Calcio
Il Supercommento della 22ª giornata di Serie A
Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della ventiduesima giornata di Serie A.
Torino-Cagliari
La prima doppietta di Che Adams regala i tre punti al Torino
A Torino, la squadra di Vanoli parte fortissimo. Al quarto minuto, i granata sfiorano il primo gol dell’incontro con Karamoh, raggiunto dopo centoventi secondi grazie alla girata di Adams che, dopo essere stato servito alla perfezione da Ricci, si gira spalle alla porta e sblocca la gara. Al 29’, i granata si affacciano nuovamente nell’area di rigore avversaria con il lancio che taglia tutto il campo di Maripan, ricevuto da Karamoh che però non trova successo grazie all’opposizione di Caprile, che spedisce il pallone in una zona sicura. Prima della fine del primo tempo, il Torino continua ad attaccare alla ricerca del secondo gol, sfiorato in due occasioni e negato in altrettante volte da due interventi di Caprile, che nonostante i tantissimi tiri subiti, si dimostra un portiere affidabile e con forte potenzialità. Dai piedi di un ispiratissimo Karamoh, il Torino trova la seconda rete con Lazaro, annullata successivamente per un fuorigioco dello stesso francese. La fiducia che porta al secondo gol (seppure annullato), trascina il Torino ad attaccare in maniera continua e convinta. Un mix di sfortuna e bravura dell’estremo difensore sardo nega al Torino il tanto atteso secondo gol: sul colpo di testa di Tameze, avvenuto dopo un’azione da manuale, il miracolo di Caprile salva ancora il risultato, mentre due minuti dopo, sugli sviluppi di un calcio d’angolo, Che Adams colpisce il palo a porta vuota dopo essere stato servito dalla spizzata di Tameze. A riassumere una serata perfetta dal punto di vista del gioco e sintomo di una serenità “ritrovata”, il Torino raddoppia nuovamente con Che Adams che coglie il pallone carambolato in area di rigore dopo la traversa di Karamoh e dopo un paio di finte e una deviazione trova il suo settimo goal in serie A.
Il Torino torna a vincere dopo quattro pareggi di fila, salendo a quota 26 punti. Arriva una sconfitta pesante per il Cagliari, che più che danneggiare la classifica, danneggia il morale degli uomini di Nicola, dopo la grandissima vittoria avvenuta per quattro a uno contro il Lecce.
Como-Atalanta (A cura di Dennis Rusignuolo)
Retegui guida la rimonta bergamasca sulle sponde del Lago
La fiducia degli uomini di Fabregas si evince anche dal modo in cui i lariani approcciano la gara, subito molto vivaci nella pressione e nella gestione del possesso. In risposta a un avvio poco intenso dell’Atalanta il Como cerca rapidamente la giocata in verticale verso Diao, schierato come riferimento centrale per non lasciare riferimenti alla difesa bergamasca. Le difficoltà della prima fase di gara si evidenziano nei pochi palloni giocati e gestiti da Lookman e Retegui, rinchiusi dalla gabbia costruita da Fabregas. Lo scacchiere del tecnico spagnolo perde una pedina fondamentale al 25′ con Alberto Moreno che alza bandiera bianca per un problema muscolare, al suo posto Felipe Jack. Alla mezz’ora il Como trova il vantaggio: riaggressione alta sui difensori della Dea, Da Cunha scippa il pallone a Kolasinac, Fadera si prende il pallone, lo serve all’indietro per Nico Paz che non ci pensa su e scarica un mancino sotto la traversa che manda fuori tempo Carnesecchi. Lo show di Nico Paz continua nel corso del primo tempo, e il sesto centro in campionato dell’argentino non fa altro che enfatizzare l’armonia e la qualità della manovra del Como, e dall’altra parte dimostra le difficoltà nella prima frazione degli uomini di Gasperini, completamente fuori partita e incapaci di accennare una reazione. Al pomeriggio nero dell’Atalanta si aggiunge l’uscita anticipata di Marten De Roon, costretto al cambio per un problema alla testa scaturito da uno scontro di gioco con Perrone. Gasperini inizialmente sceglie Pasalic ma al rientro dagli spogliatoi a rilevare l’olandese è De Ketelaere, oltre alla staffetta tra Bellanova e Zappacosta, due mosse che hanno l’obiettivo di accendere la miccia. La scossa inizialmente non arriva, merito del baricentro alto voluto da Fabregas, e le prime conclusioni della ripresa sono tutte dei lariani, prima con Strefezza e poi con Perrone. A sobbalzare il copione della gara ci pensa Gasperini, che inserisce Ruggeri e Brescianini. Il numero 44 è subito decisivo nella percussione laterale che porta al cross in area, Retegui prende il tempo su Kempf e timbra il cartellino per la quindicesima volta in Serie A, la quarta gara consecutiva tra campionato e Champions League. Nel Como sembra rompersi qualcosa, l’intensità del pressing lariano cala vistosamente e Fabregas ripesca Cutrone e Caqueret per rinforzare la presenza in avanti. Nei successivi due minuti l’Atalanta ribalta il risultato: prima Lookman trova il mancino vincente, rete annullata per fuorigioco, poi Mateo Retegui riceve un altro assist di Brescianini, apre il piatto sul primo palo e aggiorna il suo score, che adesso cita 16 gol in 20 partite. Fabregas ricerca una reazione affidandosi al doppio centravanti. Belotti aggiunge perso all’attacco lariano, Cutrone trova anche il pareggio ma in posizione di fuorigioco. L’Atalanta pressa forte su Belotti e trova il 3-1 in contropiede, De Ketelaere vince una serie di rimpalli e in tre tentativi chiude la partita. A regalare un barlume di speranza ci pensa il VAR, che revoca la rete al belga per un tocco di braccio dello stesso CDK in uno dei rimpalli. L’assalto finale del Como arriva, l’Atalanta comincia a palesare segni di stanchezza, il gioco lariano si sviluppa sugli esterni ma è al centro dell’area che l’Atalanta riesce a chiudere ogni spazio, issando la barricata attorno a Carnesecchi. Una vittoria sporca, l’ennesima di questa fase del campionato, per la squadra di Gasperini. Un successo che mancava in campionato da quasi un mese, tre punti che arrivano ancora una volta arriva grazie agli impulsi portati dalla panchina, ma soprattutto nel destro, e nel sinistro, di Mateo Retegui. Due firme che sanciscono un nuovo allungo in vetta per quanto riguarda la classifica marcatori, mentre la Dea si mantiene in scia di Inter e Napoli e sale a quota 47 punti. Dall’altra sponda del lago, il rammarico del Como è quello di non essere riuscito a indirizzare la gara nel primo tempo, in cui i lariani erano in netto controllo del gioco. Se da un lato il Como si dimostra sempre più a suo agio con il pallone tra i piedi, lo stesso non si può dire quando bisogna fare muso duro. La classifica della squadra di Fabregas rimane bollente, ma nel bollore generale i lariani si stanno confermando un’autentica mina vagante.
Napoli-Juventus
La testata di Anguissa e il penalty di Lukaku rispondono alla prima gioia bianconera di Kolo Muani. Al Maradona, il Napoli batte 2-1 la Juventus. Antonio Conte vince contro il suo passato, infligge la prima sconfitta in campionato ai bianconeri e allunga momentaneamente sull’Inter.
Empoli-Bologna (A cura di Simone Scafidi)
Muro Castellani, il Bologna frena ad Empoli
Nell’anticipo del sabato sera si affrontano le compagini di Zanetti e Italiano, con i rossoblu reduci dal turno infrasettimanale di Champions. Dopo un inizio di primo tempo abbastanza monotono, gli azzurri passano in vantaggio al 23’, con il cross di Pezzella che trova al centro dell’area di rigore Lorenzo Colombo, il cui gol da rapace d’area porta in vantaggio l’Empoli. A poco istanti dal duplice fischio, un’uscita a vuoto di Vasquez fa tremare il Castellani, che tira un sospiro di sollievo dopo il pallone gettato via da Goglichidze. Sulla rimessa laterale che ne scaturisce, Benjamin Dominguez colpisce al volo il pallone servitogli da Lykogiannis e insacca il gol del pareggio, cogliendo Vasquez impreparato. Al 55’ un tiro-cross di Fazzini impensierisce Skorupski, che viene aiutato dalla sua difesa a spazzare il pallone. Il secondo tempo è quasi totalmente privo di occasioni, con Vasquez e Skorupski che seguono la partita da spettatori non paganti, almeno fino al 73’, quando il Bologna aumenta l’aggressività e Vasquez viene chiamato in causa un paio di volte, senza commettere però interventi particolarmente decisivi. Al Castellani arriva, al 95’, il triplice fischio, che sancisce la fine di un match aperto e chiuso tutto nel primo tempo.
Milan-Parma (A cura di Simone Scafidi)
Milan carismatico, Parma pessimo, clamoroso 3-2 a San Siro
Nel lunch match della domenica, il Milan rischia molto, ma esce con tre punti contro un Parma più che rivedibile, al termine di un match clamoroso. Dopo un’iniziale fase di studio, la lancia che trapassa lo scudo arriva dai ducali, con Cancellieri che al 23’, buca la difesa rossonera, a seguito di un’ottima discesa sull’out di destra, insaccando il pallone sul secondo palo con il sinistro. La reazione del Milan non si fa attendere, e appena dieci minuti dopo la squadra di Conceicao approfitta di un fallo totalmente inutile di Suzuki e si guadagna un calcio di rigore, realizzato dal solito, infallibile, Christian Pulisic. A inizio secondo tempo l’allenatore portoghese stravolge tutto in maniera clamorosa: fuori Theo e Leao, per Bartesaghi e Bennacer. Il secondo tempo inizia e prosegue con ritmi bassissimi, ma la partita assume un finale elettrizzante dal 78’ in poi. Prima, sulla costruzione non perfetta del Milan, il Parma ne approfitta e Delprato porta in vantaggio i suoi sulla sinistra respinta di Maignan al tiro di Kamara. All’88’ il Milan pareggia con Pavlovic, che però si vede annullare la gioia del gol per una posizione irregolare. Sembra finita per i rossoneri, che però con cuore e grinta non mollano mai la presa. Al 92’ il solito Reijnders scaccia via gli incubi del Milan, siglando il gol del 2-2 che rialzerebbe una partita fino a questo momento pessima. Pochi secondi dopo Jovic spedisce alto un pallone complicatissimo che avrebbe portato i tre punti, successivamente ipotecati dal gol allo scadere di Chukwueze, che con la coscia batte Suzuki e fa impazzire di gioia San Siro. Forte di questa vittoria, il Milan può andare ad affrontare un fondamentale ultimo turno di Champions, che può significare il raggiungimento di importanti traguardi, mentre il Parma sprofonda sempre di più, e deve cercare una soluzione per rialzarsi.
Udinese-Roma (A cura di Marco Rizzuto)
I giallorossi tornano a vincere in trasferta, Pellegrini e Dovbyk ribaltano tutto al Bluenergy
L’avvio tra Udinese e Roma non regala particolari emozioni, l’infortunio al sesto minuto di Isaak Tourè costringe Runjaic a mettere mano alla panchina prima del previsto, mandando in campo Kabasele. Il primo squillo del match è della Roma, il neoarrivato Renshc riceve palla dalla sponda di Dovbyk e calcia col mancino da fuori area, impegnando Sava in tuffo. A sorpresa l’Udinese passa in vantaggio al 38′ con Lorenzo Lucca, la punta bianconera controlla il lancio di Lovric, calciando forte sotto la traversa. L’ex Pisa si dimostra ancora una volta fondamentale per l’offensiva bianconera, andando a segno per l‘ottava volta in campionato. Alla ripresa assistiamo ad una Roma più vivace e decisa alla ricerca del pareggio. Al 48′ il tentativo di sombrero di Pellegrini viene contrastato con il braccio largo di Kabasele e l’arbitro assegna il penalty a favore dei giallorossi. Il capitano giallorosso dal dischetto non sbaglia, rimettendo tutto in parità. Galvanizzata dal gol e dalla spinta dei tifosi, la Roma spinge per la rimonta e all’ora di gioco, viene fischiato un secondo calcio di rigore a favore degli ospiti, stavolta l’errore è di Sava che in uscita sul lancio lungo di Shomurodov manca il pallone travolgendo El Shaarawy. Dagli undici metri non si ripresenta Pellegrini, bensì Dovbyk dimostrandosi anch’esso uno specialista, spiazzando Sava e ribaltando il risultato. Nonostante il ribaltone e mezz’ora piena da giocare, l’Udinese non mostra cenni di ripresa e la Roma domina per tutto il secondo tempo. Sul finale ci prova Zalewski da fuori area ma il pallone termina al lato. L’ultima occasione del match passa sempre dai piedi dei giocatori giallorossi: il traversone di Dybala spiove in area per la testata di Shomurodov sventata da Sava, in successione ci prova Mancini sottoporta ma l’Udinese si salva in qualche modo. Il triplice fischio sancisce il ritorno alla vittoria in trasferta dei giallorossi, l’ultima volta proprio al Bluenergy Stadium lo scorso aprile. La Roma si porta al nono posto a trenta lunghezze, distanziando Torino e Udinese di quattro punti.
Lecce-Inter
Poker nerazzurro al Via del Mare
In una a gara in cui i nerazzurri non possono sbagliare, gli uomini di Inzaghi entrano in campo con il piede giusto: il ritorno dal primo minuto di Frattesi allontana definitivamente le voci di mercato e aggiunge quel brio attorno al centrocampo nerazzurro che mancava da un po’ di tempo. Non è una novità infatti la che la prima rete dell’incontro, arriva proprio grazie al tap-in di Frattesi che, attacca la profondità, e riceve l’assist da Thuram, protagonista di un’azione in solitaria che ha mandato in confusione tutta la difesa giallorossa. Nei successivi minuti, complice una serie di dormite della difesa di Giampaolo, l’Inter si divora una grossa canche con un errore da matita blu di Thuram, e si vede annullare subito dopo, (e nel giro di due minuti), due occasioni importantissime concluse con i gol di Carlos Augusto e Frattesi, reti entrambe annullate per fuorigioco. Su un passaggio errato del Lecce, l’Inter trova il secondo goal con il suo ritrovato Lautaro Martínez che, riceve palla, e dopo un dribbling mira all’angolino e beffa Falcone con un tiro potentissimo, gol che manda il capitano nerazzurro a quota nove gol in campionato. Il tiro di Dorgu tra i due goal nerazzurri, e la conclusione di Krstovic al 54º, sono le uniche due azioni di un Lecce privo di immaginazione nell’attaccare la difesa avversaria. Il terzo gol della gara arriva qualche minuto più avanti quando il colpo di tacco di Lautaro, innesca Dumfries sottoporta che, con il mancino, scarica il pallone sul secondo palo e firma il tris nerazzurro. A mezz’ora dalla fine, l’intervento in ritardo di Falcone su Frattesi regala l’Inter la possibilità di chiudere definitivamente la gara, dagli undici metri si presenta Taremi che rimane freddo e segna la quarta rete per l’Inter, trovando il gol che ipoteca la vittoria, che equivale alla 200ª vittoria in serie A da allenatore per Simone Inzaghi, il più veloce di sempre a raggiungere tale traguardo.
Lazio-Fiorentina
La Viola supera la Lazio all’Olimpico
Dopo soli dieci minuti, la Fiorentina trova il gol del vantaggio con Adli: dopo essere stato servito da un cross di Gosens, l’ex centrocampista del Milan, trova la sua terza rete in Serie A con un tiro al volo. A complicare maggiormente la situazione in in casa Lazio, si ci mette Marusic, che perde la marcatura di Beltran e lo lascia libero di colpire in solitaria e trovare la rete del raddoppio viola. Dopo aver trovato due gol in due azioni, la viola sfiora la terza rete con la rovesciata di Guðmundsson che si stampa sul palo dopo la sponda di testa di Kean. Nella ripresa la gara il ritmo cala, con Fiorentina che si limita a difendere il risultato, e con la Lazio che prova imperterrita a trovare la rete che riapre la partita, sfiorata al 67º nell’occasione della mischia tra De Gea e Castellanos. L’ultima occasione della Fiorentina arriva a dieci dalla fine, con la conclusione di Kean che termina alta. Baroni e i suoi riaprono la gara nel primo dei sei minuti di recupero con Marusic, gol che arriva dopo un calcio di punizione battuto da Zaccagni e un contro cross di Hysaj. Le occasioni più nitide della Lazio però arrivano nei successivi minuti, quando il tiro di Marusic viene miracolosamente salvato da De Gea, e la conclusione di Pedro a recupero scaduto termina sul palo. Dopo 6 turni di stop e senza successo, torna a vincere la Fiorentina di Palladino, mentre la Lazio perde non solo una sfida importantissima per il morale, ma perde anche la possibilità di salire a +5 dalla Juventus
Venezia-Hellas Verona (A cura di Marco Rizzuto)
Al Penzo vince la paura, 1-1 tra poche emozioni e aria di addio
Il match salvezza si apre con un brivido dopo dieci minuti per il Venezia, Serdar recupera palla in zona pericolosa e con un’azione personale si libera in area calciando forte sul primo palo, Stankovic è reattivo e respinge col piede. Dopo i primi minuti giocati a ritmi molto alti, regna l’equilibrio fino alla mezz’ora dove, il Venezia passa in vantaggio con Zerbin: l’ex Napoli dopo la conclusione murata di Pohjanpalo si avventa sul pallone vagante e batte Montipò di sinistro, trovando il suo primo gol in Serie A. Per il Verona calano le tenebre, poco dopo lo svantaggio Tengstedt è costretto a dare forfait per una botta alla caviglia, al suo posto Kastanos. Il primo tempo termina senza altre occasioni, con gli scaligeri che devono assolutamente reagire per non uscire sconfitti da questo scontro salvezza. La ripresa inizia senza particolari occasioni, perciò Zanetti provvede a mandare in campo Mosquera, punta di spessore, al posto di Bradaric. Al 76′ il Verona trova la rete del pareggio sfruttando al meglio un contropiede avviato dalla propria area di rigore: lancio lungo per la corsa di Mosquera che scarica in area per il tiro di Sarr, la cui conclusione diventa un assist perfetto per Tchatchoua che, appoggia in rete e riporta la luce al Verona. A cinque dalla fine Busio sfiora il gol calciando dal limite sulla sponda di Zampano ma, Montipò in allungo nega la rete deviando in calcio d’angolo. Il derby del veneto si chiude in parità, un punto a testa che non smuove più di tanto la classifica. Verona che arriva a quota venti punti scavalcando il Lecce per differenza reti, uscendo così dalla zona rossa della classifica. Discorso più complicato per il Venezia, sedici punti e diciannovesima posizione, a meno quattro dalla salvezza, con il Monza alle calcagna. Per i lagunari la sfida si fa sempre più ardua, e l’addio imminente di Pohjanpalo, direzione Palermo, rischia di diventare determinante.
Genoa-Monza (A cura di Marco Rizzuto)
Il Grifone rialza la testa, in alto mare il Monza che non riesce trovare una cura.
L’ultimo match della ventiduesima giornata si chiude al Ferraris dove il Monza sfiora il vantaggio al primo quarto d’ora, manovra avvolgente dei brianzoli che liberano Kyriakopulos sulla sinistra, il terzino da dentro l’area ma la sfera esce di poco a lato. Alla mezz’ora il Genoa risponde con Pinamonti che di testa centra la porta su assist di Miretti ma, Turati smanaccia rifugiandosi in calcio d’angolo. Nel corner successivo Kyriakopulos trattiene Vasquez con entrambe le mani e l’arbitro assegna il calcio di rigore a favore dei padroni di casa. Dal dischetto Pinamonti si fa ipnotizzare da Turati, che nega in tuffo e incendia il duello con l’attaccante. La prima frazione si chiude con uno 0-0 bugiardo, date le tante emozioni. La ripresa segue lo stesso copione del primo tempo, il Genoa attacca ma non finalizza. Stavolta è Miretti a colpire di testa sul cross di Pinamonti ma, l’ex Juve colpisce in pieno la traversa salvando il Monza. All’ora di gioco il Grifone passa meritatamente in vantaggio con De Winter: traversone al bacio di Martin perfetto per l’incornata vincente del belga che di testa buca Turati facendo esplodere il Ferraris, dopo una partita in cui la porta sembrava stregata. Il monologo rossoblù prosegue incessante e, all’84’ il Genoa raddoppia con Vasquez nuovamente di testa, specialità della gestione Vieira. Allo scadere il grifone sfiora il tris ma Turati si dimostra ancora una volta fondamentale, alzando in corner l’incornata di De Winter. Il match si chiude col trionfo dei padroni di casa, raggiunti Udinese e Torino a ventisei lunghezze. Notte fonda per il Monza che, nonostante il cambio al timone non riescono a correggere la rotta, brianzoli condannati all’ultimo posto della classifica a quota tredici punti.
LA TOP11 DELLA 22ª GIORNATA
Calcio
Notti europee: trionfi, cadute e sorprese tra le italiane
Si chiude con una serata ricca di gol, emozioni, sorprese la prima League Phase di questa nuova Champions League. Una serata dai due volti per le italiane, con l’Inter che stravince in casa e chiude al terzo posto. Milan e Juventus perdono malamente e giocheranno i play-off. L’Atalanta gioca una gran partita a Barcellona, ma non riesce a entrare tra le prime otto.
Barcellona-Atalanta
L’ennesima grande prestazione della Dea non basta. A Montjuic l’Atalanta pareggia con il Barcellona e conclude al nono posto
Approccio coraggioso e volenteroso da parte dell’Atalanta dinanzi a una delle corazzate di questa Champions. La risposta degli uomini di Flick è la consueta: linea alta, pressing alto e possesso palla costante. In fase di pressione l’Atalanta riesce a mettere in apprensione la difesa catalana, merito soprattutto del pressing isolato di Pasalic sui riferimenti. Al decimo minuto Balde e Szczesny sventano un potenziale autogol, percussione laterale di Zappacosta e cross teso dentro l’area piccola, chiusura dei due giocatori blaugrana. Il primo squillo del Barcellona porta la firma di Yamal, mancino a giro che spaventa la porta di Carnesecchi. Sono i due sussulti che stappano definitivamente il match: due giri d’orologio e Retegui si getta in profondità, calcia subito in diagonale e costringe Szczesny all’intervento in tuffo. Il canovaccio tattico dell’Atalanta è chiaro: non lasciare troppo spazio alla squadra di Flick, e cercare di allargare le maglie dei difensori blaugrana per attaccare ferocemente lo spazio con Retegui e De Ketelaere. Tutte le occasioni della prima frazione portano il sigillo dell’Atalanta, il Barcellona non forza la mano, se non con qualche sussulto di Yamal, e gioca di rimessa. Al 35′ Zappacosta trova il vantaggio con il destro, conclusione a giro dopo un rimpallo scaturito da De Ketelaere e Eric Garcia, rete annullata per un leggero fuorigioco dell’esterno italiano. Al rientro dagli spogliatoi il Barcellona trova il vantaggio: in contropiede Yamal supera Carnesecchi in uscita, mantiene a distanza Kolasinac e insacca a porta vuota. La risposta della Dea non tarda ad arrivare, anch’essa in contropiede: Pasalic porta palla, si allarga verso sinistra e incrocia verso destra, conclusione debole ma che Szczesny è bravo a sventare perché con le mani allontana la palla dai piedi di Retegui, pronto a colpire in ribattuta. Gasperini è costretto a inserire Scalvini al posto di Kolasinac, uscito malconcio dopo i dieci minuti di fuoco di Lamine Yamal. In contropiede l’Atalanta si scopre vistosamente, all’ora di gioco Lewandowski in scivolata non riesce a spingere il pallone dentro la porta. Carnesecchi nega la doppietta a uno scatenato Yamal, che cerca la soluzione con l’esterno -suo marchio di fabbrica. A rimettere -meritatamente- la gara in equilibrio ci pensa Ederson. Al 66′ il brasiliano riceve l‘assist al limite dell’area di Zappacosta, destro-sinistro per saltare Gavi e conclusione potente dove Szczesny non può arrivare. Flick adopera un triplo cambio, regalando minuti preziosi per Fermin Lopez, Cubarsi e Ferran Torres. Al 71′ i catalani si riportano avanti su calcio d’angolo: dalla bandierina Yamal cerca il secondo palo, Araujo viene lasciato solo dai difensori bergamaschi e di testa batte un incolpevole Carnesecchi. Gasperini risponde a tono con le staffette sugli esterni (Cuadrado e Ruggeri per Bellanova e Zappacosta) e il cambio tra Retegui e Zaniolo. Ancora una volta le sostituzioni portano una linfa nuova, che la Dea sfrutta subito per pareggiare la partita: cross bellissimo di De Roon in avvitamento, Pasalic toglie il pallone dalla disponibilità di Koundé e in scivolata trova il gol del meritato 2-2. Un pareggio che dimostra ancora una volta la consapevolezza della squadra di Gasperini. Al cospetto della corazzata Barcellona, la Dea non sfigura e torna a Bergamo con un’altra grande prestazione, ma con il rammarico di non esser riuscita a consolidare la settima posizione. La nona posizione nella classifica generale costringe l’Atalanta ai play-off, e l’avversaria verrà scoperta venerdì dal sorteggio. Il Barcellona conclude con il miglior attacco la sua League Phase, e manda un segnale forte alle avversarie per la vittoria finale.
Juventus-Benfica (A cura di Marco Rizzuto)
I bianconeri deludono e crollano in casa col Benfica
L’avvio allo Stadium è di fuoco, al primo minuto Di Maria salta secco McKennie per poi crossare verso Pavlidis che, non arriva alla conclusione per pochi millimetri. La Juventus risponde subito sfiorando il gol con Mbangula, il belga di testa trova la porta sul traversone di Conceicao ma risponde attentamente Trubin. Al 13′, Thiago Motta è costretto a mettere subito mano alla panchina, Kalulu dà forfait a causa di un problema muscolare, al suo posto Locatelli che torna a ricoprire il ruolo di difensore centrale dopo la sfida in Coppa Italia. Per la Juve il cammino si complica ulteriormente dopo pochi minuti, Pavlidis sigla la rete del vantaggio a favore dei portoghesi, battendo Perin da pochi metri dopo aver ricevuto l’assist di Bah all’interno dell’area di rigore. Dopo i primi caotici venti minuti i ritmi calano, ma bianconeri faticano a trovare la fluidità necessaria in mezzo al campo, iniziano ad essere tanti i palloni persi e lo Stadium inizia a rumoreggiare. Sul finale Gatti perde un pallone sanguinoso in area e rischia di causare il 2-0 per i portoghesi, Perin riesce a compiere un miracolo da pochi metri, deviando in calcio d’angolo la conclusione di Pavlidis. Il primo tempo racchiude la sofferenza bianconera nella gestione del pallone, serve un cambio di rotta radicale nella ripresa per riprendere in mano le redini del match. La seconda frazione vede una Juventus molto più determinata e decisa alla ricerca del pareggio. All’ora di gioco Yildiz sfiora il gol calciando sull’esterno della rete dopo aver raccolto la sfera da Vlahovic. Per riaprirla Motta inserisce Koopmeiners e Nico Gonzalez, con la speranza di dare la scossa necessaria. Col passare dei minuti il secondo tempo diventa un monologo bianconero, ma continuano a mancare le occasioni nitide per mettere in discussione la porta inviolata di Trubin. Al 76′ l’estremo difensore ucraino compie un miracolo sulla girata di testa di Douglas Luiz sul cross di McKennie. Sebbene l’atteggiamento più propositivo, la Juventus continua ad essere inefficace sotto porta. All’82’ il Benfica raddoppia con Kokcu: il fantasista, dopo il velo di Akturkoglu, calcia dal limite bucando Perin. Dopo la rete dello 0-2 la Juventus getta la spugna. La gara volge al termine tra i fischi dello Stadium, con la Juve che termina ventesima nella classifica unica entrando ai playoff per gli ottavi di finale. L’avversaria dei bianconeri verrà svelata dal sorteggio di venerdì prossimo.
Inter-Monaco (A cura di Tommaso Patti)
Un super Lautaro sigilla il quarto posto. Che Inter a San Siro!
Per continuare la striscia di dodici vittorie di fila in Champions League e consolidare la posizione in classifica, Inzaghi decide di schierare i migliori undici per fronteggiare il Monaco, nonostante la sfida di domenica contro il Milan. Malgrado la netta differenza sulla carta tra le due squadre, Hütter e i suoi uomini iniziano la gara in maniera arrembante, lottando su ogni pallone e tenendo alta la linea difensiva, calando però di ritmo e personalità già dal terzo minuto di gara. Durante la prima azione manovrata dai nerazzurri nella trequarti avversaria, Thuram si procura un calcio di rigore sul contatto falloso di Zakaria ai danni del francese, successivamente punito dal direttore di gara con il cartellino giallo. Dal dischetto Lautaro Martinez sceglie la potenza piuttosto che la precisione, scelta che ripaga il capitano nerazzurro nonostante il tocco da parte dell’estremo portiere monegasco. Successivamente, i biancorossi non riescono a reagire al gol subito, uscendo subito dalla partita, i francesi commettono errori di marcatura e interventi fallosi, uno di questi fatali ai fini del risultato, a causa dell’espulsione di Mawissa per un fallo da ultimo uomo su Thuram, lanciato in solitaria verso la porta avversaria. Sul punto di battuta si presenta Dimarco, che calcia benissimo ma trova l’opposizione di Majecki, che si rifugia in calcio d’angolo. Il momento superlativo dell’Inter si riflette nella grinta dei singoli e nella bellezza del gioco collettivo, che trova il suo massimo splendore nell’occasione che porta la squadra di Inzaghi sul 2-0, rete nata dall’allontanamento del pallone da parte di Majecki, raccolto da Barella che successivamente innesca Lautaro al limite dell’area, la cui conclusione di prima termina in rete, sottolineando ancora di più il proprio stato di grazia dopo un periodo ricco di difficoltà. L’inferiorità numerica e il doppio svantaggio, costringe il Monaco ad effettuare un cambio immediato: l’uscita di Akliouche per Caio Henrique risuona come un tentativo disperato di Hütter per provare ad arginare (le finora) irrefrenabili avance nerazzurre. Dopo quarantacinque minuti di dominio nerazzurro, il ritmo si abbassa inevitabilmente ma la formazione di casa rimane sempre in possesso del pallino del gioco. Nei primi minuti del secondo tempo, l’Inter sfiora due volte la terza rete, con protagonisti Pavard e Barella, facendo i conti però con parecchia imprecisione e bravura da parte di Majecki. Con il risultato e il piazzamento sempre più sicuro, Inzaghi decide di inserire Arnautovic, Frattesi, Carlos Augusto e Darmian, cambi effettuati per far rifiatare i propri giocatori in vista del derby. Al 67′ minuto, sul tiro respinto ai danni di Mkhitaryan, Lautaro chiude definitivamente la partita, firmando con un tap-in, la sua prima tripletta nerazzurra in Champions League. Prima del triplice fischio, il Monaco oltre alla partita perde per infortunio Teze, mentre Inzaghi butta nella mischia il giovanissimo Giacomo De Pieri, all’esordio in prima squadra. Il quarto posto Con il successo totale sul Monaco, l’Inter evita i play-off e accede direttamente e meritatamente agli ottavi di finale, concludendo il girone al posto e a quota 19 punti. Sconfitta pesante per il club monegasco, che chiude la Phase League in zona play-off.
Dinamo Zagabria-Milan
Nervosismo e tanta confusione. Un brutto Milan perde a Zagabria
La catena di sinistra rossonera è quella più attiva in avvio di gara. Theo Hernandez si spinge spesso in avanti e tutti i cross sono indirizzati sul primo palo, dove Morata tenta l’anticipo sulla difesa schierata, e rocciosa, della Dinamo. I croati cercano di non sbilanciarsi nelle due linee, l’equilibrio e ciò che viene richiesto maggiormente da Cannavaro. Al 9′ Maignan blocca una conclusione debole di Ademi, destro al volo da posizione molto ravvicinata. L’occasione del centrocampista macedone è solo l’antipasto, poiché il piatto viene servito al 18′: Gabbia incespica nel controllare un passaggio di Pavlovic, spiana la strada a Baturina che porta palla e con freddezza batte Maignan. Il Milan è visibilmente frastornato, cerca di appoggiarsi alle sgasate di Leao, spesso ingabbiato dai difensori croati, o maldestro e poco lucido nella transizione. Dall’altra parte il vantaggio non fa che favorire la gara voluta dalla squadra di Cannavaro, che cerca di mantenere il pallone nella maniera più lucida possibile, giocando in verticale per sfruttare una linea altissima voluta da Conceicao. Le difficoltà principali del Milan sono in fase di impostazione, dove Tomori (nell’insolita posizione di terzino destro, a causa dell’infortunio di Emerson Royal e la squalifica di Calabria) non riesce a essere pulito nelle giocate. L’unica conclusione del primo tempo rossonero arriva dai trenta metri, un mancino di Fofana con tanta forza ma nessuna precisione. La serata dei rossoneri si complica ulteriormente quando Musah commette una vera e propria ingenuità al 39′, l’americano ferma in maniera irregolare Stojkovic e riceve il secondo giallo della sua gara. Dopo un diverbio molto acceso con l’arbitro abbandona il campo, lasciando i rossoneri in dieci e sotto di un gol. La Dinamo gioca sul velluto, si divora un’occasionissima a due dall’intervallo: Kulenovic riceve palla in area, lasciato completamente da solo dai difensori rossoneri, vede l’uscita di Maignan ma non riesce a inquadrare lo specchio della porta. Conceicao decide di cambiare subito all’intervallo: Terracciano e Chukwueze al posto di Morata e Gabbia. Al 52′ il Milan rimette in equilibrio la gara, con il solito Pulisic: l’americano riceve palla, si allarga e calcia bene sul primo palo, la papera di Nevistic permette ai rossoneri di ritornare in partita, quarto gol in sette gare per Pulisic, sempre più trascinatore di questo Milan. L’equilibrio della squadra di Conceicao rimane sempre sottile, tre minuti dopo solo il fuorigioco nega alla Dinamo il nuovo vantaggio, firmato da Kulenovic. Anche nella ripresa i croati rimettono il muso avanti, all’ora di gioco Pjaca controlla il pallone con il destro, si porta la sfera sul mancino e incrocia benissimo sul secondo palo, gran gol per una delle vecchie conoscenze della Serie A. È un match folle quello del Maksimir di Zagabria, due minuti dopo Leao sguscia in mezzo ai difensori croati, viene steso da Nevistic e conquista il calcio di rigore. Dopo una revisione al VAR Letexier revoca il penalty a causa di una sbracciata di Leao nel corso dell’azione. Leao ci prova da fuori area con una rasoiata sul primo palo, attento Nevistic in tuffo. Okafor e Abraham entrano nel finale per cercare di pareggiare la gara, e lo svizzero sciupa una buona occasione da distanza ravvicinata, conclusione pessima del numero 17 rossonero. Nel finale la squadra di Cannavaro riesce a mantenere il risultato fino al termine. Un successo amaro per entrambe, poiché la Dinamo Zagabria conclude la propria League Phase al 25° posto, a una posizione dalla qualificazione ai play-off; Dall’altra parte il Milan gioca una gara nervosa, disordinata e con pochissime idee. L’ingenua espulsione di Musah ha messo ulteriormente in salita la gara e nemmeno il sigillo del solito Pulisic ha potuto evitare la seconda sconfitta “dell’era Conceicao”. La sconfitta del Maksimir getta fuori il Milan dalle prime otto, e adesso l’avversaria dei rossoneri verrà fuori dal sorteggio di venerdì.
Il Bologna conclude la sua esperienza europea con un pareggio in casa dello Sporting Lisbona. Apre la gara Tommaso Pobega, mentre nel secondo tempo i campioni di Portogallo rimettono in equilibrio la gara con il gol di Harder. Un percorso concluso in crescendo per la squadra di Italiano, che però non è riuscita a conquistarsi un posto tra le prime 24.
TUTTE LE SQUADRE QUALIFICATE
(Le prime otto passano direttamente agli ottavi)
- Liverpool
- Barcellona
- Arsenal
- Inter
- Atletico Madrid
- Bayer Leverkusen
- Lille
- Aston Villa
- Atalanta
- Borussia Dortmund
- Real Madrid
- Bayern Monaco
- Milan
- PSV
- PSG
- Benfica
- Monaco
- Brest
- Feyenoord
- Juventus
- Celtic
- Manchester City
- Sporting Lisbona
- Club Brugge
Calcio
Un grande Napoli infligge la prima sconfitta alla Juventus
La testata di Anguissa e il penalty di Lukaku rispondono alla prima gioia bianconera di Kolo Muani. Al Maradona, Antonio Conte batte 2-1 il suo passato e allunga momentaneamente sull’Inter.
Le più di cinquantamila voci del Maradona fischiano i bianconeri e incitano la squadra di Conte sin dai primi minuti, segno di una grandissima atmosfera e di una fortissima partecipazione da parte del pubblico partenopeo. Dopo svariati minuti utilizzati come studio da parte di entrambe le squadre, la Juventus sfiora il gol del vantaggio con Yıldız: la manovra offensiva bianconera nasce da un recupero palla di Cambiaso, che successivamente innesca prima Nico Gonzalez e poi Thuram, quest’ultimo riesce a servire con un filtrante il grande inserimento di Yıldız, che si divora calciando a botta sicura il gol del vantaggio, negato anche dal provvidenziale intervento di Meret, che salva il risultato con un intervento di puro istinto. Dopo una serie di minuti dove il Napoli prova a gestire il gioco attraverso il possesso palla, la Juventus riesce a rubare palla e a lanciare in contropiede l’esordiente Kolo Muani, che riesce a guadagnare campo e metri duellando di fisico con Lobotka, sprecando successivamente la ripartenza a causa della conclusione troppo frettolosa di Koopmeiners. Due minuti dopo l’occasione sciupata dal centrocampista olandese, arriva la reazione degli uomini di Conte con la conclusione di Politano che, riesce a calciare con un’acrobazia scomoda, ma non trova lo specchio della porta per una questione di centimetri. Attorno alla mezz’ora di gioco, il tiro di poco a lato di Nico Gonzalez e l’errore nel disimpegno dal basso di Di Gregorio, alimentano e accendono definitivamente la sfida del Maradona. Dopo una ventina di minuti di forcing totale da parte del Napoli, la Juventus prova a reagire per non cadere nella trappola azzurra e riesce a trovare il gol del vantaggio a pochi minuti dal termine del primo tempo, quando l’anticipo di Anguissa, serve involontariamente Kolo Muani, che si gira e spedisce il pallone sul secondo palo, battendo Meret e portando la Juventus in vantaggio. Tra il primo e il secondo minuto di recupero, Cambiaso viene ammonito per un intervento irregolare su Politano. Sul punto di battuta si presenta proprio il numero ventuno azzurro che calcia di prima intenzione e sfiora il gol del pareggio sul finale del primo tempo.
La prima azione della ripresa arriva dai piedi del Napoli, quando dopo la mancata rovesciata di Scott McTominay, viene immesso un altro cross a centro area, dove Lukaku riesce a sovrastare Cambiaso e a colpire di testa il pallone, indirizzandolo verso la porta ma non trovando il gol del pareggio grazie ad un miracolo di Di Gregorio. Sulla scia della grande occasione di Lukaku, il Napoli riesce a ingabbiare la Juventus, pareggiando la sfida al 57′, quando sul cross di Politano, Anguissa insacca il pallone di testa, spedendolo alla destra dell’estremo difensore bianconero. Il quinto gol del centrocampista camerunese, da il via ad una serie di occasioni azzurre che mettono in serio pericolo la Juventus, che a sua volta si affida agli ingressi di Savona e Mbangula per provare a invertire il dominio totale del Napoli, che da inizio ripresa non ha lasciato respiro alla retroguardia bianconera. Il gol della rimonta dei padroni di casa arriva dagli undici metri a causa dell’intervento irregolare di Locatelli su McTominay, che viene giudicato irregolare dal direttore di gara. Dal dischetto si presenta Lukaku che, spiazza Di Gregorio, e porta il Napoli in vantaggio, salendo a quota nove gol in queste prime diciannove giornate di Serie A. Nei minuti successivi al gol del 2-1 del Napoli, la Juventus prova timidamente ad attaccare, senza però mai riuscire a mettere timore alla difesa del Napoli, che riesce a superare il test Juve con un secondo tempo degno di una squadra che lotterà per lo scudetto.
Una vittoria che pesa un macigno, per prestazione e morale. Dopo un primo tempo sofferto a causa del palleggio bianconero, nel secondo tempo la squadra di Conte reagisce e si conquista l’ennesima grande prestazione in un big match. Per la Juve questa è la prima sconfitta nel campionato, ancora una volta si era portata in vantaggio ma nel secondo tempo la squadra di Thiago Motta non è riuscita a contenere la furia agonistica del Napoli. 53 punti per i partenopei, che adesso guarderanno Lecce-Inter con un occhio ben diverso.
Calcio
La Lazio brilla, la Roma rischia: il riassunto della notte di Europa League
Ieri sera é andata in scena, in solitaria, la settima giornata della Fase Campionato della nuova Europa League, con la Conference che invece si é conclusa nel precedente turno. In questo articolo capiremo assieme la situazione squadra per squadra, chi rischia e chi già può stare tranquillo, in vista dell’ultimo turno del 30 gennaio. Alla fine inseriamo anche la Top 11 di questa settimana.
Roma, che si fa?
La squadra di Ranieri insacca un ennesima deludente sconfitta. Sul campo dell’AZ Alkmaar la squadra della capitale viene beffata all’80’ dal gol di Troy Parrott, che costringe i giallorossi a lottare con le unghie e con i denti fino all’ultima giornata, in cui affronteranno la sorpresa Eintracht Francoforte, momentaneamente secondo solo alla Lazio di Baroni. Con i tre punti sarebbe stata matematica quantomeno la qualificazione ai playoff, ma con questa disfatta la Roma non vede solo sfumare la possibilità di qualificarsi direttamente alla fase successiva, ma rischia per di più l’eliminazione diretta, trovandosi solamente a 1 punto dal Porto venticinquesimo.
Lazio strabiliante: è storia
Eliminazioni e qualificazioni: la classifica a una giornata dalla fine
Dopo aver parlato della situazione delle nostre italiane, parliamo adesso di quella che é la situazione generale della classifica, che la matematica sta iniziando a definire sempre di più. Continua la delusione Porto, che perde in casa con l’Olympiakos e ora si trova fuori dalla zona playoff, rischiando una clamorosa eliminazione. Stesso destino tocca anche a Braga e Hoffenheim, che perdono rispettivamente contro l’Union Saint-Gilloise, ormai quasi certo dei playoff, e contro il Tottenham, che si lancia al sesto posto. La top 8 é totalmente inattesa, composta da 8 squadre di 7 nazioni diverse: oltre alle già citate Lazio, Eintracht e Tottenham, volano Manchester United (che in Premier sta faticando e non poco) e Steaua Bucarest, che sconfiggono i Glasgow Rangers, ancora in lotta per i playoff, e Qarabag, ormai condannato all’eliminazione. Rimangono in top 8, ma frenano, l’Athletic Bilbao, che cade in Turchia contro il Besiktas per 4-1, il Lione, che non va oltre lo 0-0 con il Fenerbahce e l’Anderlecht, che cade in casa del Viktoria Plzen. Frena anche il Galatasaray, che fallisce l’ingresso in top 8 a causa del pareggio per 3-3 con la Dynamo Kiev, nell’anticipo di martedì. Nel gelo della Norvegia vengono freddate Nizza e Maccabi Tel Aviv, che scivolano sui campi di Elfsborg e Bodo Glimt, entrambe compagini ancora in lotta per i playoff, con il Bodo che potrebbe strappare addirittura una clamorosa qualificazione diretta alla fase successiva. In Lettonia, il Riga Futbol Skola, ormai certo dell’eliminazione, fà la voce grossa e sconfigge un Ajax debole e di poco carattere, così come lo Slavia Praga, che viene definitivamente eliminato dopo la sconfitta con il Paok per 2-0. In Svezia, il Twente batte il Malmo e si regala un’ultima speranza playoff, mentre dà l’addio definitivo al sogno europeo il Ludogorets, che esce sconfitto dal confronto con il Midtjylland, che si lancia al 19º posto, entrando in zona playoff.
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