Calcio
Il Supercommento della 23ª giornata di Serie A

Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della ventitreesima giornata di Serie A.
Parma – Lecce (A cura di Tommaso Patti)
Krstovic e Pierotti stendono il Parma in una partita fondamentale per la lotta salvezza
Dopo venti minuti in cui la gara sembra destinata a rimanere in parità e senza grosse occasioni da gol, il Parma si accende improvvisamente con Mihăilă: l’esterno rumeno calcia in porta da lunghissima distanza dopo aver saltato brillantemente due avversari, ma la sua conclusione si stampa sul palo successivamente all’intervento miracoloso in allungo di Falcone. Dal palo di Mihăilă, la partita si accende definitivamente, con il Parma prende campo e prova a sfruttare la fisicità del neo acquisto Djuric che, al 29, stacca di testa all’interno dell’area di rigore con il tentativo di indirizzare la sfera nello specchio della porta, traiettoria che però viene deviata da un intervento di mano da parte di Baschirotto. Dopo un check al VAR, Sozza assegna il calcio di rigore per il Parma, realizzato grazie alla freddezza e alla potenza di Emanuele Valeri. La risposta del Lecce, oltre ad essere immediata, è anche frutto di alcune nozioni di Giampaolo, capace di trasmettere ai suoi la forza giusta di combattere nonostante una situazione di svantaggio, trovando nella difficoltà i mezzi per poter reagire subito, come accaduto al 36’, quando su un cross di Helgason, Krstovic salta e anticipa tutti all’interno dell’area di rigore, firmando la rete del nuovo pareggio. Nonostante l’esempio lampante avversario di come reagire ad un gol subito, il Parma non riesce a mantenere un ritmo alto, subendo la rete del 1-2 e sbagliando totalmente la fase difensiva sull’uscita in verticale del Lecce, portata avanti da Krstovic, che successivamente serve in profondità e manda al gol Pierotti. Anche in situazione di svantaggio, la squadra di Pecchia non riesce a trovare gli spazi giusti per far male ai salentini, che però sfruttano la velocità di Helgason combinata alla buona prestazione di Tete Morente per far paura a Suzuki. La possibilità per pareggiare la sfida arriva da un regalo della difesa giallorossa, quando su un indecisione in uscita di Falcone, Valeri calcia quasi a porta vuota di potenza, ma l’opposizione dello Falcone salva il risultato. A sigillare la grande prestazione dei salentini ci pensa nuovamente Pierotti, che chiude la gara con una doppietta dopo essere stato servito nuovamente da un ispiratissimo Krstovic. La serata di grazia dell’argentino regala al Lecce tre punti importantissimi in ottica salvezza, punti che mancano pesantemente ad un Parma sempre più in crisi di risultati e di identità.
Monza – Hellas Verona (A cura di Marco Rizzuto)
Sprofondo rosso, il Monza crolla anche contro il Verona
Il Verona s’impone all’U-Power Stadium vincendo lo scontro salvezza contro il Monza. I scaligeri spaventano dopo pochi minuti grazie ad un ottimo pressing sulla metà campo avversaria di Mosquera e Sarr che, strappando il pallone a Sensi, spezzano in due la formazione brianzola, il numero nove serve Serdar che colpisce il palo esterno, graziando i padroni di casa. Al 12′ i gialloblù schiacciano l’acceleratore, sfruttando lo sprint determinante di Serdar che, arriva a fondo campo e mette in mezzo un cross teso, spinto in porta dall’intervento maldestro e sfortunato di Lekovic, che non si presenta al migliore dei modi ai tifosi dell’U-Power Stadium. Il Monza tenta di reagire ma le conclusioni verso la porta tardano ad arrivare, solo Dani Mota alla mezz’ora impegna Montipò con un tiro a giro dalla distanza che non causa problemi. Alla ripresa il Verona sfiora il raddoppio grazie ad una prestazione superlativa di Sarr, lo svedese percorre tutta la fascia per poi accentrarsi e servire Niasse totalmente libero, il senegalese spreca calciando alto. Il secondo tempo diventa un monologo gialloblù, il Monza si dimostra una squadra in balia delle tenebre, perennemente sottotono, incapace di dare una svolta a questo campionato negativo. Il triplice fischio vede la vittoria convincente del Verona che, balza al tredicesimo posto a quota 23 punti. Il Monza prosegue all’ultimo posto in solitaria, a sole 13 lunghezze.
Udinese – Venezia (A cura di Tommaso Patti)
Spettacolo e tanti gol a Udine, i bianconeri superano l’ostacolo Venezia
La sfida salvezza tra Udinese e Venezia parte in maniera equilibrata, con azione da entrambe le parti che mantengono la gara ad alto livello fin dai primi minuti. Al 17’, il Venezia perde per infortunio Filip Stankovic, probabilmente per la miglior sorpresa nel reparto dei portieri di questa Serie A, arriva un infortunio che lo vedrà costretto a rimanere ai box per parecchio tempo, a causa di un problema al tendine rotuleo. Superata la mezz’ora, la formazione friulana prova ad accendere i giri del motore, sfiorando il gol con la conclusione da lunga distanza di Ekkelenkamp, murata dall’intervento di Joronen, subentrato a Stankovic e subito decisivo per i suoi. Dopo un primo tempo a reti bianche, la gara si stappa dopo appena due minuti nella ripresa, quando sul cross di Kamara, Lucca arriva prima di tutto sul secondo palo anticipando l’uscita di Joronen, firmando la sua nona rete in questa Serie A, gol che allontana tutte le voci di mercato che lo vedevano vicino alla Roma già in questa sessione di mercato. Su un’altra indecisione di Joronen, l’Udinese raddoppia con Lovric, che calcia al volo e di prima intenzione sulla respinta errata del portiere finlandese. Successivamente alle occasioni di Thauvin e Busio, il Venezia accorcia le distanze con il calcio di punizione di Nicolussi Caviglia, che segna nuovamente all’Udinese dopo il gol del girone d’andata, anch’esso arrivato su un calcio di punizione. A mantenere alto il livello dei bianconeri ci pensano Atta e Lucca, entrambi imprecisi al momento del tiro ma utili alla propria squadra per non farsi schiacciare dalle avance venete. Su un’altra indecisione di un estremo difensore, in questo caso di Sava, il Venezia trova la rete che ristabilisce la parità al Bluenergy Stadium. La squadra di Runjaic però non ci sta, e si riporta in vantaggio grazie ad una giocata individuale di Solet, che riesce a servire e a far calciare di esterno Iker Bravo, che riporta avanti la sua squadra e regala i tre punti all’Udinese. Nonostante un assalto finale, il Venezia esce sconfitto a Udine, in uno scontro fondamentale per la salvezza, che adesso vede la squadra di Di Francesco al diciannovesimo posto con 16 punti, mentre i padroni di casa salgono addirittura a +9 dalla zona retrocessione, trovando il successo dopo 99 giorni tra le mura amiche.
Atalanta – Torino (A cura di Marco Rizzuto)
Il muro Milinkovic ferma la Dea, al Gewiss finisce 1-1
Al Gewiss la decide la difesa, Djimstii apre e Maripan risponde. Il Torino guadagna un punto d’oro grazie ad un grandissimo Milinkovic-Savic. La gara si apre con un avvio lento e privo di occasioni significative, contrariamente al solito approccio spumeggiante che abbiamo solitamente intravisto dalla squadra di Gasperini. Al 20′ la Dea passa in vantaggio con l’ex Bellanova, ma la rete viene annullata per il tocco di mano dell’esterno nerazzurro. L’Atalanta prosegue dominando il primo tempo e trovando il gol del vantaggio al 34′, stavolta in modo regolare: da calcio d’angolo Bellanova pesca con un cross a regola d’arte l’incornata perfetta di Djimsiti che, buca Milinkovic-Savic mandando in vantaggio la Dea. Il Torno non perde tempo e pareggia i conti dopo cinque minuti con un altro colpo di testa vincente, quello di Maripan. Il cileno prende il tempo alla difesa nerazzurra siglando il suo primo gol in Serie A. La prima frazione termina col brivido per i granata, nel recupero la Dea due volte la seconda rete, graziando il Toro entrambe le volte. Nel secondo tempo la metà campo granata viene presa assiduamente sotto assedio dai bergamaschi, fino a quando al 72′ sul cross di Pasalic, Retegui viene atterrato da Coco in area di rigore e l’arbitro indica immediatamente il dischetto. L’italo argentino si fa ipnotizzare da Milinkovic-Savic che si distende deviando la conclusione in calcio d’angolo. Sul finale assistiamo al ritorno in campo di Scamacca, 181 giorni dopo, il centravanti subentra a Retegui ricevendo l’ovazione di tutto il Gewiss Stadium. Il match termina col malcontento nerazzurro per l’occasione sprecata che, mantiene la Dea a 47 lunghezze, a meno quattro dall’Inter. Il Torino, nonostante l’ottimo punto portato a casa scala all’undicesimo posto della classifica, a 23 punti.
Bologna-Como (A cura di Dennis Rusignuolo)
Un gol per tempo, il Bologna continua a carburare
Italiano ripropone in 10/11 la formazione che ha pareggiato a Empoli la scorsa settimana, unica variazione il ritorno sulla destra di capitan De Silvestri al posto di Holm; Fabregas invece dà fiducia al nuovissimo arrivato Alex Valle, il terzino sinistro in prestito dal Barcellona. Parte aggressivo il Bologna, che al 2’ guadagna una punizione sulla destra calciata direttamente in porta da Lykogiannis e deviata in angolo da Butez. Un po’ in difficoltà Fabregas ad essere attaccato con le sue stesse armi: aggressività e verticalità. Vicinissimo al vantaggio il Bologna al 14’: angolo da sinistra e Lucumi sul primo palo centra la traversa. Asfissiante la pressione a tutto campo del Bologna, che non dà modo al Como nemmeno di pensare come organizzare la costruzione. Al 25’ il Bologna va meritatamente in vantaggio su sviluppo di calcio piazzato: un’altra pennellata da sinistra di Lykogiannis, il cui piede è sempre più caldo in questo ultimo periodo, viene incornata in rete da De Silvestri colpevolmente solo al centro dell’area. Anche la risposta del Como arriva da fermo: al 31’ un angolo da destra provoca una mischia a centro area dove le conclusioni di Cutrone e due volte di Paz sono respinte dalla difesa di casa. In contropiede i padroni di casa sfiorano subito il raddoppio, Dallinga taglia la centro dell’area, riceve un cross basso e teso di Ndoye e gira con il destro, pallone sulla traversa. L’arbitro Massimi interrompe il gioco e dinanzi a un nervosissimo Fadera estrae il cartellino rosso diretto, proteste veementi e troppo plateali del giocatore gambiano per un fallo subito a inizio azione. Al rientro dagli spogliatoi entrambi gli allenatori cambiano subito: Italiano inserisce Miranda al posto di Lykogiannis; Fabregas lascia negli spogliatoi Caqueret per Da Cunha. Nel secondo tempo il Bologna cerca di non abbassare il ritmo, mentre il Como cerca di non farsi schiacciare troppo anche a causa dell’inferiorità numerica. La pressione dei rossoblù è meno intensa del primo tempo, e i lariani cominciano a muovere con più lucidità e sicurezza il pallone, senza però avvicinarsi troppo alla porta di Skorupski. Al 66′ il Bologna prende il largo e sigilla il risultato: Miranda riceve palla sulla sinistra, disegna un cross avvitato e preciso verso il secondo palo, Fabbian (subentrato a Ndoye) sfrutta le sue doti di inserimento da centravanti puro e con il destro batte Butez. Il Como abbassa la guardia e accusa il colpo, cerca di riaccendersi con gli innesti dalla panchina, tra cui l’esordio di Ikoné. Le occasioni per la squadra di Fabregas palesano un tentativo di reazione, Ikoné spaventa Skorupski con il mancino a giro, mentre Strefezza colpisce la traversa con una deviazione di Moro. Nel recupero Nico Paz calcia una punizione dal limite dell’area in maniera magistrale, ma è altrettanto strepitosa la respinta di Skorupski, che nega il sesto centro all’argentino e blinda la porta dei rossoblù. Il progetto del Bologna prende sempre più forma, con lo sguardo puntato sempre sull’Europa che conta. La vittoria sul Como è frutto di una prestazione cinica e intelligente da parte della squadra di Italiano, che ha saputo sfruttare al meglio la superiorità numerica per colpire e piazzare i due sigilli da tre punti. Il Como rimane a ridosso della zona retrocessione, ma non si scosta dagli ideali tattici di Fabregas. La retorica dell’affondare seguendo le proprie idee è ciò che il Como deve evitare a partire dalle prossime gare, in cui tutti i nuovi innesti saranno a disposizione per alzare l’asticella del club lariano.
Juventus-Empoli (A cura di Dennis Rusignuolo)
Un ruggito nel secondo tempo per rialzare la testa
La mattinata soleggiata dello Stadium vede comparire i primi nuvoloni dopo nemmeno cinque minuti. L’Empoli approccia la gara in maniera coraggiosa, linea alta e pressione sui portatori di palla bianconeri. La squadra di D’Aversa trova soluzioni nei calci piazzati, poiché nei calci d’angolo i toscani trovano la Juve piuttosto piatta, rannicchiata attorno a Di Gregorio. Al quarto minuto la dura legge dell’ex punisce la squadra di Thiago Motta, con De Sciglio che si stacca sul secondo palo e di testa trova il jolly per portare in vantaggio l’Empoli. Il pubblico bianconero comincia a borbottare subito, quando oltre a non riuscire ad accennare una reazione, la Juve continua a subire il gioco dinamico e intenso dell’Empoli. A mandare un impulso ci prova Nico Gonzalez, l’argentino riceve il cross di McKennie e riesce a impensierire Vasquez in rovesciata. Nonostante un baricentro sempre più alto, i bianconeri non trovano sbocchi grazie alla pressione della squadra di D’Aversa, che riesce a respingere indietro gli attacchi della Juve. Tutte le offensive della squadra di Thiago Motta provengono dall’out di sinistra, Yildiz è ispirato e riesce a saltare sistematicamente Gyasi. Alla mezz’ora il turco arriva sul fondo e appoggia verso Koopmeiners, il piattone dell’olandese è destinato sul secondo palo ma la deviazione sfortunata di McKennie indirizza la sfera fuori dallo specchio della porta. Nella ripresa l’approccio della Juve è decisamente diverso: maggiore velocità nel fraseggio e riaggressione rapida e intensa. Così come nel primo tempo, anche nella ripresa Yildiz è il faro della squadra. La qualità del turco permette ai bianconeri di essere più imprevedibili, e il calo fisiologico dei toscani cambia radicalmente l’inerzia della gara. All’ora di gioco Vasquez sputa fuori una rasoiata mancina di Koopmeiners, poi ci pensa Kolo Muani a ristabilire la parità: il francese vince il contrasto con il neo-entrato Goglichidze e davanti a Vasquez è freddo e lucido, impatto devastante dell’attaccante in prestito dal PSG. La furia agonistica dei bianconeri mette a soqquadro la squadra di D’Aversa, che nel frattempo ha dovuto ricorrere a due cambi forzati per gli infortuni di Anjorin e Ismaijli. Tre minuti più tardi Yildiz si libera di due avversari con una ruleta (alla Zidane, parlando di numeri 10 bianconeri), scambia con McKennie e allarga verso Weah, lo statunitense non ci pensa su e calcia forte verso il secondo palo, Kolo Muani devia il pallone con il ginocchio sinistro e corregge la traiettoria del pallone verso il palo opposto, dove Vasquez non può arrivare. In quel momento l’Empoli esce agonisticamente dalla partita, Motta intanto rinforza l’attacco con Vlahovic e Conceicao e nella fase finale della gara la Juventus domina il gioco. I toscani rimangono in dieci, espulso Maleh per doppia ammonizione (fallo tanto inutile quanto brutto su Nico Gonzalez), i bianconeri ne approfittano e prendono il largo: gran gol di Vlahovic al novantesimo, mancino forte e preciso sul primo palo. Prima del triplice fischio Thuram sventaglia verso Conceicao, il portoghese controlla a seguire e insacca anche lui sul primo palo. Per una gara i fischi dello Stadium si tramutano in applausi, e i bianconeri si portano momentaneamente al quarto posto in classifica. Un successo che porta la firma, in toto, dell’attaccanti. 2 gol in 3 partite in questa prima avventura per Kolo Muani, il ritorno al gol di Vlahovic e Conceicao. I problemi della Juve non si risolvono di certo in questa gara, ma può essere un trampolino di lancio per un febbraio più che decisivo, tra campionato e Champions League.
Fiorentina – Genoa (A cura di Marco Rizzuto)
De Winter non basta, la viola vola e sogna la Champions
La Fiorentina vince e sogna in grande. Al Franchi i tifosi viola esultano subito per il gol -capolavoro- di Moise Kean: all’8′ Mandragora crossa in centro area il pallone che spiove nella zona dell’ex Juve che, in girata colpisce la sfera con l’esterno, Leali vola ma non arriva. Si vede una sola squadra in campo ed è quella allenata da Palladino. Alla mezz’ora Beltran viaggia sulla fascia sinistra, alza la testa e pesca Gudmundsson in centro area, lasciato totalmente libero di calciare e raddoppiare, tornando al gol proprio contro la sua ex squadra. Il match regala poche occasioni da gol, ma la Fiorentina quando si presenta in area è cinica. Alla ripresa il Genoa accorcia le distanze con De Winter, il belga di testa buca De Gea saltando più di tutti da calcio d’angolo. La rete del 2-1 rilancia la carica alla squadra di Vieira che spinge per la rimonta. A venti dalla fine si riaccende il duello tra De Winter e De Gea nuovamente dalla bandierina, stavolta però, è lo spagnolo a vincere il duello sventando la conclusione. Dopo un primo tempo abbastanza sottotono, il grifone spaventa i viola che, soffrono ma tengono botta, assicurandosi i tre punti. Il Genoa rimane quindi inchiodato a 26 punti con Torino e Lecce alle calcagna. La Fiorentina torna a vincere due volte consecutive grazie al super gol di Kean e al ritrovato Gudmundsson. Un sesto posto importante, a soli due punti dalla zona Champions. A Firenze si respira un’aria diversa rispetto a sole due settimane fa, e gli innesti del mercato di gennaio accendono l’entusiasmo dei tifosi.
Milan – Inter (A cura di Dennis Rusignuolo)
Fortuna e sfortuna in un derby che regala spettacolo e occasioni dall’inizio alla fine. Un derby che si tinge di arancione olandese, con i sigilli di Reijnders prima e De Vrij dopo. Può sorridere il Napoli, che adesso può scappare.
Roma – Napoli (A cura di Simone Scafidi)
Nella cornice di un Olimpico gremito, Napoli e Roma combattono per difendere due facce diverse della medaglia: la squadra di Conte per preservare il primo posto, mentre quella di Ranieri per continuare una (lenta) risalita verso la zona Europa. Alla fine, il verdetto è un pareggio: Spinazzola porta avanti il Napoli nel primo tempo, ma allo scadere Angelino regala un punto prezioso alla Roma.
Cagliari – Lazio ( A cura di Simone Scafidi)
L’aquila torna a volare, tre punti in Sardegna per Baroni
Nel posticipo del lunedì sera, la Lazio ritrova la vittoria in casa del Cagliari. I padroni di casa inseriscono subito la quinta marcia e già al quinto minuto si rendono subito pericolosi con un tiro dalla distanza di Viola, neutralizzato da Provedel. Pochi istanti più tardi, Piccoli non riesce a insaccare il pallone da pochi passi, sfiorando il cross di Zappa che poi scorre in fallo laterale. Dopo un inizio abbastanza debole, la Lazio, aiutata anche dalla dea bendata, reagisce e trova il gol dell’1-0: sul tentativo di allontanamento del pallone da parte di Yerry Mina si avventa Dia, che in maniera molto rocambolesca devia la sfera che si insacca in porta, beffando Caprile. Sull’ormai consueto check del VAR, però, l’arbitro constata come l’attaccante biancocelesti abbia toccato il pallone con un braccio e annulla il gol. Sul finire del primo tempo il gol della Lazio arriva per davvero, con Zaccagni che arriva in spaccata sul cross preciso di Hysaj e porta in vantaggio i suoi. Il secondo tempo riprende a tinte rossoblù, prima con il tiro di Adopo, che finisce alto sopra la traversa, e subito dopo con l’incornata di Piccoli su situazione di corner, che sigla il gol del pareggio e il record di gol stagionali per il giovane attaccante italiano. Passano meno di due minuti e la Lazio reagisce prontamente, con Caprile che compie un gran intervento sul colpo di testa di Romagnoli, vicino al gol del vantaggio. Cinque minuti più tardi, al minuto 63, ancora Isaksen dà il via ad un’azione decisiva, il suo cross, seguito dalla sponda di Dia e il velo di Zaccagni, porta alla ribattuta sicura in porta di Castellanos, che insacca il gol del 2-1 e riporta avanti la squadra di Baroni. Da qui in poi, la manovra biancoceleste prende il sopravvento. Al 73’ Zaccagni si vede negare la doppietta da un super Caprile, che salva due minuti più tardi anche su Isaksen. Negli ultimi minuti esce l’orgoglio del Cagliari, con Augello che tenta la conclusione da lontano, sfiorando il palo e niente di più. Dopo cinque minuti di recupero arriva il fischio del direttore di gara, che sancisce la fine del match e il ritorno ai tre punti della Lazio sale al quarto posto in classifica ritornando in Zona Champions.
LA TOP11 DELLA 23ª GIORNATA

Grafica: Julya Marsala
Calcio
Un sinfonia dalla panchina per indirizzare la qualificazione. Mbangula decide il primo atto dei play-off

Comincia dal successo dello Stadium il Festival della Champions League. Nella serata d’apertura del festival di Sanremo, la Juventus prova a prendersi la scena con un successo importante sul PSV grazie alla rete del belga nei minuti finali.
Per mettersi alle spalle un momento tutt’altro che roseo, l’avvio fiorente dei bianconeri mette subito in difficoltà il PSV, con un pressing molto alto e soprattutto intenso sui difensori olandesi. Lo sviluppo dei bianconeri cerca un corridoio fertile nella fascia sinistra, con Yildiz, ma la squadra di Bosz chiude ogni corridoio per evitare un replay di ciò che successe nella prima gara di questa nuova Champions League. I maggiori pericoli allora provengono da destra, e non con Nico Gonzalez ma con Weah (terzino anche oggi), le cui sovrapposizioni non sono seguite da Lang e creano pericoli alla difesa di Benitez, che al quinto minuto smanaccia un tiro cross dello statunitense. Il PSV viene fuori con il passare dei minuti, anche perché la pressione bianconera non riesce ad avere continuità e intensità nel corso della prima frazione. Tante le offensive degli olandesi nella fase centrale della prima frazione, tutte con un denominatore comune: la ricerca della sponda delle torri sul palo opposto, dove la Juve ostenta una poca attenzione nella marcatura. Cambia il maestro, ma la musica rimane la stessa. No, non è solo retorica sanremese, ma l’azione che sblocca la gara: minuto 34, Yildiz trova sempre meno spazio per colpire sulla sinistra, allora Gatti si getta in maniera feroce in avanti, vince una serie di rimpalli, anticipa Mauro Junior e apparecchia di petto per McKennie, lo statunitense si coordina benissimo e spara un missile che buca Benitez. Juventus in vantaggio con merito, per il coraggio e l’agonismo messo in campo dai ragazzi di Thiago Motta. Negli ultimi minuti del primo tempo i padroni di casa cercano un fraseggio più ragionato e pulito, mentre il PSV sembra più ferito che domato.
Al rientro dagli spogliatoi Yildiz rientra con il giaccone, sostituto da Mbangula, primo tempo sottotono del turco, anche per merito della gabbia costruita da Bosz. Il PSV cerca di rimanere attivamente in partita, alla ricerca di una scossa che riequilibri il discorso qualificazione, al momento pendente verso la Mole. Il primo squillo della ripresa è proprio di Mbangula, anche se gran merito è di Weah, abile nel leggere un passaggio sbagliato di Schouten e gettarsi in avanti, il belga si getta sul secondo palo, laddove arriva il cross dello statunitense, e calcia di prima con il mancino, salvataggio provvidenziale di Flamingo perché la conclusione di Mbangula era destinata in fondo al sacco. Pochi minuti dopo l’occasione per i bianconeri e il PSV ritrova il pareggio: Perisic carica la conclusione con il destro, si porta la palla sul mancino e calcia forte sul primo palo, Di Gregorio viene sorpreso dalla potenza della conclusione dell’ex Inter e gli olandesi ritornano in partita. Proteste bianconere per un fallo di mano di Lang nel corso dell’azione, ma il VAR non ravvisa nessun tocco e convalida la rete. Thiago cambia subito in avanti, fuori Nico Gonzalez e dentro “Chico” Conceição. Rispetto alla prima frazione, l’offensiva della Juve è più orgogliosa che ragionata, Kolo Muani cerca di rompere i blocchi con i suoi inserimenti tra le linee, ma la difesa olandese riesce a contenere la spinta del francese senza particolari rischi. La gara si innervosisce perché la lucidità dei bianconeri sembra venire meno nel frangente successivo al pareggio di Perisic, Thiago Motta allora cerca di scuotere la mediana con Koopmeiners e Thuram al posto di Locatelli e McKennie. Interessante la scelta di tenere in campo sia Douglas Luiz che Koopmeiners, un chiaro segnale di una ricerca di imprevedibilità e soprattutto qualità nella trequarti. Bosz risponde a tono: fuori due attaccanti e dentro due attaccanti, una scelta tutt’altro che conservativa. Lo Stadium si riaccende all’ingresso di Dusan Vlahovic, staffetta con Kolo Muani, nell’ultimo quarto d’ora. Con il risultato in bilico il serbo cerca di riprendere quota all’interno dell’attacco bianconero. L’unica scintilla della Juventus la porta Mbangula, che cerca sempre il dribbling e la giocata; il PSV attende compatto e cerca di sfruttare il baricentro alto dei bianconeri. Forze fresche, coraggio nelle giocate e un nuovo vantaggio: All’82′ Conceição punta Mauro Junior, arriva sul fondo e crossa basso, Benitez non trattiene e Mbangula insacca a porta vuota. Il PSV attacca a testa bassa, Perisic è il pericolo maggiore per la difesa bianconera, anche perché Weah comincia ad accusare crampi. Nel recupero Veiga e Di Gregorio sbarrano la strada a Til, chiudendo in calcio d’angolo un’occasione ghiotta per gli olandesi. Il match si conclude con la gestione, non troppo lucida, della Juventus.
Coraggio e spregiudicatezza, queste le armi che hanno permesso a Thiago Motta di chiudere il primo atto dei play-off in vantaggio. Nella serata d’apertura, dirige l’orchestra il maestro Conceição con la voce di Samuel Mbangula, e la canzone risulta un successo per indirizzare la qualificazione dalla parte dei bianconeri. Il pareggio di Perisic sembrava l’ennesimo fantasma di una stagione che non sta procedendo sugli stessi ritmi delle prime battute, dopo il vantaggio firmato da McKennie ma con un contributo più che rilevante di Gatti, ma gli ingressi frizzanti e brillanti dei due giovani bianconeri hanno permesso alla Vecchia signora di rimettersi avanti. Un vantaggio importante per la Juventus, che andrà in Olanda prossimo mercoledì con due risultati su tre disponibili. Occhio però a sottovalutare questo PSV, squadra cinica e frizzante.
Calcio
Il Supercommento della 24ª giornata di Serie A

Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della ventiquattresima giornata di Serie A.
Como-Juventus (A cura di Tommaso Patti)
Motta batte Fabregas. La doppietta di Kolo Muani regala altri tre punti alla Juve
La sfida del Sinigaglia, come dalle aspettative, si dimostra piacevole e piena di belle giocate. Nonostante i diversi obiettivi e i tanti punti di differenza, il Como gioca a viso aperto, guidato da Fabregas e da due fantasisti insostituibili come Nico Paz e Strefezza, protagonisti di un’azione da manuale, formata da diversi scambi e culminata con un tiro velenoso del gioiellino argentino, deviato in angolo dall’intervento di Di Gregorio. Esattamente come Nico Paz, anche Da Cunha prova a dimostrare il proprio livello e il proprio valore, mettendo in pericolo la Juventus con un tiro mancino da lunga distanza, conclusione nuovamente salvata dal portiere bianconero in angolo. Dopo l’inizio di personalità dei comaschi, la Juventus recupera palla a metà campo con Nico Gonzalez, affacciandosi per la prima volta in area avversaria alla mezz’ora. Minuto 33, Kolo Muani vince l’uno contro uno con Dossena e realizza un gol bellissimo e importantissimo, rete che infiamma ancora di più l’atmosfera di un Sinigaglia gremito da entrambe le tifoserie. La partita prosegue con tanto equilibrio ma, sul finale di primo tempo, il Como ingrana la marcia e trova il meritato gol del pareggio con Diao, su un’azione nata da un recupero di Cutrone su Koopmeiners, che successivamente immette il cross perfetto per il colpo di testa vincente dell’attaccante spagnolo. Nella ripresa, Di Gregorio si rende nuovamente protagonista con un altro intervento che salva la Juventus su uno scambio sotto porta di Diao e Nico Paz, concluso con il tiro del classe 2004 e la respinta con i piedi del portiere ex Monza. La parte finale di gara è caratterizzata da due episodi chiave: all’80 il Como protesta per un fallo di mano di Gatti nel tentativo di mettersi davanti a Douvikas con il corpo, mentre la Juventus, successivamente protesta e ottiene un rigore a due minuti dal novantesimo, quando sull’uscita irregolare e in ritardo di Butez su Gatti, il difensore bianconero finisce a terra per un colpo al volto. Dal dischetto si presenta Kolo Muani che, spiazza Butez, e regala la vittoria alla Juventus. Per la squadra di Motta arriva la seconda vittoria convincente di fila, segnata nuovamente dalle reti di Kolo Muani, alla terza partita di fila in gol e già a quota cinque reti in campionato. La rabbia e la delusione sul rigore non concesso alimenta ancor di più il rimorso di Fabregas, che adesso è costretto a invertire la marcia per ottenere una salvezza che adesso non è più certa dopo le ultime tre sconfitte di fila.
Hellas Verona-Atalanta
Re(mida)tegui si prende il Bentegodi. Atalanta DeAbordante a Verona
Nel match d’andata gli scaligeri pagarono l’approccio troppo passivo e impaurito, scatenando la furia agonistica dei bergamaschi. Per evitare un replay al Bentegodi, in avvio l’Hellas cerca di alzare fin da subito i giri del motore. L’Atalanta è reduce da un periodo piuttosto difficile, con tanti infortuni e una forma poco smagliante (specialmente per i ritmi forsennati a cui la squadra di Gasperini ci ha abituati), ma il primo brivido della gara è nerazzurro: Retegui attacca il primo palo, riceve il cross di De Ketelaere e per fortuna della difesa gialloblù l’attaccante italiano sfiora il pallone senza colpirlo. La difesa della squadra di Zanetti è uomo su uomo e per scardinare il blocco scaligero Ederson si getta in avanti per non dare riferimenti. Al quarto d’ora il Verona sfiora il vantaggio da calcio piazzato, il corner di Bernede è morbido sul primo palo, ed è altrettanto morbida la parabola alzata di testa da Danilluc, bravo Rui Patricio a risputare il pallone fuori dalla porta. Un buon primo quarto dei gialloblù, ma al primo vero affondo l’Atalanta colpisce. L’azione parte e sviluppa sempre sulla sinistra, De Ketelaere -particolarmente ispirato- riceve un lancio lungo di De Roon, si costruisce da solo l’occasione e calcia forte con il destro, la palla sbatte sul palo e nella ribattuta Retegui non può proprio sbagliare. L’attaccante italiano ci mette poco a presentarsi al Bentegodi, e cinque minuti dopo mette il secondo sigillo alla partita: assist di Djimsiti, finta con il destro e rasoiata mancina sul secondo palo. Diciotto firme in campionato, semplicemente devastante! Mentalmente il Verona si comincia a sciogliere sempre di più. Il baricentro sempre più alto squilibra la squadra scaligera, e al 36′ la Dea recupera palla e riparte verso la porta. In questo campionato nessuno domina il ritmo, e il gioco, a centrocampo come Ederson, il brasiliano recupera palla su Niasse, guida la ripartenza nerazzurra e dopo aver mandato in tilt Ghilardi e Coppola si porta la palla sul destro e piazza il 3-0. Un’Atalanta sempre più dominante, al cospetto di un Verona sempre più debole. A due dall’intervallo Retegui aggiorna il suo score, ribadendo in rete un pallone arrivato ai suoi piedi dopo una serie di rimpalli, scaturiti dall’ormai solito calcio di punizione forte e teso di De Roon, la conclusione è forte e Montipò non può fare altro che raccogliere, per la quarta volta, la sfera dal sacco. 0-4 all’intervallo, sotto i fischi assordanti del Bentegodi verso un Verona che continua a imbarcare acqua (Ottava gara in campionato in cui gli scaligeri subiscono almeno tre gol). Con i fari puntati sul play-off contro il Brugge, Gasperini richiama De Ketelaere in panchina per inserire Brescianini. Bastano dieci minuti a Retegui per regalarsi il gol numero 20 in campionato, palla bassa di De Roon, movimento sul primo palo e zampata mancina verso il secondo. La girandola di cambi rallenta il ritmo della partita, il Verona attende soltanto il fischio finale e intanto regala i primi minuti in maglia gialloblù a Valentini e Oyegoke, arrivati nel mercato di gennaio. Per rendere meno amaro il passivo l’unico giocatore a dare un impulso negli scaligeri è Tchatchoua, che sfiora il gol della bandiera con uno scatto fulmineo su Toloi, attento Rui Patricio in uscita. Nel finale anche la Dea comincia a rilassarsi, e regala qualche occasione in più alla squadra di Zanetti, ma anche Rui Patricio è sul pezzo ed è bravo nel rispondere presente alle avanzate gialloblù. Nel finale completa gestione della squadra di Gasperini, che supera quota 50 e si rimette a caccia del primo posto. Prova di forza assoluta della Dea, al cospetto di un Verona che continua a dimostrare una solidità difensiva inesistente. Nonostante l’emergenze, e l’errore dal dischetto della scorsa giornata, Mateo Retegui continua a caricarsi la squadra sulle spalle e adesso cerca di prendere il largo in cima alla classifica marcatori. Il Verona adesso deve ripartire dagli impulsi visti nella seconda parte della ripresa e rialzare la testa per non rimanere incastrata in zona retrocessione.
Empoli-Milan (A cura di Tommaso Patti)
Conceição la decide con i cambi: Leao e Gimenez stendono l’Empoli
La gara viene vissuta da entrambe le squadre sin dai primi minuti in maniera infiammata. Seppur con obiettivi diversi, i padroni di casa riescono a fronteggiare nei primi istanti le giocate del Milan, che si rivelano subito spumeggiante grazie soprattutto a Joao Felix, subito buttato nella mischia da Conceição e subito protagonista di belle giocate, come nell’occasione del tiro in porta del portoghese terminato di poco a lato dalla porta di Vasquez. Superata di poco la mezz’ora, l’Empoli entra definitivamente in partita con il palo colpito da Colombo, che fa tremare la porta e tutti i suoi ex tifosi con una conclusione potente e ben angolata. Il momento che accende la gara dal punto di vista del nervosismo arriva al 54’, quando, con l’intervento in ritardo di Tomori, il Milan rimane in dieci uomini. Tra le proteste dei milanisti l’espulsione del proprio difensore seguono quelle dei giocatori toscani per l’espulsione di Marianucci a causa di un intervento antisportivo e violento nei confronti di Gimenez, quest’ultimo schierato nella ripresa da Conceição per provare a sbloccare la partita. Con l’espulsione di Marianucci, il Milan ha l’opportunità di attaccare più liberamente, riuscendo a far male con Leao, protagonista di un colpo di testa vincente nato da un cross del solito Pulisic. Qualche minuto più tardi, lo stesso Pulisic pesca perfettamente l’inserimento di Gimenez, che trova la rete del raddoppio rossonero a quindici dalla fine, trovando il primo gol in seria A con la maglia del diavolo. Prima del triplice fischio, Joao Felix viene servito dal lancio di Terracciano, sciupando però l’opportunità di replicare un gol che sarebbe stato identico a quello fatto qualche giorno prima nella sfida di coppa Italia vinta contro la Roma. La conclusione terminata da poco fuori di Konate su assist del neo acquisto Kouame, segna la fine di una gara bella, piena di intensità e che da al Milan le certezze che gli servono per effettuare un girone di ritorno da protagonista, lasciando nel passato tutti i passi falsi, le problematiche di spogliatoio e dirigenziale che abbiamo visto nella prima parte di stagione. Le scelte di Conceição ripagano i rossoneri, i gol dei diventati regalano al Milan tre punti importanti per avvicinarsi alla zona Europa. Sconfitta che pesa e peserà tanto per la squadra di D’Aversa che, seppur giocando una partita al di sopra delle aspettative, escono dal Castellani senza punti e con un rischio elevato di rimanere imbrigliati nella zona retrocessione.
Torino-Genoa (A cura di Simone Scafidi)
Torino e Genoa si annullano, pareggio sotto la Mole
Nel match del sabato sera, Torino e Genoa si trovano faccia a faccia, entrambe per provare ad avvicinarsi alle zone alte della classifica. Il Toro prova a partire più forte, con la conclusione di Vkasic che viene respinta da Leali già al quinto minuto. Sul risultato di 0-0, il primo tempo scorre quasi interamente senza chiare occasioni da gol, almeno fino alla conclusione di Karamoh al 42’, che dopo una lunga discesa sulla sinistra non arriva lucido al tiro e spedisce alto. Nel recupero della prima frazione, su situazione di corner, arriva il gol del vantaggio dei granata, favoriti dall’autogol di Thorsby in seguito al tocco di Maripan. La seconda metà di gara riprende con i granata che spingono sin da subito. Al 54’ Che Adams prova la conclusione defilata, che però si spegne sull’esterno della rete. Il Genoa però non si scompone, e anzi propone un pressing abbastanza alto, dal quale nasce l’occasione del gol di Pinamonti, che buca Milinkovic-Savic e trova il gol del pareggio, anche grazie alla deviazione di Maripan. All’inizio del recupero il neo-entrato Casadei va vicino ad un clamoroso gol del nuovo vantaggio. La partita si conclude così con un pareggio che non lascia contenta nessuna delle due squadre, autrici di una prestazione solida ma che dovranno fare di più.
Venezia-Roma
Una Joya per Ranieri in laguna. Dybala dal dischetto per battere il Venezia
Sei nuove facce al cospetto di una Roma proiettata verso il play-off di Europa League. Nei primi minuti al Penzo il Venezia va alla ricerca di una nuova identità, più cinica e compatta rispetto all’approccio troppo teorico e spesso poco pratico, marchio di fabbrica in negativo del girone d’andata dei lagunari. L’esordio del nuovo arrivato Daniel Fila da una parte (arrivato per sostituire un pilastro come Pohajnpalo), e quello di Gourna-Douath dall’altro accendono notevolmente l’agonismo della gara, con il direttore di gara Zufferli che estrae subito due cartellini gialli, proprio a favore dei due giocatori sopracitati. Il match non è particolarmente spettacolare anche perché la Roma riesce a prendere le misure in mezzo al campo, e in transizione cerca di scardinare il blocco lagunare con l’appoggio di Dovbyk. Il centravanti ucraino, insieme a Mancini, sono i più attivi della prima frazione e sono anche gli unici giocatori a costruire delle occasioni concrete: al 17′ i giallorossi sviluppano bene sulla destra, si appoggiano a Dovbyk che è lesto nel costruirsi l’angolo di tiro e calciare verso la porta, risposta attenta e sicura di Ionut Radu (arrivato nelle ultime ore di mercato in prestito dall’Inter). Alla mezz’ora Mancini sfiora il vantaggio su palla inattiva, il cross di Dybala è forte e teso verso l’area piccola, il difensore italiano anticipa Radu in uscita ma sulla linea Nicolussi Caviglia salva con il piede. La catena di destra sembra la zona in cui i giallorossi possono colpire con più incisività, poiché Candè si fa ammonire nel corso della gara e Zerbin non riesce a contenere le folate di Celik e Rensch. L’ultima grande occasione del primo tempo è un colpo di testa in avvitamento di Dovbyk, bravo a prendere il tempo a Idzes e girare sul palo opposto, grande risposta del portiere rumeno. Ranieri cambia subito all’intervallo, Saelemekers rileva Rensch e aumenta il peso offensivo nella catena di destra. il Venezia prova a mantenere alto il ritmo e la concentrazione, e rispetto alla prima frazione sembra avere un’intensità diversa. L’inerzia della gara comincia a pendere dalla parte dei giallorossi al minuto 54, quando Angelino si avventa sul pallone, arriva prima di Marcandalli che lo colpisce e causa il calcio di rigore. Dal dischetto Dybala incrocia il mancino, spiazza Radu e realizza il primo gol del suo 2025. L’argentino quando veste giallorosso è una sentenza dal dischetto, 17 gol su 17 rigori calciati. Di Francesco muove subito la panchina, e l’impulso portato da Oristanio mantiene alto il baricentro e la concentrazione del Venezia. La Roma dall’altra parte si compatta e cerca di sfruttare gli spazi lasciati dai lagunari per attaccare con qualità e cinismo. La pioggia sempre più battente rende sempre meno pulita la gara, molto spezzettata anche per volere della squadra di Ranieri, che nel frattempo rinforza la difesa con l’esordio in Serie A di Nelsson. Di Francesco nel finale presenta tutta l’artiglieria del suo inventario, chiudendo la gara con il doppio centravanti (Gytkjaer e Maric), ma non basta per riacciuffare la gara. Dopo il derby contro il Napoli, dove già si era vista una reazione di puro cuore, la Roma torna a vincere e cura definitivamente il mal di trasferta. Con i tre punti al Penzo, la squadra di Ranieri conquista la seconda vittoria consecutiva lontana dall’Olimpico e adesso si prepara la play-off di giovedì contro il Porto. Dall’altra parte il Venezia ne esce sconfitto, ma al termine di una prestazione nel complesso positiva. I tanti acquisti non hanno dato subito la scossa che DiFra aspettava, ma hanno mostrato un’ottima forma fisica, e solo il tempo potrà mostrare in che modo potranno adattarsi al campionato, per uscire dall’acqua alta…
Lazio-Monza (A cura di Marco Rizzuto)
La Lazio riprende a volare, il Monza affonda
Il primo tempo fa da cornice ad un dominio biancoceleste che, segrega il Monza nella propria metà campo incapace di reagire. L’andamento del match è costante fino alla mezz’ora, quando Marusic insacca sotto porta di testa dopo la sponda di Castellanos sul cross morbido di Guendouzi, siglando la rete del vantaggio. Nel primo tempo non sono molte le occasioni da gol, ma il monologo dei padroni di casa basta per sottolineare l’inefficacia del Monza in questa stagione. La ripresa non cambia l’andazzo e la Lazio sfiora il raddoppio dopo appena cinque minuti, con una rasoiata di Isaksen da posizione defilata che termina di poco al lato. Al 56′ Castellanos s’inventa un assist senza senso: imbuca Pedro con un pallone dato in verticale che taglia il centrocampo e la difesa dei brianzoli, lo spagnolo in corsa buca Pizzignacco sul suo palo. Superata l’ora di gioco la Lazio dilaga con Castellanos che, dopo aver servito due assist, firma il gol del tris delegando a Zaccagni il compito. Neanche con i cambi i brianzoli riescono ad entrare in partita, lasciando totalmente ala Lazio il pallino del gioco. Al 76′ Baroni inserisce Tchaouna e Noslin che si rendono subito protagonisti costruendo il gol del 4-0 messo a segno da Pedro. A nove minuti dalla fine con quel briciolo di orgoglio rimasto, Pedro Pereira cerca sul secondo palo Ganvoula che, viene fermato dall’intervento a braccia larghe di Lazzari, che costa il penalty. Dal dischetto Sensi sigla il gol della bandierabattendo Provedel, con l’estremo difensore che aveva intuito la traiettoria non irresistibile del calcio di rigore. Il Monza non ha nemmeno il tempo di ‘esultare’ che la Lazio torna alla carica, Rovella imbuca per Dele-Bashiru, il numero sette di mancino spacca la porta difesa da Pizzignacco siglando la rete del k.o. dei brianzoli. Il ritorno alla vittoria in casa rilancia i biancocelesti al quarto posto a quota 45 punti, per un piazzamento in Champions è guerra con Juventus e Fiorentina, che seguono a ruota con 43 e 42 lunghezze. Per il Monza arriva la quarta sconfitta consecutiva, l’ultimo posto sembra ormai una formalità, ed il risultato pesante e decisivo costringe la società a sollevare Bocchetti dalla guida della squadra, a favore del ritorno di Alessandro Nesta.
Cagliari-Parma (A cura di Marco Rizzuto)
Coman esordisce con una magia, Parma sconfitto in Sardegna
L’Unipol Domus è strapieno per supportare il Cagliari in questo incontro fondamentale per la stagione. Si assiste ad un avvio molto acceso, dopo un primo squillo rossoblù il Parma spaventa con la giocata personale e la conclusione di Camara, sventata da una deviazione della difesa. Al 23′ Mina da calcio d’angolo prende il tempo a Suzuki e indirizza di testa, ma la sfera impatta sul palo salvando i crociati. Alla mezz’ora un problema al ginocchio costringe Djuric ad abbandonare il campo, con Bonny che subentra al suo posto. Al 53′ il francese raccoglie la sfera persa da Camara, si fionda in area saltando quattro difensori rossoblù e conclude sul palo esterno, facendo rabbrividire tutto lo stadio. Dopo una manciata di minuti, il Cagliari trova la rete del vantaggio, accendendo definitivamente lo scontro salvezza: Augello crossa in mezzo per Adopo che, di testa insacca sul primo palo aiutato anche dalla deviazione di Vogliacco. Al 69′ Nicola fa esordire Coman e dopo neanche un minuto, il rumeno con una bordata da fuori area spacca la porta facendo esplodere tutto lo stadio. A quasi dieci minuti dalla fine, il Parma accorcia le distanze con il colpo di testa vincente di Leoni sul cross di Bonny che accende le speranze vanamente. Il fischio finale decreta la vittoria del Cagliari di Nicola, che manda un segnale importantissimo per la lotta salvezza, inguaiando il Parma che ora si ritrova al diciottesimo posto.
Lecce-Bologna
San Skorupski chiude la porta al Via Del Mare. Reti bianche tra salentini e felsinei
La sfida del Via del Mare parte fortissimo, con il Lecce che ha la prima palla gol quando ancora deve completarsi il minuto numero uno sul cronometro: provvidenziale il salvataggio di Pobega sul tiro a botta sicura di Tete Morente. La partita osserva qualche istante di interruzione per un problema al VAR, ma riprende subito con ritmi alti e intensi. E se il Bologna risponde con un Castro vivace ma impreciso, il Lecce va ancora vicino alla rete a metà del primo tempo: Lykogiannis perde palla sulla trequarti, Lykogiannis perde palla sulla trequarti, Pierotti deve solo saltare Skorupski ma il portiere polacco (17’) fa il primo miracolo per poi ripetersi su Helgason nella stessa azione. Il Lecce recrimina, il Bologna si salva col suo portiere polacco, già decisivo in Coppa Italia. deve solo saltare Skorupski ma il portiere polacco (17’) fa il primo miracolo per poi ripetersi su Helgason nella stessa azione. Il Lecce recrimina, il Bologna si salva col suo portiere polacco, già decisivo in Coppa Italia.. Il Bologna inizia lentamente a venir fuori, ma senza troppa precisione o pericoli creati dalle parti di Falcone. Al termine del primo tempo risultato non si schioda e si cerca una scossa emotiva nella ripresa. Come da tradizione “Italiana” ci si aspetta un Bologna famelico e ben diverso da quello visto nella prima frazione. Sia da una parte che dall’altra, però, troppo a lungo, manca la pulizia tecnica nelle giocate necessaria per sviluppare pericoli degni di essere chiamati tali. Qualche conclusione fuori misura rispetto allo specchio nella consueta girandola dei cambi. All’87’ il neo entrato Dallinga corregge di testa in rete la spizzata di Castro, ma lo fa partendo in posizione di fuorigioco ravvisata dal guardalinee e confermata dal VAR. Nel finale il Lecce attacca confusamente, Giampaolo cerca sempre la traiettoria buona che non arriva anche per il “protezionismo” del Bologna. Pari che ci sta, ma a volare è ancora lui, San Lukasz Skorupski. Pareggio che sorride più ai salentini, adesso distanti quattro punti dalla zona retrocessione. Dall’altra parte il Bologna rimane a ridosso del Milan, ma questo pareggio puzza di sconfitta per quella che è stata l’inerzia della gara e soprattutto l’occasione sfumata.
Napoli-Udinese (A cura di Simone Scafidi)
Runjaic ferma Conte, Napoli-Udinese 1-1
Nel posticipo della domenica sera, il Napoli inciampa anche nell’Udinese e non riesce a trovare i tre punti, pareggiando per 1-1. I friulani partono a razzo già al secondo minuto, con Thauvin che cerca la soluzione dalla distanza, trovando però un’ottima risposta di Meret. La risposta partenopea non si fa attendere, e McTominay si rende pericoloso con un colpo di testa che si spegne tra le braccia di Sava. Appena trenta secondi più tardi la squadra di Conte continua a rendersi pericolosa, stavolta con Politano, che si vede negare la gioia del gol da un’altra grande risposta di Sava. Al 17’, su situazione di corner a favore dell’Udinese, l’incornata di Bijol sfiora il palo, intimorendo il Maradona. A pochi minuti dalla fine della prima metà di gara, il Napoli riesce a sbloccare il match, con il colpo di testa di McTominay, che su calcio d’angolo svetta e buca la difesa bianconera, portando così in vantaggio il Napoli e dando continuità ad una stagione finora spettacolare. Passano due minuti, e arriva il clamoroso pareggio dell’Udinese: da lontano, quando nessuno se lo aspettava, Ekkelenkamp fa partire una conclusione strana ma insidiosa, che ribalza quasi sulla linea di porta e si insacca battendo un incredulo Meret. In un secondo tempo praticamente privo di emozioni, i blandi tentativi di Lovric, Anguissa e McTominay provano a sbloccare un match che però si chiude inevitabilmente con un pareggio. Il Napoli frena ancora, trovando un altro pareggio, arrivato con una partita, almeno sulla carta, abbordabile, mentre l’Udinese esce con un ottimo risultato dal Maradona.
Inter-Fiorentina (A cura di Tommaso Patti)
Reagisce subito l’Inter di Simone Inzaghi. Dopo il pesante k.o subito giovedì a Firenze, i nerazzurri riescono a superare l’ostacolo Fiorentina con una rete per tempo, riuscendo a portare a casa tre punti preziosi per la rincorsa al Napoli.
LA TOP11 DELLA 24ª GIORNATA

Grafica: Julya Marsala
Calcio
Sofferenza e carattere per reagire subito. L’Inter batte la Fiorentina e va a caccia del Napoli

A distanza di quattro giorni, l’Inter soffre ma batte la Fiorentina, portandosi a -1 dal Napoli e alimentando le attese per il derby d’Italia della prossima giornata.
Inzaghi decide di cambiare tre uomini rispetto alla sfida di giovedì, nel tentativo di non ricadere nella trappola tattica di Palladino che, a sua volta, schiera nuovamente Parisi e Dodô come esterni alti per provare a cogliere impreparata la difesa di casa. A San Siro, l’Inter già dai primi minuti si dimostra più propositiva, riuscendo a calciare tre volte nel giro di sette minuti nello specchio porta, frutto di un segnale positivo dato che nell’ultima sfida, i tiri in porta dei nerazzurri sono stati solamente due. L’occasione sciupata da Lautaro Martinez, e il tiro di Mkhitaryan bloccato da De Gea, sono i primi spunti di un’Inter arrembante ed in cerca di riscatto. Al 14′, sul cross di Carlos Augusto, Barella prova a sbloccare la gara con una rovesciata, non riuscendo però a centrare la porta con il pallone che termina di poco fuori, giocata che infiamma comunque il pubblico il pubblico nerazzurro. Il primo squillo viola arriva sulla conclusione da buona posizione di Richardson che, mette paura alla retroguardia nerazzurra, ma non impensierisce più di tanto Sommer, che successivamente richiama il proprio reparto difensivo invitandolo ad aggredire l’avversario quando è in procinto di tiro. Successivamente all’occasione del franco-marocchino, l’Inter prende il totale possesso dell’area di rigore avversaria, costringendo gli avversari a rifugiarsi due volte in calcio d’angolo. Dai rispettivi corner, Carlos Augusto e Lautaro centrano la porta ma, in entrambe le occasioni, le conclusioni del brasiliano e dell’argentino sbattono su palo e traversa, negando loro la gioia del gol . Alla mezz’ora, Inzaghi è già obbligato ad effettuare un cambio non programmato, a causa di un infortunio subito da Thuram, al suo posto dentro Marko Arnautović. Sempre sugli sviluppi di un calcio d’angolo battuto da Çalhanoğlu, l’Inter trova il gol del vantaggio grazie ad un’autorete di Pongračić, sfortunato nel tentativo di allontanare il pallone che accidentalmente termina all’interno della porta difesa da De Gea. Proteste furenti della Fiorentina per la concessione del calcio d’angolo da cui è nato il vantaggio nerazzurro, come si nota dalle immagini il cross di Bastoni avviene dopo che il pallone ha interamente oltrepassato la linea, ma VAR e guardalinee non intervengono. Forti del gol del vantaggio, arrivato dopo un inizio primo tempo giocato ad altissimo livelli, i nerazzurri vanno vicini al secondo gol con Arnautovic: l’attaccante austriaco calcia in porta da buona posizione trovando però l’opposizione del portiere spagnolo. Sul tramonto del primo tempo, la Fiorentina conquista un calcio di rigore per un fallo di mano di Darmian, giudicato dall’arbitro irregolare dopo un check al VAR. Sul dischetto si presenta Mandragora che, spiazza Sommer, e ristabilisce la parità in una sfida governata dal nervosismo e da proteste avanzate da parte di entrambe le squadre. Proteste da una parte e proteste dall’altra, con la classe arbitrale che aggiunge notevole pepe alla sfida, già intensa di suo e certificato dai tanti cartellini gialli estratti nel corso della prima frazione
La scelta di Inzaghi di inserire Arnautovic per sostituire l’infortunato Thuram ripaga subito, infatti al settimo minuto della ripresa, l’austriaco trova la prima rete in questo campionato con un colpo di testa efficace, grazie all’assist di un ispiratissimo Carlos Augusto. Le successive occasioni dei nerazzurri arrivano dagli altri due protagonisti di giornata: la punizione di Barella e il colpo di testa di Lautaro terminano di poco fuori, lasciando immobile De Gea in entrambe le occasioni. I cambi di Palladino non migliorano la situazione, che vede la Fiorentina attaccare ma senza riuscire a graffiare la difesa avversaria, che a sua volta prova a difendere il gol del vantaggio inserendo forze fresche. Nel momento in cui la Fiorentina sembrava aver capito in che modo far male ai nerazzurri, il neo entrato Zalewski si mette in mostra con un’azione solitaria terminata con un diagonale che non trova lo specchio della porta. Nel finale di gara, la Fiorentina ci prova a pareggiare la sfida con il calcio di punizione di Zaniolo, mente l’Inter prova chiuderla attaccando e mandando alla conclusione nuovamente Carlos Augusto e Barella, ma in entrambi casi l’ottimo posizionamento di De Gea impedisce ai nerazzurri di chiudere la pratica. All’interno dei quattro minuti di recupero, l’Inter difende il risultato facendo girare il pallone e tenendo la Fiorentina lontana dalla propria area avversaria, riuscendo a conquistare tre punti importantissimi per la lotta scudetto.
A dimostrazione che la sfida del Franchi è già stata archiviata dagli uomini di Simone Inzaghi lo si è visto dall’approccio della gara, che ripaga i nerazzurri con una vittoria che li proietta a meno un punto dal Napoli capolista. Dopo un periodo condito da tre vittorie di fila, torna a perdere la squadra di Palladino, che sciupa l’opportunità di superare la Juventus e di rimanere attaccata alla Lazio al quarto posto.
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