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Calcio

Il Supercommento della 21ª giornata di Serie A

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Grafica: Julya Marsala

Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della ventunesima giornata di Serie A.

Roma-Genoa (A cura di Tommaso Patti)

Un Dybala ritrovato, e l’ottima prestazione di El Shaarawy rilanciano la Roma in classifica. Dopo due occasioni importanti dei giallorossi, portate avanti dal tiro di Hummels e dal tiro di Saelemaekers, la Roma conquista un calcio di punizione da buona posizione, sul punto di battuta va Dybala che colpisce la traversa, dando però il primo vero grande segnale offensivo della partita giallorossa. Con il passare dei minuti, i giallorossi continuano a spingere insistentemente, riuscendo a sbloccare la gara al 25’ con Dovbyk, che colpisce a botta quasi sicura dopo il tiro ravvicinato di Pellegrini neutralizzato da Leali, che però non può far niente sul tiro del numero undici ucraino. Poco dopo la mezz’ora, il Genoa riesce a trovare il gol del pareggio su calcio d’angolo grazie alla rete di Masini, che arriva prima di tutti e spinge il pallone in rete, regalandosi la prima rete in Serie A alla prima da titolare con la maglia del Genoa. La rete del nuovo vantaggio giallorossa arriva dopo un inizio secondo tempo dedicato interamente ad attaccare: il cross di Angelino viene recepito da Dybala che, dopo essersi girato, serve El Shaarawy che spedisce il pallone con il destro all’angolino, battendo Leali. Dopo due episodi dubbi per un fallo di mano e per un presunto contatto in area subito da El Shaarawy, nella stessa azione la Roma cala il tris con tanto merito di Dybala, protagonista di una prestazione impressionante, gol successivamente convalidato come autogol di Leali a causa del tocco decisivo indirizzato verso la porta del portiere del Grifone in risposta alla carambola creatasi in mezzo all’area di rigore. Dopo un finale dove il Genoa non riesce ad attaccare, la Roma prova a spingere con i nuovi entrati, sfiorando la quarta rete al 93’ con la conclusione a giro di Soulè che termina di poco alto.
Torna a vincere la Roma dopo il pareggio in extremis ottenuto al dall’Ara, sconfitta per il Genoa che non cambia il finora ottimo percorso portato avanti da Vieira.

Bologna-Monza

Il Bologna non si ferma più. Vittoria in rimonta sul Monza e sorpasso sul Milan. Ritmi alti fin dall’inizio, con il Bologna che cerca di mobilitare il doppio blocco da quattro costruito da Bocchetti. Il Monza in avvio è molto pimpante e soprattutto compatto tra le linee, e in contropiede i brianzoli trovano subito il modo per pungere. Con i rossoblù alti in avanti, Castro viene murato da Carboni e in contropiede Maldini elude il pressing a uomo di Beukema, appoggia di tacco per Ciurria e i due si involano verso la porta, l’esterno italiano è freddo nel servire con il tempo giusto Maldini, bravissimo nell’aprire il piatto destro e portare in vantaggio il Monza. Dal punto di vista fisico il Monza riesce a mettere in difficoltà la squadra di Italiano, mentre sul lato tecnico Daniel Maldini è l’assoluto mattatore della gara, libero da ogni pressione dopo la grandissima prestazione di lunedì scorso contro la Fiorentina. Il numero 14 dispensa qualità al servizio dei compagni e la sua posizione crea problemi alla difesa del Bologna. Come nella gara di San Siro, i rossoblù si aggrappano a Orsolini, cercato sempre di più dai compagni. Il numero 7 viene isolato sulla fascia, salta Akpa Akpro e mette un cross forte verso la porta, dove Castro allunga la traiettoria e batte Turati, momento di forma strepitoso per il ‘Toto’, sesto centro in campionato e secondo gol della settimana (l’argentino aveva realizzato l’1-0 nella gara contro l’Inter). L’inerzia della gara cambia e comincia a pendere verso il Bologna, e il Monza comincia a non uscire più. La pressione degli uomini di Italiano è efficace e al 32′ Dominguez riceve palla sul vertice, appoggia per Odgaard che in una frazione di secondo controlla e calcia forte sul palo opposto, dove Turati non può arrivare. Quarto gol in campionato per l’olandese, sempre più affermato nella trequarti felsinea. Il Monza perde i riferimenti, non riesce a controllare le offensive del Bologna e rischia di subire subito il 3-1, con Posch che calcia altissimo un pallone che doveva essere spinto in rete a un metro dalla porta. Il primo tempo della squadra di Bocchetti si appesantisce nuovamente quando Bondo alza bandiera bianca per un problema muscolare, al suo posto dentro il giovanissimo Vignato che costringe il Monza a riorganizzarsi. Novità al rientro dagli spogliatoi, con Dallinga che rileva Castro, cambio conservativo in vista della gara di Champions contro il Borussia Dortmund. L’ingresso dell’olandese non modifica quelle che sono le posizioni medie e il tipo di manovra del Bologna, mentre il Monza prova ad alzarsi in pressione per riacciuffare la gara, che nel corso del primo tempo si è messa sempre più in salita. La perdita di un riferimento centrale come Bondo ha ridotto le scelte in mediana e Bocchetti prova a sistemare aumentando il peso dell’attacco. In una fase molto spezzettata, il Bologna comincia ad alzare i toni agonistici per tenere alto il ritmo ed evitare un ritorno in corsa dei brianzoli. Al 68 Orsolini  mette il sigillo alla gara: cross perfetto di Lykogiannis sul secondo palo, Orsolini controlla e di piatto realizza il gol che smorza l’entusiasmo della squadra di Bocchetti, che intanto aveva inserito Martins per cercare di risollevare la partita. Nel finale i felsinei gestiscono il risultato, Italiano muove la panchina anche in vista della gara di martedì mentre il Monza si spegne sempre di più, non riuscendo a riaccendere la miccia. Periodo di forma strepitoso del Bologna, senza dubbio una delle migliori in questo periodo di stagione. La grande prestazione di San Siro trova conferme nel match del Dall’Ara, e adesso il Bologna ha l’opportunità di avvicinarsi vistosamente al quinto posto, con il big match tra Juventus e Milan che inquadrerà il percorso e la distanza della squadra di Italiano dall’Europa che conta. Il Monza rimane ancorato all’ultimo posto in classifica, ma gli spunti offerti dalla squadra di Bocchetti nel primo tempo erano stati interessanti, salvo poi arrendersi alla furia agonistica di Orsolini e compagni.

Juventus-Milan

In uno dei match di cartello di questo turno, la Juventus vince contro il Milan e cerca di allungare in classifica. Dopo l’equilibrio del primo tempo, la Juventus sforna un secondo tempo strepitoso e supera l’ostacolo Milan grazie alle reti di Mbangula e di Weah, subentrato nella ripresa.

Atalanta-Napoli (A cura di Marco Rizzuto)

Una vittoria dal peso specifico enorme. Il Napoli espugna Bergamo grazie al colpo di testa di Lukaku, si aggiudica la vittoria al termine di un match intenso, spettacolare e ricco di gol e occasioni, e adesso comincia ad allungare in vetta alla classifica. L’Inter rimane a caccia, ma la vittoria dei partenopei inquadra sempre di più il duello scudetto.

Fiorentina-Torino (A cura di Marco Rizzuto)

La maledizione dei viola continua, altro successo sfumato sotto i fischi del Franchi. La gara si apre con i viola che gestiscono il possesso, un possesso che non riesce a perforare la difesa ospite. Il Torino tenta di rispondere a tono ma, nonostante le iniziative, il risultato rimane inchiodato sullo 0-0. Dopo una mezz’ora a ritmi altalenanti, si assiste ad una fase più lenta e ragionata ma, a far riaccendere la miccia ci pensa Dembelé, il terzino destro dei granata ‘frana’ su Folorunsho beccandosi il doppio giallo che condanna i suoi a giocare con l’uomo in meno per più di un’ora. Dopo neanche cinque minuti dall’allontanamento del difensore, la Fiorentina trova il gol del vantaggio con Moise Kean, vero trascinatore del ‘carro viola’: Colpani con una girata al volo impegna Milinkovic-Savic che compie un salvataggio bellissimo quanto vano, sulla ribattuta Kean è il primo  ad arrivare e ribattere a rete di testa. Il Torino accenna una rapida reazione guidata da Karamoh, il francese sguscia via dal raddoppio di Dodo e Adli, entrando in area da posizione defilata e calciando di poco a lato. Sul finale della prima frazione Milinkovic-Savic con un miracolo sventa la conclusione sull’angolo basso di Kean, che sfiora il raddoppio. Dal lato opposto, allo scadere, il Torino sfiora il pari da calcio d’angolo, Comuzzo in acrobazia prova ad allontanare la sfera che, gli ribatte addosso sbattendo poi sulla traversa, salvando clamorosamente il risultato. Il primo tempo termina col vantaggio dei padroni di casa, preannunciando una reazione granata alla ripresa. Seconda metà di gara povera di emozioni, almeno per i primi venti minuti. Al 68′ Njie viene lanciato direttamente da Milinkovic-Savic, il subentrato calcia di poco al lato graziando i viola. Una manciata di secondi più tardi, subito dopo la rimessa corta di De Gea, Comuzzo serve Adli che si fa anticipare disastrosamente da Gineitis che, a tu per tu con lo spagnolo non sbaglia, per la Fiorentina è tutto da rifare e l’atmosfera al Franchi diventa tutt’altro che serena. Al tramonto del match, Masina tenta addirittura il colpaccio calciando da fuori area angolando sul secondo palo, ma De Gea legge benissimo la traiettoria in anticipo. Il triplice fischio da il via ad una pioggia assordante di fischi per i padroni di casa che, buttano al vento i tre punti mancando l’appuntamento con la vittoria per sette giornate consecutive. I periodi ‘no’ dei trequartisti viola stanno diventando dei veri e propri casi, sia Colpani che Gudmundsson infatti non trovano la via del gol da Ottobre e gli ultimi risultati evidenziano la necessità di un cambio di rendimento. Con questo ultimo incontro la Fiorentina resta al sesto posto a quota 33 punti, con il Bologna pronto al sorpasso. Il Torino guadagna una posizione ‘scavalcando’ il Genoa a pari punti per merito della differenza reti.

Cagliari-Lecce

Un successo che porta il sigillo della panchina. Il Cagliari esce dalla zona retrocessione e cala il poker sul Lecce. Uno scontro diretto che presenta tutto il pragmatismo e il peso del caso. In avvio nessuna delle due squadre si sbilancia e cerca di non concedere troppo. Il primo squillo della gara è dei padroni di casa: sviluppo di Zappa, che si stacca dai blocchi e allarga verso Zortea, cross di prima verso Piccoli che non riesce a calciare per l’opposizione della difesa salentina, la palla rimane nei pressi dell’area e Falcone deve calare il primo grande intervento della gara, con un riflesso in tuffo sul mancino potente di Adopo. Il Lecce prova a reagire ma Caprile non viene praticamente chiamato in causa, fino a quando al minuto 41 la gara si stappa: prima l’arbitro annulla un gol a Viola, per un evidente fallo del numero 10 rossoblù su Baschirotto, poi ll Lecce trova il gol del vantaggio nell’azione seguente, Tete Morente viene lanciato in profondità e arriva sul fondo, il cross dello spagnolo è basso e arretrato, Helgason non arriva a concludere mentre Pierotti arriva in corsa, scarica un mancino forte e preciso e batte un incolpevole Caprile. Anche nel secondo tempo il Cagliari cerca di fare la partita, ma è il Lecce a rendersi pericoloso, soprattutto in fase di transizione con le sgasate di Dorgu. All’ora di gioco Giampaolo inserisce Bonifazi al posto di Pierotti, solito cambio dell’ultimo frangente di campionato che esenta Dorgu da una fase difensiva più intensa. Il Cagliari trova il pareggio con la qualità di Gaetano, entrato per scuotere l’attacco al posto di Viola, il trequartista serve Deiola tra le linee, riceve l’assist di tacco del capitano sardo e incrocia il destro sul secondo palo.  L’inerzia della gara si ribalta completamente dalla parte del Cagliari, che grazie agli impulsi portati dalla panchina si getta a cappofitto all’assalto della porta di Falcone. I rossoblù ci mettono poco a ribaltare il risultato: corner forte e teso di Marin verso la porta, la deviazione decisiva è quella di Luperto per consolidare una rimonta orgogliosa e rabbiosa. Il Lecce perde completamente la testa e il cambio di centravanti attuato da Giampaolo complica ulteriormente la gara: Rebic, subentrato a Krstovic, commette una sciocchezza reagendo in maniera violenta a un fallo, con annessa provocazione, di Yerry Mina. Check del VAR e rosso diretto per il croato. Il Cagliari consolida il risultato con un altro gol di un difensore, anche se difensore ormai non lo è affatto: Zortea raccoglie l’assist di Augello e di testa chiude il match. Il Lecce si scioglie, il Cagliari gioca sul velluto, si diverte e sforna un altro capolavoro, Marin imbuca per Obert che non si pensa su, conclusione a giro e palla sotto l’incrocio dei pali. Un finale che non regala altri sussulti ma che sancisce un successo di un peso enorme per la squadra di Nicola. Tre punti frutto di una reazione rabbiosa avvenuta nel corso della ripresa. L’espulsione di Rebic, una vera e propria ingenuità dell’attaccante croato, ha spianato la strada ai sardi, ma la vera scossa che ha guidato la rimonta è arrivata la panchina. Due assist per Marin, un gol per Gaetano (su assist di Deiola), un assist di Augello. Un successo isolano in cui la panchina non è assolutamente isolata! Per il Lecce una sconfitta che fa molto male, soprattutto per il modo in cui è avvenuta. In parità numerica i salentini sembravano nettamente più in partita, ma i cambi di Giampaolo, e l’espulsione, hanno spento la luce. Adesso la classifica si compatta in maniera spettacolare, con il Lecce che adesso ha un solo punto di vantaggio sul Verona. Il Cagliari conquista tre punti che proiettano Davide Nicola a quota 21 punti, al tredicesimo posto in attesa delle altre gare.

Parma-Venezia (A cura di Simone Scafidi)

Al Tardini Parma e Venezia ai annullano, portandosi a casa un punto a testa forse più utile ai Lagunari che ai Ducali. I padroni di casa partono subito in quinta, con Cancellieri che sfiora il gol dell’1-0 impattando su un cross proveniente dalla fascia destra. Al 16’, Mandela Keita stende ingenuamente Yeboah, che è bravo a prendersi il penalty successivamente realizzato dal solito Pohjanpalo. Dopo il calcio di rigore, la prima metà di gara continua con ritmi bassissimi, portando in scenda un continuo studio da parte delle due compagni, che non affondano il colpo. Nel secondo tempo il Parma è chiamato a reagire, e al 54’, sulla disattenzione di Candela, non impeccabile, Drissa Camara gli soffia la palla e si fa buttare giù in area di rigore, procurandosi un calcio di rigore. Al gol di Pohjanpalo del primo tempo, risponde Hernani, impeccabile dal dischetto, che spiazza Stankovic. Dopo il rigore, la manovra dei padroni di casa prende il sopravvento, impegnando diverse volte Stankovic, che si mette come al solito in mostra con degli interventi veramente prodigiosi. Sulla costruzione del Parma, però, il Venezia riparte clamorosamente in contropiede, segnando il gol del 2-1, con la discesa sulla fascia destra di Oristanio, che batte Suzuki. L’attaccante del Venezia, però, era in fuorigioco, e dopo un check del VAR il gol viene annullato. Si conclude con un pareggio un fondamentale scontro salvezza, che strozza in gola l’urlo del Venezia, veramente vicino ai tre punti.

Hellas Verona-Lazio (A cura di Tommaso Patti)

La testata di Gigot, la cavalcata di Dia e la rete dell’ex Zaccagni regalano tre punti a Baroni. La gara del Bentegodi si apre con gli applausi della tifoseria veronese per l’allenatore bianco celeste, in merito alla scorsa stagione, dove baroni era proprio alla guida dei veneti. Dopo soli due minuti, la lazio si porta in vantaggio sugli sviluppi di un calcio d’angolo battuto da Zaccagni, il suo cross trova a centro area l’anticipo di Gigot, che spedisce il pallone sul secondo palo, firmando la sua seconda rete in maglia Lazio. Dopo nemmeno due minuti dalla rete del francese, il Verona sfiora il pareggio con il lancio di Coppola, che viene spizzato in avanti da Sarr per poi finire tra le gambe di Tengstedt, che si divora il gol del pareggio grazie anche all’intervento di Provedel. Al ventesimo, Guendouzi innesca la rete del doppio vantaggio servendo Dia che, dopo essersi fatto venticinque metri palla al piede, buca Montipò, che tocca il tiro del centravanti senegalese, ma non impedisce al pallone di terminare nella propria porta. Successivamente, entrambe le formazioni vanno vicine al gol, con il tiro di Isaksen deviato in corner da montipò, e con la conclusione di Duda terminata di poco a lato dalla porta difesa da Provedel. Prima dell’intervallo, la squadra di Zanetti colpisce la traversa sul colpo di testa di Serdar, azione che regala l’ultima azione del primo tempo. Nella ripresa, un retro passaggio suicidi di Tchatchoua regala alla Lazio la rete della vittoria: il retro passaggio dell’esterno del Verona regala a Dia la possibilità di segnare una doppietta, che invece sceglie di servire Zaccagni, alla sua sesta rete in campionato. La gara prosegue e la Lazio sfiora il quarto gol col Castellanos, il Verona invece va vicino al gol della bandiera ma termina la gara in inferiorità numerica, a causa dell’espulsione di di Duda per doppia ammonizione. Con il successo del Bentegodi, la Lazio trova la sua prima vittoria del 2025. Continua il periodo no per il Verona, che vede la squadra di Zanetti in balia della zona retrocessione.

Inter-Empoli (A cura di Simone Scafidi)

Continua la caduta libera dell’Empoli, che non vince dall’8 dicembre e che crolla sotto i colpi dell’Inter di Inzaghi, vincitore per 3-1. La partita si apre al 13’, con una rovesciata di Lautaro che costringe Vasquez ad un grande intervento che salva gli azzurri. Appena dieci minuti dopo, sempre Lautaro Martinez si rende protagonista di un tiro che scheggia il palo e fa tremare la difesa di D’Aversa. Il primo tempo spoglio di vere emozioni si conclude con il doppio tentativo di Barella dalla distanza, che, nonostante la mattonella ormai favorita, non riesce a inquadrare la porta. La mentalità della squadra di Inzaghi cambia sin dall’inizio del secondo tempo. Al 54’ Lautaro Martinez, dopo i diversi tentativi già citati, calcia a giro da fuori area e, complice un intervento non impeccabile di Vasquez, sigla il gol dell’1-0. Appena tre minuti dopo Lautaro ci riprova, impattando il passaggio di Carlos Augusto ma trovando stavolta Vasquez, che blocca in sicurezza. Al 78’ i nerazzurri si portano sul 2-0, con l’ormai solito gol di Dumfries, che sugli sviluppi di un calcio d’angolo svetta e colpisce di testa, arrivando più in alto di tutti e insaccando la sfera. È immediata la reazione dell’Empoli, con il suo giocatore migliore, Sebastiano Esposito, che all’83’ accorcia le distanze, segnando il sesto gol nelle ultime sei partite. A due minuti dal 90’ l’Inter chiude definitivamente i conti, con Marcus Thuram che sigla un ripartenza il gol del 3-1 e permette ai suoi di gioire. Di fronte ad un Inter superiore, l’Empoli continua il suo periodo buio, che segue una prima parte di campionato in cui sembrava poter avere le capacità per ambire a qualcosa di molto più grande.

Como-Udinese (A cura di Marco Rizzuto)

I lariani incantano nell’ultimo incontro della ventunesima giornata, abbattendo con un perentorio 4-1 l’Udinese. L’impatt0 travolgente di Diao e la classe di Strefezza fanno da volto al gioco spumeggiante, ma amante del brivido, di Fabregas. Bastano cinque minuti al Como per rompere gli equilibri e passare in vantaggio, Strefezza riceve al limite dell’area e imbuca per Diao che, sfugge a Kamara e calcia forte sotto la traversa. Un impatto eccezionale del diciannovenne spagnolo in Serie A, dopo aver inaugurato il match contro il Milan, arriva il secondo centro in tre partite. L’avvio è un monologo azzurro e Sava deve impegnarsi per evitare il 2-0 dopo quindici minuti. Sui risvolti di un calcio d’angolo, Lovric intercetta la sfera ma sbaglia il disimpegno liberando la conclusione rapida di Caqueret, respinta in angolo dall’estremo difensore. Nel corner successivo Diao ha l’occasione del raddoppio anticipando tutti sul cross di Strefezza, ma anche stavolta Sava nega in tuffo. Dopo i primi venti minuti di fuoco del Sinigaglia, i ritmi calano fino al tramonto del primo tempo. Da calcio d’angolo i padroni di casa non riescono a sfondare di testa ma, sul pallone vagante si avventa Strefezza che di prepotenza buca Sava sul secondo palo, firmando il raddoppio. Alla ripresa l’Udinese riapre i giochi al 50′: Payero anticipa Strefezza al limite dell’area e trafigge Butez sul suo palo con una conclusione rasoterra. Il gol accende il furore dei friulani che spingono per il pari. L’occasione del 2-2 passa dai piedi di Kristensen che, imbuca Modesto con un filtrante che taglia la difesa, l’esterno angolano però, vanifica il tutto calciando piano e male. In questa ripresa giocata ad alti ritmi il direttore di gara è costretto a mettere mano ai cartellini ripetutamente, ammonendo Goldaniga due volte nel giro di sei minuti. L’espulsione del centrale costringe Fabregas a ridisegnare velocemente la formazione, inserendo i giovani Fellipe Jack in difesa e Nico Paz sulla trequarti. Fortunatamente per i lariani la parità numerica si ristabilisce dopo pochi minuti a causa dell’intervento in ritardo di Solet su Cutrone, entrata che gli costa la doppia ammonizione. Dopo questa fase spezzettata della gara, il Como trova la rete che mette al sicuro i tre punti: Fadera dall’out di sinistra mette un pallone pericoloso al centro dell’area piccola, sfera che viene spedita in rete dall’autogol di Bijol. Nei titoli di coda il Como giganteggia con Nico Paz che, mette l’ultima firma a questo sonoro 4-1, spedendo in rete dopo la sponda di Engelhardt sul cross di Fadera. Il triplice fischio decreta il termine della ventunesima giornata, l’ampio successo al Sinigaglia rilancia il Como in classifica, allontanandolo dalla zona rossa, l’Udinese scende al decimo posto, chiudendo negativamente la striscia di pareggi degli ultimi tre incontri.

LA TOP11 DELLA 21ª GIORNATA

Grafica: Julya Marsala

Classe 2005. Studente in Scienze della Comunicazione all’Università degli Studi di Palermo. Amante del calcio fin da bambino, vivo ogni partita con la stessa passione del primo giorno. Aspirante giornalista con una passione per lo storytelling e gli editoriali.

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Calcio

Il Supercommento della 32ª giornata di Serie A

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Il commento completo di tutte le partite, con la Top 11 alla fine, della trentaduesima giornata di Serie a

Udinese-Milan (A cura di Tommaso Patti)

Troppo Milan per l’Udinese: Conceicao cambia modulo e rilancia i rossoneri verso l’Europa

Per dare una scossa alla classifica, mister Conceição rivoluziona la formazione, passando alla difesa a tre con Theo Hernandez e Jimenez schierati come esterni a tutta fascia. In attacco, Jovic viene preferito ad Abraham come terminale offensivo del tridente. Anche Runjaic cambia qualcosa rispetto alla sfida contro il Genoa: tornano titolari Kristensen e Lovric, mentre Atta agisce alle spalle di Lucca per sostituire l’infortunato Thauvin. L’assenza del francese pesa: l’Udinese arriva da tre sconfitte consecutive e ha segnato appena un gol nel periodo. Al Bluenergy Stadium i rossoneri accendono la gara dopo appena dieci secondi: Bijol e Kristensen pasticciano sul lancio di Pulisic, e il pallone finisce sui piedi di Reijnders, l’olandese calcia in porta a tu per tu con Okoye, che riesce a deviare in corner salvando i ragazzi di Runjaic. Dopo il brivido iniziale, l’equilibrio fa da padrona ad una gara che sembra non voler più decollare, i ritmi si abbassano e le occasioni tardano ad arrivare. Superata la mezz’ora, l’Udinese bussa per la prima volta alla porta di Maignan, Atta avvia il contropiede lanciando la corsa di Ekkelenkamp, che in percussione spezza in due la mediana rossonera, poi serve in corsa Ehizibue sulla fascia di destra, l’olandese col destro incrocia costringendo Maignan a volare, sulla ribattuta Ekkelenkamp calcia al volo e Gabbia è provvidenziale nel murare la conclusione del centrocampista. Quando il primo tempo sembrava essere destinato a terminare a reti bianche, il Milan a sorpresa passa in vantaggio: Fofana strappa il pallone a Lucca e serve Leao al limite dell’area, il portoghese calcia da fermo disegnando una parabola perfetta che si insacca sotto l’incrocio. La rete subita spezza il morale dei friulani che concedono il doppio vantaggio al 45′. Da calcio d’angolo il cross di Pulisic diventa un assist per Pavlovic, che con la spalla buca Okoye sul primo palo, complice una marcatura non perfetta dei difensori bianconeri. Il secondo tempo è sicuramente più vivace, nonostante i due allenatori non abbiano effettuato cambi durante l’intervallo. Al 51’, Maignan è protagonista di uno scontro di gioco col compagno Jimenez, in cui il francese subisce un brutto colpo alla testa. Sacchi ferma immediatamente il gioco per permettere ai medici di soccorrere il portiere rossonero, che esce in barella tra gli applausi del pubblico. Tornando al campo, all’ora di gioco l’Udinese spinge per riaprire i giochi: Lucca serve in area Atta, che calcia di controbalzo col sinistro senza inquadrare lo specchio della porta difesa da Sportiello. Runjaic capisce la necessità di inserire forze fresche per concretizzare le occasioni e manda in campo Iker Bravo e Rui Modesto per Lovric e Kamara, che non hanno brillato. Come contromossa, anche Conceicao effettua un doppio cambio: Tammy Abraham e Riccardo Sottil per Jovic e Jimenez. Le scelte dell’allenatore rossonero si rivelano vincenti: il Milan cala il tris con la rete di Theo Hernandez. Il francese triangola perfettamente con Abraham, che lo serve in profondità sulla fascia sinistra lasciata completamente scoperta dalla difesa friulana, entra in area e batte Okoye sul primo palo con una bordata che vale il triplo vantaggio. Theo Hernandez non segnava dalla 19^ giornata, nel successo contro il Como di Fabregas: anche in quell’occasione aveva segnato attorno al settantesimo minuto. Subito dopo il tris, Runjaic prova a cambiare ancora inserendo Pafundi e Payero, ma l’Udinese ormai spenta spalanca la porta al quarto centro rossonero. Abraham cerca e trova Leao con un traversone a giro splendido: il portoghese in corsa tenta di superare Okoye con uno scavetto, che diventa un assist per Reijnders, il quale deve solo appoggiare in rete. La decima rete in campionato dell’olandese chiude definitivamente i giochi a favore del Milan, che gestisce al meglio gli ultimi minuti di una gara dominata in lungo e in largo. Il nuovo modulo potrebbe rappresentare la chiave per rilanciare i rossoneri in classifica. Dopo settimane altalenanti, Conceicao potrebbe aver finalmente trovato un equilibrio in grado di valorizzare le qualità dei singoli (Theo Hernandez e Leao su tutti). Tuttavia, l’Europa resta ancora lontana: il nono posto non consente passi falsi, e il margine d’errore è ormai al minimo. Serviranno continuità, cinismo e un pizzico di fortuna per provare a riaprire davvero i giochi. Piove sul bagnato per l’Udinese: la squadra di Runjaic non riesce mai a entrare in partita ed esce dal campo con una sonora batosta. L’assenza di Thauvin pesa, ma quattro sconfitte di fila e un solo gol segnato non sono numeri da archiviare con leggerezza, anche se i friulani sono già matematicamente salvi, e l’unico obiettivo rimasto è il piazzamento nella parte sinistra della classifica, al momento occupata dal Torino.

Venezia-Monza (A cura di Dennis Rusignuolo)

La quinta è quella buona! Il Venezia torna in Fila per la salvezza 

Il Venezia prepara tutti gli ingredienti per passare un bel pomeriggio: nel prepartita viene ritirata la maglia numero 13 di Marco Modolo e spunta anche l’ex capitano Joel Pohjanpalo nella panchina adiacente a quella di casa. Passano solo quattro minuti e Radu è chiamato subito ad un grande intervento, in risposta alla deviazione fra testa e spalla di Pedro Pereira su corner. Ritmi compassati nei primi 20 minuti, dove il Monza si fa leggermente preferire come atteggiamento, più convinto dei padroni di casa e pulito nelle giocate. Nonostante la spinta del Penzo, la sensazione è che il Monza abbia quella marcia in più che può mettere in difficoltà la retroguardia lagunare, che nei primi minuti di gara si era fatta preferire per l’intensità del pressing sui portatori di palla brianzoli. Al minuto numero 24 punizione che sa di corner corto: Nicolussi Caviglia fa partire un bolide a giro che sembra potersi infilare all’incrocio, Turati salva come può, e spedisce la palla sulla traversa, poi rinviata sulla linea da Akpa Akpro proprio un attimo prima che Oristanio la potesse ribadire in rete. Nesta è costretto a spendere il primo cambio alla mezz’ora, a causa di alcuni problemi fisici per Keita, sostituito al 27′ da Caprari. Prima dell’intervallo altre due occasioni, una per parte, ma sia la conclusione di Marcandalli che quella di Urbanski non spaventano i rispettivi portieri. Nessun cambio all’intervallo, anche se Nesta deve rinunciare a Izzo dopo appena cinque minuti dal fischio di Maresca: problema che sembra serio per il centrale italiano, sostituito da Caldirola. Dopo quindici minuti giocati a basso ritmo dalle due squadre, Di Francesco cerca nuovi stimoli dalla panchina: tre cambi, fuori Marcandalli per Haps, poi la staffetta dei due riferimenti offensivi (fuori Oristanio e Gytkjaer, dentro Yeboah e Fila). La scelta del tecnico dei lagunari si rivela vincente, perché al minuto 72 il Venezia sblocca la gara: lancio verso Ellertsson, seguito da Birindelli che viene buttato giù dal contrasto con la spalla (astuto, ma regolare) dell’islandese, a cui basta appoggiare in mezzo per il tap-in di Fila. Primo gol in Serie A per l’attaccante ceco, una rete dal peso specifico gigantesco. Sulla cresta dell’onda, il Venezia attacca con più leggerezza e velocità, mentre il Monza perde i riferimenti e cerca di usare le maniere forti per fermare le offensive dei lagunari. Pochi minuti dopo il vantaggio serve un grandissimo intervento di Turati per negare il raddoppio ai padroni di casa: punizione morbidissima di Nicolussi Caviglia oltre la barriera, Turati la vede all’ultimo e con un colpo di reni sputa fuori la palla dalla porta. Nel finale il Monza si affida alle palle lunghe, che sono però preda facile per i rocciosi difensori del Venezia. Prima del triplice fischio c’è ancora tempo per un ultimo episodio, perché Fila interviene in ritardo su Palacios e rimedia il secondo giallo della sua gara. Maresca lo espelle e il ceco salterà la sfida contro l’Empoli. Serviva un successo e i tre punti sono arrivati. A questo punto della stagione sindacare sulla prestazione lascia il tempo che trova, così il Venezia si è aggrappato a quell’attacco che in questo 2025 sembrava stregato. Dopo quattro gare consecutive al Penzo, finalmente Fila è riuscito a sfatare il tabù e adesso il Venezia alla salvezza ci crede sul serio. In una settimana decisiva per inquadrare il rush finale, la squadra di Eusebio Di Francesco aggancia l’Empoli (impegnato lunedì sera a Napoli) a quota 24 punti, a una settimana da un altro scontro diretto che sarà terribilmente decisivo. Il Monza, dall’altra parte, comincia a tirare i remi in barca perché la salvezza di fatto si sgretola oggi. La missione proibitiva della salvezza poteva passare solo da un successo in laguna, invece con questa ennesima sconfitta la squadra di Nesta ha ormai prenotato -si fa per dire- il posto per la prossima Serie B.

Inter-Cagliari (A cura di Tommaso Patti)

Arna Letale ancora decisivo. L’Inter supera agevolmente il Cagliari

Grazie alla sorprendente vittoria contro il Bayern Monaco, l’Inter affronta la sfida contro il Cagliari con il morale a mille. Da una parte Nicola schiera dal primo minuto Piccoli, sostenuto da Coman, pronto ad agire da seconda punta nelle situazioni offensive, mentre dall’altra parte Inzaghi decide di provare a vincere la sfida schierando qualche elemento di turnover. La titolarità di Arnautovic ripaga subito la scelta del tecnico nerazzurro: al 12’ un passaggio alto di Çalhanoğlu, apre l’azione offensiva di Carlos Augusto, che controlla di petto e si accentra nel tentativo di servire Lautaro, anticipato da Arnautovic, autore prima di una serpentina tra due avversari, e poi di una conclusione potente e alta che non lascia scampo a Caprile. Nonostante il gol del vantaggio, l’Inter è spesso scoperta e facilmente attaccabile dal Cagliari, come nell’occasione avvenuta al 24’, quando su un recupero palla di Zortea su Barella, Zappa lancia in campo aperto Piccoli, costretto ad arrendersi difronte al provvidenziale intervento di Sommer. Nella stessa azione, l’Inter riesce a ripartire dopo essersi riorganizzata, riuscendo addirittura a colpire il Cagliari per la seconda volta grazie allo spettacolare assist di Arnautovic per Lautaro, che supera con uno scavetto Caprile e segna la rete che vale il raddoppio. Senza alcuna avvisaglia, il Cagliari entra perfettamente in campo nella ripresa, riuscendo a dimezzare lo svantaggio con Piccoli, abile nel colpire il pallone di testa e nel riscattare il brutto errore del primo tempo. La reazione di Inzaghi al gol subito degli ospiti è un mix tra rabbia e paura per i minuti successivi poiché, nelle ultime due gare di campionato, i nerazzurri hanno dimostrato un netto calo di concentrazione tra la fine del primo e l’inizio del secondo tempo, riuscendo anche a subire gol. Il possibile allentamento della prestazione viene però immediatamente smentito dai padroni di casa, che prima ottengono un calcio d’angolo su un tiro ravvicinato di Dimarco deviato da Caprile, per poi trovare la terza rete della giornata sugli sviluppi del calcio d’angolo battuto da Dimarco e finalizzato con l’imperioso colpo di testa di Bisseck. Dopo il terzo gol dell’Inter, il Cagliari esce completamente dalla gara, rendendosi pericoloso solamente con il tiro di Piccoli salvato quasi sulla linea da un intervento di puro istinto conservativo di De Vrij.
Il successo dei nerazzurri permette a Inzaghi di arrivare al meglio alle prossime sfide, dove i nerazzurri sono chiamati a giocarsi tutte le competizioni nel giro di pochi giorni, affrontando rispettivamente Bayern Monaco, Bologna, Milan e Roma. L’ennesima scelta di Inzaghi di schierare dal primo minuto Arnautovic ripaga nuovamente: il serbo in appena ventidue presenze, si è distinto riuscendo a segnare sette gol (alcuni di questi piuttosto pesanti), e due assist. Nonostante la sedicesima sconfitta in trentadue giornate, il Cagliari rimane ampiamente a +6 rispetto al diciottesimo posto. La squadra di Nicola, nelle prossime giornate, è chiamata a invertire questo trend che vede i sardi molto incostanti nei risultati e poco lucidi sotto porta, proprio come accaduto nella sfida contro l’Inter.

Juventus-Lecce (A cura di Dennis Rusignuolo)

Sofferenza nel finale, ma tre punti da zona Champions. Vlahovic, Yildiz e Koop regalano a Tudor il secondo successo casalingo 

Sciolti gli ultimi dubbi di formazione, con Tudor che ormai sembra aver trovato i suoi fedelissimi: prosegue la migrazione di Nico Gonzalez, che dopo aver giocato nella trequarti all’Olimpico contro la Roma, torna nella fascia destra al posto di Weah. Ritorna Teun Koopmeiners dal primo minuto, mentre altra chance dal 1′ per Vlahovic. Il Lecce cambia modulo per la prima volta dall’arrivo di Giampaolo: 3-4-3 con Jean insieme ai pilastri Baschirotto e Gaspar, mentre trova spazio Danilo Veiga nella fascia destra. Confermato il tridente Pierotti-Krstovic-Morente. Fin dal primo pallone giocato si vede come la Juve cerchi lo sviluppo sulla fascia sinistra, ed è da sinistra che i bianconeri stappano subito la gara: secondo minuto, palla su Vlahovic, attivo fin dai primi movimenti, filtrante preciso del serbo per l’inserimento di Koopmeiners, l’olandese ha tanto da farsi perdonare e il bel diagonale con cui batte Falcone può essere un primo squillo per una definitiva crescita. La reazione del Lecce non tarda ad arrivare, ovviamente da Nikola Krstovic. Il montenegrino recupera palla al limite dell’area e non esita a calciare forte, palo pieno con Di Gregorio in traiettoria, l’azione prosegue e il numero 9 calcia nuovamente forte verso lo stesso palo, opposizione con i pugni da parte del portiere bianconero. Ormai il dettame tattico di Tudor su questa Juve è chiaro: fraseggio ragionato in fase di impostazione e attacco codificato della profondità, guidato da Vlahovic e seguito da tutti gli incursori. Giampaolo rischia di dover abbandonare subito il piano iniziale della gara a causa dell’infortunio di Jean. Il francese esce addirittura in barella dopo un contrasto con Vlahovic e Pierret (torsione innaturale del ginocchio sinistro); al suo posto Tiago Gabriel, all’esordio in Serie A. Eccezion fatta per le due conclusioni di Krstovic, la Juve è padrona del campo e del possesso del pallone, il Lecce cerca di pressare alto per non farsi schiacciare troppo ma i bianconeri trovano sempre il modo per eludere il pressing. Al 20′ Renato Veiga riceve palla da Yildiz, bravo a sgusciare a Veiga dopo un corner, il portoghese calcia a botta sicura e Gaspar mette un rammento decisivo per negare il raddoppio. Alla mezz’ora i bianconeri vanno in ripartenza, Thuram guida la cavalcata con la sua solita falcata, scambia con Yildiz e va da Vlahovic, altra sponda intelligente del serbo e piazzato del numero 10 alle spalle di Falcone. Particolarmente attivo Dusan Vlahovic, autore dei due assist in 33 minuti. L’attaccante bianconero è sempre pimpante vicino alla porta, dove pecca di precisione, ma è lucido nel gioco con i compagni. Nella parte finale del primo tempo i bianconeri si limitano alla gestione del risultato e delle energie, fino all’intervallo che riserva alla squadra di Tudor applausi scroscianti, come non si sentivano da tanto tempo dalle parti dell’Allianz. Nessun cambio da parte di Tudor; Giampaolo invece ne cambia due: fuori Gallo e a sorpresa chiamato in panchina anche Krstovic, dentro Marco Sala e Rebic. I nuovi interpreti, più congeniali al gioco scelto da Giampaolo, portano più equilibrio e compattezza tra i reparti, tutti fattori che non si erano visti nel primo tempo e che avevano favorito il dominio incontrastato dei bianconeri. Come nel primo tempo, anche nella ripresa la Juve gioca sul velluto. L’idea propositiva e aggressiva di Tudor sembra già ben impiantata in ogni singolo giocatore, e lo si evince dalla voglia con cui recuperano il pallone e dall’insistenza con cui attaccano la porta cercando di scambiarsi ripetutamente il pallone. Il Lecce prova a regalarsi una mezz’ora orgogliosa con due lampi di Veiga e Baschirotto, brava la difesa bianconera nel respingere in entrambi i casi. Tudor decide di giocare le prime sostituzioni: Kolo Muani, Weah e Cambiaso al posto di Vlahovic, Koopmeiners e McKennie. Rinviato l’esperimento del doppio centravanti, già preannunciato da Tudor che in conferenza aveva escluso temporaneamente questa soluzione. Tra i nuovi innesti Weah è quello più cercato, ma è Cambiaso che sfiora il gol, con un mancino a giro che impegna Falcone in tuffo, costretto a usare i pugni per spedire il pallone fuori dalla porta. Prima del corner Tudor sostituisce Nico Gonzalez con Conceicao, emblematici gli applausi dello Stadium per entrambi i giocatori (due componenti che hanno avuto un impatto opposto con Thiago Motta, e anche adesso con Tudor). Con tutte le sostituzioni adoperate dai due allenatori, la gara perde ritmo e questo non fa altro che assecondare l’idea della Juve per gestire il risultato. All’83’ Di Gregorio mette la sua firma alla partita: primo vero errore di Thuram nella partita, che sbaglia in uscita e manda Rebic a tu per tu con il portiere bianconero, bravo a sbarrare la strada con il corpo e negare al Lecce la possibilità di riaprire la gara. Il gol dei salentini è rimandato solamente di qualche minuto, perché al minuto 87 Baschirotto svetta più in alto di tutti, riceve il cross di Helgason e gela lo Stadium. Secondo gol consecutivo per il capitano del Lecce, che nel finale sembra avere una marcia in più dal punto di vista emotivo. Per evitare spiacevoli fantasmi del passato Tudor scegliere di utilizzare l’ultimo cambio per rinforzare la difesa: fuori Yildiz e dentro Savona. Nei tre minuti di recupero la Juve soffre ma riesce a blindare i tre punti, che garantiscono per questa giornata l’ingresso di zona Champions. L’occasione era ghiotta, in vista dello scontro tra Atalanta e Bologna, e grazie a un primo tempo quasi perfetto, la squadra di Tudor mangia due pedine in una sola mossa. I due assist di un ritrovato Vlahovic e i gol di Yildiz e Koopmeiners permettono alla Juve di seguire attivamente il treno della Champions. Si prolunga a otto gare la striscia nera del Lecce. Giampaolo aveva cercato di approcciare la gara in maniera diversa, schierandosi quasi a specchio, ma la partenza sprint dei bianconeri, e l’infortunio di Jean hanno scombinato una soluzione che già era provvisoria. Con la vittoria del Venezia sul Monza, la salvezza diventa accesa oltre ogni limite, e i salentini hanno l’obbligo di interrompere subito questa striscia.

Atalanta-Bologna (A cura di Tommaso Patti)

Sotto il segno del solito Retegui. La dea vince e allunga sulle pretendenti

Nel tentativo di sfatare il tabù casalingo che vede i nerazzurri non vincitori in campionato dalla sfida contro l’Empoli di fine Dicembre, Gasperini non rinuncia alla contemporanea titolarità di Lookman, Pasalic e Retegui. Quest’ultimo protagonista dell’immediato gol del vantaggio dopo appena due minuti, rete nata dal filtrante di Pasalic per Bellanova, che scatta sulla fascia e pesca a centro area Retegui, al suo ventitreesimo gol in campionato. La rete del capocannoniere accende l’animo del Gewiss, consapevole di non poter vedere più la propria squadra vincere il campionato, ma consapevole anche quest’anno del grandissimo lavoro fatto dalla società, dall’allenatore e dai giocatori. Con il passare dei minuti, il Bologna prova ad alzare la testa, scontrandosi però con un’attenta retroguardia di casa. Al ventesimo minuto, un’altra grandissima giocata di Retegui rimane impressa nel tabellino. L’attaccante azzurro prima lotta e vince il duello contro Lucumi, e poi innesca il cross valido per il tap-in vincente a centro area di Pasalic. La superiorità dei nerazzurri è evidente e l’errore sotto porta di Ederson (nato da un ennesimo duello vinto) ne è la prova. Nonostante il doppio svantaggio, la squadra di Italiano ci ha già più volte dimostrato la tenacia nel lottare soprattutto nei momenti di difficoltà, mettendo in pratica questo concetto a dieci minuti dalla fine del primo tempo, quando su uno schema nato da un calcio di punizione, Ndoye calcia di potenza da fuori area ma trova l’opposizione di Carnesecchi, aiutato anche dal palo. Nella ripresa l’Atalanta abbassa il ritmo, il Bologna cresce ma spesso deve fare i conti con Carnesecchi, che si conferma la miglior sorpresa di questa dea per costanza. La parabola pericolosa di Miranda e il grave errore sotto porta di Casale, descrivono esattamente il pomeriggio del Bologna, cioè una squadra che costruisce tanto ma spreca tutto sotto porta. Nel finale, Gasperini perde per infortunio Kolasinac, uno dei pilastri di questa annata, out per almeno sei mesi data la rottura del crociato. Il pareggio di Roma e Lazio, permette alla dea di avere quasi la certezza di rientrare nei primi quattro posti in campionato, validi per la prossima Champions League. La vittoria della Juve contro il Lecce e il passo falso del Bologna, permette ai bianconeri di superare e andare a +2 sulla squadra di Italiano, che nel prossimo turno affronterà l’Inter.

Fiorentina-Parma

Noia e reti bianche: Fiorentina e Parma non vanno oltre lo 0-0

Messo da parte (momentaneamente) lo Celje, Palladino sposta il focus sulla sfida casalinga con il Parma di Chivu, che sembra essere ritornato sul binario per uno sprint finale con un solo obbiettivo: la salvezza. Sul settore sinistro del campo il Parma inizia sin da subito a spingere con Valeri che fa sua la fascia e indirizza subito un cross al centro dell’area, impattato da Bernabè che trova la grande risposta di De Gea, bravo a bloccare e neutralizzare anche la conclusione di Keita pochi istanti più tardi. Nel primo tempo la Fiorentina risulta essere totalmente assente, con Suzuki spettatore non pagante. Un presunto tocco di mano di Valenti fa scorrere un brivido lungo la schiena della viola, che però tira un sospiro di sollievo in seguito ad un rapido check del VAR che scagiona il giocatore di Palladino. La seconda metà di gara riparte con la Fiorentina in controllo e con una clamorosa occasione per Kean che sfrutta l’imbucata di Mandragora e si trova a tu per tu con Suzuki, con il pallone che però termina fuori di poco. Appena tre minuti più tardi arriva un’altra, enorme, occasione per la squadra di Palladino, che con Fagioli colpisce la traversa, con un tiro su punizione che da posizione defilata impensierisce e non poco l’estremo difensore ducale, che deve appoggiarsi alla traversa per evitare insidiose respinte. La squadra di Chivu, però, non sembra voler mollare e al 62′ si spinge in avanti con il pallone, sui piedi di Bonny, che viene incredibilmente salvato, ancora una volta, da De Gea, migliore in campo. Ad un quarto d’ora dalla fine Richardson riesce effettivamente a battere Suzuki, con il gol che però viene annullato per fuorigioco, nonostante l’iniziale esultanza del centrocampista marocchino. Con questa ultima occasione, e poche altre ababstanza timide, il match termina con un pareggio e le squadre che si sono perfettamente equivalse sul piano del gioco. Il Parma guadagna un punto e allunga sulla zona salvezza, mentre Palladino adesso dovrà concentrarsi sul ritorno di Conference League contro lo Celje.

 

Torino-Como (A cura di Marco Rizzuto)

Luci e ombre al Sinigaglia: Douvikas firma il successo, il VAR cancella la beffa granata

Il Como scende in campo con una formazione priva della sua stella: Nico Paz parte infatti dalla panchina. Fabregas opta per una maggiore copertura a centrocampo, inserendo Perrone al posto dell’argentino. Sul fronte granata, Vanoli schiera Linetty per sopperire alla squalifica di Ricci. In avanti si torna al doppio centravanti, con Sanabria al fianco di Adams. Dopo un avvio poco entusiasmante, il primo squillo del match arriva al 12’ proprio dai ragazzi di Vanoli, che sfiorano il vantaggio con un colpo di testa di Linetty: il polacco, liberatosi bene da Da Cunha e Vojvoda, non riesce però a inquadrare la porta. Nei minuti successivi si assiste a un dominio crescente del Como. La squadra di Fabregas prende le misure agli avversari, controlla il gioco per gran parte del primo tempo e crea diverse occasioni da gol. Alla mezz’ora, su punizione dal limite, Da Cunha calcia a giro con il mancino e impegna seriamente Milinkovic-Savic, bravo a deviare in angolo. La pressione crescente dei lariani mette in grande difficoltà il Torino, costretto nella propria metà campo e incapace di ripartire. Al 37’ arriva il meritato vantaggio comasco: splendida azione sulla destra, Ikoné serve in corsa Vojvoda che crossa al centro per Douvikas, il quale insacca di testa firmando il suo secondo gol in Serie A. Nonostante i frequenti cambi nel reparto offensivo nelle ultime partite, la squadra di Fabregas mostra una notevole solidità, riuscendo a ruotare efficacemente gli interpreti. Douvikas sembra essersi integrato perfettamente negli schemi dello spagnolo, mettendo pressione su Cutrone, autore di una brillante prima parte di stagione. Anche Ikoné, al momento, appare imprescindibile: l’ex Fiorentina ha scalzato la concorrenza e si è guadagnato un posto fisso tra i titolari, relegando Strefezza alla seconda panchina consecutiva. Il Como chiude il primo tempo in attacco, costringendo Vanoli a riflettere su eventuali cambi per ridare ritmo ai suoi. La ripresa comincia senza sostituzioni, ma si percepisce subito un atteggiamento più deciso da parte del Torino. I primi dieci minuti offrono spettacolo con occasioni da entrambe le parti, e al 57’ il Toro sfiora il pari con Gineitis: imbucata alta che sorprende la difesa, ma il numero 66 non riesce a segnare per via di un tempestivo intervento di piede di Butez. Dal 60’ in poi le gerarchie si ribaltano: il Torino prende in mano la partita e schiaccia il Como nella propria metà campo. Fabregas corre ai ripari, inserendo Strefezza e Sergi Roberto per aggiungere qualità ed esperienza a centrocampo. A un quarto d’ora dal termine, il Como torna a farsi vedere: sul corner battuto da Strefezza, Goldaniga impatta bene di testa, ma Milinkovic-Savic vola a deviare sopra la traversa, tenendo vive le speranze granata. Nel finale, il Como rischia grosso: Elmas, dopo aver recuperato palla in area sul tentativo di Sanabria, salta Butez ma perde l’attimo per calciare, venendo murato da Kempf, decisivo nell’intervento. In pieno recupero il Torino pareggia con una conclusione potente dal limite di Ilic, che fa esplodere il settore ospiti del Sinigaglia. Tuttavia, dopo un controllo al VAR, la rete viene annullata per un doppio tocco irregolare di Biraghi al momento della battuta del corner. Scampato il pericolo, il Como può festeggiare la sua nona vittoria in campionato, portandosi a quota 35 punti e staccando di quattro lunghezze il Verona, quattordicesimo. Il Torino, nonostante un ottimo secondo tempo, cade nuovamente in Serie A: non succedeva dal 14 febbraio, anche in quell’occasione con Ricci assente. Una sconfitta amara ma non troppo per i granata, che restano comunque tranquilli al decimo posto a quota 40 punti, in compagnia dell’Udinese.

Verona-Genoa (A cura di Marco Rizzuto)

Occasioni sprecate e assedio sterile: al Verona manca solo il gol

Zanetti ancora privo di Tengstedt e Suslov, riconferma l’undici titolare sceso in campo contro Parma e Torino. Dawidowicz nuovamente adattato al fianco di Duda. Nella trequarti Bernede a supporto del tandem composto da Sarr e Mosquera. Anche il Genoa scende in campo con diverse assenze, su tutti Malinowski e Friendrup. Al loro posto Badelj e Masini fanno coppia nella mediana, con Vitinha che torna nel trio offensivo a supporto di Pinamonti unica punta. Non si assiste ad un avvio particolarmente acceso, la prima occasione arriva al 20′ minuto sponda grifone, con Vitinha che salta Bernede per poi calciare dal limite dell’area senza però impensierire Montipò. L’equilibrio fa da padrone alla prima frazione che fatica a decollare, fin quando Mosquera riesce ad agganciare un pallone complicato scodellato direttamente da Valentini dalla propria metà campo: il numero 35 riesce a controllare la sfera calciando a incrociare, Leali riesce ad evitare il gol dando un po’ di spettacolo a questo incontro giocato a rilento. Arrivati alla ripresa, il mister Zanetti prova a cambiare qualcosa per dare una scossa, e inserisce Livramento per Sarr, autore di una gara dimenticabile. Nessun cambio per il Genoa che rientra in campo con l’undici iniziale. Già dai primi minuti gli scaligeri appaiono molto più offensivi, ai danni di un Genoa molto sciapo. I padroni di casa cercano il vantaggio in diverse occasioni, la più eclatante arriva al 58′: Bradaric riesce a far passare il pallone tra due avversari servendo Bernede, che rapidamente alza la testa e scodella in mezzo per Mosquera. Il colombiano schiaccia troppo con la testa fallendo un’occasione d’oro. Vieira capisce la necessità di cambiare qualcosa data la pericolosità del Verona, inserendo in una botta sola Ekuban, Onana e Messias. La situazione però non cambia, e il secondo tempo è un dominio totale dei ragazzi di Zanetti che non riescono però a bucare la porta di Leali. Al 67′ De Winter e Vasquez pasticciano lasciando sfilare un pallone sanguinoso conquistato da Livramento, che prende il tempo a Leali. Con la punta Livramento non riesce a spedire in rete e il recupero del difensore messicano è provvidenziale ai fini del risultato. Sul finale gli scaligeri assediano l’area di rigore avversaria senza però calciare pericolosamente verso la porta. Il fischio finale chiude una gara quasi soporifera che consegna un punto a testa alle due squadre. Il Genoa guadagna un punto importante per la corsa al decimo posto, accorciando e andando a -1 da Udinese e Torino. Il Verona con un po’ di rammarico sale a quota 32 lunghezze, otto punti sopra la zona rossa della classifica

Lazio-Roma (A cura di Dennis Rusignuolo)

Lazio e Roma si annullano a vicenda e sul campo dell’Olimpico non si va oltre l’1-1. Ranieri chiude la carriera con zero derby persi, e insacca il sedicesimo risultato utile consecutivo, mentre Baroni deve fare di più per acciuffare la zona Champions

Napoli-Empoli

Scottish pride: il Napoli vola sulle ali di McTominay

Conte sorride nel posticipo del lunedì sera, il suo Napoli vince, convince e prova a rimanere attaccato al treno scudetto. I Partenopei, sin da subito, occupano la zona avanzata del terreno di gioco, proponendo una fase offensiva lucida e concreta che, alla fine, porta a trovare la via del gol. Al 17′ minuto, il lavoro sporco di Lukaku, che serve McTominay, viene ripagato dalla rete dello scozzese che calcia, in corsa, dal limite dell’area e buca Vasquez, che avrebbe potuto fare qualcosa in più. L’Empoli, timidamente, prova a reagire, con il cross di Pezzella che pesca a centro area Gyasi, il cui colpo di testa termina alto di molto. Prima Politano, poi Neres, nella seconda metà del primo tempo gli azzurri cercano spasmodicamente il raddoppio, sbattendo doppiamente su un ottimo Vasquez. Al 39′ una sponda di Gyasi, arriva direttamente dal rinvio del portiere, trova Esposito che da lontanissimo calcia al volo, impegnano e non poco Meret. Un Napoli fievole al concludersi del primo tempo si riaccende subito nel secondo e non perde tempo a trovare il raddioppio: al 56′ Olivera trova tra le linee Lukaku, che insacca prodigiosamente il gol del 2-0. Non passano nemmeno quattro minuti, e ancora grazie ad un assist di Lukaku, McTominay colpisce di testa e batte Vasquez per la terza volta, sigillando definitivamente la partita, in un Maradona gremito che impazzisce di gioia. Cinque minuti più tardi, l’asse McTominay-Lukaku rischia di trovare addirittura la terza combinazione, con la sponda del belga che viene sfruttata dalla conclusione a rete dell’ex United, la quale si infrange pienamente sul palo, graziando la squadra di D’Aversa. Senza altre particolari occasioni, si conclude un match a senso unico che ha visto la squadra di Conte dominare sotto ogni punto di vista, mentre la squadra di D’Aversa osserva impotente dal basso del suo, sempre più fisso, diciannovesimo posto.

 

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Calcio

Succede tutto nella ripresa. Il Derby della Capitale termina senza vincitori

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Dopo le scintille dell’andata, il derby capitolino tra Lazio e Roma regala meno emozioni e un risultato equilibrato. Nonostante le solite scaramucce da derby, le due squadre si annullano e portano a casa un punto ciascuno. Al gol di Romagnoli risponde il capolavoro di Soulé, tutto nel secondo tempo.

Defezioni da una parte e dall’altra: Ranieri, senza Dybala, si affida a Pellegrini e Soulé alle spalle di Dovbyk. La Joya ha chiuso anticipatamente la sua stagione, ma siede in panchina per supportare al massimo i compagni. Torna Saelemaekers dalla squalifica, e si riprende il suo posto nell’out di destra. La vera sorpresa è nei tre di difesa, perché Ranieri schiera Celik come braccetto di destra al fianco dei soliti Mancini e Ndicka. Sponda biancoceleste si deve smaltire il brutto colpo subito in Norvegia dal Bodø/Glimt, e Baroni allora si affida a Castellanos. Il Taty torna a vestire una maglia da titolare dopo quasi un mese di assenza, fondamentale la sua presenza per le geometrie e le offensive dell’attacco laziale. Confermato Mandas tra i pali (il greco è stato il migliore dei biancocelesti contro il Bodo) mentre Luca Pellegrini sostituisce l’infortunato Tavares, alle prese con l’ennesimo infortunio muscolare della sua stagione.

Davanti alle solite coreografie meravigliose delle due tifoserie, la contrapposizione tra due credi calcistici tanto vicini quanto opposti, il derby comincia con la Roma in possesso palla. Non ci sono particolari tatticismi, le due squadre cercano di non scoprirsi troppo e concedere occasioni. Per alzare i toni agonistici Paredes commette una delle sue solite ingenuità e regala una punizione insidiosa alla Lazio, Cartellino giallo per l’argentino, reo di aver colpito con una manata Zaccagni; sugli sviluppi del piazzato gran cross verso Romagnoli, bravo a sventare più in alto di tutti ma è ancora più bravo Svilar a respingere con le mani. A fare la partita è sempre e soprattutto la formazione di Baroni, mentre Sozza sceglie un metro di giudizio piuttosto duro per evitare che la serata si accenda. La Roma fatica a entrare in partita, e il solito Isaksen comincia ad accendersi con il passare dei minuti. Il danese sfiora un gran gol al 22′, quando manda a vuoto Ndicka e Angelino, arriva davanti a Svilar ma ancora una volta trova la grande opposizione del portiere della Roma. La fascia sinistra dei giallorossi va in difficoltà contro l’elettricità di Isaksen, e su quella zona la Lazio trova sempre spazio per costruire occasioni importanti. Il duello è ormai il consueto, Isaksen contro Svilar, e al 37′ il portiere belga sventa un’altra conclusione insidiosa dell’attaccante laziale. Il ritmo non si accende nonostante qualche piccola scintilla tra i giocatori in campo, e all’intervallo l’Olimpico fischia a causa del poco spettacolo regalato dalle due squadre nei primi 45′. Da segnalare l’ammonizione di Isaksen nel recupero, il danese -diffidato- salterà la prossima gara dei biancocelesti, a Marassi contro il Genoa di Vieira.

Al rientro dagli spogliatoi Ranieri sostituisce subito l’ammonito Paredes con Cristante, mentre Baroni non cambia il proprio scacchiere. La partita si apre dopo nemmeno sessanta secondi: punizione dalla linea laterale per la Lazio, Luca Pellegrini mette in mezzo un cioccolatino che viene scartato dall’incornata di Romagnoli. Vantaggio meritato per quanto visto nel primo tempo, in cui la Lazio ha oggettivamente creato di più rispetto a una Roma piuttosto compassata. L’agonismo che si era visto saltuariamente  si accende subito dopo il vantaggio dei biancocelesti, con Saelemaekers e Gigot che si scambiano alcuni colpi poco consentiti, da cui si accende una piccola rissa, placata subito dalla gestione della partita da parte dell’arbitro Sozza. Il primo vero sussulto della gara della Roma arriva su calcio d’angolo, al 53′ cross profondo di Saelemaekers verso Mancini, il centrale indirizza verso il secondo palo ma Mandas riesce a salvare la porta biancoceleste, bravo il portiere greco a slanciare sulle gambe e distendersi bene. Ranieri capisce il m0mento di difficoltà e cerca di restituire nuova linfa con Shomurodov al posto di Pellegrini. La soluzione è la stessa che aveva permesso ai giallorossi di pareggiare la Juventus: doppio centravanti, con Shomurodov incaricato di roteare attorno a Dovbyk. La Lazio continua a creare pericoli grazie alle palle inattive, con Pellegrini che diventa sempre più pungente con i suoi cross forti e precisi. Al 64′ Zaccagni sfiora il raddoppio con la sua solita giocata, il capitano biancoceleste sfrutta la sovrapposizione di Pellegrini per costruirsi il tiro a giro, palla che termina di poco a lato ma Svilar sembrava in controllo della traiettoria. Nonostante l’occasione la squadra di Baroni comincia a tirare un po’ il fiato, e la Roma comincia a sviluppare con più intensità nella metà campo laziale, anche se l’abnegazione e il sacrificio dei giocatori della Lazio è lodevole. Il pareggio della Roma arriva con un capolavoro di Soulé: senza Dybala in campo, ci pensa l’altro argentino a regalare un gioiello al pubblico dell’Olimpico. Al 68′ Saelemaekers appoggia verso Cristante, Soulé arriva in anticipo e calcia subito, la palla sbatte due volte sulla traversa ma l’orologio dell’arbitro (con la goal-line-technology) vibra e rimette in parità la gara. Ancora una volta i cambi di Ranieri sono riusciti a ribaltare l’inerzia della gara, e la stanchezza della Lazio comincia a diventare un fattore. Baroni pensa anche al ritorno dei quarti di finale di Europa League, e sostituisce Castellanos e Isaksen con Pedro e Dia. Cambi che arrivano in un momento in cui i biancocelesti sono in evidente difficoltà, e Pedro prova subito a scuotere la squadra. Al 74′ conclusione potente dal limite dell’area dello spagnolo, ma ancora una volta Svilar non si fa sorprendere e chiude in angolo. Un minuto dopo la Lazio ha un’altra occasione: palla in mezzo alla ricerca di Boulaye Dia, Ndicka rischia l’autogol in scivolata ma trova ancora l’ennesima chiusura di Svilar, fondamentale nella risposta sul centrale ivoriano e nella chiusura su Dia, che cerca di convertire in rete il pallone vagante rimasto nei pressi dell’area piccola. Grazie alle sostituzioni, la Lazio riottiene energia e qualità e Baroni adopera altre due mosse: fuori uno stremato Zaccagni e un evanescente Dele-Bashiru, dentro Noslin e Belahyane. Ranieri invece risponde con Baldanzi al posto di Dovbyk, mettendo fine alla soluzione del doppio centravanti, che anche questa volta ha permesso alla Roma di rimettere in equilibrio una gara dopo l’iniziale svantaggio, e poi con Rensch ed El Shaarawy per Saelemaekers e Soulé. Nel recupero la Lazio sfiora in due occasioni il nuovo vantaggio, ma la difesa giallorossa riesce a chiudere la porta e alzare il baricentro per negare qualsiasi altra occasione.

Un pareggio che per la classifica non da una grande spinta a nessuna delle due. La Lazio rimane al sesto posto, a quota 56 punti e a caccia della zona Champions che dista soli tre punti. La Roma fallisce l’occasione di superare i rivali di sempre, e adesso necessita un cambio di passo importante per sognare una rimonta europea. Ranieri ancora una volta riesce a ribaltare l’inerzia della partita grazie ai cambi, anche se il pareggio è firmato da Saelemaekers e Soulé che erano in campo dall’inizio. Se il derby si chiude in parità, tanti sono i meriti dei due portieri, perché Mandas ha chiuso la porta su Mancini, mentre Svilar ha chiuso praticamente qualsiasi offensiva della Lazio. Occhi puntati sulla squadra di Baroni, adesso chiamata a rimontare il 2-0 subito in Europa League. Una gran fetta della stagione dei biancocelesti si decide giovedì sera all’Olimpico, anche in vista delle prossime gare.

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Calcio

Europa e Conference, quarti di andata: Lazio freddata, cuore Viola in Slovenia

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Europa e Conference League sono ormai arrivate ai quarti di finale, con le gare di andata che hanno già fornito i loro verdetti. Serata dolceamara per le italiane, mentre negli altri match in giro per l’Europa gol e spettacolo non sono affatto mancati.

EUROPA LEAGUE

L’Italiana

La terra novergese, si sa, e soprattutto per le italiane, è un campo che ormai diventa un fortino molto complicato da sormontare. Ce lo dimostrano, su tutto, i numeri in casa del Bodo, che in Europa, in casa, nelle ultime dieci partite ha collezionato ben nove vittorie. La squadra di Baroni arriva in terra scandinava consapevole di ciò che l’avrebbe aspettata: zero gradi ad aprile, freddo e una squadra che sa mettere in difficoltà anche le compagini più quotate, e il campo lo dimostra sin da subito. La prima metà di gara non tarda a dimostrare quanto detto, il Bodo tiene sempre e costantemente il pallino del gioco in mano, possesso palla, palleggio, dominio assoluto del centrocampo, portano in scena un primo tempo senza interpretazioni che vede la squadra di Baroni totalmente assente sul piano del gioco, per quanto un pò più solida nelle retrovie. Nel secondo tempo, inevitabilmente, la storia cambia, con i biancocelesti che dopo appena un minuto vengono gelati dal gol di Saltnes arrivato a seguito di un’azione costruita magistralmente dai norvegesi, che riescono ad arrivare serenamente a tu per tu con Mandas, insaccando la sfera. La Lazio, dopo il gol, non prova nemmeno a reagire, e paradossalmente si sottomette ancora di più all’assalto giallonero, tentando di difendere il difendibile per provare una possibile rimonta all’Olimpico, ma il Bodo non è della stessa idea e a venti minuti dalla fine, ancora con Saltnes, che con un tocco sotto supera Mandas e trova il raddoppio che annichilisce definitivamente gli uomini di Baroni, autori di un disperato (e vano) tentativo di salvataggio sulla linea. Da qui in poi, il dominio dei padroni di casa è totale, a centrocampo si vedono solo frecce giallonere che trafiggono lo scudo celeste, arrivando, ancora una volta troppo facilmente, a tu per tu con Mandas, autore di una parata fondamentale sul tentativo di Saltnes che avrebbe siglato la tripletta personale. A un minuto dallo scadere la Lazio rischia ancora di subire la terza rete, negata, ancora una volta, e stavolta clamorosamente sulla linea, dal portiere greco. Giovedì prossimo, all’Olimpico, la Lazio sarà chiamata ad attuare una clamorosa e (per quanto visto ieri) insperata rimonta, cercando di approdare alle semifinali, dopo aver chiuso il girone iniziale al primo posto.

Foto: X BeFootball

Le altre sfide

Oltre alla debacle biancoceleste, il giovedì sera ci regala altri tre risultati, tre pareggi che renderanno i quarti di ritorno della prossima settimana ancora più entusiasmanti. Nel nord di Londra, due giorni dopo la maestosa impresa dell’Arsenal contro il Real, il Tottenham non va oltre il pareggio con un ottimo Eintracht Francoforte, che apre le marcature con il gol fulmineo di Ekitike per poi farsi pareggiare da Pedro Porro. Sempre nella terra del re, stavolta il Scozia, i Glasgow Rangers, in dieci per quasi ottanta minuti, riescono ad inchiodare sullo 0-0 l’Athletic Bilbao, “killer” della Roma agli ottavi. Ultimo, ma non per importanza, il match tra Lione e Manchester United, preceduto da diversi battibecchi, in particolare tra Matic e Onana, con il primo che accusa quest’ultimo di essere il portiere più scarso della storia dei Red Devils, probabilmente non sbagliando, dal momento che due gravi errori dell’ex Inter permettono ai francesi prima di andare in vantaggio e poi di pareggiare all’ultimo secondo con i gol di Thiago Almada e di Cherki, compensati, nella compagine inglese, dalle marcature di Yoro e Zirkzee.

Il protagonista

Quattordici anni al Bodo, una doppietta nel gelo della Norvegia che condanna gli avversari, dominio assoluto, leadership nel reparto avanzato della sua squadra e vantaggio di due gol nella gara di ritorno: Saltnes non può che essere il protagonista di questa settimana, con i due gol probabilmente più importanti della sua carriera che potrebbero far sognare in grande il Bodo/Glimt, unica squadra dei quarti di andata ad uscire vincitrice dalla propria gara. Aspettando di vederlo sul campo dell’Olimpico, Saltnes ha mandato un messaggio chiaro a tutta l’Europa, dimostrando che, in corsa per questa competizione, non bisogna dare per spacciato mai nessuno.

Foto: X Play Spor

La conferma

Nessuna conferma, se non l’equilibrio e lo spettacolo che questa competizione riesce a mettere in scena ad ogni giornata. Tre pareggi e un risultato a sorpresa confermano quanto l’Europa League risulti, ogni anno, sempre più equilibrata e a tratti anche meglio della Champions, dove non mancano, ancora ai quarti di finale, risultati altisonanti come il 4-0 del Barcellona e dove sembrano esserci squadre con la strada spianata.

Foto: DAZN

La delusione

Parlare della Lazio sarebbe scontato e anche ripetitivo, per questo non si può non parlare dell’Athletic Bilbao. Dopo aver eliminato la Roma con una prestazione pressoché magistrale, nonostante il vantaggio numerico, i Baschi si trovano nuovamente sopra di un uomo contro i Rangers per quasi tutta la partita, non riuscendo però ad incidere e ad insaccare nemmeno un gol. Le statistiche parlano chiaro: 71% di possesso palla ma solo tre tiri in porta, decisamente troppo poco per una squadra che, sul piano offensivo, ha uno dei migliori reparti della competizione. Al ritorno, seppur in casa, la squadra di Valverde dovrà fare in modo che questa mancata e necessaria vittoria non gli costi caro.

Foto: X Athletic Bilbao

CONFERENCE LEAGUE

L’Italiana

Una partita semplice, quantomeno sulla carta, nel secondo tempo mette alle strette la Fiorentina, che con cuore, grinta, e un super De Gea, si porta a casa il quarto di finale di andata contro un Celje ostico spinto da un pubblico di casa tutt’altro che sereno. Il primo tempo arride alla viola, che sembra tenere in mano il pallino del gioco, eccezion fatta per i primi minuti di partita in cui i padroni di casa, spinti dall’entusiasmo del pubblico casalingo, riecsono a rendersi pericolosi in un paio di occasioni che culminano sull’esterno della rete. La costruzione della squadra di Palladino, favorita a centrocampo dall’immensa qualità di Adli, Cataldi e Mandragora, riesce a dare il via a moltissime occasioni pericolose che impensieriscono la difesa slovena. Nelle retrovie, Ranieri e Matìas Moreno riescono a dare una sicurezza, sia difensiva che nel palleggio, fuori dal comune, compensando le prestazioni tutt’altro che perfette di Comuzzo e Pongracic. Sulle fasce la spinta è poderosa, e poco dopo la metà del primo tempo, Ranieri sigla il gol dell’1-0, saltando due avversari e, con un pò di fortuna e complicità da parte di Ricardo Silva, insaccando il gol dell’1-0, che permette alla viola di portare avanti un primo tempo in gestione totale del gioco, tenendo a bada il potenziale offensivo del Celje. Nel secondo tempo, quantomeno durante le prime battute, la storia non cambia, e il gioco viola la fa da padrone per buona parte della frazione. Verso il sessantesimo, un rilancio di De Gea, prolungato dal tocco di Folorunsho, arriva nei piedi di Mandragora che in mezzo a tre avversari viene steso con un pestone da Karnicnik, capitano avversario, il cui gesto viene sanzionato con un calcio di rigore in seguito alla consueta on-field review. Sul dischetto si presenta proprio Mandragora, che corona una prestazione pressoché impeccabile con il gol del 2-0. In questa stagione, come ormai noto, la Fiorentina mostra però un rendimento altalenante, che si rende manifesto proprio nei risultati in trasferta in Conference, in cui è arrivata una sola vittoria, contro il San Gallo. Appreso ciò, non stupisce che il Celje, per la mezz’ora finale, si svegli e domini il piano del gioco, trovando anche il gol del 2-1 su situazione di penalty, causato da Pongracic che entra in maniera abbastanza dura su Matko, venendo sanzionato con il fallo e venendo graziato con l’estrazione solo del cartellino giallo, nonostante il giocatore avversario stesse colpendo a botta sicura da solo davanti alla porta spalancata di De Gea. Dal dischetto Delaurier Chaubet non sbaglia e negli ultimi venti minuti il Celje le tenta tutte per pareggiare, sbattendo sempre sul muro alzato da un maestoso De Gea, che mette il sigillo al match con una parata formidabile all’ultimo secondo.

Foto: X ACF Fiorentina

Le altre sfide

Il giovedì di Conference non delude le aspettative, portando in campo risultati che ci si poteva aspettare e che vanno a favore delle quattro “big” rimaste in gara. Nell’anticipo del pomeriggio, il Chelsea schianta, fuori casa, il Legia Varsavia grazie alla doppietta di Madueke e al gol del diciannovenne George, assicurandosi la qualificazione già ai quarti di andata con il compito di andare a Stamford Bridge per chiudere definitivamente la pratica. Vince abbastanza agilmente anche il Betis contro la sorpresa Jagiellonia, che si deve arrendere ai colpi di Bakambu e di Jesus Rodriguez e che, in Polonia, combatterà fino alla fine per ribaltare il proprio destino. Infine, vince in esterna anche il Rapid Vienna che batte il Djurgarden di misura grazie all’autogol di Finndeli.

Il protagonista

Quindici minuti per archiviare, probabilmente, la qualificazione in semifinale. Noni Madueke si prende sempre di più il Chelsea, con l’ultimo anno, e in particolare questa stagione, che ha visto alzarsi vertiginosamente il livello delle sue prestazioni, sempre più fondamentali per la squadra di Maresca, anche e soprattutto in Europa. Sulle ali dell’entusiasmo e dei suoi giovani, il Chelsea si sta facendo strada, trovando nell’esterno inglese uno dei suoi maggiori interpreti, con le conferme che arrivano partita dopo partita.

Foto: X Chelsea Photos

La conferma

Il 2025 è a tinte biancoverdi: il Betis, con l’arrivo dell’anno nuovo, sembra aver cambiato mentalità. In campionato è probabilmente la squadra più in forma del momento, e le grandi prestazioni arrivano anche in Conference. Due gol, una vittoria pulita e nessuna rete subita, i numeri della serata di ieri degli spagnoli sono l’emblema del meraviglioso periodo della squadra. C’è chi ironizza (oppure chi è serio) e dice che l’arrivo di Antony abbia svoltato la squadra, ma in realtà, oltre ciò, dietro i risultati della compagine biancoverde c’è il meraviglioso lavoro di Manuel Pellegrini, che sta mettendo sù un Betis formato europeo, che mai si era visto prima e che si candida seriamente alla vittoria finale dopo la vittoria sullo Jagiellonia, sorpresa di quest’anno.

Foto: X Real Betis

La delusione

Poco minutaggio in campionato, gioca in Europa e combina disastri, così come in quei pochi minuti che gli vengono concessi in Serie A. Marin Pongracic è arrivato a Firenze con il compito di diventare il leader della difesa viola, ma quando c’è lui in campo la squadra di Palladino sembra non avere punti di riferimento lì dietro. Nonostante la vittoria dei suoi, la prestazione del centrale croato è tutt’altro che da incorniciare. Il Celjie torna in partita grazie ad un rigore causato da lui, che viene graziato dall’arbitro non venendo espulso. Dopo la prestazione di ieri, c’è da capire se Palladino intende dargli ancora fiducia o preferirà correre ai ripari puntando ad una soluzione più solida.

Foto: X ACF Fiorentina

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