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Calcio

Il Supercommento della 19ª di Serie A

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Il Supercommento della 19ª giornata, il turno che chiude il girone d’andata. Con la vittoria del Milan in Supercoppa, in attesa dei recuperi dei tre match che vedranno protagoniste Inter, Juve, Milan e Atalanta, ecco il commento delle altre gare di Serie A (i tre match citati verranno aggiunti, insieme alla top11, al termine delle suddette gare).

 

Venezia – Empoli (A cura di Simone Scafidi)

Nella prima partita di Serie A del 2025, al Penzo Venezia ed Empoli si annullano, portandosi a casa un punto a testa che non fa comodo a nessuno e lascia più di qualche rimpianto. La partita si stappa immediatamente, con l’errore gravissimo di Davis Vasquez, che nel rinviare rilancia la palla su Pohjanpalo, facendola finire in porta e siglando così il gol dell’1-0. L’Empoli prova subito a farsi vedere con un tiro a giro di Anjori che, al 13’, viene bloccato dalle braccia sicure di Stankovic. Appena superata la metà del primo tempo, Esposito prova a calciare di controbalzo da fuori area, sbattendo, anche in questo caso, sul portiere serbo di Di Francesco. Pochi istanti dopo il pareggio dell’Empoli arriva con le due stelle del suo attacco: Colombo confeziona un assist abbastanza complicato per Esposito, eludendo praticamente l’intera difesa del Venezia e il numero 99, da solo contro Stankovic, non può sbagliare. Neanche un minuto e Stankovic si trova a dover salvare nuovamente il Venezia, sulla conclusione dalla distanza di Maleh, successivamente deviata. Nel secondo tempo la storia non cambia, al 66’ Colombo trova ancora la grande risposta di Stankovic, che scampa il pericolo. La partita si conclude così con il risultato di 1-1, che lascia l’amaro in bocca a entrambe le squadre, ma soprattutto all’Empoli, che si è ritrovato contro un supereroe senza mantello e con i guanti.

Fiorentina – Napoli (A cura di Simone Scafidi)

Il Napoli continua la sua cavalcata trionfale e sbaraglia la Fiorentina in casa sua, riprendendosi momentaneamente il primo posto in classifica, in attesa delle partite di Inter e Atalanta. Al 15’ è già 1-0, con lo scambio tra Olivera e Lukaku che si conclude con il gol del laterale uruguaiano, immediatamente annullato per fuorigioco. Quattordici minuti più tardi, David Neres trova un corridoio centrale superando il centrocampo viola e arrivando quasi sul fondo, dal quale calcia e (stavolta sí) trova il gol delll’1-0. I viola la pareggiano praticamente subito con la girata vincente di Kean in area di rigore, che viene però annullato per un tocco di mano irregolare dell’attaccante italiano. Nel secondo tempo Anguissa si prende la scena: corre, lotta, combatte come un guerriero in mezzo al campo e al 52’ ruba palla alla difesa della Fiorentina, entrando in rea e facendosi buttare giù dal neo acquisto Matias Moreno, è calcio di rigore per il Napoli. Sul dischetto si presenta Romelu Lukaku, che spiazza De Gea e raddoppia il parziale. Nell’azione immediatamente successiva, la Fiorentina prova a trovare la motivazione per reagire, ma sulla doppia conclusione di Mandragora e Beltran, i Viola sbattono su uno straordinario Meret, che impedisce il gol del 2-1. Al 67’ un’altra, straordinaria discesa di Anguissa porta al gol del 3-0. Dopo il cross rasoterra del centrocampista camerunense, respinto male da Comuzzo, arriva ad arretrare McTominay, che sigla il definitivo 3-0.

Hellas Verona – Udinese (A cura di Simone Scafidi)

Domina la monotonia al Bentegodi: Verona e Udinese aprono il 2025 lasciando le reti bianche e incassando un punto a testa. Tra le due compagini, a partire forte sono gli Scaligeri, con la conclusione di Serdar al 3’ respinta da Sava. Al 40’ l’Udinese, dopo una fase di studio e stallo totale, riesce a farsi vedere per la prima volta dalle parti di Montipò, con la punizione di Thauvin mandata in calcio d’angolo proprio dal portiere italiano. Come nel primo tempo, all’inizio del secondo parte a razzo il Verona, con il cross di Tchachoua per Tengstedt, che con la punta non riesce a battere Sava, che blocca in maniera sicura. Al 50’, ancora Montipò si immola e salva il Verona, sul tiro al volo ravvicinato e insidioso di Lovric, respinto in maniera brillante. Da questo momento in poi, l’Udinese prende coraggio e soprattutto con Lucca si rende pericolosa, trovando però sempre, prontamente la risposta di Montipò, corrisposta dall’altra parte da un’altra ottima parata di Sava, che manda in calcio d’angolo la punizione battuta da Suslov. Al 71’ il Verona rimane in dieci uomini, per l’espulsione di Serdar, che si procura il secondo giallo della sua partita. Il culmine della prestazione sensazionale di Montipò arriva all’86’, con un intervento fenomenale sul tiro di Atta, mandato sulla traversa, immediatamente seguito da un altrettanto fenomenale tuffo sulla conclusione di Ekkelenkamp, respinta agilmente. Come l’Empoli, anche il Verona deve ringraziare il suo estremo difensore, che dopo tantissime critiche si è preso la squadra sulle spalle e l’ha fatta uscire dal campo con un punto che può rivelarsi fondamentale.

 

Monza – Cagliari (A cura di Marco Rizzuto)

Piove sul bagnato per il Monza, Zortea e Piccoli regalano i tre punti al Cagliari. Dal primo minuto vediamo animi abbastanza accesi, con Felici che sfiora un clamoroso gol sui risvolti di un calcio d’angolo che la traversa ha negato, salvando i padroni di casa. La risposta dei brianzoli non tarda ad arrivare ed al 6′ viene concesso un calcio di rigore a favore dei padroni di casa per il tocco con la mano di Makoumbou sul tiro in porta di Ciurria, che ha ritrovato spazio negli schemi di Bocchetti. Dal dischetto Caprari incrocia sull’angolo basso, Scuffet intuisce ma non basta, Monza avanti. Il match prosegue e il Cagliari ritorna pericoloso fin quando, Felici scarica palla al limite per Zortea che apre il sinistro siglando un gol bellissimo, conclusione imparabile per Turati. La rete del pareggio galvanizza il Cagliari che, rinchiude il Monza nella propria metà campo dominando nel possesso del pallone (64%). La prima frazione, molto accesa e divertente, termina per 1-1. La ripresa offre una gara giocata a ritmi molto più bassi, entrambe le squadre si studiano e la tattica prende il sopravvento. Al 55′ Bocchetti decide di inserire Djuric e Bianco per Dany Mota e Sensi, ma due minuti dopo i cambi, il Cagliari trova la rete che completa la rimonta: progressione palla al piede di Obert che serve in profondità Piccoli che, è bravo a smarcarsi e a calciare verso la porta battendo Turati, che poteva fare sicuramente di più per evitare il gol. All’ora di gioco il Monza sfiora il pareggio con Pedro Pereira, il portoghese salta secco Mina e si invola a tu per tu con Scuffet, bravissimo a chiudere lo specchio e negare il pari. Pochi minuti più tardi arriva il cartellino rosso diretto per D’ambrosio, che complica ulteriormente la gara per i padroni di casa. Il match sembra essere indirizzato quando Lapadula, entrato ad un quarto d’ora dal termine, si mette in proprio calciando una rasoiata che colpisce il palo interno ma non entra. L’azione successiva, ultima della gara, vede Birindelli mettere in mezzo un tiro-cross smanacciato all’ultimo istante da Scuffet, che permette al Cagliari di uscire vittoriosa dall’U-Power Stadium. Gli uomini di Bocchetti non riescono a cambiare la rotta, perdendo un match salvezza importantissimo che, lancia il Cagliari al diciassettesimo posto, facendo sprofondare il Monza sempre più in fondo.

 

Lecce – Genoa (A cura di Marco Rizzuto)

Al Via del Mare, Lecce e Genoa si dividono la posta in palio senza violare le imbattibilità dei portieri. Al 22′ l’errore di impostazione di De Winter favorisce l’imbucata di Pierret per Krstovic che calcia dal limite colpendo in pieno il palo. La prima frazione vede un dominio continuo dei padroni di casa, con il Genoa che è costretto a difendersi senza mai risultare pericolosa. Al tramonto del primo tempo gli ospiti sfiorano il vantaggio, colpendo clamorosamente due volte la traversa nella stessa azione: Vitinha sfida e salta Gallo sulla fascia, mette un cioccolatino in mezzo per Thorsby che in allungo colpisce il legno, sulla ribattuta Pinamonti trova lo stesso destino del compagno. Alla ripresa Dorgu prova a sfondare centralmente e calcia verso la porta, ma Leali vince il duello deviando in corner. Il secondo tempo regala meno spettacolo del primo. Sul finale Guilbert calcia dalla distanza di poco alto sopra la traversa. Il match termina a reti bianche, nonostante le numerose azioni da gol del Lecce e la clamorosa doppia traversa del Genoa. Entrambi i peggiori attacchi del campionato quest’oggi hanno sparato a salve.

Torino – Parma (A cura di Marco Rizzuto)

Altro pareggio a reti bianche quello di Torino e Parma. Sebbene le occasioni da entrambe le parti, nessuno la spunta. La prima vera occasione del match passa dalla testa di  Adams, vero trascinatore dei granata: Vlasic scodella un pallone morbido in area, l’inglese schiaccia di testa ma Suzuki in qualche modo riesce a deviare in calcio d’angolo. Al 16′ il Torino fallisce una clamorosa occasione da gol: Ricci lancia in verticale Karamoh che salta Suzuki ma perde l’attimo per calciare o servire un compagno, si salva il Parma. Prosegue il momento favorevole del Toro, che schiaccia il Parma nella propria metà campo. Altra palla gol di  Adams che, perde nuovamente il duello contro il portiere giapponese, duello che rende i due, protagonisti del primo tempo. Alla ripresa gli ospiti si fanno vedere in zona gol con Bonny, appena subentrato. Il francese recupera palla a centrocampo sfondando centralmente e arrivando al limite dell’area, poi calcia forte trovando la risposta di Milinkovic-Savic che smanaccia in calcio d’angolo. Con l’ingresso in campo di Bonny i ducali diventano più pericolosi in zona gol, spaventando la difesa granata al 64′: Mihaila chiude il triangolo con Bonny e conclude da fuori area scheggiando il palo. Sul finale Linetty riceve al limite da Adams, calcia verso la porta e Suzuki si invola salvando nuovamente il risultato. Risultato che sta stretto al Torino per le numerose occasioni sprecate nel primo tempo, e l’ultima palla gol salvata dall’estremo difensore avversario. I granata salgono a 21 punti, mentre il Parma aggancia il Verona a 19 lunghezze.

 

Roma – Lazio (A cura di Tommaso Patti)

Il Derby della capitale si tinge di giallorosso. Pellegrini e Saelemaekers regalano i tre punti alla Roma.

 

Atalanta – Juventus (A cura di Dennis Rusignuolo)

La pareggite bianconera continua anche a Bergamo. Una buona Juve viene riacciuffata dalla capocciata di Retegui. Appunti da San siro: Motta riconferma McKennie e Koopmeiners come coppia in avanti, definirla inedita è un eufemismo. L’Atalanta approccia in maniera rabbiosa la gara e pressa ogni riferimento bianconero. Koopmeiners, fischiato e non poco dal Gewiss, è uno degli esempi dell’intensità del pressing bergamasco, infatti sono tanti gli errori dell’olandese in fase di impostazione. Il possesso è stabile tra i piedi dei giocatori dell’Atalanta, con la Juve che tenta di scardinare il blocco nerazzurro con combinazioni rapide e veloci al limite dell’area. La riaggressione voluta da Thiago Motta comincia a dare i suoi frutti intorno al quarto d’ora, quando la Juve alza il baricentro e il pressing. Al 21’ Koopmeiners vince un rimpallo e calcia in diagonale, palla fuori che certifica la prima grande occasione della gara, bloccata ed equilibrata fino a quel momento. Lookman prova a rispondere tre minuti dopo, con una conclusione forte ma centrale su cui Di Gregorio, ben piazzato, non si scompone e risponde. Al 33’ Mckennie impegna Carnesecchi con un destro a giro sul primo palo, attento l’estremo difensore atalantino. Il finale della prima frazione è interamente a tinte bianconere, con la squadra di Motta che si affaccia più volte dalle parti di Carnesecchi. Al 43’ conclusione di Nico Gonzalez dal limite dell’area, palla che termina di poco a lato. Nel recupero Yildiz cerca Koopmeiners in mezzo, la palla rimbalza nell’area senza deviazioni, e il colpo di reni di Carnesecchi nega il vantaggio e chiude il primo tempo sullo 0-0. Pronti, via e subito Yildiz si rende pericoloso, con una conclusione mancina che sembra la replica del gol del vantaggio realizzato nel derby, la deviazione di Kolasinac smorza la potenza del tiro, che termina in corner. È il primo impulso della ripresa, che la Juve cerca di azzannare subito. Due minuti dopo la partita si accende definitivamente: prima il palo colpito da Kalulu di testa, su cui Carnesecchi è miracoloso nel risputare il pallone fuori dalla linea, poi la mischia nell’area piccola su cui la difesa atalantina riesce a liberare verso Pasalic, il croato guida la ripartenza fino al limite dell’area e sfiora il vantaggio con un destro a giro che sfiora l’incrocio dei pali. Serviva un incipit per sciogliere le due squadre, e in contropiede la Juve trova il vantaggio: McKennie controlla benissimo un pallone lanciato da Locatelli, Kalulu segue l’azione e arriva dentro l’area, dove è freddissimo nel battere Carnesecchi con la punta. Gasperini non perde tempo e inserisce Samardzic al posto di Pasalic. La scossa dalla panchina arriva subito e Di Gregorio deve smanacciare sul mancino di Ederson. All’ora di gioco Lookman calcia di prima intenzione verso la porta, dove arriva la zampata salvifica di Koopmeiners sulla linea, a negare il potenziale pareggio al nigeriano. Ederson è il pericolo principale della difesa bianconera con le sue conclusioni da fuori, come quella al 64’ dove calcia forte ma la palla non scende abbastanza. L’inerzia della gara comincia a pendere dalla parte della Dea e Gasp sfodera l’artiglieria pesante: dentro Retegui e Bellanova al posto di Zappacosta e De Ketelaere. La Juve congela il possesso e cerca di frenare l’entusiasmo e la spinta dell’Atalanta, ricorrendo anche ai cambi di Thiago Motta, che richiama Thuram e cerca continuità da Douglas Luiz, autore di una prestazione brillante nel derby contro il Toro. Il pareggio dell’Atalanta arriva al minuto 77: lancio di De Roon verso il secondo palo, Bellanova anticipa Cambiaso in terzo tempo e Retegui insacca di testa, con una torsione da centravanti puro. Torna al gol il centravanti numero 32, interrompendo un digiuno che durava dal 26 dicembre. La Juve cerca di non farsi schiacciare e sfiora subito il nuovo vantaggio, con Locatelli che gira di testa un cross di Cambiaso, ancora una volta Carnesecchi non si fa sorprendere e chiude la porta. Pochi minuti dopo Zaniolo sguscia via a Kalulu, rientra sul mancino e calcia sul primo palo, attento Di Gregorio con i piedi. Nel finale la Juve sfiora il vantaggio in ripartenza, con McKennie che trova un corridoio magico dove servire Yildiz, ma il turco non inquadra lo specchio della porta con il mancino. È l’ultima scintilla di un match divertente, che vede ancora una volta la Juve andare in vantaggio e recuperata nella ripresa. Prestazione lucida dei bianconeri, nonostante le assenze in attacco -che ormai sono un vero e proprio fattore- la squadra di Motta è riuscita a non subire la furia agonistica dell’Atalanta. Gasperini riesce a riacciuffare il pari grazie alla panchina, con Retegui che torna subito a infiammare il Gewiss e ribadire la sua centralità nell’attacco bergamasco. Un periodo di forma poco ottimale per la Dea che adesso necessita di una prova di forza assoluta nello scontro al vertice contro il Napoli. La Juve d’altro canto deve blindare e allungare sulle inseguitrici, e Juventus-Milan della prossima gara diventa cruciale per la classifica della Vecchia Signora.

 

Milan – Como (A cura di Tommaso Patti)

Il Milan vince il recupero della diciannovesima giornata, al Sinigaglia la ribalta l’asse Theo-Leao
Dopo il pareggio contro il Cagliari, il nuovo Milan di Conceição parte a rilento, dopo pochi minuti infatti, Strefezza impegna Maignan con un tiro da lunga distanza. D’altro canto il Milan, risponde al ventesimo minuto l’azione prolungata di Rafael Leão, che scarica il pallone a Reijnders ma, la conclusione dell’olandese, viene respinta due volte da Butez. La gara prosegue in modo equilibrato, con azioni da una parte dall’altra: al mancato goal di Cutrone, risponde l’ottima giocata di Jimenez seguita dalla rovesciata di Reijnders.
Qualche minuto dopo l’errore dei rossoneri, i comaschi passano in vantaggio grazie al neo acquisto Diao, che trova il suo primo gol con il Como grazie all’assist servito dall’altro neo acquisto di Gennaio, Maxence Caqueret.
Ferito dal goal del vantaggio dei padroni di casa, il Milan reagisce subito e trova il pareggio con Theo Hernández, il terzino francese trova la rete del pareggio dopo svariati tentativi di spazzare il pallone da parte della difesa della squadra di Fabregas, gol che vale il record come miglior difensore a livello realizzativo della storia del Milan, superando lo storico capitano Paolo Maldini. Conceição successivamente mette mano alla panchina e fa subentrare Abraham che, qualche minuto dopo, innesca Leão che trova la rete della rimonta superando Butez con un pallonetto. Il Como prova a ristabilire la parità a cinque minuti dalla fine, quando sul tiro-cross di Kempf, Cutrone prova ad anticipare tutti ma Maignan salva il Milan e il risultato con un ottimo intervento. Con questo successo, il Milan trova la prima vittoria in serie A dell’era Conceição.
Per il Como arriva l’ennesima sconfitta, che mantiene gli uomini di Fabregas incollati pericolosamente nella zona bassa della classifica.

 

Inter – Bologna ( A cura di Marco Rizzuto)

L’ultimo recupero della diciannovesima giornata si chiude con il pareggio scoppiettante tra Inter e Bologna. La gara sin dall’avvio mostra ritmi moderati, entrambe le formazioni costruiscono alla ricerca del gol che sbloccherebbe il risultato. Al quarto d’ora Santiago Castro riesce a deviare quanto basta la conclusione al volo di Moro, ingannando la difesa nerazzurra, Sommer compreso, la palla entra in rete siglando il sancendo il vantaggio rossoblù. Il gol subìto incendia l’animo degli uomini di Inzaghi che, ruggiscono ferocemente e pareggiando i conti dopo appena tre minuti: contropiede scaturito dalla velocità di Thuram, il francese raggiunge l’area di rigore lasciando la sfera per la conclusione potente di Dimarco, il pallone deviato da Skorupski finisce tra i piedi di Dumfries che spedisce in rete a porta sguarnita. Dopo l’1-1 i nerazzurri alzano i ritmi sfruttando il momento di sbandamento del Bologna, sfiorando il gol del raddoppio ancora una volta con Dumfries e successivamente con Dimarco. Dopo una decina di minuti in cui i rossoblù subiscono le incursioni dei padroni di casa, anche la squadra di Italiano ritorna in partita, andando vicino al gol dell’1-2 con il colpo di testa di Odgaard su calcio d’angolo, ma Sommer si oppone in tuffo sventando il pericolo. Il primo tempo, tutt’altro che monotono, regala emozioni da entrambi i fronti e, poco prima del fischio finale, l’Inter rimonta con la firma del suo capitano Lautaro Martinez, che insacca il traversone perfetto di Dimarco. La ripresa prosegue senza cambi e segue l’andazzo spedito del primo tempo, il Bologna non ha paura di farsi avanti e l’Inter cerca di ferire nelle ripartenze. Al 64′ il Bologna riacciuffa il pareggio mostrando carattere e determinazione: Orsolini da posizione defilata serve Holm che lascia partire un bolide che si insacca in rete dopo essere la deviazione di Bastoni. Nonostante si sia superata abbondantemente l’ora di gioco, i ritmi rimangono alti rendendo il match avvincente. Nel tramonto del match i nerazzurri cercano di imporsi per trovare la rete, necessaria a decidere le sorti del match, mentre il Bologna cerca di gestire il pallone per limitare i danni. La gara termina con un pareggio rocambolesco, tra rimonte e controrimonte che,

Classe 2001. Studente in Scienze della Comunicazione all'Università degli studi di Palermo. Aspirante telecronista/giornalista sportivo e grande appassionato di calcio e di musica

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Calcio

Mondiale per Club, il resoconto della prima giornata (Seconda parte)

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Dopo i primi quattro gironi, che sono già tornati in campo per la seconda giornata del torneo, ecco gli altri quattro gironi che hanno fatto il loro esordio negli scorsi giorni. Figurano tante big, oltre alle due italiane in azione, Juventus e Inter.

GIRONE E 

Inter, Monterrey, River Plate, Urawa Reds 

La prima gara del girone è quella tra il River Plate e i giapponesi dell’Urawa Reds. A Seattle le temperature sono più adatte per una grigliata di asado con gli amici piuttosto che una partita di calcio, ma nonostante il caldo torrido alle 12.00 (ore americane) al Lumen Field ci sono un buon numero di tifosi dei Millionarios, che assistono all’esordio vincente della squadra di Gallardo. Un successo che mette ulteriormente in mostra tutte le qualità del gioco del River Plate: gestione lucida del possesso, una buona dose di ‘garra’ e un Mastantuono pronto a prendersi la scena prima di passare al Real Madrid a fine mondiale. Il vantaggio parte proprio da una giocata del classe 2007, proseguita dal solito cross tagliente di Acuna, e da un inserimento brutale di Colidio in mezzo ai difensori. Nella ripresa il raddoppio porta la firma di Driussi, anche se gran parte del gol è regalato dal terrificante retropassaggio del difensore Hoibraten. Driussi si fa anche male nella ricaduta, nel frattempo l’Urawa accorcia le distanze dagli undici metri con Matsuo e comincia a pregustare il sapore della rimonta, subito interrotta dalla zuccata di Meza a dieci dalla fine. Un River che gioca bene e che usa…la testa, viste le tre zuccate che hanno regalato alla banda Gallardo i primi tre punti, e adesso il “set point” contro il Monterrey può regalare già il primo posto aritmetico al River Plate.

Foto: X Inter

Nell’altra gara del girone l’Inter fa il suo esordio contro il Monterrey. Dalla finale di Champions League di venti giorni fa l’Inter ha cambiato molto, ridimensionato dopo la batosta subita dal PSG. In panchina non siede più Simone Inzaghi, che è rimasto comunque nel giro del Mondiale per Club, ma Christian Chivu. Il tecnico romeno arriva da Parma e nel suo primo match cerca di non effettuare particolari rivoluzioni tecnico/tattiche. Si riparte dal 3-5-2 con Seba Esposito che affianca Lautaro Martinez. L’approccio della gara da parte dell’Inter non è prorompente come avevano abituati i nerazzurri in questi anni, ma la pressione e il fraseggio sono comunque apprezzabili. Si cerca di catturare qualsiasi strategia attuata da Chivu rispetto al precedente ciclo di Inzaghi, ma l’unica vera soluzione che si nota è la marcatura a zona nelle palle inattive, e la dimostrazione porta al vantaggio il Monterrey: la difesa dell’Inter cerca di ostruire il centro dell’area di rigore da potenziali attacchi, ma nessuno segue il taglio dell’eterno Sergio Ramos, lo spagnolo è micidiale sotto pressione, figuriamoci senza marcatura… incornata che sbatte sul terreno e beffa Sommer, non proprio impeccabile. L’Inter ci mette qualche minuto a pareggiare, e lo fa con uno schema su punizione che culmina con il tap-in vincente di Lautaro Martinez. Nel secondo tempo si vedono le cose interessanti, perché il Monterrey traccia un solco a metà campo e non lo oltrepassa quasi mai, ma soprattutto Chivu decide di inserire i nuovi arrivati Luis Henrique e Sucic, oltre a Thuram per Esposito. Il tecnico nerazzurro cambia modulo e alza il raggio d’azione di Mkhitaryan, anche se i messicani non soffrono particolarmente, merito di una gestione della linea difensiva da generale romano da parte di Sergio Ramos. Tra luci e ombre Chivu marchia il suo esordio con un pari, e adesso la gara contro l’Urawa diventa un passaggio decisivo per le sorti dell’Inter nel Mondiale per Club, in attesa di una crescita generale dell’ambiente nerazzurro, ancora troppo arrugginito dopo le fatiche di fine stagione.

  • Inter-Urawa Reds
  • River Plate-Monterrey 

GIRONE F

Borussia Dortmund, Fluminense, Mamelodi Sundowns, Ulsan HD 

Foto: X Fifa Club World Cup

Il calendario mette a confronto subito Borussia Dortmund e Fluminense, le due squadre favorite per il passaggio del turno. Il Fluminense si presenta con una squadra di figure pittoresche per molteplici motivi: spicca il giovanissimo portiere Fabio, 44 anni e 171 giorni, e il centrocampista Hercules, infaticabile mezzala, oltre all’ancora frizzante Thiago Silva. Il Borussia Dortmund si ricorda di scendere in campo solo a tratti, perché per il resto la partita è un dominio costante del Fluminense. I brasiliani attaccano la porta di Kobel da qualsiasi angolazione possibile, poi però devono fare i conti con il portiere svizzero, che francamente ha deciso che la partita debba finire in parità. Dell’attacco del Borussia non c’è alcuna traccia, e quando i gialloneri si affacciano in avanti, Fabio e Thiago Silva non hanno nemmeno bisogno di calare a referto qualche gemma gloriosa del loro passato, perché pericoli concreti non ne arrivano. Nella ripresa l’occasione più grossa capita nei piedi dei giocatori del Fluminense, ma Kobel risponde alla grande su un primo tiro di Everaldo, e alla grandissima sulla ribattuta di Nonato, che già stava per correre sotto la curva occupata dai tifosi brasiliani. Nel frattempo il Borussia accoglie un altro Bellingham in mezzo al campo, non più Jude ma il fratello minore Jobe, ma quasi nessuno se ne accorge perché il Dortmund non riesce nemmeno a costruire un’azione degna di nota. Termina 0-0, come aveva deciso Kobel, ma il Borussia Dortmund adesso deve accendersi per evitare brutte sorprese in corso d’opera. Altra grande prestazione per una sudamericana, con il Fluminense che ai punti meritava più di un gol e la vittoria finale, ma la dea bendata -e Kobel- riescono a mantenere il punteggio fermo sul pari. Altra menzione per Hercules, che non sembra nemmeno male in mezzo al campo, ma il suo nome lo precede, e onestamente è clamoroso.

L’altro match del girone è l’emblema del mistero e dell’incertezza che veleggia attorno ad alcune realtà del mondo calcistico. La gara tra Ulsan HD e Mamelodi Sundowns comincia in ritardo a causa della pioggia, e se già era difficile registrare un sold out per questa gara, le condizioni meteo decimano ulteriormente gli spettatori di questo match che può nascondere la magia di una finale dei mondiali, o la sonnolenza di uno spareggio di metà agosto in Lituania. I sudafricani (Mamelodi) giocano bene e sostanzialmente dominano, Rayners ne segnerebbe anche tre, ma due di questi vengono annullati dal VAR, con tanto di decisione spiegata a tutto lo stadio dall’arbitro, una delle tante novità sperimentate in questo torneo dalla FIFA -al momento ampiamente promossa. Finisce soltanto 1-0, anche perché il centrocampista dell’Ulsan Bojanic va a calciare due volte e tira fuori dal cilindro due tiri orribili, incredibilmente per motivi opposti: uno altissimo, uno molle e centrale. Occasionissima per il Mamelodi, che adesso può sognare in grande visto l’ottimo esordio, anche se adesso arrivano le “big”.

Seconda giornata:
  • Mamelodi-Borussia Dortmund 
  • Fluminense-Ulsan HD

GIRONE G 

Al-Ain, Juventus, Manchester City, Wydad Casablanca

A Philadelphia il Manchester City comincia il suo mondiale contro il Wydad Casablanca. Guardiola ha accolto tra le sue braccia altri due gioielli provenienti dal mercato, tali Reijnders e Cherki -non proprio sconosciuti- e non perde tempo a gettarli in campo, a costo di rinunciare ad Haaland e il pallone d’oro Rodri. Non c’è bisogno di spiegare le motivazioni su questa scelta, perché bastano i primi due minuti per capire che il Manchester City potrebbe dominare il palleggio anche con Liam e Noah Gallagher degli Oasis. Al secondo minuto Foden la schiaffa in porta, tornando ad assaporare la gioia del gol che gli mancava da quasi sei mesi. Il Wydad prova anche a spingersi in avanti, ma a parte una serie di giocate del fantasista Lorch -che va menzionato solo per la quantità innumerevole di sombreri e la quattro sulle spalle- non si registrano particolari pericoli per Ederson. Prima dell’intervallo i marocchini riescono a far passare Doku come un predatore d’area, lasciandolo completamente da solo in mezzo all’area al momento del corner di Foden. Di fatto, la partita termina nella prima frazione, e gli ingressi di Haaland e Rodri -insieme ad altre figure- non fanno altro che accentuare il dominio dei Citizens, che hanno talmente tanto la situazione sotto controllo che trovano il tempo per sborsare 20 mila euro di multa (la FIFA ha introdotto una penale per ogni sanzione, e l’espulsione corrisponde a circa 20 mila franchi svizzeri) per una tacchettata in faccia a un avversario da parte di Rico Lewis. 

Foto: X Juventus FC

La gara che chiude la prima giornata è l’esordio della Juventus di Igor Tudor. L’avversario dei bianconeri è l’Al-Ain, che presenta il 5-3-2 delle grandi occasioni, con un sempreverde Rui Patricio in porta. I bianconeri sono reduci dalla visita alla Casa Bianca, dove sono stati costretti ad ascoltare Trump mentre parlava ai giornalisti della guerra e del calcio femminile, in uno dei momenti più surreali della storia recente del calcio, ma in campo mettono subito le cose in chiaro, come fa l’America quando subentra nei grandi conflitti: all’intervallo il risultato è sul 4-0 per la squadra di Tudor, con la doppietta di Kolo Muani, il gol di Conceição e la gemma di Yildiz (che ancora una volta segna all’esordio in qualche torneo), nel secondo tempo arriverà anche il quinto gol di Chico Conceição. Se nel corso della stagione i giocatori della Juve sembravano spaventati anche da un fiammifero, a Washington i ragazzi di Tudor sembrano una banda di potenziali piromani: vanno a duemila, recuperano il pallone velocemente, si cercano e si trovano anche a occhi chiusi. In attesa dei recuperi di alcune pedine fondamentali (contro l’Al-Ain hanno riassaporato il campo Gatti e Koopmeiners), Tudor spinge sul blocco visto nel rush finale, con un Kelly in netto miglioramento con l’approccio al ruolo, e Alberto Costa in versione treno merci. Il portoghese è un’iradiddio sulla fascia destra e confeziona anche due assist, mentre l’enigma principale riguarda Conceição e Kolo Muani, entrambi in prestito ma sempre più incisivi nell’ecosistema bianconero. Sorrisi e sacrificio, il primo posto in classifica e la voglia di spingersi oltre. La Juventus di Tudor parte alla grande in America, e già nel prossimo turno può ipotecare il passaggio del turno.

Seconda giornata:

  • Juventus-Wydad Casablanca
  • Manchester City-Al Ain

GIRONE H 

Al-Hilal, Pachuca, Real Madrid, Salisburgo

Esordio a tutto tondo per Real e Al-Hilal, che accolgono nelle loro rispettive panchine Xabi Alonso e Simone Inzaghi. Ne viene fuori un match spettacolare, soprattutto per merito del coraggio e del dinamismo del club saudita. Senza Mbappé, Xabi Alonso sceglie il giovane Gonzalo Garcia, mentre dietro giocano subito i nuovi arrivati, Huijsen e Alexander-Arnold. Inzaghi ci ha messo poco a dare un’impronta decisa all’Al-Hilal, e la mezz’ora iniziale è quasi un monologo dei sauditi, più vivi e spigliati rispetto a un Madrid alla ricerca di geometrie. A Renan Lodi viene anche annullato un gol per fuorigioco, Inzaghi comincia a dispensare urla a qualsiasi oggetto vestito di blu, e nel frattempo il Real Madrid rispolvera la ripartenza all’italiana, finalizzata da Gonzalo Garcia su assist di Rodrygo. L’Al-Hilal ci mette poco a pareggiare la gara, grazie al calcio di rigore realizzato da Ruben Neves. Xabi Alonso non stravolge i suoi Blancos rispetto a quanto visto lo scorso anno, e sceglie la via della continuità anche nelle sostituzioni, con Tchouameni che continua il suo viaggio da nomade nella parte arretrata del campo mentre Asencio lascia il posto a Guler. Il turco da quella marcia in più al Madrid, e nel frattempo il ritmo dei sauditi è calato notevolmente, prevedibile considerando il dispendio enorme di energie del primo tempo e il caldo asfissiante di Miami. Nel finale il VAR assegna un rigore al Real Madrid per una manata di Al-Qahtani su Fran Garcia. Dal dischetto Valverde incrocia il destro ma Bonou azzecca l’angolo e mette il sigillo finale al pareggio. Due cantieri ancora in fase di avvio, ma arrivano già i primi segnali da una parte e dall’altra. Se Inzaghi può ritenersi soddisfatto per qualità e ritmo messo in campo, Xabi Alonso attende il ritorno di Mbappé per cercare di nascondere le difficoltà evidenziate in questo primo match, fotocopie dell’ultima stagione blanca. 

Foto: fifa.com

Altrettanto divertente è la gara tra Pachuca Red Bull Salisburgo. A Cincinnati trionfano gli austriaci dopo un match durato quattro ore (sospeso per un’ora e quaranta per l’acquazzone che ha colpito la città durante il secondo tempo). Gara divertente e frizzante fin dai primi minuti, con i messicani che rispolverano un centravanti d’area di rigore come Salomon Rondon, stranamente poco freddo e lucido contro l’estremo difensore del Salisburgo, l’impronunciabile Zawieschitzky. A ridosso dell’intervallo gli austriaci trovano il vantaggio grazie alla perla di Oscar Gloukh, l’israeliano lascia a terra Pedraza e batte Moreno con un destro a giro di pregevole fattura. Nella ripresa la gara si interrompe per quasi due ore per il temporale, poi riparte e i fulmini lasciano spazio ai fuochi d’artificio. Il Pachuca trova il pareggio grazie a una punizione di Gonzalez, su cui barriera e portiere non fanno una bella figura; Rondon continua la sua ricerca spasmodica del gol ma non riesce a segnare. Chi riesce a gonfiare la rete è l’altro centravanti, il neo-entrato Onisiwo, che sale in cielo e riesce a indirizzare e colpire forte il pallone, per un vantaggio che spedisce il Salisburgo in vetta alla classifica. In attesa della gara contro l’Al-Hilal gli austriaci provano a inserirsi di soppiatto in alto alla classifica.

Seconda giornata:

  • Salisburgo-Al-Hilal 
  • Real Madrid-Pachuca
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Calcio

Mondiale per Club, il resoconto della prima giornata (Prima parte)

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Polemico, esagerato e curioso, proprio come sa essere l’America. Il nuovo Mondiale per Club voluto dalla FIFA rispecchia i canoni degli Stati Uniti, che si preparano al mondiale tra nazionali (in programma il prossimo anno) con una parata di stelle e altri elementi celesti più misteriosi, ma intensi e curiosi. Tante le novità in esperimento, numerosi argomenti di valutazione, ma nel frattempo la prima giornata è terminata nella notte, e tra poco il mondiale riparte con la seconda giornata. Allora ecco la prima parte dell’analisi delle prime gare del Mondiale per Club, girone per girone.

GIRONE A 

Al-Ahly, Inter Miami, Porto, Palmeiras 

Uno dei raggruppamenti più intriganti dell’intero mondiale, non tanto per la quantità elevata di “big” al suo interno, ma per l’alone di mistero e curiosità che circola attorno a Messi e avversari. Dopo le prime due partite la classifica è rimasta la stessa dello scorso venerdì, quando ancora il torneo non era cominciato. L’ordine rimane quello alfabetico, la differenza reti pari ai gol realizzati dalle quattro squadre, ossia zero, ma le due gare sono state tutt’altro che noiose.

Foto: fifa.com

La gara tra AlAhly e l‘Inter Miami apre il mondiale. Nel primo tempo gli egiziani dominano in lungo e in largo, come non si vedeva probabilmente da Cleopatra e family. La retorica storica però non è casuale, perché nell’assedio costante dell’Al-Ahly verso la porta avversaria emerge un altro reperto di notevole importanza nella gara: il portiere dell’Inter Miami, tale Oscar Ustari, 38 anni compiuti. Il portiere argentino è il protagonista della prima frazione perché mette a referto una serie di parate sensazionali, e mette la ciliegina al minuto 43 quando ipnotizza Trezeguet dal dischetto. Nel secondo tempo l’Inter Miami prova a giocare con maggior qualità, e la modalità è quella nota a tutti: palla a Messi e poi si vede. Al minuto 63 tutto lo stadio trattiene il fiato per la punizione di Messi, l’argentino cerca la soluzione a effetto e spedisce la palla in rete. Peccato che la palla non giri abbastanza e si vada a incastrare nella parte esterna della porta, regalando soltanto l’illusione ottica di un grande gol. Nel finale emerge anche l’altro estremo difensore, l’egiziano El-Sheenawy, anche lui ben navigato grazie alle sue 36 primavere. Le sue parate chiudono la porta, e dove non arriva El-Sheenawy ci pensano i legni, come quello colpito all’ultimo istante da un tiro-cross di Messi. Finisce 0-0.

Nell’altra gara del girone Porto e Palmeiras giocano talmente a viso aperto che si devono arrendere a uno 0-0 che suona come un oltraggio al calcio, per la mole di occasioni avute da entrambe le squadre. Due gemme per parte, Estêvão per i brasiliani e Rodrigo Mora per i portoghesi, ma le due squadre presentano un parco giocatori talmente completo da poter andare in guerra e a una sfilata a Hollywood allo stesso tempo. Tante, tantissime, troppe, occasioni e in questo teatro emergono artisti incompresi, o magari talmente sconosciuti a sé stessi da essere perfetti per dominare la scena. È il caso del portiere del Porto, Claudio Ramos, provvidenziale con una serie di parate tanto efficaci quanto qualitativamente orrende. Il Palmeiras ai punti meriterebbe almeno un gol, ma il palo e le parate sconsiderate di un Ramos in giornata di grazia non cambiano il risultato. Anche l’altra gara finisce 0-0.

Seconda giornata:

  • Palmeiras-Al-Ahly
  • Inter Miami-Porto 

GIRONE B 

Atletico Madrid, Botafogo, PSG, Seattle Sounders

Dopo aver schiantato l’Inter in finale di Champions League, il Paris Saint-Germain arriva al Mondiale per Club con i favori del pronostico. L’armata di Luis Enrique fa il suo esordio a Pasadena contro l’Atletico Madrid, al cospetto di un caldo torrido e ottantamila persone, a cui vanno aggiungi i sedici giocatori impiegati da Simeone nel corso della gara. Si prospettava come il match di cartello di questa prima giornata, e invece termina con un PSG che passeggia e domina per 4-0. Al momento i parigini viaggiano a una cilindrata nettamente superiore rispetto alla concorrenza, e anche senza due pilastri offensivi fondamentali, come Dembelé e Barcola, ci pensano gli altri diamanti che Parigi sta conservando, Fabian Ruiz e soprattutto Vitinha. Il centrocampista portoghese continua il suo mostruoso dominio del gioco e adesso si comincia a comprendere al meglio la sua leadership. Le altre due firme sono di Kang-In Lee e Mayulu, che in questo ultimo mese sta cercando di rinominare la celebre zona Cesarini. Per la banda del Cholo si mette subito in salita, anche se la qualificazione non sembra in discussione.

Foto: fifa.com

Nell’altro match i meno quotati Botafogo e Seattle Sounders regalano comunque un match intenso e spettacolare, vinto dai brasiliani grazie a due sigilli nel primo tempo. Il Botafogo va in vantaggio grazie a un colpo di testa dell’altissimo Jair Cunha (1.98m), poi raddoppia con un’altra incornata, questa volta del centravanti Igor Jesus. Nel secondo tempo gli statunitensi accorciano le distanze con Roldan, e nel rush finale sfiorano più volte il pareggio, ma il Botafogo decide di affidarsi a due, non troppo vecchie, meteore della nostra Serie A come Arthur Cabral e Joaquin Correa. Il risultato non cambia, anche se il Tucu sfiora subito il primo gol con la maglia del Fogão, stoppato da un grande intervento del portiere Frei. Successo che può rilanciare il Botafogo, che può approfittare della pesante sconfitta dell’Atletico Madrid, a patto che non si arrendano anche loro a un’imbarcata dai parigini, che negli ultimi tempi sembra l’unica soluzione percorribile.

Seconda giornata:

  • Paris Saint-Germain-Botafogo
  • Seattle Sounders-Atletico Madrid

GIRONE C 

Auckland City, Bayern Monaco, Benfica, Boca Juniors

Sulla carta sarebbe il girone più equilibrato del Mondiale, ma dopo la gara del Bayern Monaco ovviamente questa analisi va rivisitata. Contro i dilettanti dell’Auckland City i bavaresi non vanno per il sottile, confermando la freddezza e il cinismo che distingue il tedesco medio: termina 10-0, sei a zero all’intervallo. Troppa la differenza tra le due squadre per buttare giù una qualsiasi cronaca, anche se le storie extra-calcistiche dei dilettanti di Auckland sono manna dal cielo per le pagine romantiche di calcio. Il campo però non lascia spazio a interpretazioni: neozelandesi con un 5-5-0 non troppo compatto, i bavaresi lasciano Neuer in mezzo al campo a riscaldarsi seduto sul prato di Cincinnati e nel frattempo disintegrano la porta di Tracey, che nella vita fa il magazziniere. Qualificazione praticamente ipotecata, anche se adesso comincia a tutti gli effetti il mondiale di Kompany e…company;

Foto: fifa.com

L’equilibrio del gruppo C è rappresentato da Boca Juniors e Benfica, che scendono in campo all’Hard Rock Stadium di Miami. Senza troppi indugi è una delle partite più belle del primo turno di match. Ruvido, qualitativamente entusiasmante e ricco di calcio e calci, come impone la tradizione. Il Benfica sembra essere favorito dopo i primi minuti, ma gli argentini in dieci minuti mettono in scena tutto il loro calcio: vantaggio di Merentiel su assist di Blanco, che si concede il lusso di un tunnel prima del pallone per l’attaccante argentino, e raddoppio su palla inattiva con la testata vincente di Battaglia. Prima dell’intervallo il Boca completa il proprio manifesto sudamericano, quando a ridosso dell’intervallo il Benfica conquista un rigore per un calcio di Palacios su Otamendi. L’arbitro va al VAR e Ander Herrera -uscito anzitempo per infortunio- decide di farsi espellere per proteste. Di Maria accorcia le distanze dal dischetto e al rientro dagli spogliatoi Bruno Lage alza i toni dell’attacco con Belotti. L’ingresso del “Gallo” è agonisticamente impattante, forse troppo, perché al minuto 72 Belotti viene espulso per un calcio alla nuca di un avversario. La partita è tesa come una corda di violino, lo spettacolo ha lasciato spazio a un’intensità che sembra più da finale dei mondiali, che da fase a gironi, e parlando di mondiali non può che emergere un argentino, anche se veste la maglia del Benfica. Otamendi si stacca sul primo palo, impatta violentemente la sfera e pareggia la partita. Prima del triplice fischio c’è ancora tempo per un ultimo assaggio di calcio selvaggio, offerto da Figal: pestone da ergastolo sullo stinco di Florentino e cartellino rosso diretto. Finisce in parità, e il cammino di Boca e Benfica passerà dalla gara contro Auckland, in cui servono tanti gol per la differenza reti.

Seconda giornata:

  • Bayern Monaco-Boca Juniors
  • Benfica-Auckland City

GIRONE D

Chelsea, Esperance Tunis, Flamengo, Los Angeles FC

Il gruppo D diventa subito di dominio di Chelsea e Flamengo, come da pronostico. I londinesi cominciano la propria competizione contro il Los Angeles Fc di Giroud (inizialmente in panchina) e Lloris, e vincono con qualche difficoltà grazie a un gol per tempo. Forti del successo in Conference League, Maresca schiera la miglior formazione per evitare di incappare in qualche inconveniente in stile Italia a USA94′. La gara comincia con un colpo d’occhio agghiacciante, con le tribune dello stadio di Atlanta semi-vuote. Per fortuna gli spalti si riempiono leggermente nel corso della gara, e il Chelsea ingrana anch’esso alla distanza, per poi vincere senza evidenti fatiche. Il vantaggio è siglato da un ottimo Pedro Neto, frizzante nella fascia destra fin dall’inizio, incontenibile per il lussemburghese Chanot. Nel secondo tempo fanno il loro esordio in maglia Blues i due nuovi acquisti, Essugo e Delap, mentre sponda L.A. entra Giroud. L’ingresso del francese alza notevolmente il peso dell’attacco statunitense, e la difesa del Chelsea comincia a concedere qualche occasione, poi però viene fuori nuovamente il livello tecnico della banda Maresca, che chiude i discorsi a dieci dal termine. Delap pennella un ottimo cross in mezzo, Enzo Fernandez si avventa sulla sfera e mette il sigillo finale. Non un esordio da sogno per il Chelsea, che riesce comunque a conquistare i tre punti che gli servivano. La qualificazione è un duello con il Flamengo, prossimo avversario dei Blues. Occhio però a considerare fuori dai giochi il Los Angeles FC.

Foto: fifa.com

Nell’altro match il Flamengo fa il suo esordio in grande stile contro l’Esperance Tunisi. La differenza tecnica tra le due squadre è evidente, ma i brasiliani giocano un gran match sotto ogni punto di vista. Sigla il vantaggio uno dei simboli del Fla, il fantasista uruguaiano De Arrascaeta. L’ex Fiorentina Pedro ha l’occasione per raddoppiare, ma decide che per il momento non è il caso di segnare. La formazione del Flamengo è un’ode alla nostalgia calcistica, data la vasta presenza di ex Serie A come Pulgar, Gerson, Pedro e il nuovo arrivato Jorginho. Nel secondo tempo è proprio Jorginho a mettersi in mostra, grazie a un filtrante no-look verso Luiz Araujo, che aggiunge il suo tocco di classe con un mancino a giro che si insacca alle spalle del portiere Ben Said. Nell’Esperance Tunisi, a parte un’ottima presenza di tifosi nelle tribune, da segnalare una delle figure più pittoresche di questo mondiale, l’attaccante Rodrigo Rodrigues.

Seconda giornata:

  • Flamengo-Chelsea
  • Los Angeles FC-Esperance Tunisi 
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Calcio

Spalletti saluta con una vittoria, ma l’Italia non gira. 2-0 a Reggio Emilia tra mugugni e difficoltà

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L’Italia vince in casa contro la Moldova e cerca di recuperare il gap con la Norvegia. La pesante sconfitta di Oslo lascia i propri strascichi, con Luciano Spalletti che lascia la panchina della nazionale con una vittoria troppo stretta e ostica, sigillata dai due gol di Raspadori e Dimarco.

Le scelte per l’ultima di Spalletti

Dopo la figuraccia di Oslo, Luciano Spalletti è stato sollevato dall’incarico di commissario tecnico. Ha del surreale l’annuncio di tale notizia, comunicata proprio dallo stesso Spalletti in conferenza stampa, seguita dall’annuncio della sua presenza in panchina per questa gara. Per la sua ultima panchina in Azzurro, Spalletti non stravolge la formazione, ma si limita a qualche cambio. Tornano Cambiaso e Dimarco negli esterni, mentre in difesa fa il suo esordio assoluto il capitano della Fiorentina, Luca Ranieri.

ITALIA: Donnarumma, Di Lorenzo, Bastoni, Ranieri, Cambiaso, Frattesi, Ricci, Tonali, Dimarco, Raspadori, Retegui. 

Il Mapei Stadium cerca di mascherare questa cornice surreale, e fin dai primi minuti il tifo azzurro è attivo e caloroso. L’Italia cerca di rispondere con una maggiore incisività nel possesso e nel palleggio, anche se tutta la Moldova si muove seguendo un blocco compatto e unito. Al decimo minuto gli ospiti trovano addirittura il vantaggio, ancora una volta l’Italia è troppo leggera nel ripiegamento, le marcature sono leggere, a tal punto che il numero 9 Nicolaescu trova di testa il vantaggio. Il Mapei rimane in assoluto silenzio, ma a rianimare il pubblico ci pensa -per nostra fortuna- il VAR, che annulla la rete per un fuorigioco quasi millimetrico dell’attaccante moldavo. Il primo ruggito verso la porta è un tiraccio di Tonali, il centrocampista del Newcastle cerca il palo lontano, ma trova la parte centrale della Tribuna Sud. Pochi minuti più tardi gli Azzurri sfiorano il vantaggio su calcio piazzato: Retegui viene randellato al suolo da un difensore moldavo, Raspadori disegna un ottimo cross al centro, ed è anche pregevole la girata di testa di Ranieri, sfortunato nell’esito perché il pallone impatta sulla traversa. Vicino al gol all’esordio il capitano della Fiorentina, che continua a confermarsi pericoloso nel gioco aereo. La linea di pressione degli azzurri è alta, ma continua a mancare la giocata tra le linee. Non è una pressione incisiva e precisa, e la Moldova quando riparte fa sempre paura, non tanto per la qualità dei singoli ma per le voragini che la difesa dell’Italia concede. A ridosso della mezz’ora i moldavi protestano per un fallo in area di rigore di Dimarco, ma l’arbitro giudica regolare il recupero, rischiosissimo, dell’esterno dell’Inter. Al 31′ Retegui si trova per la prima volta dentro l’area senza un moldavo attaccato, il centravanti dell’Atalanta riceve un pallone sporcato da Frattesi e cerca la soluzione mancina di prima intenzione, il portiere Avram si tuffa in anticipo e respinge senza troppi problemi. Il ritmo degli Azzurri comincia a crescere, e le occasioni cominciano ad arrivare con più regolarità. Al 36′ Dimarco si getta in area ma il suo diagonale non trova la porta di Avram. Da sinistra si comincia a sfilacciare la difesa moldava, e su quel versante Dimarco arriva al cross sul primo palo, Retegui va in anticipo ma ci va di stinco, palla fuori di poco. Il muro moldavo crolla al minuto 40: Ranieri chiede, e ottiene, il triangolo da Dimarco, mette in mezzo un buon cross respinto di testa da Ionita, in anticipo su Tonali, e sulla respinta Raspadori calcia di prima intenzione, destro potente e preciso sul primo palo, Avram non accenna nemmeno l’intervento e siamo avanti. Il vantaggio rischia di durare meno di un minuto, perché la Moldova arriva al tiro da fuori con Reabcuk, Donnarumma interviene con i pugni ma il primo ad avventarsi è Ionita, vecchia conoscenza della Serie A, il capitano moldavo calcia con il mancino e la palla sibila con il palo e termina fuori. Tanti, troppi, errori dell’Italia in un primo tempo che lascia più ombre che luci, nonostante il vantaggio all’intervallo.

Nella ripresa Spalletti muove subito la panchina: escono Dimarco e Ricci, dentro Orsolini e Barella. L’esterno del Bologna si piazza sulla destra, ed è subito decisivo nell’azione che porta al raddoppio. Al 50′ Orsolini salta il diretto avversario, arriva sul fondo e mette un buon cross rasoterra con il destro, Frattesi mastica la conclusione ma a convertire in rete ci pensa il destro di Cambiaso, tiro centrale su cui Avram non fa una bella figura. È un’altra Italia quella scesa in campo nella ripresa, più pimpante e concentrata rispetto al primo tempo, ricco di errori e rischi. Il gap da colmare con i norvegesi è alto, e segnare quante più reti possibili diventa l’obiettivo prioritario, a tal punto che gli Azzurri sono sbilanciati in avanti, e per fortuna i moldavi non sono pericolosi come nel primo tempo. All’ora di gioco ci prova ancora una volta Tonali, questa volta il suo destro è potente ma centrale, Avram risponde con i pugni. Ai tre cambi della Moldova, Spalletti risponde con la staffetta tra Retegui e Lucca. Per l’ultima volta Spalletti decide di non schierare il doppio centravanti, fondamentale che in alcuni momenti del ciclo azzurro, che si conclude oggi, forse sarebbe stato utile. L’ingresso dell’attaccante dell’Udinese regala centimetri importanti per l’attacco, anche se la scheggia impazzita rimane sulla destra Orsolini, l’unico che concretamente si concede il dribbling e la giocata imprevedibile. Anche gli ultimi due cambi di Spalletti non lasciano trasparire una voglia concreta di attaccare a testa bassa, perché entrano Daniel Maldini e Coppola al posto di Raspadori e Ranieri (uscito malconcio dopo un duro scontro con un giocatore moldavo), ma la musica non cambia: encefalogramma quasi piatto e tanti errori banali in impostazione. All’87’ ci prova Orsolini, favorito da una buona triangolazione degli altri due nuovi entrati, Lucca e Maldini, il tiro dell’esterno del Bologna è sul primo palo e Avram non ha problemi a respingere con i pugni. Nel finale la Moldova attacca a testa bassa, e l’Italia cerca in tutti i modi di subire un gol che gli avversari meritano ampiamente. Donnarumma rischia l’harakiri ma rimedia, e la partita si conclude con i moldavi in assedio della nostra area di rigore, un’immagine emblematica del ciclo di Spalletti che termina dopo sei minuti di recupero.

Alla vigilia Spalletti ha detto di voler salutare con una prestazione di livello, e con una vittoria. La vittoria è arrivata, ma si può essere tutto tranne che soddisfatti di quanto visto a Reggio Emilia. Lenti, macchinosi e ancora una volta terribilmente sbilanciati e  sconnessi tra i reparti. La decina di tiri effettuati dalla Moldova fanno riflettere parecchio e per colui che arriverà sulla panchina azzurra (il favorito è Claudio Ranieri) adesso bisognerà ricostruire il muro difensivo che tanto ci ha contraddistinto nella nostra storia. L’attacco necessita di maggiore presenza, perché anche oggi Retegui è stato ingabbiato dai difensori avversari, e chissà che adesso si riparta dal doppio centravanti, che Spalletti ha scelto apertamente di non utilizzare. Si conclude con una vittoria l’esperienza di Luciano Spalletti sulla panchina dell’Italia, che ha sbagliato tanto nel corso della sua esperienza da c.t, ma adesso il calcio italiano attende il suo successore per cercare di colmare il gap con la Norvegia ed evitare lo spauracchio dello spareggio per andare al mondiale. Appuntamento al 5 settembre in casa contro l’Estonia.

Ci sarà un nuovo allenatore, e si spera ci sia una nuova Italia…

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