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Il Real Madrid conquista la quindicesima Champions, il Borussia Dortmund si arrende ai campioni

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Foto: X Real Madrid

Il Real Madrid dimostra di essere la squadra prescelta della Champions League. La quindicesima coppa arriva grazie alle reti di Carvajal al 73′ e di Vinicius poco più tardi. Nonostante l’ottima prestazione del Borussia Dortmund, i tedeschi devono arrendersi dinnanzi alla magia del Real in questa competizione.

A causa di diverse invasioni di campo nei minuti iniziali, a Wembley, il match inizia veramente con qualche minuto di ritardo. Dopo un primo quarto d’ora abbastanza equilibrato, il primo brivido per i blancos arriva al 21′ per mano di Adeyemi, il tedesco viene lanciato contro Courtois alla perfezione dal filtrante illuminante di Hummels e dopo aver saltato il portiere, viene murato da Carvajal. Il Dortmund suona la carica, dopo qualche minuto sfiora il vantaggio con l’allungo di Füllkrug che si infrange sul palo. Il secondo quarto d’ora vede i tedeschi dominare il gioco con un Real Madrid molto disorganizzato. Dopo uno scontro tra Kobel e Vinicius, che costa il giallo al brasiliano, si accendono gli animi della finale. Il Real prova ad accendersi negli ultimi minuti del primo tempo, ma le avanzate degli spagnoli devono fare i conti con un impeccabile Mats Hummels. L’arbitro fischia la fine della prima frazione di questa splendida finale dal risultato impronosticabile.

La ripresa regala fin da subito altro spettacolo, al 48′ la punizione millimetrica di Kross viene sventata in corner dal volo di Kobel. Al 56′ i blancos sfiorano il vantaggio con Carvajal, lo spagnolo ha cercato il gol in acrobazia sul traversone morbido di Vinicius, ma l’intervento di Maatsen chiude lo specchio anticipando anche l’estremo difensore. Il Bvb non si spaventa e risponde velocemente con Füllkrug che in tuffo incorna la sfera impegnando Courtuois. A venti minuti dal termine, il risultato rimane inchiodato sullo 0-0 ma il livello dello spettacolo non accenna a calare. Al 73′ il Real Madrid passa in vantaggio con il colpo di testa di Carvajal, che trova una traiettoria imprendibile per Kobel. Per i gialloneri la strada si fa in salita, a dieci dalla fine Terzic tenta il tutto per tutto, inserendo Malen e Haller dopo aver inserito Reus in precedenza. Dopo il vantaggio, i tedeschi perdono la lucidità avuta per tutta la partita. L’errore clamoroso di Maatsen regala agli spagnoli la palla del raddoppio firmato Vinicius, che spegne le speranze del Dortmund. All’87Füllkrug prova a riaccendere le speranze ma la bandierina del guardalinee spegne l’entusiasmo del tedesco.

Il match termina vedendo nuovamente il Real Madrid campione d’Europa, per la quindicesima volta nella storia. Carlo Ancelotti si conferma l’imperatore della Champions conquistando la sua quinta coppa in questa competizione.

 

Classe 2001. Studente in Scienze della Comunicazione all'Università degli studi di Palermo. Aspirante telecronista/giornalista sportivo e grande appassionato di calcio.

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Raya dice di no a Retegui: Termina 0-0 tra Atalanta e Arsenal

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Dopo i pareggi bianchi di Bologna e Inter, la settimana italiana di Champions League si chiude al Gewiss Stadium dove, Atalanta e Arsenal concludono la loro sfida con un pareggio a reti inviolate. Nonostante le aspettative di un match avvincente, le due squadre non sono riuscite a trovare la via del gol rendendo unicamente memorabile il penalty di Mateo Retegui, a cui ha risposto due volte Raya, rivelandosi l’eroe della serata.

L’approccio alla gara molto veloce e dinamico dei Gunners mette sin da subito in difficoltà la retroguardia atalantina, che tiene botta e prova a gestire il possesso del pallone. Al 14′ la punizione rasoterra di Saka viene sventata da un autentico miracolo di Carnesecchi. I ragazzi di Gasperini fanno fatica ad aggredire il match, perdendo numerosi palloni semplici e concedendo campo agli avversari. Alla mezz’ora un’azione prolungata dei bergamaschi si spegne con la conclusione fuori misura di De Katelaere. L’ottima occasione da gol sprecata precedentemente galvanizza l’Atalanta, ma la mancanza di lucidità negli ultimi trenta metri rende la vita semplice agli inglesi che, ripiegando molto bene lasciano poche alternative ai padroni di casa. Entrambe le squadre attaccano senza scoprirsi, abbassando drasticamente i ritmi vivaci visti ad inizio gara. Nel secondo tempo il guizzo di Ederson (che nel primo tempo è apparso poco lucido), inganna Thomas e l’arbitro dopo un check del VAR concede il calcio di rigore. Dal dischetto Retegui si fa ipnotizzare da Raya che compie un doppio miracolo: intuendo il lato del penalty, e tuffandosi istantaneamente dal lato opposto,  sventando il colpo di testa a botta sicura dell’italo-argentino. Arrivati all’ora di gioco, Arteta inserisce Trossard e Jorginho per una maggiore imprevedibilità sostituendo Thomas e un insufficiente Gabriel Jesus. Al 60′ Gasperini mette in campo Cuadrado, che riesce a calciare pericolosamente verso la porta, e per accendere definitivamente gli animi, inserisce Zaniolo e Bellanova. Nell’ultimo quarto d’ora la Dea prova a premere l’acceleratore, spinta dal tifo casalingo, ma i Gunners alzano un muro troppo alto per i bergamaschi, che si devono accontentare di un punto. Nonostante le reti bianche, la prova dei campioni d’Europa rimane positiva, non perdendo contro una delle avversarie più ostiche in questo cammino della nuova Champions League.

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Inzaghi imbriglia il City all’Etihad. Reti bianche nell’esordio europeo del Bologna

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Si concludono con due pareggi per 0-0 gli esordi in Champions League di Bologna e Inter. Al Dall’Ara i rossoblù riassaporano la brezza delle notti europee, ma non sfondano contro lo Shaktar Donetsk. A Manchester i nerazzurri non vanno oltre lo 0-0, ma escono dall’Ethiad con una grande prestazione in vista del derby di Milano 

Bologna-Shaktar Donetsk

Citando un post del capitano Orsolini “e quindi uscimmo a riveder le stelle”. Dopo sessant’anni il Bologna è tornato a disputare un match di Champions League accompagnato, nonostante il maltempo, dal caloroso pubblico del Dall’Ara. L’euforia e l’emozione però sembra tradire in avvio i felsinei, che più che le stelle continuano a vedere i demoni delle prime giornate, perché dopo meno di tre minuti Posch viene sorpreso alle spalle dall’inserimento di Eguinaldo e l’incrocio di gambe porta il direttore di gara ad assegnare il calcio di rigore. Dagli undici metri Sudakov incrocia il destro e Skorupski azzecca il lato e neutralizza il penalty al numero dieci ucraino. Dopo il brivido iniziale, con gli stessi errori -pagati a caro prezzo- nel match contro il Como, con lo Shaktar che riesce a eludere la pressione della squadra di Italiano, e verticalizzare verso gli attaccanti che sfruttano il baricentro vistosamente alto della difesa rossoblù. Con il passare dei minuti il Bologna comincia a trovare campo grazie al continuo movimento degli esterni e gli inserimenti in area di Fabbian, preferito a Aebischer (che era partito dal 1′ nella gara contro il Como). La scelta di Santiago Castro permette ai rossoblù di giocare sempre in verticale, grazie al continuo movimento del centravanti argentino, e la corsa di Ndoye e l’esplosività di Orsolini sembrano mettere alle corde la difesa ucraina. Verso il tramonto della prima frazione il tecnico Pusic è costretto a ricorrere a due cambi forzati, con Sikan e Konoplia che sono costretti ad alzare bandiera bianca. Nella ripresa il Bologna flirta subito con il vantaggio, con Fabbian che al 55′ calcia a botta sicura ma Riznyk è miracoloso nell’opposizione in uscita. Al settantesimo Italiano decide di adoperare la staffetta in avanti con gli ingressi di Dallinga (titolare a Como) e Iling Jr. (autore del gol del pareggio al Sinigaglia) al posto di Castro e Orsolini, ma la musica sembra non cambiare. La difesa dello Shaktar è unita e compatta e alle loro spalle Riznyk garantisce solidità. La paura e l’emozione cominciano a presentare il conto nel finale, quando i rossoblù rischiano di concedere agli ucraini l’occasione per il vantaggio, con errori tecnici da parte di Beukema e Lucumi. Un pareggio a reti bianche che continua a palesare il problema offensivo del Bologna. La scarsa continuità sotto porta dei giocatori rossoblù sta diventando un fattore, così come le lacune di una difesa un po’ troppo spavalda e con il baricentro alto. Il rigore neutralizzato da Skorupski ha evitato un esordio amaro al pubblico del Dall’Ara, e adesso bisognerà invertire il rullino di marcia per “riveder le stelle”. Ottima prova per lo Shaktar di Pusic,

Manchester City-Inter

Esordio tra campioni in carica in questa nuova Champions tra City e Inter. Il remake della finale di Istanbul del 2022 termina 0-0. All’Ethiad, come da pronostico, la gara si apre con il possesso palla del Manchester City, alla ricerca spasmodica di spazi per colpire la difesa nerazzurra, sempre molto equilibrata e concentrata. Dopo il match incolore di Monza, Inzaghi decide di ritoccare la formazione, complice l’infortunio di Dimarco e l’affaticamento di Lautaro Martinez (sostituito da Taremi), con Zielinski e Bisseck al posto di Mikitharyan e Pavard. Al possesso prolungato dei Citizens, l’Inter risponde con il movimento continuo e orientato delle mezz’ali verso destra, con il gioco che sviluppa prevalentemente nella zona destra del campo, e i movimenti a rompere la linea di Bisseck e Calhanoglu mettono in mostra quelle che sono le fragilità difensive della squadra di Guardiola, che fin da subito appare penetrabile in contropiede. La qualità dei centrocampisti dell’Inter manda sempre a vuoto la riaggressione del City, e in contropiede i nerazzurri cominciano a sondare ripetutamente il terreno, nonostante le conclusioni flebili di Thuram. Per rispondere alle avance dei campioni d’Italia prova a iscriversi al match Haaland, alla ricerca del centesimo gol con la maglia degli Sky Blues, con un colpo di testa in anticipo su Acerbi bloccato da Sommer. Il pressing nerazzurro orienta la manovra dei Citizens verso destra, dove Savinho non tenta mai il dribbling verso Carlos Augusto, e questa situazione permette alla difesa dell’Inter di scivolare senza troppi problemi da un lato all’altro. L’occasione più nitida della prima frazione è dell’Inter, con il contropiede guidato da Barella e Taremi, conclusa dal diagonale di Carlos Augusto dove sono necessari i piedi di Ederson per evitare il vantaggio ai ragazzi di Inzaghi. Nel secondo tempo Guardiola ridisegna il suo City con gli ingressi di Foden e Gundogan al posto di Savinho, fumoso e poco intraprendente, e De Bruyne, uscito acciaccato dopo una botta subita. Il primo squillo della ripresa è un tiro a giro di Foden che termina di poco fuori. Così come nel primo tempo, anche al rientro dagli spogliatoi il ritmo è basso. La risposta di Inzaghi ai cambi di Guardiola arriva all’ora di gioco, quando entrano Lautaro Martinez e Mikitharyan al posto di Thuram e Zielinski, autori di due ottime prestazioni ma un po’ spenti nel secondo tempo. Al 70′ il City sfiora il vantaggio con una serie di passaggi che portano Foden alla conclusione da buona posizione, attento Sommer nella respinta. La risposta nerazzurra arriva con il cross di Dumfries e la conclusione alta di Lautaro, dopo una deviazione della difesa inglese sul taglio di Taremi. Al 79′ Gvardiol ci prova da fuori area ma Sommer in tuffo non si fa sorprendere. Allo scoccare del novantesimo è ancora il City a flirtare con il vantaggio, con Gundogan che viene servito dal cross di Gvardiol, ma il colpo di testa del tedesco è centrale e Sommer blocca. Nel finale l’Inter non riesce ad uscire più, mentre il Manchester City tenta in tutti i modi di sfondare il muro nerazzurro, che resiste fino al fischio finale. Un buon pareggio che proietta l’Inter all’attesissimo derby di domenica sera. Novanta minuti che confermano la maturità acquisita dalla squadra di Inzaghi. Prima gara senza la via del gol per il Manchester City che non è riuscito a liberare Haaland in area, costantemente marcato dai difensori nerazzurri. La gara di domenica sera contro l’Arsenal è il primo scontro al vertice per il titolo e la squadra di Guardiola è chiamata a rialzare la testa dopo un pareggio che lascia tanti dubbi e spunti.

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Troppo Liverpool per il Milan. Dominio e vittoria per la Juventus

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Prima partita e prima vittoria all’esordio in Champions League per Thiago Motta, decisivo il ritrovato Mckennie e i gol all’esordio di Yildiz e Nico Gonzalez. Dopo il momentaneo vantaggio targato Pulisic, il Milan si spegne e perde 1-3 contro il Liverpool.

Juventus-PSV

Dopo una stagione senza coppe europee, la Juventus torna a giocare in Champions League dopo 624 giorni. La gara inizia subito a dei livelli abbastanza elevati, con entrambe le formazioni  che vanno alla lotta di ogni singolo pallone. Dopo una serie di manovre offensive, la Juventus trova il gol del vantaggio al minuto ventuno con Kenan Yildiz. Il nuovo numero dieci bianconero, dopo essere stato servito da Nico Gonzalez, punta Ledezma e calcia forte sul secondo palo, trovando il suo primo -splendido- gol stagionale e diventando il giocatore della Juve più giovane ad andare in gol in Champions League. Dopo il gol del vantaggio, la Juventus si carica di fiducia e continua ad attaccare, precisamente sulla fascia destra, il vero tallone d’Achille degli olandesi. Passano i minuti e la Juventus raddoppia grazie ad una grande giocata di Nico Gonzalez che, scappa a Dams, e serve a centro area Weston Mckennie che calcia di prima intenzione e firma il gol del 2-0. Nei minuti successivi, il PSV prova a rientrare in partita senza però mai riuscire a mettere in difficoltà la difesa bianconera che, sfruttando il fattore psicologico, tenta di farsi vedere in area avversaria andando vicina al gol del 3-0 con il palo colpito da Koopmeiners.

Nella ripresa la Juventus trova subito la terza rete con Nico Gonzalez, totalmente dimenticato dalla retroguardia avversaria e, dopo il filtrante di Vlahovic, buca Drommel e cala il tris. Con il passare dei minuti, i campioni d’Olanda continuano a subire le avance avversarie senza mai riuscire a dire la loro, risultando anche nella seconda frazione succubi del gioco dei ragazzi i Thiago Motta. Nei minuti finali la Juventus vince tutti i duelli fisici ma non riesce a mantenere il risultato, fatale l’assenza di marcatura su Saibari che batte Di Gregorio e sigla il 3-1 finale.

Milan-Liverpool

All’interno della spettacolare cornice di San Siro, il Milan si propone subito in zona offensiva e trova immediatamente il gol del vantaggio con Pulisic, il numero undici rossonero dopo esser stato servito da Morata, si invola verso la porta e con un diagonale preciso segna e porta il Milan in vantaggio. La prima reazione del Liverpool arriva al 17′ con Salah, che colpisce la traversa facendo tremare i padroni di casa.  Passano i minuti e i ‘Reds‘ salgono di livello, aumentano il ritmo del loro gioco e pareggiano la gara sugli sviluppi di un calcio di punizione al 23’ con Konate, decisiva la palla servita da Arnold che facilita la conclusione del centrale francese. Il Milan accusa il colpo e nei minuti successivi si fa ‘schiacciare’ dal Liverpool, che va molto vicino al secondo gol con una doppia azione pericolosa portata avanti da Gakpo e da Salah. In chiusura di primo tempo, complice un’altra dormita difensiva del Milan, il Liverpool ribalta il risultato nuovamente su calcio d’angolo con Virgil Van Dijk, libero di colpire di testa a pochi passi dalla porta di Maignan così come in occasione del gol di Konatè.

A inizio secondo tempo, dopo una partita passata a stringere i denti, Maignan esce per un infortunio che mette ancor più in difficoltà il Milan, al suo posto esordisce il classe 2005 Torriani. La gara prosegue e il Milan cresce con l’effettiva entrata in partita di Theo Hernandez, pericoloso in un paio di occasioni in mezzo al campo tanto da costringere gli avversari a fare fallo. La reazione rossonera ha un risultato opposto, su un passaggio errato di Pavlovic, il Liverpool riparte e chiude la pratica con il traversone di Gakpo finalizzato da Szoboszlai, gol che manda i ‘Reds‘ ad avere due gol di vantaggio costringendo Fonseca a inserire nella mischia Abraham, subentrato a LoftusCheeck. A ridosso dal novantesimo, il Milan va vicino al secondo gol con Theo Hernandez prima e con il colpo di testa di Gabbia poi ma entrambe le conclusioni terminano lontane dallo specchio della porta.

Nella prossima giornata di Champions League, la Juventus sfiderà il Lipsia alla Red Bull Arena, mentre il Milan, affronterà al Bernabeu i campioni in carica del Real Madrid.

 

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