a trafiggere la difesa nipponica e venendo condannata alla sua prima sconfitta.
Adesso l’Italia è chiamata obbligatoriamente a rispondere in campo nella prossima partita il 3 gennaio contro la Spagna, se dovesse andare male anche la seconda gli Azzurri perderebbero l’ultima possibilità che rimane di entrare tra le migliori otto del torneo, se dovessero invece vincere, gli azzurri dovranno giocarsi il tutto e per tutto contro una tra Colombia, Ucraina, Turchia e Marocco per tenere vivo il sogno vittoria.
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La zampata di Lukaku decide il Derby del Sole, il Napoli torna capolista

Non basta l’entusiasmo portato da Ranieri alla Roma, il Napoli vince di misura grazie alla zampata di Lukaku e si riprende la vetta della classifica.
La Roma di Ranieri riparte dal Maradona. Il derby del sole si apre con una grandissima occasione per i partenopei, in cui Di Lorenzo pesca in modo impeccabile Kvaratskhelia che calcia male. La Roma però risponde con un piglio decisamente più attivo e guerriero rispetto a quello visto nelle ultime partite con Juric in panchina, l’iniezione di fiducia trasmessa da Ranieri fa reagire i giallorossi, permettendogli di giocare a viso aperto con una delle squadre più in forma del campionato. Intorno al ventesimo, Pisilli con grinta e personalità tenta la conclusione dal limite, conclusione che viene gestita tranquillamente da Meret. L’alta intensità e i tanti duelli in mezzo al campo caratterizzano questo primo tempo. Il Napoli cerca di assediare la Roma nella propria metà campo, ma i giallorossi difendono bene concedendo solo la conclusione da una grande distanza. Per evitare un assedio completo, l’undici di Ranieri tenta di aggrapparsi alla fisicità di Dovbyk per far salire la squadra che però è stato arginato dalla copertura perfetta Buongiorno e Rrhamani. Alla ripresa, Ranieri inserisce Hummels e Baldanzi per Pellegrini ed El Shaarawy, passando ad una difesa a tre, ma allo scoccare del 53’il Napoli trova il gol del vantaggio con Lukaku. La sventagliata di Kvaratskhelia trova lo stop perfetto di Di Lorenzo che entra in area e da posizione defilata serve il belga che in allungo anticipa tutti, stappando ufficialmente il match. La Roma tenta una reazione con una triangolazione veloce che libera Angelino sul fondo, lo spagnolo serve Baldanzi che da ottima posizione calcia alto. Dopo l’ora di gioco i giallorossi sfiorano il pari con Dovbyk, ma la testata dell’ucraino spedisce il pallone sulla traversa, sprecando l’ottimo cross di Angelino. Ogni volta che la Roma tenta di avanzare, il Napoli si chiude compatto, cercando di ripartire in contropiede. I minuti scorrono facendo crescere l’ansia cresce tra le fila romaniste. Ranieri con un tentativo disperato inserisce Dybala a pochi minuti dalla fine, ma i giocatori di Conte blindano la porta consolidando la vittoria,
Il fischio finale decreta la vittoria dei partenopei, che si riprendono il primo posto in classifica. La Roma ritrova l’entusiasmo perduto per giocare a viso aperto contro la prima della classe, ma il risultato non premia i ragazzi di Ranieri che escono sconfitti.
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A Spasso per l’Europa: il punto sulla Liga

A spasso per l’Europa prosegue attraverso “El Paìs del Sol”, analizzando nel dettaglio le situazioni del campionato spagnolo con dati, curiosità, statistiche e tanto altro.
In testa al campionato spagnolo, a quota 33 punti, troviamo il Barcellona. L’avvento di Hans Flick sulla panchina blaugrana ha stravolto in positivo la stagione dei catalani. A dar gloria al momento di forma del Barcellona ci sono un mix di elementi chiave che continuano gradualmente a risaltare le qualità di un club che, pian piano, è pronto a riprendersi la vetta de La Liga e della Champions League, che manca al club catalano dalla finale vinta contro la Juventus del 2015. Dopo un tiro e molla con Xavi (concluso con l’addio dell’ex capitano blaugrana), il presidente Laporta ha affidato la guida tecnica della prima squadra a Flick che, in pochi mesi, ma soprattutto con tantissima pressione, è riuscito a dare un volto nuovo al Barcellona, ciò grazie anche alla nuova giovinezza di Lewandoski (14 gol), passando per la classe pura, cristallina e impressionante di Lamine Yamal (7 assist), fino al ritrovato Rapinha (7 gol), migliorato molto rispetto a quando è sbarcato a Barcellona, rivitalizzato del tutto dalla cura indotta dal nuovo tecnico tedesco. Con undici vittorie su tredici partite e con una grande supremazia nei confronti di una delle inseguitrici principali data la vittoria pesantissima nel Clasìco per 4-0, il club catalano si candida seriamente come favorita per la vittoria finale, fattore che deriva anche da una questione di numeri: miglior attacco con 40 gol e con una difesa in netta ripresa dopo un avvio stagione condito da alcune lacune difensive.
Dietro al Barcellona capolista, insegue il Real Madrid. Anche quest’anno continua l’egemonia delle due principali squadre spagnole, due club che non si limitano ad essere solo squadre calcio: sono icone, sono la Spagna centralista contro la Catalogna e la sua irreversibile voglia di indipendenza, sono il calcio allo stato puro. Gli uomini guidati da Carlo Ancelotti sono chiamati a rimanere al passo per no rischiare di perdere il titolo da campioni in carica. Dopo alcuni passi falsi contro squadre sulla carta abbordabili (Las Palmas 1-1 Real Madrid, Maiorca 1-1 Real Madrid), il Real non è riuscito a vincere due dei big match più fondamentali per la conquista del campionato, pareggiando 1-1 in casa dell’Atletico, e perdendo 0-4 al Bernabeu contro il Barcellona. Con l’avvento di Mbappé ad arricchire una delle rose più complete a livello di fenomeni di sempre, i quindici volte campioni d’Europa sono chiamati a confermare il rendimento della passata stagione, conclusasi con la vittoria della Champions League e de La Liga. Oltre al fuoriclasse francese, all’interno della rosa dei blancos sono presenti tantissimi altri fuoriclasse, tra cui colui che insieme all’infortunato Carvajal, ha deciso l’ultima finale di Champions: Vinicius Jr. L’attaccante brasiliano viene da un momento negativo con la propria nazionale, oltre alla delusione del Pallone d’Oro anche se, nonostante ciò, finora in campionato ha messo a reperto 8 gol e 4 assist in dodici partite (in attesa del recupero di Valencia-Real Madrid, rinviata causa alluvione). I problemi riscontrati da Ancelotti in questi primi mesi non riguardano solo il reparto offensivo, ma anche il reparto difensivo. Se davanti il Real ha evidenti problemi di convivenza dati i -troppi- giocatori, tutti possibili titolari, dietro può contare tantissime assenze, tra cui: Courtois, Militão, Lucas Vàzquez, Alaba e Carvajal, oltre agli infortuni di Rodrygo e Tchouaméni. Nonostante ciò , il Real continua a non mollare difronte alle frenate extra campo, tutto ciò nella speranza di vivere periodi migliori.
Come recita una vecchia metafora di Luigi Settembrini, “Se Atene piange, Sparta non ride“. Infatti la stagione dei Colchoneros rispecchia molto quella dei cugini del Real. Partiti in campionato non andando oltre il pareggio per 2-2 in casa del Villareal, i colchoneros sono riusciti rimanere imbattuti fino alla decima giornata, pareggiando però cinque partite su dieci. Seppur dietro le acerrime rivali, l’Atletico Madrid è in netta ripresa dopo la sconfitta per 1-0 contro il Real Betis, ed è pronto a giocarsela con l’obbiettivo di ripetere l’impresa fatta nella stagione 2020/21. Esattamente come quattro anni fa, l’Atletico è reduce da una campagna acquisti non abituale con gli arrivi di Julìan Alvarez, Gallagher, Le Normand e Sørloth. Oltre ai gol dei volti nuovi (Sørloth 4, Julìan Alvarez 4), l’Atletico può comunque contare sui “senatori” più importanti come Griezmann, a quota 3 gol e 4 assist, e Rodrigo De Paul con 2 assist. Oltre ad avere un buon rapporto con le reti segnate, i colchoneros vantano anche della miglior difesa del campionato. Dopo tredici giornate, gli uomini di Simeone hanno subito solamente 7 reti, riuscendo a tenere la porta inviolata per altrettante 7 volte, ciò grazie ad un reparto difensivo solido e degno di essere allenato dal ‘Cholo’.
Situato al quarto posto, a sole due lunghezze dall’Atletico Madrid e con una gara da recuperare, troviamo il Villareal. Il Submarino Amarillo, dopo aver concluso la passata stagione all’ottavo posto e senza essere riusciti a qualificarsi per la Conference League, quest’anno sta riuscendo a tenere testa alle squadre situate al vertice della classifica, con l’obbiettivo di ritornare a giocare le coppe europee. L’inizio della stagione del Villareal può essere paragonato ad una montagna russa: pareggi contro Atletico e Valencia nel Derby de la Comunitat, sconfitta per 1-5 all’Estadio de la Cerámica contro il Barcellona e vittorie clamorose contro il Siviglia con gol al 95′ di Ayoze Perez, e contro il Celta Vigo con gol di Parejo al 100′. Nonostante un inizio con alti e bassi, il Villareal sta riuscendo a fare una stagione sopra le aspettative, soprattutto grazie ai 7 gol di Ayoze Perez, ai 3 gol del ventiduenne Barry, per poi passare ai 5 assist di Baena. A seguire il sottomarino giallo e con un passivo di tre gol nel rapporto gol fatti/gol subiti, c’è l’Osasuna. Il club con sede a Pamplona nonostante abbia incassato più gol rispetto a quelli segnati, sta disputando un grandissimo inizio di stagione. Dopo aver chiuso all’undicesimo posto lo scorso campionato, Los Rojillos sono riusciti ad invertire la rotta, tutto grazie al nuovo tecnico Vicente Moreno e alle reti dell’ex Crotone e Sampdoria Ante Budimir, quest’ultimo decisivo con una doppietta nel 4-2 contro il Barcellona. Con 20 punti nelle prime tredici giornate, ci sono Athletic Bilbao e Real Betis. Entrambe le squadre hanno vinto e pareggiato in cinque occasioni, perdendo solo tre partite. Nell’ultima giornata di campionato prima della sosta, le due squadre si sono affrontate pareggiando 1-1 al San Mamés, con le reti di Berenguer e Fornals.
Racchiusi nel gironi di sei punti e tutte situate tra l’ottavo e il sedicesimo posto, troviamo sei squadre: Real Sociedad (18), Maiorca (18), Girona (18), Celta Vigo (17), Rayo Vallecano (16), Siviglia (15), Leganes (14), Deportivo Alavés (13) e Las Palmas (12). All’interno di questo raggruppamento spiccano tre squadre, tre sorprese in negativo. La ‘capolista’ di questo gruppo è la Real Sociedad: dopo aver passato le ultime due stagioni ad alto livello, concluse con una storica qualificazione in Champions League dopo vent’anni, e una qualificazione in Europa League dopo il sesto posto della passata stagione, quest’anno non sta riuscendo a replicare le gesta passate. Nonostante l’apparente buon periodo di forma di alcuni dei suoi migliori giocatori (Oyarzabal e Kubo), la Real Sociedad quest’anno non ha trovato ancora il ritmo per ritornare ad essere competitiva, soprattutto in casa, dove in sette partite ha trovato solamente due vittorie. Seppur distante di solamente sei punti dalla zona Champions, è evidente che la squadra di Barrenetxea non rende come in passato, fattore che deriva sicuramente dal reparto offensivo che finora ha messo a reperto solamente undici reti (media di 0.84 gol a partita). Con gli stessi punti della Real Sociedad ma con un posizionamento inferiore (complice un passivo di -1 nel rapporto gol fatti/gol subiti), troviamo il Girona. I Tozudos provengono da una stagione stellare, che li ha portati a giocare per la prima volta nella massima competizione europea ma, a differenza della passata stagione, il Girona quest’anno non sta riuscendo a differenziarsi positivamente dalle altre squadre. Con la perdita di Dovbyk e Couto, il Girona ha perso molte certezze, facendo spiccare però il valore di Gutierrez che, insieme a Stuani, stanno tentando di risollevare la squadra. Dopo un inizio complicato però, il Girona sembra essere in ripresa grazie alla vittoria per 4-3 contro il Leganes, e al trionfo fuori casa contro il Getafe. Grazie a queste vittorie importanti, i biancorossi sono pronti ad invertire la marcia alla ricerca della conquista di un posto valido per un piazzamento europeo. L’analisi si sposta nella parte sud della penisola iberica, precisamente nel capo luogo dell’Andalusia, dove il Siviglia sta nuovamente attraversando una delle stagioni peggiori degli ultimi anni. La crisi del Siviglia ha avuto origine dopo la finale di Europa League vinta contro la Roma, infatti da quella sera, il Siviglia non ha più reso per come ci aveva abituati, collezionando un quattordicesimo posto nella passata stagione e un momentaneo tredicesimo posto nell’attuale campionato. Nonostante la vittoria per 1-0 nel derby con il Betis, la crisi del Siviglia non sembra essere di passaggio, poiché nelle successive quattro partite al derby di Siviglia, sono arrivati solamente tre punti e tre sconfitte pesanti contro Barcellona, Real Sociedad e Leganes, dove gli andalusi hanno incassato otto reti.
Al diciassettesimo posto, a pari punti con l’Espanyol diciottesimo, troviamo il Getafe. La stagione di entrambe le squadre non sta andando come previsto. Da una parte il Getafe può “vantare” il peggior attacco del campionato (assieme al Valencia), con solamente otto reti segnati, la metà segnate dall’attaccante uruguaiano Arambarri, mentre dall’altra parte, l’Espanyol, ha una delle peggiori difese con ventidue reti subite (alla pari del Deportivo Alavés, del Celta Vigo e del Las Palmas). Nonostante l’altra squadra di Barcellona abbia una giornata da recuperare (Espanyol-Valencia), gli uomini di Manolo González rischiano seriamente di ritornare in Segunda División dopo una sola stagione nel massimo campionato spagnolo. Ad un solo punto dalla zona salvezza, con la peggio difesa del torneo e con un rischio elevato di scendere in seconda divisione, c’è il Real Valladolid. Il tecnico Paulo Pezzolano, dopo aver dominato e chiuso al secondo posto la scorsa stagione, insieme alla sua squadra sta avendo molte difficoltà, non riuscendo a ottenere dei risultati nonostante le buone prestazione nelle vittorie contro Espanyol e Deportivo Alavés. A far pendere la bilancia dei risultati dal lato sbagliato, ci sono state le sconfitte pesanti e umilianti contro il Barcellona per 7-0 e contro il Real Madrid per 3-0. Chiudiamo il nostro viaggio con il Valencia, ultimo in classifica. Seppur fanalino di coda con soli 7 punti, gli Els hanno da recuperare due giornate di campionato, a causa dell’alluvione battutasi nella città il 28 ottobre. Oltre agli orribili episodi extra-calcistici, il Valencia da un paio d’anni sta vivendo periodi bruttissimi a livello sportivo: nono posto nella passata stagione e sedicesimo posto nella stagione 2022/23. Quest’anno i giallorossi hanno cominciato la Liga con tre sconfitte di fila, vincendo solamente una gara in undici partita. Oltre ad essere ultimi, il Valencia ha anche dei grossi problemi nel reparto offensivo e, a mettere il dito nella piaga, c’è anche una difesa che non è la peggiore del campionato, ma che è ancora troppo fragile per poter puntare senza ulteriori problemi alla una salvezza per rimanere in Liga.
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