Calcio
Il Super Commento della 9ª giornata di Serie A
Il commento completo di tutte le partite, con la Top11 alla fine, della nona giornata di Serie A.
Dopo uno spettacolare Derby d’Italia con otto reti ed il trionfo imponente della Fiorentina sulla Roma, va in archivio anche la nona giornata di campionato.
Udinese – Cagliari (A cura di Dennis Rusignuolo)
Nell’anticipo che ha aperto la nona giornata, i friulani ripartono dopo tre sconfitte nelle ultime quattro partite e interrompono la striscia positiva dei sardi, che non perdevano da quasi un mese. Rispetto al match di San Siro, Runjaic disegna il suo attacco sulle spalle dei due centravanti, Lucca e Davis, preferito a Iker Bravo. Il Cagliari si affida al blocco basso e alle ripartenze affidate a Piccoli e Gaetano. In avvio il pallino del gioco è in mano all’Udinese, che comincia a prevalere in mezzo al campo dove si manifestano le difficoltà della mediana rossoblù, con Makoumbou che commette un fallo da ammonizione dopo meno di cinque minuti. È il momento sliding doors del primo tempo – e della gara- perché il centrocampista viene preso d’assalto dalle incursioni di Lovric, favorite dai movimenti dei due attaccanti. Alla mezz’ora il Cagliari rimane in dieci uomini, perché Makoumbou stende Payero in campo aperto e conclude in anticipo la sua gara. Nicola ridisegna la sua squadra per ricompattare il blocco centrale, sacrificando Gaetano per Deiola, e dopo meno di un minuto i friulani trovano il vantaggio: cross di Kamara dalla destra per Lucca, che a centro area dall’alto dei suoi due metri non può che incornare imparabilmente. Nel secondo tempo l’Udinese rinforza vistosamente il centrocampo, cercando di tenere a bada le incursioni del Cagliari, che intanto prova a contare sull’imprevedibilità di Luvumbo e la ‘garra’ di Lapadula. Anche questa volta nel momento in cui Nicola mette manco alla panchina, i friulani riescono a trovare la via del gol, per un 2-0 che chiude il match: Al 78′ Davis riceve palla da Karlstrom, si beve Luperto e scaraventa un missile terra-aria sotto la traversa. Continua a sognare e scalare posizione l’Udinese, adesso a quota 16 punti. Le tre sconfitte nelle ultime quattro gare non hanno interrotto il percorso della squadra di Runjaic, che in attesa del rientro di Thauvin e Sanchez, si aggrappa alle spalle larghe di Lucca e Davis. Torna a perdere il Cagliari, dopo un mese in cui i sardi avevano collezionato due vittorie e un pareggio.
Torino – Como (A cura di Simone Scafidi)
Nell’anticipo del venerdì sera, il Torino di Vanoli torna vincere dopo quattro sconfitte consecutive tra campionato e Coppa Italia. Sin da subito, la squadra di Fabregas si mostra propositiva, senza avere paura di esporsi a viso aperto. Al decimo minuto Nico Paz crea la prima vera occasione della partita, sfruttando la sponda di Perrone calcia a giro sul secondo palo e impensierisce la difesa granata. Al 23’ Milinkovic-Savic deve salvare su Fadera, in seguito all’errore di un confuso Coco, che nelle ultime partite ha notevolmente abbassato il suo rendimento. Proprio Fadera sembra essere uno dei punti cardine della formazione comasca, che cerca sempre il numero sedici sull’out di sinistra, confidando nella sua velocità in progressione, che crea più di qualche grattacapo alla difesa di Vanoli. Il Torino preferisce compiere una prestazione più conservatrice, almeno fino al 50’, quando Sanabria, lavorando di fisico nell’area di rigore avversaria, riesce ad appoggiare per Ricci che calcia fuori di pochissimo. Sei minuti dopo il Toro sfiora il vantaggio con un’azione costruita alla grande, che si conclude con il colpo di testa di Lazaro salvato in maniera miracolosa da Audero. Nonostante una fase offensiva caratterizzata da grande lucidità e velocità, la squadra di Vanoli continua a barcollare nelle retrovie e il Como ne approfitta con Nico Paz, che al 61’ recupera il pallone in pressing su Vojvoda e serve Strefezza, il quale trova l’ottima risposta di Milinkovic-Savic, migliore in campo. Dieci minuti più tardi, il portiere serbo è costretto a compiere un altro (ed ennesimo) miracolo su una conclusione dalla distanza del solito Paz, che sembra impossibile da fermare. A quindici minuti dalla fine il Como compie un disastro in difesa: dopo l’anticipo di Goldaniga su Lazaro, che fa quasi l’ala offensiva, Braunoder appoggia in maniera troppo debole la palla all’indietro, regalandola praticamente al neo-entrato Njie, classe 2005, che salta Audero e insacca il pallone dell’1-0, segnando così il primo gol in Serie A. A tempo praticamente scaduto il Como tenta l’ultimo assalto, che termina con una conclusione al volo di Mazzitelli salvata ancora, incredibilmente, da un monumentale Milinkovic-Savic, autore dell’ennesima prestazione da fuoriclasse.
Il Torino torna a vincere dopo più di un mese, con una prestazione di sofferenza e grinta, con l’auspicio che possa riportare la squadra agli altissimi ritmi di inizio stagione. Numeri da record per i Granata: dall’inizio dello scorso campionato sono quindici i clean sheet casalinghi, più di qualsiasi altra squadra dei top cinque campionati europei, a pari merito con il Real Madrid.
Napoli – Lecce (A cura di Dennis Rusignuolo)
Questo Napoli non è ancora bello, ma è maledettamente granitico e cinico. Dopo l’1-0 di Empoli, i partenopei battono di misura anche il Lecce e scappano in vetta. Il Lecce ordinato e compatto, dopo la pesante sconfitta contro la Fiorentina, mette da subito il muro davanti a Falcone. Vie centrali intasate, il Napoli deve andare sulle fasce per cercare pericoli ma Neres e Ngonge -schierati dal 1′ al posto di Politano e Kvaratskhelia- non riescono a sfondare nell’uno contro uno. Le prime occasioni arrivano intorno alla mezz’ora: al 26′ Di Lorenzo raccoglie un tiro sbilenco di Olivera e insacca in porta, ma il VAR rammenta un fuorigioco e mantiene la parità. La risposta dei salentini arriva dalle teste di Baschirotto e Gaspar, e sono necessarie le mani di Meret -tornato tra i pali dopo tre partite- e la testa di Buongiorno a negare il vantaggio alla squadra di Gotti. Prima dell’intervallo Ngonge costringe Falcone al miracolo, con un mancino a giro dove è necessario un grande intervento in tuffo dell’estremo difensore italiano. Nel secondo tempo il Napoli piazza le tende nella metà campo avversaria, e il Lecce non riesce a uscire più. A inizio ripresa Lukaku si divora una buona occasione sparando alto dopo una bella sponda di Buongiorno. Conte inserisce Politano e Kvaratskhelia e ancora una volta riesce a cambiare il volto, e l’inerzia, della gara. L’assedio partenopeo arriva al culmine al minuto 73, quando McTominay schiaccia di testa un corner proprio di Politano, Falcone respinge ma il pallone rimane nei pressi dell’area piccola e Di Lorenzo si avventa per primo e stavolta la sua rete è regolare, per il vantaggio del Napoli. Da quel momento cresce il Lecce: Krstovic da lontanissimo spaventa Meret, Dorgu calcia a lato da fuori e poi ancora Meret sbroglia di pugno in uscita alta una situazione pericolosa. Tra i cori assordanti del Maradona il Napoli si gode la vetta in solitaria, conquistata ancora una volta con sofferenza ma con immenso cinismo. La rete del capitano Di Lorenzo, al terzo centro in campionato, permette a Conte di guardare tutti dall’alto, in vista del big match della prossima giornata, a San Siro contro il Milan. Il Lecce reagisce alla pesante sconfitta contro la Fiorentina, ma la reazione dei salentini non si tramuta in punti, e un attacco dalle polveri particolarmente inzuppate (3 gol in 9 partite) rende tutto più complicato per Gotti, chiamato a rialzare la testa nell’infrasettimanale contro il Verona.
Bologna – Milan (rinviata a data da destinarsi)
“Il Presidente della Lega Nazionale Professionisti Serie A, vista la delibera del Consiglio di Lega tenutosi in data odierna, in cui la Lega Serie A prende atto dell’Ordinanza del Sindaco di Bologna, che non consente la disputa, neanche a porte chiuse, della gara di Campionato di Serie A Enilive Bologna-Milan, in programma il giorno 26 ottobre 2024 alle ore 18.00, dispone il rinvio della stessa a data da destinarsi”.
Atalanta – Hellas Verona (A cura di Simone Scafidi)
Al Gewiss stadium l’Atalanta sbaraglia il Verona con punteggio tennistico: 6-1 agli Scaligeri e game, set e match per la squadra di Gasperini davanti ai propri tifosi. Ad aprire le marcature ci pensa De Roon, con la fascia di capitano al braccio, che piazza la sfera all’incrocio dei pali, in seguito ad un’azione confezionata alla perfezione dal solito, straripante, Ademola Lookman. Tre minuti più tardi, Retegui raccoglie un pallone vagante al limite dell’area e mette a segno il nono gol in campionato, battendo Montipó, che al 13’ si rende protagonista con una parata abbastanza complicata su Lookman. Qualche secondo dopo De Ketelaere cala il tris, con un eurogol all’incrocio dei pali, che azzera quasi del tutto le speranze del Verona, sotto di tre gol dopo appena tredici minuti. Circa alla mezz’ora si iscrive alla festa anche l’uomo chiave di questa Atalanta: Ademola Lookman. L’ala nigeriana, in seguito ad una progressione sull’out di destra, calcia in porta, riuscendo a trovare un spiraglio nella difesa dell’Hellas e siglando il gol del 4-0. Cinque minuti più tardi arriva la doppietta personale dell’ex Leicester, che sfrutta il velo di De Ketelaere sul cross di Ederson e insacca il quinto pallone della serata atalantina. Allo scadere della prima frazione di gioco spunta il primo (ed ultimo) raggio di luce della partita del Verona, grazie ad un gran gol di Sarr, che dai venti metri calcia di controbalzo sorprendendo Carnesecchi, autore di una gran parata pochi minuti prima, e spedendo il pallone all’incrocio dei pali. Nel secondo tempo l’Atalanta chiude il set con il secondo gol personale di Retegui, che raccoglie l’assist di De Ketelaere ed entra in doppia cifra, confermando quanto Gasperini sia sempre capace di far rendere al massimo i propri giocatori. Da qui in poi i bergamaschi allentano la presa e danno un po’ di respiro ad uno stremato Verona, riprendendo anche un po’ di fiato in vista dell’imminente turno infrasettimanale di campionato. L’Atalanta torna a vincere, dopo la piccola botta di arresto in Champions contro il Celtic, mentre il Verona subisce la seconda sconfitta consecutiva, dopo quella per 3-0 contro il Monza. La difesa scaligera fa acqua da tutte le parti, e in due gare le reti subite sono ben nove. Lo scontro diretto nell’infrasettimanale contro il Lecce sembra già decisivo per le sorti di Zanetti e del club veronese.
Parma – Empoli (A cura di Marco Rizzuto)
Il lunch match della domenica regala spettacolo ma nessun vincitore, sul finale Charpentier rimedia all’autorete di Coulibaly del primo tempo, dividendo la posta. Al Tardini si assiste ad un avvio scoppiettante, entrambe le formazioni iniziano ad allungarsi concedendo spazio ai terminali offensivi. La prima nitida occasione passa per i piedi di Man che scardina il pallone in area ad Ismajli e serve Bonny, il francese tenta il piazzato ma trova la reazione di Vasquez, attento in tuffo. Arrivati alla mezz’ora, il Parma lascia all’Empoli il pallino del gioco cercando di sfruttare in ripartenza le corsie laterali, ma la scelta si rivela sbagliata e dopo cinque minuti, l’Empoli passa avanti grazie all’autorete di Coulibaly che premia l’azione da manuale palla a terra degli ospiti: Colombo vede l’inserimento di Gyasi in area che serve con un traversone basso Fazzini, il pallone però viene carambolato in rete dal difensore crociato. Sul finale il Parma prova a spaventare con la traversa di Cancellieri allo scadere, chiudendo così un primo tempo complicato a causa del campo di gioco non al meglio delle condizioni. Alla ripresa, Pecchia richiama in panchina Man (molto sottotono) inserendo Charpentier e ridisegnando l’attacco. All’ora di gioco, il Parma sfiora il pari con la punizione dalla distanza calciata in modo impeccabile da Bernabè a cui si oppone uno strepitoso Vasquez, che si dimostra uno dei portieri più in forma del campionato. Col passare dei minuti il ritmo si abbassa progressivamente con gli ospiti che tentano di addormentare la partita. A dieci minuti dalla fine Charpentier firma la rete del pareggio, con un destro teso da centro area che batte Vasquez ed infiamma il Tardini nei minuti a finali. Poco dopo viene fischiato un calcio di rigore a favore del Parma, ma Bonny calcia sulla traversa mandando in fumo l’occasione dei tre punti. Nei minuti finali i padroni di casa assediano la metà campo dell’Empoli alla ricerca del gol vittoria che però non arriva, con il risultato che non premia nessuna delle due contendenti. Con questo terzo pareggio di fila i crociati muovono la classifica ma mancano l’appuntamento con la seconda vittoria in campionato. L’Empoli alza la testa dopo i k.o. subiti con Lazio e Napoli, scavalcando momentaneamente la Roma e conquistando il decimo posto della classifica.
Lazio – Genoa (A cura di Marco Rizzuto)
La Lazio di Baroni si impone per 3-0 contro un Genoa in crisi di vittorie: All’Olimpico i biancocelesti vanno leggermente in affanno in avvio per via del feroce pressing rossoblù ma trovano la rete del vantaggio al 21’ grazie all’ottima azione personale di Noslin che in area sterza e trova lo spazio per concludere a rete bucando Leali con un tiro rasoterra imprendibile. ll risultato rimane in equilibrio per tutto il primo tempo. Alla ripresa il neoentrato Norton-Cuffy si rende protagonista di un’importante falcata per poi calciare verso la porta impegnando Provedel. Nonostante lo svantaggio il Genoa ha iniziato il secondo tempo con il piglio giusto alla ricerca del pareggio, ma tardano ad arrivare occasioni nitide per gli attaccanti del Grifone. All’ora di gioco la Lazio torna a bussare alla porta avversaria, Castellanos scappa dalla marcatura di Norton-Cuffy e da posizione defilata calcia tra le gambe di Leali che riesce a trattenere la sfera. In questo secondo tempo vediamo un Genoa abbattuto ma non affondato completamente, alla ricerca del gol del pari per riaccendere la gara. La Lazio d’altro canto non si fida di un solo gol di vantaggio e, tenta di chiudere i giochi. Nelle battute finali i ragazzi di Baroni trovano il gol che mette in cassaforte la vittoria a pochi minuti dal termine. La progressione iniziata da Tchaouna e proseguita da Castellanos si conclude con il cross basso che viene sporcato da Leali, sul quale però piomba Pedro che insacca a porta vuota siglando il suo secondo gol in campionato. Sulle ali dell’entusiasmo la Lazio trova più facilmente la porta approfittando di un Genoa ormai rassegnato. Difatti i padroni di casa calano il tris grazie alla testata vincente di Vecino sull’ennesimo assist di Nuno Tavares (primo assistman nei top campionati europei). Con questi tre punti ampiamente meritati la Lazio vola al quinto posto agganciando l’Atalanta. Il Grifone resta in zona retrocessione al diciottesimo posto diventando la peggior difesa di questo campionato fino ad oggi.
Monza – Venezia (A cura di Marco Rizzuto)
Luci e ombre all’U-Power Stadium, il Monza di Nesta riacciuffa due volte il Venezia, con entrambe le squadre che si accontentano di un punto. Dopo un quarto d’ora senza particolari emozioni il Venezia passa avanti grazie alla conclusione di Ellertsson. L’islandese completamente lasciato libero controlla il pallone servito da Oristanio e conclude mettendo il pallone all’incrocio dei pali. Nonostante l’ottimo avvio del Venezia, il Monza pareggia subito i conti con la rasoiata di Kyriakopoulos che si insacca nell’angolino basso di destra dopo essere stato servito dall’assist di Pedro Pereira. A sei minuti dalla fine del primo tempo il Venezia torna a riproporsi in zona offensiva con Oristanio che viene atterrato sulla fascia da Pessina. Dalla punizione si genera il gol del momentaneo vantaggio: alla battuta Andersen mette in mezzo un traversone da manuale per l’incornata vincente di Svoboda che salta più in alto di tutti e batte Turati. Il Monza continua a crederci e a pochi istanti dalla fine del primo tempo ritrova nuovamente il pari grazie a Djuric che arriva sul pallone filtrante di Kyriakopoulos, e buca Stankovic sul primo palo. Il primo tempo si chiude con un botta e risposta di un sontuoso 2-2, risultato che regala spettacolo ma evidenzia le grandi lacune difensive di entrambe le squadre. Alla ripresa calano drasticamente i ritmi e si gioca un calcio più lento e ragionato. In cinque minuti Bondo prende due gialli, lasciando in dieci i suoi compagni all’80’. Sebbene l’uomo in più, i lagunari non approfittano del vantaggio ed il match termina in parità. I padroni di casa evitano la sconfitta ma non si allontanano dalla zona retrocessione, mentre i ragazzi di Di Francesco salgono a quota cinque punti agganciando il Lecce, entrambi sul fondo della classifica.
Inter – Juventus (A cura di Dennis Rusignuolo)
Il primo derby d’Italia di questo campionato regala una pioggia di gol e spettacolo senza precedenti. Dopo un primo tempo pirotecnico, lo show prosegue nel secondo tempo con i nerazzurri che si portano sul doppio vantaggio e vengono rimontati dalla doppietta di Yildiz. Match dell’anno?
Fiorentina – Roma (A cura di Simone Scafidi)
Dopo un Derby D’Italia al cardiopalma e, a livello di emozioni, difficile da superare, Fiorentina e Roma chiudono il nono turno di Serie A, con una sfida che dovrà dare conferme e chiarire molti punti ancora non chiari nella testa di Palladino e Juric.
LA TOP 11 DELLA 9ª GIORNATA:
Calcio
Tra i fischi di San Siro un brutto Milan-Juve termina a reti bianche
Sotto i fischi assordanti di San Siro il big match tra Milan e Juve non produce spettacolo. Fatiche e infortuni, tanto equilibrio, poche occasioni e un pareggio che non fa sorridere nessuno. In attesa delle altre gare, adesso la vetta si allontana vistosamente.
Tutti i dubbi sul centravanti vengono sciolti da Thiago Motta con la scelta di Mckennie e Koopmeiners nella stessa linea, con l’obiettivo di attirare la marcatura dei mediani rossoneri e liberare il fraseggio di Locatelli e Thuram. In avvio le maggiori occasioni sono della Juve, con Koopmeiners che colpisce l’esterno della rete, e Yildiz che strozza troppo il destro sul primo palo. La posizione di Thuram è fondamentale nello sviluppo verticale della Juve, perché spesso rompe la linea e si getta in avanti. La gestione del possesso bianconero si sviluppa in mezzo al campo, con buon palleggio e pulizia, e viene finalizzato sull’esterno. Sulla falsa riga degli scorsi match, le due squadre si annullano e lo spettacolo ne risente. Prima dell’intervallo Emerson Royal anticipa in terzo tempo Yilidz ma non riesce a centrare lo specchio della porta di Di Gregorio, è la prima vera – e unica- occasione della prima frazione del Milan.
Le prime battute del secondo tempo evidenziano la pulizia e la concretezza delle idee bianconere: aggressione e ribaltamento del fronte. A pochi minuti dal rientro dagli spogliatoi Cambiaso si inserisce in area e prova il diagonale, super chiusura di Thiaw in scivolata. Il Milan comincia a prendere campo con il passare dei minuti, Loftus Cheek comincia ad avere spazi liberi su cui attaccare, ma le diagonali di Kalulu e Gatti chiudono le porte dell’area bianconera. Per attirare la pressione dei giocatori del Milan, i bianconeri giocano sullo stretto e cercano di smistare il pallone sull’esterno. Nell’ultima fase di gara subentrano gli americani, con Pulisic e Weah che fanno i loro ingressi in campo. Due compiti differenti, ma entrambi -insieme agli altri subentrati- non cambiano il canovaccio tattico di una gara che non si è mai accesa definitivamente.
In una gara che ha visto più sacrificio che spettacolo Milan e Juve non danno una svolta significativa al loro campionato. Altro clean sheet della banda di Thiago Motta, a cui adesso sono attesi i ritorni dei lungodegenti. L’assenza di Vlahovic e Milik ha costretto i bianconeri a una gara molto tattica, attenta e poco spettacolare. Contestazione del pubblico rossonero verso la squadra di Fonseca. Il Milan nel corso della gara non è riuscito a prendere le misure al possesso preciso e cinico della Juve. La scelta di accentrare Leao ha fatto aboccare il portoghese nella rete innalzata dalla difesa bianconera. Rossoneri che vedono la vetta allontanarsi sempre di più, mentre la Juve rimane inglobata al sesto posto, in attesa degli altri risultati delle gare di domani.
Calcio
A Spasso per l’Europa: Il punto sulla Liga Portugal, Ligue 1 e Super Lig
Inizia dalle antiche terre ricche di storia e cultura del Portogallo il nostro viaggio attraverso il calcio, passando poi dalla romantica ed elegante Francia ed infine, alla stravagante ed unica Turchia. Un’avventura calcistica che analizza squadre e classifiche, offrendo approfondimenti che mostrano come la cultura di ogni paese permea e si riflette sul campo. Allacciate le cinture e buon viaggio, a spasso per l’Europa!
Navigando tra le Stelle Lusitane: uno sguardo alla Liga Portugal
Partiamo dalla nazione più antica d’Europa, terra che ha dato il via all’epoca delle grandi scoperte e conquiste. Non possiamo che iniziare da Lisbona, sponda Sporting.
I “Leoes” dominano in solitaria al primo posto in classifica a punteggio pieno. Dopo undici giornate, la macchina perfetta creata da Ruben Amorim ha comandato in lungo e in largo, senza mostrare punti deboli, anzi, spaventando le contendenti al titolo e mandando un messaggio chiaro: riconfermarsi i campioni in carica. I numeri parlano chiaro, 39 gol fatti (33 all’interno dell’area di rigore) e 5 subiti. La spietata fase offensiva dello Sporting trasforma l’area avversaria in una zona infestata da squali, come quelli dell’Oceanàrio, ed a farla da padrone, Victor Gyokeres, autore di una stagione straordinaria. Il gigante svedese è arrivato a 16 reti e 1 assist in undici match disputati, con lui in campo la sconfitta non è un’opzione. Ma il futuro dei campioni in carica è tutto da decidere, al termine della pausa nazionali l’allenatore Ruben Amorim saluterà Lisbona, approdando al Manchester United, lasciando un eredità pesantissima a Joao Pereira, da portare avanti.
Proseguiamo il nostro viaggio passando da Oporto, la città dei ponti, che percorrendoli ci portano al secondo posto della classifica. I Dragones, nonostante l’inizio di stagione travagliato per via dell’addio di Sergio Coinceao sostituito dal suo vice Vitor Bruno, sono l’unica squadra in grado di rivaleggiare con le avversarie della capitale, trovandosi proprio tra le due in classifica. L’ottimo rendimento di Galeno e del giovane Samu Omorodion stanno trascinando i biancoblu, ma adesso servirà sfruttare i passi falsi dello Sporting se si vorrà provare il sorpasso per la corsa al titolo.
Concludiamo il nostro itinerario portoghese tornando alla capitale, stavolta, sponda Benfica. L’inizio di stagione a rilento ha portato all’esonero prematuro di Schmidt. Con l’arrivo in panchina di Bruno Lage la musica cambia vertiginosamente, sei vittorie su sei, tra cui l’ultima gara vinta per 4-1 con il Porto, che ha accorciato le distanze con i piani alti della classifica, rianimando lo spirito degli Encarnados. La mano del tecnico ha rivitalizzato soprattutto la fase realizzativa, rendendo Aktürkoğlu il nemico numero uno delle difese avversarie (5 gol e 3 assist in 6 partite col nuovo tecnico). Anche Di Maria ha ritrovato una nuova linfa con l’arrivo di Bruno Lage. Con 3 reti e 2 assist in 6 partite, l’ala argentina ha dimostrato di poter fare ancora la differenza, culminando con una doppietta nel derby O’Classico, dimostrandosi un giocatore eterno.
Le Rêve de la Ligue 1: Un Viaggio attraverso il Calcio Francese
Arriviamo quindi alla seconda tappa del nostro viaggio, la Francia. La terra del romanticismo, della moda e dell’amore, anche qui la capitale è la prima della classe.
Il Psg di Luis Enrique domina incontrastato la classifica con nove vittorie e due pareggi, staccando le altre concorrenti di sei punti. Nonostante la perdita di un giocatore come Kylian Mbappe, colui che sta colmando il suo vuoto era già all’interno della rosa la scorsa stagione. Bradley Barcola si sta consacrando come la futura stella del club, realizzando 10 gol e 2 assist in 11 partite. Sono numeri da capogiro per un’ala sinistra, ma la sua duttilità gli permette di essere pericolo da ogni zona dell’attacco. Per rimediare all’infortunio di Gonzalo Ramos (frattura della caviglia), il tecnico ha prontamente ridisegnato la formazione, utilizzando Asensio come falso nueve. Lo spagnolo si è fatto trovare pronto ed ha risposto positivamente alla fiducia del mister, siglando 2 reti e fornendo 4 assist nonostante l’adattamento nella zona centrale dell’attacco. Sotto l’ala di Luis Enrique, Asensio potrebbe tornare a far parlare di sé ma la concorrenza di Ramos (fresco di rientro) potrebbe accendere la concorrenza per il posto lì davanti.
Dopo un giro nella capitale, una visita alla Tour Eiffel ed al Parc des Princes, usciamo dal territorio francese per un attimo per atterrare al principato di Monaco. Les Rouges et Blanc si accodano alla seconda posizione della Ligue 1 con la migliore difesa del campionato. La fase realizzativa invece, non ha un giocatore di riferimento: Ben Seghir è il miglior marcatore con 4 reti, segue Balogun con 3, poi Camara, Kehrer e Zakaria con 2. La squadra del principato allenata da Adolf Hutter ha uno stile diverso dalla prima della classe, stile che però da i suoi frutti.
Il giro prosegue attraccando al primo storico porto francese, siamo a Marseille. Les Phoceens seguono a ruota prendendosi momentaneamente la medaglia di bronzo. Qui la musica è ben diversa da Monaco, il Marsiglia di De Zerbi segna tanto (24 gol, secondi solo al Psg). Un grande merito del mister ex Brighton è la rinascita di Mason Greenwood, che è tornato a brillare dopo una buia parentesi extra campo, 8 gol e 1 assist per lui in 11 partite. Sebbene il calcio “De Zerbiano” è famoso per regalare spettacolo in zona offensiva, in difesa concede tanto, non a caso sono ben 15 le reti subite. Tuttavia per un calcio spumeggiante e votato all’attacco, subire un gol di troppo è un rischio “calcolato” e De Zerbi ne è consapevole.
In uno dei più storici quartieri rinascimentali, incastonata fra le Alpi ed il Massiccio Centrale Francese, concludiamo il nostro giro a Lione, dove il clima è tutt’altro che tranquillo. Sebbene i Les Gones si trovino al quinto posto in classifica a soli cinque punti dal secondo, il vero pericolo viene da un grosso fattore extra-campo. Il fondo Texor, proprietario del club, ha ammesso un debito in bilancio di circa 500 milioni di euro. Il club dunque si è dovuto presentare di fronte al DCNG che, non contento delle dichiarazioni ha emesso una sentenza tostissima. Il Lione dovrà risanare il passivo in bilancio per evitare la retrocessione in Ligue 2. Questa soluzione estrema ma necessaria non piacerà sicuramente ai tifosi che, molto probabilmente, vedranno andar via parte dei giocatori di livello maggiore del club. Tra i tanti spicca il nome di Lacazette, il giovane georgiano che si è messo in mostra all’europeo Mikautazde, Veretout (ex Fiorentina e Roma) ecc. Una situazione veramente complessa che vede uno dei club più antichi del calcio francese in ginocchio.
Futbol ve Kültür: Alla scoperta della Super Lig
L’ultima nazione che esploreremo calcisticamente sarà la Turchia. Un campionato non considerato abbastanza, ma che invece nasconde una passione fuori dal comune e che riflette sugli spalti tutta la stravaganza e il caos dei mercati di Istanbul, incendiando così derby storici considerati sacri, quanto le antiche rovine di Efeso. Se pensiamo alla Super Lig, ci vengono in mente le tre sovrane: Galatasaray, Fenerbahçe e Besiktas. Tutte loro hanno sede ad Istanbul, e questo rende magica l’atmosfera che si respira nella capitale. Ma oltre a questi colossi, Istanbul fa da casa ad altre cinque squadre che mitigano nel massimo campionato turco. Pertanto con 20 squadre partecipanti al torneo, quasi la metà risiedono nella capitale, generando quasi ogni turno di campionato uno o più derby di Istanbul.
Partiamo anche questa volta dalla prima della classe, il Galatasaray. La squadra di Okan Buruk sta proseguendo in solitaria a quota 31 punti staccando di cinque la seconda. La straordinaria completezza e pericolosità del reparto offensivo composto da Osimhen, Mertens, Batshuayi e Icardi hanno annichilito tutte le difese affrontate fino ad ora, aggiudicandosi momentaneamente il miglior attacco. Tuttavia, la rottura del legamento crociato dell’argentino potrebbe far rimpiangere al capocannoniere della scorsa stagione questo avvio molto prolifico (4 gol e 1 assist in 7 partite). Sicuramente però l’attacco resta in buone mani, anzi piedi. Il Galatasaray però è completo in ogni reparto, e questo lo rende un avversario ostico anche in Europa. A centrocampo Gabriel Sala è dominante (2 gol e 5 assist), ed insieme ad un tuttocampista come Torreira (anche lui a quota 4 assist) formano una coppia che controlla il gioco, dettando i ritmi durante le partite. In undici gare il Galatasaray ha già vinto sia contro il Fenerbahce, che con il Besiktas, dimostrandosi la favorita al titolo di campione.
La seconda momentanea classificata è il Fenerbahçe di Mourinho che, nonostante le numerose dichiarazioni scottanti dello Special One, insegue il Galatasaray sperando nel sorpasso. I Sarı Kanaryalar (“canarini gialli”), vantano momentaneamente la miglior difesa del campionato, e in una competizione in cui si segna molto questo dato potrebbe fare la differenza a lungo andare. Nel reparto offensivo Edin Dzeko è colui che segna maggiormente, arrivato a quota 7 gol è il secondo miglior marcatore del campionato nonostante l’alternanza con El-Nesyri. Gli intoccabili di Mourinho sono invece, Saint-Maximin e Tadic, insieme hanno portato 9 reti e 5 assist. Discorso inverso per Kostic. L’ex Juve non è riuscito ancora ad incidere nel campionato turco, la presenza del francese ex Newcastle gli ha limitato parecchio il minutaggio fin’ora, concedendogli solamente 3 presenze tra i titolari (in due occasioni è stato usato come terzino sinistro). Dopo undici giornate il Fenerbahce sembra l’unica vera avversaria che potrà reggere il duello con il Galatasaray.
Chiudiamo il viaggio della capitale turca con il Besiktas, che tra le tre è quella più indietro in classifica. Le kara kartallar (“aquile nere”) si trovano alla quinta posizione a quota 21 punti. Davanti a loro ci sono Samsunspor ed Eyupspor, squadre di livello nettamente inferiore considerando il blasone del club, e la presenza in squadra del momentaneo capocannoniere del campionato. Ciro Immobile è primo a 8 reti, ma alle spalle del bomber ex Lazio si segna poco, e questa, è la grande differenza che salta all’occhio confrontando il Besiktas con le squadre dei piani alti. Seppur la presenza di un giocatore tecnicamente eccelso come Rafa Silva, il portoghese non ha ancora riuscito a fornire un assist ai suoi compagni, nonostante abbia il minutaggio più elevato dell’intera rosa (961 minuti). La sconfitta recente in casa contro il Kasimpasa ed i numerosi punti lasciati per strada, rischiano di congedare la corsa al titolo solamente agli altri due colossi della capitale.
Termina qui l’ultimo viaggio a spasso per l’Europa. In questo giro abbiamo esplorato quei campionati che all’apparenza possono sembrare inferiori, ma che nascondono tanta cultura e passione, che rendono magico questo sport.
Calcio
A Spasso per l’Europa. Il punto sulla Bundesliga
Un percorso che si concentra su tutte le migliori città e regioni della Germania, da nord a sud. Uno sguardo attento e dettagliato sul campionato tedesco. Con la pausa delle nazionali si è consumato il primo pezzo di Bundesliga. Tante squadre in rampa di lancio, o in caduta libera dopo una stagione al di sotto -o al di sopra- delle aspettative.
Il viaggio parte dalla sorpresa, indiscussa, di questo avvio di campionato. Il tour nel campionato tedesco comincia dalle sponde del Meno, dove l’Eintracht Francoforte sta tornando a occupare stabilmente le prime posizioni della classifica. Un percorso che non rende fede alle citazioni storico-letterarie della città, definita “limitante” da un personaggio storico del calibro di Goethe. Tutto ciò che invece sta dimostrando la squadra di Toppmöller è l’opposto di un limite, come una macchina che ingrana passo dopo passo e diventa sempre più prestante. Un 4-4-2 equilibrato, fatto di corsa e sacrifico nelle retrovie, per finalizzare e produrre spettacolo in profondità, dove i due tenori Ekitiké e Marmoush stanno trascinando le Aquile a suon di gol (16 dei 26 gol realizzati dall’Eintracht portano le loro firme). Il primo volto è quello del francese, completamente rigenerato dalla cura Topmöller dopo un percorso poco felice in quel di Parigi. L’altro nome è forse il giocatore più in forma d’Europa (regge il confronto con giocatori quali Gyokeres, Raphinha ecc.). Una furia proveniente dall’Egitto che sta mietendo vittime di partita in partita. Omar Marmoush è il volto principale di questo Eintracht. 11 gol e 7 assist in dieci partite, numeri da trascinatore assoluto. In questo primo scorcio di campionato, le Aquile hanno incontrato le migliori squadre di Germania, e hanno sempre sfornato prestazioni di altissimo livello tecnico-tattico. Anche in Europa il Francoforte procede spedito, e al rientro dalla sosta tutta la Germania, e non solo, tiene d’occhio quella che può diventare la rivelazione della Bundesliga.
In leggero calo il Bayer Leverkusen di Xabi Alonso, all’inseguimento delle prime posizioni. Dopo essere entrati nella leggenda del calcio tedesco ed europeo, in seguito a una stagione pressoché perfetta (con le vittorie, da imbattuti, della Bundesliga e della DFB-Pokal), macchiata solo dalla sconfitta in finale di Europa League contro l’Atalanta, dove Gasperini -e soprattutto Lookman- avevano fatto venire il mal di testa a tutte le Aspirine. Il percorso del Leverkusen in questa Bundesliga è cominciato con alcuni colpi di scena, come il 3-2 subito in casa del Lipsia (che ha interrotto una serie di 35 partite senza sconfitte in campionato). La squadra di Xabi Alonso sta patendo il doppio impegno, e alcuni problemi fisici di troppo (Wirtz e Boniface su tutti). La difesa delle Aspirine continua a subire tanto, ma è il reparto offensivo a non dare garanzie di continuità (rispetto alla scorsa stagione, il Leverkusen ha 10 gol segnati in meno e 5 gol subiti in più). In questo avvio il problema di base del Leverkusen sembra essere l’equilibrio e i nuovi acquisti non sono riusciti a imporsi nelle gerarchie. Al rientro dalla sosta le Aspirine ospiteranno l’Heidenheim, prima di riprendere il percorso in Champions. Fari proiettati su una delle squadre più belle e divertenti d’Europa, alla ricerca della propria identità dopo una stagione da capogiro.
Dopo il clamoroso terzo posto dell’anno scorso, quest’anno in Baviera si è tornati a macinare punti. Il Bayern Monaco ha operato nuovi cambiamenti, a cominciare dalla guida tecnica. L’arrivo di Vincent Kompany ha ridato spettacolarità e cinismo a una squadra che avevano perso smalto, e soprattutto era diventata mentalmente fragile. Il mercato ha portato a Monaco giocatori giovani in rampa di lancio come Olise, subito al centro del gioco del tecnico belga. Il francese, reduce da una grandissima stagione al Crystal Palace, ha restituito quell’imprevedibilità al gioco bavarese, grazie alle sue giocate e al suo mancino vellutato. In avanti Kane continua imperterrito nella sua battaglia personale verso la vittoria di un titolo collettivo, ma intanto non smette di segnare. L’inglese è in vetta alla classifica marcatori, appaiato all’incontenibile Marmoush. Il fortino dell’Allianz Arena è tornato a essere inespugnabile, e in queste prime dieci giornate il Bayern non ha ancora perso. Un decennio marchiato dall’egemonia bavarese, interrotto dal Leverkusen, che sembra esser destinato a ripartire sotto il rosso acceso del Bayern Monaco.
Progettualità e costanza di risultati e rendimento. Il percorso del Lipsia ormai è sempre lineare e pulito. Quest’anno la squadra di Marco Rose è partita a mille e sta cercando di allungare in classifica per poter sognare in grande. Dopo la consueta campagna acquisti dal pollice verde, il Lipsia ha cominciato a consolidarsi partita dopo partita, ha interrotto la striscia positiva del Leverkusen, vincendo in trasferta 3-2, e ha perso soltanto una gara (2-1 in casa del Borussia Dortmund). Dati i continui problemi fisici di Xavi Simons, a prendersi la scena sono i due attaccanti, Sesko e Openda. La coppia designata da Marco Rose rievoca quello che era lo scacchiere tattico delle squadre degli anni 90, con un centravanti forte fisicamente e bravo nel gioco aereo, e una seconda punta rapida e brevilinea. Il tandem biancorosso però dispensa qualità in ogni azione, con Sesko che permette al Lipsia di avere più soluzioni su cui puntare e Openda che si sta confermando freddo e cinico sotto porta (8 dei 15 gol realizzati in campionato portano le loro firme). Al momento il Lipsia sembra la principale antagonista del Bayern Monaco, distante cinque punti, ma nel corso delle passate stagioni la squadra di Rose non è riuscita a mantenere quell’armonia e continuità giusta per poter impensierire ‘i piani alti’.
Cambiando rotta al nostro viaggio, giunti nel nord-ovest della Germania chi non sta riuscendo a tenere il passo con le big è il Borussia Dortmund. Dopo la finale di Champions dello scorso anno, la Ruhr quest’anno ha visto un’estate piuttosto trafficata, con l’addio di Terzic e la promozione in panchina di Nuri Sahin. Gli acquisti di Guirassy e Beier hanno portato a Dortmund due protagonisti della scorsa stagione, ma in questo primo scorcio di stagione i problemi del Dortmund provengono dalle retrovie. I gol di Guirassy non stanno mancando, così come l’exploit di Bynoe-Gittens e Adeyemi. Una costante di questo avvio di campionato del Dortmund è data dai tanti infortuni, soprattutto nel reparto difensivo. La partenza dei gialloneri era stata promettente, ma la pesante sconfitta contro lo Stoccarda (5-1) ha aperto un ciclo di partite dove è mancata una continuità di rendimento. Al momento la squadra di Sahin si trova al settimo posto, ben lontana da quelle che sono le posizioni che i gialloneri sono soliti calcare. In attesa del completo recupero degli infortunati, al Borussia Dortmund serve continuità, a cominciare dalla gara di sabato contro il Friburgo.
Due poli opposti, stessa ambizione e analogo sogno. A ridosso dell’Europa Friburgo e Union Berlino continuano a sorprendere quest’anno. La squadra della capitale aveva rischiato di retrocedere fino all’ultima giornata, concludendo un’annata decisamente catastrofica al quindicesimo posto. Quest’anno l’Union ha deciso di ripartire da quelli che sono stati i principi e le idee che hanno portato il club in Champions un paio di anni fa: compattezza difensiva ed equilibrio in mezzo al campo. In questa prima parte di Bundesliga la squadra di Svensson ha affrontato quasi tutte le big del campionato, ed eccetto il 3-0 subito in casa del Bayern, non ha sfigurato in nessuna gara. Il reparto offensivo non è particolarmente prolifico (soli 9 gol realizzati) ma nelle retrovie i capitolini sono una delle migliori difese della Bundesliga, dietro esclusivamente a Bayern e Lipsia. Discorso diverso per il Friburgo, attualmente al sesto posto ma imbrigliata in una lotta interiore che si palesa in ogni partita. In attesa dei big match che arriveranno in queste giornate, il Friburgo segna tanto ma subisce moltissimo. La discontinuità di rendimento non permette ambizioni di un certo livello, ma il sesto posto momentaneo è un’ottima base per sperare in un piazzamento in Europa.
Il viaggio si concentra sul centro della classifica, dove figura a sorpresa lo Stoccarda. Il secondo posto dell’anno scorso aveva palesato una crescita esponenziale della squadra di Hoeness, ma quest’anno il doppio impegno sta tagliando le gambe allo Stoccarda. In Champions League il percorso finora prosegue spedito, con vittorie -e prestazioni- di spessore come quella dello Stadium contro la Juventus . In campionato però l’andamento è decisamente più discontinuo: al momento la squadra di Hoeness è tredicesima, con tanti punti di distacco dalle prime posizioni. Numerosi infortuni e una poca profondità della rosa rischiano di compromettere la stagione dello Stoccarda, che però continua a proseguire secondo le proprie idee e principi di gioco.
In difficoltà Hoffenheim, Wolfsbrug e Heidenheim. Tante le avversità di queste squadre in un avvio che sta palesando un limite tecnico, ossia la gestione della rosa nel doppio impegno. L’Hoffenheim sta soffrendo le fatiche causate dalle gare di Europa League, dove ha raccolto soltanto cinque punti. L’Heidenheim aveva raggiunto la Conference League nella scorsa stagione, e il primo viaggio nelle periferie d’Europa sta procedendo a gonfie vele, con un sesto posto ma a punteggio pieno – tre vittorie su tre. Il Wolfsburg, unica squadra delle tre a non avere competizioni europee, cerca sempre di ripartire da nuovi giovani promesse, e quest’anno il reparto offensivo dei biancoverdi è molto prolifico, ma ciò che preoccupa è la fase difensiva. Partite come il 4-3 subito dal Leverkusen, o il 2-4 contro il Werder Brema, sono gare che evidenziano tutti i limiti della squadra di Hasenhüttl.
In fondo alla classifica le neopromosse Hosten Kiel e St.Pauli rimangono più distaccate dal treno salvezza. Il St.Pauli, dopo aver salutato il giovanissimo – e molto promettente- tecnico Hurzeler ha subito il passaggio di categoria, e al momento è in difficoltà. Il Kiel, alla prima esperienza in Bundesliga, non sembra pronta a rimanere in prima divisione. Nonostante l’entusiasmo e la spinta dei tifosi, in campo la differenza con molte squadre è lapalissiana, e adesso la retrocessione comincia a diventare un limbo. Il Bochum era riuscito a salvarsi nello spareggio contro il Fortuna Dusseldorf, ma quest’anno la squadra è in netta difficoltà, fanalino di coda del campionato con soli due punti raccolti.
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