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Calcio

Il Supercommento della 29ª giornata di Serie A

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Grafica: Julya Marsala

Con la pausa delle nazionali in avvicinamento, ecco il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della ventinovesima giornata di Serie A.

Genoa-Lecce (A cura di Tommaso Patti)

La prima doppietta di Miretti in A regala tre punti al Genoa

Il primo match point salvezza di quest’ultima parte di stagione parte da Marassi, con il Genoa che gioca un grandissimo calcio sin dai primi minuti, dimostrando la solita tenacia nell’affrontare con la giusta testa gli scontri diretti decisivi. Dopo il bruttissimo infortunio subito a settembre, Vieira schiera per la prima volta dal primo minuto Malinovskyi, subito decisivo con un assist per Miretti che, al quarto d’ora, riesce a cogliere il filtrante del centrocampista ucraino e siglare la sua seconda rete in campionato con una conclusione precisa che termina alle spalla dalla porta difesa da Falcone. È proprio l’ex centrocampista della Juve a rendersi pericoloso al 26′ con una conclusione velenosa che termina di poco sul fondo. La reazione del Lecce arriva ma fa poco male: sugli sviluppi di un calcio di punizione dalla metà campo battuto da Berisha, la sfera viene allontanata dalla difesa genoana, regalando però un’opportunità a Tete Morente di concludere da fuori area, tiro che però viene sprecato dall’esterno giallorosso. Pochi secondi prima della fine del primo tempo, sempre da un’azione nata dai piedi di un ispiratissimo Malinovskyi, il Genoa raddoppia grazie alla prima doppietta in Serie A di Miretti, che si imbuca perfettamente in area di rigore, supera Guilbert e buca Falcone con un tiro che termina all’angolino. Nella ripresa, un Genoa forte di due gol di vantaggio, si permette il lusso di lasciare il pallino del gioco in mano ai salentini, che nei primi minuti di frazione non riescono a far male alla difesa di casa. Al 65′, a causa di due possibili tocchi di mano da parte di due giocatori del Genoa, il direttore di gara viene richiamato al VAR per decidere l’esito del contatto, giudicato subito irregolare dopo un breve check. L’intervento di mano del neo entrato Maturro, manda dal dischetto Krstovic che, spiazza Leali, e riapre la sfida. Gli ultimi minuti vedono ovviamente il Lecce prendere d’assalto l’area di rigore avversaria, anche se l’unica occasione pericolosa degli uomini di Giampaolo arriva all’83’ con Karlsson, che calcia di potenza da lunga distanza ma si vede negare la gioia del gol a causa di una grande parata di Leali. La vittoria per 2-1 sul Lecce permette al Genoa allungare sul Como e su tutta la zona retrocessione, garantendosi un buon vantaggio sulle avversarie nelle ultime nove giornate di Serie A. La sconfitta di Marassi non porta buone notizie alla formazione salentina. Con un solo punto nelle ultime cinque giornate, il Lecce è costretto a invertire la marcia se vuole mantenere la categoria anche nella prossima stagione.

Monza-Parma (A cura di Marco Rizzuto)

Bonny inventa la rete del pareggio. All’U-Power Stadium termina 1-1

All’U-Power Stadium non ci sono vincitori. Sin dai primi minuti i brianzoli dimostrano un atteggiamento propositivo sfruttando le falcate sulla fascia di Kyriakopoulos. La prima mezz’ora vede un dominio biancorosso senza però particolari occasioni pericolose. Nella seconda metà della prima frazione Keita impegna per la prima volta Turati: nei risvolti di un calcio di punizione, la sfera allontanata dalla difesa padrona di casa raggiunge il belga che calcia di potenza verso la porta con Turati che blocca. L’ultima occasione del primo tempo è a favore dei crociati, Man perfora l’area di rigore lateralmente per poi servire Almqvist che tenta la conclusione a giro col mancino che termina sul fondo di pochi centimetri. Dopo pochi minuti dalla ripresa Turati si rende protagonista di una super parata su Pellegrino deviando in angolo la sfera destinata in rete. All’ora di gioco il Monza sblocca il risultato che sembrava destinato allo 0-0: da calcio d’angolo il cross di Castrovilli carambola su D’Ambrosio, favorendo la conclusione a botta sicura di Izzo che torna al gol in Serie A dopo due anni. Al tramonto del match Bonny la pareggia da solo con un eurogol pazzesco: il francese parte in velocità dalla metà campo superando Pereira, arriva al limite dell’area, sterza sul destro e pennella sul secondo palo bucando sotto al sette Turati. La rete del numero tredici mette fine alla gara che termina 1-1. Risultato che non smuove i bassifondi della classifica, il Monza resta in ultima posizione a cinque punti dal Venezia penultimo. Anche il Parma non esce dalle acque pericolose dei bassifondi, rimanendo alla diciassettesima posizione a +3 dall’Empoli.

Udinese-Hellas Verona

Il diamante di Duda vale tre punti all’Hellas. Scaligeri corsari in terra friulana

Assenze pesanti da una parte e dall’altra. Zanetti presenta il tandem Mosquera-Sarr senza poter contare su Casper Tengstedt, fuori per un problema muscolare (il danese era tornato in campo nello scorso turno). Tra le fila friulane l’assenza più rumorosa è quella di Florian Thauvin, in tribuna a causa di un problema alla pianta del piede. Nel ricordo di un friulano doc come Bruno Pizzul, la gara comincia con l’Udinese che cerca subito di imporsi nella metà campo scaligera. Il Verona, disegnata da Zanetti con un solido 3-4-1-2 con Suslov dietro le punte, sceglie la via dell’equilibrio, rafforza la linea centrale e prova a ripartire con la massima velocità sfruttando la cilindrata di due motori come Tchatchoua e Bradaric. Nella prima fase di gara, ma anche per tutto il corso del match, il gioco è particolarmente spezzettato. Le due squadre sono molto compatte e schierate, e ogni giocata che rompe l’equilibrio della linea viene stroncata sul nascere. Rispetto alle ultime gare la manovra dell’Udinese è meno fluida, l’assenza di Thuavin (rimpiazzato da Sanchez) sembra togliere alla squadra di Runjaic quel collante che metta in collegamento diretto il centravanti (Lucca ndr.) con il centrocampo, e la ricerca della profondità verso Lucca è ostruita dall’ottimo lavoro della difesa, e della mediana, del Verona. Poche le occasioni nella prima frazione, la maggior parte a tinte bianconere: prima una conclusione di Payero, poi un destro potente ma centrale di Solet, su cui Montipò deve solo mettere le mani. Il ritmo non è alto, anche se i toni agonistici con cui le due squadre si affrontano dimostrano ben altro. Alla mezz’ora Kristensen viene ammonito per un fallo su Suslov, e il danese rischia l’espulsione a ridosso dell’intervallo, quando interviene in ritardo e fa riversare tutta la panchina scaligera a ridosso della linea di campo. Runjaic decide di muovere subito la panchina, evitando rischi: fuori Kristensen e Sanchez, dentro Ekkelenkamp ed Ehizibue. L’ingresso dell’olandese infoltisce il centrocampo ma isola ancora di più Lucca nella morsa dei difensori del Verona. L’esperimento dura meno di un quarto d’ora, perché nel frattempo la squadra di Zanetti trova la contromisura e non permette ai friulani di rendersi pericolosi dalle parti di Montipò. Iker Bravo rileva Payero, passaggio al doppio attaccante che però non inverte l’inerzia della gara, piuttosto comincia a pendere dalle parti del Verona. Suslov e Duda cominciano a trovare sempre più spazio in mezzo al campo e tra le linee. Al 70′ Duda riceve in posizione defilata, si porta la palla sul destro e cerca il palo lontano con una conclusione a giro, il Bluenergy tira un sospiro di sollievo quando la sfera termina di poco al lato, ma l’occasione dello slovacco è solo un assaggio, perché al minuto 72 Suslov approfitta di un errore di Solet e conquista un calcio di punizione ai trenta metri. Duda si prende in mano il pallone, osserva il piazzamento della barriera e la supera con una soluzione potente e precisa, palla sotto il sette e Okoye battuto. Nel finale l’Udinese cerca qualsiasi appiglio utile su cui aggrapparsi per riacciuffare il pareggio, Runjaic inserisce Pafundi al posto di Lovric ma il copione non cambia dal minuto 73 fino al triplice fischio. Si interrompe a sei la striscia di risultati utili consecutivi dell’Udinese, mentre il Verona si regala un successo prezioso in chiave salvezza in uno dei campi più ostici del campionato. Una prestazione equilibrata e composta della squadra di Zanetti, che riesce a tornare a Verona con la vittoria grazie alla perla su punizione del proprio metronomo. All’Udinese è mancato terribilmente Thauvin, figura chiave delle ultime grandi prestazioni dei friulani. Sconfitta che non altera la grande stagione della squadra di Runjaic, ben salda al decimo posto della classifica; Verona che invece scavalca il Cagliari e si piazza momentaneamente al quattordicesimo posto.

Milan-Como (A cura di Tommaso Patti)

Anima e cuore. Il Milan ribalta il Como nel secondo tempo

A San Siro l’avvio di partita, si svolge ad altissimi livelli, con il Milan che attacca bene lo spazio e prova a sfruttare la velocità di Theo Hernández per prendere campo e attaccare l’aria avversaria. Dopo pochissimi minuti, è proprio il terzino francese a rendersi pericoloso con un tentativo di pallonetto da distanza siderale, terminato con il blocco della sfera da parte di Butez. Nonostante il clima attorno a San Siro non è dei migliori (a causa dello sciopero della curva sud dovuta agli scarsi risultati ottenuti dalla squadra), lo spettacolo in campo non manca. Al quarto minuto di gioco, dopo il sorprendente scambio tra Theo Hernández e Jimenez, Musah si ritrova a tu per tu contro Butez, ma sbaglia completamente la conclusione verso la porta, nonostante fosse riuscito a superare il portiere avversario con una finta. Dopo il pericolo scampato, anche il Como inizia ad entrare in partita, ciò grazie a due conclusioni di Nico Paz terminate di poco al lato dalla porta di difesa da Maignan. L’approccio coraggioso del Como costringe il Milan a rifugiarsi più volte nella propria metà campo per riuscire a mantenere le avances degli uomini di Fabregas. La prima vera fiammata del Como si trasforma in gol, che arriva dai piedi di Da Cunha dopo una grande giocata di Strefezza e una sponda sublime di Nico Paz, che appoggiare la sfera per la conclusione radente e precisa del centrocampista francese. A due minuti dalla fine della prima frazione, i lariani vanno addirittura vicini alla rete del raddoppio con Kempf, che coglie il lancio di Caqueret ma calcia addosso a Maignan, provvidenziale nell’uscita e nell’intervento. Nella ripresa gli uomini di Fabregas continuano a tenere alto il ritmo del gioco, trovando sempre con Da Cunha la rete del raddoppio, che viene immediatamente messa in “stand-by” e poi successivamente revocata dal VAR per un fuorigioco millimetrico del numero 33 comasco. Dal possibile due a zero a favore del Como, il Milan risponde in maniera perfetta e pareggia la sfida con un grandissimo tiro in diagonale di Pulisicche riceve un grande assist da Reijnders. Da un’azione nata dai piedi di João Félix, proseguita per Abraham che lancia di tacco Reijnders, il Milan trova il gol del raddoppio al minuto 76 grazie alla nona rete in campionato del centrocampista olandese, sempre più protagonista del suo Milan. Nel tentativo di pareggiare la sfida, Fabregas butta in campo Delle Alli, facendogli ritrovare il campo dopo due anni dalla sua ultima presenza. Qualche istante prima del triplice fischio però, proprio l’ex stella del Tottenham si rende protagonista in negativo per un fallo su Loftus Cheeck, intervento inizialmente sanziono con il cartellino giallo dal direttore di gara, e successivamente giudicato come un intervento da rosso dal VAR. Continua a convincere ma senza vincere un Como che staziona in maniera fissa tra il dodicesimo e il quattordicesimo posto. Arrivano tre punti d’oro per risanare il morale per i rossoneri, che trovano l’undicesima vittoria in campionato e si mantengono vivi alla ricerca di un posto in Europa.

Torino-Empoli (A cura di Simone Scafidi)

Vlasic rilancia il Toro, Empoli ancora una volta k.o

Il Toro si impone sin dai primi minuti, con una cavalcata di Vlasic che si conclude con la parata sicura di Silvestri. In risposta, la manovra azzurra arriva alla conclusione con Gyasi, che calcia sul palo di Milinkovic-Savic, che agilmente scampa il pericolo. Al 27′, su situazione di corner, Coco colpisce al volo, spedendo però il pallone sull’esterno della rete. Allo scadere del primo tempo, Silvestri salva l’Empoli, su una conclusione insidiosissima deviata un paio di volte, che per poco non beffava l’estremo difensore azzurro. La prima metà del secondo tempo risulta abbastanza monotona, con una fase di stallo che non vede alcuna delle due squadre affondare il colpo. Al 70′ il Torino la sblocca, con Vlasic che raccoglie la sponda di Elmas e dopo un po’ di bagarre con Marianucci piazza il pallone sul secondo palo, battendo Silvestri, che non arriva all’angolino. Pochi minuti dopo, sempre su punizione di Vlasic e successiva ribattuta di Silvestri, Masina insacca il gol del raddoppio, immediatamente annullato a causa della posizione irregolare del difensore italo-marocchino. Dopo questa azione e poco altro, si conclude un match deciso da un episodio lampo, che consente al Torino di portare a casa i tre punti e che invece condanna l’Empoli ad un buio sempre più scuro.

Venezia-Napoli

Il Napoli non ingrana in laguna. 0-0 al Penzo, DiFra ferma un’altra big

Una mossa a sorpresa da parte di Di Francesco: fuori Oristanio e Gytkjaer, dentro Fila e Maric e passaggio al doppio centravanti. La domenica del Napoli si apre con un’ocassionissima capitata sui piedi di ‘Jack’ Raspadori. Al quarto minuto l’attaccante azzurro riceve palla in zona dischetto, controlla in mischia e calcia a giro con il mancino, palla che colpisce il palo e sibila nella linea di porta. Il Venezia cerca di non farsi schiacciare nella propria metà campo, e si costruisce una doppia occasione, con Kike Perez e Nicolussi Caviglia, entrambe le conclusioni però terminano alte sopra la traversa di Meret. Da quel momento comincia il Radu show: il portiere ex Inter si supera due volte su McTominay, al 19′ e alla mezz’ora. Poi è il Venezia ad andare a centimetri dal vantaggio: Kike Perez spara addosso a Meret a tu per tu, sulla respinta Fila calcia a porta quasi sguarnita, ma c’è Rrahmani a salvare sulla linea. Prima dell’intervallo, ancora Radu protagonista su Lukaku: la palla entra per tre/quarti ma non varca interamente la linea grazie alla prontezza del portiere romeno, protagonista assoluto del primo tempo e delle ultime uscite della squadra di Di Francesco. La ripresa si apre con il Napoli che alza la pressione a caccia del gol. Spinazzola spinge a sinistra, il suo cross diventa un tiro, ma è ancora reattivo Radu a mandare in corner. Al 67′ Politano si mette in proprio e conclude, però centralmente. Dopo il problema fisico di Maric (costretto ad abbandonare il terreno di gioco nel primo tempo, sostituito da Oristanio), problemi anche per i partenopei, con Rrahmani costretto a lasciare il campo al 76′, sostituto da Juan Jesus. Le offensive del Napoli diventano sempre più piatte e prevedibili, e sorprendentemente la squadra di Conte sembra in difficoltà nel dominare la gara a centrocampo, merito della prestazione incredibile di Kike Perez e Nicolussi Caviglia. Nel finale sono due le occasioni che rischiano di modificare il risultato, una per parte: sponda Venezia l’occasione capita tra i piedi di Zerbin, abile nello sgusciare sulla destra, dopo un recupero alto dei lagunari su Anguissa (rientrato in campo dopo un mese dall’infortunio muscolare), il cross del giocatore italiano non trova per un soffio Gytkjaer sul secondo palo, a cui sarebbe bastato un tocco per convertire il cross in rete. Nei minuti di recupero il Napoli sfiora il vantaggio con Okafor e Simeone, inseriti pochi minuti prima da Conte, alla ricerca dell’assalto disperato. Il giocatore svizzero si defila a sinistra, attende il movimento di Simeone in mezzo e lo serve con un gran cross con il mancino, l’argentino arriva in corsa, vede il pallone all’ultimo e non riesce a indirizzare verso la porta di Radu, palla che termina in curva. Sembra l’ultima scintilla della gara, ma il Venezia si regala un’ultima -clamorosa- occasione: il Napoli è riversato in avanti, Oristanio guida il contropiede fino all’area di rigore, appoggia per Nicolussi Caviglia che scaglia un missile con il destro, Meret risponde in tuffo e blinda la porta. solo 0-0 degli azzurri allo Stadio Penzo contro un ottimo Venezia: gli uomini di Di Francesco dopo Lazio, Atalanta e Como trovano il quarto pari consecutivo dimostrando di credere eccome alla salvezza. Le chance per vincerla gli azzurri le hanno avute, ma come anche quelle per capitolare, come quando nel finale Meret ha salvato i suoi sulla conclusione di Nicolussi Caviglia. Adesso Conte ha il compito di rimettere in carreggiata un Napoli che sembra fisicamente in riserva, e la pausa arriva nel momento migliore per recuperare alcuni giocatori fondamentali per lo scacchiere partenopeo.

Bologna-Lazio (A cura di Simone Scafidi)

Apoteosi rossoblù. Lazio umiliata al Dall’Ara

In un pomeriggio da sogno, la squadra di Vincenzo Italiano spazza via i biancocelesti, reduci dalla recente qualificazione ai quarti di finale di Europa League. Sin dai primi minuti il Bologna crea gioco e arriva facilmente al gol al minuto quindici, con un cross dall’out di sinistra di Miranda che viene spedito in porta dalla spaccata volante di Odgaard, lasciato totalmente libero di agire da Gila. La Lazio continua a girare a vuoto e il Bologna ne approfitta, dominando il centrocampo e facendo volare sulle fasce le loro ali, come Orsolini, che con la sua solita giocata a rientrare calcia in porta e, complice anche il tocco di Provedel, spacca la traversa. Su questi ritmi si conclude il primo tempo, per lasciare spazio ad una seconda frazione decisamente più movimentata. A riprova di ciò, passano nemmeno due minuti e al 48′, sull’imbucata geniale e precisa di Ndoye, Orsolini scavalca Provedel e sigla il gol del 2-0, immediatamente seguito dal 3-0 proprio dell’esterno svizzero, che calcia di prima sul cross rasoterra di Ferguson e batte ancora Provedel. Al 56′ tuona anche la Lazio, con Zaccagni che calcia in porta da fuori area e colpisce il palo, ma appena quindici minuti dopo il Bologna chiude definitivamente i conti con Castro, che arriva rapidamente sul cross di Odgaard e batte Provedel, anche grazie ad un rimpallo fortunato. A sette minuti dalla fine c’è gloria anche per Fabbian, che colpisce di testa dopo un’azione magistrale costruita da Dominguez, Cambiaghi e Miranda, e sigla il gol del definitivo 5-0. Con questi tre punti, il Bologna scavalca Juve e Lazio, lanciandosi al quarto posto in classifica e in zona Champions.

Roma-Cagliari (A cura di Marco Rizzuto)

Dovbyk risponde alla chiamata di Ranieri e guida la Roma alla vittoria

Dopo la sconfitta amara di Bilbao la Roma alza la testa e prosegue la straordinaria rincorsa guidata da Ranieri. Nonostante un avvio lento e un Cagliari attento nelle retrovie è la Roma a comandare il pallino del gioco. La prima occasione passa da Dovbyk che conclude alto sopra la traversa dalla lunga distanza. Alla mezz’ora arriva la prima vera palla gol per i giallorossi: dalla bandierina Paredes pesca Mancini che calcia al volo da vero attaccante, la sfera però termina di poco al lato graziando Caprile. Solo agli sgoccioli della prima frazione il Cagliari riesce a spaventare la difesa dei giallorossi. Prati sterza su Cristante e imbuca in profondità per l’inserimento perfetto di Zortea che non riesce a tenere basso il pallone al momento del tiro. L’ultima e unica palla gol cagliaritana del primo tempo suona la carica ai ragazzi di Nicola che, nella ripresa prendono confidenza con la metà campo avversaria attaccando con convinzione. Al 51′ Zortea legge in anticipo il taglio di Piccoli sul primo palo e lo serve con un cross insidioso, la zampata dell’attaccante viene sventata dalla grandissima prodezza di Svilar che, come un gatto, devia la conclusione prendendosi gli applausi dei suoi tifosi. Scoccata l’ora di gioco, Dovbyk lanciato dal filtrante illuminante di Baldanzi si divora il gol del vantaggio. Ma il rammarico dura poco, anzi pochissimo: nel calcio d’angolo successivo Paredes scodella nuovamente nella zona di Mancini, la sfera carambola verso l’ucraino che spedisce in porta da pochi passi sbloccando definitivamente la gara. Con trenta minuti al termine il Cagliari non si scoraggia e cerca il pari con tutte le proprie forze. Al 67′ si rinnova il duello Piccoli – Svilar, ma anche in questo caso l’estremo difensore ne esce vittorioso deviando con la manona la conclusione non irresistibile dell’avversario. La squadra di Nicola da il massimo per pareggiarla, ma la sfida con l’orologio viene complicata dal portiere che, da ultimo baluardo tra i pali nega la rete agli avversari con le unghie e con i denti compiendo un altro miracolo sul colpo di testa di Mina diretto in rete. Dopo una manciata di minuti la Roma perde un pezzo fondamentale: Dybala dopo essere entrato al 64′ è costretto ad uscire per infortunio dopo neanche dieci minuti. Questo problema fisico costringe Ranieri ad optare per Pisilli che subentra al posto della Joya che abbandona il campo in lacrime. L’ultimo tentativo dei rossoblù arriva allo scadere dei minuti di recupero. Luperto aspetta che i compagni arrivino in area di rigore e sventaglia alla disperata ricerca della deviazione vincente. Il pallone viene pizzicato da Pavoletti ma Svilar prende anche questa con tranquillità spegnendo le speranze del Cagliari. Il triplice fischio sancisce la sesta vittoria consecutiva dei ragazzi di Ranieri che proseguono l’inseguimento verso l’Europa. In questo momento la Roma settima in classifica vede concentrata le sue contendenti, sono solo due le lunghezze che separano i giallorossi dai cugini della Lazio e sono solo quattro i punti di distacco dal quarto posto occupato dal Bologna. In questo momento di stagione ogni punto pesa e Ranieri lo sa bene. Il passo falso del Cagliari impedisce ai ragazzi di Nicola di ‘respirare’, Lecce e Parma sono lì a -1 pronte ad approfittarne.

Fiorentina-Juventus (A cura di Tommaso Patti)

Continua il periodo nero della Juventus. Dopo la pesante batosta subita domenica scorsa dall’Atalanta, la squadra di Thiago Motta sbanda anche al Franchi e viene annientata dalla Fiorentina. Classifica che si compatta sempre di più, mentre la Juve continua a faticare parecchio…

 Atalanta-Inter

Al Gewiss Stadium si chiude la 29ª giornata, con una capolista che adesso cerca di prendere il largo. L’Inter vince e convince contro l’Atalanta grazie alle reti di Carlos Augusto e Lautaro Martinez. Con la pausa nazionali che imperversa, la squadra di Inzaghi si gode il primo posto e un distacco di tre punti sul Napoli.

 

LA TOP11 DELLA 29ª GIORNATA:

Grafica: Julya Marsala

Classe 2005. Studente in Scienze della Comunicazione all’Università degli Studi di Palermo. Amante del calcio fin da bambino, vivo ogni partita con la stessa passione del primo giorno. Aspirante giornalista con una passione per lo storytelling e gli editoriali.

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Calcio

Cinismo e lucidità guidano un successo da primo posto. L’Inter batte l’Atalanta e allunga in vetta

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Al Gewiss Stadium si chiude la 29ª giornata, con una capolista che adesso cerca di prendere il largo. L’Inter vince e convince contro l’Atalanta grazie alle reti di Carlos Augusto e Lautaro Martinez. Con la pausa nazionali che imperversa, la squadra di Inzaghi si gode il primo posto e un distacco di tre punti sul Napoli.

Confermate le formazioni della vigilia, con entrambi gli allenatori che non rinunciano ai loro uomini migliori. Buon ritmo fin dall’inizio, il Gewiss ribolle di energia e la tensione della gara si percepise fin dai primi sviluppi delle due squadre. L’Inter cerca un attacco diretto verso Thuram, le cui giocate sono sempre utili ed efficaci nell’offensiva nerazzurra. La marcatura a uomo attuata da Gasperini gli affianca Hien, e l’efficacia del duello individuale mostra i limiti della linea bergamasca dinanzi all’imprevedibilità dei movimenti della squadra di Inzaghi. Al minuto 6 il tandem offensivo dell’Inter rischia subito di punire, con Lautaro che riceve palla, vede l’inserimento di Thuram alle spalle della linea (Hien è andato a vuoto nel contrasto) e lo serve in profondità. Il francese taglia subito fuori qualsiasi intervento della difesa, attende l’uscita di Carnesecchi e chiude il mancino sul palo lontano, palla che si avvicina verso la rete ma si stampa contro il palo. La risposta dell’Atalanta arriva dopo dieci minuti, in cui il gioco si è sviluppato nella parte sinistra del campo, cross di De Roon verso il centro dell’area dove Pasalic arriva in anticipo su Acerbi, il croato indirizza verso la porta ma Sommer si muove in anticipo e riesce a smanacciare in corner. La pressione dell’Atalanta si intensifica sempre di più e nella fase centrale della prima frazione la squadra di Gasperini controlla stabilmente il pallino del gioco. La chiave di lettura sembra essere la qualità e la velocità nel fraseggio, anche perché entrambe le squadre sembrano equivalersi dal punto di vista dell’intensità. A ridosso dell’intervallo la squadra di Inzaghi torna a giostrare con più calma il pallone, approfittando di una fase calante della Dea, ma senza riuscire a impegnare Carnesecchi. La sensazione è che tra le fila nerazzurre tutta l’imprevedibilità nelle giocate penda dai piedi di Thuram, l’unico che cerca sempre di mandare fuori tempo la pressione feroce dei difensori dell’Atalanta. Tra gli orobici il gioco è spesso orientato verso sinistra, con Lookman che mette in continuo stress il fianco destro della difesa dell’Inter.

Nessuna correzione all’intervallo, sia Gasp che Inzaghi decidono di ripartire dall’equilibrio e l’intensità che hanno portato il risultato in parità negli spogliatoi. Il gioco si interrompe subito a causa di un malore accusato da un tifoso nel settore ospiti del Gewiss. Al momento della battuta di un calcio d’angolo, Calhanoglu si incammina verso la bandierina e richiama l’attenzione dell’arbitro, accertandosi dell’arrivo dei soccorsi. Dopo una pausa di sei minuti il tifoso viene trasportato fuori dallo stadio dai soccorsi e il gioco riprende. Sullo sviluppo del calcio d’angolo Calhanoglu prende la rincorsa, disegna il cross al centro dell’area dove Carlos Augusto arriva in terzo tempo, perso in marcatura da Kolasinac, e di testa batte un incolpevole Carnesecchi. Poco reattiva la Dea al momento del calcio d’angolo del centrocampista turco. Gasperini, decisamente arrabbiato per il gol subito, muove subito la panchina: fuori Bellanova e Pasalic, dentro Ruggeri (con scostamento di Zappacosta nella fascia destra) e De Ketelaere. Inzaghi risponde con Bisseck al posto di Dumfries, costretto a lasciare il campo in seguito a un contrasto con Ruggeri (problema alla coscia per l’olandese). Momento favorevole ai nerazzurri poiché l’Atalanta cerca di rimettersi in sesto dopo lo schiaffo subito da Carlos Augusto. De Ketelaere prova a muoversi continuamente tra le linee, alla ricerca di uno spazio in cui essere determinante, senza trovare particolari spazi. L’Inter comincia a sviluppare con tanta pulizia e libertà, Inzaghi cerca di sfruttare gli spazi lasciati dalla Dea con un incursore come Frattesi al posto di Mikitharyan. Gasperini cambia assetto, rinuncia a Retegui e Djimsiti per Samardzic e Maldini. Nell’ultimo quarto la tensione presenta il conto in casa Atalanta, al minuto 80 un nervosissimo Ederson viene espulso per proteste reiterate con Massa. Il brasiliano protesta con il direttore di gara a causa di un contrasto con Thuram, su cui il brasiliano recriminava una trattenuta fallosa. All’86’ l’Inter chiude il match: Lautaro vince una serie di contrasti, Bisseck allarga verso Barella e Lautaro si getta subito in profondità, filtrante rapido e preciso di Barella e bolide vincente del capitano nerazzurro. L’Atalanta si spegne, stacca la spina e rischia il tris: Bastoni arriva al limite, appoggia per Lautaro che al posto di calciare apparecchia per Frattesi, il centrocampista nerazzurro calcia a botta sicura e solo un grandissimo intervento di Carnesecchi nega il 3-0 all’Inter. Gasperini viene espulso per veementi proteste, a testimonianza della tensione e del peso specifico della gara. Al quarto degli undici minuti di recupero viene ristabilita la parità numerica, a causa dell’espulsione di Bastoni, reo di aver commesso un fallo su Maldini, secondo giallo per il centrale nerazzurro -che avrebbe scontato ugualmente un turno di squalifica in quanto diffidato.

Arrivare alla sosta in piena corsa con tutti gli obiettivi era il focus dell’Inter, e dopo aver ipotecato i quarti di Champions la squadra di Inzaghi si regala una sosta nazionali al primo posto in solitaria. Da queste prestazioni si costruisce la forza di una squadra, e la decisione coraggiosa di Simone Inzaghi di pressare altissimi i portatori di palla bergamaschi ha mandato il tilt l’ecosistema dell’Atalanta, che viene ridimensionato dopo il successo largo e maestoso in casa della Juventus. Poca la qualità messa in campo dalla squadra di Gasperini, che non è riuscita a trovare una soluzione al consueto gioco ibrido e lucido dell’Inter. Dopo il pareggio del Napoli in casa contro il Venezia, l’Inter si stabilisce al primo posto a quota 64 punti. L’Atalanta adesso si allontana dalla vetta, distante sei punti, e il calendario ricco di scontri diretti può sputare definitivamente la Dea fuori dalla lotta per lo scudetto.

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Altra imbarcata subita dalla Juve. La Fiorentina domina e vince 3-0

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La Fiorentina inguaia ancora di più la Juventus con un sonoro 3-0.

Il primo possesso della sfida è a favore della Juve, che manovra il gioco per i primi minuti, senza però riuscire ad rendersi pericolosa, a differenza della formazione di casa, pericolosa con il grande ex Moise Kean, in grado di far gelare il sangue alla difesa avversaria durante il pressing su Di Gregorio. La prima avance offensiva della Juventus arriva subito dopo, quando su un recupero palla di Thuram durante un disimpegno viola, Nico Gonzalez raccoglie palla e serve Weah, che spreca un’ottima occasione calciando alto da buona posizione. Al quarto d’ora di gioco, la Fiorentina trova la rete del vantaggio con Robin Gosens, puntuale nel ribattere a rete un pallone carambolato su Renato Veiga proprio nel tentativo precedente dell’esterno tedesco, alla sua terza rete in stagione. I fischi provenienti dal settore ospite accompagnano il giro palla bianconero, che accusano il colpo e, in maniera apatica, incassano addirittura la seconda rete dopo appena tre minuti dalla rete di Gosens grazie alla conclusione in diagonale di Mandragora, che trova la sua seconda rete consecutiva dopo quella contro il Panathinaikos. L’azione che porta al gol del centrocampista viola è frutto di un’azione che trae in inganno la difesa avversaria: sponda di testa da parte di Kean, ricezione di Guðmundsson, che scarica su Fagioli, abile e veloce nel servire in profondità Mandragora, autore di una rete che regala alla viola la grinta giusta per cercare di mantenere i due gol di vantaggio. Nei minuti successivi, la squadra di Thiago Motta prova a reagire, prendendo campo ma senza trovare spazi, ciò grazie ad un effetto gabbia portato avanti dalla Fiorentina, che riesce a non far giocare in maniera pericolosa il pallone agli avversari nella propria metà campo

In apertura di secondo tempo, una Juventus caparbia prova a riversarsi nell’aria di rigore avversaria nel tentativo di riaprire la partita, rendendosi poco pericolosa ma comunque presente e dentro la partita. Dopo un inizio di frazione attenta della Juve, esattamente come nell’occasione che ha portato al primo gol viola, una cavalcata individuale di Guðmundsson regala alla Fiorentina la rete del 3-0, gol che arriva con un tiro potente e angolato dai trenta metri del centravanti islandese. La sfida che doveva rimettere in carreggiata la Juventus dopo il pesantissimo 0-4 subito allo Stadium contro l’Atalanta, si rivela nuovamente un flop, fattore che ingigantisce e alimenta ancora di più la critica situazione in casa Juve. La prima scossa che prova a dare Thiago Motta per attutire il colpo è quella di sostituire un Renato Veiga altamente insufficiente con Cambiaso, protagonista in positivo di gran parte della stagione con dei colpi che sono riusciti a placare la difficile annata dei bianconeri. A venti minuti dalla fine, un cross forte di Teun Koopmeiners rischia di riaprire la sfida ma, l’intervento di Gosens evita il possibile tap-in di Kolo Muani, pronto a raccogliere a centro area il cross del centrocampista olandese. Nonostante i tre gol di vantaggio, i padroni di casa attendono le avance avversaria per poi ripartire e far male come nell’occasione avuta da Kean al minuto settantaquattro, che si rende pericoloso con un tiro al volo dopo una sponda di testa di Mandragora. A peggiorare ancora una situazione parecchio critica e complicata, si ci mette l’infortunio alla caviglia di Cambiaso, costretto al cambio forzato dopo appena ventisette minuti di gioco.  Nei restanti minuti di gioco, la sfida si spegne, termindo con un successo indimenticabile per la Fiorentina e una sconfitta che può rivelarsi fatale per il proseguimento di stagione della Juventus.

Serata più nera che bianca per la Juve: nelle prossime ore si deciderà il futuro del tecnico bianconero, che vacilla sempre di più dopo le clamorose sconfitte contro Empoli, Atalanta e Fiorentina. Con l’umore alle stelle grazie ad una super vittoria, la Fiorentina può affrontare un finale di stagione con un morale diverso e può ancora sperare in un posto in Europa che sembrava molto lontano nelle ultime settimane, a causa di un periodo che ha visto la Fiorentina ottenere solamente tre punti nelle ultime cinque sfide di Serie A.



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Calcio

EUREKA: Scopriamo assieme i risultati di Europa e Conference League

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I RISULTATI DELLE ITALIANE

PROFONDO (GIALLO)ROSSO, LA ROMA CADE A SAN MAMES

In Spagna, nello stadio in cui si giocherà la finale, una stoica Roma deve arrendersi ai colpi dell’Athletic di Valverde. Dopo dieci minuti di costruzione e studio, ecco l’episodio che cambia le sorti della partita: in fase di costruzione Hummels sbaglia un passaggio orizzontale, che viene intercettato da Sannadi, successivamente steso a campo libero proprio dal difensore tedesco, espulso in maniera decisa dall’arbitro Turpin. Da qui inizia il dominio basco, che fino al 90′ non si fermerà. La compagine di Ranieri regge ottimamente fino al terzo minuto di recupero del primo tempo, in cui Nico Williams riesce a battere un brillante Svilar, beffato anche da una fortuita deviazione di Angelino, non al meglio delle sue potenzialità. Nel secondo tempo non c’è spazio per le azioni giallorosse, che vedono in un contropoiede di Shomurodov la loro unica occasione. Berchiche di testa completa la rimonta e Nico Williams chiude definitivamente i conti, rendendo vano il rigore realizzato da Paredes negli ultimi istanti di gara. Ai quarti l’Athletic affronterà i Glasgow Rangers, per continuare a inseguire il sogno di giocare una finale in casa.

 

ROMAGNOLI SALVA LA LAZIO, BIANCOCELESTI AI QUARTI

Dopo il miracolo dell’andata, la Lazio riesce a spuntarla e si qualifica ai quarti di finale di Europa League. I biancocelesti soffrono per gran parte del match, che si rivela ricco di occasioni per il Plzen, che colpisce anche una traversa e impensierisce spesso Provedel. Nel secondo tempo i cechi aumentano ancora di più la pressione, fino ad arrivare alla rete con il meraviglioso gol di Sulc, che batte un impotente Provedel. Nonostante la batosta, però, la squadra di Baroni trova il coraggio di reagire e su situazione di corner Romagnoli colpisce, insaccando il pallone, con il gol che viene definitivamente confermato dalla goal line technology. Nonostante la sofferenza, i biancocelesti riescono ad approdare ai quarti di finale, dove affronteranno il Bodo Glimt.

 

GLI DEI SORRIDONO ALLA FIORENTINA, PANATHINAIKOS BATTUTO 3-1

Con la sconfitta dell’andata, la Fiorentina era chiamata a riscattare una gara sottotono, dovendo portare al Franchi una prestazione di livello, che è effettivamente arrivata. Sin dai primi minuti il pallino del gioco è nei piedi della Fiorentina, che già al 12′ pareggia i conti grazie al super gol dalla distanza di Mandragora, seguito pochi istanti dopo dal gol, fortunoso, di Gudmunsson che completa la rimonta. Nel secondo tempo il gioco viola si affievolisce e il Panathinaikos si fa vedere diverse volte, non riuscendo mai a concretizzare. Proprio nel momento migliore dei greci, Kean riceve palla e si gira con il piede perno, siglando il gol del 3-0 che sigilla la qualificazione al turno successivo, che non verrà messa in pericolo nemmeno dal rigore realizzato da Ioannidis. Con questa prova di forza, la squadra di Palladino strappa un pass per i quarti di finale, in cui affronterà il Celje, reduce dall’impresa elvetica contro il Lugano.

 

GLI ALTRI RISULTATI IN EUROPA LEAGUE

In terra greca, l’Olympiakos vince di misura contro il Bodo Glimt, ma non riesce comunque ad ottenere la qualificazione, che sorride ai norvegesi con il risultato totale di 2-4. L’Eintracht domina in Germania e spazza via l’Ajax per 4-1, ipotecando il passaggio del turno con il risultato totale di 6-2. Il giovedì sorride alle inglesi, con Manchester United e Tottenham che eliminano, rispettivamente, Real Sociedad e Az Alkmaar, senza lasciare spazio ad alcun pericolo. I Glasgow Rangers, in casa, si fanno rimontare dal Fenerbahce, che porta il parziale sul 3-3, uscendo però ai rigori. Ultimo ma non per importanza, uno straripante Lione vince per 4-0, eliminando lo Steaua Bucarest, con il totale di 7-1.

 

GLI ALTRI RISULTATI IN CONFERENCE LEAGUE

La sorpresa Jagiellonia rischia in Belgio, perdendo 2-0 con il Cercle Brugge ma riuscendo a preservare comunque i tre gol di vantaggio, che valgono il passaggio del turno. Il Rapid Vienna va sul sicuro in casa, vincendo ed eliminando il Borac Banja Luka con il risultato totale di 3-2. Ancora di misura vince anche il Chelsea, che a Stamford Bridge batte il Copenhagen e si qualifica alla fase successiva, così come il Betis che umilia il Vitoria Guimaraes con un sonoro 4-0. Vincono agilmente anche Legia Varsavia e Djurgarden, entrambe sconfitte all’andata ma che riescono a ribaltare le proprie sorti e a conquistare i quarti di finale, eliminando Molde e Pafos. Infine, una menzione d’onore va alla partita dell’anno di Conference League, che vede il Lugano ribaltare il risultato dell’andata vincendo 5-4 e portando il Celje ai calci di rigore, uscendone però sconfitto.

TOP 11
Svilar (Roma)
Juanjo (Celje)
Romagnoli (Lazio)
Dalot (Manchester United)
Szymanski (Fenerbahce)
Mandragora (Fiorentina)
Schaub (Rapid Vienna)
Gotze (Eintracht Francoforte)
Nico Williams (Athletic Bilbao)
Mikautadze (Olympique Lione)
Odobert (Tottenham)

 

 

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