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Calcio

Il Super Commento della 9ª giornata di Serie A

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Grafica: Julya Marsala

Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della nona giornata di Serie A.

Dopo uno spettacolare Derby d’Italia con otto reti ed il trionfo imponente della Fiorentina sulla Roma, va in archivio anche la nona giornata di campionato.

Udinese – Cagliari (A cura di Dennis Rusignuolo)

Nell’anticipo che ha aperto la nona giornata, i friulani ripartono dopo tre sconfitte nelle ultime quattro partite e interrompono la striscia positiva dei sardi, che non perdevano da quasi un mese. Rispetto al match di San Siro, Runjaic disegna il suo attacco sulle spalle dei due centravanti, Lucca e Davis, preferito a Iker Bravo. Il Cagliari si affida al blocco basso e alle ripartenze affidate a Piccoli e Gaetano. In avvio il pallino del gioco è in mano all’Udinese, che comincia a prevalere in mezzo al campo dove si manifestano le difficoltà della mediana rossoblù, con Makoumbou che commette un fallo da ammonizione dopo meno di cinque minuti. È il momento sliding doors del primo tempo – e della gara- perché il centrocampista viene preso d’assalto dalle incursioni di Lovric, favorite dai movimenti dei due attaccanti. Alla mezz’ora il Cagliari rimane in dieci uomini, perché Makoumbou stende Payero in campo aperto e conclude in anticipo la sua gara. Nicola ridisegna la sua squadra per ricompattare il blocco centrale, sacrificando Gaetano per Deiola, e dopo meno di un minuto i friulani trovano il vantaggio: cross di Kamara dalla destra per Lucca, che a centro area dall’alto dei suoi due metri non può che incornare imparabilmente. Nel secondo tempo l’Udinese rinforza vistosamente il centrocampo, cercando di tenere a bada le incursioni del Cagliari, che intanto prova a contare sull’imprevedibilità di Luvumbo e la ‘garra’ di Lapadula. Anche questa volta nel momento in cui Nicola mette manco alla panchina, i friulani riescono a trovare la via del gol, per un 2-0 che chiude il match: Al 78′ Davis riceve palla da Karlstrom, si beve Luperto e scaraventa un missile terra-aria sotto la traversa. Continua a sognare e scalare posizione l’Udinese, adesso a quota 16 punti. Le tre sconfitte nelle ultime quattro gare non hanno interrotto il percorso della squadra di Runjaic, che in attesa del rientro di Thauvin e Sanchez, si aggrappa alle spalle larghe di Lucca e Davis. Torna a perdere il Cagliari, dopo un mese in cui i sardi avevano collezionato due vittorie e un pareggio.

Torino – Como (A cura di Simone Scafidi)

Nell’anticipo del venerdì sera, il Torino di Vanoli torna vincere dopo quattro sconfitte consecutive tra campionato e Coppa Italia. Sin da subito, la squadra di Fabregas si mostra propositiva, senza avere paura di esporsi a viso aperto. Al decimo minuto Nico Paz crea la prima vera occasione della partita, sfruttando la sponda di Perrone calcia a giro sul secondo palo e impensierisce la difesa granata. Al 23’ Milinkovic-Savic deve salvare su Fadera, in seguito all’errore di un confuso Coco, che nelle ultime partite ha notevolmente abbassato il suo rendimento. Proprio Fadera sembra essere uno dei punti cardine della formazione comasca, che cerca sempre il numero sedici sull’out di sinistra, confidando nella sua velocità in progressione, che crea più di qualche grattacapo alla difesa di Vanoli. Il Torino preferisce compiere una prestazione più conservatrice, almeno fino al 50’, quando Sanabria, lavorando di fisico nell’area di rigore avversaria, riesce ad appoggiare per Ricci che calcia fuori di pochissimo. Sei minuti dopo il Toro sfiora il vantaggio con un’azione costruita alla grande, che si conclude con il colpo di testa di Lazaro salvato in maniera miracolosa da Audero. Nonostante una fase offensiva caratterizzata da grande lucidità e velocità, la squadra di Vanoli continua a barcollare nelle retrovie e il Como ne approfitta con Nico Paz, che al 61’ recupera il pallone in pressing su Vojvoda e serve Strefezza, il quale trova l’ottima risposta di Milinkovic-Savic, migliore in campo. Dieci minuti più tardi, il portiere serbo è costretto a compiere un altro (ed ennesimo) miracolo su una conclusione dalla distanza del solito Paz, che sembra impossibile da fermare. A quindici minuti dalla fine il Como compie un disastro in difesa: dopo l’anticipo di Goldaniga su Lazaro, che fa quasi l’ala offensiva, Braunoder appoggia in maniera troppo debole la palla all’indietro, regalandola praticamente al neo-entrato Njie, classe 2005, che salta Audero e insacca il pallone dell’1-0, segnando così il primo gol in Serie A. A tempo praticamente scaduto il Como tenta l’ultimo assalto, che termina con una conclusione al volo di Mazzitelli salvata ancora, incredibilmente, da un monumentale Milinkovic-Savic, autore dell’ennesima prestazione da fuoriclasse.
Il Torino torna a vincere dopo più di un mese, con una prestazione di sofferenza e grinta, con l’auspicio che possa riportare la squadra agli altissimi ritmi di inizio stagione. Numeri da record per i Granata: dall’inizio dello scorso campionato sono quindici i clean sheet casalinghi, più di qualsiasi altra squadra dei top cinque campionati europei, a pari merito con il Real Madrid.

Napoli – Lecce (A cura di Dennis Rusignuolo)

Questo Napoli non è ancora bello, ma è maledettamente granitico e cinico. Dopo l’1-0 di Empoli, i partenopei battono di misura anche il Lecce e scappano in vetta. Il Lecce ordinato e compatto, dopo la pesante sconfitta contro la Fiorentina, mette da subito il muro davanti a Falcone. Vie centrali intasate, il Napoli deve andare sulle fasce per cercare pericoli ma Neres e Ngonge -schierati dal 1′ al posto di Politano e Kvaratskhelia- non riescono a sfondare nell’uno contro uno. Le prime occasioni arrivano intorno alla mezz’ora: al 26′ Di Lorenzo raccoglie un tiro sbilenco di Olivera e insacca in porta, ma il VAR rammenta un fuorigioco e mantiene la parità. La risposta dei salentini arriva dalle teste di Baschirotto e Gaspar, e sono necessarie le mani di Meret -tornato tra i pali dopo tre partite- e la testa di Buongiorno a negare il vantaggio alla squadra di Gotti. Prima dell’intervallo Ngonge costringe Falcone al miracolo, con un mancino a giro dove è necessario un grande intervento in tuffo dell’estremo difensore italiano. Nel secondo tempo il Napoli piazza le tende nella metà campo avversaria, e il Lecce non riesce a uscire più. A inizio ripresa Lukaku si divora una buona occasione sparando alto dopo una bella sponda di Buongiorno. Conte inserisce Politano e Kvaratskhelia e ancora una volta riesce a cambiare il volto, e l’inerzia, della gara. L’assedio partenopeo arriva al culmine al minuto 73, quando McTominay schiaccia di testa un corner proprio di Politano, Falcone respinge ma il pallone rimane nei pressi dell’area piccola e Di Lorenzo si avventa per primo e stavolta la sua rete è regolare, per il vantaggio del Napoli. Da quel momento cresce il Lecce: Krstovic da lontanissimo spaventa Meret, Dorgu calcia a lato da fuori e poi ancora Meret sbroglia di pugno in uscita alta una situazione pericolosa. Tra i cori assordanti del Maradona il Napoli si gode la vetta in solitaria, conquistata ancora una volta con sofferenza ma con immenso cinismo. La rete del capitano Di Lorenzo, al terzo centro in campionato, permette a Conte di guardare tutti dall’alto, in vista del big match della prossima giornata, a San Siro contro il Milan. Il Lecce reagisce alla pesante sconfitta contro la Fiorentina, ma la reazione dei salentini non si tramuta in punti, e un attacco dalle polveri particolarmente inzuppate (3 gol in 9 partite) rende tutto più complicato per Gotti, chiamato a rialzare la testa nell’infrasettimanale contro il Verona.

Bologna – Milan (rinviata a data da destinarsi)

“Il Presidente della Lega Nazionale Professionisti Serie A, vista la delibera del Consiglio di Lega tenutosi in data odierna, in cui la Lega Serie A prende atto dell’Ordinanza del Sindaco di Bologna, che non consente la disputa, neanche a porte chiuse, della gara di Campionato di Serie A Enilive Bologna-Milan, in programma il giorno 26 ottobre 2024 alle ore 18.00, dispone il rinvio della stessa a data da destinarsi”.

Atalanta – Hellas Verona (A cura di Simone Scafidi)

Al Gewiss stadium l’Atalanta sbaraglia il Verona con punteggio tennistico: 6-1 agli Scaligeri e game, set e match per la squadra di Gasperini davanti ai propri tifosi. Ad aprire le marcature ci pensa De Roon, con la fascia di capitano al braccio, che piazza la sfera all’incrocio dei pali, in seguito ad un’azione confezionata alla perfezione dal solito, straripante, Ademola Lookman. Tre minuti più tardi, Retegui raccoglie un pallone vagante al limite dell’area e mette a segno il nono gol in campionato, battendo Montipó, che al 13’ si rende protagonista con una parata abbastanza complicata su Lookman. Qualche secondo dopo De Ketelaere cala il tris, con un eurogol all’incrocio dei pali, che azzera quasi del tutto le speranze del Verona, sotto di tre gol dopo appena tredici minuti. Circa alla mezz’ora si iscrive alla festa anche l’uomo chiave di questa Atalanta: Ademola Lookman. L’ala nigeriana, in seguito ad una progressione sull’out di destra, calcia in porta, riuscendo a trovare un spiraglio nella difesa dell’Hellas e siglando il gol del 4-0. Cinque minuti più tardi arriva la doppietta personale dell’ex Leicester, che sfrutta il velo di De Ketelaere sul cross di Ederson e insacca il quinto pallone della serata atalantina. Allo scadere della prima frazione di gioco spunta il primo (ed ultimo) raggio di luce della partita del Verona, grazie ad un gran gol di Sarr, che dai venti metri calcia di controbalzo sorprendendo Carnesecchi, autore di una gran parata pochi minuti prima, e spedendo il pallone all’incrocio dei pali. Nel secondo tempo l’Atalanta chiude il set con il secondo gol personale di Retegui, che raccoglie l’assist di De Ketelaere ed entra in doppia cifra, confermando quanto Gasperini sia sempre capace di far rendere al massimo i propri giocatori. Da qui in poi i bergamaschi allentano la presa e danno un po’ di respiro ad uno stremato Verona, riprendendo anche un po’ di fiato in vista dell’imminente turno infrasettimanale di campionato. L’Atalanta torna a vincere, dopo la piccola botta di arresto in Champions contro il Celtic, mentre il Verona subisce la seconda sconfitta consecutiva, dopo quella per 3-0 contro il Monza. La difesa scaligera fa acqua da tutte le parti, e in due gare le reti subite sono ben nove. Lo scontro diretto nell’infrasettimanale contro il Lecce sembra già decisivo per le sorti di Zanetti e del club veronese.

Parma – Empoli (A cura di Marco Rizzuto)

Il lunch match della domenica regala spettacolo ma nessun vincitore, sul finale Charpentier rimedia all’autorete di Coulibaly del primo tempo, dividendo la posta. Al Tardini si assiste ad un avvio scoppiettante, entrambe le formazioni iniziano ad allungarsi concedendo spazio ai terminali offensivi. La prima nitida occasione passa per i piedi di Man che scardina il pallone in area ad Ismajli e serve Bonny, il francese tenta il piazzato ma trova la reazione di Vasquez, attento in tuffo. Arrivati alla mezz’ora, il Parma lascia all’Empoli il pallino del gioco cercando di sfruttare in ripartenza le corsie laterali, ma la scelta si rivela sbagliata e dopo cinque minuti, l’Empoli passa avanti grazie all’autorete di Coulibaly che premia l’azione da manuale palla a terra degli ospiti: Colombo vede l’inserimento di Gyasi in area che serve con un traversone basso Fazzini, il pallone però viene carambolato in rete dal difensore crociato. Sul finale il Parma prova a spaventare con la traversa di Cancellieri allo scadere, chiudendo così un primo tempo complicato a causa del campo di gioco non al meglio delle condizioni. Alla ripresa, Pecchia richiama in panchina Man (molto sottotono) inserendo Charpentier e ridisegnando l’attacco. All’ora di gioco, il Parma sfiora il pari con la punizione dalla distanza calciata in modo impeccabile da Bernabè a cui si oppone uno strepitoso Vasquez, che si dimostra uno dei portieri più in forma del campionato. Col passare dei minuti il ritmo si abbassa progressivamente con gli ospiti che tentano di addormentare la partita. A dieci minuti dalla fine Charpentier firma la rete del pareggio, con un destro teso da centro area che batte Vasquez ed infiamma il Tardini nei minuti a finali. Poco dopo viene fischiato un calcio di rigore a favore del Parma, ma Bonny calcia sulla traversa mandando in fumo l’occasione dei tre punti. Nei minuti finali i padroni di casa assediano la metà campo dell’Empoli alla ricerca del gol vittoria che però non arriva, con il risultato che non premia nessuna delle due contendenti. Con questo terzo pareggio di fila i crociati muovono la classifica ma mancano l’appuntamento con la seconda vittoria in campionato. L’Empoli alza la testa dopo i k.o. subiti con Lazio e Napoli, scavalcando momentaneamente la Roma e conquistando il decimo posto della classifica.

Lazio – Genoa (A cura di Marco Rizzuto)

La Lazio di Baroni si impone per 3-0 contro un Genoa in crisi di vittorie: All’Olimpico i biancocelesti vanno leggermente in affanno in avvio per via del feroce pressing rossoblù ma trovano la rete del vantaggio al 21’ grazie all’ottima azione personale di Noslin che in area sterza e trova lo  spazio per concludere a rete bucando Leali con un tiro rasoterra imprendibile. ll risultato rimane in equilibrio per tutto il primo tempo. Alla ripresa il neoentrato Norton-Cuffy si rende protagonista di un’importante falcata per poi calciare verso la porta impegnando Provedel. Nonostante lo svantaggio il Genoa ha iniziato il secondo tempo con il piglio giusto alla ricerca del pareggio, ma tardano ad arrivare occasioni nitide per gli attaccanti del Grifone. All’ora di gioco la Lazio torna a bussare alla porta avversaria, Castellanos scappa dalla marcatura di Norton-Cuffy e da posizione defilata calcia tra le gambe di Leali che riesce a trattenere la sfera. In questo secondo tempo vediamo un Genoa abbattuto ma non affondato completamente, alla ricerca del gol del pari per riaccendere la gara. La Lazio d’altro canto non si fida di un solo gol di vantaggio e, tenta di chiudere i giochi. Nelle battute finali i ragazzi di Baroni trovano il gol che mette in cassaforte la vittoria a pochi minuti dal termine. La progressione iniziata da Tchaouna e proseguita da Castellanos si conclude con il cross basso che viene sporcato da Leali, sul quale però piomba Pedro che insacca a porta vuota siglando il suo secondo gol in campionato. Sulle ali dell’entusiasmo la Lazio trova più facilmente la porta approfittando di un Genoa ormai rassegnato. Difatti i padroni di casa calano il tris grazie alla testata vincente di Vecino sull’ennesimo assist di Nuno Tavares (primo assistman nei top campionati europei). Con questi tre punti ampiamente meritati la Lazio vola al quinto posto agganciando l’Atalanta. Il Grifone resta in zona retrocessione al diciottesimo posto diventando la peggior difesa di questo campionato fino ad oggi.

Monza – Venezia (A cura di Marco Rizzuto)

Luci e ombre all’U-Power Stadium, il Monza di Nesta riacciuffa due volte il Venezia, con entrambe le squadre che si accontentano di un punto. Dopo un quarto d’ora senza particolari emozioni il Venezia passa avanti grazie alla conclusione di Ellertsson. L’islandese completamente lasciato libero controlla il pallone servito da Oristanio e conclude mettendo il pallone all’incrocio dei pali. Nonostante l’ottimo avvio del Venezia, il Monza pareggia subito i conti con la rasoiata di Kyriakopoulos che si insacca nell’angolino basso di destra dopo essere stato servito dall’assist di Pedro Pereira. A sei minuti dalla fine del primo tempo il Venezia torna a riproporsi in zona offensiva con Oristanio che viene atterrato sulla fascia da Pessina. Dalla punizione si genera il gol del momentaneo vantaggio: alla battuta Andersen mette in mezzo un traversone da manuale per l’incornata vincente di Svoboda che salta più in alto di tutti e batte Turati. Il Monza continua a crederci e a pochi istanti dalla fine del primo tempo ritrova nuovamente il pari grazie a Djuric che arriva sul pallone filtrante di Kyriakopoulos, e buca Stankovic sul primo palo. Il primo tempo si chiude con un botta e risposta di un sontuoso 2-2, risultato che regala spettacolo ma evidenzia le grandi lacune difensive di entrambe le squadre. Alla ripresa calano drasticamente i ritmi e si gioca un calcio più lento e ragionato. In cinque minuti Bondo prende due gialli, lasciando in dieci i suoi compagni all’80’. Sebbene l’uomo in più, i lagunari non approfittano del vantaggio ed il match termina in parità. I padroni di casa evitano la sconfitta ma non si allontanano dalla zona retrocessione, mentre i ragazzi di Di Francesco salgono a quota cinque punti agganciando il Lecce, entrambi sul fondo della classifica.

Inter – Juventus (A cura di Dennis Rusignuolo)

Il primo derby d’Italia di questo campionato regala una pioggia di gol e spettacolo senza precedenti. Dopo un primo tempo pirotecnico, lo show prosegue nel secondo tempo con i nerazzurri che si portano sul doppio vantaggio e vengono rimontati dalla doppietta di Yildiz. Match dell’anno?

Fiorentina – Roma (A cura di Simone Scafidi)

Dopo un Derby D’Italia al cardiopalma e, a livello di emozioni, difficile da superare, Fiorentina e Roma chiudono il nono turno di Serie A, con una sfida che dovrà dare conferme e chiarire molti punti ancora non chiari nella testa di Palladino e Juric.

LA TOP 11 DELLA 9ª GIORNATA:

Grafica: Julya Marsala

 

Classe 2001. Studente in Scienze della Comunicazione all'Università degli studi di Palermo. Aspirante telecronista/giornalista sportivo e grande appassionato di calcio e di musica

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A Spasso per l’Europa: il punto sulla Premier League

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Dalla terra della corona comincia il nostro viaggio A Spasso per L’Europa, che analizzerà nel dettaglio le situazioni di squadre e di classifiche dei maggiori campionati europei, con approfondimenti e dettagli utili e interessanti.

L’itinerario comincia dalle sponde del Mersey, dove si trova il porto più importante d’Inghilterra: Liverpool. Da sempre divisa tra Reds e Toffies, Liverpool ed Everton, la città natale dei Beatles è costantemente scissa da una linea immaginaria, che separa Anfield da Goodison Park. Partendo dalla sponda più famosa, quella del Liverpool, troviamo la squadra con più titoli nella storia del campionato d’oltremanica che si trova, oggi, al vertice della classifica, grazie ad una serie di prestazioni di altissimo livello e una forma fisica a dir poco straordinaria. L’arrivo di Arne Slot dal Feyenoord, subentrato alla quasi decennale gestione di Klopp, che ha saputo riportare il Liverpool dove meritava, ha dato nuova vita ai Reds, non facendo rimpiangere l’allenatore tedesco, ma anzi portando grandi risultati in ogni competizione, con il primo posto (momentaneo) sia in campionato che in Champions League e la qualificazione già archiviata ai quarti di finale di Carabao Cup. Attacco veloce ed efficace, difesa solida e rocciosa, questi i segreti del campionato di Slot, sorretto in avanti dai dieci gol di un eterno Salah e dai nove messi a segno da Luis Diaz, in ottima forma, controbilanciati e tenuti al sicuro dal solito Virgil Van Dijk, primo per duelli vinti con una percentuale del 70% (insieme a Konsa dell’Aston Villa) e da Ryan Gravenberch, totalmente rigenerato dalla cura Slot. Punto di forza di questa squadra è senza dubbio la forza mentale, oltre che quella fisica, dimostrata dalle grandi prestazioni nei big match, da cui sono arrivati, finora, 13 punti su 15, che risulteranno probabilmente la chiave per ottenere grandi risultati a lungo termine. Sponda Everton la situazione non è così rosea, tutt’altro. Le Toffies fanmo fatica ad ingranare, occupando la sedicesima posizione in griglia, zona a cui negli ultimi anni sembrano costantemente affiliati, che li tiene incatenati e da cui non riescono a liberarsi. Con il secondo peggior attacco del campionato e una difesa non pessima ma comunque molto traballante, la squadra di Sean Dyche è in grande difficoltà e non riesce a trovare i tre punti da ormai un mese, nonostante dal 14 settembre sia arrivata una sola sconfitta in campionato, insieme a due vittorie e quattro pareggi. Calvert-Lewin, sebbene sia ormai una bandiera di questo club, continua ad avere un rendimento abbastanza deludente, con solo due gol messi a segno, “affiancato” da Armando Broja, arrivato per riscattarsi dopo un periodo di forma pessimo, che risulta al momento non pervenuto.

Dal mare all’entroterra, da un dualismo all’altro, spostiamoci di una cinquantina di chilometri ad est e arriviamo a Manchester, dove rosso e azzurro dipingono simbolicamente le mura dei palazzi e dove la working class del Manchester United si oppone alla modernità e alla ricchezza dell’universo Manchester City. Da sempre simbolo della classe operaia, nella città industriale per eccellenza, lo United sta vivendo un momento non brillante, dovuto anche ad una gestione da parte della società tutt’altro che intelligente: tantissimi soldi investiti sul mercato per giocatori che portano risultati scarsi e basso rendimento, e l’esonero di Ten Hag arrivato con almeno una stagione di ritardo, nonostante i risultati dell’allenatore olandese fossero totalmente sotto le aspettative. Nell’ultimo mese, però, i tifosi dei Red Devils hanno iniziato a fiutare area di miglioramento, con Van Nistelrooy che, sebbene per un periodo momentaneo, ha gestito benissimo la squadra, in attesa dell’arrivo di Rubén Amorim, che porta con sé speranza e ambizioni per il futuro della “Red side” di Manchester. Un’ottima difesa bilancia un attacco dalle tante potenzialità ma poco prolifico, che ha messo a segno solamente dodici gol (di cui otto nell’ultimo mese), a cui manca un vero e proprio punto di riferimento data la continua alternanza tra Hojlund e Zirkzee. Dai Beatles agli Oasis, sulle note di Wonderwall l’altra parte di Manchester è colorata di azzurro. Dopo otto anni di dominio, il City sta passando il periodo peggiore della sua storia recente, caratterizzato da quattro sconfitte consecutive, cosa che non accadeva dal 2006 e che non era mai accaduta a Guardiola, fermatosi, ai tempi del Bayern Monaco, a tre k.o. di fila. I dodici gol di Haaland e poco più sono il risultato di un gioco comunque efficace e innovativo, difficile da contrastare e che continua a dare grandi risultati, il cui meccanismo nell’ultimo periodo si è però inceppato, lasciando la squadra ferma sul posto e abbandonando moltissimi punti per strada. Inutile girarci attorno, la mancanza di Rodri a centrocampo e i continui infortuni che stanno martoriando i Citizens costringono indubbiamente Guardiola a scelte forzate e raffazzonate: il neo pallone d’oro era la chiave del gioco, metronomo e áncora dei suoi, senza il quale si fa fatica ad avere equilibrio in campo e a trovare soluzioni concrete. Inoltre, la stanchezza dovuta alla mancanza di alternative grava enormemente sulla continuità di risultati e prestazioni. L’ultima sconfitta in casa del Brighton ha palesato un problema di natura mentale nella gestione del risultato e delle energie all’interno della gara, con i Seagulls che hanno rimontato la partita in meno di cinque minuti.

Continuiamo il nostro percorso e iniziamo a scendere verso sud, dirigendoci verso Birmingham, facendo prima una piccola ma fondamentale sosta a Nottingham. Qui, la più grande squadra della città, il Nottingham Forest, sembra stia tornando ai livelli a cui un tempo era abituato e si trova al momento alla quinta posizione in classifica. A soli quattro punti dal secondo posto dell’appena citato Manchester City, la squadra di Nuno Espirito Santo sta portando avanti una stagione di altissimo calibro e si sta mostrando una vera e propria antagonista dei “giganti” per la lotta al titolo. Nel silenzio del suo operato, il Forest “ruba ai ricchi per dare ai poveri”, proprio come Robin Hood (favola e leggenda della città) nella foresta di Sherwood: fa inciampare le grandi, guadagnando non solo posizioni, ma permettendo anche alle piccole di avvicinarsi a zone che sarebbero stati altrimenti inaccessibili. Trascinatore della squadra non può che essere Christian Wood, attaccante neozelandese classe ‘91, che ha messo a segno finora otto reti, supportato dalle giocate di Hudson-Odoi e Gibbs-White. Un bel gioco offensivo, seppur non eccessivamente prolifico, viene contornato dalla seconda miglior difesa del campionato, composta dalla coppia MurilloMilenkovic, che riesce ad arginare e bloccare gli attacchi rapidi della massima serie inglese.

Continua la nostra discesa verso la capitale, prima della quale bisognerà però soffermarsi sulla doppia tappa Birmingham-Leicester, a pochi chilometri di distanza l’una dall’altra. Squadra più importante della zona è senza dubbio l’Aston Villa che, nonostante l’impegno Champions, sta portando avanti un’ottima campagna. Nella terra dei famosissimi Peaky Blinders, i Villans, tra scorribande casalinghe e pesanti sconfitte in trasferta, come i k.o. contro Liverpool e Tottenham, rimangono sulle tracce  delle prime posizioni (-1 dalla zona Europa). La squadra di Emery, trascinata da “quei cattivi ragazzi” di Watkins e Duran, è meno equilibrata della passata stagione (17 gol fatti e 17 subiti), ma rimane comunque una spina nel fianco per qualunque squadra. Nella periferia della città, fonte di ispirazione per Tolkien nella scrittura dei suoi capolavori, Leicester e Wolverhampton occupano le posizioni più basse della classifica, trovandosi rispettivamente al quindicesimo e al diciannovesimo posto.

Ormai arrivati quasi alla costa sud della Gran Bretagna, giungiamo nella capitale, Londra, che potremmo definire come la “casa del calcio europeo”. La città, si sa, è storicamente divisa tra tantissime squadre, ma adesso ci soffermeremo maggiormente sulle tre maggiori: Arsenal, Chelsea e Tottenham. I Gunners, dopo un inizio di stagione strabiliante, nell’ultimo mese hanno avuto un drastico calo di prestazioni, che li ha portati a perdere punti importantissimi per strada, possibilmente fatali nella corsa al titolo. La squadra di Arteta, dopo un notevole aumento di livello nelle passate stagioni, quest’anno sta faticando in fase realizzativa, forse a causa della mancanza di un punto di riferimento in attacco che sappia essere incisivo e decisivo. Tanti pareggi e solo due vittorie in occasione dei big match: nel North-London Derby contro il Tottenham e nella sfida esterna con l’Aston Villa. Per rialzare il morale dell’Emirates e tornare a macinare punti nel corso della stagione, Arteta dovrà essere bravo a raccogliere quello che ha seminato, come metaforicamente racconta anche Dickens in “Hard Times”, per ottenere importanti risultati da giocatori che dovranno maturare e portare gli esiti sperati, cosicché i tifosi non perdano le speranze create all’inizio del campionato, con l’obiettivo di riportare il titolo nel nord di Londra, tinto di rosso. Rimanendo nella parte settentrionale della capitale, non si può non parlare della sponda Spurs. Sotto la guida di Postecoglou, c’è stato indubbiamente un cambio di rotta sia nella mentalità che nei risultati del Tottenham e l’allenatore australiano è riuscito a qualificarsi per l’Europa League. Lo stesso impegno europeo, probabilmente, ha portato qualche difficoltà nel gestire la squadra, il cui rendimento, fino ad adesso, è stato totalmente discontinuo, con partite vinte agilmente alternate a sconfitte inaspettate e arrivate con prestazioni prive di carattere e personalità. Non mancano i gol, che arrivano grazie al solito Son, Solanke, Maddison e la sorpresa Brennan Johnson, gioiello assoluto della rosa di Postecoglou. In opposizione ad una difesa solida, con Romero affiancato a turno da Dragusin e Van De Ven, che potremo definire la parte razionale di questi Spurs, un po’ come il Dr. Jekyll descritto da Stevenson, si oppone Mr. Hyde, la parte irrazionale e instabile, un attacco redditizio ma discontinuo, capace di alternare prestazioni da 8 a prestazioni altamente insufficienti che non riescono ad assicurare i tre punti. Sebbene l’Europa sia solo a tre lunghezze di distanza, il Tottenham dovrà impegnarsi a non perdere altri punti per strada e a rimanere attaccato al treno delle prime posizioni. Infine è necessario parlare del Chelsea, la squadra forse più importante della città. Dopo uno dei periodi più bui della loro storia, i Blues stanno iniziando a uscire dal baratro, e lo stanno facendo con una rosa giovane e di grande valore, che comincia a dare un senso alle centinaia di milioni di euro spesi sul mercato negli anni passati. Sotto la guida di Maresca (ennesimo esponente della masterclass degli allenatori italiani all’estero) la squadra di Stamford Bridge si trova attualmente al terzo posto della classifica, con 21 gol fatti e solo 13 subiti. Trascinatori assoluti sono Palmer e Nicholas Jackson, con Madueke subito alle loro spalle: un reparto offensivo giovane ed efficace, che dopo le prestazioni mediocri dell’anno scorso sta finalmente cominciando a portare i risultati sperati. Dietro ci pensano prevalentemente Colwill e Fofana, talvolta alternati con Adarabioyo, protetti dallo scudiero Caicedo, che come una guardia della corona fa da schermo e, con solide partite di sacrificio, protegge la porta di Sanchez intercettando e respingendo tutti i palloni che gli si presentino davanti (media di 3.5 contrasti vinti a partita). Le squadre di Londra chiaramente non sono finite qui, bisogna anche citare la grande stagione del Fulham, che, guidato da Marco Silva e trascinato da Gimènez, Smith Rowe e Wilson sta seriamente lottando per ottenere un posto in Europa, che segnerebbe un importante ritorno del club tra i grandi. Buona anche la stagione del Brentford, al momento undicesimo, ma non altrettanto brillanti le stagioni di West Ham e Crystal Palace, al momento in profonda crisi, situate quasi in fondo alla classifica, con l’obbligo di rialzarsi e reagire per evitare quella che sarebbe una clamorosa retrocessione.

Passando da un fiume all’altro, abbiamo parlato del Mersey e ora ci spostiamo al Nord del paese, sulle rive del Tyne, dove è situata la cittadina di Newcastle. La squadra locale, negli ultimi anni, è tornata a competere ad alti livelli, sfornando grandi prestazioni e giocatori talentuosi. Sulla panchina del club dal 2021, Eddie Howe ha dato una nuova anima alla squadra, che si trova attualmente all’ottavo posto della classifica. I cavallucci marini fanno senza dubbio una gran fatica nella fase realizzativa, con soli 13 gol realizzati, mentre eccellono nelle retrovie, dove la coppia difensiva formata dai veterani Burn e Schar ha concesso solamente 11 gol. In avanti il maggior apporto lo danno Isak e Barnes, entrambi a 4 gol, seguiti a ruota da Anthony Gordon, gioiello delle Magpies, tutti e tre decisivi nelle importantissime vittorie contro Tottenham, Arsenal e Nottingham Forest.

Concludiamo il nostro viaggio esplorando la costa sud del paese. Sulla Manica si affacciano Ipswich, Brighton, Bournemouth e Southampton. La piccola cittadina di Ipswich, nota per il suo porto commerciale e per il grande commercio che passa dalle vie cittadine, è la sede dell’Ipswich Town, una delle squadre neopromosse in Premier League. I Tractor Boys (soprannome del team), stanno finora portando avanti una campagna abbastanza mediocre, che rispecchia tuttavia le aspettative create all’inizio del campionato. Il minimo indispensabile e niente di più, diciassettesima posizione in classifica, che oggi vorrebbe dire salvezza, nonostante la seconda peggior difesa del campionato. Tra tutti spicca l’attaccante inglese Liam Delap, capocannoniere della squadra con 6 gol. Spostandoci a Ovest, ci imbattiamo in Southampton. Qui, la squadra della città occupa momentaneamente l’ultimo posto della classifica, con soli 7 gol fatti e 21 subiti, e rischia seriamente di sprofondare in Championship, facendo la stessa fine del Titanic, famosissima nave che salpò proprio da questo porto per poi inabissarsi nelle profondità dell’Atlantico. Sempre in zona Europa troviamo il Brighton, sorpresa di questi ultimi anni, che ha saputo mettersi in mostra e continua a farlo, dando continuità ad un progetto che ha basi solide, destinato a continuare nel tempo. A prendersi la squadra sulle spalle, inaspettatamente, è un rinato Danny Welbeck, che grazie ai suoi 6 gol e al fondamentale contributo dei compagni è riuscito a trascinare la squadra al sesto posto in classifica, che fa sognare l’Europa e magari qualcosa in più. Concludiamo il nostro itinerario inglese con la piccola città di Bournemouth, sede dell’omonima squadra. 15 gol fatti e 15 subiti, per occupare la dodicesima posizione in classifica: le Cherries stanno facendo un buon campionato, per loro sopra la media, grazie ai gol di Evanilson e Semenyo, la coppia d’attacco che sta portando non poche soddisfazioni ai propri tifosi.

Giunge così al termine la prima tappa del nostro viaggio A Spasso per l’Europa. Partendo dal Pier di Bournemouth, il famoso molo della cittadina, prendiamo la nave e giungiamo nelll’Europa Continentale, per analizzare gli altri, meravigliosi campionati del nostro continente.

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Due volte Rabiot e tanta sfortuna. L’Italia chiude seconda il girone di Nations League

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Dopo la buona prestazione degli azzurri a Bruxelles, l’Italia cade a San Siro contro la Francia, perdendo la possibilità di concludere da primi il girone Nations League.

Spalletti cambia solo due uomini rispetto all’ultimo match vinto dagli Azzurri per 0-1 contro il Belgio, con l’inserimento di Locatelli per Rovella, e di Vicario al posto di Donnarumma (causa virus intestinale), il C.T. azzurro va alla ricerca di una importantissima vittoria, utile per confermare l’ottimo stato di grazia della propria nazionale. Dopo un avvio a mille da parte di entrambe le squadre, la Francia si porta in vantaggio sugli sviluppi di un corner con Rabiot: l’ex giocatore della Juventus riceve l’assist da Digne all’interno dell’area di rigore, staccando di testa con un tempismo perfetto e riuscendo ad anticipare Buongiorno. La gara prosegue e gli Azzurri tentano di trovare qualche spazio per riuscire a colpire i francesi, quest’ultimi perfetti in fase difensiva, riuscendo a neutralizzare tempestivamente tutte le manovre offensive degli Azzurri. Nei minuti successivi, Frattesi ferma fallosamente Nkunku, sul calcio di punizione concesso dal direttore di gara, Lucas Digne (schierato da Deschamps al posto di Theo Hernandez) calcia direttamente in porta colpendo il palo, ma il pallone accidentalmente finisce sulla schiena di Vicario e finisce in porta, portando la Francia al raddoppio. L’Italia riesce immediatamente a rimettersi in partita due minuti dopo, quando Dimarco riesce a servire con un cross nella fascia opposta Cambiaso, l’ottima giocata –da quinto a quinto– dell’esterno nerazzurro propizia il gol di prima intenzione dell’esterno bianconero, che batte Maignan e si porta a quota due gol in nazionale dopo il gol contro il Belgio.

Nella ripresa la Francia torna in campo più propensa ad attaccare rispetto all’Italia, sfiorando il terzo gol con un tiro da lunga distanza da parte di Nkunku, conclusione bloccata da Vicario. Dopo aver sfiorato il gol del pareggio con Locatelli, Tonali commette un fallo nella metà campo avversaria, sul punto di battuta va nuovamente Digne e, il suo traversone, trova nuovamente Rabiot: anche in questa situazione il centrocampista francese salta più in alto delle torri azzurre e firma la sua seconda rete in due partite di Nations League. Spalletti getta nella mischia Kean, Maldini, Rovella e Raspadori, nel tentativo di trovare una rete che riporterebbe gli azzurri al primo posto del proprio girone di Nations League. Gli Azzurri nei minuti finali provano ininterrottamente ad attaccare, senza mai rendersi pericolosi fino al tiro allo scadere di Kean fermato da Maignan e, dopo quattro minuti di recupero, l’arbitro fischia la fine di una gara ricca di gol, ma conclusasi senza lieto fine per gli Azzurri.

Con questo risultato l’Italia chiude al secondo posto il girone di Nations League, qualificandosi agli ottavi ma senza essere testa di serie. L’avversaria che sfiderà gli Azzurri nel prossimo turno di Nations League verrà definita ufficialmente al termine di tutte le partite degli altri gironi, ma sarà una tra Portogallo, Germania o Spagna.

Nell’altra sfida del girone, il Belgio perde fuori casa contro l’Israele. Alla Boszik Aréna la decide un gol di Yarden Shua all’86’.

Classifica finale girone A2:

  1. Francia 13
  2. Italia 13
  3. Belgio 4
  4. Israele 4

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Calcio

Tanta sofferenza nel finale, ma basta la rete di Tonali per i quarti di Nations League

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Allo stadio Re Baldovino di Bruxelles gli Azzurri vincono di misura grazie alla rete di Sandro Tonali e si qualificano ai quarti di finale di Nations League.

Basta un punto per raggiungere i quarti di Nations League, perciò in prima battuta la manovra dell’Italia non è scellerata, ma lucida e precisa. Il blocco basso del Belgio permette ai tre centrali azzurri, più Rovella (convocato al posto dell’infortunato Ricci, undicesimo esordiente della gestione Spalletti), di costruire da destra verso sinistra, sfruttando l’ampiezza data da Cambiaso e Dimarco. Le scelte di Spalletti ormai sono consolidate: 3-5-1-1 pieno di rotazioni e inserimenti, con Barella che torna in campo dopo l’assenza delle ultime gare per infortunio, e si schiera dietro Retegui e cerca di legare il gioco nella parte destra del campo. Agli Azzurri bastano dieci minuti per arginare il muro belga: Di Lorenzo scarica su Barella e si getta nello spazio, il filtrante del centrocampista nerazzurro non viene controllato da Debast, allora il capitano del Napoli ha tutto il tempo per servire in mezzo l’inserimento di Tonali, al primo centro con la maglia azzurra. Un’ulteriore iniezione di fiducia che scioglie, ancor di più, la nazionale di Spalletti. Le uscite dal basso sono codificate e ben eseguite e il Belgio non riesce a seguire i movimenti di tutta la linea azzurra. Il predominio dell’Italia si evince nella zona centrale del campo, dove la continua rotazione di Tonali, Frattesi e Barella non lascia punti di riferimento al Belgio. In mediana Buongiorno supporta Rovella, marcato a uomo da Lukaku, e la posizione del difensore del Napoli lascia sempre spazio al centrocampista della Lazio, in superiorità numerica.

Il primo segnale di reazione del Belgio arriva nel secondo tempo, con una conclusione dalla distanza di Debast, risposta in tuffo di Donnarumma (70ª presenza in azzurro, 23° per presenze all-time, raggiunto un monumento come Sandro Mazzola). La conclusione del difensore belga sottolinea il momento favorevole della nazionale di Tedesco, con l’Italia che si rintana nella propria difesa e prova a ripartire. In contropiede l’Italia sfiora il raddoppio, con un filtrante di Frattesi che manda Retegui in porta, la conclusione del bomber dell’Atalanta viene miracolosamente sporcata da Casteels in calcio d’angolo. Rispetto al primo tempo, la ripresa è molto più frizzante, con occasioni da entrambe le parti. Al 57′ Trossard calcia al volo da fuori area, destro forte e preciso chiuso da Donnarumma in corner. Il capitano azzurro non si fa sorprendere nemmeno all’ora di gioco, quando Openda calcia in diagonale, dopo un fraseggio errato di Frattesi. Le prime mosse della gara sono di Spalletti, con Kean e Udogie al posto di Retegui e Dimarco.  Al 77′ Lukaku spaventa la difesa azzurra, con un cross di Debast sul secondo palo verso Big-Rom, bravo a girare sul secondo palo, ma sfortunato, con la palla che termina fuori di pochissimo. Cinque minuti dopo il Belgio va vicino nuovamente al pareggio, con un cross di Trossard, spizzato da Faes sul palo. L’ultimo scorcio di gara è un assedio dei Diavoli Rossi, completamente sbilanciati in avanti alla ricerca del pari, l’Italia si limita a gestire il pallone lontano dalla porta di Donnarumma e dopo tre lunghi -e sofferti- minuti di recupero, si concretizza definitivamente la qualificazione della nazionale azzurra ai quarti di finale di Nations League.

Un’altra grande prestazione degli Azzurri, una vittoria sofferta ma meritata. La strada è quella giusta, con una rinascita che sta avvenendo gradualmente con coraggio, mentalità e idee. Domenica a San Siro l’ultimo atto dei gironi di Nations League contro la Francia, che non va oltre lo 0-0 in casa contro Israele. Basterà un punto agli Azzurri per blindare il primato nel girone, in attesa dei quarti di finale di marzo.

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